ATTO CAMERA

MOZIONE 1/01625

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 792 del 09/05/2017
Firmatari
Primo firmatario: VEZZALI MARIA VALENTINA
Gruppo: SCELTA CIVICA-ALA PER LA COSTITUENTE LIBERALE E POPOLARE-MAIE
Data firma: 09/05/2017
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
ROMANO FRANCESCO SAVERIO SCELTA CIVICA-ALA PER LA COSTITUENTE LIBERALE E POPOLARE-MAIE 09/05/2017


Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Mozione 1-01625
presentato da
VEZZALI Maria Valentina
testo di
Martedì 9 maggio 2017, seduta n. 792

   La Camera,
   premesso che:
    l'acufene in medicina è un disturbo uditivo che si manifesta come una sensazione acustica, in alcuni casi particolarmente fastidiosa, avvertita anche se nessuna sorgente esterna l'abbia generata;
    si manifesta sotto forma di fischi, ronzii, fruscii, sibili e altri innumerevoli suoni e può interessare un solo orecchio, entrambi o più genericamente può essere localizzato al centro della testa;
    l'acufene può essere di breve durata, senza alcun significato clinico, o persistere nel tempo;
    diverse sono anche le cause alle quali può essere associato: dal calo uditivo all'esposizione al rumore, all'utilizzo prolungato di alcuni farmaci ototossici;
    la popolazione di età compresa tra i 45 e i 75 anni è quella più interessata da questo sintomo;
    alcune volte l'acufene può determinare ripercussioni sulla qualità di vita del soggetto che ne soffre perché è associato, non di rado, a disturbi del sonno, ansia, nervosismo, difficoltà di concentrazione, stress, fino a disturbi depressivi o d'ansia;
    non è classificabile come una malattia, ma è piuttosto una condizione che può derivare da una vasta pluralità di cause. Tra di esse si possono includere: danni neurologici (ad esempio dovuti a sclerosi multipla), infezioni dell'orecchio, stress ossidativo, stress emotivo, presenza di corpi estranei nell'orecchio, allergie nasali che impediscono (o inducono) il drenaggio dei fluidi, accumulo di cerume e l'esposizione a suoni di elevato volume. La sospensione dell'assunzione di benzodiazepine può essere anch'essa una causa;
    l'acufene può essere un accompagnamento della perdita dell'udito neurosensoriale o una conseguenza della perdita dell'udito congenita, oppure può essere anche un effetto collaterale di alcuni farmaci (acufene ototossico);
    l'acufene è solitamente un fenomeno soggettivo, che non ha parametri di comparazione oggettivi. Viene valutato clinicamente su una semplice scala da «lieve» a «catastrofico», in base agli effetti che comporta, come ad esempio l'interferenza con il sonno e sulle normali attività quotidiane;
    se viene individuata una causa di fondo, il suo trattamento può portare a miglioramenti. In caso contrario, è facile che si debba ricorrere alla psicoterapia. Ad oggi, non vi sono farmaci che si sono rivelati efficaci;
    in Italia, è un disturbo piuttosto comune, pare che ne siano affetti oltre 5 milioni di persone. Questo disturbo colpisce circa il 10/15 per cento delle persone, ma si rivela un serio problema solo nell'1-2 per cento dei casi;
    la corretta definizione di «acufene» dovrebbe essere «percezione acustica non organizzata, non realmente prodotta da alcuna sorgente sonora, né all'interno, né all'esterno del nostro corpo», proprio per distinguere questo fenomeno dai comuni rumori perché le percezioni sensoriali vengono elaborate dal cervello, che non è in grado di percepire direttamente suoni, luci o altri stimoli nella loro forma originaria, ma solo segnali bioelettrici derivati dalla conversione operata da specifici recettori che nel caso dell'udito sono le cellule ciliate dell'orecchio interno (coclea);
    ogni acufene deve essere un segnale bioelettrico che viene prodotto in qualche punto della via uditiva (orecchio interno, nervo acustico, vie uditive centrali);
    acufene sono, quindi, solo quei rumori che il corpo non può produrre in maniera continuativa (quali ronzii, fischi, sibili), indipendentemente dalla loro frequenza o dalla loro durata, la cui stazione di partenza è l'orecchio interno e la cui stazione di arrivo è la corteccia acustica cerebrale;
    l'origine esatta degli acufeni non è ancora ben determinata; probabilmente, diversi meccanismi possono generare questo disturbo. In senso generale, un acufene può derivare da un danno permanente a carico delle cellule ciliate cocleari, da un danno permanente a carico del nervo acustico o delle vie nervose centrali;
    finora, nessuno è mai riuscito a documentare con certezza la possibile origine cerebrale dell'acufene;
    secondo alcune ricerche che hanno approfondito lo studio sulle sostanze neuromodulatrici e neurotrasmettitrici (essenziali per la trasmissione degli stimoli delle cellule sensoriali alle fibre nervose o da un neurone all'altro) hanno ipotizzato l'esistenza di «acufeni sinaptici cocleari»;
    ci sono diverse possibili classificazioni degli acufeni proposte negli anni dagli studiosi. Alcuni distinguono gli acufeni in «oggettivi» e «soggettivi»:
    gli «acufeni oggettivi» sono molto rari e si presentano come suoni che si generano all'interno del corpo umano, come ad esempio quelli prodotti da un flusso vascolare particolare o da contrazioni muscolari. Questo tipo di acufeni utilizzando tecniche particolari, è possibile ascoltarlo dall'esterno;
    gli «acufeni soggettivi» sono i più comuni e si individuano nei casi in cui il soggetto percepisce un suono che non è ascoltabile dall'esterno e che può essere provocato da farmaci come l'aspirina (acido acetilsalicilico), da alcuni antibiotici (aminoglicosidi), ma anche da alcool, caffeina e antidepressivi. Le cause che determinano l'insorgere dell'acufene soggettivo sono spesso oscure. Un trauma diretto all'orecchio interno può causare l'acufene, mentre altre cause apparenti, come disordini dentali e dell'articolazione temporo-mandibolare, sono difficili da spiegare;
    la ricerca recente ha proposto due categorie distinte di acufene soggettivo:
     l’«acufene otico», causato dai disordini dell'orecchio interno o del nervo acustico e l’«acufene somatico», causato da disordini che non riguardano l'orecchio o il nervo, pur trovandosi all'interno della testa o del collo;
     si ipotizza, inoltre, che l'acufene somatico possa essere dovuto a un central crosstalk con il cervello, come se certi nervi del collo e della testa entrassero nel cervello vicino alla regione coinvolta nell'udito;
     ma gli «acufeni» possono essere anche «audiogeni», cioè ad alta probabilità di insorgenza da un danno o una disfunzione dell'apparato uditivo a livello della chiocciola o delle vie nervose uditive: in questi casi l'orecchio registra e trasmette rumori provenienti patologicamente dal proprio interno;
     o «acufeni non audiogeni», cioè quelli che originano in patologie e disfunzioni situate al di fuori dell'apparato uditivo, in altri organi od apparati, come quello vascolare, muscolare, articolare, che vengono solo percepiti dall'orecchio, come può fare un semplice microfono e quindi trasmessi al sistema nervoso;
    in effetti, anche alcuni acufeni provenienti dall'orecchio come quelli causati da presenza e movimento di secrezioni catarrali fra tromba di Eustachio e cassa timpanica dovrebbero essere considerati «non audiogeni o esogeni» in quanto la loro origine è al di fuori del complesso chiocciola-vie nervose uditive;
    altra forma di acufene è quello pulsante, che si manifesta con un suono ritmico e pulsante, che nella maggior parte dei casi va a tempo con il battito cardiaco. Può essere udito con un esame obiettivo, appoggiando lo stetoscopio sul collo del paziente, oppure mediante un microfono collocato all'interno del condotto uditivo. Nonostante non sia una forma frequente di acufene, alcune delle sue cause sono note: ipertensione, soffio al cuore, patologie a carico delle trombe di Eustachio, tumore glomico, anomalie in una vena o in un'arteria;
    gli acufeni sono attualmente contenibili in una percentuale elevata dei casi, anche se disporre di cure non vuol dire poter garantire la guarigione definitiva, essendo comunque possibili recidive come per molte patologie mediche non chirurgiche;
    le principali risorse per la cura dei sintomi dell'acufene sono rappresentate dalle tecniche riabilitative (quali la Tinnitus Retraining Therapy, TRT) che non curano realmente la causa, ma richiedono circa tre mesi per sviluppare un beneficio significativo e un periodo che va da 12 a 18 mesi per il loro pieno svolgimento; da trattamenti farmacologici mediante neurofarmaci e da trattamenti che mirano alla risoluzione dell'idrope cocleare, efficaci ovviamente solo quando questo sia il meccanismo all'origine dell'acufene (come è sospettabile in presenza di fluttuazioni evidenti di intensità o addirittura fasi evidenti di remissione anche spontanee), il che avviene in molti casi, permettendo di escludere a priori l'ipotesi di un danno permanente a carico di cellule e nervi quale sorgente dell'acufene stesso;
    sono disponibili nuove metodiche ed apparecchiature in grado di registrare l'attività (emissioni otoacustiche) delle cellule sensoriali contenute nell'organo del Corti;
    l'individuo affetto da acufene può trovare sollievo dall'arricchimento sonoro ambientale, grazie al quale può distrarre il cervello dall'ascolto dell'acufene;
    alcune ricerche avrebbero confermato che una eccessiva sensibilità dell'orecchio interno all'azione dell'ormone regolatore dei suoi liquidi porterebbe allo sviluppo dell'idrope cocleare, possibile causa di acufeni, ed unico meccanismo attualmente in grado di spiegare acufeni fluttuanti, variabili o incostanti;
    l'idrope cocleare può essere in parte controllato anche a livello meccanico, creando una contropressione che faciliti il deflusso dei liquidi bloccati nell'orecchio interno. Questo può essere ottenuto con sedute di terapia iperbarica, o in modo molto più semplice (ma spesso insufficiente) con l'autoinsufflazione di aria nell'orecchio medio, in grado indirettamente di creare una contropressione nell'orecchio interno;
    oggi è possibile trovare numerose cure pubblicizzate come efficaci, ma che non trovano ancora riscontri scientifici definitivi. Fra queste:
     il laser per acufeni (« soft laser»): strumento in grado di favorire la rigenerazione cellulare delle cellule ciliate cocleari. Fatto biologicamente impossibile poiché le cellule ciliate cocleari non sono in grado di rigenerarsi dopo un danno essendo cellule perenni;
    i vasodilatatori e fluidificanti del sangue: ma qualora fossero davvero venuti a mancare sangue e ossigeno alle cellule ciliate cocleari, dopo appena 4-7 minuti queste avrebbero subito un danno permanente, con conseguente necrosi e morte definitiva. Quindi, la successiva reintegrazione di sangue e ossigeno non potrebbe avere alcun effetto rigenerativo su cellule morte;
     le vitamine o additivi nutrizionali: che, però, non svolgono alcun ruolo documentato nel meccanismo di formazione degli acufeni;
     le terapie per il rachide cervicale: non c’è una evidente relazione tra «la cervicale» e l'acufene, peraltro, mai dimostrata, seppure siano in corso studi in soggetti che lamentano un acufene variabile in base alla posizione del collo;
    molte terapie propagandate come soluzione per l'acufene non sono state sperimentate su esseri umani, o sono state diffuse anche solo basandosi sul fatto che gli animali di laboratorio hanno mostrato comportamenti tali da far intuire che l'acufene sperimentalmente indotto (senza alcuna prova che ci fosse davvero) era scomparso;
    ove non regrediscano entro i primi mesi dalla loro insorgenza, vi è la possibilità che gli acufeni persistano negli anni successivi, divenendo cronici a tutti gli effetti, sebbene molte persone riferiscano l'incostanza del disturbo anche dopo anni dal suo esordio e lunghe fasi di assenza dell'acufene;
    questo disturbo, solo apparentemente banale, può però a volte creare un vero e proprio stato invalidante, coinvolgendo l'assetto psicologico ed emozionale del malato, la sua vita di relazione, il ritmo sonno-veglia, le attitudini lavorative, il livello di attenzione e concentrazione, inducendo o molto più spesso potenziando stati ansioso-depressivi preesistenti, interferendo pertanto sulla qualità della vita;
    l'acufene non fa distinzioni: può colpire a qualsiasi età. Non si tratta di una malattia diffusa tra i bambini, che riferiscono la patologia più raramente rispetto agli adulti, in parte perché è più probabile che i bambini affetti da acufene abbiano problemi di udito fin dalla nascita. Potrebbero invece non notare l'acufene e non preoccuparsi, proprio perché sono abituati a questo problema fin dalla nascita;
    attualmente, l'acufene non è considerato una vera e propria malattia, ma un sintomo determinato da patologie vascolari (fistole del collo, tumori carotidei, aneurismi intracranici o meningei, patologie dei grossi vasi del collo) o, più frequentemente, associato a patologie audiologiche, vestibolari, neurologiche, autoimmuni, cerebrovascolari, dismetaboliche ed ematologiche;
    l'insorgere dell'acufene può essere causato dalle malattie più comuni dell'orecchio come infezioni virali o batteriche, otite, otosclerosi, timpanosclerosi, sordità genetiche, e altro. Altri piccoli malfunzionamenti come problemi di articolazione cervicale o temporomandibolare o di postura, problemi all'orecchio medio, problemi odontoiatrici si possono riflettere sul sistema uditivo scompensandolo e quindi inducendo acufene;
    solo recentemente si stanno evidenziando gli effetti tossici per l'orecchio di un numero crescente di farmaci anche di uso comune. Alcuni ricercatori indicano composti chimici, contenuti negli alimenti come potenziali induttori o facilitatori di acufene come dolcificanti, utilizzati in sostituzione degli zuccheri e gli esaltatori di gusto come i glutammati che, senza saperlo, si introducono ogni giorno nel corpo, semplicemente mangiando o bevendo;
    il nostro organismo produce sostanze che normalmente vengono utilizzate dall'orecchio per le sue funzioni fisiologiche ma che diventano lesive per l'orecchio stesso in condizione di stress acustico o di più generale stress psicofisico. In questo caso si parla di «eccito-tossicità»;
    l'orecchio può essere bersaglio anche di patologie «autoimmuni» che a volte si manifestano anche attraverso l'insorgenza di acufeni;
    se la causa dell'acufene non è chiara, nella maggioranza dei casi, nuove tecniche e metodi di ricerca, come le tecniche di « neuroimaging», oggi permettono di osservare l'attivazione delle aree del cervello deputate a all'elaborazione dei segnali acustici. Queste tecniche sembrano promettere importanti passi avanti per la comprensione dell'eziologia della patologia in questione;
    i centri di ricerca distribuiti sull'intero territorio nazionale hanno prodotto, negli ultimi anni, risultati rilevanti per la comprensione e la potenziale cura di questa patologia. È stato dimostrato come alterazioni della connessione tra diverse aree del sistema nervoso centrale, quali la corteccia e il talamo, possano essere alla base dell'acufene in pazienti normoacustici. Altri studi hanno identificato potenziali fattori di rischio per l'insorgenza di questa patologia, quali l'ipertensione, l'indice di massa corporea, il fumo e l'ipercolesterolemia;
    il Ministero della salute, rispondendo a diverse interrogazioni parlamentari su questo argomento, in precedenza, ha affermato di ritenere che possano essere messe a disposizione della comunità scientifica le competenze esistenti presso l'Istituto superiore di sanità, per promuovere la ricerca e la conoscenza delle problematiche relative all'acufene presso istituzioni, centri di ricerca e opinione pubblica, al fine di valutare quali iniziative adottare per gestire i problemi sanitari legati all'acufene e considerata la necessità di sviluppare ulteriormente la ricerca mirata alla comprensione delle basi fisiopatologiche del disturbo;
    un disturbo che non è considerato al pari delle malattie croniche (per gravità, invalidità, onerosità del trattamento) e quindi non contemplato nei Lea (livelli essenziali di assistenza) anche se le prestazioni erogabili in esenzione potrebbero scongiurare aggravamenti e complicanze,

impegna il Governo:

1) a valutare l'opportunità di assumere iniziative volte a prevedere degli screening audiologici nelle fasce di età più a rischio e nei soggetti che presentano patologie che hanno correlazione con questo disturbo, per evidenziare una predisposizione o l'insorgenza di acufeni;
2) a promuovere degli studi sui casi noti, visto che, a parte i pazienti che si rivolgono alle strutture del sistema sanitario nazionale (circa 2.500 l'anno), esistono delle associazioni di persone affette da questi disturbi con migliaia di iscritti, al fine di valutare il grado di gravità dei fastidi e le limitazioni a cui queste persone sono soggette;
3) a valutare la possibilità di finanziare ricerche che portino a escludere che l'utilizzo di tecnologie (smartphone, apparecchi wifi, cuffie, e altro) possano concorrere alla comparsa di acufeni o possano creare peggioramenti nei soggetti già sofferenti;
4) a valutare la necessità di assumere iniziative per informare le famiglie e i più giovani sull'uso distorto e continuativo di musica ad alto volume e di apparecchi elettronici e sui rischi che si corrono, considerato che l'insorgenza di acufeni è spesso legata all'esposizione al rumore o all'inquinamento acustico;
5) ad assumere iniziative volte a promuovere il sostegno psicologico per i soggetti che manifestano i disturbi più gravi e per scongiurare che l'acufene possa influire sulla qualità della vita e sulle relazioni sociali familiari delle persone sofferenti che possono arrivare a valutare perfino il suicidio;
6) a valutare l'opportunità di censire i farmaci (tanti di uso comune, tossici per l'orecchio) che possono avere fra gli effetti collaterali quello di indurre gli acufeni, così da informare i medici di base ed evitare che una combinazione di fattori differenti possa indurre a questo fastidioso disturbo, difficile da superare;
7) a stilare un elenco dei centri di eccellenza, esigenza sempre più frequentemente manifestata da parte dei soggetti colpiti alle associazioni, capaci di seguire con qualche successo i soggetti che presentano questo disturbo.
(1-01625) «Vezzali, Francesco Saverio Romano».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

malattia