ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/01652

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 68 del 08/08/2013
Firmatari
Primo firmatario: MELILLA GIANNI
Gruppo: SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 08/08/2013


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 08/08/2013
Stato iter:
31/03/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 31/03/2017
GALLETTI GIAN LUCA MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 31/03/2017

CONCLUSO IL 31/03/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-01652
presentato da
MELILLA Gianni
testo di
Giovedì 8 agosto 2013, seduta n. 68

   MELILLA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare . — Per sapere – premesso che:
   nelle province di Teramo e di Ascoli, il Ministero dello sviluppo economico ha rilasciato il permesso denominato «Colle dei Nidi» alle società Gas Plus Italiana, Medoilgas e Petrorep Italia per un progetto industriale di ricerca di idrocarburi sia liquidi che gassosi nei comuni di Bellante, Campli, Controguerra, Corropoli, Mosciano Sant'Angelo, Nereto, Sant'Omero, Torano Nuovo, Tortoreto e Spinetoli. L'area interessata è pari a 83,19 chilometri quadrati;
   la regione Abruzzo ha concordato con la scelta del Governo, la conferenza dei servizi del 16 aprile 2010 è andata deserta, è stata rilasciata l'Intesa il 24 gennaio 2013;
   l'Abruzzo è la regione verde d'Europa con oltre un terzo del suo territorio tutelato da parchi e riserve naturali nazionali e regionali, in provincia di Teramo sono presenti il parco nazionale del Gran Sasso Monti della Laga, un'area protetta marina nazionale, e varie riserve regionali;
   contro la scelta del Governo nazionale di fare in Abruzzo un distretto petrolifero nazionale si sono schierate le istituzioni regionali e locali, le forze sociali, ambientaliste con una forte mobilitazione popolare –:
   quale sia l’iter autorizzativo del progetto «Colle dei Nidi» nelle province di Teramo e Ascoli Piceno;
   se non intenda rivedere queste scelte energetiche centrate sugli idrocarburi e liberare l'Abruzzo da questa ipoteca negativa di regione del petrolio. (4-01652)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Venerdì 31 marzo 2017
nell'allegato B della seduta n. 771
4-01652
presentata da
MELILLA Gianni

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  In relazione all'attività di ricerca, prospezione e coltivazione di idrocarburi, si evidenzia che con l'intervento normativo effettuato con il decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133 (cosiddetto «Sblocca Italia») si è inteso favorire lo sviluppo delle risorse energetiche nazionali, introducendo misure che garantiscano la ripresa delle attività produttive e la razionalizzazione delle procedure burocratiche, senza modificare alcunché in termini di partecipazione del territorio ai procedimenti di rilascio dei titoli minerari. Per il conferimento di tali titoli, compreso il titolo concessorio unico, è prevista, infatti, l'acquisizione dell'intesa regionale e la partecipazione di tutti gli enti locali interessati che continuano ad essere coinvolti nell'ambito dell'endoprocedimento di Via, potendo prendere visione del progetto e manifestare i propri pareri.
  Con la legge 28 dicembre 2015, n. 208 (legge di stabilità 2016) sono state tuttavia apportate delle modifiche alla normativa vigente in materia, senza alterare, anche in questo caso, la posizione degli enti locali: è stato riscritto l'articolo 38 del decreto «Sblocca Italia», eliminando il carattere strategico, urgente ed indifferibile delle attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi, mantenendo per queste soltanto la pubblica utilità, ed è stato inoltre eliminato il piano delle aree; è stato altresì modificato in senso più restrittivo l'articolo 6, comma 17, del decreto legislativo n. 152 del 2006, limitando ulteriormente lo svolgimento delle attività minerarie in mare.
  La disposizione in base alla quale l'autorizzazione per le opere necessarie allo svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi e quelle di stoccaggio sotterraneo di gas naturale ha effetto di variante urbanistica, qualora dette opere comportino variazione degli strumenti urbanistici, non rappresenta invece una novità, richiamando una norma già esistente nell'ordinamento, in materia energetica. L'articolo 1, comma 82-bis della legge 23 agosto 2004, n. 239, così come modificato dalla legge 23 luglio 2009, n. 99, già prevede infatti i medesimi effetti per l'autorizzazione allo svolgimento delle opere in parola.
  Inoltre, la legge di stabilità 2016 ha ripristinato il limite delle 12 miglia dalla costa per le perforazioni petrolifere in mare. La disposizione stabilisce che i titoli abilitativi già rilasciati siano fatti salvi dall'estensione del limite alle 12 miglia per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale. La norma ha vietato nuove attività di trivellazione entro le 12 miglia (20 chilometri) salvaguardando così le vocazioni proprie delle coste italiane e non vanificando gli investimenti messi in atto da soggetti pubblici e privati, a volte molto consistenti, per lo sviluppo e la promozione del turismo.
  Con riferimento alla predetta normativa, il 17 aprile 2016 si è tenuto il referendum per decidere se abrogare o meno la parte della disposizione che permette a chi ha già ottenuto concessioni per estrarre gas o petrolio da piattaforme offshore entro 12 miglia dalla costa, di poter rinnovare la concessione fino all'esaurimento del giacimento, che ha avuto esito negativo per il mancato raggiungimento del quorum.
  In ordine alle questioni relative all'impatto ambientale dei progetti, si evidenzia che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare è l'autorità competente a svolgere le procedure di Valutazione di impatto ambientale (Via) per tutte le attività inerenti la prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi a mare e a terra su tutto il territorio nazionale. L'autorizzazione finale all'avvio di tali attività spetta invece al Ministero dello sviluppo economico, preposto appunto alla finale valutazione comparativa dei diversi interessi pubblici incisi o comunque interessati da dette attività, comprese le vocazioni territoriali e i modelli di sviluppo di volta in volta da promuovere.
  Si evidenzia altresì che i provvedimenti di compatibilità ambientale relativi alle attività di prospezione geofisica di determinate aree in mare sono preliminari rispetto ad eventuali attività di ricerca e produzione di idrocarburi, che potranno essere realizzate in futuro previe ulteriori e distinte valutazioni di impatto ambientale.
  Le prospezioni vagliate con esito positivo nel procedimento Via, e non ancora autorizzate dal Ministero dello sviluppo economico, mirano infatti a stabilire se in determinate aree siano presenti idrocarburi e in quale quantità, con lo studio preliminare della struttura geologica del sottosuolo, mediante l'emissione di onde acustiche rivolte verso il fondale e prodotte al largo, al fine di acquisire dati ed elementi utili per l'eventuale successiva fase di ricerca.
  In tale fase di prospezione, non è prevista alcuna installazione di piattaforme, che invece potranno eventualmente essere allocate solo a seguito di riscontri positivi delle prospezioni medesime e, comunque, fra diversi anni, previa nuova valutazione di impatto ambientale e ulteriore diversa autorizzazione da parte del Ministero dello sviluppo economico.
  Nel rispetto delle normative vigenti in materia di tutela dell'ambiente, di tutela del paesaggio e del patrimonio storico ed artistico, il Ministero dello sviluppo economico coordina la sua attività con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare che valuta la compatibilità ambientale di progetti di estrazione degli idrocarburi.
  La verifica dell'impatto ambientale analizza tutte le componenti interessate dal progetto: la valutazione deve comprendere gli effetti sulle componenti dell'ambiente potenzialmente soggette ad un impatto del progetto proposto, con particolare riferimento alla popolazione, all'uso del suolo, alla fauna e alla flora, al suolo, all'acqua, all'aria, ai fattori climatici, ai beni materiali, compreso il patrimonio architettonico e archeologico, al paesaggio e all'interazione tra questi vari fattori.
  Con particolare riguardo al coinvolgimento informativo degli enti locali in relazione alle istanze di rilascio di titoli minerari in mare, si precisa che ai fini autorizzativi è comunque prevista l'intesa la con la regione o le regioni interessate. Difatti, ai sensi del decreto legislativo n. 152 del 2006, nell'ambito della procedura di Via sono valutate e considerate tutte le osservazioni pervenute sia da parte dei privati cittadini che da parte delle amministrazioni coinvolte: tale valutazione è debitamente riportata nei provvedimenti di compatibilità ambientale del Ministero con le eventuali controdeduzioni e prescrizioni.
  Si segnala inoltre che, come recentemente statuito dalla Corte di giustizia Ue (sentenza 11 febbraio 2015 nella causa C-531/13), la decisione sul se le trivellazioni esplorative debbano essere sottoposte o meno a Via spetta ai singoli Stati membri, che possono a tal fine fissare soglie e criteri applicativi oppure decidere di valutare singolarmente i vari progetti. Tanto a comprova del fatto che la normativa italiana sia più restrittiva di quella comunitaria secondo la quale la trivellazione finalizzata ad estrarre gas e petrolio per poter determinare la convenienza commerciale del giacimento, non rientra tra i progetti per i quali è sempre obbligatoria la valutazione d'impatto ambientale.
  Si evidenzia, infine, che dopo l'incidente del 2010 nel Golfo del Messico, gli Stati membri della Comunità europea hanno dato avvio a una revisione delle politiche dell'Unione europea volte a garantire la sicurezza delle operazioni relative al settore degli idrocarburi.
  Con l'emanazione della direttiva 2013/30/UE è stato avviato un processo per ridurre per quanto possibile il verificarsi di incidenti gravi legati alle operazioni in mare nel settore degli idrocarburi e di limitarne le conseguenze, aumentando così la protezione dell'ambiente marino e delle economie costiere dall'inquinamento, fissando nel contempo le condizioni minime di sicurezza per la ricerca e lo sfruttamento in mare nel settore degli idrocarburi, limitando possibili interruzioni della produzione energetica interna dell'Unione e migliorando i meccanismi di risposta in caso di incidente.
  Riducendo il rischio di inquinamento marino, la direttiva assicurerà la protezione dell'ambiente marino e in particolare il raggiungimento o il mantenimento di un buono stato ecologico al più tardi entro il 2020, obiettivo stabilito nella direttiva 2008/56/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 giugno 2008, che istituisce un quadro per l'azione comunitaria nel campo della politica per l'ambiente marino (direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente marino).
  Questo Ministero è peraltro attento al processo di transizione energetica verso la decarbonizzazione. L'Italia vanta già il 17 per cento di produzione di energie rinnovabili collocandosi tra i primi paesi al mondo, con punte di eccellenza nel fotovoltaico.
  Proprio il 4 maggio 2016 il Ministero dell'ambiente ha ospitato i lavori del Coordinamento free, realtà che riunisce molte associazioni impegnate in campo ambientale, sul terreno delle rinnovabili e dell'efficienza energetica. Si è parlato di veicoli elettrici, bike e car-sharing per ridurre traffico e inquinamento, così come di autosufficienza energetica attraverso le fonti alternative. Per questo motivo il Ministero, nel solco del percorso tracciato con la legge 28 dicembre 2015, n. 221 (cosiddetto «Collegato ambientale»), vuole essere catalizzatore di un confronto tra livelli istituzionali, per individuare quelle sperimentazioni che possono creare nuove opportunità e insieme rappresentare un modello esportabile a livello nazionale.
  Inoltre, il nostro è tra i Paesi più virtuosi in termini di riduzione delle emissioni: grazie alle politiche e alle misure messe in atto per il periodo 2013-2020, l'Italia si colloca tra i Paesi con emissioni pro-capite più basse in Europa, tra i Paesi più efficienti a livello globale, e tra i Paesi con una maggiore percentuale di produzione di energia da fonti rinnovabili in Europa.
  L'accordo di Parigi del dicembre 2015 sui cambiamenti climatici ha costituito un decisivo passo avanti nel percorso della lotta al surriscaldamento globale essendo il primo vero accordo globale legalmente vincolante finalizzato a rafforzare la risposta alla minaccia dei cambiamenti climatici.
  L'Unione europea, e l'Italia in seno ad essa, sono in una posizione speciale in qualità di pionieri della lotta ai cambiamenti climatici e possiedono tutti gli strumenti e la necessaria ambizione per guidare tale sforzo anche nel prossimo futuro.
  Della questione sono comunque interessate anche altre amministrazioni, pertanto, qualora dovessero pervenire ulteriori e utili informazioni, si provvederà a fornire un aggiornamento.
  In ogni caso, per quanto di competenza, questo Ministero continuerà a monitorare le attività in corso anche al fine di un eventuale coinvolgimento di altri soggetti istituzionali.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mareGian Luca Galletti.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

Abruzzo

idrocarburo

progetto di ricerca

ricerca industriale

progetto industriale