ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE 3/00485

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 127 del 28/11/2013
Firmatari
Primo firmatario: TIDEI MARIETTA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 28/11/2013


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI delegato in data 28/11/2013
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta orale 3-00485
presentato da
TIDEI Marietta
testo di
Giovedì 28 novembre 2013, seduta n. 127

   TIDEI. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
   il 24 giugno 2013, la Knesset, il Parlamento israeliano, ha approvato il cosiddetto piano Prawer-Begin, che così come approvato rappresenterebbe la più vasta land grab (letteralmente sottrazione di terreni) messa in atto da Israele dal 1948 sui territori del deserto di Al-Naqab (Negev). L'applicazione di tale piano comporterebbe la rimozione di oltre 35 villaggi non riconosciuti e l'espulsione forzata di oltre 70.000 beduini palestinesi;
   la comunità internazionale e importanti ong hanno ripetutamente richiamato Israele a sospendere l'attuazione del piano Prawer;
   fonti giornalistiche hanno riportato la dura condanna espressa dall'alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, Navi Pillay: «In quanto cittadini israeliani, i beduini palestinesi hanno gli stessi diritti alla proprietà e ai servizi pubblici di tutti gli altri. Il governo deve riconoscere e rispettare i diritti delle comunità beduine, compreso il riconoscimento della proprietà delle terre. Israele è colpevole dell'implementazione di una politica discriminatoria di trasferimento forzato. Se il disegno di legge sarà approvato – ha proseguito la Pillay – porterà alla demolizione di intere comunità beduine, forzandole a lasciare le loro case e a distruggere il loro tradizionale stile di vita. Il rispetto dei diritti delle minoranze è un elemento fondamentale di una democrazia»;
   il Parlamento europeo, con la risoluzione sulla politica dell'Unione europea in Cisgiordania e a Gerusalemme Est 2012/2964 (RSP): «viste la sue precedenti risoluzioni, in particolare quelle del 29 settembre 2011 sulla situazione in Palestina, del 16 febbraio 2012 sulla proposta di decisione del Consiglio relativa alla conclusione della convenzione regionale sulle norme di origine preferenziali paneuromediterranee e del 9 settembre 2010 sulla situazione del fiume Giordano, con particolare riferimento alla regione del Basso Giordano; viste le conclusioni del Consiglio sul processo di pace in Medio Oriente del 14 maggio 2012, del 23 maggio 2011 e dell'8 dicembre 2009; visto il discorso sugli ultimi sviluppi in Medio Oriente e in Siria pronunciato dal vicepresidente/alto rappresentante Catherine Ashton durante la seduta plenaria del Parlamento europeo del 12 giugno 2012; viste le dichiarazioni del vicepresidente/alto rappresentante Catherine Ashton, in particolare quelle dell'8 giugno 2012 sull'espansione degli insediamenti, del 25 aprile 2012 sulla decisione delle autorità israeliane riguardo allo status degli insediamenti di Sansana, Rechelim e Bruchin nei territori palestinesi occupati, e del 22 febbraio 2012 sull'approvazione degli insediamenti israeliani; vista la relazione dei capimissione dell'UE su Gerusalemme Est del gennaio 2012; vista la relazione dei capimissione dell'UE sull'Area C e la costruzione dello Stato palestinese del luglio 2011; vista la quarta Convenzione di Ginevra sulla protezione delle persone civili in tempo di guerra del 1949; vista la Carta delle Nazioni Unite; viste le pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite, in particolare la risoluzione 181 (1947) dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite e le risoluzioni 242 (1967), 252 (1968), 338 (1973), 476 (1980), 478 (1980), 1397 (2002), 1515 (2003) e 1850 (2008) del Consiglio di sicurezza; viste le dichiarazioni del Quartetto per il Medio Oriente e in particolare quelle dell'11 aprile 2012 e del 23 settembre 2011; visto il parere consultivo della Corte internazionale di giustizia del 9 luglio 2004 sulle conseguenze giuridiche della costruzione di un muro nei territori palestinesi occupati; vista la sentenza della Corte di giustizia dell'unione europea del 25 febbraio 2010 nella causa C-386/08, Brita GmbH contro Hauptzollamt Hamburg-Hafen; visto l'accordo provvisorio sulla Cisgiordania e la Striscia di Gaza del 18 settembre 1995; visti gli accordi di Oslo (dichiarazione dei principi riguardanti progetti di autogoverno ad interim) del 13 settembre 1993; visto l'articolo 110, paragrafo 2, del suo regolamento» ha chiesto la protezione delle comunità beduine arabe che vivono nei territori palestinesi occupati e nel Negev (Naqab), che sia immediatamente posto fine a qualsiasi atto di trasferimento forzato, espropriazione o demolizione nei confronti di questo popolo e che siano forniti alle comunità beduine servizi adeguati nelle loro terre ancestrali, migliorando così le loro condizioni di vita ed ha esortato, il Governo israeliano a ritirare il piano Prawer;
   anche Amnesty International ha duramente condannato l'azione israeliana nel deserto del Negev; Philip Luther, direttore del programma Africa del Nord e Medio Oriente di Amnesty International ha dichiarato: «Le demolizioni ripetute ad al-’Araqib e in altri villaggi mostrano che il piano Prawer-Begin viene attuato sulla terra, nonostante il fatto che il disegno di legge è ancora in corso alla Knesset e che le comunità che saranno interessate ancora non sono state davvero consultate. Il piano discrimina i beduini arabi, fornendo meno protezione per la propria terra e il diritto alla casa rispetto ad altri cittadini israeliani. La comunità internazionale deve esercitare pressioni sul governo israeliano perchè rispetti i suoi obblighi dei diritti umani all'interno dei suoi confini, così come nei territori palestinesi occupati. [...] Le autorità israeliane devono fermare le demolizioni in queste comunità e cambiare rotta completamente per garantire il diritto a un alloggio adeguato di tutti i cittadini» –:
   quali siano gli orientamenti del Governo sui fatti riportati in premessa;
   se non ritenga, alla luce di quanto premesso, che si renda necessaria una forte presa di posizione del nostro paese al fianco del Parlamento europeo, dell'alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite e delle organizzazioni umanitarie internazionali per intraprendere un serrato dialogo diplomatico con Israele al fine di scongiurare l'attuazione del piano Prawer. (3-00485)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

territorio occupato

diritti umani

Israele

diritti delle minoranze