ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/02133

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 94 del 10/10/2013
Firmatari
Primo firmatario: POLVERINI RENATA
Gruppo: IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Data firma: 10/10/2013


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI
  • MINISTERO DELLA SALUTE
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
  • MINISTERO DELL'INTERNO
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 10/10/2013
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 28/10/2013
Stato iter:
04/02/2014
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 04/02/2014
CIRILLO MARCO FLAVIO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 04/02/2014

CONCLUSO IL 04/02/2014

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-02133
presentato da
POLVERINI Renata
testo di
Giovedì 10 ottobre 2013, seduta n. 94

   POLVERINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il problema della «terra dei fuochi», rappresentato dalla firmataria del presente atto in una precedente interrogazione del mese di luglio, descrive, probabilmente, il più grande disastro ambientale della storia del nostro Paese, una vera e propria emergenza nazionale;
   quella che un tempo era denominata «Campania Felix», per le sue bellezze naturali e le sue ricchezze agroalimentari, è diventata il «quadrilatero della morte»: dal litorale domitio, all'agro aversano-atellano, all'agro acerrano-nolano e vesuviano e la città di Napoli, un intero territorio colpito dal fenomeno dei roghi e dall'abbandono incontrollato di rifiuti solidi urbani, di rifiuti speciali, pericolosi e non, con conseguenze gravi per la salute, per l'ambiente e per la sicurezza;
   questo disastro ambientale si inserisce nel più ampio quadro delineato dal primo studio dell'Istituto superiore di sanità, per il quale tutta l'area che va da Giugliano a Villaricca, fino al litorale domitio, è inquinata da discariche abusive, dall'interramento di rifiuti illegali, successivamente incendiati, in gran parte provenienti dalle imprese del Nord, con la complicità della camorra, che hanno contaminato la falda acquifera e 2.000 ettari di terreni agricoli circostanti, inquinati da fanghi tossici, metalli pesanti e sostanze chimiche;
   secondo l'Istituto superiore di sanità, in Campania, nell'area ex Resit di Giugliano, l'inquinamento è senza rimedio: 20 chilometri quadrati «morti», 220 ettari di veleni senza possibilità di bonifica;
   nella stessa area sono triplicate le malattie in meno di venti anni con una forte incidenza di tumori, malformazioni feto-neonatali ed epigenetica;
   il piano regionale delle bonifiche delinea una Campania avvelenata con 183 siti di certa contaminazione e 3.000 aree da analizzare, per le quali servirebbero 500 milioni di euro; per il momento è iniziata la sola messa in sicurezza della zona che comprende le discariche Resit, Novambiente, Masseria del Pozzo nel Giuglianese, e sono stati stanziati dalla regione Campania 5 milioni di euro per il contrasto all'abbandono e ai roghi di rifiuti nella terra dei fuochi;
   il territorio di Giugliano è gravato dalla presenza nel sito di Taverna del Re, di 6 milioni di tonnellate di rifiuti racchiusi nelle cosiddette «ecoballe» che una norma nazionale ha disposto siano bruciate in un termovalorizzatore da realizzare a Giugliano, contro il quale sono scese in campo le comunità locali sostenute dalla Chiesa e dalla politica;
   nella seduta di consiglio regionale della Campania del 7 ottobre 2013 il presidente della regione Campania Stefano Caldoro, citando i contenuti della relazione Balestri redatta per la procura della Repubblica che sta indagando sull'inquinamento delle terre campane, ha detto che «Ci vorranno 80 anni per bonificare i territori dell'area nord di Napoli, la bonifica non sarà completa prima del 2050 e, quanto al percolato, senza avviare gli interventi, bisognerà aspettare il 2080»;
   non si può che constatare che tale situazione sia drammatica e drammaticamente compromessa, per il presidente della regione Campania è un'emergenza nazionale tale da richiedere l'intervento del Governo, anche per mettere a disposizione le risorse necessarie, e che necessiti che tale problema debba estendersi anche sul piano europeo, in quanto la Campania non è stata solo lo sversatoio dei rifiuti tossici di Italia e particolarmente del Nord, ma anche dell'Europa ed i prodotti agricoli delle terre contaminate della Campania sono diffusi in Italia ma anche in Europa –:
   quali iniziative il Governo intenda adottare per:
   a) urgentemente «elevare» l'emergenza ambientale campana a emergenza nazionale, istituendo una task-force nazionale presieduta dal Ministro dell'ambiente, con le istituzioni campane, affinché il disastro ambientale in Campania sia la priorità nella destinazione delle risorse statali e dei fondi europei della programmazione 2014/2020;
   b) garantire che l'Europa sia coinvolta sul piano politico ed economico, sollecitando le istituzione europee a fare parte della task-force e ad individuare adeguati e tempestivi interventi per far fronte al disastro ambientale in Campania;
   c) rafforzare le misure di prevenzione e di controllo del territorio e di repressione contro la camorra e la criminalità organizzata e destinare alle bonifiche dei territori della Campania i patrimoni confiscati alla criminalità organizzata;
   d) rafforzare sul piano normativo ed applicato il principio secondo cui «chi inquina paga», inasprendo le pene previste per i reati ambientali e prevedendo le bonifiche in danno alle industrie che, in complicità con la camorra, si sono rese responsabili di sversamenti illegali di rifiuti nel territorio campano;
   e) garantire l'impegno a recuperare la fiducia dei cittadini e a scendere in campo accanto alle comunità locali, per difendere il diritto alla salute e alla salubrità e vivibilità dell'ambiente;
   f) fare propri i contenuti della risoluzione che il consiglio regionale della Campania ha approvato nella seduta del 7 ottobre 2013;
   g) abrogare le modifiche normative che hanno declassificato i siti campani da siti di interesse nazionale a siti di interesse regionale, una scelta immotivata ed assurda alla luce del disastro ambientale campano. (4-02133)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Martedì 4 febbraio 2014
nell'allegato B della seduta n. 166
4-02133
presentata da
POLVERINI Renata

  Risposta. — È noto che il fenomeno dello smaltimento illegale di rifiuti mediante combustione costituisce una delle criticità più avvertita, per via dei fumi acri e mefitici che spesso si sprigionano dai roghi, in un quadrilatero di circa 800 chilometri quadri a cavallo tra le province di Napoli e Caserta, a suo tempo battezzata «terra dei fuochi» da Roberto Saviano nel suo libro di denuncia «Gomorra».
  Su questo territorio, peraltro, risulta che a partire dagli anni ’80 – così come riferito dai collaboratori di giustizia già appartenenti al clan dei Casalesi, Gaetano Vassallo e Carmine Schiavone – sono state interrate, occultate nelle cave, sversate negli specchi e nei corsi d'acqua o bruciate, ingenti quantità di rifiuti, di vario genere e provenienza, la cui tossicità è ancora in gran parte da accertare, così come da accertare è la loro precisa localizzazione.
  Peraltro, in alcuni dei comuni localizzati nel territorio interessato si registrano, poi, situazioni di acuta difficoltà nella corretta gestione del ciclo urbano dei rifiuti con livelli insufficienti di raccolta differenziata.
  Più in generale, persistono comportamenti, purtroppo non isolati, da parte di cittadini che, per sottrarsi all'obbligo di differenziare o per altri motivi, trasportano i loro rifiuti casalinghi, spesso da un comune all'altro, abbandonandoli a bordo strada, nelle piazzole di sosta e nelle corsie di emergenza, dando luogo ad un fenomeno unico che per taluni osservatori istituzionali ha preso il nome di «lancio del sacchetto».
  Nei campi nomadi si effettua, a sua volta, in maniera quasi imprenditoriale, il recupero di materiali ferrosi e di rame, ricavandoli da elettrodomestici, quadri elettrici, cavi di rame, pneumatici, anche bruciando le carcasse, gli involucri di plastica e le gomme.
  Sullo stesso territorio, com’è noto, sono, poi, insediate numerose piccole attività economiche tessili, calzaturiere, conciarie, che per lavorare per il mercato parallelo delle contraffazioni, o comunque per evadere il fisco e violare la normativa sul lavoro, producono in nero e smaltiscono illegalmente anche gli scarti di lavorazione.
  Vi si concentrano, altresì, condotte illecite, quali l'abusivismo edilizio e l'elusione fiscale, anche in un settore come quello della vendita di pneumatici, alle quali corrisponde simmetricamente il fenomeno dello smaltimento illegale di residui edilizi, amianto e pneumatici.
  Anche in agricoltura si sono accertate sacche di smaltimento irregolare, testimoniato dalla presenza nelle campagne di teli e contenitori in plastica di piantine, fertilizzanti e fitofarmaci, che non di rado sono dati alle fiamme insieme ai residui di potatura.
  Va infine aggiunto che su alcune aree insistono siti di stoccaggio temporaneo di rifiuti, rinvenienti dalle passate e ripetute emergenze (tra essi gli oltre 5 milioni di tonnellate di eco-balle di Giugliano) che sono stati, o rischiano di diventare, da quelle «bombe ecologiche» che sono, potenziali inneschi di incendi.
  Il fenomeno così descritto trova una puntuale e quasi fotografica conferma nelle tipologie di rifiuto combusto, indicate nei rapporti dei Vigili del Fuoco: rifiuti solidi urbani, ingombranti, scarti di attività manifatturiere, industriali, agricole, edili, pneumatici.
  Questo rapido
excursus è apparso necessario per opportunamente inquadrare le problematiche insistenti sul territorio considerato, peraltro note all'interrogante.
  In aggiunta a quanto sopra, e di più recente evidenza – anche e soprattutto mediatica – nel più vasto ambito della problematica della «terra dei fuochi» non si può non richiamare nuovamente l'attenzione sulle dichiarazioni rese da collaboratori di giustizia, in ordine alle quali l'interrogante fa originare la propria interrogazione, nonché – per «stare sul pezzo» – al recente reportage giornalistico pubblicato sulla rivista «
L'Espresso» relativo alle risultanze del noto studio realizzato dalla «US Navy» del comando USA di Napoli.
  Peraltro, la questione della «terra dei fuochi» è stata più volte affrontata da questo Ministero in sede di sindacato ispettivo.
  Già da tempo, si ricorderà, e in relazione alla sempre maggiore criticità della situazione, le competenti autorità statali e regionali reputavano necessario e improrogabile pervenire alla individuazione di un quadro generale di azioni concrete, immediate e puntuali, con l'obiettivo di sradicare un fenomeno odioso che ipotecava il presente e il futuro di un vasto territorio e della popolazione ivi residente.
  A dimostrazione di quanto la relativa problematica fosse ritenuta di rilevantissima e prioritaria importanza, in particolare, da parte del Ministero dell'ambiente, è da segnalare che sin dai primi giorni di operatività del nuovo Governo, il Ministro aveva ritenuto suo dovere prendere diretto contatto con la realtà ambientale delle aree interessate.
  Si era ritenuto sin da subito, infatti, che una più forte presenza delle istituzioni sul territorio, una maggiore sinergia tra le competenze dei vari Dicasteri coinvolti con le istituzioni locali, l'inasprimento delle pene per i reati ambientali – in particolare per i roghi dei rifiuti, l'avvio dell'attività di bonifica e risanamento, fossero i cardini dell'azione cui doveva essere improntata l'attività dello Stato, inteso nel suo complesso.
  Sin dal 2009, peraltro, presso la Prefettura di Napoli, nell'ambito delle attività della Conferenza permanente regionale veniva prevista la istituzione di un tavolo permanente, alle cui riunioni, nel corso del tempo, hanno partecipato rappresentanti delle forze di polizia, degli enti locali e delle associazioni e comitati di cittadini residenti nelle aree interessate.
  In tale contesto, non è mancata l'elaborazione di strategie di contrasto, successivamente attuate dal personale della Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di finanza, Corpo forestale dello Stato e polizie provinciali e locali, mediante l'intensificazione dei servizi di controllo del territorio e la predisposizione di specifiche e mirate attività di prevenzione e di repressione dello smaltimento illegale dei rifiuti praticato con l'accensione dei roghi.
  Stante la rilevanza del fenomeno, allora in fase di forte crescita, con proprio decreto del 26 novembre 2012 il Ministro dell'interno designava un suo incaricato per l'attivazione di iniziative di supporto e raccordo specificatamente rivolte a contrastare il fenomeno degli incendi dolosi di rifiuti nella Regione Campania.
  Su iniziativa di questi, presso la Prefettura di Napoli e con l'intervento della Regione Campania, delle Province e delle Prefetture di Napoli e Caserta, di Arpa Campania e delle competenti Asl, veniva istituita il successivo 13 dicembre 2012 una cabina di regia per l'attivazione degli interventi amministrativi di integrazione e necessario corollario all'azione di contrasto in atto ad opera delle forze dell'ordine, che già operavano in tal senso anche grazie alla attivazione di gruppi operativi interforze composti da Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di finanza, Corpo forestale dello Stato, Polizia stradale, Polizia provinciale e Vigili del fuoco.
  Sulla base di quanto rilevato e ritenuto nel corso della riunioni della predetta cabina di regia nonché alla luce delle conclusioni cui perveniva la Commissione Parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti, nella cui relazione finale relativa alla Regione Campania, presentata il 5 febbraio 2013, veniva evidenziato che «l'origine del fenomeno in questione ... è generato dalla commistione di due elementi, cioè un diffuso e generalizzato malcostume e dalla presenza di rilevanti interessi economici che gravitano intorno al ciclo dei rifiuti e che coinvolgono certamente, in modo diretto o indiretto, la malavita organizzata», si rendeva necessario e improrogabile adottare tutte le più idonee iniziative istituzionali al riguardo.
  Si perveniva, così, alla formalizzazione l'11 luglio 2013, a Napoli, tra le amministrazioni pubbliche interessate e con la partecipazione di associazioni ambientaliste, del «Patto per la Terra dei Fuochi».
  Detto accordo, oltre a rafforzare i vincoli e gli impegni degli aderenti per affrontare un tema così delicato, tendeva a definire un sistema unitario di interventi dove si integrano misure di carattere strutturale e misure straordinarie, attività di contrasto alle condotte illecite e attività rivolte ad affrontare i nodi amministrativi delle competenze, dell'applicazione delle norme, della disponibilità di risorse umane e strumentali, che spesso rappresentano un ostacolo per il perseguimento del risultato.
  Il suddetto patto prevedeva, inoltre, in materia di trasparenza, la libera accessibilità al portale denominato «Prometeo», realizzato presso il sito
web della Prefettura di Napoli, costantemente aggiornato su tutti gli interventi e sulle misure di governo adottate avverso il fenomeno da parte delle competenti strutture pubbliche, garantendo, in tal modo, la circolarità del flusso informativo e la tempestiva individuazione dei fattori di crisi e delle aree sensibili.
  Oltre alla trasparenza delle attività, di cui si è detto, il patto promuove, sotto diversi aspetti, forme di collaborazione e partecipazione aperte alle associazioni ambientaliste, nello spirito del principio dell’
open government, valorizzando, così, il rapporto di fiducia tra le istituzioni e la popolazione residente.
  A testimonianza della bontà della via intrapresa e della percezione diffusa dell'utilità e dell'efficacia degli strumenti di prevenzione e contrasto messi in atto, numerose amministrazioni comunali delle province di Napoli e Caserta, non ricomprese tra quelle originariamente firmatarie del patto, hanno successivamente chiesto di potervi aderire.
  A completamento, poi, delle iniziative di competenza, la Giunta della Regione Campania aveva approvato nello scorso mese di luglio un apposito disegno di legge contenente le prime misure straordinarie per la prevenzione e la lotta al fenomeno incontrollato dell'abbandono dei rifiuti e alla pratica dei roghi illegali finalizzate ad una maggiore tutela della salute dei cittadini campani e ad una adeguata tutela del patrimonio ambientale e paesaggistico. Detto disegno di legge è stato quindi approvato alla unanimità dal Consiglio regionale il 20 novembre 2013 e divenuta legge regionale n. 20 del 9 dicembre 2013 recante «
Misure straordinarie per la prevenzione e la lotta al fenomeno dell'abbandono e dei roghi di rifiuti, pubblicata sul Bollettino ufficiale regionale campania n. 20 del 9 dicembre 2013.
  Premesso quanto sopra, è da segnalare che sin dai primi giorni di operatività del nuovo Governo e nel corso degli incontri con le Autorità e con la popolazione locale, pur nel prendere atto e apprezzare le iniziative sino ad allora adottate, e come sopra riferite, per contrastare l'illecito incenerimento dei rifiuti abbandonati, questo Dicastero aveva ritenuto opportuno promuovere un maggior controllo del territorio attraverso una più intensa presenza del nucleo operativo ecologico. E questo, anche al fine di consentire di svolgere ulteriori verifiche su alcuni episodi più gravi a suo tempo raccontati dall’
ex boss Carmine Schiavone, senza, tuttavia, che venisse rilevata alcuna novità rispetto a quanto già a conoscenza degli inquirenti.
  Peraltro, anche in relazione agli impegni che aveva assunto questo Ministero in occasione dei primi incontri con le autorità e la popolazione locale, non appare inopportuno segnalare le iniziative più rilevanti successivamente adottate.
  Per prima cosa, tenuto conto che il «combustibile» più utilizzato è rappresentato dalle carcasse degli pneumatici, si era preso l'impegno di favorire un intervento coordinato tra gli enti locali interessati e il Consorzio per il riciclaggio dei pneumatici usati (Ecopneus). E, infatti, il 20 giugno 2013, è stato firmato il «Protocollo per la raccolta straordinaria di pneumatici fuori uso nella terra dei fuochi» dalle Prefetture e i Comuni di Napoli e Caserta, dall'incaricato del Ministero dell'interno per la terra dei fuochi e da alcuni soci di Ecopneus per realizzare un'azione concreta nel territorio interessato, consistente nel prelievo e invio al riciclo dei pneumatici fuori uso abbandonati, sottraendoli così al rischio di essere utilizzati per alimentare il fenomeno dei roghi tossici per la loro capacità di combustione resistente e prolungata.
  Il sistema, peraltro, risulta essersi messo oramai a regime. Allo stato, proseguono i prelievi a Napoli, presso il sito di Montagna Spaccata; è stato effettuato nelle scorse settimane un intervento a Caivano, mentre per il sito storico di accumulo di Scisciano (NA) sono state ultimate, a fine novembre, le attività di recupero delle oltre 8 mila tonnellate di pneumatici fuori uso che per circa 23 anni erano rimaste in un'area privata in stato di abbandono, esposte al rischio di incendio, nonostante i ripetuti tentativi dell'Amministrazione comunale di intervenire per farle rimuovere.
  Ad oggi, si stima siano stati raccolti e avviati al riciclo, in attuazione del citato protocollo, oltre 1 milione di pneumatici. Di questi, oltre i 2/3 sono stati avviati al recupero di materia e solo 1/3 a recupero di energia. Il «polverino» di gomma ottenuto dalla lavorazione dei pneumatici fuori uso raccolti è previsto che venga messo gratuitamente a disposizione per progetti di pubblica utilità (strade, installazioni sportive, aree gioco per bambini, ecc.) dei comuni aderenti che ne faranno richiesta.
  Si prevede, da ultimo, che le risorse economiche rese disponibili nel bilancio Ecopneus saranno in grado di finanziare interventi che porteranno alla raccolta straordinaria di circa 13 mila tonnellate di pneumatici fuori uso, mentre prosegue regolarmente in Campania la raccolta ordinaria presso i 2 mila punti di generazione di questi rifiuti con un totale di pneumatici fuori uso pari a circa 22 mila tonnellate/anno.
  Al fine, poi, di facilitare i controlli rimessi alle competenti autorità, con il decreto-legge 21 giugno 2013 n. 69, recante: «
Disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia» convertito, con modificazioni, con la legge n. 98 del 9 agosto 2013, è stato introdotto, su proposta di questo Ministero, il divieto temporaneo di importazione nella Regione Campania dei rifiuti speciali e di rifiuti urbani pericolosi, limitatamente a quelli destinati allo smaltimento. Tale divieto, motivato dalla situazione di rischio sanitario e ambientale connesso al mancato completamento degli impianti del ciclo dei rifiuti previsti nel piano regionale, mira ad impedire che il «peso» dei rifiuti speciali e di quelli urbani pericolosi nella regione sia aggravato dal carico di quelli importati.
  Per quanto attiene al fronte della tracciabilità dei rifiuti, è già previsto che il Sistri, di prossima attivazione, venga attuato in Campania anche per il controllo dei flussi dei rifiuti solidi urbani oltre che per quelli industriali.
  A fronte di tali iniziative già concretizzatesi con i pertinenti provvedimenti e i cui effetti positivi non mancheranno di manifestarsi, si ritiene, già in tempi brevi, non si può omettere di sottolineare le iniziative poste in essere da questo Ministero volte a sollecitare i vertici delle Istituzioni interessate alla adozione di ogni utile iniziativa volta a contrastare, in via diretta e indiretta, il grave fenomeno dei roghi e delle conseguenze, anche di natura sanitaria, da essi recate.
  Nei confronti della Regione Campania, per quanto riguarda il completamento delle iniziative di competenza per la realizzazione del ciclo integrato dei rifiuti, così come previsto nel pertinente Piano Regionale, indispensabile per migliorare la situazione ambientale regionale e, non ultimo, per superare le contestazioni avanzate dalla Commissione europea nell'ambito di diverse procedure d'infrazione.
  Dal punto di vista della salute, è stato avviato con l'istituto Superiore di Sanità e la Regione Campania un progetto di sistematizzazione dei dati sanitari e ambientali dei territori campani, funzionale all'individuazione delle aree per le quali sono necessari ulteriori approfondimenti. Il percorso progettuale multidisciplinare (ambientale, epidemiologico, tossicologico) tenderà a verificare le possibili connessioni tra lo stato dell'ambiente e la salute dei cittadini. Il Ministro della salute, onorevole Lorenzin ha assicurato in più occasioni l'intenzione di assumere presto le più opportune iniziative, condividendo la considerazione che una emergenza del genere non può essere rimessa alla buona volontà del Ministro di turno ma è un problema strutturale che richiede una azione dello Stato con un orizzonte pluriennale che impegna l'Amministrazione nel suo complesso. E per questo motivo che si è ritenuto opportuno, all'uopo, sollecitare l'introduzione di strumenti particolari di monitoraggio sanitario, in particolare finalizzati alla rilevazione di patologie connesse agli effetti dell'inquinamento ambientale.
  Nella considerazione, poi, che parallelamente alla lotta all'emergenza debbano avviarsi iniziative di carattere strutturale che vadano a colpire i punti nevralgici che hanno consentito al fenomeno di svilupparsi con tale virulenza, veniva istituito presso questo Ministero un qualificato gruppo di lavoro, coordinato dal Gip casertano dottor Piccirillo, affinché venisse predisposta una bozza di normativa per la riforma delle sanzioni concernenti i reati ambientali, ritenendo che la normativa penale in tale materia potesse essere utilmente rivista e aggiornata. A questo specifico proposito, il Ministro della giustizia aveva assicurato la massima disponibilità ad una analisi congiunta delle pertinenti proposte al fine di introdurre al più presto questo tipo di riforma all'interno del codice penale.
  In esito alle iniziative adottate, e come sopra riferite, non può non segnalarsi, per concludere, che la risposta più idonea che si può rendere all'atto di sindacato ispettivo che si riscontra – nel cui ambito l'interrogante ha posto una serie di questioni tutte legate alle criticità che caratterizzano l'area geografica che qui interessa – è rappresentata dalla avvenuta approvazione nel corso del Consiglio dei ministri del 3 dicembre 2013, di un apposito piano di azione per contrastare, tra le altre, l'emergenza della «terra dei fuochi».
  Detto piano, concretizzatosi con l'avvenuta approvazione del decreto-legge 10 dicembre 2013, n. 136 recante «
Disposizioni urgenti dirette fronteggiare emergenze ambientali e industriali ed a favorire lo sviluppo delle aree interessate», pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 289 del 10 dicembre 2013, interviene – elevando, così come prospettato dall'interrogante, la problematica a livello nazionale – a tutela dell'ambiente, della salute e della qualità delle coltivazioni.
  In particolare, viene previsto il monitoraggio e la classificazione dei suoli, l'accertamento dello stato dell'inquinamento dei terreni, la riforma dei reati ambientali, l'accelerazione e la semplificazione degli interventi necessari, oltreché risorse per le bonifiche indispensabili per territori a forte condizionamento criminale quale è quello della «terra dei fuochi».
  In particolare, e per quanto qui maggiormente interessa, si richiama l'attenzione sulle previsioni degli articoli 1 e 2, laddove ci si propone di fare fronte al gravissimo allarme sociale provocato dalla diffusione di notizie sullo stato di contaminazione dei terreni agricoli campani e su eventuali pericoli per la salute umana.
  È previsto, in particolare, che il Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, l'istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, l'istituto superiore di sanità e l'Agenzia regionale per la protezione ambientale in Campania, svolgano le indagini tecniche per la mappatura dei siti inquinati secondo gli indirizzi comuni e le priorità definiti con apposita direttiva.
  E questo perché è urgente e fondamentale acquisire una fotografia ufficiale della situazione attraverso una mappatura delle aree, che individui quelle interessate da fenomeni da inquinamento – anche conseguenti ai fatti criminosi riferiti dai malavitosi pentiti – tali da rendere necessario un deciso intervento pubblico.
  I risultati scientifici così acquisiti consentiranno, quindi, di perimetrare definitivamente i terreni in modo da sfatare una volta per tutte gli infondati timori che tutti i prodotti della Campania siano contaminati e che tutti i terreni destinati all'agroalimentare della regione siano pregiudicati da gravi fenomeni di inquinamento.
  Attraverso tale strumento normativo potranno inoltre essere coordinati e raccordati utilmente tutti i dati conoscitivi già a disposizione ma che necessitano di essere coordinati e unificati. In tale specifico ambito, pertanto, deve ricondursi lo sprone formulato dagli interroganti laddove auspicano la realizzazione delle urgenti verifiche per individuare le aree interessate dai possibili interramenti di rifiuti tossici.
  Uno degli obiettivi perseguiti sarà poi quello di adottare un programma straordinario e urgente di interventi finalizzati alla tutela della salute, alla sicurezza, alla bonifica dei siti nonché alla rivitalizzazione economica dei territori ove si sono riscontrate concentrazioni di inquinanti tali da renderli inidonei alla produzione agroalimentare.
  Per quanto attiene alla questione delle bonifiche dei siti campani, è prevista la costituzione di un comitato interministeriale e di una commissione con il compito di individuare e potenziare azioni e interventi di monitoraggio e tutela da realizzarsi nell'area della Regione Campania.
  L'azione della commissione avrà lo scopo di semplificare e accelerare le procedure per l'attuazione degli interventi di bonifica dei territori. Sarà così possibile per la realizzazione degli stessi fare ricorso allo strumento giuridico del contratto istituzionale di sviluppo proprio al fine di accelerare e garantire la qualità della spesa pubblica. Si prevede, inoltre, la possibilità di finanziare il programma, oltre che con le disponibilità ordinarie, anche mediante l'utilizzo del piano operativo regionale Campania 2007-2013 (fondi strutturali), del piano di azione e, coesione, nonché mediante misure che saranno adottate nella programmazione 2014-2020.
  Preme, in conclusione, sottolineare che le iniziative appena riferite non rappresentano mere intenzioni ma provvedimenti concreti adottati dal Governo per far fronte alla rilevantissima crisi ambientale accertata nell'area della cosiddetta «terra dei fuochi».

Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mareMarco Flavio Cirillo.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

Campania

criminalita'

degradazione dell'ambiente

impatto ambientale

deposito dei rifiuti

inquinamento idrico

inquinamento industriale

prodotto agricolo