ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE 3/02464

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 670 del 12/09/2016
Ex numero atto
Precedente numero assegnato: 5/06207
Firmatari
Primo firmatario: PARENTELA PAOLO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 09/09/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
NESCI DALILA MOVIMENTO 5 STELLE 09/09/2016
DAGA FEDERICA MOVIMENTO 5 STELLE 09/09/2016


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
  • MINISTERO DELLA SALUTE
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
  • MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 09/09/2016
Stato iter:
13/09/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 13/09/2016
Resoconto VELO SILVIA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
 
REPLICA 13/09/2016
Resoconto PARENTELA PAOLO MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 13/09/2016

SVOLTO IL 13/09/2016

CONCLUSO IL 13/09/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta orale 3-02464
presentato da
PARENTELA Paolo
testo presentato
Lunedì 12 settembre 2016
modificato
Martedì 13 settembre 2016, seduta n. 671

   PARENTELA, NESCI e DAGA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti . — Per sapere – premesso che:
   il Ministero della salute ha messo a disposizione un sito web in cui è possibile visualizzare e avere informazioni sulle aree di balneazione, attraverso un monitoraggio delle coste italiane. Per la regione Calabria sono emerse delle criticità soprattutto nel tratto tirrenico della provincia di Cosenza e in quello di Reggio Calabria. Il problema della balneabilità sarebbe collegato, oltre all'inquinamento, anche al malfunzionamento dei depuratori che non permettono sempre una completa rimozione dei contaminati dalle acque reflue, i quali si riversano nei torrenti più vicini per poi sfociare nei mari;
   diciassette campionamenti sui venticinque eseguiti tra il 1o ed il 4 luglio 2015 lungo le coste della Calabria da Goletta Verde – la storica campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all'informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane – presentano una carica batterica elevata, superiore alle soglie stabilite dalla legge. Per 15 di questi punti, principalmente alle foci di fiumi, torrenti e scarichi, il giudizio è di «fortemente inquinato»;
   i campionamenti eseguiti lungo le coste calabresi hanno dato i seguenti risultati:
    a) sei i prelievi effettuati in provincia di Reggio Calabria, quattro dei quali giudicati «fortemente inquinati»: si tratta dei campionamenti eseguiti alla foce del torrente Menga (località Sabbie bianche) e presso lo sbocco dello scarico vicino al lido comunale entrambi a Reggio Calabria (per quest'ultimo punto va specificato che nonostante il «temporaneo» divieto di balneazione la zona è altamente frequentata da bagnanti); alla spiaggia presso lo scarico sul lungomare Cenide a Villa San Giovanni; alla foce del fiume Mesima a San Ferdinando. Carica batterica entro i limiti quella riscontrata, invece, alla spiaggia di fronte piazza Porto Salvo a Melito Porto San Salvo e alla foce del fiume Petrace a Marina di Gioia Tauro;
    b) dei cinque prelievi effettuati nel cosentino è risultato nei limiti di legge soltanto quello effettuato alla spiaggia del lido Diamante in località Torricella di Diamante. Fortemente inquinato, invece, il giudizio per i prelievi alla foce del canale sulla spiaggia libera di Villapiana Lido; alla foce del fiume Crati in località Laghi di Sibari a Cassano allo Ionio; alla foce del fiume Parise a Bonifati e alla foce del fiume San Francesco a Paola;
    c) quattro i campionamenti nel crotonese, due dei quali fortemente inquinati: alla foce del fiume Esaro, a Crotone, e in prossimità del canale sulla spiaggia a destra del Castello a Isola di Capo Rizzuto. Entro i limiti invece l'altro prelievo a Crotone, sulla spiaggia del lungomare Magna Grecia, e alla foce del fiume Tacina a Steccato di Cutro;
    d) in provincia di Catanzaro ha dato esito positivo soltanto il campionamento eseguito alla spiaggia di Caminia a Stallettì. Fortemente inquinato, invece, il giudizio per le acque prelevate alla foce del fiume Fiumarella a Catanzaro Lido e alla foce del torrente Zinnavo a Lamezia Terme. Inquinato, invece, quello alla foce del torrente nei pressi del faro di Capo Suvero a Gizzeria;
    e) sei i prelievi effettuati in provincia di Vibo Valentia. Fortemente inquinati sono stati giudicati quelli compiuti alla foce del torrente Mandricelle, nella frazione Corrorino-Porticello di Joppolo; alla foce della fiumara Ruffa in località La Torre di Ricardi e alla foce del fiume Sant'Anna di Vibo Valentia. Inquinato il giudizio del prelievo agli scogli alla foce del torrente Britto a Marina di Nicotera. Entro i limiti quello alla foce del fiume Angitola, in località Calamaio di Pizzo Calabro. I tecnici di Legambiente – dopo diverse segnalazioni di cittadini attraverso il servizio Sos Goletta – hanno inoltre esaminato un campione d'acqua prelevato presso la spiaggia libera contrada di Riaci a Ricadi, anch'esso entro i limiti di legge. I bagnanti continuano in ogni caso a segnalare chiazze sospette in acqua in determinati orari e per questo si richiede all'amministrazione di effettuare ulteriori controlli per verificare la provenienza di questa criticità;
   dal dossier di Legambiente «La depurazione in Calabria: un contributo per affrontare il problema dello smaltimento dei fanghi» emerge come la regione Calabria abbia una potenzialità di depurazione pari all'81 per cento degli abitanti equivalenti totali, ma analizzando la reale capacità di trattare adeguatamente gli scarichi, il dato si abbassa notevolmente. Infatti, secondo l'Istat (dati al 2012) ad essere trattati in maniera adeguata è il 51,5 per cento del totale del carico generato;
   le sopra citate criticità sono state evidenziate anche nell'ultima procedura d'infrazione aperta dall'Unione europea nei confronti dell'Italia che comprende anche 130 agglomerati calabresi. Inadeguatezza che è già costata alla regione una condanna da parte della Commissione europea nel 2012 e che, secondo i calcoli del Governo, comporterebbe, a partire dal 2016 e fino al completamento degli interventi di adeguamento richiesti, una multa di 38 milioni di euro all'anno. Per far fronte alla prima condanna del 2012 era stato stimato un fabbisogno per questa regione di circa 243 milioni di euro e di questi la delibera Cipe 60/2012 ne stanziava 160 milioni (più altri 83 milioni da altre risorse). Per ora sono state, però, sbloccate opere solo per 104 milioni di euro (8 interventi) e rimangono ferme ancora 10 opere per circa 140 milioni di euro a causa della mancanza di progetti concreti e immediatamente realizzabili a cui destinare i fondi, com’è ammesso dallo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e dal presidente Oliverio che ha chiesto un «programma di efficientamento e rifunzionalizzazione degli impianti di depurazione nei comuni costieri della regione Calabria» che riguarderà 100 amministrazioni comunali per 8 milioni di euro di interventi;
   oltre l'adeguamento degli impianti rimane anche il problema del loro sottoutilizzo. Infatti dall'analisi dei dati forniti alla regione Calabria emerge che alcuni impianti risultano utilizzati in maniera molto ridotta. Tra il 2012 e il 2013 gli impianti negli elenchi della regione sono aumentati, passando da 541 a 548; il numero di controlli è diminuito da 289 a 239 così come il numero di impianti controllati, passato dal 35,67 per cento al 26,64 per cento; il numero di controlli risultati conformi è aumentato passando dal 28,37 per cento al 58,58 per cento. Attualmente si nota che su circa 500 depuratori presenti sul territorio calabrese solo il 25 per cento dei comuni trasmette le informazioni sui fanghi di depurazione. Dai dati emerge inoltre che le quantità di fanghi prodotti sono, nella gran parte dei dati disponibili, non congruenti con i dati di letteratura che riportano una produzione di fanghi di circa 2-6 chilogrammi per metro cubo di acqua trattata;
   a quanto sinora asserito si aggiunga la cattiva gestione degli impianti di depurazione e del collettamento. Da notizie a mezzo stampa, infatti, gli interroganti apprendono che grave è soprattutto la presenza, diffusa lungo la costa, di scarichi a cielo aperto o mediante condotte, spesso non segnalate o addirittura volutamente occultate. Se l'apporto inquinante estivo dei corsi d'acqua è scarso, tranne che in occasione di piogge, assumono, invece, una certa importanza l'entità degli scarichi ed i flussi delle condotte, soprattutto se raccolgono le acque di scarico di insediamenti turistici, seconde case ed aree residenziali non collettate;
   non ci vorrà molto prima che il Governo firmi il decreto che porta al commissariamento della regione Calabria nel settore del trattamento delle acque e della depurazione. Al termine del periodo fissato, il Governo attiverà i poteri commissariali sostitutivi previsti dallo «sblocca Italia» facendo ripiombare la regione Calabria, di nuovo, in una gestione commissariale che dal 1998 al 2008 ha avuto solo esiti fallimentari come evidenziato nella relazione finale dell'Ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf), in merito alla gestione dei finanziamenti ricevuti dall'Ufficio del commissario delegato nell'ambito del por Calabria 2000-2006, del 2010: gravi irregolarità amministrative, assoluta mancanza di controlli, appalti in deroga alle leggi violando le prescrizioni sul cofinanziamento dei programmi comunitari, assenza di collaudi, mancanza di relazioni sulla conclusione o sullo stato dei lavori, varianti e aumenti di spesa non giustificati;
   l'articolo 7, comma 6, del decreto-legge n. 133 del 2014, cosiddetto «sblocca Italia», prevede: «Al fine di garantire l'adeguamento dell'ordinamento nazionale alla normativa europea in materia di gestione dei servizi idrici, è istituito presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare un apposito fondo destinato al finanziamento degli interventi relativi alle risorse idriche. Il fondo è finanziato mediante la revoca delle risorse già stanziate dalla delibera del Comitato interministeriale per la programmazione economica (cipe) 30 aprile 2012, n. 60/2012, pubblicata nella Gazzetta ufficiale n. 160 dell'11 luglio 2012, destinate ad interventi nel settore idrico per i quali, alla data del 30 settembre 2014, non risultino essere stati ancora assunti atti giuridicamente vincolanti e per i quali, a seguito di specifiche verifiche tecniche effettuate dall'Ispra, risultino accertati obiettivi impedimenti di carattere tecnico-progettuale o urbanistico ovvero situazioni di inerzia del soggetto attuatore. Per quanto non diversamente previsto dal presente comma, restano ferme le previsioni della stessa delibera del Cipe n. 60/2012 e della delibera del Cipe 30 giugno 2014, n. 21/2014, pubblicata nella Gazzetta ufficiale n. 220 del 22 settembre 2014, relative al monitoraggio, alla pubblicità, all'assegnazione del codice unico di progetto e, ad esclusione dei termini, alle modalità attuative. I presidenti delle regioni o i commissari straordinari comunicano al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare l'elenco degli interventi, di cui al presente comma, entro il 31 ottobre 2014»;
   gli interroganti hanno appreso dalla risposta del Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare all'atto di sindacato ispettivo n. 5/05774, presentato in data 10 giugno 2015 dal MoVimento 5 Stelle, che: «sebbene la disposizione rimandi all'emanazione di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri la fissazione di criteri, modalità ed entità delle risorse da destinare al finanziamento degli interventi sempre in materia di adeguamento dei sistemi depurativi, la stessa norma non ha previsto l'assegnazione delle risorse revocate in “entrata di bilancio dello Stato”». Quindi, in sostanza, il fondo attivato dallo «sblocca Italia» appare bloccato dallo stesso Governo;
   il sopra citato deficit depurativo non risparmia nessuna provincia calabrese e rischia di compromettere la stessa economia turistica –:
   se si intendano assumere iniziative per creare un sistema di coordinamento strutturato che sia fuori dalla logica del commissariamento con un mandato chiaro e limitato nel tempo che porti quanto prima ad attivare una gestione ordinaria delle risorse idriche che risponda a criteri di efficacia ed efficienza e garantisca trasparenza nelle procedure di affidamento degli interventi e nell'utilizzo dei fondi a disposizione;
   se si intenda consentire ai comuni interessati, in via del tutto eccezionale, a fronte della situazione emergenziale in termini di tutela della salute, l'allentamento dei vincoli del patto di stabilità al solo fine di attuare il programma di efficientamento e rifunzionalizzazione degli impianti di depurazione nei comuni costieri della regione Calabria, onde evitare che la carenza di risorse impegnabili comprometta l'efficacia dell'azione intrapresa;
   se non ritenga necessario ed urgente, per superare le procedure di infrazione avviate dall'Unione europea, accelerare, per quanto di competenza, la realizzazione degli interventi, piuttosto che revocare le relative risorse, per le quali ad ora manca anche un intervento normativo specifico, o quantomeno colmare immediatamente la lacuna normativa relativa al fondo istituito dall'articolo 7, comma 6, del decreto-legge «Sblocca Italia»;
   se non intendano adoperarsi, per quanto di competenza, affinché venga eseguita una mappatura subacquea completa che permetta di individuare la presenza di condotte non segnalate o addirittura volutamente occultate. (3-02464)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

frode

ULAF

inquinamento idrico