ATTO CAMERA

MOZIONE 1/01573

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 773 del 04/04/2017
Firmatari
Primo firmatario: CALABRO' RAFFAELE
Gruppo: ALTERNATIVA POPOLARE-CENTRISTI PER L'EUROPA-NCD
Data firma: 04/04/2017
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BOSCO ANTONINO ALTERNATIVA POPOLARE-CENTRISTI PER L'EUROPA-NCD 04/04/2017


Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Mozione 1-01573
presentato da
CALABRÒ Raffaele
testo di
Martedì 4 aprile 2017, seduta n. 773

   La Camera,
   premesso che:
    nel mondo ci sono 36,7 milioni di persone affette dal virus dell'Hiv, ma solo metà di loro risulta essere sottoposta ad una terapia antiretrovirale;
    per quanto attiene al solo 2016, sono stati diagnosticati oltre 2 milioni di nuovi casi, stando ai numeri diffusi da Unaids, il programma lanciato dalle Nazioni Unite per contrastare la diffusione dell'epidemia;
    il 2015 ha registrato un notevole aumento della diffusione del virus nel continente europeo, con 153.407 casi rispetto ai 142.000 dell'anno precedente mentre, in riferimento alla sola Italia, le nuove diagnosi di infezione da Hiv, nel medesimo anno, sono state più di 3.000; in particolare, nel 2015, il nostro Paese si conferma al tredicesimo posto in Europa per le nuove diagnosi di Hiv, con un ammontare di 3.444 casi (pari ai 5,7 nuovi casi per 100.000 residenti), in lieve calo rispetto agli anni precedenti (erano 4.183 nel 2012, 3.845 nel 2013 e 3.850 nel 2014);
    il Registro nazionale dell'Aids, attivo sin dall'inizio degli anni ’80, ha indicato, nel 2015, 789 casi di Aids, pari a un'incidenza di 1,4 nuovi casi per 100.000 residenti; oltre il 50 per cento dei casi di Aids segnalati nel 2015 era costituito da persone che non sapevano di essere Hiv-positive;
    c’è stato, infatti, un importante cambiamento nelle percentuali relative alle modalità di trasmissione. A differenza del passato, l'Aids è attualmente una malattia prevalentemente a trasmissione sessuale, con prevalenza di casi relativi a rapporti eterosessuali. Prima, invece, sia in Italia che in Europa, l'Hiv si trasmetteva soprattutto mediante lo scambio di siringhe infette tra chi faceva uso di sostanze stupefacenti iniettabili. Le notifiche di infezione da Hiv associate a trasmissione sessuale sono passate dall'8,0 per cento del 1985 all'85,5 per cento del 2015;
    la raccolta dati sulle nuove diagnosi di infezione da Hiv è iniziata in alcune regioni già dal 1985. Nel 2008 è stato istituito il sistema di sorveglianza delle nuove diagnosi di infezione da Hiv. Le regioni si sono successivamente uniformate raggiungendo, nel 2012, la copertura completa del territorio italiano. Tuttavia, allo stato attuale, il registro delle nuove diagnosi di Hiv e il registro nazionale dell'Aids non sono unificabili, né compatibili in quanto il flusso informativo, la scheda di raccolta dati e l'identificativo individuale sono diversi;
    oltre la metà delle nuove diagnosi avviene molto tempo dopo l'avvenuta infezione, quando essa ha creato danni importanti al sistema immunitario degli individui, tali da consentire la comparsa di infezioni e tumori talvolta letali. Ed infatti, basti considerare come, negli ultimi anni, sia aumentata la proporzione delle persone che arrivano allo stadio di Aids conclamato, ignorando la propria sieropositività; pertanto, diminuiscono sensibilmente le probabilità di risposta positiva alle cure. Ed ancora, nel 2014, l'emersione dello stato di sieropositività al virus dell'Hiv è avvenuto principalmente per cause diverse dall'accesso volontario al test dell'Hiv; nello specifico, nel 26,4 per cento dei casi il test Hiv è stato eseguito per la presenza di sintomi correlati all'Hiv, e nel 12,9 per cento dei casi in seguito ad accertamenti per altra patologia o alla diagnosi di un'infezione sessualmente trasmessa;
    è un dato, ormai, sempre maggiormente confermato quello che riguarda la scoperta tardiva del proprio stato di sieropositività. Come già detto, ancora troppe persone in Italia, infatti, scoprono di aver contratto l'Hiv quando compaiono i primi sintomi dell'Aids. Questo fenomeno è indice di una bassa percezione del rischio, soprattutto fra chi si infetta per via sessuale, oltre che tra gli stranieri. Si stima, infatti, che un quarto delle persone Hiv positive, in Italia, ignori il proprio stato di sieropositività. È importante invece riconoscere precocemente l'avvenuta infezione da Hiv, da un lato, per intraprendere la terapia farmacologica antiretrovirale atta a rallentare la progressione del virus e, dall'altro, per assumere comportamenti consapevoli verso il prossimo;
    vi è un forte aumento degli stranieri sieropositivi o affetti da Aids. La popolazione immigrata straniera in Italia è andata fortemente crescendo negli ultimi anni e spesso proviene da Paesi ad alta endemia. Circa un 29 per cento delle nuove diagnosi di infezione da Hiv riguarda persone di cittadinanza straniera;
    l'ignoranza e la sottovalutazione del rischio sono i fattori principali che determinano il dilagare del virus dell'Hiv, anche per l'errata convinzione che, in Occidente, sia un flagello ormai debellato e relegato ai Paesi più poveri. Sebbene l'epidemia si sia depotenziata a metà anni ’90, il ventennio trascorso senza più paura ha però fatto dimenticare che l'Hiv continua a diffondersi, il che ha comportato un ridimensionamento, sia sotto il profilo quantitativo, che sotto quello qualitativo, delle campagne di comunicazione e di prevenzione che rivestono, invece, un tassello fondamentale specialmente nei confronti della fascia di popolazione più giovane;
    prevenzione e trattamento permetterebbero di abbattere anche la spesa dello Stato, appesantita dal costo altissimo dei farmaci antiretrovirali, fra i più cari per la sanità pubblica. Ogni diagnosi salva una vita, ma comporta in media 40 anni di terapie;
    la prevenzione è fondamentale, anche perché la circostanza che vede la malattia diagnosticata solamente una volta in stato avanzato determina la circolazione di persone infette che possono aver trasmesso l'Hiv in modo inconsapevole, accrescendo così il numero totale dei contagiati;
    si registra, in Italia, una aumentata sopravvivenza dei sieropositivi e dei malati di Aids, grazie alla terapia antiretrovirale ad alta efficacia, che ritarda sensibilmente la comparsa di sintomi, allunga anche di molto la sopravvivenza e, soprattutto, migliora la qualità della vita dei pazienti con Aids conclamato;
    è ampiamente riconosciuto come la prevenzione, laddove intelligentemente attuata, funzioni. Infatti, dal 1994, non si registrano nuovi casi, né tra gli emofilici, né tra i trasfusi e sono in netto calo i nuovi casi di Hiv pediatrico. Ciò è il frutto, da un lato, del controllo costante della provenienza del sangue: selezione ed educazione dei donatori ad una maggior consapevolezza e controllo di laboratorio di ogni singola sacca; dall'altro, è l'effetto dell'applicazione delle linee guida, che prevedono l'effettuazione del test Hiv in gravidanza ed il trattamento antiretrovirale nelle donne gravide risultate positive;
    sono profondamente cambiate le percentuali di modalità di trasmissione e, rappresentando quella sessuale la più rilevante, un'opera di informazione e sensibilizzazione concreta e capillare, soprattutto verso le categorie in questo senso più a rischio, come giovani e stranieri, potrebbe dare in breve tempo risultati importanti e, al contempo, contribuire a ridurre il numero dei nuovi contagi;
    risulta necessario perseguire l'obiettivo di incrementare il sostegno alle persone con infezione da Hiv (riduzione dello stigma), sensibilizzare le persone ad eseguire il test per l'Hiv (prevenire nuovi casi) e, non ultimo, supportare le persone che tutti i giorni lavorano e studiano in questo ambito della medicina;
    negli ultimi anni, l'attenzione pubblica sul tema dell'Aids è notevolmente calata, nonostante i nuovi casi di infezione, nei Paesi sviluppati come il nostro, siano stabili; così come, i dati raccolti sul fenomeno de quo testimoniano come gli adulti, ma soprattutto gli adolescenti, siano disinformati o non correttamente informati rispetto all'Hiv – a titolo esemplificativo, solo il 5,2 per cento dei ragazzi tra 15 e 19 anni sa che cosa sia l'intervallo finestra, informazione chiave per accedere correttamente al test per l'Hiv;
    l'importanza di non abbassare la guardia e di continuare a sensibilizzare e informare la popolazione sul tema è quindi sensibilmente evidente soprattutto laddove si consideri, si ripete, come negli ultimi anni sia aumentata la percentuale delle persone che arrivano allo stadio di Aids conclamato ignorando la propria sieropositività, per cui diminuiscono percettibilmente le probabilità di risposta positiva alle cure – gli ultimi dati disponibili indicano una proporzione del 67,9 per cento;
    nel mese di dicembre 2016, il Ministero della salute ha predisposto il piano nazionale contro l'Aids, sul quale ha espresso il parere il Consiglio superiore di sanità per poi passare al vaglio delle regioni per l'avallo definitivo e la concreta applicazione sul territorio. Tale piano si compone di una serie di obiettivi tra cui: la messa a punto e la realizzazione di modelli di intervento per ridurre il numero delle nuove infezioni; facilitare l'accesso al test per far emergere il sommerso; garantire a tutti l'accesso alle cure; favorire il mantenimento in cura dei pazienti diagnosticati e in trattamento; migliorare lo stato di salute e di benessere delle persone che vivono con Hiv e Aids; coordinare i piani di intervento sul territorio nazionale; tutelare i diritti sociali e lavorativi delle persone che vivono con Hiv e Aids; promuovere la lotta allo stigma; promuovere l'informazione e il coinvolgimento attivo delle popolazioni a rischio,

impegna il Governo:

1) a prevedere capillari, specifici interventi di prevenzione, incluse campagne informative riguardanti le modalità di trasmissione dell'Hiv;
2) ad attuare con la massima sollecitudine il nuovo piano nazionale d'intervento contro l'Aids;
3) ad incentivare la diffusione dei test atti a diagnosticare i virus dell'Hiv e dell'Hcv, favorendo un ulteriore, nuovo percorso finalizzato a consentire l'effettuazione di tali test anche al di fuori degli attuali, specifici contesti sanitari;
4) a promuovere la lotta all'Hiv-Aids e alle malattie sessualmente trasmissibili presso le nuove generazioni e a sostenere l'informazione e il coinvolgimento attivo delle popolazioni più a rischio;
5) ad intraprendere le opportune iniziative di competenza per addivenire all'unificazione dei due sistemi di sorveglianza Hiv e Aids, con implementazione di una scheda di segnalazione, uniforme per tutte le regioni, da impiegare sia per la prima diagnosi di Hiv, che per la prima diagnosi di Aids.
(1-01573) «Calabrò, Bosco».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

malattia

AIDS

prevenzione delle malattie