ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/02693

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 126 del 27/11/2013
Firmatari
Primo firmatario: PRODANI ARIS
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 27/11/2013
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
RIZZETTO WALTER MOVIMENTO 5 STELLE 27/11/2013


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 27/11/2013
Stato iter:
06/08/2014
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 06/08/2014
GALLETTI GIAN LUCA MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 06/08/2014

CONCLUSO IL 06/08/2014

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-02693
presentato da
PRODANI Aris
testo di
Mercoledì 27 novembre 2013, seduta n. 126

   PRODANI e RIZZETTO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   grotte e cavità naturali costituiscono un patrimonio naturale di estrema importanza che va tutelato con determinazione;
   in Friuli Venezia Giulia secondo il catasto regionale delle grotte – istituito nel 1966 e oggi gestito in convenzione dalla Federazione speleologica regionale – sono presenti circa 7.500 cavità sotterranee, 25 delle quali assoggettate a tutela paesaggistica in virtù delle eccezionali caratteristiche di interesse geologico, preistorico e storico;
   dal 1990 il Gruppo grotte del Club alpinistico triestino (CAT) ha avviato una campagna d'informazione sulle grotte inquinate, ostruite e distrutte di cui ha regolarmente aggiornato l'elenco, inviato successivamente al catasto competente;
   secondo i dati raccolti dal CAT, nel 2000 erano ben 383 le cavità sotterranee che presentavano situazioni di degrado di vario tipo, ridotte oggi a 359 (sul versante del Carso triestino) grazie a vari interventi volontari delle associazioni speleologiche locali;
   i 359 ipogei naturali versano in uno stato di degrado allarmante: 52 risultano inquinati, 54 presentano rifiuti, 236 sono ostruiti e 17 addirittura distrutti. Inoltre nella provincia di Gorizia sono presenti 18 grotte ampiamente compromesse (3 inquinate, 4 con abbandono di rifiuti, 9 ostruite e 2 distrutte);
   l'elenco stilato dal CAT non comprende le innumerevoli cavità artificiali del territorio che presentano, in buona parte, l'abbandono di rifiuti anche all'interno del perimetro urbano di Trieste;
   sono necessari interventi urgenti e sistematici per il recupero di queste grotte ampiamente compromesse dall'incuria e da comportamenti irresponsabili che ne hanno minato lo stato naturale;
   all'interrogante non risultano azioni di monitoraggio sia nazionale che regionale – da parte dell'ARPA (Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente) e delle aziende sanitarie locali – per gli ipogei naturali maggiormente inquinati. Inoltre la regione Friuli Venezia Giulia, in assenza di un piano paesaggistico, ha finanziato azioni di bonifica in maniera sporadica, senza vincolo di destinazione;
   la direttiva 92/43/CEE «Habitat» – recepita dal regolamento contenuto nel decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, e successive modifiche – ha istituito la rete ecologica «Natura 2000» dell'Unione europea per la conservazione della biodiversità;
   questa rete è costituita da siti di interesse comunitario (SIC) – individuati dai singoli Stati membri e successivamente designati come zone speciali di conservazione (ZSC) – e comprende anche le zone di protezione speciale (ZPS) istituite ai sensi della direttiva 2009/147/CE «Uccelli» sulla conservazione dei volatili selvatici, recepita nel nostro ordinamento dalla legge n. 157 del 1992 sulle norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio;
   l'allegato A della direttiva include grotte, cavità naturali e ghiaioni tra i tipi di habitat di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di aree speciali;
   per le zone speciali di conservazione gli Stati membri sono tenuti ad adottare tutte le misure necessarie, finalizzate a preservarle dal degrado, potendo ricorrere anche a cofinanziamenti comunitari –:
   se il Ministro interrogato, in necessario raccordo con gli enti locali, intenda assumere iniziative per avviare il monitoraggio delle grotte inquinate, per favorirne la bonifica, tenendo presente che trattandosi per lo più di terreno carsico dovrebbero essere controllate con particolare attenzione quelle contenenti combustibili;
   se siano già stati richiesti, o se s'intendano richiedere, cofinanziamenti all'Unione europea ai sensi della direttiva 92/43/CEE per la tutela delle zone speciali di conservazione costituite da habitat rocciosi e grotte. (4-02693)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 6 agosto 2014
nell'allegato B della seduta n. 280
4-02693
presentata da
PRODANI Aris

  Risposta. — Come ricordato dagli interroganti, la regione autonoma Friuli-Venezia Giulia gestisce il «catasto regionale delle grotte», istituito con la legge regionale n. 27 del 1966, la cui implementazione è affidata alla federazione speleologica regionale del Friuli-Venezia Giulia, organo rappresentativo di quasi tutti i gruppi speleologici operanti nella regione.
  Attualmente – com’è stato riferito – il predetto «catasto» comprende circa 7500 cavità censite e rilevate, 25 delle quali assoggettate a tutela paesaggistica in virtù delle eccezionali caratteristiche di interesse geologico, preistorico e storico, ai sensi dell'articolo 1 della legge n. 1497 del 1939.
  Nell'area di che trattasi insistono, altresì, la ZSC IT 3340006 «
carso triestino e goriziano» e ZPS IT 3341002 «aree carsiche della Venezia Giulia». Esse hanno una estensione, rispettivamente, di 9.648 ha 12.189 ha, interessando le province di Trieste e di Gorizia. Per la ZSC, in particolare, sono state definite le misure di conservazione, approvate con delibera di Giunta regionale n. 546 del 28 marzo 2013. Per entrambe è in fase conclusiva la redazione di uno specifico Piano di gestione, i cui studi propedeutici hanno portato a redigere una carta degli habitat di Natura 2000 e degli habitat FVG in base al Manuale degli habitat del Friuli-Venezia Giulia. Tale studio, risalente al 2010, ha portato all'identificazione e georeferenziazione di tutti gli ingressi delle cavità riconducibili al codice 8310 «Grotte non aperte al pubblico» che ammontano a 288.
  In materia, sono stati, inoltre, eseguiti ulteriori e specifici studi, quali:
   Catasto degli stagni del Carso Triestino e Goriziano (2008), che censisce 914 punti d'acqua sul Carso, compresi quelli connessi alla presenza di grotte (imboccature, inghiottitoi, sorgenti da grotta);
   integrazione al Catasto grotte nel sito natura 2000 (2008), che ha analizzato i dati faunistici per 223 grotte e floristici per 172 grotte; sulla base di tale analisi è stato eseguito un monitoraggio faunistico e vegetazionale per 28 grotte sulla base di criteri d'importanza;
   monitoraggio e individuazione di misure di conservazione per la fauna acquatica degli
habitat igrofili e idrofili (2011), che ha analizzato la presenza e lo stato di conservazione della fauna acquatica, compresa quella connessa con gli ambienti ipogei come il Proteo.

  Peraltro, in occasione della elaborazione dell'ultimo report previsto dall'articolo 17 della direttiva habitat, è stata inviata a questo Ministero, nel 2012, tutta la documentazione relativa allo stato di conservazione di habitat e specie e sono stati aggiornati tutti i formulari standard di tutti i siti di Natura 2000 della medesima regione Friuli-Venezia Giulia. Sulla base degli elementi forniti non sono state rilevate carenze o criticità connesse ai siti Natura 2000 del Carso e dell’habitat «8310 – Grotte non aperte al pubblico». Da tale report, infatti, lo stato di conservazione dell’habitat 8310 risulta favorevole, come pure quello di alcune specie allo stesso fortemente legate, come il Proteo.
  Relativamente alla popolazione di chirotteri, poi, alcune specie delle quali particolarmente legate agli ambienti ipogei, è in corso un monitoraggio, affidato al Museo di storia naturale di Udine, relativamente agli anni 2013-2014 esteso a tutta la regione. Esso si concentra su aree particolarmente sensibili, tra le quali c’è anche il Carso.
  È stato, in particolare, sottolineato dalla Regione che in base alle misure di conservazione della ZSC vige il divieto di accendere fuochi, asportare e/o danneggiare gli speleotemi e fare scritte e/o incisioni sulle pareti dell’
habitat 8310. Inoltre, sono previste due misure di gestione attiva che prevedono la redazione e sottoscrizione da parte delle associazioni speleologiche e alpinistiche di un apposito codice di autoregolamentazione, nonché l'esecuzione di interventi di bonifica delle grotte dai rifiuti.
  Si è a conoscenza, infatti, anche grazie al catasto grotte, che molte cavità sono state storicamente utilizzate come discariche almeno fino alla emanazione delle pertinenti norme in materia di smaltimento dei rifiuti. Tali grotte, anche esterne al sito Natura 2000 e prive di valore naturalistico, non sono state censite tra le 288 classificate come
habitat 8310. La misura di conservazione relativa alla bonifica dai rifiuti di cui si è detto, è quindi rivolta alla asportazione di quanto lasciato in occasione di precedenti esplorazioni speleologiche o da visitatori occasionali, e non alla bonifica integrale di cavità rispetto a situazioni storiche.
  Al fine di tutelare l’
habitat 8310, durante il processo partecipativo del piano di gestione sono state coinvolte le associazioni speleologiche locali per una sensibilizzazione e una definizione di un protocollo di fruizione delle grotte. Le stesse associazioni peraltro già svolgono volontariamente azioni di tutela, ripristino e, se necessario, bonifica degli ambienti ipogei. Altri interventi puntuali di bonifica delle situazioni più evidenti sono state attuate nel tempo da diverse amministrazioni pubbliche a livello locale e/o territoriale.
  È stato sottolineato, altresì, che le previsioni regolamentative delle misure di conservazione vigenti verranno ulteriormente ampliate nei contenuti ed estese anche alla ZPS con il redigendo Piano di gestione, dove sono previste anche azioni più mirate di bonifica e ripristino degli ambienti ipogei, tra i quali anche quelli non censiti come habitat 8310. Inoltre il piano prevederà, oltre ai monitoraggi già effettuati e in corso, un programma specifico per il sito natura 2000 del Carso, complementare al programma generale di monitoraggio della biodiversità che la Regione ha comunque predisposto in base all'articolo 8 della legge regionale n. 7 del 2008 (monitoraggio Natura 2000). La copertura finanziaria per specifici studi e ricerche propedeutici agli aggiornamenti e alla gestione dei piani del sito natura 2000 del Carso troverà copertura finanziaria attraverso il programma di sviluppo rurale della programmazione 2014-2020, la cui definizione è in corso di conclusione.

Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mareGian Luca Galletti.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

riserva naturale

Friuli-Venezia Giulia

protezione della fauna

eliminazione dei rifiuti

politica agricola comune

zona protetta

protezione degli animali

finanziamento comunitario