ATTO CAMERA

MOZIONE 1/01615

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 784 del 26/04/2017
Firmatari
Primo firmatario: VARGIU PIERPAOLO
Gruppo: CIVICI E INNOVATORI
Data firma: 26/04/2017
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
MONCHIERO GIOVANNI CIVICI E INNOVATORI 26/04/2017
OLIARO ROBERTA CIVICI E INNOVATORI 26/04/2017
GALGANO ADRIANA CIVICI E INNOVATORI 26/04/2017
MATARRESE SALVATORE CIVICI E INNOVATORI 26/04/2017
DAMBRUOSO STEFANO CIVICI E INNOVATORI 26/04/2017
MENORELLO DOMENICO CIVICI E INNOVATORI 26/04/2017
LIBRANDI GIANFRANCO CIVICI E INNOVATORI 26/04/2017
PALLADINO GIOVANNI CIVICI E INNOVATORI 26/04/2017
CATALANO IVAN CIVICI E INNOVATORI 26/04/2017
BOMBASSEI ALBERTO CIVICI E INNOVATORI 03/05/2017


Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 03/05/2017

ATTO MODIFICATO IL 05/05/2017

Atto Camera

Mozione 1-01615
presentato da
VARGIU Pierpaolo
testo presentato
Mercoledì 26 aprile 2017
modificato
Venerdì 5 maggio 2017, seduta n. 790

   La Camera,
    premesso che:
    la Camera dei deputati si è già più volte occupata dei fenomeni legati all'antibioticoresistenza, riprendendo il grido d'allarme delle organizzazioni sanitarie internazionali che mettono in guardia contro l'uso inappropriato delle terapie antibiotiche, che hanno l'effetto collaterale di selezionare un numero crescente di ceppi batterici resistenti, sempre più difficili da trattare con terapie specifiche e sempre più in grado di determinare gravi danni alla popolazione, in particolar modo in ambito ospedaliero o nei confronti degli individui defedati;
    l'Italia rappresenta uno dei territori europei a più alta criticità, per l'utilizzo inappropriato degli antibiotici e per la crescita del numero dei ceppi batterici resistenti;
    la lotta contro l'inappropriatezza prescrittiva prevede interventi di educazione culturale nei confronti della popolazione e dei sanitari prescrittori, nonché puntuali azioni di monitoraggio sulla catena del farmaco che consentano di misurare l'efficacia degli interventi messi in campo;
    l'approccio alla problematica non può peraltro essere circoscritto alla sola valutazione dell'appropriatezza dell'uso degli antibiotici nella terapia umana. Tali farmaci sono, infatti, utilizzati anche nel settore animale e vegetale per cui, oggi più che mai, è indispensabile un approccio «One health» al fenomeno, che consenta di garantire il corretto uso degli antibiotici e, più in generale, di tutti i farmaci che vengono regolarmente utilizzati per garantire la salute delle specie;
    la direttiva 2003/99 CE aveva già prospettato la necessità che gli Stati membri garantissero la raccolta e l'afflusso di dati comparabili relativi all'incidenza di casi di resistenza agli antibiotici (AMR);
    nel corso della seduta plenaria del Parlamento europeo dell'11 dicembre 2012, il tema della resistenza antimicrobica era stato nuovamente al centro del dibattito, determinando l'adozione di una relazione che accoglieva il Piano d'azione quinquennale sulla lotta alla resistenza antimicrobica;
    in data 12 novembre 2013, l'Unione europea adottava la decisione di esecuzione della Commissione 2013/652, «, relativa al monitoraggio e alle relazioni riguardanti la resistenza agli antimicrobici dei batteri zoonotici e commensali», che stabilisce regole dettagliate per il monitoraggio armonizzato e per le relazioni sulla resistenza antimicrobica (AMR);
     in Italia, il benessere animale è garantito da una forza di circa 6.500 veterinari pubblici del Servizio sanitario nazionale, a cui si devono aggiungere altre 1.500 figure professionali assunte in carico dalle regioni con più significativo patrimonio zootecnico. Tale struttura specialistica appare certamente congrua, in particolare se raffrontata con gli analoghi comparti pubblici presenti in Paesi europei con patrimonio zootecnico equiparabile al nostro (i veterinari pubblici sono circa 1.000 in Francia e meno di 1.500 in Germania);
    in Italia, i controlli sull'impiego dei farmaci veterinari vengono disposti sulla base del regolamento CE 882/2004 e prevedono la necessità di azioni di verifica e di vigilanza, la cui intensità è graduata in base al rischio, regolarmente monitorate per quanto attiene al loro effettiva attuazione e ai risultati che ne scaturiscono;
    i dati raccolti in questo modo dalle Asl vengono trasferiti ai servizi veterinari regionali che, sulla base del disposto dell'articolo 88, comma 3 del decreto legislativo 193 del 2006, trasmettono al Ministero della salute tutte le informazioni relative all'attività di commercio all'ingrosso e di vendita diretta, nonché i volumi di prescrizione registrati nelle singole aziende sanitarie locali. Tali dati vengono processati a livello ministeriale ai fini della programmazione di tutte le successive azioni di farmacovigilanza;
    tale attività di sorveglianza ha, dunque, importanza sia per la registrazione di eventuali interventi con farmaci di natura ormonale (o comunque non correlati con trattamenti terapeutici indispensabili), effettuati nel contesto degli allevamenti, sia per la diagnosi precoce e per il monitoraggio della evoluzione di eventuali malattie animali (in particolare a carattere epidemico), sia per la verifica dell'appropriatezza dei trattamenti farmacologici, per l'adeguatezza della cascata prescrittiva, per la corretta detenzione delle scorte farmacologiche e per la coerenza tra le esigenze degli allevamenti e la loro copertura sanitaria;
    in questo modo, le singole regioni sono considerate direttamente responsabili dei piani di farmacovigilanza animale, che devono peraltro essere portati ad omogeneità tra loro, attraverso l'osservanza delle linee guida europee e ministeriali;
    in questo modo, vengono compilate vere e proprie classificazioni della «situazione di rischio», da cui discende la frequenza dei relativi controlli;
    tale mappatura del rischio è ovviamente estesa alle attività di deposito e di commercio all'ingrosso e al dettaglio di farmaci veterinari, per la valutazione della correttezza del loro operato e della puntuale adempienza agli obblighi di legge e con l'obiettivo della piena tracciabilità del percorso del farmaco per uso animale, dal momento della sua produzione industriale, sino all'utilizzo finale;
    di particolare importanza appare l'attività di vigilanza diretta negli allevamenti che utilizzano farmaci. Tale attività ispettiva appare sottoposta ad obblighi normativi codificati nel caso che gli allevamenti di animali destinati alla produzione di alimenti (DPA) siano autorizzati a detenere scorte farmacologiche di impianto, mentre discende dalla classificazione del rischio (alto/medio/basso) in tutti gli allevamenti non DPA o senza scorta di impianto;
    in Italia, secondo i dati riportati dalla «Relazione annuale al PNI 2015», gli allevamenti che dichiarano di far uso di scorte di medicinali zooiatrici (e sono pertanto soggetti a controlli con cadenza quanto meno annuale) sono appena lo 0,5-5 per cento del totale. Ciò significa che il 95-98 per cento degli allevamenti italiani dichiara di lavorare senza scorte di farmaci e non è pertanto soggetto a controlli annuali sulla tracciabilità farmacologica e sulla appropriatezza prescrittiva e somministrativa se non nella misura prevista del 33 per cento di controlli/anno;
    in particolare, soltanto il 5 per cento degli allevamenti bovini dichiara di detenere scorte farmacologiche e, per quanto attiene agli allevamenti di medio-grande dimensione (tra 50 e 500 capi), a fronte di 26.000 allevamenti censiti, appena 6.000 riferiscono di far uso di scorte;
    anche il rilievo del numero delle ricette veterinarie emesse segnala dati che appaiono meritevoli di approfondimento perché fanno sospettare un utilizzo del farmaco non completamente tracciato e riscontrato: le 6.000 aziende che denunciano l'utilizzo di scorte emettono circa 93.000 ricette l'anno, mentre le 250.000 aziende che non utilizzano scorte farmacologiche (molte delle quali, come abbiamo visto, di dimensioni medie o grandi) utilizzando appena 5.600 ricette l'anno;
    tali rilevazioni inducono a ritenere che le prescrizioni delle direttive europee e delle linee guida ministeriali non siano riscontrate con identica puntualità nel territorio del nostro Paese, mettendo a rischio i sistemi di vigilanza e misurazione che sono deputati a segnalare situazioni di allarme nel caso di utilizzo non corretto del farmaco veterinario;
    tale rischio vale, in particolare, per le prescrizioni di farmaci antibiotici che, secondo le linee guida ministeriali del 26 gennaio 2012, «devono essere somministrati esclusivamente ad animali ammalati o a rischio concreto di ammalarsi» mentre «la presenza di trattamenti preventivi, in assenza di diagnosi etiologica, idonei requisiti strutturali, adeguato management aziendale e rispetto del benessere animale non è giustificabile e potrebbe mascherare un uso degli antibiotici come growth promoters»;
    le stesse linee guida ministeriali impongono adeguati controlli anche presso gli impianti produttori di alimenti zootecnici medicati in quanto appare accertato che la cross-contamination dei mangimi con sostanze farmacologicamente attive possa risultare tra le cause che favoriscono la crescita dell'antibioticoresistenza;
    il numero dei veterinari pubblici operanti nel nostro sistema sanitario parrebbe comunque coerente a garantire un sistema di sorveglianza adeguato, mentre, effettivamente, attende una più puntuale definizione normativa la figura del veterinario aziendale ex decreto legislativo n. 4117 del 2005, anche in ottemperanza al disposto del regolamento UE 2016/429;
    la recente comunicazione della Commissione europea 299/04 dell'11 settembre 2015, pur prodiga di raccomandazioni per tutti gli attori del sistema, ribadisce come «la responsabilità principale per l'uso prudente degli antimicrobici ricada su coloro che prescrivono e somministrano tali sostanze»;
    all'attività di controllo assegnata alle Asl e al sistema dei medici veterinari pubblici, si aggiunge quella esercitata dal Comando dei carabinieri per la tutela della salute, anch'essa finalizzata alla tracciabilità della filiera e al corretto uso del farmaco;
    le nuove frontiere della sanità elettronica rendono indispensabile la prospettiva della piena adozione della ricetta veterinaria elettronica, inserita nell'Agenda di semplificazione 2015-2017 («punto 5.11 – Azioni mirate in materia di sanità veterinaria e sicurezza degli alimenti tramite digitalizzazione»), con l'obiettivo della piena digitalizzazione della gestione dei farmaci veterinari e della completa tracciabilità della catena che va dalla prescrizione alla verifica dell'appropriatezza dell'uso sull'animale;
    l'utilizzo della ricetta elettronica veterinaria comporta la crescita di consapevolezza culturale dell'intero sistema e l'investimento di risorse economiche sia in tecnologia, che nella formazione del personale a cui sono affidate le attività di misurazione e di vigilanza;
    l'utilizzo del supporto informatico obbligatorio consentirebbe la piena tracciabilità del percorso del farmaco veterinario e, conseguentemente, l'emersione di una parte del sommerso prescrittivo e il superamento delle attuali discrasie nei controlli sulle aziende che dichiarano di utilizzare le scorte zooiatriche, rispetto a quelle che riferiscono di non farne uso;
    il sottosegretario Faraone, rispondendo recentemente ad una interrogazione in merito presso la XII commissione affari sociali della Camera ha dichiarato che è in fase di predisposizione il piano per la riduzione dell'utilizzo degli antibiotici e per la lotta contro l'antibioticoresistenza. Tale piano sarebbe in fase di elaborazione da parte di un gruppo di lavoro multidisciplinare che segue le indicazioni del WHO-Global Action Plan, con l'obiettivo stabilire obiettivi, azioni e indicatori di processo e di risultato per contrastare il fenomeno dell'antibioticoresistenza nel nostro Paese,

impegna il Governo:

1) ad assumere iniziative per avviare ogni possibile azione di omogeneizzazione su tutto il territorio nazionale delle attività di verifica della tracciabilità del farmaco veterinario e dell'appropriatezza del suo utilizzo, dal momento della sua produzione industriale sino a quello dell'utilizzo finale, semplificando e rendendo più automatici ed efficaci i controlli sulle aziende di allevamento destinati alla produzione di alimenti (DPA);
2) ad assumere iniziative volte ad implementare l'utilizzo della ricetta elettronica veterinaria (come previsto nelle azioni della Agenda di Semplificazione 2015-2017), attualmente limitato a due-tre regioni italiane, con l'obiettivo della piena misurabilità della cascata prescrittiva del farmaco veterinario e dei fenomeni legati all'appropriatezza prescrittiva;
3) ad assumere iniziative per investire adeguate risorse nella formazione del personale veterinario e addetto alla catena dei controlli e delle verifiche del benessere animale, anche attraverso la miglior definizione dei ruoli e delle funzioni del veterinario aziendale nel sistema pubblico;
4) ad assumere iniziative per inserire i controlli sulla antibioticoresistenza animale nell'unico percorso di pianificazione e di sorveglianza che obbedisce alla filosofia «One health» e ha l'obiettivo di rispondere alle preoccupazione dell'Organizzazione mondiale della sanità che segnalano l'Italia tra i Paesi a maggior rischio di nuove epidemie legate alla diffusione ceppi batterici antibioticoresistenti.
(1-01615) «Vargiu, Monchiero, Oliaro, Galgano, Matarrese, Dambruoso, Menorello, Librandi, Palladino, Catalano, Bombassei».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

prodotto farmaceutico

allevamento

rischio sanitario