ATTO CAMERA

MOZIONE 1/01405

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 698 del 25/10/2016
Abbinamenti
Atto 1/01287 abbinato in data 26/10/2016
Atto 1/01401 abbinato in data 26/10/2016
Atto 1/01406 abbinato in data 26/10/2016
Atto 1/01409 abbinato in data 26/10/2016
Atto 1/01411 abbinato in data 26/10/2016
Firmatari
Primo firmatario: MAESTRI ANDREA
Gruppo: MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE
Data firma: 25/10/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
CIVATI GIUSEPPE MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 25/10/2016
BRIGNONE BEATRICE MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 25/10/2016
MATARRELLI TONI MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 25/10/2016
PASTORINO LUCA MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 25/10/2016
ARTINI MASSIMO MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 25/10/2016
BALDASSARRE MARCO MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 25/10/2016
BECHIS ELEONORA MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 25/10/2016
SEGONI SAMUELE MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 25/10/2016
TURCO TANCREDI MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 25/10/2016


Stato iter:
26/10/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
INTERVENTO GOVERNO 26/10/2016
Resoconto CASSANO MASSIMO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (LAVORO E POLITICHE SOCIALI)
 
DICHIARAZIONE VOTO 26/10/2016
Resoconto LA RUSSA IGNAZIO FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE
Resoconto SANTERINI MILENA DEMOCRAZIA SOLIDALE - CENTRO DEMOCRATICO
Resoconto MONCHIERO GIOVANNI CIVICI E INNOVATORI
Resoconto RONDINI MARCO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI
Resoconto BINETTI PAOLA AREA POPOLARE (NCD-UDC)
Resoconto PESCO DANIELE MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto GUERINI GIUSEPPE PARTITO DEMOCRATICO
 
PARERE GOVERNO 26/10/2016
Resoconto CASSANO MASSIMO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (LAVORO E POLITICHE SOCIALI)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 26/10/2016

DISCUSSIONE IL 26/10/2016

ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 26/10/2016

ACCOLTO IL 26/10/2016

PARERE GOVERNO IL 26/10/2016

APPROVATO IL 26/10/2016

CONCLUSO IL 26/10/2016

Atto Camera

Mozione 1-01405
presentato da
MAESTRI Andrea
testo presentato
Martedì 25 ottobre 2016
modificato
Mercoledì 26 ottobre 2016, seduta n. 699

   La Camera,
   premesso che:
    il rapporto dell'Ufficio statistico dell'Unione europea, Eurostat, in occasione della «Giornata mondiale contro la povertà», ha diffuso la notizia che l'Italia e la Grecia sono gli Stati europei dove il rischio povertà è maggiormente aumentato negli ultimi sette anni. Tra il 2008 e il 2015, nel nostro Paese, la percentuale delle persone a rischio povertà è salita dal 25,5 per cento al 28,7 per cento. Stesse conclusioni contenute nel rapporto Caritas 2016 su povertà ed esclusione sociale presentato nella medesima occasione del 17 ottobre 2016;
    i dati sulla povertà in Italia nel 2015, diffusi nel mese di luglio 2016 dall'Istat, riferiscono di 4 milioni e 600 mila individui che vivono in una condizione di povertà assoluta: la forma più grave di indigenza, quella di chi non riesce ad accedere a quel paniere di beni e servizi necessari per una vita dignitosa. Questo dato è il peggiore dal 2005 ad oggi. Le situazioni più difficili sono quelle vissute dalle famiglie del Mezzogiorno, dalle famiglie con due o più figli minori, dalle famiglie di stranieri, dai nuclei il cui capofamiglia è in cerca di un'occupazione o è operaio e dalle nuove generazioni;
    l'ultima indagine sui bilanci delle famiglie, pubblicata dalla Banca d'Italia a dicembre 2015 (con dati riferiti al 2014) riporta di quanto i lunghi anni di crisi stiano incidendo sulla disponibilità economica delle famiglie, condizionandone anche la fiducia e la propensione al consumo. Considerando il dato oggettivo della concentrazione dei lavoratori immigrati nelle fasce poco qualificate, emerge un significativo divario tra stranieri e italiani nelle disponibilità economiche. Il reddito medio annuo è di circa 31 mila euro per una famiglia italiana e 18 mila per una straniera. Oltre a incidere negativamente sui percorsi di integrazione sociale, la povertà delle famiglie straniere determina – e giustifica a chi vuol creare sterili conflitti – una forte concentrazione di esse tra i maggiori beneficiari dei provvedimenti destinati alle famiglie meno abbienti, come il bonus degli 80 euro che riguarda i redditi medio-bassi (8 mila-24 mila euro annui) o il « bonus elettrico» e il « bonus gas» a sostegno delle famiglie in condizione di disagio economico. Pur con un impatto complessivamente basso sulla spesa pubblica, anche questa «concorrenza» delle famiglie straniere su questo tipo di provvedimenti alimenta malumori e «paure» nell'opinione pubblica;
    sono sempre più numerosi i cittadini non comunitari che ogni anno diventano italiani: da meno di 50 mila nel 2011 a quasi 159 mila nel 2015. Anche in base a questo dato, diversi studi hanno già dimostrato come la componente straniera oggi in Italia, costituita soprattutto da persone in età lavorativa, offra un apporto positivo e prezioso alle casse pubbliche. È noto l'apporto più che proporzionale dei lavoratori attivi di origine straniera al sistema previdenziale italiano. Anche per questo motivo, poiché negli ultimi anni sono aumentati i richiedenti la protezione internazionale, si dovrebbe agire per sveltire le procedure e accorciare i tempi di accoglimento o di diniego delle domande, così da mettere tali persone in condizione di accedere a tutte quelle opportunità possibili solo in una condizione regolare, come lavorare o avere un'abitazione;
    l'accoglienza dei profughi è preciso dovere costituzionale e rispetto del diritto internazionale: la Repubblica italiana con il terzo e quarto comma dell'articolo 10 della Costituzione, garantisce a tutti i cittadini stranieri, ai quali siano stati negati i diritti e le libertà democratiche nei loro Paesi, di poter esercitare tali diritti nel territorio dello Stato italiano, grazie al diritto di asilo. Mentre la definizione di status di rifugiato è entrato nel nostro ordinamento con l'adesione dell'Italia alla Convenzione di Ginevra del 28 luglio 1951; 
    i diritti umani, quindi, non sono negoziabili, ma da quando il tema dell'immigrazione è divenuto centrale nel dibattito politico e mediatico, per alcuni partiti, l'impatto della presenza degli stranieri sulle casse pubbliche, e in particolare sul sistema del welfare, è stato lo strumento per aumentare il proprio consenso, alimentando a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo in modo pericoloso e politicamente irresponsabile il conflitto sociale e la contrapposizione tra italiani autoctoni da una parte e italiani extra-Unione europea e migranti dall'altra e facendo leva sulle sofferenze di alcune classi sociali in difficoltà; 
    nel «Rapporto sull'economia dell'accoglienza» del 2015 del dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno, si legge che «... il costo medio giornaliero per migrante a cui far riferimento è pari a 30 euro oltre Iva. Pertanto i costi della gestione ordinaria dell'accoglienza si attestano nel range di 30-35 euro per gli adulti e di 45 euro per i minori accolti dai Comuni, costi nettamente inferiori a quelli sostenuti durante l'emergenza Nord Africa pari a 46 euro per gli adulti e ai 75 euro per i minori. Quindi in una situazione “ordinaria” come quella attuale, che ha avuto punte di emergenza assoluta quanto a persone sbarcate e accolte, i costi sono stati drasticamente ridotti rispetto all'emergenza del 2011». Si legge, inoltre, che «... il costo per la gestione dell'accoglienza viene in gran parte riversato sul territorio sotto forma di stipendi a operatori, affitti e consumi e, in ogni caso, rappresenta una piccolissima percentuale, quantificabile nello 0,14 per cento, della spesa pubblica nazionale complessiva»;
    le risorse destinate alle politiche finalizzate all'accoglienza e all'inclusione sociale dei cittadini stranieri comprendono gli interventi pubblici destinati a supportare la prima accoglienza dei migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati e le iniziative finalizzate a favorirne l'inserimento abitativo, scolastico, economico e sociale. Le principali fonti di finanziamento che supportano queste attività sono:
     i fondi gestiti dalla direzione generale dell'immigrazione e delle politiche sociali del Ministero del lavoro e delle politiche sociali;
     il Fondo europeo per l'integrazione dei cittadini di Paesi terzi (FEI) 2007-2013;
     i fondi che finanziano il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR);
     il Fondo europeo per l'asilo (FER) 2008-2013;
     le risorse messe a disposizione dal PON «Sicurezza Sud 2007-2013 per la promozione di progetti di inclusione sociale dei migranti»;
    a questi si aggiungono, per il periodo 2011-2012, gli stanziamenti predisposti per la cosiddetta «Emergenza Nord-Africa», dichiarata il 12 febbraio 2011 dalla Presidenza del Consiglio dei ministri in seguito alla ripresa (dopo circa due anni di sbarramento delle rotte del mare, conseguenza degli accordi italo-libici) degli arrivi di cittadini migranti provenienti dai Paesi coinvolti dalle cosiddette «primavere arabe». Se non venissero stanziati per i profughi, i fondi europei verrebbero a mancare, e verrebbero meno anche cospicue entrate per ampie categorie di imprese italiane;
    il disegno di legge di bilancio per il 2017, annunciato come una manovra «sociale», riserva alle politiche sociali sette miliardi in tre anni, di cui un miliardo e novecento milioni (lo 0,110 per cento del Prodotto interno lordo) già nel 2017 sono impegnati solo per l'intervento sulle pensioni (senza riuscire a impedire che una parte degli interessati rimarrà in condizioni di povertà, mentre altri beneficeranno di trattamenti assistenziali senza averne bisogno), mentre alle famiglie con figli sarà destinato l'importo irrisorio di seicento milioni di euro in tutto (lo 0,042 per cento del Prodotto interno lordo), da suddividere ulteriormente tra vari bonus, come voucher per pagare il nido, escludendo le disoccupate o le inoccupate che hanno smesso di cercare lavoro (quindi in prevalenza donne del Meridione) e che sono quelle che ne avrebbero altrettanto bisogno per essere supportate nella ricerca di un impiego, o risorse aggiuntive per chi ha figli fino a 3 anni, ignorando l'evidenza che più i figli crescono maggiori sono i costi da affrontare. Una sproporzione nella distribuzione delle risorse tra chi ha già smesso di lavorare e chi è in età da lavoro, sui giovani, sulle donne e sui capofamiglia;
    come affermato da Chiara Saraceno, sociologa della famiglia e da 30 anni studiosa della povertà, «Questo governo ha accentuato gli aspetti di frammentazione, individualistici, la separazione in categorie. E non ha realizzato una politica coerente. Esattamente quello che viene rimproverato al sistema di welfare italiano a livello internazionale»;
    eppure una soluzione che potrebbe contribuire a risolvere i conflitti sociali, ridurrebbe l'intensità della povertà e interverrebbe in modo equo e senza alcuna discriminazione sulle malconce economie familiari italiane c’è già e si chiama reddito minimo garantito. Tutti i Paesi dell'Europa, che dal 1992 chiede ai membri di introdurlo, tranne Italia e Grecia, hanno adottato da tempo forme di reddito minimo garantito per consentire ai loro cittadini più deboli di vivere una vita dignitosa: i disoccupati che non trovano un nuovo impiego, ma anche chi non riesce a riemergere dallo stato di bisogno nonostante abbia un lavoro,

impegna il Governo:

1) a valutare la possibilità di stanziare, nel prossimo disegno di legge di bilancio, ulteriori risorse volte a sostenere l'economia e la ripresa economica di tutti i nuclei familiari residenti nel territorio italiano in difficoltà, senza introdurre elementi di discriminazione;
2) a proseguire nelle politiche di sostegno e di aiuto finanziario in favore delle categorie più bisognose.
(1-01405)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Andrea Maestri, Civati, Brignone, Matarrelli, Pastorino, Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

integrazione sociale

cittadino straniero

asilo politico