ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/02234

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 102 del 22/10/2013
Firmatari
Primo firmatario: SAVINO ELVIRA
Gruppo: IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Data firma: 22/10/2013


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
  • MINISTERO DELL'ISTRUZIONE, DELL'UNIVERSITA' E DELLA RICERCA
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI delegato in data 22/10/2013
Stato iter:
20/02/2014
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 20/02/2014
GUERRA MARIA CECILIA VICE MINISTRO - (LAVORO E POLITICHE SOCIALI)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 20/02/2014

CONCLUSO IL 20/02/2014

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-02234
presentato da
SAVINO Elvira
testo di
Martedì 22 ottobre 2013, seduta n. 102

   ELVIRA SAVINO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze . — Per sapere – premesso che:
   secondo una ricerca di Save the children, l'Italia è agli ultimi posti in Europa per «povertà di futuro» di bambini e adolescenti, privati di opportunità, prospettive e competenze. La povertà nelle sue varie forme: sociale, economica, d'istruzione e di lavoro li sta colpendo in modo grave privandoli di prospettive e di opportunità. Nasce da qui l'esigenza di intervenire con priorità su questi aspetti;
   in particolare, la ricerca evidenzia i quattro principali dati negativi nei riguardi dei bambini e degli adolescenti: il taglio dei fondi per i minori e famiglie, la mancanza di una vita dignitosa, il basso livello di istruzione ed il lavoro;
   il nostro Paese si colloca al diciottesimo posto nell'Europa dei 27 per spesa per l'infanzia e la famiglia;
   mancano risorse indispensabili per una vita dignitosa: si pensi infatti, che quasi il 29 per cento dei bambini sotto i sei anni, pari a ad numero di circa 950 mila vive ai limiti della povertà tanto che il nostro Paese è al ventunesimo posto in Europa per rischio povertà ed esclusione sociale fra i minori di anni da 0 a sei e il 23,7 per cento vive in stato di deprivazione materiale;
   stanno, infatti, in modo peggiore solo i minori di Bulgaria e Grecia secondo quanto riferito da Valerio Neri, direttore dell'associazione;
   sono altresì, preoccupanti i dati riguardanti l'istruzione. L'Italia è, infatti, ventiduesima per giovani con basso livello di istruzione: il 28,7 per cento tra i 25 anni e i 34 anni per effetto della dispersione scolastica, pari a circa il 18,2 per cento di under 25. L'Italia è, altresì, all'ultimo posto per tasso di laureati: il 20 per cento dei giovani fra i 30 e i 34 anni, pari a 760 mila persone;
   altrettanto preoccupanti sono i dati che riguardano il lavoro: i disoccupati sono il 38,4 per cento degli under 25, il quarto peggior risultato a livello europeo, mentre i giovani che non lavorano e non stanno seguendo corsi di formazione, sono 3.200.000 e posizionano il nostro Paese al venticinquesimo posto su 27;
   per quantificare il «furto del futuro» che si sta commettendo ai danni delle giovani generazioni; Save the Children ha utilizzato 12 indicatori Eurostat che permettono di comparare le chanche dei bambini;
   considerando i diversi indicatori, il nostro Paese, si posiziona 7 volte oltre il ventesimo posto in classifica –:
   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, non ritengano di dover quanto prima attuare uno specifico piano di contrasto alla povertà minorile e d'investimento in favore dell'istruzione pubblica e porre in essere interventi urgenti e strutturati in favore delle politiche per i minori e i giovani. (4-02234)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 20 febbraio 2014
nell'allegato B della seduta n. 177
4-02234
presentata da
SAVINO Elvira

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, relativa all'attuazione di uno specifico piano di contrasto alla povertà minorile e d'investimento in favore dell'istruzione pubblica, nonché all'attuazione di interventi urgenti e strutturati in favore delle politiche per i minori e i giovani, si rappresenta quanto segue.
  Preliminarmente si evidenzia che il Governo si è dotato di una strategia nazionale che prevede una pluralità di misure per contrastare le diverse manifestazioni di povertà, anche attraverso gli strumenti finanziari messi a disposizione dall'Unione europea, e si è impegnato a mettere a sistema tutte le sperimentazioni positive e le buone pratiche già esistenti in Italia.
  In tal senso il 3 maggio 2013 è stato pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana il decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, che avvia la sperimentazione della nuova carta acquisti, introdotta dal decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 aprile 2012, n. 35.
  La nuova carta acquisti, destinata alle famiglie con minori in condizioni di disagio economico e lavorativo, affiancherà la carta acquisti «ordinaria» del 2008 (istituita dal decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133) concessa agli anziani di età superiore o uguale ai 65 anni e ai bambini di età inferiore ai tre anni in possesso dei requisiti previsti dalla normativa, che, nel frattempo, continuerà a essere distribuita.
  La sperimentazione della nuova
social card – che avrà durata annuale – è prevista nelle 12 città italiane di maggiori dimensioni: Milano, Torino, Venezia, Verona, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Catania e Palermo; allo stato la misura è stata avviata in 11 delle 12 città individuate dalla norma che hanno completato le fasi di raccolta delle istanze di partecipazione dei cittadini e attualmente stanno completando le procedure di controllo dei requisiti e selezione dei beneficiari.
  Obiettivo del programma è la lotta alla povertà minorile, a partire dalle famiglie più marginali rispetto al mercato del lavoro, e l'acquisizione degli elementi necessari di valutazione per la successiva proroga del programma della carta acquisti ordinaria, e per la possibile generalizzazione della nuova
social card sperimentale come strumento di contrasto alla povertà assoluta.
  L'erogazione del sussidio si associa alla predisposizione di misure attive di reinserimento lavorativo e di inclusione sociale. La concessione della Carta al beneficiario sarà, infatti, condizionata alla sottoscrizione di un progetto personalizzato di intervento dal carattere multidimensionale, predisposto dai servizi sociali dei Comuni o degli ambiti in rete con i servizi per l'impiego, i servizi sanitari e le scuole. I progetti dovranno riguardare adulti e bambini e prevedere specifici impegni in termini di: contatti con i servizi; ricerca attiva di lavoro; adesione a progetti di formazione; frequenza e impegno scolastico; prevenzione e cura volti alla tutela della salute.
  La sperimentazione sarà oggetto di valutazione da parte del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, al fine di accertare l'efficacia dell'integrazione del sussidio economico con servizi a sostegno dell'inclusione attiva nel favorire il superamento della condizione di bisogno.
  Con il decreto-legge 28 giugno 2013, n. 76, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2013, n. 99, è stato previsto un allargamento della sperimentazione ai territori delle regioni del Mezzogiorno per l'anno 2014.
  La legge di stabilità per il 2014 ha ulteriormente rifinanziato il programma
social card di 40 milioni di euro per gli anni 2014, 2015 e 2016 al fine della progressiva estensione su tutto il territorio nazionale del programma sperimentale già in corso di realizzazione, inteso come sperimentazione di un apposito programma di sostegno per l'inclusione attiva, volto al superamento della condizione di povertà, all'inserimento e al reinserimento lavorativo e all'inclusione sociale.
  Inoltre il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, in qualità di autorità capofila per l'Italia del Fondo sociale europeo, è impegnato nella preparazione della programmazione del Fse per il prossimo settennio (2014-2020). In riferimento all'obiettivo tematico 9 sostenuto dal Fse: «Promozione dell'inclusione sociale e lotta alla povertà», si rileva come la futura programmazione prenda in esame la dimensione sociale, in particolare con l'introduzione nel regolamento di un vincolo all'ammontare minimo di risorse dedicate (pari al 20 per cento delle risorse totali del Fse a livello di Stato membro) e di alcune priorità di investimento che ampliano in modo innovativo i campi di applicazione rispetto al precedente ciclo. Su tale presupposto, tra le aree rilevanti su cui agire, sono state individuate quelle concernenti il contrasto alla povertà assoluta, con particolare riferimento alle famiglie con minori, e il rafforzamento dei servizi socio-educativi per l'infanzia e dei servizi per la non autosufficienza.
  Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali intende dedicare un proprio programma nazionale, cofinanziato dal Fse, all'attuazione di tre linee di attività: la sperimentazione di misure di contrasto alla povertà basata sui principi della inclusione attiva; la promozione dell'innovazione in ambito sociale; il rafforzamento del confronto interistituzionale finalizzato alla definizione di livelli e
standard comuni.
  Per quanto riguarda la materia dell'istruzione pubblica ed in particolare con riferimento alla dispersione scolastica, il monitoraggio del terzo piano nazionale d'azione a favore dell'infanzia e dell'adolescenza, approvato con decreto del Presidente della Repubblica del 31 gennaio 2011, ha restituito i seguenti risultati.
  Sebbene il fenomeno della dispersione scolastica in Italia sia in progressivo calo, nel 2010 la quota di giovani che ha interrotto precocemente gli studi è pari al 18,8 per cento, un tasso di abbandono scolastico più alto rispetto alla media europea (14,1 per cento), e l'incidenza degli abbandoni è maggiore per la componente maschile rispetto a quella femminile.
  A fronte di questa situazione, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha adottato alcuni provvedimenti che mirano al contrasto del rischio di insuccesso formativo intervenendo sui fattori di possibile concausa: uno dei quali è il ruolo dell'orientamento. In tal senso il piano nazionale per l'orientamento e la dispersione scolastica, conseguente alla definizione delle Linee guida in materia di orientamento lungo tutto l'arco della vita, e articolato a livello regionale, è finalizzato alla:
   individuazione, attraverso l'analisi di dati statistici, di ricerca e di monitoraggio delle azioni in atto, delle criticità del sistema scolastico e formativo e l'assegnazione di risorse finanziarie ed umane mirate per interventi perequativi e di riequilibrio nelle scuole e nel territorio, da monitorare e supportare in tutto il percorso di sviluppo;
   l'acquisizione sistematica di tutti gli elementi informativi utili, a partire dall'attivazione dell'anagrafe dell'abbandono studenti;
   l'attivazione di «servizi integrati territoriali» per l'accoglienza, l'analisi e le risposte ai bisogni di ogni studente, sia a quelli presenti nel circuito d'istruzione e formazione, sia a quelli fuori da ogni formazione;
   la messa a punto di modelli per la verifica e la valutazione della validità degli interventi e l'utilizzo di flussi informativi utili a comprendere l'efficacia delle azioni intraprese dall'amministrazione ai vari livelli.

  Il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha ripartito tra le regioni, per l'anno scolastico 2013/2014, una somma complessiva di 69 milioni di euro destinata a favorire il miglior esercizio del diritto allo studio da parte degli alunni appartenenti alle famiglie meno abbienti. In particolare, sono stati ripartiti 53.560 mila euro per la fornitura gratuita di libri di testo in favore degli alunni meno abbienti delle scuole dell'obbligo e secondarie superiori e 15.960.476 euro destinati al conferimento di borse di studio in favore degli alunni nell'adempimento dell'obbligo scolastico e nella successiva frequenza della scuola secondaria superiore.
  In materia è intervenuto anche il piano d'azione coesione, adottato dal Governo, per il miglioramento dei servizi pubblici collettivi al Sud (2011), e con specifico riferimento nella priorità istruzione, ha previsto la realizzazione di un complesso di interventi volti a contrastare il fallimento formativo in aree del Paese dove l'esclusione sociale e culturale è particolarmente grave e dove esiste da tempo una stretta corrispondenza fra povertà e dispersione scolastica. La priorità istruzione è dedicata, infatti, alle quattro regioni dell'obiettivo convergenza (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia), rafforzando le azioni già in corso di realizzazione con i programmi operativi nazionali «competenze per lo sviluppo» (Fse) e «ambienti per l'apprendimento» (Fesr). Tra le azioni a favore degli interventi nella scuola previste dal piano si ricordano quelle finalizzate a: favorire nei ragazzi le conoscenze indispensabili e, insieme, la consapevolezza delle proprie attitudini, potenzialità e capacità, attraverso esperienze di
stage e di lavoro; migliorare nei ragazzi le competenze nella lingua straniera; migliorare la qualità delle strutture e infrastrutture scolastiche. Per tutti questi interventi il piano d'azione coesione programma complessivamente 974 milioni di euro che si aggiungono alla dotazione finanziaria dei due programmi nazionali Fesr e Fse, del valore complessivo di poco inferiore ai 2 miliardi di euro, entrambi in avanzato stato di attuazione.
  Inoltre la legge 8 novembre 2000, n. 328, rubricata: «Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali», ha istituito il fondo nazionale delle politiche sociali (per gli interventi di
welfare in generale, tra cui quelle di contrasto alla povertà minorile) il quale viene trasferito senza vincoli di destinazioni dallo Stato alle regioni (che programmano le politiche sul proprio territorio) e da queste ultime ai comuni (che gestiscono i servizi sociali). Inoltre, in base a quanto stabilito dalla suddetta legge, gli enti locali concorrono a finanziare le predette politiche anche con autonomi stanziamenti a carico dei propri bilanci.
  Per quanto concerne, in particolare il finanziamento delle politiche per la promozione di diritti e di opportunità per l'infanzia e l'adolescenza, si evidenzia che la legge 28 agosto 1997, n. 285 ha istituito un fondo speciale da destinare alle suddette politiche ripartito tra le quindici città «riservatarie»: Venezia, Milano, Torino, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Brindisi, Taranto, Reggio Calabria, Catania, Palermo e Cagliari; tale fondo è destinato al finanziamento dei progetti che perseguono le seguenti finalità:
   
a) realizzazione di servizi di preparazione e di sostegno alla relazione genitore-figli, di contrasto della povertà e della violenza, nonché di misure alternative al ricovero dei minori in istituti educativo-assistenziali, tenuto conto altresì della condizione dei minori stranieri;
   
b) innovazione e sperimentazione di servizi socio-educativi per la prima infanzia;
   
c) azioni per il sostegno economico ovvero di servizi alle famiglie naturali o affidatarie che abbiano al loro interno uno o più minori con handicap al fine di migliorare la qualità del gruppo-famiglia ed evitare qualunque forma di emarginazione e di istituzionalizzazione.

  Con la legge di stabilità per il 2014 il predetto fondo è stato incrementato nella misura di 2 milioni di euro per l'anno 2014.
  Tra gli strumenti attivati dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali per la buona riuscita della sperimentazione 285, si menzionano: il tavolo di coordinamento tra il Ministero e le città riservatarie e la banca dati dei progetti.
  Quest'ultima ha la finalità di raccogliere i progetti realizzati nelle città e consente di monitorarli e valutarli oltre che renderli disponibili alla consultazione
web. La raccolta dei progetti e il loro inserimento in banca dati vengono effettuati direttamente dalle città riservatarie attraverso l'accesso riservato che consente l'implementazione e la modifica dei dati. Di ogni progetto sono descritti obiettivi, metodologia, risultati, enti coinvolti, risorse umane e finanziarie. La struttura della banca dati permette sia elaborazioni quantitative, anche di tipo statistico, sia analisi a carattere qualitativo, utili a rappresentare in modo chiaro e sintetico la progettazione 285 nelle 15 città riservatarie e su la cui base viene redatta la relazione annuale al Parlamento prevista dalla medesima legge.
  Quanto alle azioni promosse dal Governo per consentire ai minori di essere educati nell'ambito della propria famiglia, si rappresenta il Ministero del lavoro e delle politiche sociali che si è preoccupato innanzi tutto di prevenire il fenomeno dell'allontanamento dei minori dalla loro famiglia d'origine, promuovendo il progetto denominato «pippi – programma di intervento per la prevenzione dell'istituzionalizzazione».
  Il suddetto programma, promosso nel 2010 e proposto come sperimentazione pilota a tutte le 15 città «riservatarie»
ex legge n. 285 del 1997, è il risultato di una collaborazione tra il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il laboratorio di ricerca ed intervento in educazione familiare dell'Università di Padova ed i servizi sociali, nello specifico, quelli di protezione e tutela dei minori delle dieci città italiane tra le quindici città «riservatarie» suddette.
  Il programma, al fine di ridurre significativamente i rischi di allontanamento del bambino o del ragazzo e/o di rendere l'allontanamento, quando necessario, un'azione fortemente limitata nel tempo facilitando i processi di riunificazione familiare, intende individuare, sperimentare e monitorare un approccio continuo, flessibile ma allo stesso tempo strutturato di presa in carico del nucleo familiare per promuovere le abilità parentali e la ritessitura delle relazioni sociali tra la famiglia e l'ambiente sociale, tramite la realizzazione di
équipe multidisciplinari di professionisti.
  Il programma rivolto ad un numero limitato di nuclei familiari con figli in età 0-16 a grave rischio di allontanamento, che sono stati coinvolti in maniera continua e stabile per un arco temporale di 24 mesi, prevede anche specifiche attività formative per realizzare
équipes in grado di attuare interventi multidisciplinari ed integrati. Per favorire la realizzazione degli obiettivi sopra richiamati, il progetto pippi, ha contribuito a realizzare sul territorio reti di intervento che hanno portato al coinvolgimento delle altre filiere amministrative – scuola, Asl – nonché del privato sociale.
  Il programma pippi è proseguito nel 2013 con il coinvolgimento di nove città «riservatarie» con l'intento di perseguire due obiettivi fondamentali:
   il consolidamento delle competenze acquisite dagli operatori già coinvolti nella prima parte del programma sperimentale ed una presa in carico di 10 famiglie
target, prevalentemente nuove (i.e. precedentemente non ricomprese nel programma);
   l'ampliamento finalizzato alla formazione di nuovi operatori al modello pippi ed all'estensione del modello stesso a nuove circoscrizioni della città, con il coinvolgimento attivo di alcuni operatori che hanno preso parte alla prima sperimentazione di pippi e con il coinvolgimento di un numero compreso tra 2 e 5
équipes.
Il Viceministro del lavoro e delle politiche socialiMaria Cecilia Guerra.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

livello di insegnamento

giovane

minore eta' civile

fanciullo

formazione professionale