ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/00044

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 1 del 15/03/2013
Firmatari
Primo firmatario: PILI MAURO
Gruppo: IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Data firma: 15/03/2013


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 16/03/2013
Stato iter:
16/07/2013
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 16/07/2013
CANCELLIERI ANNA MARIA MINISTRO - (GIUSTIZIA)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 16/07/2013

CONCLUSO IL 16/07/2013

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-00044
presentato da
PILI Mauro
testo di
Venerdì 15 marzo 2013, seduta n. 1

   PILI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   il Ministero della giustizia ha in animo di trasferire detenuti pericolosi di alta sicurezza 1 presso gli istituti penitenziari sardi;
   la possibilità di trasferire i detenuti più pericolosi negli istituti penitenziari dell'isola riveste una serie di rilevanti problemi di varia natura da quelli sociali ed ambientali sino a quelli trattamentali e di natura economica;
   prima di tutto esistono gravi problematiche sociali ed ambientali, legate alle infiltrazioni mafiose camorristiche ecc.;
   in Sardegna, il problema di contatto con la criminalità organizzata è ben minore rispetto ad altre regioni meridionali, dove c’è la mafia, la camorra, la ’ndrangheta;
   la Sardegna risulta estranea da infiltrazioni di questo tipo;
   il trasferimento di tali detenuti comporterebbe un altissimo rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata, basti considerare il disagio delle famiglie di questi di doversi spostare per effettuare colloqui, consegnare pacchi di beni di consumo e di vestiario, che indurrebbe le stesse a trasferirsi in Sardegna pur di stare a contatto diretto e costante con i propri congiunti detenuti;
   la Sardegna in questo momento particolare si trova in una posizione di estrema vulnerabilità, ha diversi problemi strutturali e congiunturali che potrebbero aggravarsi ulteriormente comportando un'ulteriore disgregazione sociale e territoriale;
   rispetto a tele debolezza è necessario intervenire con progetti di sviluppo che fungano piuttosto da collante nei confronti della popolazione, che mitighino il senso di insicurezza individuale e collettivo e salvaguardino l'isola quale terra incontaminata da tale tipo di criminalità;
   la commistione che si vuole creare tra le varie culture rischia di incidere in modo determinante sui fattori di criticità enucleati e sul senso identitario;
   si vuole impiegare lo spazio penitenziario a disposizione con detenuti (peraltro pericolosi) di altre regioni mentre i detenuti sardi si trovano in altri istituti della penisola e chiedono, da tempo, di poter rientrare in Sardegna;
   tale condizione dei detenuti sardi contrasta inoltre con il principio di territorializzazione della pena che preferisce la collocazione dei detenuti in prossimità dei luoghi di origine per stare più vicini alla famiglia;
   stessa considerazione va fatta, con una più pressante e dovuta attenzione, per i poliziotti penitenziari sardi che si trovano nella penisola e che vorrebbero tornare nella propria terra natale;
   la vicinanza culturale, linguistica, è fondamentale nelle carceri;
   i detenuti sardi dovrebbero essere dislocati in istituti sardi e confrontarsi, anche da un punto di vista trattamentale, con operatori del luogo di origine che sono sicuramente più in grado di interpretarne le specifiche esigenze;
   così stabilisce l'articolo 13 dell'ordinamento penitenziario sulla individualizzazione del trattamento rieducativo;
   tale trattamento, infatti, (così stabilisce la legge) deve rispondere ai particolari bisogni della personalità di ciascun soggetto e l'osservazione deve essere orientata a rilevare le carenze fisiopsichiche e le altre cause del disadattamento sociale;
   la conoscenza del retroterra culturale per l'individuazione delle cause del disadattamento sociale, da parte degli operatori di riferimento, è da considerarsi elemento preferenziale nella scelta della collocazione penitenziaria del detenuto;
   nella scelta, quindi, bisognerebbe privilegiare l'aspetto di conoscenza, dimestichezza ed esperienza degli operatori piuttosto che fattori di tipo politico-strategico;
   sul piano educativo-trattamentale valgono le seguenti considerazioni: l'alta concentrazione di detenuti appartenenti alla criminalità organizzata e alla delinquenza più efferata, di rilevante pericolosità sociale (e individuale) potrebbe creare problemi di gestione per gli educatori che sono già in numero inadeguato e non hanno, inoltre, la formazione specifica per tale trattamento;
   molti educatori sono stati, infatti, reclutati di recente e non dispongono di una preparazione ad hoc per il trattamento di questi soggetti poiché il Ministero, nonostante il progetto di cui si discute, non ha ancora attivato corsi di formazione specifici per la gestione educativa di tale particolare categoria di detenuti;
   anche le «vecchie leve», non essendo mai sorto il problema in passato, risultano sprovviste di un'impostazione criminologica di tipo operativo del genere descritto e si trovano impreparati nel fronteggiare questa nuova ondata delinquenziale;
   esistono poi problemi di carattere economico: i trasferimenti, le diverse traduzioni, pesano enormemente sulle casse del Ministero;
   queste risorse economiche potrebbero, invece, essere utilizzate in modo più adeguato e mirato alle reali esigenze sarde;
   è indispensabile intervenire per eliminare gli sprechi pubblici e programmare una gestione oculata delle risorse finanziarie in funzione degli obiettivi che si vogliono raggiungere –:
   se non ritenga, alla luce delle predette valutazioni e considerazioni, di dover revocare i massici trasferimenti di detenuti AS1 nella regione Sardegna con particolare riferimento al carcere di Massama-Oristano;
   se non ritenga alla luce dell'articolo 13 dell'ordinamento penitenziario sulla individualizzazione del trattamento rieducativo di dover attuare una politica tesa a favorire la dislocazione dei detenuti sardi in istituti sardi al fine di confrontarsi, anche da un punto di vista trattamentale, con operatori del luogo di origine che sono sicuramente più in grado di interpretarne le specifiche esigenze;
   se non ritenga di dover favorire nelle carceri della Sardegna la vicinanza culturale e linguistica;
   se non ritenga di dover privilegiare l'aspetto di conoscenza, dimestichezza ed esperienza degli operatori piuttosto che fattori di tipo politico-strategico;
   se non ritenga alla luce delle considerazioni in premessa di dover perseguire nella pianificazione gestionale delle carceri sardi e non solo il principio di territorializzazione della pena che preferisce la collocazione dei detenuti in prossimità dei luoghi di origine per stare più vicini alla famiglia;
   se non ritenga, proprio alla luce delle dichiarate esigenze di risparmio economico e gestionale, di dover scongiurare tale trasferimento di detenuti provenienti dal 41-bis e collocati nell'AS1, proprio perché appaiono rilevanti i problemi di carattere economico legati ai trasferimenti, alle diverse traduzioni che pesano enormemente sui bilanci del Ministero e dello Stato in termini più complessivi.
(4-00044)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Martedì 16 luglio 2013
nell'allegato B della seduta n. 54
4-00044
presentata da
PILI Mauro

  Risposta. — La destinazione d'uso degli istituti e dei padiglioni penitenziari viene pianificata dall'amministrazione penitenziaria tenendo conto della conformazione logistica e degli standard di sicurezza delle strutture, al fine di valutare l'assegnazione dei detenuti in relazione alla pericolosità sociale connessa ai reati loro ascritti (comuni/alta sicurezza) ed alla posizione giuridica (imputati/definitivi).
  In particolare, per le strutture sarde di recente e prossima apertura, detta pianificazione è stata partecipata al provveditore locale anche in funzione della riorganizzazione dei circuiti regionali.
  Il progetto territoriale relativo alla Sardegna prevede che il nuovo istituto di Oristano – entrato in funzione nel mese di ottobre dello scorso anno – sia destinato ad ospitare detenuti appartenenti al circuito dell'alta sicurezza. Tale configurazione è, peraltro, subordinata all'entrata in funzione del nuovo istituto di Sassari prevista per la fine del corrente mese.
  Pertanto, nelle more dell'operatività di quest'ultimo istituto, non è stata disposta alcuna movimentazione di detenuti alta sicurezza presso l'istituto di Oristano che, allo stato, ospita esclusivamente detenuti del circuito media sicurezza, presenti, alla data del 10 giugno 2013, in numero di 194 a fronte di una capienza regolamentare di 212 posti detentivi.
  Relativamente al timore – manifestato dall'interrogante – che l'invio di detenuti alta sicurezza presso la regione Sardegna possa rivelarsi destabilizzante per il territorio, si evidenzia che sarà cura del locale provveditorato, attraverso le direzioni degli istituti che ospiteranno tale tipologia di ristretti, intensificare – come già avvenuto ad opera dello staff direzionale della casa di reclusione di Tempio Pausania – i rapporti con le istituzioni, con i rappresentanti della società civile e con l'associazionismo locale, allo scopo di sviluppare la necessaria sinergia con il territorio e di «rassicurare» gli interlocutori locali, ed attraverso essi, la popolazione.
  Si ritiene, infatti, che la conoscenza ed il dialogo con il territorio consentiranno di individuare e di monitorare le risorse esistenti all'esterno dell'ambito penitenziario, cui fare riferimento per la programmazione delle attività trattamentali e per promuovere ogni iniziativa volta a riempire di contenuti il periodo di detenzione, con l'obiettivo di assicurare la funzione rieducativa della pena.
  Il principio di territorializzazione della pena è tenuto in debita considerazione dall'amministrazione penitenziaria al momento di individuare la sede più idonea per ciascun detenuto, compatibilmente con le esigenze di ordine e sicurezza degli istituti e di opportunità per talune categorie di soggetti che richiedono l'assegnazione in apposite sezioni. In particolare, tale principio può trovare limitazioni nei confronti di detenuti ascritti al circuito di alta sicurezza, per i quali preminenti esigenze connesse alla loro pericolosità sociale possono rendere inopportuna la permanenza in luoghi prossimi al territorio di radicamento dell'organizzazione criminale di appartenenza.
  Detta limitazione trova, peraltro, fondamento proprio nell'articolo 42 dell'ordinamento penitenziario che individua, fra i criteri principali che presiedono ai trasferimenti, quelli relativi alle richiamate esigenze di sicurezza.
  Quanto all'opportunità, segnalata dall'interrogante, di assegnare i detenuti sardi in istituti siti nel territorio della Sardegna per permettere loro di confrontarsi, anche da un punto di vista trattamentale, con operatori del medesimo luogo di origine, che siano in grado di interpretarne meglio le specifiche esigenze, si osserva che, alla data del 31 dicembre 2012, dei 1.222 detenuti aventi residenza in Sardegna, 1.055 (l'86,33 per cento) risultavano assegnati in istituti della regione. La restante percentuale di detenuti sardi si trovava assegnata o trasferita in altri istituti del Paese per ragioni processuali, o per motivi di studio o lavoro, o ancora per ragioni di ordine e sicurezza.
  Con riferimento, invece, alla proposta dell'interrogante di assumere iniziative tese ad assegnare presso gli istituti detentivi della Sardegna il personale di Polizia penitenziaria di origine sarda che si trova ad operare in istituti della penisola, si rileva che, dovendosi tenere conto delle vigenti disposizioni, i trasferimenti degli interessati possono avvenire solo mediante la procedura di mobilità a domanda; tale procedura prevede lo scorrimento delle graduatorie definitive di merito predisposte per ciascuna delle sedi comprese nell'apposito interpello nazionale.
  Quanto, infine, alla preoccupazione manifestata dall'interrogante riguardo alla circostanza secondo cui gli educatori, recentemente assunti, non avrebbero una preparazione specifica per interagire con detenuti di particolare pericolosità, si rappresenta che il percorso formativo svolto nei loro confronti ha avuto come obiettivo quello di fornire nel modo più concreto possibile gli strumenti professionali utili alla gestione della relazione e del trattamento dei detenuti tutti, considerando proprio l'estrema eterogeneità dell'utenza che popola gli istituti penitenziari; a tale proposito, sono stati fatti specifici approfondimenti sulle diverse tipologie di detenuti, compresa quella afferente ai detenuti rientranti nel circuito alta sicurezza.

Il Ministro della giustiziaAnna Maria Cancellieri.

Classificazione EUROVOC:
GEO-POLITICO:

SARDEGNA

EUROVOC :

trasferimento di detenuti

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assetto territoriale

formazione professionale