Legislatura: 17Seduta di annuncio: 489 del 24/09/2015
Primo firmatario: VARGIU PIERPAOLO
Gruppo: SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Data firma: 24/09/2015
Ministero destinatario:
- PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
- MINISTERO DELL'INTERNO
- MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega Delegato a rispondere Data delega PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 24/09/2015 PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 24/09/2015 Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'INTERNO delegato in data 08/10/2015
Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, per sapere – premesso che:
il 20 settembre 2015, un esteso incendio di probabile origine dolosa è divampato all'interno dell'area marina protetta di Capo Caccia vicino ad Alghero, nell'ambito del Parco naturale regionale «Porto Conte» (Sassari) ed ha devastato oltre quindici ettari di vegetazione e distrutto 250 camper e roulotte parcheggiati nei campeggi (ormai dismessi) di Sant'Igori e di Sant'Imbenia e nelle aree attrezzate del camping La Stalla;
l'incendio è divampato alle 2 circa del mattino nella località di Sant'Imbenia e, a causa del forte vento di maestrale, si è velocemente propagato all'intera area, investendo la rigogliosa pineta che circonda la spiaggia di Mugoni, tra le più belle e frequentate della Riviera del Corallo. Le operazioni di soccorso sono durate molte ore ed hanno visto impegnata la Protezione civile regionale e comunale, sei squadre dell'Ente Foreste, giunte da varie parti del territorio circostante, una squadra dei Vigili del fuoco di Alghero e due di Sassari, con sei mezzi messi in campo, oltre a due canadair e due elicotteri provenienti da Anela e Bosa;
i camping di Sant'Imbenia e Sant'Igori insistevano su un aerea sottoposta a vincolo paesaggistico ambientale e sono da anni al centro di una vicenda giudiziaria, in seguito alla quale – nel 2010 – sono stati posti sotto sequestro dagli agenti del Corpo forestale della polizia giudiziaria della Procura della Repubblica di Alghero e della Stazione forestale di Alghero;
il Parco naturale regionale «Porto Conte», istituito con legge regionale n. 4 del 26 febbraio 1999, ha un'estensione di 7.410 ettari e ricade nel PPR (Piano paesaggistico regionale). Al suo interno è ricompresa la foresta demaniale «Le Prigionette», una parte del Parco Geominerario della Sardegna, il Sito di Importanza Comunitaria – SIC «Capo Caccia (con le Isole Foradada e Piana) e Punta Giglio» e la Zona di Protezione Speciale – ZPS di Capo Caccia;
l'esistenza del Parco come area protetta assicura una gestione unitaria ad un ecosistema particolarmente delicato e vulnerabile che ospita importanti specie di flora endemica (fiordaliso spinoso, l'astragalo di Terracciano, ginestra sarda, stregona spinosa, giglio marino, silene nodulosa, ginepro, lentisco, fillirea, olivastro, euforbia arborescente, finocchio marino, camforosma, senecio, malvone delle rupi, lecceti, corbezzolo, pungitopo, asparago pungente, e altro) e fauna, in particolare uccelli migratori in via di estinzione;
secondo «Natura 2000», il Parco rappresenta uno dei siti più importanti del Mediterraneo per la nidificazione del grifone e dell'uccello delle tempeste. In esso trovano ospitalità numerose colonie di berte maggiori e berte minori; i marangoni dal ciuffo, i gabbiani corsi, il falco pellegrino, la poiana, il barbagianni, il corvo imperiale, la pernice sarda, lo scricciolo e altro. Tra i mammiferi: il cinghiale, la donnola, il daino, la volpe e alcuni esemplari di cavalli e gli asinelli dell'Asinara; tra gli anfibi e i rettili: la testuggine comune e marginat;
l'alta vulnerabilità del Parco naturale regionale «Porto Conte» è registrata nello stesso documento di identificazione del sito Natura 2000, laddove viene segnalato il pericolo di incendio per le formazioni forestali dei ginepreti nell'area terrestre;
dopo il vasto incendio del 20 settembre 2015, si sta valutando l'entità dei danni e delle risorse necessarie per le prime complesse operazioni di bonifica e per il recupero e la fruibilità di una località a grandissimo richiamo ricreativo e turistico;
sette anni fa, la stessa area fu colpita da un altro incendio, anch'esso di origine dolosa;
la Sardegna ha una superficie territoriale di circa 2.400.000 ettari, mentre la sua superficie forestale ammonta complessivamente, comprendendo anche le macchie, a circa un milione di ettari, con un indice di boscosità del 45 per cento. In tale quadro, uno dei fattori negativi che arrecano rilevanti danni al suo ambiente naturale, sotto il profilo paesaggistico, idrogeologico ed economico, rimane sicuramente l'incendio boschivo;
ogni estate la Sardegna è chiamata ad affrontare l'emergenza incendi e si stima che ogni anno si verificano nell'isola una media di oltre 3 mila eventi che percorrono 13.000 ettari di campagne. Nonostante il potenziamento delle strutture e degli strumenti tecnologici di contrasto, l'intera Sardegna continua tuttavia ad essere teatro di atti incendiari e fenomeni di insorgenza del fuoco selvaggio;
pur con alcune ciclicità, il fenomeno tende drammaticamente a rimanere stabile nel tempo e nelle varie realtà geografiche, tanto che vaste zone della regione vanno assumendo i caratteri di vero e proprio predeserto;
per fronteggiare questa calamità la regione autonoma Sardegna e lo Stato impegnano annualmente nella sorveglianza e nella lotta attiva al fuoco ingenti risorse finanziarie, che drenano le già scarse risorse a disposizione, sottraendole allo sviluppo e agli altri impieghi produttivi;
la macchina operativa antincendio ha raggiunto elevati livelli di operatività ed efficacia sul piano della tempistica e del contenimento dei danni, ma per sua natura non è nella possibilità di incidere sulle cause che alimentano il fenomeno;
su queste ultime, l'apporto conoscitivo dell'attività investigativa ha individuato e inventariato un'ampia gamma di cause specifiche che caratterizzano storicamente gli incendi nella regione Sardegna;
da tale indagine, è emerso che tra le cause colpose vi sia: un uso indolente di apparecchi meccanici, a fiamma o elettrici; la mancata custodia e/o la mancata bonifica dei residui di fuochi accesi in aree di campagna da parte di gitanti, campeggiatori, allevatori, agricoltori; abbruciamento abusivo di stoppie; carenza nella manutenzione di elettrodotti o altre linee elettriche; violazione delle norme nella gestione delle discariche da rifiuti solidi urbani, carenza nella manutenzione dei convogli ferroviari; getto in aree rurali di fiammiferi o mozziconi di sigaretta accesa da parte di allevatori e/o agricoltori ovvero di automobilisti; mancanza di cautela nell'apertura o ripulitura di viali parafuoco; brillantamento di mine o esplosivi o getto di petardi, razzi o fuochi artificiali, e altro;
tra le cause dolose più frequenti sono individuate: apertura/rinnovazione e miglioramento dei pascoli; conflitti e/o vendette tra privati allevatori e pastori e tra questi e la pubblica amministrazione; ripulitura di terreni per lavori colturali agricoli; piromania; ritorsioni per motivi di caccia o bracconaggio; atti commessi da minorenni per gioco o divertimento; atti volti a garantire la continuità occupazionale nei cantieri di rimboschimento ovvero per essere inclusi nelle squadre antincendio; speculazione edilizia; protesta contro licenziamenti o assunzioni nei cantieri forestali; per stato di ubriachezza; per fini di truffa, per fini di deprezzamento di aree turistiche onde acquisirle a prezzi inferiori a quelli di mercato, per fatti di terrorismo politico, e altro;
la via della deterrenza giudiziaria può costituire un valido argine alla reiterazione dei delitti improntati ad una matrice prettamente criminale, ma si rivela inadeguata per fronteggiare gli incendi che affondano le loro motivazioni nei bisogni «figli» della comunità regionale, senza i quali non sarebbero altrimenti comprensibili i dati sulla persistenza del fenomeno;
una strategia che si risolva in politiche di soli vincoli o proibizioni sulle aree percorse dal fuoco non si è rivelata una scelta di successo;
la fase emergenziale deve essere pertanto accompagnata dalla promozione di politiche territoriali e ambientali capaci di affrontare e rimuoverei bisogni, gli interessi e superare ogni altra causa, anche culturale, come quella che può dar luogo a comportamenti colposi e dolosi prima ricordati, alcuni dei quali più tradizionali ed altri più recenti, ormai sufficientemente noti anche attraverso l'attività investigativa e di monitoraggio amministrativo, svolta in forme e con modalità specializzate dal Corpo forestale e di vigilanza ambientale della regione autonoma Sardegna –:
se il Governo intenda predisporre un piano di intervento che individui i possibili rimedi normativi, amministrativi, tecnici e culturali per rimuovere o mitigare i moventi che alimentano il drammatico fenomeno degli incendi in Sardegna, a partire da una intensificazione del controllo del territorio per rimediare all'isolamento di intere zone (perciò stesso esposte all'opera dei criminali incendiari) attraverso: l'introduzione di attività sperimentali di monitoraggio satellitare dei possibili focolai; l'incremento delle reti di avvistamento nelle campagne; il riposizionamento di un'organizzazione diffusa delle diverse forze di polizia; il potenziamento dell'operatività del Corpo forestale dello Stato (anche attraverso raccoglimento delle istanze di trasferimento in Sardegna dei numerosi agenti temporaneamente dislocati in altre regioni) e la pianificazione di opportuni servizi di pattugliamento; un rilancio delle campagne di sensibilizzazione contro gli incendi già avviate negli anni passati, volte ad individuare cause, motivazioni e condizioni predisponenti l'insorgenza del fuoco selvaggio e delle modalità di loro rimozione.
(2-01089) «Vargiu».
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):riserva naturale
incendio
vandalismo