ATTO CAMERA

INTERPELLANZA 2/00179

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 65 del 05/08/2013
Firmatari
Primo firmatario: ZACCAGNINI ADRIANO
Gruppo: MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO
Data firma: 05/08/2013


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 05/08/2013
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 05/08/2013
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE delegato in data 08/08/2013
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interpellanza 2-00179
presentato da
ZACCAGNINI Adriano
testo di
Lunedì 5 agosto 2013, seduta n. 65

   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   Poste italiane, società capogruppo dell'omonimo gruppo Poste italiane, è stata trasformata da ente pubblico economico in società per azioni dal 28 febbraio 1998;
   Poste italiane Spa è un soggetto giuridico privato il cui assetto proprietario vede la partecipazione totalitaria del Ministero dell'economia e delle finanze una percentuale di proprietà acquisita di recente dopo l'operazione di permuta con la Cassa depositi e prestiti, che deteneva il 35 per cento che qualifica inequivocabilmente Poste italiane un'impresa in pubblico comando;
   in quanto tale, si tratta di un soggetto di proprietà del Popolo Italiano e sono pertanto i cittadini ad essere portatori e destinatari dei principali diritti in tema di erogazione del servizio pubblico relativo ai servizi postali, il cosiddetto servizio universale;
   nel corso degli anni anche le funzioni svolte da Poste italiane sono cambiate e da servizi offerti prevalentemente in ambito postale l'azienda ha iniziato a svolgere attività finanziaria (Banco Posta) e assicurativa (Poste Vita) al fine, soprattutto, di compensare la quota non coperta dal finanziamento pubblico per l'erogazione del Servizio universale prevalentemente erogato in condizioni di underpricing;
   concessione che comunque si è realizzata grazie alle tasse pagate dai cittadini contribuenti e sovrani;
   il decreto legislativo n. 261 del 1999 consente a Poste italiane di stabilire le «condizioni generali di servizio» e al Ministero delle comunicazioni (finché è esistito) la supervisione e la vigilanza sulle stesse. Nei termini esposti i rappresentanti politici eletti dai cittadini nei due rami del Parlamento sono, di fatto, estromessi dalla possibilità di ogni possibile intervento;
   Poste italiane oggi è dunque anche impresa di corrispondenza ma è soprattutto impresa multiservizi, differenziata in molti rami di attività, integrati e fortemente sinergici tra loro;
   nel suo complesso il Gruppo poste italiane è presente nel settore delle assicurazioni (Postevita), dei telefonici (Postemobile), dei servizi internet (Postecom), della gestione documentale e digitalizzazione (Postel), del settore aziende (Poste impresa), della riscossione dei tributi locali (Poste tributi), fino al trasporto merci (Mistral Air) e alla commercializzazione di vari prodotti (Posteshop); le Poste controllano perfino una società (Poste energia spa) che si occupa dell'approvvigionamento energetico del gruppo;
   ad oggi, i comparti divisionali Banco Posta e Poste italiane vivono di un equilibrio che consente all'uno di mantenere in vita l'altra grazie agli alti proventi realizzati, mantenendo in vita i circa 140 mila dipendenti;
   in altri termini Poste italiane è rappresentata da un'unica complessa piattaforma informatica che gestisce ed integra due tra le maggiori Reti italiane;
   la prima, composta dai centri di raccolta, di smistamento e di consegna, a servizio esclusivo del comparto della corrispondenza;
   la seconda, infrastrutturale, è la rete degli sportelli ove è erogata una complessa e variegata molteplicità di servizi;
   la prima è decisiva nella gestione dei portalettere e della logistica postale;
   la seconda gestisce gli sportellisti e tutto ciò che è connesso alla loro attività;
   entrambe le reti s'interfacciano in una serie di nodi di scambio fortemente connessi tra loro;
   quanto sopra ha determinato una lunga serie positiva di risultati d'esercizio grazie alla strategia, graduale e mai improvvisata, creativa e per nulla scontata, del Gruppo guidato da Massimo Sarmi;
   dati ufficiali dello scorso esercizio (2012) mostrano evidente il brillante risultato di un utile netto pari a 1032 milioni (di cui 343 milioni di euro è il contribuito del patrimonio destinato BancoPosta) nonostante il diffuso contesto di crisi economica;
   utile interamente versato nelle casse dello Stato nonostante la volontà espressa dall'AD Massimo Sarmi Corriere della sera 19 aprile 2012) di voler azzerare entro luglio 2012 il debito di Poste rimborsando i 750 milioni di euro di bond emessi ai tempi di Corrado Passera;
   utile realizzato nonostante un credito vantato verso lo Stato pari a 2,4 miliardi di euro;
   significativi anche i volumi degli investimenti con 477 milioni di euro (in crescita rispetto ai 415 del 2011) caratterizzandosi come uno dei maggiori big spender dell'ITC assumendo il ruolo di traino per l'indotto;
   i ricavi dei servizi postali e commerciali si attestano a 4.657 milioni di euro, con una diminuzione percentuale del 9,8 per cento sul 2011, quale effetto della contrazione strutturale e progressiva dei volumi della comunicazione tradizionale, in un contesto sempre più competitivo, e a seguito della piena liberalizzazione del mercato postale in cui coesistono 3384 operatori dotati di licenza ed autorizzazioni rilasciate dal dipartimento per le comunicazioni del Ministero dello sviluppo economico;
   il prestigio internazionale acquisito da Poste italiane e la sua assidua capacità innovativa l'hanno resa l'azienda italiana «più ammirata nel mondo», come stabilito dalla annuale classifica World's Most Admired Companies, stilata dalla rivista americana Fortune. Poste italiane conferma inoltre il quarto posto di categoria della classifica mondiale delle aziende più apprezzate nel settore logistico-postale;
   molteplici sono i riconoscimenti internazionali che si susseguono;
   Standard & Poor seleziona il modello di business di Poste italiane come quello che ha maggior futuro tra gli operatori ex postali europei;
   se disaggregato questo dato di bilancio ci rivela la forte crescita del ramo servizi finanziari (ove si evidenzia la leadership di Poste italiane nel settore degli strumenti di pagamento) e del ramo vita;
   la crescita complessiva dei ricavi e il diverso mix degli stessi a favore del comparto assicurativo e finanziario, non sono tuttavia tali da compensare gli effetti della flessione che la riduzione dei ricavi postali produce sul risultato operativo. Continuano inoltre a pesare anche su questo esercizio i significativi oneri che Poste italiane sostiene in qualità di fornitore del servizio universale e che, come di consueto, sono compensati dallo Stato solo in parte;
   tuttavia Poste italiane oltre ad essere rete informatica è anche molto altro poiché rappresenta un pezzo di storia della coesione sociale del Paese e di tutela del risparmio. È partner naturale della PA (e-governing, sportello amico, certificati anagrafici, CUD, e altro), è fornitore del SU (servizio universale) relativo alla corrispondenza, è partner naturale e potenziale di Ferrovie per lo sviluppo interno ed internazionale nel settore della logistica;
   tuttavia il Gruppo poste italiane non è scevro da criticità aziendali e scelte politiche che stridono fortemente con i diritti dei lavoratori (in netto contrasto con le leggi ordinarie) e dei cittadini sovrani detentori del diritto di fruire del «SU» (servizio universale) a parità di condizioni e senza discriminazioni di sorta;
   ci riferiamo alla partecipazione diretta di Poste alla vendita delle lotterie istantanee (gratta & vinci) da sportello con le connesse pressioni commerciali conseguenti ai Budget giornalieri di vendita;
   si fa riferimento ai 1156 uffici postali dei piccoli comuni a serio rischio di chiusura ed all'incomprensibile accordo sul recapito, tra azienda e organizzazioni sindacali del 28 febbraio 2013 con cui sono stati tagliati 6000 posti di lavoro, in un momento drammatico per il Paese;
   in altri termini è venuta meno la norma che prevedeva il ritiro della posta inesitata (lettere fino a 2 chilogrammi e pacchi fino a 30 chilogrammi) presso i circa 10.000 uffici postali concentrandola presso i circa 1000 CPD (centri primari di distribuzione) estendendo tale modello già in uso nei grandi centri urbani anche ai comuni delle province;
   in questo modo si realizza, de facto, una nuova definizione del «Servizio universale» che vuole una concentrazione geografica dei centri di recapito con diseconomie e disagi per i cittadini appartenenti alle fasce sociali più deboli (anziani, disoccupati e disabili);
   nel 2011 con il decreto «Milleproroghe» è stata recepita da Poste italiane una versione più ampia della riforma del diritto societario (articolo 2447 del codice civile) introducendo la disciplina dei «patrimoni destinati», il criterio di divisione contabile, patrimoniale e divisionale delle singole attività di business, ciò è avvenuto per disposizione di legge e non per volontà del management;
   quanto sopra essenzialmente al fine di trasformare l'attività dell'azienda (di proprietà totalmente pubblica) in uno specifico strumento di politica economica finalizzata al rilancio dello sviluppo dell'economia;
   una novità assoluta che consente una nuova e diversa modalità di intervento pubblico nell'economia reale in un contesto comunitario ove la quantità degli strumenti di manovra ed intervento si sono drasticamente ridotti nel rispetto dei trattati siglati;
   in tutto ciò sono perfettamente distinti e individuati gli elementi di costo per l'OSU (Onere del servizio universale) dalle attività di Bancoposta, ciò permette a Bancoposta di adeguarsi alle recenti e più rigide regole della Banca d'Italia (Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche, circolare n. 263 del 27 dicembre 2006, aggiornata il 15 gennaio 2009 proprio in merito al patrimonio di vigilanza) senza che si renda necessario un vero e proprio, scorporo (Spin-Off) societario;
   questa nuova visione del ruolo di Poste italiane come strumento attuativo di politica economica consente di utilizzare il patrimonio di Banco Posta al fine di sostenere l'economia reale tramite la costituzione della banca del Mezzogiorno e di giungere a salvare istituti creditizi in significativa sofferenza a causa dell'acuirsi della crisi internazionale;
   nel maggio 2013, il settimanale l'Espresso ha ipotizzato l'entrata in questa delicata partita del Monte Paschi di Siena. L'idea potrebbe essere quella di unire in una joint venture Monte Paschi e Banco Posta, così da salvare la banca senese che in questo momento verte in gravi difficoltà, acuite dagli scandali di qualche mese fa;
   in altri termini l'operazione potrebbe svilupparsi per gradi: in una prima fase l'accordo sarebbe di carattere commerciale con la selezione di alcune agenzie postali dove vendere anche prodotti del Monte, in seguito la partnership verrebbe rafforzata attraverso la costituzione di una società ad hoc – partecipata sia da MPS che da Poste italiane – che avrebbe il compito di gestire una rete comune di sportelli;
   la preoccupazione è che, in una fase successiva, si potrebbe determinare un disimpegno, totale o parziale, dello Stato dalla proprietà di Poste italiane, con la Cassa depositi e prestiti che assumerebbe un ruolo chiave nella ricapitalizzazione del Monte Paschi attraverso il suo braccio finanziario, il fondo strategico italiano;
   in questo caso, vi sarebbe un sostegno pubblico meno invadente dell'impegno diretto dello Stato e dunque più digeribile per le autorità europee;
   l'amministratore delegato di Poste italiane, Massimo Sarmi, ha negato che l'idea dell'accordo con MPS appartenga a Poste italiane, sembrando prendere le distanze da quello che, appare come un progetto politico a tutti gli effetti, ma non nega che questa idea ci sia e sia più concreta di quanto sembri;
   decidere di separare Banco Posta da Poste italiane significherebbe, a parere dell'interpellante, annientare un servizio pubblico fondamentale al servizio dei cittadini, con conseguenze negative che investirebbero sia i risparmiatori italiani sia i dipendenti di poste italiane, i primi perché non vedrebbero più garantiti i servizi di comunicazione essenziali garantiti da Poste italiane, i secondi perché inevitabilmente diminuirebbero di numero non potendo più offrire tutti i servizi che ad oggi sono in grado di garantire;
   infatti attuare lo spin-off tra Poste e Banco Posta significa trascinare nuovamente Poste ad una condizione di impresa in perdita che, come immediata conseguenza, legata anche alla congiuntura, si vedrebbe costretta a procedere alla chiusura di sportelli ed ai licenziamenti sia nel recapito che nel settore Banco Posta;
   nel 2015 la Commissione europea renderà operativa la normativa che sancirà la fine dell'intervento della fiscalità generale a favore del Bail In;
   tale dispositivo potrebbe essere causa di rischio sistemico per l'intero settore creditizio europeo;
   in caso di crisi debitoria con il Bail-in dovranno essere convertiti gli asset debitori degli istituti creditizi (obbligazioni, immobilizzazioni, crediti) in capitale ordinario (azioni), al fine di evitare il salvataggio con la fiscalità generale. Ciò pur avendo un intento prudenziale dettato dal buonsenso potrà causare una fuga degli investitori consapevoli che i loro crediti potranno essere trasformati senza preavviso in azioni ordinarie dall'incerto valore;
   la Commissione europea individua con la sua direttiva le autorità preposte a commissariare, di fatto, gli istituti creditizi in crisi;
   tale Autorità, Association for Financial Markets in Europe (AFME) che corrisponde all'articolazione dei banchieri mondiali operanti nell'Unione Europea, avrà il compito di redigere i piani di rientro dei livelli d'indebitamento (Deleveraging) sostanzialmente mediante piani di aumenti (d'imperio) di capitale che si traduce nella sostanziale trasformazione dei titoli obbligazionari in azioni;
   presentare all'appuntamento del 2015 (inizio del «Cannibalismo creditizio globale») un'azienda solida come Poste italiane con una significativa esposizione in un contesto generale di possibile rischio sistemico significa esporre a gravi pericoli azienda ed asset occupazionali –:
   se ed eventualmente in che modo, s'intenda utilizzare Poste italiane e CdP quali strumenti d'intervento governativo orientati al deleveraging di MPS che si trova in una grave crisi causata non da una globale congiuntura negativa, ma da un'incontrollata e costante azione di spregiudicato rilancio del rischio speculativo connesso ai contratti derivati sottoscritti;
   se si ritenga che la mission di CdP debba tornare ad essere quella tenuta durante i suoi 150 anni di storia (raccolta del risparmio postale dei cittadini e di utilizzarlo per il finanziamento a tassi agevolati degli investimenti degli enti locali) ribadita, tra l'altro, dopo la privatizzazione del 2003, dall'articolo 10 del decreto ministeriale Economia del 6 ottobre 2004 che stabilisce i suoi finanziamenti «servizi di interesse economico generale», tenuto conto che dopo la trasformazione del 2003 CdP ha smesso di erogare finanziamenti agevolati agli enti locali spingendo enti locali e municipalizzate che si occupano dei servizi pubblici essenziali (trasporti, acqua e rifiuti) verso la morsa degli istituti creditizi che erogano i prestiti a tassi di mercato nella migliore delle ipotesi;
   se, per quanto sopra, non si ritiene che si debba aprire, un confronto pubblico nelle istituzioni sul tema della democrazia partecipativa in CdP in cui cittadini e lavoratori possano finalmente esprimere la loro voce vincolante circa le finalità collettive, sociali ed ambientali, cui indirizzare gli investimenti di Cassa depositi e prestiti, visto che milioni di famiglie con oltre 220 miliardi di risparmi raccolti costituiscono l'unico azionista di cui si dovrebbe veramente tener conto;
   se, nella disponibilità del Governo, per quanto di competenza, sia in essere o in previsione, riguardo a Poste italiane, un progetto industriale che mantenga e tuteli la necessità, sociale ed economica, dell'unicità aziendale e degli standard dei livelli occupazionali visto che Poste italiane, allo stato, è l'unica azienda in grado di consentire la capillarità dell'accesso alla rete postale per l'intera popolazione ed in quanto tale il controllo deve restare in ambito pubblico;
   se, per quanto immediatamente sopra, non si ritenga che si dovrebbe mettere definitivamente la parola fine alle pubblicazioni delle liste di uffici postali minori di comuni e territori marginali a rischio chiusura e razionalizzazione poiché ritenuti al di sotto dei parametri di economicità, stante la necessità di mantenerli per ragioni di pubblico interesse;
   se si è a conoscenza che con l'accordo sul recapito del 28 febbraio 2013 sono stati dichiarati 6.000 esuberi nel recapito e tagli per altrettante zone di consegna e che il concomitante accordo, relativo a mercato privati di poste italiane definito «Progetto di semplificazione Rete», prevedendo la riduzione e la divisione degli organici al proprio interno ne impedisce la completa riallocazione;
   se s'intende intervenire, per quanto di competenza, per porre un argine ai continui accordi con le parti sociali ove la costante è il taglio di posti di lavoro e di standard qualitativi del servizio erogato;
   se siano previsti interventi su Poste italiane per garantire il ripristino del rispetto delle norme di legge in tema di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro eluse da accordi in peius tra Azienda ed organizzazioni sindacali (es. Accordo video terminalisti 10 marzo 2010);
   se siano al vaglio azioni di verifica presso i nuovi operatori operanti nel mercato postale dopo la liberalizzazione volte alla tutela degli standard di legge per condizioni retributive e di lavoro;
   se esista la volontà di dare un nuovo impulso istituzionale volto a rafforzare il rapporto commerciale tra Poste e Ferrovie (per il quale è già in essere una Newco) allo scopo di dare un asset più solido al settore della logistica capace di intercettare i trasporti dagli hub aeroportuali ai centri urbani, prevedendo la programmazione d'investimenti in loco in strutture note come Distripark ma concepite nella loro versione più evoluta rispetto alla mera gestione dei container con lo sviluppo di servizi e lavorazioni di trasformazione di semilavorati su misura per soddisfare le richieste dei clienti finali, al fine di favorire nuovi posti di lavoro;
   se, vista l'insistente volontà di realizzare il contratto di settore per il comparto postale, si ritiene doveroso porre rimedio ad uno dei degli errori maggiori in relazione alla natura codicistica che regola la nozione di controllo e di gruppo, visto che la scelta di mantenere l'autonomia giuridica nei rapporti infragruppo nega la norma circa la possibilità di intervenire riconoscendo l'unidirezionalità del gruppo e quindi la responsabilità in capo alla controllante anche in caso di controllo «forte», con il risultato che tale latitanza normativa comporta in buona sostanza la totale assenza di tutele per gli azionisti di minoranza e per i lavoratori favorendo, specialmente nel secondo caso, comportamenti opportunistici, di sfruttamento e speculativi da parte della capogruppo che esercita, direttamente o indirettamente, il controllo.
(2-00179) «Zaccagnini».

Classificazione EUROVOC:
SIGLA O DENOMINAZIONE:

POSTE ITALIANE SPA

EUROVOC :

servizio postale

societa' per azioni