ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/01958

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 84 del 25/09/2013
Firmatari
Primo firmatario: GALLINELLA FILIPPO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 25/09/2013
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
CIPRINI TIZIANA MOVIMENTO 5 STELLE 25/09/2013


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 25/09/2013
Stato iter:
02/08/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 02/08/2017
GALLETTI GIAN LUCA MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
Fasi iter:

SOLLECITO IL 30/10/2013

SOLLECITO IL 03/07/2014

RISPOSTA PUBBLICATA IL 02/08/2017

CONCLUSO IL 02/08/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-01958
presentato da
GALLINELLA Filippo
testo di
Mercoledì 25 settembre 2013, seduta n. 84

   GALLINELLA e CIPRINI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare . — Per sapere – premesso che:
   la regione Umbria è suddivisa in quattro ambiti territoriali integrati (ATI) delegati alla gestione di sanità, politiche sociali, rifiuti, ciclo idrico integrato e turismo, che fanno riferimento alle quattro ASL della regione;
   nei primi di gennaio del 2013 all'interno dell'ATI 2 si è rischiata una grave emergenza relativamente alla gestione dei rifiuti; una comunicazione ufficiale dell'azienda che gestisce il servizio di raccolta dei rifiuti nell'ambito territoriale 2 annunciava, infatti, che «in mancanza di provvedimenti normativi che permettano lo smaltimento di rifiuti, ad oggi non siamo in grado di garantire il ritiro dei rifiuti indifferenziati, pertanto si invitano tutti i cittadini a non esporre i bidoncini grigi a ciò destinati, fino a nuova comunicazione»;
   nell'ambito del cosiddetto ATI 2 si trova la discarica di Borgogiglione, che, nata nel 1995 per 200.000 metri cubi, ha raggiunto oggi i 600.000 metri cubi, e raccoglie anche rifiuti con elevato potere calorifico; 
   il blocco del conferimento di rifiuti con elevato potere calorifico, previsto dal decreto legislativo 36 del 2003, che avrebbe dovuto essere in vigore dal 1° gennaio 2007, è stato infatti derogato di anno in anno;
   nel 2013, in forza del decreto suddetto, è avvenuto il blocco temporaneo dell'attività nella discarica di Borgogiglione, che ha però ripreso quasi immediatamente l'attività grazie ad una delibera urgente del presidente della regione Umbria;
   è importante sottolineare che l'ATI 2, il 12 ottobre 2012, ha siglato un accordo «di solidarietà» che prevedeva lo smaltimento dei rifiuti dell'ATI 3 nella discarica di Borgogiglione. Tale accordo avrebbe dovuto essere temporaneo, ma ne è già stata richiesta la proroga fino al 30 giugno del 2014 a causa dei ritardi dei lavori nella discarica di Sant'Orsola di Spoleto;
   l'ATI 2 ha siglato, inoltre, un analogo accordo «di solidarietà» anche con l'ATI 1 in quanto anche la discarica di Belladanza è afflitta da cronici problemi strutturali;
   nel 2012 le tonnellate di rifiuti conferita Borgogiglione sono state 79.520 (comprese 17.775 tonnellate di rifiuti speciali), circa il 10 per cento in meno rispetto al 2011;
   per il 2013 sono previste in arrivo 188mila tonnellate (cfr. informativa sulla gestione dei conferimenti, ATI 2 giugno 2013), di cui 19mila di rifiuti speciali;
   è evidente che la situazione della discarica di Borgogiglione (di sicuro non l'unico caso in Italia) sta oltrepassando i livelli minimi di sostenibilità, sia da un punto di vista di impatto e gestione ambientale, sia di vivibilità degli abitanti della zona, che, oltre alla difficoltà di smaltire i propri rifiuti, lamentano anche grossi problemi di viabilità a causa del via vai dei camion provenienti da altri ambiti territoriali;
   bisogna infine considerare che con la nuova legge regionale 17 maggio 2013, n. 11 Norme di organizzazione territoriale del servizio idrico integrato e del servizio di gestione integrata dei rifiuti, che sopprime gli ATI riunendo la gestione dei rifiuti sotto un unico organismo denominato AURI, la regione tenta, di fatto, di porre rimedio ad una situazione di gestione dei rifiuti inaccettabile, contravvenendo, a parere degli interroganti, al principio di prossimità stabilito dal decreto legislativo n. 152 del 2006 e dalla direttiva 2008/98/CE in materia di rifiuti, e senza tener conto delle diverse realtà territoriali (comuni o interi ambiti territoriali che si sono dimostrati virtuosi ed efficienti);
   l'11 settembre 2013, nel corso dell'audizione sulle procedure di infrazione in materia-ambientale presso l'VIII commissione della Camera, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha citato – tra le numerose procedure avviate nei confronti dell'Italia – la procedura n. 2011/2215 con cui la Commissione europea contesta il mancato rispetto degli obblighi di cui alla direttiva 1999/31/CE in materia di discariche di rifiuti –:
   se il Governo intenda avviare le necessarie iniziative di competenza per evitare il possibile avvio di ulteriori procedure di infrazione. (4-01958)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 2 agosto 2017
nell'allegato B della seduta n. 847
4-01958
presentata da
GALLINELLA Filippo

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  Secondo quanto riferito dalla regione Umbria e dalla provincia di Perugia, l'entrata in vigore del divieto di conferimento in discarica dei rifiuti con potere calorifico inferiore (PCI) maggiore di 13.000 kJ/kg di cui al decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36, aveva indotto i gestori del servizio nella regione Umbria, non solo dell'ATI 2, a segnalare il rischio di una possibile difficoltà per lo smaltimento in discarica dei rifiuti provenienti dagli impianti di trattamento (TMB) dei rifiuti indifferenziati, costituiti prevalentemente da «frazioni secche» aventi elevato potere calorifero.
  La carenza, di impianti di valorizzazione termica di detti rifiuti ha indotto la regione Umbria, con ordinanza presidenziale n. 1 dell'8 gennaio 2013, a consentire per alcuni giorni il conferimento in discarica di detti, rifiuti, per evitare possibili disservizi e a tutela della salute pubblica e dell'ambiente. Tale criticità ha riguardato tutto il territorio italiano tanto che il Governo è intervenuto con il decreto-legge n. 1 del 14 novembre 2013, che ha prorogato il divieto di conferimento in discarica dei rifiuti con alto PCI.
  In relazione all'organizzazione dei servizi di raccolta, recupero e smaltimento dei rifiuti urbani (cosiddetta governance), il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 ed in particolare l'articolo 200 dispone che la gestione dei rifiuti urbani è organizzata sulla base di ambiti territoriali ottimali delimitati dal piano regionale e deve ispirarsi, tra gli altri, ai seguenti criteri: superamento della frammentazione delle gestioni attraverso un servizio di gestione integrata dei rifiuti; conseguimento di adeguate dimensioni gestionali, definite sulla base di parametri fisici, demografici, tecnici e sulla base delle ripartizioni politico-amministrative; ricognizione di impianti di gestione dei rifiuti già realizzati e funzionanti.
  Pertanto, la principale finalità della legislazione nazionale di settore è il superamento della frammentazione gestionale, da conseguire attraverso una gestione unitaria che abbia riguardo a fattori fisici, demografici, tecnici e di ripartizione politico-amministrativa e che si concili con l'autosufficienza nello smaltimento, da realizzare almeno su scala regionale.
  Al riguardo, si segnala che ai sensi del comma 3 del citato articolo 200 sono le regioni, nell'ambito delle attività di programmazione e di pianificazione di loro competenza, a dover provvedere alla delimitazione degli ambiti territoriali ottimali e all'eventuale sub-articolazione.
  Conseguentemente, sono le regioni, esercitando le competenze attribuite dal legislatore, a determinare, secondo i criteri elencati al comma 1 dell'articolo 200, le dimensioni degli ambiti territoriali ottimali per l'affidamento dei servizi di gestione dei rifiuti.
  Si fa presente, inoltre, che l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha individuato una serie di proposte migliorative che impattano sulla tematica delle dimensioni dei bacini per l'affidamento del servizio di gestione dei rifiuti nonché sulla durata temporale e sulla governance dei predetti affidamenti.
  A fronte del sistema normativo vigente, è auspicabile che, in primo luogo, siano le regioni a considerare le proposte migliorative suggerite dall'AGCM durante l'esercizio delle competenze attribuite loro dal legislatore.
  Occorre evidenziare altresì che il Ministero dell'ambiente ha dato avvio ad una fase di confronto con tutte le regioni al fine di poter svolgere, in materia di gestione dei rifiuti, le attività di cui all'articolo 206-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006.
  In tale contesto, il Ministero, tenendo conto di quanto stabilito dalla legislazione di settore e dalle caratteristiche tecnico produttive del ciclo dei rifiuti, ha riservato particolare attenzione all'organizzazione dei servizi di raccolta, recupero e smaltimento dei rifiuti urbani nonché ai criteri fondamentali di cui le regioni, caso per caso, si sono avvalse per effettuare la perimetrazione degli ambiti territoriali ottimali fornendo ove necessario indicazioni per evitare il ricorso alle forme di gestione frammentate.
  Inoltre, particolare attenzione viene posta all'eventuale disallineamento tra l'ampiezza dei bacini di affidamento e la dimensione ottimale del servizio il quale si riflette anche sull'assetto industriale del mercato nonché alla scelta del modello di organizzazione dell'attività di raccolta la quale rileva non solo sul piano delle performance raggiunte in termini di capacità di intercettare i rifiuti in maniera differenziata, ma anche in relazione ai costi che essi generano, e conseguentemente in relazione all'entità delle tariffe attraverso le quali deve essere assicurata la copertura integrale dei costi di investimento e di esercizio relativi al servizio.
  Si evidenzia tra l'altro che il Ministero ha intrapreso iniziative finalizzate anche ad evitare, quanto più possibile, criticità concorrenziali nel settore della gestione dei rifiuti e ad incentivare un'economia circolare in cui il valore dei prodotti, dei materiali e delle risorse è mantenuto quanto più a lungo possibile e la produzione di rifiuti è ridotta al minimo. Infatti, si è consapevoli che la gestione dei rifiuti riveste un ruolo preminente nell'economia circolare, la quale concorre a dare impulso alla competitività del paese contribuendo a creare sia nuove opportunità commerciali sia modalità di produzione e consumo innovativi e più efficienti.
  I dati sulla gestione dei rifiuti, presentati lo scorso dicembre dall'Ispra e relativi all'anno 2015, offrono una fotografia dell'Italia in cui la percentuale di raccolta differenziata cresce di 2,3 punti rispetto all'anno 2014, raggiungendo il 47,5 per cento dato che, in valore assoluto, vuol dire che la raccolta differenziata supera i 14 milioni di tonnellate, con una crescita di 619 mila tonnellate rispetto al 2014 (+4,6 per cento). Si osserva, però, ancora un'Italia in cui i risultati raggiunti sono disomogenei sul territorio nazionale.
  La vera sfida del prossimo anno è di allineare gli standard di efficienza della gestione dei rifiuti delle diverse aree del territorio per raggiungere il comune obiettivo del 65 per cento di raccolta differenziata, ovvero del 50 per cento di avvio a riciclo.
  Se da un lato quindi è richiesto alle regioni e ai comuni di creare le condizioni per un efficiente rete di raccolta dei rifiuti, perché questa possa davvero diventare funzionale al sistema paese e creare nuove opportunità economiche, è necessario che vi sia un'adeguata dotazione infrastrutturale tale da permettere la valorizzazione dei rifiuti. Con i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri del 7 marzo 2016 e del 10 agosto 2016, adottati in attuazione del decreto-legge 11 settembre 2014, n. 133 (cosiddetto decreto «Sblocca Italia»), convertito con modificazioni dalla legge 11 novembre 2014, n. 164, il Ministero ha condotto una ricognizione sul fabbisogno nazionale di termovalorizzazione e di compostaggio individuando dotazioni impiantistiche necessarie e i fabbisogni residui da soddisfare, al fine di garantire la corretta chiusura del ciclo dei rifiuti. Come è noto, infatti, l'articolo 35 dello «Sblocca Italia» ha previsto che, su proposta del Ministero, si provveda alla adozione di due decreti del Presidente del Consiglio dei ministri aventi ad oggetto:
   la ricognizione degli impianti di incenerimento dei rifiuti urbani esistenti o autorizzati a livello nazionale, la determinazione della capacità impiantistica necessaria a soddisfare il fabbisogno residuo di incenerimento, nonché l'individuazione degli impianti di incenerimento dei rifiuti urbani e assimilati necessari per coprire il relativo fabbisogno residuo (comma 1);
   la ricognizione della capacità impiantistica di recupero della frazione organica dei rifiuti urbani raccolta in maniera differenziata e la determinazione della capacità necessaria a soddisfare il fabbisogno residuo di trattamento (comma 2).

  Il ciclo integrato dei rifiuti si compone di diversi elementi che devono necessariamente essere realizzati tutti: la mancanza di un solo anello determinerebbe l'impossibilità di chiudere il ciclo e la conseguente necessità di far ricorso allo smaltimento in discarica. Le capacità di incenerimento individuate, lungi dal sostituirsi ad altre forme di gestione più virtuose, sono necessarie alle predette finalità.
  Tra le varie attività che ha visto impegnato il Ministero si segnala quella per il corretto trattamento della frazione organica dei rifiuti.
  La frazione maggiormente raccolta in modo differenziato è infatti proprio la frazione organica che costituisce circa il 43,31 per cento del totale raccolto. Secondo il rapporto rifiuti urbani 2016, nel 2015 la frazione organica registra tra il 2014 e il 2015, un incremento di circa 350 mila tonnellate e si attesta a quasi 6,1 milioni di tonnellate di cui 3,4 milioni di tonnellate raccolte nelle regioni settentrionali, 1,2 milioni di tonnellate nel centro e quasi 1,5 milioni di tonnellate nel sud.
  In ordine alla quantificazione del fabbisogno impiantistico per il riciclo della frazione organica il Ministero dell'ambiente ha emanato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 7 marzo 2016, in attuazione dell'articolo 35.
  Il fabbisogno teorico di impianti di recupero della frazione organica dei rifiuti urbani è stimato sulla base dell'ipotesi di estendere la raccolta differenziata di tale frazione a tutti i comuni e di intercettare la maggior parte della frazione organica presente nel rifiuto prodotto.
  La ricognizione degli impianti presenti è stata fatta considerando l'offerta impiantistica atta a dare continuità e solidità al sistema. Dalle analisi condotte emerge una situazione di grave deficit per l'area geografica meridionale.
  In tema di riciclaggio della frazione organica, inoltre, è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale (serie generale n. 45 del 23 febbraio 2017) il decreto ministeriale 29 dicembre 2016, n. 266 recante «i criteri operativi e le procedure autorizzative semplificate per il compostaggio di comunità di rifiuti organici» che introduce una tipologia di impianto di piccola taglia con la peculiarità di essere gestito collettivamente dalle utenze domestiche e non domestiche, in qualità di utenze conferenti nell'apparecchiatura, al fine dell'ottenimento del compost da utilizzare tra le medesime.
  L'obiettivo perseguito è quello di ridurre gli impatti derivanti dalla gestione della frazione organica dei rifiuti urbani contribuendo al raggiungimento degli obiettivi di riciclaggio, ai sensi dell'articolo 11 della direttiva 2008/98/CE, e di riduzione del conferimento dei rifiuti biodegradabili in discarica, ai sensi dell'articolo 5 della direttiva 1999/31/CE.
  L'attività di compostaggio di comunità, in quanto attività di riciclaggio partecipa al raggiungimento dell'obiettivo di riciclaggio del 50 per cento dei rifiuti urbani e dell'obiettivo di riduzione del conferimento dei rifiuti biodegradabili in discarica.
  La corretta gestione della frazione organica dei rifiuti urbani concorre alla diminuzione delle emissioni di gas serra, all'incremento della fertilità dei suoli ed al contrasto dell'erosione e della desertificazione oltre che alla tutela dei corpi idrici.
  Inoltre, in conformità alla gerarchia dei rifiuti è pienamente rispondente ai principi di autosufficienza e prossimità della gestione dei rifiuti biodegradabili urbani, costituendo uno strumento alternativo e integrativo della gestione dei rifiuti organici dei comuni in considerazione delle conformazioni territoriali, della gestione attuata, della disponibilità di impianti a e della distanza degli stessi, con il beneficio di non gravare nella gestione e nei relativi costi del servizio di igiene urbana, in quanto il conferimento di tale frazione da parte dell'utenza conferente è autonomo ed evita l'intervento della società di gestione.
  Infine, l'attività di compostaggio di comunità, al pari del compostaggio domestico, contribuisce, attraverso l'impegno diretto del cittadino nella gestione dei rifiuti, all'incremento della sensibilità ambientale collettiva nonché alla comprensione dei processi di trattamento biologico dei rifiuti tanto dei piccoli come dei grandi impianti.
  Pertanto, si evidenzia che il Ministero ha intrapreso iniziative finalizzate anche ad evitare, quanto più possibile, criticità concorrenziali nel settore della gestione dei rifiuti e ad incentivare un'economia circolare in cui il valore dei prodotti, dei materiali e delle risorse è mantenuto quanto più a lungo possibile e la produzione di rifiuti è ridotta al minimo. Infatti, si è consapevoli che la gestione dei rifiuti riveste un ruolo preminente nell'economia circolare, la quale concorre a dare impulso alla competitività del Paese contribuendo a creare sia nuove opportunità commerciali sia modalità di produzione e consumo innovativi e più efficienti.
  A riguardo si segnala che la Commissione europea, attraverso la sua comunicazione di gennaio 2017 sul ruolo del «waste-to-energy» (recupero di energia da rifiuti) nell'economia circolare, ha espresso una valutazione estremamente positiva sulle strategie di gestione del rifiuto attuate dall'Italia. La Commissione ha in particolare elogiato la gestione dei rifiuti organici della città di Milano portandola come esempio del potenziale del processo di gestione anaerobica nel trattamento dei rifiuti biodegradabili, confermando l'eccellenza italiana in questo settore.
  Questa valutazione dimostra la qualità delle politiche italiane sulla valorizzazione del rifiuto. Bisogna pertanto proseguire sulla strada degli incentivi per il passaggio da un'economia lineare ad una circolare: in quest'ottica è centrale il ruolo del rifiuto che da problema diventa una risorsa, oltre che un'opportunità per creare nuovi posti di lavoro.
  Con riferimento alla gestione del contenzioso con l'Unione europea il ministero svolge un costante e continuo ruolo di collegamento con il dipartimento delle politiche europee e con gli organi della Commissione europea, anche attraverso la rappresentanza permanente a Bruxelles.
  Grazie all'impegno dedicato, il Ministero si è distinto per il crescente impegno e rendimento che ha consentito, in tre anni, di ridurre di quasi il 60 per cento le procedure di infrazione e gli EU-Pilot, riportando sotto controllo una situazione inizialmente critica.
  La gestione delle procedure di infrazione e dei casi EU-Pilot, è infatti contraddistinta, nell'ultimo triennio, da un trend estremamente positivo dovuto all'attento lavoro svolto dal personale preposto.
  In ogni caso, nell'ambito delle proprie competenze, questo Ministero monitora costantemente l'impatto regolatorio delle normative di settore, valutando il raggiungimento delle finalità degli atti normativi, nonché gli effetti prodotti su cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni. L'analisi richiede il ricorso alla consultazione dei diversi portatori di interessi, in modo da raccogliere dati, e opinioni da coloro sui quali la normativa in esame ha prodotto i principali effetti.
  Lo scopo è quello di ottenere, a distanza di un certo periodo di tempo dall'introduzione di una norma, informazioni sulla sua efficacia, nonché sull'impatto concretamente prodotto sui destinatari, anche al fine di superare le criticità operative che dovessero emergere e valutare possibili revisioni della disciplina in vigore.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mareGian Luca Galletti.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

gestione dei rifiuti

Umbria

procedura CE d'infrazione

eliminazione dei rifiuti

protezione dell'ambiente

discarica abusiva