ATTO CAMERA

INTERPELLANZA 2/00613

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 257 del 04/07/2014
Firmatari
Primo firmatario: SORIAL GIRGIS GIORGIO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 04/07/2014


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 04/07/2014
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 04/07/2014
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE delegato in data 14/07/2014
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

SOLLECITO IL 25/11/2015

SOLLECITO IL 26/07/2016

Atto Camera

Interpellanza 2-00613
presentato da
SORIAL Girgis Giorgio
testo di
Venerdì 4 luglio 2014, seduta n. 257

   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   secondo le ultime rilevazioni della Corte dei conti presentate in questi giorni sul rendiconto dello Stato, è in atto nel nostro Paese un calo delle entrate tributarie, (0,7 per cento), dovuto alla recessione dell'economia ed alla conseguente erosione delle basi imponibili ma anche alle decisioni del Governo; la Corte dei conti ha più volte rilevato a questo proposito che il livello di prelievo tributario è eccessivo e mal distribuito (si veda rapporto 2014 sul coordinamento della finanza pubblica);
   appare evidente che un sistema fiscale non proporzionato e non equo ha gravissime ricadute negative sia sulla domanda interna, che tende a diminuire, sia sull'apparato produttivo che da una parte non riesce a far fronte ad un prelievo così massiccio in un momento di crisi come questo e, dall'altra parte, entra in grave crisi per il calo della domanda;
   la Banca d'Italia ha recentemente rilevato la contrazione della produzione industriale di un quarto, la perdita di un milione di posti di lavoro, quasi soltanto nell'industria, negli ultimi sette anni, il tasso di disoccupazione ad oltre il 12 per cento: il Governatore, nelle considerazioni finali all'Assemblea ordinaria dei Partecipanti del 30 maggio 2014, ha osservato: «... i costi congiunti della recessione e di politiche di bilancio restrittive sono stati elevati. Lo stato dell'economia resta fragile, in particolare nel mercato del lavoro»;
   secondo il Centro Studi di Confindustria, dal 2007, dall'inizio della crisi sono stati persi quasi 2 milioni di posti di lavoro: 1 milione e 968 mila Ula (unità di lavoro equivalenti a tempo pieno); quanto al tasso di disoccupazione inizia a scendere dai massimi toccati nel primo trimestre di quest'anno, ma non cala sotto il 12,5 per cento nel 2015 (al 12,6 per cento nel 2014), e, compresa la Cassa integrazione guadagni, sarà ancora pari al 13,5 per cento alla fine del periodo;
   come sottolineato dall'ultimo rapporto Istat sull'economia del Paese, il prodotto interno lordo si è contratto nuovamente (-1,9 per cento), riportando il livello dell'attività economica leggermente al di sotto di quello del 2000: nel quarto trimestre si è registrato un timido segnale di ripresa economica dopo nove trimestri consecutivi di contrazione dell'attività (+0,1 per cento su base congiunturale), tuttavia, la stima flash relativa al primo trimestre del 2014 ha evidenziato una nuova flessione;
   l'effetto di questa situazione è che l'inflazione ha raggiunto il livello più basso in quasi cinque anni, ovvero dall'ottobre del 2009, e questo crea le condizioni di un gravissimo rischio di deflazione: rispetto ai dati macroeconomici, nel 2013 l'inflazione è calata nettamente, in un quadro caratterizzato dal perdurare della fase di recessione economica e di debolezza della domanda di beni di consumo; il tasso si è più che dimezzato, scendendo all'1,2 per cento dal 3 per cento del 2012 e la fase di rallentamento dell'inflazione è proseguita nel 2014;
   le conseguenze della inflazione zero sono molto pericolose: più cala l'inflazione, più cresce il peso reale dei debiti pubblici e privati, per cui i prezzi che scendono aggravano le condizioni dei debitori e dunque anche dello Stato, debitore per eccellenza, sia perché si aggravano i tassi reali di interesse da pagare, sia perché il prodotto interno lordo è calcolato nominalmente e quindi incorpora l'inflazione e quindi se l'inflazione scende, scende anche il prodotto interno lordo e si aggrava il rapporto con il deficit;
   come riportato in un articolo de La Repubblica del 1o luglio 2014 da Federico Fubini, sulla base delle proiezioni di crescita del Fondo monetario, con questa inflazione, il rispetto del fiscal compact diventa molto più costoso: solo per stabilizzare il debito al 135 per cento del prodotto interno lordo, l'Italia dovrebbe arrivare a un surplus di bilancio di oltre il 3 per cento prima di pagare gli interessi e ciò comporterebbe una manovra correttiva, con nuove tasse e tagli, per circa 17 miliardi sul 2015;
   la dinamica, secondo l'istituto di statistica, è prevalentemente ascrivibile all'accentuarsi del calo dei prezzi degli alimentari non lavorati, oltre al calo della crescita annua degli alimentari lavorati, dei beni energetici e dei servizi legati all'abitazione;
   gli ultimi dati preliminari sull'inflazione nell'area euro a giugno 2014 confermano i timori di Draghi sul rischio che l'unione monetaria stia scivolando verso un'inesorabile deflazione: oltre all'Italia, anche la Spagna ha registrato una variazione nulla dei prezzi su base annua;
   la domanda interna resta «al palo», come dimostra anche il mancato funzionamento del mercato del credito: sono pessimi i dati sui nuovi prestiti erogati dalle banche al settore privato nell'Eurozona a maggio, in calo tendenziale del 2 per cento, in peggioramento dal -1,8 per cento di aprile e poco al di sopra del calo record del 2,3 per cento di fine 2013. In particolare, i prestiti alle famiglie sono diminuiti di 42,8 miliardi di euro, mentre i prestiti alle società non finanziarie (imprese) sono scesi di 7,6 miliardi;
   secondo la Corte dei conti esistono nella politica fattori frenanti dell'economia e degli equilibri di bilancio, che mettono a rischio gli stessi risultati faticosamente ottenuti in seguito alle rigorose manovre di correzione dei conti pubblici ed ai ripetuti e diffusi interventi di riduzione della spesa: si rileva che «mentre la produzione industriale, come si è detto, si contrae di un quarto e perde un milione di occupati, in alcuni altri settori, che comportano ampie possibilità di investimento, e quindi di sviluppo e di crescita economica oltre che morale e civile, l'impegno finanziario dello Stato non è proporzionato alla loro importanza strategica, generalmente riconosciuta anche in ambiente governativo»;
   secondo Nomisma il 2014 passerà agli annali come uno di stagnazione, mentre nel 2015, con i ritmi attuali non si andrà oltre l'1-1,5 per cento annuo, troppo poco soprattutto per le esigenze di miglioramento del mercato del lavoro, e «per un mutamento di prospettiva è essenziale un radicale cambio dell'Europa, che non si esaurisca nella concessione di un po’ più di flessibilità e tolleranza sui conti, ma che assuma come prioritario l'obiettivo del rilancio della domanda interna dell'Eurozona» –:
   quali iniziative il Governo intenda porre in atto in merito ad una più equa e proporzionata politica di prelievo tributario per dare nuovo slancio all'economia del Paese, alleviare la pressione fiscale e, in particolare, favorire la necessaria ripresa della domanda interna, onde evitare, prima che sia troppo tardi, il rischio di deflazione incombente.
(2-00613) «Sorial».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

inflazione

produzione industriale

zona euro

erogazione di prestito

fluttuazione dei prezzi

politica fiscale