ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/00529

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 20 del 21/05/2013
Firmatari
Primo firmatario: VAZIO FRANCO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 21/05/2013


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
MINISTERO DELLA GIUSTIZIA 21/05/2013
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI delegato in data 16/07/2013
Stato iter:
16/07/2013
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 16/07/2013
PISTELLI LAPO VICE MINISTRO - (AFFARI ESTERI)
Fasi iter:

SOLLECITO IL 21/05/2013

MODIFICATO PER MINISTRO DELEGATO IL 16/07/2013

RISPOSTA PUBBLICATA IL 16/07/2013

CONCLUSO IL 16/07/2013

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-00529
presentato da
VAZIO Franco
testo di
Martedì 21 maggio 2013, seduta n. 20

   VAZIO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
   in questi anni, in questi mesi si è assistito a fatti che interpellano il Paese sul ruolo che le istituzioni debbano avere in relazione a fatti e situazioni che si verificano all'estero e che riguardano la libertà personale, la celebrazione di un giusto processo, l'incolumità ed il regime di custodia carceraria dei nostri connazionali;
   in riferimento a ciò è lecito domandarsi con quale autorevolezza, con quale determinazione e soprattutto con quale efficacia il nostro Paese ed il nostro governo devono porsi nei confronti dei Paesi e dei Governi ove tali situazioni si verificano; ed ancora e non secondariamente, quale vicinanza e quale aiuto le istituzioni devono manifestare e dimostrare nei fatti a questi cittadini ed alle loro famiglie;
   il Parlamento si è occupato della triste e complicata vicenda dei Marò, un quasi «naufragio diplomatico», una storia nella quale, nella migliore delle ipotesi, il nostro Paese non ha certamente dimostrato tutta la sua autorevolezza;
   è notizia di questi giorni della morte di un altro giovane, Claudio Faraldi, nel carcere di Grasse, lo stesso istituto di pena dove nel 2010 morì, in circostanze ancora tutte da chiarire, un altro nostro giovane connazionale, Daniele Franceschi;
   molti sono i casi ricchi di solitudine e disperazione, così come la storia terribile di due giovani connazionali, Elisabetta Boncompagni e Tomaso Bruno, che nelle more del processo, da oltre tre anni, sono rinchiusi nelle carceri indiane: due cittadini italiani che lottano per dimostrare la loro innocenza perché accusati della morte del loro amico e compagno di viaggio;
   era il 4 febbraio del 2010 quando Elisabetta e Tomaso rinvengono il loro amico Francesco Montis in stato di grave difficoltà respiratoria e allertano subito lo staff dell'albergo dove alloggiano, poi la corsa in ospedale e purtroppo la morte di Francesco;
   i due giovani chiedono aiuto all'ambasciata italiana a New Delhi: la polizia prima li invita a non lasciare l'albergo e poi, dopo averli accusati di omicidio, li rinchiude in carcere dove tuttora si trovano;
   vengono celebrati due gradi di giudizio che si concludono entrambi con una sentenza di condanna per omicidio alla pena dell'ergastolo: ora resta solo l'ultimo grado di giudizio del prossimo 3 settembre;
   in questi processi anche i poveri familiari del Montis gridano l'innocenza di Elisabetta e Tomaso, evidenziando il noto pregresso stato di malattia del proprio figlio;
   osservatori internazionali confermano che, come sostenuto dai legali dei due giovani, le sentenze sono assolutamente errate, utilizzano prove bizzarre e forzate e si fondano su una perizia post mortem totalmente fantasiosa fatta da un medico oculista: un perito che, smentito dai consulenti di parte, non sa dare spiegazioni alle sue conclusioni e cioè da dove ricavi la deduzione che il Montis sia morto per asfissia da strangolamento e non per cause naturali, un processo con garanzie processuali di fatto inesistenti, celebrato, senza traduzione, in parte in lingua Indi ed in parte in lingua Inglese;
   in tre anni di carcere i due giovani detenuti italiani sono sostanzialmente isolati, non possono telefonare, non possono interloquire via internet e possono solo ricevere visite assolutamente sporadiche;
   il nostro Paese non può accettare che i nostri cittadini vengano così rozzamente processati;
   il nostro Paese non può tollerare che i diritti di difesa e di garanzia siano stati e siano tuttora così umiliati;
   il nostro Paese non può lasciare questi poveri ragazzi e le loro famiglie al loro destino limitandosi ad assumere posizioni di principio tanto deboli quanto effimere;
   guardando al caso di Elisabetta e Tomaso viene da domandarsi se sia tollerabile che il nostro Paese, la nostra ambasciata, suggerisca ai disperati famigliari gli avvocati per un efficace difesa e poi li lascino in balia di essi;
   a queste famiglie, ad oggi, per la difesa di Elisabetta e Tomaso sono stati richiesti dagli avvocati e quasi per intero corrisposti oltre 390.000 euro a fronte di un sostegno offerto che appare davvero come una goccia nel mare –:
   se i Ministri interrogati intendano:
    a) intervenire, anche in via di urgenza, per promuovere ogni utile iniziativa per dare soluzione ed efficace sostegno a queste situazioni disperate ed al tempo stesso fonte di umiliazione per il nostro Paese;
    b farsi promotori ed al tempo stesso supporto di una forte iniziativa del Governo per la tutela dei succitati diritti;
    c) rendere note e chiarire infine le circostanze e le iniziative di cui in premessa onde comprendere il ruolo e l'efficacia di azioni esercitati dall'Ambasciata Italiana in India. (4-00529)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Martedì 16 luglio 2013
nell'allegato B della seduta n. 54
4-00529
presentata da
VAZIO Franco

  Risposta. — La vicenda dei due giovani connazionali Tomaso Bruno ed Elisabetta Boncompagni sin dall'inizio è stata, e continua ad essere, seguita con grande attenzione ed assoluto impegno dalla Farnesina e dall'Ambasciata a New Delhi, con l'obiettivo di salvaguardare gli irrinunciabili diritti di tutela e tutte le garanzie giudiziarie dei predetti, assicurando nel contempo ogni possibile assistenza anche ai familiari. In particolare l'azione del Ministero degli affari esteri, nella specie finalizzata ad una rapida e soddisfacente soluzione della vicenda in esame, come noto dai risvolti piuttosto complessi, ha e continua ad avere il proposito di confermare l'impegno primario del Governo italiano nei casi che vedono i nostri connazionali privati della libertà personale, per i quali comunque vanno riaffermate le esigenze di rispetto della persona, del giusto processo e, soprattutto, le piene garanzie sul regime detentivo cui sono sottoposti.
  In tal senso, numerose sono state sino ad oggi le iniziative di salvaguardia poste in essere in relazione alla odierna questione, di cui si intendono ricordare le principali.
  Il caso è stato sollevato presso le competenti autorità indiane a più riprese e ad alto livello nell'intento, fra l'altro, di accelerare l’
iter processuale ed assicurare ai nostri connazionali le migliori condizioni detentive: l'allora Ministro degli affari esteri Terzi di Santagata ha ricevuto alla Farnesina i genitori di Tomaso Bruno ed il padre di Elisabetta Boncompagni a gennaio 2013, dopo aver in precedenza interessato alla vicenda il suo omologo durante la visita compiuta nel febbraio 2012 in India.
  Anche il precedente Ministro degli affari esteri Franco Frattini aveva sensibilizzato in due diverse occasioni il Ministro degli esteri indiano.
  Il Sottosegretario de Mistura, durante il suo incarico alla Farnesina, aveva incontrato le famiglie dei connazionali a Roma a marzo del 2012 ed i loro legali a New Delhi nel corso di una delle sue missioni in quel Paese.
  I genitori del signor Tomaso Bruno, inoltre, sono stati ricevuti a Roma dal Direttore generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie, Ambasciatore Ravaglia nel luglio 2012, per concordare ogni possibile iniziativa ed assistenza.
  L'Ambasciata a New Delhi, e gli Ambasciatori Sanfelice e Mancini in prima persona, hanno compiuto numerose azioni di sensibilizzazione presso le autorità indiane, mentre di recente l'Ambasciatore Mancini ha chiesto, con una lettera, all'Ispettore generale delle carceri dello Stato dell'Uttar Pradesh che i connazionali possano effettuare o ricevere telefonate da o presso il carcere di Varanasi.
  Per altro verso, numerosissime sono state le visite consolari ai connazionali presso il penitenziario di Varanasi, da parte di funzionari dell'Ambasciata d'Italia, e continua è stata l'assistenza prestata ai familiari di Tommaso Bruno ed Elisabetta Boncompagni, quando questi si sono recati in India.
  Il 6 febbraio scorso la Corte Suprema di Delhi ha accolto il ricorso presentato dai connazionali Tomaso Bruno ed Elisabetta Boncompagni contro la sentenza dell'Alta Corte di Allahabad che aveva confermato, lo scorso ottobre, la condanna all'ergastolo nei loro confronti. La Corte Suprema ha deciso che sul caso ci sarà una sola udienza definitiva fissata al 3 settembre 2013.
  In vista di tale udienza, l'Alta Corte di Allahabad dovrà fare pervenire alle parti tutta la documentazione riguardante il caso e sia accusa che difesa potranno richiedere di produrre ulteriore documentazione. Come prevedibile, i giudici hanno purtroppo respinto la richiesta di libertà su cauzione, che peraltro era stata già negata nei precedenti gradi di giudizio.
  Da segnalare che nelle settimane precedenti l'Ambasciata a New Delhi aveva mantenuto un costante contatto con lo studio dell'avvocato Mukul Rohatgi, legale indiano scelto dai connazionali per l'assistenza giudiziaria, fornendo puntuale supporto alla famiglia Bruno nel facilitare i contatti con i legali ed in particolare per ottenere condizioni di favore per quanto concerne gli onorari richiesti per la presentazione del ricorso. A seguito dell'udienza della Corte Suprema, l'Ambasciata ha inoltre immediatamente organizzato una nuova visita consolare ai connazionali, che ha avuto luogo il 16 febbraio scorso.
  A fine aprile 2013, l'Ambasciatore italiano a New Delhi ha avuto un nuovo incontro in Ambasciata con la signora Bruno, di ritorno da un soggiorno a Varanasi durante il quale ha incontrato in carcere il figlio Tomaso ed Elisabetta Boncompagni. L'Ambasciatore ha informato la signora Bruno dell'intenzione di recarsi personalmente in missione a Varanasi per incontrare i connazionali e, in tale occasione, anche il direttore del carcere.
  Da rilevare che la signora Bruno ha espresso gratitudine verso il Ministero degli affari esteri per l'assistenza finanziaria fornita nei primi gradi di giudizio, nonché per il contributo per le spese del ricorso in Corte Suprema.
  Premesso quanto sopra, per quanto di propria competenza il Ministero degli affari esteri continuerà a dedicarsi al caso con il massimo impegno e con il ricorso ad ogni possibile iniziativa in stretto contatto con i connazionali, i familiari e gli avvocati, in vista dell'udienza prevista per il 3 settembre 2013 presso la Suprema Corte di Delhi, che dovrà pronunciarsi sul ricorso presentato dai due connazionali e decidere, quindi, sugli esiti della vicenda.

Il Viceministro degli affari esteriLapo Pistelli.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

India

sanzione penale

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omicidio

stabilimento penitenziario

poverta'

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