ATTO CAMERA

INTERPELLANZA 2/01174

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 528 del 24/11/2015
Firmatari
Primo firmatario: D'UVA FRANCESCO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 24/11/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
LOREFICE MARIALUCIA MOVIMENTO 5 STELLE 24/11/2015
RIZZO GIANLUCA MOVIMENTO 5 STELLE 24/11/2015
DAGA FEDERICA MOVIMENTO 5 STELLE 24/11/2015
CANCELLERI AZZURRA PIA MARIA MOVIMENTO 5 STELLE 24/11/2015
TERZONI PATRIZIA MOVIMENTO 5 STELLE 24/11/2015
GRILLO GIULIA MOVIMENTO 5 STELLE 24/11/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 24/11/2015
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interpellanza 2-01174
presentato da
D'UVA Francesco
testo di
Martedì 24 novembre 2015, seduta n. 528

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:
   in data 24 ottobre 2015, un evento franoso verificatosi in località Calatabiano (CT), ha determinato la rottura di una tubazione dell'acquedotto Bufardo Torrerossa, condotta utilizzata per il trasporto idrico dal fiume Fiumefreddo alla città di Messina e ad altri comuni siciliani;
   l'acqua scaturente dalle sorgenti Bufardo e Torrerossa, così come riportato dalla società «Acque Bufardo e Torrerossa S.r.l.» nel proprio sito internet, è fornita, «per l'uso irriguo, al comprensorio ricadente nel territorio dei Comuni di Giarre, Mascali, Fiumefreddo di Sicilia, Calatabiano e Piedimonte Etneo»;
   nell'anno 1989, a seguito di una protratta siccità verificatasi nel Comune di Messina, la Società cedette al comune di Messina parte delle proprie gallerie da cui prelevare l'acqua eccedente, quella di cui la Bufardo era concessionaria;
   ancora oggi, l'acqua rinvenuta dalla società «Acque Bufardo e Torrerossa S.r.l.» viene utilizzata anche dal Comune di Messina, per il necessario approvvigionamento idrico;
   per tali motivi, la rottura della tubatura verificatasi in data 24 ottobre 2015 non soltanto ha causato una massiccia e imponente inondazione di fango e detriti nei quartieri della città di Calatabiano (CT) ma, allo stesso tempo, ha determinato l'interruzione totale dell'approvvigionamento idrico nel comune di Messina;
   in data 24 ottobre 2014, il quotidiano consultabile online La Gazzetta del Sud, riportando la notizia del guasto alla rete idrica, annunciava la possibilità di «disservizi in tutte le zone della città», nonché la possibile «riduzione dell'orario di erogazione del servizio idrico, sia nella giornata odierna che nei prossimi giorni», stimando un ritorno alla normalità entro la giornata del 26 ottobre 2015;
   secondo le notizie riportate dal quotidiano veniva confermato che la «grossa frana ha danneggiato, all'altezza di Calatabiano, la condotta del Fiumefreddo la principale fronte di approvvigionamento della città di Messina»;
   dallo stesso articolo venivano riportate, inoltre, le dichiarazioni dei tecnici dell'AMAM, «Azienda Meridionale Acque Messina S.p.A.», società affidataria del servizio di gestione delle risorse idriche per la città, i quali, confermando l'apertura della falla, annunciavano la necessità di riparare la condotta in una situazione assai complessa, data la necessità di intervento in una zona certamente impervia;
   secondo i tecnici, «non è la prima volta che si verificano guasti dovuti a smottamenti e frane del terreno su cui passa la condotta vecchia oltre 40 anni»;
   l'articolo concludeva ricordando come le «Polemiche sono spesso divampate sull'alternativa, costituita dalla condotta dell'Alcantara, ma senza mai trovare una soluzione»;
   la città di Messina, nonostante le continue interruzioni, dovute a fenomeni causati dal dissesto idrogeologico dei terreni in cui sorge l'acquedotto, si serve in via praticamente esclusiva dell'impianto situato in località Fiumefreddo, il quale garantisce sì una tariffa più vantaggiosa rispetto ad altre sorgenti attivabili, ma non assicura una quantità d'acqua sufficiente per una popolazione densa qual è quella messinese, soprattutto in caso di guasti alla rete idrica;
   eppure le condizioni di elevata criticità del sistema di rete utilizzato per l'approvvigionamento della città di Messina hanno da tempo sollevato la necessità di una urgente riorganizzazione dello stesso;
   già in data 17 giugno 2014, infatti, in una intervista rilasciata al quotidiano consultabile online Tempostretto, il direttore generale dell'AMAM rilasciava alcune importanti dichiarazioni circa l'inefficienza dell'attuale sistema idrico messinese;
   interpellato sulla progressiva riduzione della quantità d'acqua erogata tra l'inverno e l'estate dell'anno 2014, il direttore generale Luigi La Rosa evidenziava come vi fosse «qualche problema di approvvigionamento delle distribuzioni idriche», dal momento che nel periodo considerato veniva riscontrato «un calo delle fonti del Fiumefreddo»;
   «Il momentaneo calo delle sorgenti del Fiumefreddo», si rilevava nell'articolo, «fa tornare alla ribalta un tema scottante, quello dell'acqua del fiume Alcantara che ha contribuito a rifornire Messina fino al 2009, anno in cui la gestione passò a Siciliacque, società mista detenuta al 25 per cento dalla Regione, con aumento esponenziale dei costi»;
   il direttore generale dell'AMAM, pur sottolineando la necessità di verificare la tenuta strutturale del sistema di erogazione anche dell'acquedotto relativo al fiume Alcantara, evidenziava come il problema principale rimanessero gli elevati costi del servizio, dal momento che «Non si può acquistare l'acqua a 69 centesimi al metro cubo per poi rivenderla a 40, senza considerare le spese e le perdite di rete che esistono ovunque»;
   il direttore concludeva sostenendo che «fin quando Messina si riforniva anche dall'Alcantara c'era più acqua ma c'erano anche molti più debiti, che stiamo pagando ancora», rimarcando tuttavia un aspetto assolutamente fondamentale del problema, dal momento che «la Regione possiede una quota di Siciliacque», e per tali motivi «la politica dovrebbe intervenire per far scendere il costo sensibilmente»;
   eppure, nonostante tali evidenze, la regione siciliana decideva di non intervenire sia sulla rimodulazione dei costi, sia sulla definizione di un nuovo ed efficiente sistema di approvvigionamento idrico per la città di Messina, nonché per i comuni limitrofi che usufruiscono della medesima rete;
   nonostante la società «Siciliacque S.p.a.», azienda per la gestione dei servizi idrici in Sicilia sia detenuta dal 25 per cento dalla regione, «la quale ha promosso, congiuntamente con lo Stato Italiano e l'Unione europea un'azione volta al superamento di tali carenze, con l'obiettivo di colmare il divario esistente con le altre aree europee più sviluppate», così come riportato dal sito ufficiale della stessa, la città di Messina risultava costretta a rinunciare al servizio di approvvigionamento a causa dell'insostenibilità dei costi richiesti, evidenziando, ad avviso degli interpellanti, l'inadeguatezza delle scelte politiche, ad oggi assunte sul tema e, contestualmente, il non raggiungimento degli obiettivi promossi dalle istituzioni citate;
   ancor più grave, se confermata, la notizia riportata dal quotidiano Meridionews in data 28 ottobre 2015, attraverso il quale Giuseppe Santalco, già direttore dell’«Ato idrico Me 3», avrebbe affermato come «l'acqua proveniente dall'Alcantara, che non è distribuita nei centri ionici della provincia, viene sversata nel torrente Giampilieri, poiché inutilizzata»;
   in data 29 ottobre 2015, dalle pagine del giornale consultabile online Il Giornale di Sicilia, si apprendeva come «Il comitato di Messina dell'Unione nazionale consumatori ha deciso di avviare una class-action nei confronti dell'AMAM per la totale assenza di servizio idrico in gran parte delle zone della città servite dall'acquedotto Fiumefreddo»;
   nonostante la possibilità concreta di un'interruzione del servizio di erogazione dell'acqua alla città, in considerazione delle condizioni di dissesto idrogeologico dei terreni su cui è realizzata la rete, sia l'esistenza di un'unica fonte di approvvigionamento, «l'AMAM non ha garantito una razionalizzazione e distribuzione delle altre fonti di approvvigionamento, determinando la totale assenza del servizio idrico per oltre 5 giorni in gran parte della città, attività che non può ritenersi supplita dalla tardiva istituzione di due soli punti di distribuzione a mezzo autobotti», sottolineando una diretta responsabilità dell'Azienda Meridionale Acque Messina S.p.A. nella gestione dell'emergenza idrica;
   a quattro giorni dalla rottura del sistema idrico, e della relativa interruzione del servizio, in data 28 ottobre 2015) il quotidiano Tempostretto pubblicava la notizia di una «situazione gravissima e peggiore del previsto. Il terreno continua a franare e acqua non ne arriverà almeno per altri 4-5 giorni, tempo necessario ai tecnici per risolvere il problema», riportando altresì la notizia di un imminente vertice presso la prefettura della Repubblica di Messina «perché il problema è gravissimo e richiede interventi da Protezione civile»,
   dalle stesse pagine il direttore generale dell'AMAM, Leonardo Termini, dichiarava come, in fase di intervento «si siano notati dei movimenti della conduttura che sono causati dal trascinamento del mantello della collina verso nord. Un movimento franoso vivo, con uno spostamento verso il basso di 1,5 centimetri. Purtroppo questo movimento franoso non ci permette minimamente di immettere acqua nella conduttura», evidenziando, ancora una volta, come tale emergenza sia stata causata sia da un insufficiente approvvigionamento idrico, sia da una condizione di estremo dissesto idrogeologico che da anni interessa il territorio siciliano, il quale non ha ottenuto, ad avviso degli interpellanti, gli adeguati interventi di competenza governativa per la sua messa in sicurezza;
   appare evidente, per tali motivi, come adeguate misure per la tutela dei territori avrebbero certamente aiutato a scongiurare la possibilità di un mancato approvvigionamento idrico così prolungato, in città densamente popolate e ad elevato rischio sismico ed idrogeologico;
   a tal proposito, si ricorda che con la risoluzione in Commissione n. 7-00798, a prima firma Gianluca Rizzo, depositata in data 7 ottobre 2015, seduta n. 497, è stato richiesto l'impiego del 4o reggimento genio guastatori in attività di prevenzione e controllo delle principali infrastrutture siciliane segnalate per il tramite delle prefetture e degli enti locali, elemento che comporterebbe una più celere risoluzioni di casi analoghi;
   in data 30 ottobre 2015, la deputata Federica Daga, in sede di replica ad una risposta del Governo ad un'interpellanza urgente, la n. 2-01131, presentata dalla stessa, proprio sul tema degli investimenti relativi alla messa in sicurezza di territori a rischio dissesto idrogeologico, affermava come secondo il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui vi erano tracce sulla stampa ma non ancora in Gazzetta ufficiale, veniva finalmente approvata l'erogazione dei 654 milioni di euro dal 2015 al 2020, e si potrebbe dire dal 2016 visto che è novembre 2015 per realizzare soltanto 33 opere, tra l'altro tutte concentrate in 5 regioni del centro nord, confermando i timori di inadeguati interventi governativi nelle regioni del Sud Italia e, in particolare, nella regione siciliana;
   risulta inoltre da che non sia stato elaborato un piano nazionale che stabilisca impegni certi sia per l'assegnazione diretta dei fondi, necessaria per la messa in sicurezza dei territori, sia una datazione certa per l'apertura dei lavori relativi, a oggi annunciati, ma ancora senza concreta attuazione;
   l'Agenzia giornalistica italiana dalle pagine del proprio sito online, comunicava che in data 30 ottobre 2015 la prefettura della Repubblica di Messina decideva di assumere la gestione delle operazioni relative all'emergenza idrica messinese, in considerazione delle «gravi carenze organizzative» dell'autoparco municipale cittadino, «risultando che, a distanza di sei ore dalle decisioni assunte dal tavolo tecnico, sono state impiegate soltanto poche autobotti, e sono stati attivati soltanto tre punti di distribuzione in tutto il territorio comunale»;
   allo stesso tempo, l'agenzia riportava la decisione assunta dell'amministrazione comunale della città di Messina, la quale avrebbe ritenuto, ad avviso del quotidiano «di non richiedere l'intervento della predetta nave cisterna. Per questo motivo il prefetto ha deciso di assumere il coordinamento dell'emergenza, utilizzando, come strumento operativo, l'unità di crisi già attivata nella mattinata di ieri, che è stata ulteriormente integrata con Carmelo Di Vincenzo, dirigente dell'Ispettorato dipartimentale delle Foreste che sovrintenderà alle operazioni afferenti ad un razionale piano di distribuzione delle risorse idriche, e con Leonardo Santoro, dirigente dell'Ufficio del Genio Civile che monitorerà i lavori di ripristino dell'impianto, anche al fine di acquisire tempestive e puntuali notizie»;
   in data 3 novembre 2015, il quotidiano consultabile online Il Corriere del Mezzogiorno riportava la notizia di un nuovo guasto alla struttura dell'Acquedotto in località Calatabiano (CT), il quale ha costretto, dopo pochi giorni di parziale erogazione, una nuova interruzione del servizio idrico;
   così come riportato dall'articolo, infatti, «una nuova frana ha colpito, e nuovamente rotto, la condotta di Fiumefreddo a Calatabiano, nel catanese, in Sicilia. Di nuovo a secco, dunque, la città dello stretto, Messina, servita dall'impianto, e già rimasta senz'acqua per nove giorni dopo un primo guasto causato sempre da uno smottamento»;
   «le forti piogge e il vento di questi giorni, che hanno colpito il catanese, causando ingenti danni, hanno determinato il nuovo smottamento a Calatabiano, e la conseguente rottura della condotta», sottolineando, ancora una volta, come l'assenza di adeguati interventi a tutela del territorio siano la causa di principale di tale emergenza, nonché di possibili future interruzioni;
   si ritengono gravissimi i fatti sin qui esposti, che dimostrano, ad avviso degli interpellanti, un non adeguato interesse governativo nei confronti della regione siciliana e, più in particolare, della città di Messina, la quale già costretta in maniera assolutamente irresponsabile da numerosi giorni senza alcun approvvigionamento idrico, è ancora oggi in attesa di un adeguato sistema di collegamento marittimo e ferroviario, un idoneo sistema di gestione delle proprie risorse portuali e, soprattutto, di adeguati investimenti per la messa in sicurezza del suo territorio, già oggetto di drammatiche calamità naturali e di incommensurabili danni, che hanno costretto, e costringono tutt'ora, i suoi cittadini a profondi disagi e ad un senso di progressivo ma inesorabile allontanamento dello Stato italiano e delle sue istituzioni;
   gli stessi interpellanti ricordano, infine, che in data 12 e 13 giugno 2011, si è tenuto in tutto il territorio dello Stato il referendum popolare, su quattro quesiti, per la richiesta di abrogazione di norme allora vigenti;
   il primo dei quattro quesiti recitava «Volete voi che sia abrogato l'articolo 23-bis (Servizi pubblici locali di rilevanza economica) del decreto legge 25 giugno 2008 n. 112 «Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria» convertito, con modificazioni, in legge 6 agosto 2008, n. 33, come modificato dall'articolo 30, comma 26 della legge 23 luglio 2009, n. 99 recante «Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia» e dall'articolo 15 del decreto legge 25 settembre 2009, n. 135, recante «Disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della corte di giustizia della Comunità europea» convertito, con modificazioni, in legge 20 novembre 2009, n. 166, nel testo risultante a seguito della sentenza n. 325 del 2010 della Corte costituzionale così richiedendo ai cittadini se intendessero abrogare norme che consentivano la privatizzazione dei servizi pubblici di rilevanza economica;
   il secondo quesito recitava: «Volete voi che sia abrogato il comma 1, dell'articolo 154 (Tariffa del servizio idrico integrato) del Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 «Norme in materia ambientale», limitatamente alla seguente parte: «dell'adeguatezza della remunerazione del capitale investito ?», così richiedendo ai cittadini se intendessero assicurare che gli interessi di eventuali prestiti chiesti a banche o istituzioni pubbliche non venissero più compresi nel guadagno di impresa;
   il referendum popolare vedeva la vittoria dei sì, e quindi dell'abrogazione delle norme vigenti, con una esplicita richiesta dei cittadini affinché il bene comune dell'acqua non sia oggetto di speculazioni e, soprattutto, possa essere garantito quando questo rappresenta un servizio essenziale per tutti i cittadini;
   per tali motivi gli interroganti ritengono inadeguato un modello di distribuzione delle risorse idriche che costringa i comuni a privare i propri cittadini di un bene così fondamentale, anche a causa degli eccessivi oneri per il suo acquisto, un modello, questo, che nel caso di specie ha costretto una città con una densità di popolazione superiore ai duecentomila abitanti a non poter usufruire del servizio idrico per oltre 8 giorni –:
   quali urgenti e tempestive iniziative di competenza, il Ministro interpellato intenda adottare per assicurare, in tempi celeri, l'adeguato approvvigionamento idrico per la città di Messinae per evitare, con l'impiego di adeguati finanziamenti per la messa in sicurezza dei territori ad elevato rischio di dissesto idrogeologico, con particolare riferimento al Comune di Calatabiano (CT) e con l'utilizzo di risorse che garantiscano un rifornimento idoneo per una città densamente popolata e ad elevato rischio sismico, che fatti simili possano verificarsi in futuro;
   quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere affinché possa concretamente affrontarsi la grave emergenza del dissesto idrogeologico nella regione siciliana e se sia nelle condizioni di indicare l'eventuale stima di possibili stanziamenti che, nel breve periodo, potranno garantire e assicurare un'urgente azione per la messa in sicurezza di tali territori;
   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere per assicurare che i servizi idrici essenziali non siano, nei prossimi anni, oggetto di speculazione economica, garantendoli a tutti i cittadini quali beni comuni fondamentali e sempre accessibili.
(2-01174) «D'Uva, Lorefice, Rizzo, Daga, Cancelleri, Terzoni, Grillo».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

via d'acqua interna

approvvigionamento

risorse idriche