ATTO CAMERA

INTERPELLANZA 2/01783

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 788 del 03/05/2017
Firmatari
Primo firmatario: LATRONICO COSIMO
Gruppo: MISTO-CONSERVATORI E RIFORMISTI
Data firma: 03/05/2017


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO delegato in data 03/05/2017
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interpellanza 2-01783
presentato da
LATRONICO Cosimo
testo di
Mercoledì 3 maggio 2017, seduta n. 788

   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
   l'impianto nucleare di Rotondella (Matera), situato all'interno del Centro di ricerca dell'ENEA-Trisaia di Rotondella (MT), è un impianto Itrec (Impianto di trattamento e rifabbricazione elementi di combustibile) dove sono state condotte ricerche e attività sui processi di ritrattamento e rifabbricazione degli elementi di combustibile a base di uranio-torio;
   l'impianto è stato costruito tra il 1965 e il 1970 dal CNEN (Comitato Nazionale per l'Energia Nucleare), l'attuale ENEA. Tra il 1969 e il 1971 sono stati trasferiti nell'impianto 84 elementi di combustibile irraggiato a base di uranio-torio provenienti dal reattore sperimentale Elk River (Minnesota). Nel 1987, a seguito del referendum sul nucleare, le attività sono state interrotte;
   vista l'impraticabilità del trasferimento negli Stati Uniti delle scorie radioattive, nel 2011 ha preso il via la disattivazione – o decommissioning – del centro Itrec, che dovrebbe concludersi tra il 2028 e il 2032;
   secondo quanto affermato dall'amministratore delegato di Sogin, la società di Stato responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi, Luca Desiata, vi sarebbero «interferenze» di ordine «tecnico» a rallentare la strada allo smantellamento dell'Itrec di Rotondella:
    in particolare, l'interferenza più significativa è quella tra le attività di bonifica della fossa 7.1 (la cosiddetta «fossa del monolite») e la realizzazione dell'edificio di processo dell'impianto di cementazione prodotto finito (Icpf) in quanto il monolite, un blocco cementizio colmo di sostanze radioattive, che si trova, appunto, nella fossa 7.1 insiste sulla superficie sulla quale sarà costruita tale struttura;
    in base al progetto approvato dallo Stato, le scorie nucleari verranno trattate in loco e, a tal fine, è prevista la realizzazione di due edifici: un laboratorio in cui «neutralizzare» e «solidificare» i rifiuti liquidi radioattivi e un deposito;
    i rifiuti di bassa e media attività, dopo essere stati recuperati, saranno messi in sicurezza al fine di destinarli al deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, la cui ultimazione è prevista nel 2025;
   ad oggi, nell'impianto sono ancora stoccati 64 elementi di combustibile irraggiato del ciclo uranio-torio che non possono seguire la via del riprocessamento, perché non esistono impianti industriali in grado di ritrattare tali quantità di questo tipo di combustibile. Sono in via di realizzazione due cask, in grado di ospitare 32 elementi ciascuno, abilitati allo stoccaggio in sicurezza e al successivo trasporto, in vista del loro trasferimento al deposito nazionale. Ne consegue quindi che, per almeno altri otto anni, le scorie radioattive rimarranno sul territorio lucano;
   stando alle cifre fornite da Sogin, allo stato attuale, i costi delle attività connesse allo smantellamento di Itrec sono pari a circa 70 milioni di euro, mentre il costo complessivo delle attività di smantellamento del sito di Trisaia è stimato in circa 250 milioni di euro;
   la direttiva 2011/70/Euratom del 19 luglio 2011, nell'istituire un quadro comunitario per la gestione del combustibile nucleare esaurito e dei rifiuti radioattivi, imponeva agli Stati membri di predispone un programma nazionale per la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi che andava trasmesso alla Commissione europea non oltre il 23 agosto 2015;
   nel 2016 la Commissione europea ha avviato una procedura d'infrazione, che prosegue, anche dopo le informazioni fornite dal Governo a seguito dell'ultima lettera di messa in mora dell'Unione europea, per il ritardo accumulato dal nostro Paese nell'invio del piano per la gestione delle scorie nucleari, pervenuto a Bruxelles nel febbraio 2016 a fronte della scadenza fissata ad agosto 2015. La Commissione, infatti, continua a nutrire seri dubbi sul testo del programma italiano –:
   quali tempi effettivi si possano prevedere per realizzare il progetto di decommisioning del centro di Trisaia rispettando i programmi già varati da anni;
   se sussistano ancora margini per un trasferimento del combustibile irraggiato a base di uranio-torio presso centri di stoccaggio specializzati situati in altri Stati;
   quali misure di sicurezza, con particolare riferimento a quelle relative agli assetti antiterrorismo, siano state e saranno predisposte per il deposito lucano;
   se non sia ormai giunta l'ora di rendere pubblica la carta delle aree dove sarebbe possibile ubicare il sito nazionale unico, per le necessarie operazioni di scelta pubblica e trasparente previste dall’iter.
(2-01783) «Latronico».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

combustibile irraggiato

scorie radioattive

sicurezza dei trasporti