ATTO CAMERA

INTERPELLANZA 2/01180

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 528 del 24/11/2015
Firmatari
Primo firmatario: DI VITA GIULIA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 24/11/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
LOREFICE MARIALUCIA MOVIMENTO 5 STELLE 24/11/2015
GIORDANO SILVIA MOVIMENTO 5 STELLE 24/11/2015
MANTERO MATTEO MOVIMENTO 5 STELLE 24/11/2015
GRILLO GIULIA MOVIMENTO 5 STELLE 24/11/2015
BARONI MASSIMO ENRICO MOVIMENTO 5 STELLE 24/11/2015
COLONNESE VEGA MOVIMENTO 5 STELLE 24/11/2015
ALBERTI FERDINANDO MOVIMENTO 5 STELLE 24/11/2015
VACCA GIANLUCA MOVIMENTO 5 STELLE 24/11/2015
DI BENEDETTO CHIARA MOVIMENTO 5 STELLE 24/11/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
  • MINISTERO DELL'ISTRUZIONE, DELL'UNIVERSITA' E DELLA RICERCA
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 24/11/2015
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI delegato in data 01/12/2015
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interpellanza 2-01180
presentato da
DI VITA Giulia
testo di
Martedì 24 novembre 2015, seduta n. 528

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:
   il nuovo Indicatore della situazione economica equivalente (Isee) (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 5 dicembre 2013, n. 159, recante «Regolamento concernente la revisione delle modalità di determinazione e i campi di applicazione dell'Indicatore della situazione economica equivalente (Isee), entrato definitivamente in vigore il 1o gennaio 2015, ha introdotto importanti novità anche per le prestazioni di degenza in RSA per le persone ultra sessantacinquenni non autosufficienti: si prevede infatti che siano conteggiati come reddito anche i «trattamenti assistenziali, previdenziali e indennitari, incluse carte di debito, a qualunque titolo percepiti da amministrazioni pubbliche», quindi anche pensioni di invalidità e indennità di accompagnamento;
   in particolare, l'articolo 6, comma 3, lettera b) del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 159 del 2013 prevede che debbano essere inclusi nel computo dei redditi anche quelli dei figli che non fanno parte del nucleo familiare. Ma non solo: il decreto include esplicitamente fra i redditi da inserire nell'Isee (l'indicatore della situazione economica equivalente) anche indennità di accompagnamento, pensioni di invalidità, assegni riservati agli invalidi e altro;
   per via di tale modifica normativa, circostanza peraltro segnalata più volte nei giorni scorsi all'interpellante da diversi cittadini, molti assistiti si sono trovati costretti a pagare la quota intera – o comunque rincarata – della retta alberghiera;
   tuttavia, a poco più di un mese di distanza dalla sua entrata in vigore, il tribunale amministrativo regionale del Lazio ha bocciato parte dell'impianto del nuovo Isee. In particolare, in data 11 febbraio 2015, sono state depositate tre sentenze del tribunale amministrativo regionale del Lazio (sentenze n. 2454/15, n. 2458/15 e n. 2459/15) che dichiarano illegittime alcune disposizioni contenute nella nuova normativa;
   in particolare, le tre sentenze:
    escludono dal computo dei redditi ai fini Isee i «trattamenti assistenziali, previdenziali e indennitari, incluse carte di debito, a qualunque titolo percepiti da amministrazioni pubbliche», visto che si tratta di emolumenti riconosciuti a titolo meramente compensativo e/o risarcitorio a favore delle situazioni di disabilità;
    annullano la norma del decreto Isee (articolo 4, comma 4, lettera d), nella parte in cui si prevede un incremento delle franchigie per i soli minorenni. Di conseguenza, l'Isee per i maggiorenni si deve calcolare con riferimento alla porzione di reddito che eccede i 9.500,00 euro l'anno, e solo su quella;
   contro tali sentenze, che dovrebbero essere immediatamente esecutive, il Governo ha presentato ricorso al Consiglio di Stato per chiederne il congelamento degli effetti; il Consiglio di Stato si è pronunciato recentemente, non concedendo la sospensiva e sancendo l'illegittimità del Governo per non aver dato applicazione a quanto stabilito dal Tar. Pertanto, le sentenze sono esecutive. La prossima udienza è stata fissata al 3 dicembre 2015 e pertanto sarà necessario attendere tale data per le considerazioni finali;
   le tre sentenze sono immediatamente esecutive e favoriscono gran parte dell'utenza, poiché hanno come effetto di diminuire il valore finale dell'Isee per l'accesso alle prestazioni agevolate di natura socio-sanitaria, e conseguentemente aumentare in misura di molto maggiore rispetto al passato la contribuzione economica comunale ai servizi resi;
   se si considera infatti che gran parte delle persone ultrassesantacinquenni non autosufficienti percepisce esclusivamente la pensione minima sociale e l'indennità di accompagnamento, emolumenti che per l'effetto delle sentenze Tar non possono essere computati e che, in ogni caso, va applicata una franchigia di 9.500,00 euro sui redditi prodotti, ne consegue che l'Isee che ne deriverà sarà spesso, a giudizio degli interpellanti, pari o prossimo allo zero, con conseguente coinvolgimento economico del comune di residenza per larga parte della quota sociale;
   i comuni, pertanto, in applicazione della normativa oggi vigente (decreto Isee, come modificato dal Tar Lazio), dovrebbero contribuire economicamente in misura di molto maggiore rispetto al passato;
   tuttavia le sentenze del Tar, nonostante l'immediata esecutività, rimangono al momento inapplicate anche a causa di un mancato adeguamento tempestivo dei sistemi informatici dell'Inps. I cittadini che richiedono ed ottengono l'Isee per prestazioni agevolate di natura socio-sanitaria si trovano quindi in mano una dichiarazione illegittima ed errata;
   con la mancata esecuzione delle sentenze, in attesa di una pronuncia del Consiglio di Stato, i problemi legati al calcolo del nuovo Isee – che per i comuni rischia di essere una questione di non poco conto – vengono però nel frattempo riversati sulle spalle, e nelle tasche, degli utenti;
   quanto alla compartecipazione al pagamento della retta alberghiera da parte dei familiari, il decreto n. 159 del 2013, che non è stato modificato dalle sentenze del Tar di cui sopra, modifica i criteri di determinazione dell'Isee per le prestazioni agevolate di natura socio-sanitaria, creando una disciplina sicuramente peggiorativa rispetto alle precedenti disposizioni, risultando molto gravosa per anziani e disabili;
   il decreto, infatti, per tali prestazioni prende in considerazione il reddito prodotto dall'intero nucleo familiare del degente, composto – oltre che dall'assistito – dal coniuge, dai figli minori di anni 18, nonché dai figli maggiorenni. Prevede poi – e questa è una delle novità che appaiono gli interpellanti tra quelle peggiorative di maggior rilievo – che, in caso di ingresso in RSA, si deroghi ulteriormente alla composizione del nucleo familiare del richiedente la prestazione e debbano essere considerati nel computo dei redditi di quest'ultimo anche i redditi dei figli non inclusi nel nucleo familiare;
   il reddito dei figli non conviventi e non inseriti nel nucleo familiare del richiedente viene dunque calcolato ai fini Isee per il calcolo della retta da pagare, a meno che non si tratti di figlio disabile o quando risulti accertata in sede giurisdizionale o dai servizi sociali la estraneità dello stesso dai rapporti affettivi ed economici;
   sulla base dei risultati analizzati di un campione di 49 mila dichiarazioni Isee (il 2 per cento della popolazione Isee complessiva) richieste nei primi sei mesi dell'anno e pubblicati, tra gli altri, nel quaderno «Il nuovo Isee. Monitoraggio del primo semestre», il Ministero del lavoro e delle politiche sociali sostiene però che la gran parte della popolazione con disabilità ha potuto giovare di regole più vantaggiose del nuovo Isee, rispetto a quello di un anno fa;
   i dati del Ministero dicono che, in questo primo semestre, nei nuclei con una persona con disabilità sono aumentati quasi di due volte e mezzo gli Isee nulli, passando infatti dal meno del 9 per cento a più del 20 per cento; il 38 per cento dei nuclei con una persona con disabilità sono sotto i 3 mila euro di Isee (con le vecchie regole sarebbero stati il 28 per cento). Vistoso risulta l'impatto anche nella fascia «alta»: le famiglie con Isee sopra i 30 mila euro erano il 2,9 per cento, ora sono il 5,5 per cento: impatta la diversa rilevanza data oggi al patrimonio immobiliare e mobiliare e impatta il fatto che il sistema di franchigie previsto penalizza le persone con disabilità più gravi, che prendono più di una indennità. Conclude la nota ministeriale: «Il nuovo Isee è più favorevole per oltre il 58 per cento dei nuclei di persone con disabilità ed è meno favorevole per meno di un terzo, un rapporto che è quasi di 2 a 1. Resta stabile circa il 10 per cento dei nuclei»;
   su questi dati il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, ha espresso la sua soddisfazione, affermando: «Si tratta di dati molto incoraggianti: la riforma dell'Isee aveva come unico obiettivo quello di rendere il sistema più equo, a partire dalla veridicità delle dichiarazioni, ed è quello che sembra si stia verificando. Per gran parte della popolazione si osserva una riduzione o una sostanziale stabilità dell'indicatore, mentre l'Isee aumenta solo laddove vi sono patrimoni consistenti». «(...) Osservo inoltre con piacere – ha aggiunto – che tra i gruppi più favoriti del nuovo Isee vi sono le persone con disabilità»;
   in relazione ai dati emersi dal monitoraggio, è espresso un parere molto diverso da Anffas Onlus che, in merito alle dichiarazioni ottimistiche rispetto all'Isee, per voce del suo presidente, Roberto Speziale, richiama ad un maggior equilibrio, visto che molti sarebbero ancora i punti oscuri: «Pur ammesso che dal confronto tra il vecchio ed il nuovo Isee si assiste ad un aumento, in percentuale, di Isee nulli (pari a 0,00) e di Isee più bassi per le fasce di popolazione con Isee sotto i 3.000,00 euro, occorre considerare che ancora ci sono situazioni assolutamente critiche che colpiscono fortemente le persone con disabilità ed i loro nuclei familiari». Il riferimento è ai casi di pluridisabilità «che hanno fatto schizzare verso l'alto l'Isee delle persone che ne sono affette, arrivando anche a vedere situazioni in cui da ISEE ristretto pari a 0,00 si è passati, pur considerando le franchigie, ad un ISEE in cui, calcolandosi tutte le provvidenze conciate all'invalidità (a causa della mancata esecuzione delle sentenze del Tar Lazio del febbraio scorso), si arriva anche a 13.000,00 euro con le conseguenze negative per accedere alle prestazioni sociali agevolate». (...) «Occorre inoltre precisare», prosegue Speziale, «che di per sé il dato della apparente positività del nuovo Isee nei confronti delle persone con disabilità non consente di rimanere tranquilli. Oltre a ciò che l'ISEE rileva, sono poi le scelte regionali e dei Comuni che determinano le condizioni di accesso alle prestazioni. Da questo punto di vista i dati rilevati dal Ministero fotografano una situazione in cui sono pochissimi i Comuni che hanno adeguato i propri regolamenti. Con preoccupazione, inoltre, Anffas rileva che da queste prime scelte si sta profilando un orientamento pericoloso: soglie di esenzione ridotte o addirittura pari a zero, percentuali di compartecipazione al costo elevate rispetto a livelli Isee molto bassi, prestazioni non considerate come sociosanitarie e ascrivibili quindi non all'Isee ristretto ma all'Isee ordinario». Analoga preoccupazione permane, da parte dell'associazione, per le famiglie con minori con disabilità, per cui non è applicabile l'Isee ristretto, «così come per il mancato rispetto della normativa vigente in materia di prestazioni sociosanitarie, con la conseguenza che prestazioni chiaramente sociosanitarie, ma non codificate come tali dalle scelte regionali errate – come nel caso della Regione Lombardia – siano condizionate all'Isee ordinario (familiare)»;
   dal report emerge inoltre che nel primo semestre del 2015 sono state presentate meno Dichiarazioni sostitutive uniche (Dsu) che nello stesso periodo del 2014: il 76 per cento;
   tale differenza – si legge – è dovuta soprattutto a un calo di domande presentate al Sud. Se infatti al Nord sono state presentate il 90 per cento di DSU del 2014, al Sud si scende al 60 per cento. Al netto del numero di DSU, significa che la popolazione coperta da dichiarazioni Isee nei primi sei mesi del 2015 a livello nazionale si è attestata al 10,1 per cento della popolazione, mentre nel 2014, era al 13,9 per cento: il Sud si è avvicinato al Nord, giacché quest'anno hanno una DSU il 9 per cento dei residenti al Centro Nord contro il 13 per cento dei residenti nel Mezzogiorno, mentre un anno fa eravamo a quote analoghe per il Nord e al 22 per cento per il Sud, con un calo del 40 per cento;
   l'impressione ministeriale – si legge ancora – «(...) è che con il Nuovo Isee in alcune regioni del Mezzogiorno stia riducendo l'anomalia di un elevatissimo numero di DSU presentate in presenza di una spesa sociale molto bassa; sembra cioè che la DSU venga presentata solo quando «serve» – cioè a fronte della effettiva richiesta di prestazioni sociali agevolate»;
   le perentorie dichiarazioni del Ministro Poletti, lasciano intendere che per tale via il Governo stia conseguendo lo scopo – per cui il nuovo Isee era stato appositamente varato – di ridurre gli abusi e le frodi legati alle false dichiarazioni dei redditi, pur non comprendendosi chiaramente, a giudizio degli interpellanti, su quali precise basi tecniche ed evidenze tale correlazione sia stata ravvisata;
   nulla dice però stranamente il Ministro sulle ulteriori motivazioni, da ritenersi parimenti rilevanti, che starebbero altresì alla base degli squilibri evidenziati tra Nord e Sud Italia; basti considerare in particolare il fatto che, nel Mezzogiorno, si registra mediamente una maggiore richiesta di indennità assistenziali – costituenti reddito in base al nuovo Isee – a causa dell'atavica carenza di servizi pubblici resi;
   a dirlo è la FISH (Federazione italiana per il superamento dell'handicap) che ha pubblicato in «Condicio.it» uno studio in cui si evidenza, ad esempio, come i picchi di pensioni di invalidità siano proprio nelle Regioni in cui si spende meno, se non quasi nulla, in servizi per la non autosufficienza;
   inoltre, il citato rapporto si ritiene non esaustivo allorché vi si omette di indicare altre cause, parimenti rilevanti, che starebbero disincentivando la presentazione delle Dsu da parte di molti nuclei familiari;
   il riferimento, in particolare, è al dato preoccupante segnalato da diversi centri di assistenza fiscale territoriali i quali starebbero riscontrando spesso una forte contrarietà alla presentazione delle DSU da parte di moltissime famiglie italiane – soprattutto le meno abbienti residenti principalmente nel Mezzogiorno – in quanto scoraggiate per via del rischio di poter risultare artificiosamente più «ricche» in base al nuovo Isee;
   si ritiene inoltre che l'impianto del nuovo Isee comporti una disparità di trattamento a danno delle persone con disabilità che vivono in condizioni particolarmente indigenti, come nel caso della popolazione incapiente, dato anche questo non considerato nel report ministeriale;
   in quest'ultimo caso, infatti, poiché le persone interessate non sono tenute a presentare la dichiarazione (a causa di bassi redditi o perché incapienti o perché prive di reddito imponibile), non possono godere dell'agevolazione fiscale delle spese sostenute, anche se documentate, in quanto il Ministero, sulla scorta dell'articolo 4 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 159 del 2013 – che prevede la deduzione dal reddito [...] c) fino ad un massimo di 5.000 euro, delle spese sanitarie per disabili, le spese per l'acquisto di cani guida e le spese sostenute per servizi di interpretariato dai soggetti riconosciuti sordi, indicate in dichiarazione dei redditi tra le spese per le quali spetta la detrazione d'imposta, nonché le spese mediche e di assistenza specifica per i disabili, indicate in dichiarazione dei redditi tra le spese e gli oneri per i quali spetta la deduzione dal reddito complessivo – ha confermato la prassi consolidata, che la deduzione possa essere rilevata nel solo caso in cui le suddette spese siano indicate in dichiarazioni dei redditi;
   in generale, è opinione degli interpellanti che, con la riforma intervenuta, l'erogazione delle prestazioni welfaristiche viene ristrutturata nel verso dell'espulsione dalla sfera di idoneità a beneficiare delle prestazioni, ricalcolando a rialzo la condizione economica;
   difatti, secondo una stima del Sole 24 Ore, i patrimoni del 2015, a parità di condizioni reddituali oggettive con il 2014, risulteranno più cospicui dall'8 per cento fino al 30 per cento in base a parametri come il valore della propria casa calcolato sull'Imu, l'eventuale mutuo ad esso connessa, lo stipendio, il numero di figli e di anziani a carico. Secondo il coordinatore della consulta dei centri di assistenza fiscale, Valeriano Canepari, su proiezioni effettuate sulla base dei primi riscontri, la platea di coloro che usufruiscono di servizi e prestazioni legati alla situazione economica potrebbe ridursi del 20 per cento;
   nei giorni scorsi si sono registrate altresì numerose proteste da parte degli studenti universitari contro l'impianto del nuovo Isee. Secondo questi, infatti, l'uso di nuovi parametri per il calcolo della situazione economica, ha fatto sì che circa il 25 per cento degli studenti italiani si trovi con un Isee ed un indicatore di situazione patrimoniale equivalente, indicatori della situazione economica familiare, maggiori rispetto a quelli dell'anno precedente, anche se, di fatto, le condizioni economiche sono rimaste le stesse rispetto al passato. Inevitabilmente per gli studenti ciò rende molto più difficile l'accesso alle prestazioni sociali agevolate, come borse di studio, posti alloggio, contributi tasse e contributi per fitto casa –:
   se il Governo sia a conoscenza della situazione esposta in premessa;
   se il Governo non ritenga che l'applicazione della specifica norma di cui all'articolo 6, comma 3, lettera b), del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 159 del 2013 possa rivelarsi penalizzante per i nuclei familiari rientranti tra le fasce più deboli della popolazione e quali urgenti iniziative correttive intenda eventualmente porre in essere in merito;
   come si concili la determinazione dell'Isee, effettuata da parte dell'INPS, secondo il precedente sistema e le precedenti regole, con le pronunce del Tar del Lazio;
   se non ritengano opportuno che l'INPS, ai fini della determinazione della quota sociale dell'Isee debba effettuare il calcolo avendo riguardo alla vigente disciplina normativa, ovverosia secondo quanto previsto dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 159 del 3 dicembre 2013 come modificato dalle sentenze del Tar Lazio n. 2454/15, n. 2458/15 e n. 2459/15;
   quali iniziative intenda eventualmente intraprendere il Governo, per quanto di competenza, e con quali tempistiche, nell'eventualità in cui il Consiglio di Stato dovesse confermare le citate sentenze del Tar del Lazio; se non ritenga, inoltre, che in tal caso possa instaurarsi un ingente contenzioso su impulso di quei cittadini a cui è stato recato medio tempore un danno derivante dalla negazione di servizi o agevolazioni in base al nuovo metodo di calcolo, e quali iniziative, anche di carattere finanziario, riterrebbe nel caso potenzialmente azionabili dal Governo per farvi fronte;
   quali siano con precisione le cause che starebbero disincentivando la presentazione delle dichiarazioni sostitutive uniche, considerando, in particolare, il dato preoccupante fornito dai centri di assistenza fiscale i quali starebbero riscontrando tale tendenza in moltissime famiglie italiane motivate dal fatto di non voler risultare artificiosamente più «ricche» in base al nuovo Isee; se, inoltre, il Governo non ritenga che tale tendenza negativa possa aver contribuito in maniera consistente al calo generale, soprattutto nel Mezzogiorno, delle presentazioni delle dichiarazioni sostitutive uniche, ingenerando così, seppur in parte, quella che appare agli interpellanti l'erronea convinzione che il nuovo Isee garantisca maggiore veridicità delle dichiarazioni che in passato;
   se il Governo possa indicare chiaramente, operando una netta distinzione dei dati di cui sia in possesso, se e in che misura attraverso il nuovo Isee si stiano effettivamente contrastando le frodi e, d'altro canto, se e in quale misura si stiano, invece colpendo, a giudizio degli interpellanti, ingiustificatamente, cittadini in difficoltà, considerato che i picchi di beneficiari di provvidenze assistenziali risultano essere proprio nel Mezzogiorno, in cui la spesa pubblica e i servizi resi sono più carenti;
   se il Governo possa indicare il dato statistico relativo al numero di dichiarazioni sostitutive uniche che, nel periodo di monitoraggio in questione, risultano essere diminuite a causa dell'aumento degli incapienti; se possa indicare, inoltre, a quanto ammontino questi ultimi rispetto allo scorso anno e se e quali iniziative intenda eventualmente intraprendere affinché venga garantita la possibilità per la popolazione incapiente, non soggetta a presentazione di dichiarazioni sostitutive uniche, di beneficiare comunque della deduzione delle spese sanitarie, anche se solo documentate;
   se non ritengano che l'applicazione del nuovo Isee rischi di limitare il diritto allo studio e di ostacolare il proseguimento della carriera universitaria di troppi studenti, selezionati sulla base delle condizioni economiche e delle condizioni materiali di provenienza, e, in caso affermativo, quali azioni in merito ritenga di dover intraprendere;
   quali iniziative, nello specifico, si intendano intraprendere relativamente alle citate criticità che variamente, a livello locale, starebbero colpendo fortemente le persone con disabilità ed i loro nuclei familiari, con particolare riferimento ai casi di pluridisabilità ed alle famiglie con minori con disabilità, soprattutto in relazione alle patite conseguenze negative per l'accesso alle prestazioni sociali agevolate.
(2-01180) «Di Vita, Lorefice, Silvia Giordano, Mantero, Grillo, Baroni, Colonnese, Alberti, Vacca, Di Benedetto».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

prestazione sociale

situazione economica

riconoscimento dei diplomi