ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/02671

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 124 del 25/11/2013
Firmatari
Primo firmatario: CHIMIENTI SILVIA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 25/11/2013
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DI STEFANO MANLIO MOVIMENTO 5 STELLE 25/11/2013
GRANDE MARTA MOVIMENTO 5 STELLE 25/11/2013
SPADONI MARIA EDERA MOVIMENTO 5 STELLE 25/11/2013
TACCONI ALESSIO MOVIMENTO 5 STELLE 25/11/2013
SIBILIA CARLO MOVIMENTO 5 STELLE 25/11/2013
BERNINI PAOLO MOVIMENTO 5 STELLE 25/11/2013
ALBERTI FERDINANDO MOVIMENTO 5 STELLE 25/11/2013
DI BATTISTA ALESSANDRO MOVIMENTO 5 STELLE 25/11/2013
SCAGLIUSI EMANUELE MOVIMENTO 5 STELLE 25/11/2013
DEL GROSSO DANIELE MOVIMENTO 5 STELLE 25/11/2013


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI delegato in data 25/11/2013
Stato iter:
07/02/2014
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 07/02/2014
DASSU' MARTA VICE MINISTRO - (AFFARI ESTERI)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 07/02/2014

CONCLUSO IL 07/02/2014

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-02671
presentato da
CHIMIENTI Silvia
testo di
Lunedì 25 novembre 2013, seduta n. 124

   CHIMIENTI, MANLIO DI STEFANO, GRANDE, SPADONI, TACCONI, SIBILIA, PAOLO BERNINI, ALBERTI, DI BATTISTA, SCAGLIUSI e DEL GROSSO. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
   il 21 febbraio 2012 le tre cantanti russe del gruppo punk «Pussy Riot», Yekaterina Samutsevich, Maria Alyokhina e Nadezhda Tolokonnikova, hanno improvvisato sul sagrato della cattedrale del Cristo Salvatore di Mosca una performance musicale intitolata «Oh Madonna, liberaci da Putin» per protestare contro il regime del presidente della Federazione Russa Vladimir Putin;
   un mese dopo la performance le tre ragazze sono state arrestate e accusate del reato di «teppismo e vilipendio dei luoghi sacri»;
   il 17 agosto 2012, al termine del processo, le tre ragazze sono state dichiarate da un tribunale di Mosca colpevoli di «vandalismo per motivi di odio religioso» e condannate a due anni di carcere senza condizionale;
   due di loro, Nadezhda «Nadya» Tolokonnikova e Maria «Masha» Alekhina, stanno scontando le condanne a due anni di reclusione in colonie penali, mentre la condanna di Ekaterina Samutsevich, che dal 10 ottobre si trova in libertà vigilata, è stata sospesa in appello;
   il caso delle Pussy Riot ha scatenato un coro unanime di reazioni internazionali e da molti è stato interpretato come l'ennesimo esempio di violazione di diritti fondamentali quali la libertà di informazione, di dissenso e di parola, da parte del Governo russo;
   il 24 luglio 2013 un tribunale russo ha respinto l'appello di Maria Alekhina, 25 anni, madre di un bambino piccolo, contro la decisione della corte di grado inferiore di negarle la scarcerazione prima del termine fissato dalla condanna;
   nel mese di agosto 2013 Nadezhda Tolokonnikova, che scontava la sua pena nella colonia penale n. 14 del paese di Parts, è stata trasferita nel campo di lavoro di Nizhnii Novgorod e in una lettera aperta diffusa il 23 settembre ha denunciato il trattamento disumano inflittole nel campo di lavoro, reso ancora più insostenibile a seguito della denuncia da parte del suo legale alla procura generale contro le condizioni di vita nella colonia, dichiarando quanto segue: «Il tenente-colonnello Kuprianov, vicedirettore del campo, ha immediatamente introdotto condizioni insostenibili nel campo: perquisizioni a ripetizione, rapporti su tutte le persone in relazione con me, confisca dei vestiti caldi e minaccia di confiscare pure le calzature calde. Al lavoro si sono vendicati dandomi lavori di cucito particolarmente complessi, aumentando le quote di produzione e provocando imperfezioni artificiali. La capa della brigata vicina alla mia, braccio destro del tenente-colonnello Kuprianov, spingeva apertamente le detenute a strappare la produzione sotto la mia responsabilità nel laboratorio, affinché fossi spedita in cella per “degrado di beni pubblici”. La stessa ha ordinato a delle detenute della sua unità di provocarmi a una rissa (...)»;
   nella stessa lettera aperta, Nadezhda Tolokonnikova ha reso noto di aver intrapreso uno sciopero della fame in segno di protesta per il trattamento ricevuto nella colonia penale, tra cui l'obbligo di lavori forzati in «un modo che ricorda la schiavitù» e le minacce di morte ricevute da un dirigente del campo di lavoro e da altre detenute;
   il 2 ottobre 2013 Amnesty International ha lanciato un appello al procuratore generale, chiedendo che Maria Alekhina e Nadezhda Tolokonnikova vengano rilasciate immediatamente e senza condizioni, con la garanzia che durante la loro permanenza in carcere non vengano maltrattate dal personale carcerario o dai detenuti, che siano loro assicurati regolari contatti con le loro famiglie e i legali, e che le autorità russe si adoperino per rispettare e sostenere il diritto alla libertà di espressione nella Federazione russa, rimediando immediatamente al trattamento ingiusto nei confronti di queste giovani donne;
   dopo il ricovero ospedaliero subìto a seguito della prima settimana di sciopero, Nadezhda è tornata in carcere il 18 ottobre, iniziando un secondo sciopero della fame, e successivamente, il 21 ottobre, è stata trasferita in un altro carcere, rimasto sconosciuto anche ai famigliari fino al 12 novembre;
   il 13 novembre 2013 l'amministrazione penitenziaria russa ha confermato che Nadia Tolokonnikova si trova «in quarantena in un carcere del territorio di Krasnoyarsk, nel nord della Siberia» e il responsabile della Ong per i diritti umani della Russia, Vladimir Lukin, ha dichiarato all'agenzia Interfax che «al momento la donna si trova in infermeria nel penitenziario del territorio di Krasnoyarsk. Non appena la quarantena sarà terminata, i legali e i familiari di Nadia Tolokonnikova saranno informati, nel giro di due o tre giorni, su dove si trova», spiegando infine di «aver dovuto chiedere notizie sulla Tolokonnikova alla sede centrale del Servizio penitenziario russo, dato che l'ufficio di Krasnoyarsk continuava a smentire che la donna si trovasse in un carcere della zona» –:
   se non ritenga necessario accertarsi delle condizioni detentive di Nadezhda Tolokonnikova e dei motivi che l'hanno costretta in quarantena;
   se non intenda manifestare pubblicamente e nelle sedi opportune il proprio dissenso nei confronti del trattamento riservato alle prigioniere;
   se non ritenga opportuno esercitare iniziative affinché la Corte europea dei diritti umani intervenga in favore di queste donne, definite «prigioniere di coscienza»;
   se non intenda adoperarsi, per quanto di sua competenza, per la scarcerazione delle due ragazze. (4-02671)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Venerdì 7 febbraio 2014
nell'allegato B della seduta n. 169
4-02671
presentata da
CHIMIENTI Silvia

  Risposta. — Nell'ambito di una strategia complessiva di azione esterna che considera la tutela dei diritti umani come parte integrante e fondamentale della politica estera, sia nei rapporti bilaterali, sia nel contesto delle azioni intraprese in sede europea, il Ministero degli affari esteri ha seguito costantemente gli sviluppi della vicenda che ha coinvolto le componenti del gruppo musicale punk «Pussy Riot» Maria Alyokhina, Nadezhda Tolokonnikova ed Ekaterina Samutsevich. Da parte italiana si è colta ogni utile occasione di dialogo bilaterale per rinnovare con fermezza l'auspicio che la vicenda fosse trattata nel rispetto dell'autonomia della magistratura russa e dei principi fondanti dello stato di diritto e che venissero assicurate alle tre cittadine russe adeguate condizioni carcerarie. Da ultimo, in occasione del vertice intergovernativo di Trieste (26 novembre 2013), si è fatto specifico riferimento alla vicenda delle «Pussy Riot», attirando l'attenzione delle massime autorità russe sull'evidente mancanza di proporzione tra colpa e pena, reiterando l'auspicio per un rapido e positivo esito della questione. Anche in sede UE, l'Italia ha insistito perché il tema del rispetto dei diritti civili, con particolare riguardo alla libertà d'espressione, costituisse un elemento caratterizzante del dialogo sui diritti umani con la Russia ed in tale contesto, abbiamo ottenuto che il caso delle cittadine russe Alyokhina, Tolokonnikova e Samutsevich fosse sempre citato tra quelli più problematici.
  Anche grazie alle nostre ininterrotte pressioni, le autorità russe, venendo incontro alle aspettative della comunità internazionale e nel quadro di una più ampia amnistia decisa all'unanimità dalla Duma di Stato e promulgata con legge nazionale il 18 dicembre 2013, hanno disposto la scarcerazione di Maria Alyokhina e di Nadezhda Tolokonnikova. La terza componente del gruppo, Ekaterina Samutsevich, già scarcerata il 10 ottobre 2012. ha ottenuto la libertà vigilata.
Il Viceministro degli affari esteriMarta Dassù.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

diritti umani

Russia

detenuto

donna

stabilimento penitenziario

reato