ATTO CAMERA

INTERPELLANZA 2/00381

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 157 del 22/01/2014
Firmatari
Primo firmatario: GRILLO GIULIA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 22/01/2014


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 22/01/2014
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 22/01/2014
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 27/01/2014
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interpellanza 2-00381
presentato da
GRILLO Giulia
testo di
Mercoledì 22 gennaio 2014, seduta n. 157

   La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
   sono passati già tre mesi dal messaggio del Presidente Napolitano, 8 ottobre 2013, nel quale il presidente elencava una serie di indicazioni per fronteggiare l'emergenza carceri anche a seguito della cosiddetta «sentenza pilota» della Corte Europea di Strasburgo dell'8 gennaio 2013;
   nel provvedimento si condannava l'Italia ad adottare entro il 28 maggio tutte le misure necessarie per rendere dignitosa la permanenza nelle celle dei detenuti;
   si tratta di un'urgenza contabile, così potrebbe essere definita, come per lo spread ai tempi di Monti, causata dal timore di ulteriori sanzioni che la Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo sta per comminarci, piuttosto che dalla necessità di ridare dignità ai detenuti. Sono tante le carceri italiane ad essere sorvegliate, inoltre il nostro debito con l'Europa, e soprattutto con la responsabilità di rieducare e di restituire alla società persone in grado di iniziare un nuovo cammino è destinato ad aumentare;
   ad oggi poco o quasi nulla è stato fatto, sta di fatto che le celle continuano ad ospitare 15.000 detenuti oltre la capienza regolamentare;
   vi sono stati solo alcuni decreti del Ministro di giustizia orientati alla chiusura di alcune case circondariali;
   tra questi vi è il decreto del Ministro della giustizia dell'11 febbraio scorso che, nel definire i criteri della riorganizzazione delle carceri, prevede la chiusura delle sedi penitenziarie di Modica, Mistretta e Nicosia;
   un taglio indiscriminato che elimina realtà particolari, senza considerare ancora una volta la dignità umana, perché con il trasferimento dei detenuti verrebbe meno qualsiasi rapporto con i familiari senza dimenticare l'impegno svolto da molti nel ripristino delle strutture in questione, in particolare quella di Modica;
   inoltre con la nuova rivoluzione delle carceri che garantisce ai detenuti otto ore al giorno libere fuori dalla cella, ci saranno oltre duecento pregiudicati nello stesso cortile con la metà degli agenti che dovrebbero sorvegliarli;
   la convenzione di Strasburgo del 1983 sottoscritta dal nostro Paese, prevede inoltre il rimpatrio dei detenuti stranieri in virtù degli accordi bilaterali, strumento che a distanza di 24 anni dalla ratifica nessuno incentiva;
   mancano accordi bilaterali con Marocco, Tunisia e Romania, Paesi di origine dei detenuti in cima alla classifica delle presenze;
   con l'attuazione di questa norma l'Italia risparmierebbe circa 500 milioni di euro;
   i detenuti stranieri potrebbero scontare gran parte della loro pena nei loro paesi d'origine, il che non vorrebbe dire «fare deportazioni di massa», ma eviterebbe all'Italia di spendere un miliardo all'anno per tenere gli stessi nelle carceri italiane;
   di contro i detenuti italiani all'estero non superano invece le tremila unità;
   secondo i dati del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap), nelle carceri italiane si contano oggi 22.770 detenuti stranieri, un terzo della popolazione carceraria, con un costo medio per detenuto, calcolato dalla direzione bilancio del Dap, di 124,6 euro al giorno;
   sino ad oggi nessuno ha incentivato questo strumento per svuotare le carceri, e, i detenuti trasferiti, sono così pochi che non vengono neppure conteggiati nelle statistiche sulla giustizia italiana;
   se si desse seguito agli accordi di rimpatrio lo Stato, risparmierebbe 568 milioni di euro l'anno, importo che equivale al costo reale del mancato rimpatrio, o se si vuole il conto del risparmio virtuale;
   dunque circa un milione e mezzo al giorno se si moltiplicasse il suddetto costo unitario per i 12.509 detenuti stranieri che scontano una condanna già definitiva, gli unici sui quali può ricadere l'ipotesi di un trasferimento –:
   alla luce dei fatti esposti in premessa, quali siano le motivazioni che hanno spinto il Governo italiano ed in particolare il Ministro interpellato a chiudere alcune case circondariali piuttosto che altre;
   se e con quali misure il Ministro interrogato intenda intervenire, per fronteggiare l'emergenza carceri, in vista del termine del 28 maggio 2013 fissato dalla Corte europea di Strasburgo, per evitare all'Italia la multa di un miliardo di euro all'Europa;
   quale sia il dato, materialmente impossibile da trovare, di quanti abbiano usufruito della possibilità e diritto di scontare la pena nel proprio Paese di origine, come prevede la convenzione di Strasburgo del 1983, che l'Italia ha ratificato e inserito nel proprio ordinamento dal 1989 e via via allargato con una serie di accordi bilaterali e perché non si è provveduto a concludere accordi con i Paesi che più pesano sul conto delle carceri;
   perché sino ad oggi questo strumento non è stato mai utilizzato, e se sia presa in considerazione la sua effettiva applicazione evitando di ricorrere alla scusante della questione di ordine etico-morale, poiché va ricordato che dal 2002 nessuno ha sbarrato la strada ai voli di Stato per il rimpatrio dei clandestini che la Bossi-Fini ha reso del tutto simili alla deportazione coatta.
(2-00381) «Grillo».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

accordo bilaterale

detenuto

Corte europea dei diritti dell'uomo

trasferimento di detenuti

stabilimento penitenziario