ATTO CAMERA

INTERPELLANZA 2/00839

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 375 del 11/02/2015
Firmatari
Primo firmatario: SORIAL GIRGIS GIORGIO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 11/02/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 12/02/2015
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE delegato in data 19/02/2015
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

SOLLECITO IL 25/11/2015

SOLLECITO IL 26/07/2016

Atto Camera

Interpellanza 2-00839
presentato da
SORIAL Girgis Giorgio
testo di
Mercoledì 11 febbraio 2015, seduta n. 375

   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   mentre da un lato diversi paesi dell'Unione europea, tra cui il nostro, versano in condizioni di pesante crisi economica, secondo fonti di stampa la Germania nel 2014 avrebbe registrato un attivo commerciale di 217 miliardi di euro, frutto di una crescita dell'export del 3,7 per cento, che va contro le stesse ben note regole dell'Unione europea, ovvero, se da un lato la Germania sta continuando a pretendere una politica di austerity che sta indebolendo la moneta unica, dall'altra parte si avvantaggia della crisi in atto nell'euro-zona attraverso le sue esportazioni, logicamente favorite dal calo stesso dell'euro;
   l'istituto di statistica Destatis certifica che la Germania ha raggiunto addirittura un record storico con esportazioni per 1.134 miliardi di euro, mentre le importazioni si sono attestate a 916,5 miliardi di euro: rispetto al 2013, l’export tedesco è salito del 3,7 per cento mentre le importazioni hanno aggiunto solo due punti percentuali;
   l'impennata dell’export sarebbe avvenuta proprio di questi ultimi mesi: nel solo mese di dicembre le esportazioni sono salite del 3,4 per cento rispetto a novembre, per un valore di 98,7 miliardi di euro, mentre le importazioni sono scese dello 0,8 per cento a 76,9 miliardi di euro; a dicembre l'avanzo commerciale è salito a 21,8 miliardi di euro dai 17,9 miliardi del mese precedente;
   le regole dell'Unione europea prevedono un comportamento differente: e ciò è stato sottolineato anche dagli Stati Uniti, dove ad esempio il segretario al Tesoro, Jacob Lew, ha ricordato che «politiche per promuovere la domanda interna sarebbero un bene per l'economia tedesca e quella mondiale»: con tutta l'Europa ad arrancare, a trainare la ripresa dovrebbe essere l'economia che cresce, cioè quella tedesca e per farlo, dovrebbe comprare i prodotti degli altri Paesi che non hanno sbocchi sui mercati interni, ma ciò non avviene visto che Berlino, invece di acquistare (import), inonda il mondo dei suoi prodotti (export);
   il comportamento della Germania, che secondo gli interpellanti tiene in considerazione solo il proprio tornaconto, rischia di ampliare lo squilibrio verso gli altri Paesi, e ha già posto Berlino sotto il faro degli economisti internazionali e della Commissione dell'Unione europea;
   nelle tabelle di Destatis si vede bene lo, squilibrio: le esportazioni 2014 verso i Paesi dell'Unione europea hanno registrato 657 miliardi di euro, il 5,4 per cento, in più del 2013 (+9,5 per cento nel solo mese di dicembre). Di contro, l’import si è attestato a 600 miliardi ed è cresciuto del 3,6 per cento (+3 per cento a dicembre). Per di più, secondo gli analisti di Intesa Sanpaolo, «il deprezzamento del cambio ed un recupero del commercio mondiale dovrebbero favorire una crescita più vivace dell'export tedesco nei prossimi mesi, mentre l'import è frenato dal calo dei prezzi degli idrocarburi»;
   la Commissione dell'Unione europea ha posto la regola – nell'ambito del cosiddetto «six pack» che dovrebbe garantire l'equilibrio economico del vecchio continente – di limitare il surplus commerciale sotto il 6 per cento e quindi chi sfora il parametro per tre anni di fila, incorre in possibilità di sanzioni;
   per la Germania, il 2014 dovrebbe esser stato il quinto anno fuori dal tetto e la Commissione ha già aperto una indagine;
   questo grave problema era già stato segnalato in una interpellanza presentata dall'interrogante il 12 settembre 2014 e rimasta ancora senza risposta, quando il semestre di presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea dava anche più opportunità al nostro Governo di incidere sulla politica dell'Unione europea;
   secondo i dati forniti il 9 luglio 2014 dallo Statistisches Bundesamt, l'Ufficio federale di statistica, l’export tedesco aveva già destato preoccupazioni raggiungendo valori che andavano contro alle richieste del Fondo monetario internazionale (Fmi), della Commissione europea e di economisti critici, di importare di più per sostenere i paesi dell'Unione europea con un'economia più debole;
   secondo l'economista Emiliano Brancaccio, intervistato a fine luglio da L'Espresso, «vale tuttora la previsione contenuta nel «monito degli economisti» che abbiamo pubblicato nel settembre scorso sul Financial Times: con le attuali politiche di austerity, la divergenza tra paesi deboli e paesi forti dell'eurozona continuerà ad ampliarsi. La politica monetaria non può affrontare da sola questa divaricazione»;
   ha scritto l’Huffington post «L'euro-zona è sulla rotta del Titanic. La Germania va in controtendenza perché riceve capitali a buon mercato spinti dalle difficoltà dei PIIGS e fa l'opposto di quanto raccomanda agli altri: sostiene la domanda interna di consumi e investimenti e, così, compensa il calo delle esportazioni verso i Paesi europei in stagnazione. [...] La rotta mercantilista della politica economica dettata dai conservatori teutonici e nord-europei e «raccomandata» dalla Commissione di Bruxelles è insostenibile. I dati sono inequivocabili: austerità cieca e svalutazione del lavoro deprimono l'economia reale, distruggono Pil potenziale e gonfiano il debito pubblico. Nell'eurozona, la crisi è, per durata e profondità, peggiore di quella del ’29. Il debito pubblico medio della nostra area monetaria balza dal 65 per cento del 2008 al 95 per cento di oggi. La disoccupazione si impenna e continua a salire anche per l'anno in corso. La piaga della povertà si allarga e l'impoverimento assedia le classi medie. L'inflazione sparisce e i rischi di deflazione diventano sempre più concreti» –:
   se il Governo sia al corrente dei fatti esposti in premessa e se non consideri necessario e urgente attivarsi e in che modo, per chiedere che, da un lato, la Germania renda conto del suo comportamento in sede europea e modifichi al più presto i propri indirizzi e, dall'altro, che le regole dell’austerity vengano rimesse in discussione verso una maggiore flessibilità che dia ossigeno ai Paesi dell'eurozona, gravati da una crisi economica acuita anche da quelle stesse regole che sembra all'interpellante stiano avvantaggiando soltanto la Germania.
(2-00839) «Sorial».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

esportazione comunitaria

Commissione CE

politica comunitaria