ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/00483

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 17 del 16/05/2013
Firmatari
Primo firmatario: LAFFRANCO PIETRO
Gruppo: IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Data firma: 16/05/2013


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
  • MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 16/05/2013
Stato iter:
27/02/2014
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 27/02/2014
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 27/02/2014

CONCLUSO IL 27/02/2014

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-00483
presentato da
LAFFRANCO Pietro
testo di
Giovedì 16 maggio 2013, seduta n. 17

   LAFFRANCO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti . — Per sapere – premesso che:
   alla fine degli anni ’70 si sono verificati i primi smottamenti nella zona cosiddetta «Ivancich» di Assisi. Un'area densamente popolata che da piazza Matteotti passa per via Giovanni XXIII, Porta nuova, viale Umberto I, via San Benedetto e via Madonna dell'Olivo, fino ad arrivare a San Potente;
   gli smottamenti hanno a lungo creato disagi in tutta la zona, soprattutto dissesti idrogeologici che hanno causato la rottura dell'acquedotto in più punti, con conseguente disagio per le abitazioni servite;
   i lavori di consolidamento ebbero inizio nel 2001 a cura del provveditorato alle opere pubbliche per l'Umbria e dopo mille traversie, nel 2006, con i lavori realizzati appena al 50 per cento, si è addivenuti alla rescissione del contratto con la ditta aggiudicatrice;
   nel 2008 il provveditorato interregionale ha bandito la gara per i lavori di completamento dei lavori, aggiudicando gli stessi ad una nuova ditta, che però non vi ha potuto mai dare inizio a causa di un sopravvenuto annullamento dell'aggiudicazione nel 2010 a cura dello stesso provveditorato;
   nell'estate del 2009, a seguito delle forti piogge cadute in quel periodo, si sono verificati ulteriori disagi in tutta la zona Ivancich, con anche una microfrana dovuta alla mancanza di regimentazione idrogeologica del versante sovrastante Subasio;
   la vicenda dei lavori per la sistemazione idrogeologica dell'area, in particolare del versante di frana, non si è ancora definitivamente conclusa;
   nel marzo 2011 il provveditorato ha specificato che in via di autotutela ha verificato l'effettiva disponibilità dei fondi a suo tempo impegnati per la realizzazione di tutto l'intervento di consolidamento ed oramai caduti in perenzione amministrativa. Aggiungendo che, solo allorquando si acquisirà definitiva certezza delle disponibilità dei fondi, potrà procedersi, come per altro si è fatta riserva con il D.P n. 231/11 del 25 gennaio 2011, a rimettere gli atti di gara alla Commissione giudicatrice per la ripetizione della valutazione delle offerte e procedere a nuova aggiudicazione;
   le competenze sui lavori in questione sono, nel frattempo, passate al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ed i fondi residui per la realizzazione dell'intervento sono effettivamente andati in perenzione amministrativa;
   il provveditorato ha più volte chiesto al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare la disponibilità del finanziamento per il completamento dei lavori;
   con ordinanza n. 430 del 15 settembre 2011 (protocollo 29524) il sindaco di Assisi, in veste di ufficiale di Governo, ordinava al provveditore alle opere pubbliche per la Toscana e Umbria di «dare corso senza ulteriore indugio», ai lavori di completamento del consolidamento del versante in frana in località Ivancich, stante il concreto pericolo di ulteriore cedimenti;
   con nota del 26 settembre 2011 (protocollo 2782) il provveditorato interregionale richiedeva all'avvocatura distrettuale di Stato un parere in merito alle competenze in materia di difesa del suolo, ritenendo che i lavori di completamento fossero ormai divenuti di competenza della Regione Umbria;
   con successiva nota dell'11 ottobre 2011 (protocollo 0032155) il Sindaco chiedeva alla Presidenza del Consiglio dei ministri dipartimento di protezione civile la nomina di un commissario straordinario;
   in data 10 gennaio 2012, il sindaco di Assisi, stante la complessità della vicenda, ha provveduto a inviare una missiva direttamente al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, auspicando un suo intervento volto all'individuazione di un iter idoneo per la definitiva soluzione del problema;
   nel maggio 2012, come riportato dalla stampa locale, l'esasperazione di molti cittadini di Assisi a seguito delle inadempienze e delle promesse non mantenute si è manifestata in proteste pubbliche;
   nel dicembre 2012, il Sindaco e l'amministrazione comunale hanno nuovamente sollecitato l'immediata ripresa dei lavori di consolidamento della frana, per quanto attiene al secondo stralcio. Dopo due anni di attesa, infatti, il provveditore Toscana Umbria ha appaltato i lavori all'impresa e si attende solamente una lettera di autorizzazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
   in data 10 gennaio 2013 il consiglio comunale di Assisi ha approvato all'unanimità una mozione richiedente alla Presidenza del Consiglio dei ministri, ai Ministri dell'ambiente e delle finanze e alla regione Umbria di riscrivere a bilancio i fondi in perenzione e di rifinanziare in tempi rapidi i lavori di consolidamento;
   con ulteriori due missive, datate 8 aprile 2013 (protocollo 0011352) e 9 aprile 2013 (protocollo 0011667), il sindaco di Assisi richiedeva ulteriormente un intervento urgente da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per il completamento dei lavori di consolidamento. In tale occasione veniva altresì chiarita ulteriormente la portata e la gravità del movimento franoso in atto ad Assisi, con lo scivolamento di una vasta area della città di circa 7,5 millimetri l'anno (come rilevato nell'ottobre 2011 anche dall'ESA);
   in una relazione redatta dall'ingegner Pasquale Cosco del 20 febbraio 2013 vengono evidenziate le motivazioni tecniche per le quali è essenziale intervenire immediatamente al completamento dei lavori mediante la realizzazione dei dreni sub verticali al fine di non compromettere la funzionalità delle parti di opere già realizzate e quindi mettere a rischio l'intero progetto;
   vista la gravità della situazione il provveditorato alle opere pubbliche per l'Umbria ha riattivato i sistemi di monitoraggio al fine di riscontrare un ulteriore aggravamento del movimento franoso in atto;
   appare evidente all'interrogante che ci si trova di fronte ad una vicenda di degenerazione burocratica, di cui, come sempre, pagano le conseguenze i cittadini che da troppi anni attendono risposte chiare e i necessari interventi risolutori;
   in tale contesto, perdurando la mancanza di un definitivo intervento da parte delle autorità competenti, esiste il rischio concreto di nuovi pericolosi eventi franosi che coinvolgerebbero inevitabilmente la popolazione residente con gravi rischi anche per l'incolumità fisica –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti descritti, e in quali tempi intendano intervenire per chiarire definitivamente gli aspetti di propria competenza nell'interesse dei cittadini coinvolti, permettendo la ripresa e la definitiva conclusione dei lavori;
   se non intendano, come richiesto dagli amministratori locali, convocare nel più breve tempo possibile un tavolo istituzionale che veda coinvolti a vario titolo tutti gli enti preposti alla tutela del territorio, così da addivenire ad un iter amministrativo certo e concordato, dando così una risposta alla cittadinanza preoccupata per l'evoluzione negativa della vicenda.
(4-00483)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 27 febbraio 2014
nell'allegato B della seduta n. 181
4-00483
presentata da
LAFFRANCO Pietro

  Risposta. — Con l'interrogazione in esame, l'interrogante ha riassunto con dovizia di particolari la lunga e travagliata questione dei lavori di consolidamento della cosiddetta frana di Assisi, che consegue ai primi smottamenti registrati sin dalla fine degli anni ’70 nella località «Ivancich».
  La zona interessata dagli interventi, in particolare, posta nel versante sud di Assisi, è situata all'interno dell'abitato, immediatamente a ridosso della parete meridionale della cinta muraria medioevale. Nella zona sono presenti, oltre a vari edifici privati, anche l'ospedale e il complesso edilizio relativo al convento dei Cappuccini.
  Per meglio comprendere le pertinenti e perduranti problematiche, appare opportuno ricordare, innanzitutto, che all'epoca dei primi sopralluoghi quasi tutti gli edifici risultavano più o meno lesionati, al punto che per alcuni di questi, compresa un'ala dell'ospedale e parte del Convento dei Cappuccini, era stato ordinato lo sgombero ed effettuato il transennamento. L'area interessata dal movimento franoso, complessivamente, misurava circa 40 ettari.
  I vari studi e progetti che si erano succeduti nel tempo, non avevano, peraltro, trovato accoglienza a causa di problemi legati alla incompatibilità con il contesto storico-ambientale in cui è posta l'area ed alle particolari condizioni di disagio, e qualche volta di rischio, cui sarebbero stati sottoposti gli abitanti della zona.
  Era stato accertato, infatti, che i terreni interessati sono costituiti da una coltre di materiale detritico di spessore variabile compreso tra 0 e 60 metri poggiante sulla formazione di base marnoso arenacea (complesso di sedimenti prevalentemente terrigeni di età miocenica). Le analisi e le indagini di carattere geologico e geotecnico effettuate hanno dimostrato che il principale responsabile del movimento franoso è l'acqua che, permeando in maniera diffusa attraverso l'ammasso detritico, lo rende instabile sulla superficie d'appoggio della sottostante formazione.
  La circolazione idrica sotterranea è alimentata in maniera significativa dai rilasci delle formazioni carbonatiche a ridosso del corpo di frana e dalle infiltrazioni dirette provenienti dalla superficie dell'area di frana. Sulla base di queste considerazioni è stato individuato il tipo di intervento necessario ad arrestare il fenomeno franoso e stabilizzare l'intera area, attraverso la realizzazione di un particolare sistema drenante capace di abbattere i carichi piezometrici presenti.
  A seguito, quindi, di un primo finanziamento all'uopo assicurato, il Provveditorato alle opere pubbliche per l'Umbria aveva realizzato per tramite della Ati Tecnis Spa, – Si.Gen.Co. Spa, cui era stato affidato l'appalto (a favore del quale era stato assunto il pertinente impegno di spesa a carico del competente capitolo di spesa dell'allora competente Ministero delle infrastrutture – oggi di questo Ministero), una prima parte dei lavori che consistono nella realizzazione di pozzi verticali ed opere accessorie. I lavori non erano stati, tuttavia, portati a compimento in quanto la stazione appaltante aveva risolto nel corso del 2007 l'appalto per grave inadempimento del contraente, il quale ha promosso apposito contenzioso presso il tribunale di Perugia, tuttora pendente.
  Al fine di garantire il completamento degli interventi predetti, necessari anche in relazione alla oggettiva circostanza che l'opera, allo stato dell'arte, non poteva, come ancora oggi non può, garantire alcun effetto positivo di assestamento del territorio, il competente provveditorato aveva provveduto a bandire apposita gara per l'affidamento dei lavori di completamento dell'intervento in parola.
  Finalmente nel 2011, a seguito di altre vicissitudini, lo stato delle procedure erano giunte al punto di poter procedere alla aggiudicazione del nuovo appalto, quando si poneva prepotentemente alla attenzione della stazione appaltante la impossibilità di utilizzare i fondi residui dell'impegno originario a suo tempo assunto a favore dei primi affidatari dell'intervento, in quanto nel frattempo caduti in perenzione amministrativa.
  Al riguardo, valga segnalare che si parla di perenzione amministrativa quando taluni impegni di spesa, regolarmente assunti per far fronte a obbligazioni contratte dallo Stato e giuridicamente perfezionate (esempio: contratto di appalto), non vengono assoggettati alla successiva fase della liquidazione, ordinazione e pagamento entro un certo periodo di tempo e sono per questo «cancellati» dal bilancio della pertinente amministrazione. Si tratta di un istituto caratteristico della contabilità pubblica che di norma non arreca danno al creditore in quanto il medesimo può comunque avanzare richiesta di pagamento (a fronte di una prestazione o di una fornitura regolarmente resa) dando corso ad una apposito procedimento di natura amministrativa che si conclude con la nuova iscrizione del suo credito nel bilancio della stessa pertinente amministrazione, prelevando le risorse da un apposito «fondo speciale» istituito nello stato di previsione della spesa del Ministero dell'economia e delle finanze.
  Sulla possibilità di procedere in tal senso anche nel caso in esame, tuttavia, si esprimeva in senso sfavorevole l'Ufficio centrale del bilancio coesistente presso questo dicastero con la nota prot. n. 6921 del 22 giugno 2012, negando la possibilità di utilizzare i residui passivi perenti per un soggetto giuridico diverso da quello per il quale venne a suo tempo assunto l'impegno contabile.
  Dello stesso avviso era stato, altresì, il parere reso dall'ispettorato generale di bilancio del Mef con la nota prot. n. 69903 del 31 agosto 2012, alla cui attenzione era stata sottoposta la questione.
  Esclusa, così, la possibilità di poter utilizzare, per i fini che qui interessano, quanto rimaneva delle risorse a suo tempo complessivamente stanziate, e considerato che la somma necessaria per la ripresa dei lavori e il conseguente completamento degli interventi era stata quantificata in circa 3,5 milioni di euro, a meno di una improbabile resipiscenza dei competenti uffici del Mef, altro non v'era che reperire nuove ed ulteriori risorse.
  Sul punto si riferisce, infatti, che tra questo Ministero e la regione Umbria risultava in essere, firmato in data 3 novembre 2010, un accordo di programma finalizzato alla programmazione e al finanziamento di interventi urgenti e prioritari per la mitigazione del rischio idrogeologico nel territorio della regione. In esso, in particolare, era prevista la realizzazione di n. 22 interventi per una spesa programmata di complessivi euro 45,648 milioni, di cui oltre euro 21 milioni di provenienza ministeriale e i rimanenti euro 24 milioni circa posti a carico della stessa regione.
  La problematica specifica, tuttavia, nonché quella più in generale riconducibile alle problematiche connesse al dissesto idrogeologico, sono da tempo tenute da questo Dicastero in prioritaria considerazione.
  La lotta contro il dissesto idrogeologico, infatti, è una grande emergenza nazionale e si ritiene rappresenti il più grande investimento infrastrutturale che il nostro Paese ha in questo momento il dovere di compiere. Le stime dei costi degli interventi da realizzare per la mitigazione di questi rischi ci danno numeri allarmanti. Si pensi che solo per mettere in sicurezza le aree a più elevato rischio idrogeologico è stato stimato che servirebbero circa 11 miliardi di euro, mentre per mettere in sicurezza l'intero paese la cifra salirebbe a circa 40 miliardi di euro.
  Ed è stato proprio per tali motivi che questo Ministero si è fatto parte diligente nel cercare di reperire le necessarie risorse da destinare alla realizzazione degli interventi di messa in sicurezza in relazione alla frana in movimento in località Ivancich nel comune di Assisi – che qui in particolare interessa – prevedendo una apposita norma per la finalizzazione di risorse per 2 milioni di euro nel decreto-legge 31 ottobre 2013, n. 126 (articolo 1, comma 10), recante «Misure finanziari urgenti in favore di regioni ed enti locali ed interventi localizzati nel territorio», purtroppo decaduto per mancata conversione.
  Un'altra e parallela iniziativa, tuttavia, originariamente programmata per consentire il completamento dello stesso intervento, risulta essere andata a buon fine. Infatti, in data 24 dicembre 2013 si è pervenuti alla sottoscrizione tra il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e il presidente della regione Umbria di un apposito atto integrativo all'accordo di programma di cui sopra, finalizzato ad assicurare ulteriori risorse pari a 2,3 milioni di euro, provenienti interamente dal bilancio ministeriale, per la sistemazione del versante di frana di cui si discute.
  Nel ritenere di aver corrisposto, questo Ministero, con atti concreti e in tempi relativamente brevi alle legittime istanze del territorio in un settore, quale quello del dissesto idrogeologico, che purtroppo interessa gran parte della nazione, si rassicura l'interrogante che l'attenzione sulle pertinenti problematiche sarà tenuto comunque alto anche per il prossimo futuro, al fine di adottare, anche di concerto con le altre amministrazioni ed enti pubblici interessati, tutte le più idonee iniziative di competenza
Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mareMarco Flavio Cirillo.

Classificazione EUROVOC:
GEO-POLITICO:

ASSISI,PERUGIA - Prov,UMBRIA

EUROVOC :

durata del lavoro

procedura amministrativa

risoluzione di contratto

amministrazione locale

disastro naturale

idrologia