ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/01895

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 80 del 19/09/2013
Firmatari
Primo firmatario: BUSTO MIRKO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 19/09/2013
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DAGA FEDERICA MOVIMENTO 5 STELLE 19/09/2013
DE ROSA MASSIMO FELICE MOVIMENTO 5 STELLE 19/09/2013
MANNINO CLAUDIA MOVIMENTO 5 STELLE 19/09/2013
SEGONI SAMUELE MOVIMENTO 5 STELLE 19/09/2013
TERZONI PATRIZIA MOVIMENTO 5 STELLE 19/09/2013
TOFALO ANGELO MOVIMENTO 5 STELLE 19/09/2013
ZOLEZZI ALBERTO MOVIMENTO 5 STELLE 19/09/2013


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO delegato in data 19/09/2013
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-01895
presentato da
BUSTO Mirko
testo di
Giovedì 19 settembre 2013, seduta n. 80

   BUSTO, DAGA, DE ROSA, MANNINO, SEGONI, TERZONI, TOFALO e ZOLEZZI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   l'Italia, a seguito del referendum del 1987, ha abbandonato l'uso di energia nucleare, ma ad oggi non è ancora un Paese denuclearizzato, posto che il problema dello smantellamento delle centrali e dello smaltimento dei prodotti o rifiuti radioattivi è ancora presente;
   ai fini dello smaltimento delle scorie, i maggiori compiti spettano attualmente alla Società gestione impianti nucleari (Sogin) SpA, ai sensi del decreto ministeriale 7 maggio 2001. La Sogin è stata istituita nel quadro del riassetto del mercato elettrico disposto dal decreto legislativo n. 79 del 1999; con la trasformazione dell'Enel in una holding formata da diverse società indipendenti, le attività nucleari sono state trasferite alla Sogin, che ha pertanto incorporato le strutture e le competenze precedentemente applicate alla progettazione, alla costruzione e all'esercizio delle centrali elettronucleari italiane, ed ha conseguentemente acquisito le quattro centrali nucleari italiane di Trino, Caorso, Latina e Garigliano di Sessa Aurunca;
   nel 2000, in forza dello stesso decreto n. 79 del 1999, Enel ha trasferito l'intero pacchetto azionario al Ministero dell'economia e delle finanze, per cui Sogin spa è una società pubblica interamente partecipata dal dicastero citato;
   poiché con il referendum del 1987 è stata bloccata la possibilità di costruire nuove centrali nucleari, la Sogin, oltre ad essere impegnata in attività di ricerca, consulenza, assistenza e servizio in campo nucleare, energetico e ambientale, ha avuto come missione lo smantellamento (decommissioning) degli impianti nucleari e la gestione dei rifiuti radioattivi. Nel 2003 le sono stati affidati in gestione gli impianti di ricerca sul ciclo del combustibile di Enea, l'impianto EUREX di Saluggia (Vercelli), gli impianti OPEC e IPU della Casaccia (Roma), l'impianto ITREC di Trisaia di Rotondella (Matera), mentre nel 2005 è stato acquisito l'impianto di Bosco Marengo (Alessandria);
   nel corso del 2009, con l'entrata in vigore della legge 23 luglio 2009, n. 99, è cambiato il contesto normativo di riferimento di Sogin, avendo il provvedimento legislativo in questione previsto, tra l'altro: a) l'istituzione dell'Agenzia per la sicurezza nucleare (successivamente soppressa con il decreto-legge n. 201 del 2011); b) la definizione dei criteri per l'individuazione e la localizzazione dei siti per nuovi impianti nucleari connessi con la produzione di energia elettrica; c) la ridefinizione di ruoli e funzioni dei soggetti pubblici operanti nel settore nucleare, fra cui Sogin, di cui è stato previsto il commissariamento (articolo 27, commi 8 e 9, della legge n. 99 del 2009);
   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 16 agosto 2009 sono stati quindi nominati, per la durata di 9 mesi, un commissario e due vice commissari e, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 13 maggio 2010, gli incarichi sono stati prorogati per ulteriori 2 mesi dalla data del decreto stesso;
   con l'entrata in vigore del decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31, Sogin è stata poi individuata come il soggetto responsabile della disattivazione degli impianti a fine vita, del mantenimento in sicurezza degli stessi, nonché della realizzazione e dell'esercizio del parco tecnologico e del deposito nazionale nucleare, comprendente anche il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti radioattivi;
   il contesto normativo di riferimento è stato ulteriormente modificato con il decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122. L'articolo 7, comma 23, di tale ultimo provvedimento ha, infatti, disposto la cessazione del periodo commissariale e la ricostituzione degli organi ordinari: un consiglio di amministrazione composto di 5 membri nominati dal Ministero dell'economia e delle finanze d'intesa con il Ministero dello sviluppo economico;
   in attuazione di tale ultima novella, in data 13 ottobre 2010, l'assemblea ordinaria della società ha quindi nominato i nuovi componenti del consiglio di amministrazione;
   successivamente, il decreto legislativo 23 marzo 2011, n. 41, ha apportato correzioni al decreto legislativo n. 31 del 2010 relativamente ad alcune disposizioni in materia di parco tecnologico e deposito nazionale, prevedendo in particolare che i programmi di ricerca e le azioni di sviluppo condotti da Sogin e funzionali alle attività di decommissioning e alla gestione dei rifiuti radioattivi nell'ambito del parco tecnologico venissero finanziati dalla componente tariffaria relativa agli oneri connessi allo smantellamento (componente A2 della tariffa elettrica), prevista dall'articolo 1, comma 1, lettera a), del decreto-legge n. 25 del 2003;
   per effetto del referendum popolare tenutosi il 12 e 13 giugno 2011 sono state abrogate parti del decreto legislativo. n. 31 del 2010, come modificato dal decreto legislativo. n. 41 del 2011 e dalla legge n. 75 del 2011, di conversione del decreto-legge 31 marzo 2011, n. 34;
   le modifiche normative indicate hanno determinato, oltre alla totale abrogazione delle norme che avrebbero consentito la realizzazione di nuovi impianti nucleari, la conferma del ruolo di Sogin quale soggetto responsabile degli ulteriori compiti istituzionali concernenti la realizzazione e l'esercizio del deposito nazionale e del parco tecnologico, comprendente anche il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti radioattivi;
   con l'articolo 24 del decreto-legge n. 1 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 27 del 2012, sono stati rafforzati gli strumenti a disposizione di Sogin volti all'accelerazione delle attività di disattivazione e smantellamento dei siti nucleari e dell’iter per le autorizzazioni;
   su tutto il territorio italiano insistono, quindi, siti in cui sono presenti centrali ed impianti nucleari soggetti ad attività di disattivazione e messa in sicurezza (decommissioning), nei quali sono conservati temporaneamente rifiuti radioattivi di diversa categoria per un volume complessivo pari a di 14.925,79 metri cubi, ai quali occorre aggiungere, sia pure in quantità minore, quelli che continueranno ad essere prodotti sino a quando le operazioni di decommissioning non saranno portate a termine, poiché anche le attività necessarie per il mantenimento in sicurezza degli impianti, ancorché spenti, generano rifiuti;
   dalla relazione sulla gestione dei rifiuti radioattivi in Italia e sulle attività connesse, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella seduta del 18 dicembre 2012, si apprende che: «Secondo i dati forniti dal Ministro dello sviluppo economico nel corso dell'audizione del 2 marzo 2012 il lavoro sino ad allora svolto poteva essere quantificato intorno al 12 per cento del piano complessivo. In particolare, la centrale di Caorso era a uno stato di avanzamento del 16 per cento, quella di Trino del 14, quella di Garigliano dell'11, quella di Latina del 6. Eurex era all'8 per cento, Itrec al 13, Opec, in Casaccia, al 15 e infine Bosco Marengo al 57 per cento, ma si tratta in questo caso dell'impianto più semplice, scelto dalla SOGIN a stregua di progetto pilota che avrebbe dovuto essere portato a termine prima nel 2009, poi nel 2012. Se si estrapolassero questi dati si giungerebbe a ritenere i programmi della SOGIN largamente ottimistici»;
   nelle conclusioni della medesima relazione si evidenzia che: «La SOGIN avrebbe dovuto procedere al condizionamento dei rifiuti pregressi – circa ventimila metri cubi – presenti negli impianti nucleari dei quali è responsabile nell'arco di un decennio. Oggi il lavoro è giunto a poco più di un quarto di strada e anche i casi più urgenti, come i rifiuti liquidi ad alta attività che nell'impianto EUREX di Saluggia attendono da decenni di essere solidificati, dovranno attendere ancora diversi anni. Criticità in attesa di soluzioni da individuare o da attuare sono presenti anche in altri siti, ad esempio nella centrale del Garigliano, dove vi sono rifiuti a suo tempo sepolti in trincee che debbono ora essere recuperati e messi in sicurezza, o nella centrale di Caorso, dove vi è qualche migliaio di fusti di rifiuti già condizionati con un metodo che si è poi rivelato inidoneo, in quanto causa di corrosione dei fusti stessi»;
   numerose criticità sono presenti ovviamente anche in altri siti, come ad esempio nell'impianto locato nel centro ricerche Enea della Trisaia, a Trisaia di Rotondella, che ospita, stoccati in piscina, i 64 elementi Elk River rimasti degli 84 originariamente ricevuti dagli Stati Uniti, per un quantitativo di 1,7 tonnellate circa di combustibile. Tale combustibile, per la sua natura di combustibile del ciclo uraniotorio, non può essere riprocessato in un normale impianto di riprocessamento, per cui i 64 elementi sono destinati ad essere conservati a secco in due contenitori, che comunque non sono ancora in fase di realizzazione;
   una situazione anomala e di alto rischio si riscontra anche negli impianti di trattamento e deposito del centro della Casaccia, di proprietà Enea. Tale deposito venne originariamente realizzato per ospitare i rifiuti radioattivi prodotti negli impianti dello stesso centro della Casaccia. Dal 1985 la Nucleco (società mista di cui la Sogin è azionista di maggioranza), utilizza le strutture dell'Enea per l'attività di raccolta, trattamento e deposito dei rifiuti radioattivi prodotti dall'industria, dalla ricerca e dalla sanità. Sono custodite nel deposito anche sorgenti radioattive dismesse. Il deposito è inoltre destinazione di riferimento per le «sorgenti orfane», quelle sorgenti radioattive, cioè, che siano rinvenute al di fuori di impianti attrezzati per la loro manipolazione e delle quali non si conosca la provenienza. In esso sono oggi stoccati circa 6.600 metri cubi di rifiuti radioattivi, un quantitativo nettamente elevato in termini di volumi. Così, come si legge anche nella relazione della Commissione d'inchiesta, «un deposito localizzato all'interno del Comune di Roma, in una zona ormai raggiunta dall'espansione urbana e con strutture del tutto diverse da quelle di un vero e proprio deposito finale, ha finito col diventare di fatto, nell'ambito del servizio integrato e in assenza della soluzione appositamente studiata e decisa, il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e delle sorgenti di origine sanitaria e industriale e comunque di gran lunga il centro di raccolta più importante in Italia»;
   per garantire la tutela della salute dei cittadini e la loro incolumità, è evidente l'assoluta necessità di un radicale cambiamento dei ritmi con i quali le attività sono state sin qui condotte. I rifiuti radioattivi necessitano con urgenza di appositi interventi di messa in sicurezza attraverso la definizione di nuovi ed efficaci «cronoprogrammi delle attività» al fine di individuare le azioni da porre in essere per consentire lo smaltimento definitivo, in condizione di massima sicurezza, dei materiali radioattivi a tutt'oggi dislocati nelle centrali nucleari e nei siti di stoccaggio;
   i cronoprogrammi delle attività di smantellamento delle centrali nucleari e degli impianti avviati nel 2001 prevedevano il rilascio «a prato verde» dei siti nel 2020, a fronte di un costo previsto di 4,5 miliardi di euro;
   nella citata relazione si evidenzia che i cronoprogrammi delle attività sono stati rinviati di molti anni rispetto agli obbiettivi del 2020. Questo slittamento ha comportato un incremento dei costi previsti fino a 6,7 miliardi di euro;
   l'Autorità per l'energia elettrica e il gas, nel corso dell'audizione del 31 gennaio 2012 tenutasi dinanzi alla stessa Commissione parlamentare, nell'elencare le cause della lentezza delle operazioni di decommissioning, ha affermato che: «vi sono ritardi dovuti alla SO.G.I.N. e molto è dovuto al fatto che in questo periodo non vi è stata una governance stabile e che ogni volta che è cambiata governance sono cambiate anche la strategia e le idee di lavoro»;
   nella determinazione n. 21/2013, recante la «Relazione sul risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria della Società gestione impianti nucleari (SO.G.I.N. S.p.A.), per l'esercizio 2011», la Corte dei conti, in Sezione di controllo sugli enti, ha precisato che: «Nel complesso, la SO.G.I.N. è passata dal 4 per cento di avanzamento delle attività di smantellamento a fine 2007 (0,6 per cento annuo), al 12 per cento a fine 2011, con una media di circa il 2 per cento annuo»;
   tale avanzamento appare, a giudizio degli interroganti, decisamente irrisorio rispetto ai programmi iniziali di smantellamento e agli indirizzi governativi in tal senso emanati dal Ministero delle attività produttive nel 2004 e integrati con successive direttive;
   sempre in riferimento allo stato di avanzamento delle attività affidate alla Sogin (attività che per il solo motivo di essere connesse ad insopprimibili interessi pubblici generali, legati alla tutela della salute e della sicurezza della popolazione ed alla salvaguardia dell'ambiente, dovrebbero essere condotte con la massima urgenza), occorre segnalare che, ai fini di una valutazione in termini di riduzione del rischio radiologico, nella percentuale di avanzamento precedentemente indicata è ricompreso lo smantellamento di edifici o strutture convenzionali, ossia non radioattivi, che diminuisce quindi il rilievo dei progressi effettivamente fatti sotto il profilo della sicurezza per la popolazione;
   a conferma di ciò, va ricordato che nel corso dell'audizione del 4 ottobre 2011, tenutasi dinanzi alla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, il presidente della Sogin ha dichiarato che, per dare un «segnale» della propria attività, la Sogin è giunta alla «scelta politica» di intensificare gli smantellamenti di parti convenzionali (cioè non «radioattive») degli impianti;
   accanto alle considerazioni relative alla tutela della salute e della sicurezza della popolazione ed alla salvaguardia dell'ambiente, occorre considerare anche l'aspetto economico connesso al mancato decommissioning delle vecchie centrali ed impianti di stoccaggio. I costi connessi allo smantellamento delle centrali elettronucleari, alla chiusura del ciclo del combustibile nucleare e alle attività connesse e conseguenti sono inclusi tra gli oneri generali del sistema elettrico. Tali oneri sono posti a carico dei clienti finali del sistema tramite una specifica componente tariffaria (A2), che alimenta un apposito conto istituito presso la Cassa conguaglio per il settore elettrico. L'entità di tale componente è determinata e periodicamente modificata dall'Autorità per l'energia elettrica;
   a riguardo, una stima dei costi viene fornita dalla citata Relazione sulla gestione dei rifiuti radioattivi in Italia e sulle attività connesse, secondo la quale: «Essendo i consumi finali di energia elettrica mediamente dell'ordine di 300 miliardi di kWh, attraverso questo meccanismo di finanziamento si ottiene una raccolta annua media, oscillante intorno ai 300 milioni di euro. Di questi, come riferito dai rappresentanti dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas (...), circa 90 milioni sono mediamente spesi ogni anno dalla SO.G.I.N. per costi di gestione e per il mantenimento in sicurezza degli impianti, indipendentemente cioè dal procedere delle attività di messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi e delle operazioni di decommissioning»;
   come ricordato in precedenza, la Sogin è una società per azioni il cui capitale azionario è nella sua totalità di spettanza del Ministero dell'economia e delle finanze e svolge la propria attività nel rispetto degli indirizzi formulati dal Ministero dello sviluppo economico;
   le nomine dei componenti degli organi sociali delle società direttamente o indirettamente controllate dal Ministero dell'economia e delle finanze sono definite da un recente pacchetto di norme organiche, con l'intento di stabilire processi trasparenti orientati a una selezione basata su merito e competenza nonché onorabilità e professionalità. Il Ministro designa i componenti sulla base di una procedura curata dal Dipartimento del tesoro con il supporto di società specializzate e previo parere del Comitato di garanzia;
   la nomina del consiglio di amministrazione della SO.G.I.N, inizialmente prevista per il 3 luglio 2013 è stata rinviata al 22 luglio 2013 e successivamente al 6 agosto 2013. Da notizie stampa l'assemblea prevista per la nomina del consiglio di amministrazione della società si svolgerà il 20 settembre 2013;
   nella direttiva ministeriale del 24 giugno 2013 si prevede che il Dipartimento del tesoro per la carica di amministratore delegato, dovrà tenere conto, tra gli altri parametri, anche della «autorevolezza adeguata all'incarico, verificabile sulla base della reputazione, dei risultati conseguiti nei ruoli apicali in precedenza ricoperti nel settore pubblico o privato e della riconoscibilità nei mercati di riferimento»;
   secondo la Corte dei conti (determinazione n. 21/2013 precedentemente citata): «la costituzione della Società stessa (ossia SO.G.I.N.) è da riconnettersi all'esercizio di un'attività di interesse generale, non avente carattere industriale o commerciale, né tantomeno finalità di lucro». In ragione della natura delle attività che la Sogin è chiamata a svolgere, dunque, la necessità di garantire la correttezza, la trasparenza e la migliore funzionalità degli organi sociali è imprescindibile, per cui il mancato rispetto dei «cronoprogrammi delle attività» da parte della medesima società, e la conseguente dilatazione dei tempi per il decommissioning e la messa in sicurezza dei rifiuti nucleari, non possono essere ulteriormente tollerati, in quanto suscettibili di mettere seriamente a rischio la sicurezza e la tutela alla salute di numerosi cittadini ed in particolare di quelli che vivono a ridosso dei siti nucleari;
   secondo quanto risulta agli interroganti sono altresì emerse nel tempo notizie di coinvolgimenti di parte del management di Sogin in episodi che, a prescindere dal rilievo giudiziario, appaiono senz'altro censurabili sotto il profilo dell'opportunità ed in grado di mettere a rischio non soltanto la credibilità e la serietà dell'intera struttura manageriale, ma soprattutto la correttezza delle delicatissime operazioni che la stessa società svolge;
   la situazione descritta e i ritardi e le inefficienze che hanno condotto agli scarsi risultati che le cifre indicate in premessa mostrano, pongono forti dubbi, a giudizio degli interroganti, sulle attività svolte dalla Sogin, nonché sul modus operandi seguito dalla medesima società, finanziata interamente con risorse pubbliche;
   è evidente che il necessario e urgente cambio di rotta nelle operazioni di decommissioning richiede lo sforzo di tutti i soggetti che, oltre alla Sogin, con differenti ruoli, partecipano o intervengono: dalle amministrazioni centrali e locali agli enti di controllo;
   da ultimo, proprio in riferimento alle funzioni di controllo, la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti ha messo in evidenza un altro problema: «le risorse dedicate nell'ISPRA alle funzioni di controllo, già notevolmente ridimensionate nel corso degli anni precedenti, sono giunte ai livelli di guardia e sono oggi necessari provvedimenti urgenti, anche interni all'istituto, affinché questo non divenga un vero e proprio impedimento per le attività di sistemazione dei rifiuti radioattivi e di decommissioning che debbono essere svolte, o non venga addirittura resa inefficace l'indispensabile azione di controllo» –:
   quali siano gli orientamenti dei Ministri in indirizzo in merito a quanto riferito in premessa, sia relativamente alla gestione dei rifiuti radioattivi presenti sul territorio nazionale che sulle inefficienze e sui ritardi del programma di decommissioning imputabili alla Sogin;
   se intendano definire un quadro di misure volte ad accelerare i tempi per la messa in sicurezza dei rifiuti e il decommissioning degli impianti, tenuto conto che, come evidenziato nella Relazione sulla gestione dei rifiuti radioattivi in Italia e sulle attività connesse, il lavoro di decommissioning «è giunto a poco più di un quarto di strada» e anche i casi più urgenti, come i rifiuti liquidi ad alta attività dell'impianto EUREX di Saluggia, i rifiuti a suo tempo sepolti in trincee nella centrale del Garigliano, i fusti di rifiuti condizionati con metodo inidoneo di Caorso, dovranno attendere, rebus sic stantibus, ancora diversi anni;
   se intendano adottare specifiche misure di competenza al fine di rimediare al fatto che la maggior parte dei rifiuti radioattivi si trovi ancora allo stato in cui sono stati prodotti, senza aver subito le operazioni di condizionamento con le quali i rifiuti vengono inglobati o solidificati in matrici solide inerti, che costituiscono la prima e fondamentale barriera contro la dispersione della radioattività nell'ambiente, tenuto altresì conto che non è ancora stato avviato un serio programma di caratterizzazione dei rifiuti;
   se intendano intervenire, per quanto di competenza, per garantire che le funzioni di controllo in capo all'ISPRA o alle agenzie di protezione ambientale possano essere svolte in condizioni di massima efficacia, anche attraverso lo stanziamento di apposite risorse destinate alle funzioni di controllo in materia;
   se, alla luce dei fallimenti e dei ritardi nelle operazioni e dei conseguenti sprechi di risorse pubbliche di cui si è detto, nonché in ragione della natura delle attività che la Sogin è chiamata a svolgere, intendano garantire, in occasione del rinnovo del consiglio di amministrazione della medesima società, la massima trasparenza e qualità delle procedure di designazione dei componenti degli organi sociali, rafforzando i requisiti di onorabilità e di professionalità degli amministratori, al fine di assicurare, in discontinuità con il passato, una governance efficiente;
   se intendano valutare l'ipotesi di un profondo ripensamento delle attività affidate alla Sogin, nonché della stessa struttura della società, anche attraverso la rimodulazione delle competenze, limitandole alla mera gestione degli impianti, e la definizione di un nuovo metodo di finanziamento i cui oneri non siano posti a carico dei clienti finali del sistema elettrico tramite la componente tariffaria A2. (4-01895)

Classificazione EUROVOC:
SIGLA O DENOMINAZIONE:

DECRETO LEGGE 2012 0001, SOGIN

EUROVOC :

gestione dei rifiuti

centrale nucleare

sicurezza nucleare

diritto alla salute

industria nucleare