ATTO CAMERA

INTERPELLANZA 2/00933

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 409 del 15/04/2015
Firmatari
Primo firmatario: MELILLA GIANNI
Gruppo: SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 15/04/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE 15/04/2015
MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE 15/04/2015
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI delegato in data 27/07/2015
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interpellanza 2-00933
presentato da
MELILLA Gianni
testo di
Mercoledì 15 aprile 2015, seduta n. 409

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
   il trattamento di fine servizio per i lavoratori pubblici, a seguito della circolare INPS n. 73/2014 ha elevato da 6 a 12 mesi il termine di pagamento dei Tfs e dei Tfr per i dipendenti che cessano il rapporto di lavoro per il raggiungimento dei limiti di età o di servizio previsti dall'ordinamento dell'ente di appartenenza, a 24 mesi per gli altri lavoratori che vanno in pensione prima dei 67 anni (previsti dalla legge Fornero) per raggiungimento dei parametri predisposti. Tale incremento ha effetto per le cessazioni che intervengono dal 1o gennaio 2014 e con riferimento al personale che matura il diritto alla pensione a decorrere dalla stessa data. L'innalzamento dell'età pensionabile introdotto dalla riforma Fornero, e l'aver portato a 27 mesi il pagamento del trattamento di fine rapporto per i lavoratori pubblici, comporta che la liquidazione, di fatto, verrà percepita dal lavoratore dipendente/pensionato in età tarda;
   la pensione stessa non risulta essere percepita in tempi rapidi, per cui il lavoratore dipendente/pensionato dal momento del fine rapporto lavorativo al momento dell'erogazione del dovuto si trova, il più delle volte, in gravi difficoltà economiche sue e della propria famiglia;
   risulta all'interpellante che in altri settori lavorativi, in particolare nel privato, la liquidazione sia percepita in tempi più rapidi consentendo così, al sacrificio di una vita, di poter usufruire del proprio trattamento di fine rapporto per l'opportunità decise da ciascuno nel suo privato;
   si fa presente, che al di là delle informazioni errate che circolano, la pensione e il trattamento di fine rapporto sono gli accantonamenti di una vita lavorativa, che quando richiesti, mese per mese, sono stati regolarmente detratti dalle buste paga del dipendente (al di là delle gestioni più o meno opportune dell'INPS) che al momento del pensionamento lo Stato lesina a chi di diritto. Non è questa ad avviso dell'interpellante cosa degna di un Paese democratico e civile. Ci si richiama spesso all'Europa, a volte anche inopportunamente, ma non si tiene conto che l'Italia è il Paese con le pensioni più basse e con i tempi più lunghi di erogazione;
   per molti il pensionamento rappresenta un punto di svolta, di cambio di vita e di status sociale. Fatto questo che molto spesso procura grandi e profondi travagli personali. Al di là dei luoghi comuni per i quali dipendente pubblico è sinonimo di parassita. Occorre ricordare che i tanto vituperati dipendenti pubblici italiani vivono con stipendi minimi (anche questo al contrario del resto d'Europa dove, dati Eurispes: i dipendenti pubblici italiani guadagnano in media 3.000 euro in meno all'anno rispetto a quelli britannici, 3.600 euro in meno rispetto a quelli tedeschi, 4.100 euro in meno rispetto a quelli spagnoli e ben 12.000 euro in meno rispetto a quelli francesi. Inoltre In Italia ci sono 58 impiegati ogni 1000 abitanti contro i 135 della Svezia, i 94 della Francia, i 92 del Regno Unito, i 65 della Spagna e i 54 della Germania. Inoltre, segnala sempre il rapporto Eurispes, negli ultimi 10 anni l'Italia ha visto diminuire i propri dipendenti pubblici del 4,7 per cento, mentre tutti gli altri hanno assunto: +36,1 per cento in Irlanda, +29,6 per cento in Spagna, +12,8 per cento in Belgio e +9,5 per cento nel Regno Unito. In ultimo bisogna far presente che nel nostro Paese i dipendenti pubblici pesano per l'11,1 per cento del Pil – tenendo conto che per dipendenti pubblici si intendono non solo ministeriali – che influiscono in percentuale minima – ma anche insegnanti, forze di ordine pubblico, vigili urbani, e altro);
   avendo, l'interpellante, verificato tutto ciò, appare evidente lo scollamento tra realtà lavorativa e dettami costituzionali. Ciò assunto si evidenziano elementi di contraddizione tra il trattamento effettivo e gli articoli 1, 3, 36 e 38 della nostra Costituzione (e precisamente: articolo 1 «L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro....», articolo 3 «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese». Articolo 36 «Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa...» articolo 38 «... I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria... ») la quale, nel suo articolato, aborre le disparità di trattamento che, al contrario, sono una realtà effettiva e impunita e rappresentano la norma a cui assistiamo quotidianamente. E, tristemente, il nostro Parlamento avalla queste disparità –:
   come i Ministri interpellati intendano operare per avviare tutte le operazioni necessarie alla modifica della norma di legge, sanando l'iniquità che ora rappresenta, del diverso trattamento dei lavoratori pubblici, permettendo, in termine di legge, l'erogazione del trattamento di fine rapporto e pensione in tempi più rapidi considerato che l'allungamento dell'età lavorativa ha ridotto di molto il numero dei nuovi pensionati (dati INPS) e si suppone che l'erogazione del trattamento di fine rapporto economicamente sostenibile in tempi brevi.
(2-00933) «Melilla».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

cessazione d'impiego

pensionato

impiegato dei servizi pubblici