ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/01447

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 59 del 24/07/2013
Firmatari
Primo firmatario: SCOTTO ARTURO
Gruppo: SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 25/07/2013
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DURANTI DONATELLA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 25/07/2013


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
  • MINISTERO DELLA DIFESA
  • MINISTERO DELL'INTERNO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI delegato in data 25/07/2013
Stato iter:
02/12/2013
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 02/12/2013
PISTELLI LAPO VICE MINISTRO - (AFFARI ESTERI)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 02/12/2013

CONCLUSO IL 02/12/2013

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-01447
presentato da
SCOTTO Arturo
testo di
Mercoledì 24 luglio 2013, seduta n. 59

   SCOTTO e DURANTI. — Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   Isaias Afewerki è stato il primo Presidente dell'Eritrea dopo la lotta di liberazione, dell'ex colonia italiana, contro l'Etiopia terminata nel 1991;
   due anni dopo, la sua carica è stata confermata dall'assemblea nazionale eritrea e da allora non vi sono state più elezioni;
   nel 2009 il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha varato una serie di sanzioni contro il Governo eritreo, accusato di minacciare la sicurezza nazionale dello Stato di Gibuti e inoltre alimentare la guerriglia islamica in Somalia, dove tra i suoi referenti ci sarebbero i «signori della guerra», Ahmed Nuur, uno dei leader degli Al-Shabaab fondamentalisti, e Abdi Wal, coinvolto nelle attività di pirateria e nelle rappresaglie contro i caschi blu;
   in queste settimane un dossier a cura di ispettori delle Nazioni Unite ha accusato il regime eritreo di fornire tuttora sostegno ai miliziani e di aver allargato la sua rete d'influenza fino allo Stato dello Yemen, dell'Uganda e del Sudan;
   sempre secondo questo dossier l’intelligence del Governo di Asmara terrebbe anche le fila delle forniture di armi per i ribelli che si oppongono al neo Stato del Sud Sudan e per la resistenza in Ogaden contro l'Etiopia;
   questo «sistema» ha il suo centro nevralgico nella struttura chiamata «Dipartimento dei garage governativi», ad Asha Golgol, a nove chilometri dall'aeroporto internazionale di Asmara, che opera sotto la diretta supervisione di Afewerki e che in verità dovrebbe occuparsi di revisionare i veicoli statali, inclusi i trattori per l'agricoltura e gli autobus pubblici;
   secondo il dossier dell'Onu, in realtà, le officine del «Dipartimento dei garage governativi» servono soprattutto ad importare mezzi per l'esercito sfruttando la zona d'ombra del dual-use, ovvero il doppio uso civile e militare;
   già in passato in questo «sistema» erano risultati coinvolti italiani: in particolare, nel 2009 il consigliere regionale lombardo dell'allora partito di Alleanza Nazionale Pier Giorgio Prosperini veniva arrestato anche con l'accusa di avere venduto all'Eritrea visori notturni e silenziatori per fucili fatti passare come armi da caccia, oltre ad aver intascato una tangente di circa 230.000 euro;
   ora, secondo il dossier curato dal gruppo di monitoraggio della situazione somala ed eritrea delle Nazioni Unite, sarebbe Gianluca Battistini, considerato il principale collaboratore del colonnello Weldu, ad avere un ruolo chiave nella vicenda e ad essere la mente delle violazioni dell'embargo internazionale cui il regime eritreo è sottoposto dal 2009;
   Battistini è un uomo d'affari che opera tra Cesena, Dubai ed Asmara e che avrebbe avuto cariche in numerose società italiane, alcune delle quali registrate come fornitori di macchine agricole;
   proprio l'agricoltura secondo gli ispettori dell'Onu viene usata dal regime eritreo come copertura per importare materiali destinati agli armamenti, e grazie al Battistini il colonnello Weldu si sarebbe potuto procurare mezzi fondamentali per l'armata eritrea, inclusa una nave;
   lo stesso uomo d'affari italiano avrebbe anche sponsorizzato l'addestramento di una squadra di tecnici del regime eritreo, avvenuta a Palermo;
   l'attenzione degli ispettori delle Nazioni Unite si è concentrata sulle officine Piccini di Perugia, che avrebbero venduto equipaggiamenti al colonnello Weldu e manterrebbero legami diretti con il Presidente Afewerki in persona;
   le officine Piccini sono parte di un gruppo con seimila dipendenti che ha filiali in tutti i continenti e che si occupa di edilizia, grandi opere e macchine per cantieri;
   secondo gli ispettori uno degli azionisti delle officine Piccini è stato sotto inchiesta in Svizzera per riciclaggio di danaro, e la società umbra risulterebbe essere uno degli sponsor dell'istituto italiano per l'Asia e il Mediterraneo (Isiamed), che a sua volta promuove una serie di associazioni di cui fanno parte parlamentari, uomini d'affari e diplomatici;
   una delle associazioni affiliate all'Isiamed, l'Associazione parlamentare di amicizia Italia-Corea del Nord, presieduta dall'ex deputato Osvaldo Napoli, ha effettuato una visita nel dicembre 2012 al regime di Pyongyang;
   nel gruppo legato all'Associazione parlamentare di amicizia Italia-Corea del Nord che si era recato nel 2012 a Pyongyang vi era anche l'allora Ministro per lo sviluppo economico Paolo Romani, il cui dicastero era anche responsabile delle autorizzazioni per l'esportazione di programmi dual-use;
   proprio un'azienda statale della Corea del Nord, la Green Pine Associated Corporation, avrebbe a sua volta dato il principale contributo ai piani di riarmo della dittatura eritrea proprio attraverso il meccanismo del dual-use;
   la Green Pine Associated Corporation esporta, tra l'altro, Kalashnikov e componenti per missili balistici, e il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha proposto un anno fa di prendere provvedimenti contro tale azienda;
   nell'agosto del 2010 i funzionari della Green Pine Associated Corporation hanno incontrato il colonnello Weldu ed il presidente etiope Afewerki, e, secondo il dossier stilato dagli ispettori delle Nazioni Unite, stando ai testimoni di tale incontro era presente anche il dottor Battistini;
   gli ispettori dell'Onu hanno, inoltre, individuato due elicotteri italiani montati e messi a punto da tecnici del nostro Paese, il primo importato nell'ottobre 2010 per compiti di osservazione mineraria e ripartito nell'aprile 2012, mentre il secondo attivo nell'autunno 2012;
   questa vicenda sarebbe stata ricostruita in seguito alla testimonianza di alcuni disertori, che avrebbero raccontato come questo non sia stato l'unico caso di velivoli arrivati per scopi civili e poi utilizzati dalle forze armate;
   il «sistema» utilizzato dal regime eritreo per finanziare queste operazioni è parzialmente coperto dagli introiti garantiti dai numerosi giacimenti di oro, argento, rame, zinco ed altri minerali concessi a ventuno società straniere;
   altra fonte di guadagno per il regime eritreo risulta essere, secondo il dossier delle Nazioni Unite, un versamento annuale cui obbliga i suoi emigranti, chiamato «tassa del 2 per cento»;
   a chi non paga questa gabella, già denunciata dall'Onu nel 2011 perché considerata forma di estorsione, viene negato il rinnovo del passaporto o la possibilità di mandare soldi a casa;
   secondo fonti dell'Onu la discussione del rapporto davanti al Consiglio di sicurezza ha rischiato di slittare a causa delle pressioni fatte da Russia, Cina e Italia;
   gli ispettori dell'Onu affermano con durezza che il nostro Governo non ha mai fornito informazioni sul tipo di velivoli e sulle società coinvolte nelle forniture al Governo dell'Eritrea;
   l'11 luglio 2013 il nostro ambasciatore presso le Nazioni Unite, Cesare Maria Ragaglini, ha respinto le critiche degli ispettori scrivendo una lettera in cui affermava che l'Italia: non ha «autorizzato alcuna esportazione di armi o materiali correlati o di materiali dual-use», e che «non ci sono prove di qualsiasi assistenza militare dall'Italia che sostengano le accuse non documentate degli ispettori»;
   mentre il Canada e la Germania hanno posto in essere passi ufficiali nei confronti delle rappresentanze diplomatiche dell'Eritrea, predisponendo l'espulsione di un console, a causa delle vessazioni subite dai cittadini eritrei emigrati altri Paesi occidentali hanno promesso di prendere misure, senza però giungere a nessun atto concreto, e tra questi c’è anche il Governo italiano;
   in Italia diversi cittadini eritrei hanno denunciato questa «misura coercitiva» della «tassa del 2 per cento», venendo sistematicamente ignorati dalla Polizia di Stato con la motivazione che «non c’è nulla da fare»;
   al rapporto Onu è allegata anche una ricevuta del consolato eritreo di Milano che certifica un versamento cash 204 euro sotto la voce «tassa del 2 per cento», datata 31 marzo 2013 –:
   se i Ministri interrogati per quanto di competenza, siano a conoscenza dei fatti descritti, e in caso affermativo quali misure sono state poste in essere per verificare la veridicità;
   se corrisponda al vero quanto risulta da fonti dell'Onu che l'Italia avrebbe fatto pressioni affinché la discussione del suddetto rapporto innanzi al Consiglio di sicurezza dell'ONU slittasse, e in caso affermativo quali sono state le motivazioni diplomatiche che hanno portato a prendere tale decisione;
   quali misure si intendano assumere nei confronti delle aziende che utilizzando ambiguo meccanismo del dual-use, forniscono armamenti al regime eritreo scavalcando l'embargo internazionale cui esso è sottoposto;
   per quale motivo il Governo italiano non abbia fornito informazioni agli ispettori delle Nazioni Unite sui tipi di velivolo e sulle società coinvolte nell'esportazione al Governo dell'Eritrea;
   se tra le società concessionarie delle miniere eritree vi siano anche compagnie italiane. (4-01447)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Lunedì 2 dicembre 2013
nell'allegato B della seduta n. 129
4-01447
presentata da
SCOTTO Arturo

  Risposta. — Si intendono fornire elementi di risposta ai quesiti posti dall'interrogante e cogliere l'occasione per chiarire le relazioni che il nostro Paese intrattiene con l'Eritrea, con particolare riferimento alla presunta vendita di materiale cosiddetto dual use al governo del Paese africano.
  1. In merito al primo quesito dell'interrogazione, si conferma che il Governo italiano era a conoscenza, per averne preso visione, del rapporto confidenziale degli esperti Onu, che compongono il cosiddetto gruppo di monitoraggio, già prima della sua pubblicazione ad inizio agosto. Si ritiene che detto rapporto contenga numerose affermazioni fuorvianti ed erronee. Ciò è stato segnalato anche dal nostro rappresentante alle Nazioni Unite con lettera dell'11 luglio 2013 indirizzata al presidente del Comitato sanzioni, con cui è stata anche data assicurazione che tutte le informazioni richieste dagli esperti sono state loro fornite. In questo quadro, si è inoltre riscontrato che, non sempre, le fonti su cui è stato condotto il lavoro degli esperti possono essere considerate sicure e attendibili.
  2. In merito alla discussione del suddetto rapporto di fronte al Consiglio di sicurezza dell'Onu, l'Italia (che, si ricorda, non è attualmente membro del Consiglio e, quindi, nemmeno del Comitato sanzioni) non ha effettuato alcun passo per rallentarne la discussione. Tutto ciò che l'Italia ha fatto è, stato indirizzare la succitata lettera al presidente del Comitato sanzioni, contestando le affermazioni contenute nel rapporto.
  3. Si precisa poi che nessuna autorizzazione all'esportazione verso l'Eritrea di materiali di armamento dal Governo italiano è stata rilasciata o si intende rilasciare, in considerazione della fermezza con cui è applicato, da parte delle competenti Autorità italiane, l'embargo Onu su tutte le forniture militari. Come già comunicato agli esperti, del gruppo durante l'incontro di Roma del 25 febbraio 2013, non è stata rilasciata alcuna autorizzazione all'esportazione verso l'Eritrea e non risultano evidenze di componentistica a duplice uso venduto al Paese africano dopo l'adozione delle sanzioni. L'unico caso registrato riguardava l'esportazione temporanea di un elicottero per ricerche geominerarie. Inoltre, il succitato rapporto cita una presunta fornitura di macchinari all'Eritrea da parte di un uomo d'affari italiano e di una società di Perugia. Si tratta, tuttavia, di macchinari che non appaiono essere
dual use.
  4. Oltre, a ciò si fa presente che lo Stato italiano ha assicurato agli esperti Onu tutte le informazioni utili sulle aziende impegnate nelle esportazioni verso l'Eritrea e, conseguentemente, sui tipi di velivoli usati a tal fine. A tal proposito, il 16 aprile 2013, è stato inviato al gruppo di monitoraggio anche un prospetto di flussi finanziari da e verso l'Eritrea, predisposto dall'unità di informazione finanziaria della Banca d'Italia in collaborazione con il Ministero dell'economia e delle finanze, che analizza i dati aggregati nel periodo fra gennaio 2011 e ottobre 2012.
  5. Sulla base delle informazioni a disposizione della Farnesina, nessuna compagnia italiana risulta coinvolta nel settore dell'estrazione mineraria in Eritrea, né come concessionaria né in termini di
sub-contractor o contratto di fornitura servizi. Ad aggiuntiva precisazione, si fa notare che l'Italia non è considerata fra i mercati di sbocco delle materie prime derivanti dall'estrazione mineraria.
Il Viceministro degli affari esteriLapo Pistelli.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

Eritrea

partito politico

controllo delle esportazioni

riciclaggio di denaro

commercio di armi

licenza d'esportazione

sicurezza internazionale