ATTO CAMERA

MOZIONE 1/01335

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 666 del 02/08/2016
Abbinamenti
Atto 1/01331 abbinato in data 03/08/2016
Atto 1/01333 abbinato in data 03/08/2016
Atto 1/01334 abbinato in data 03/08/2016
Atto 1/01336 abbinato in data 03/08/2016
Atto 1/01337 abbinato in data 03/08/2016
Atto 1/01338 abbinato in data 03/08/2016
Atto 1/01339 abbinato in data 03/08/2016
Firmatari
Primo firmatario: RAMPELLI FABIO
Gruppo: FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE
Data firma: 02/08/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
CIRIELLI EDMONDO FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE 02/08/2016
LA RUSSA IGNAZIO FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE 02/08/2016
MAIETTA PASQUALE FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE 02/08/2016
MELONI GIORGIA FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE 02/08/2016
NASTRI GAETANO FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE 02/08/2016
PETRENGA GIOVANNA FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE 02/08/2016
RIZZETTO WALTER FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE 02/08/2016
TAGLIALATELA MARCELLO FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE 02/08/2016
TOTARO ACHILLE FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE 02/08/2016


Stato iter:
03/08/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 03/08/2016
Resoconto AMENDOLA VINCENZO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE)
 
DICHIARAZIONE VOTO 03/08/2016
Resoconto LOCATELLI PIA ELDA MISTO-PARTITO SOCIALISTA ITALIANO (PSI) - LIBERALI PER L'ITALIA (PLI)
Resoconto MOTTOLA GIOVANNI CARLO FRANCESCO MISTO-ALLEANZA LIBERALPOPOLARE AUTONOMIE ALA-MAIE-MOVIMENTO ASSOCIATIVO ITALIANI ALL'ESTERO
Resoconto ARTINI MASSIMO MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE
Resoconto DISTASO ANTONIO MISTO-CONSERVATORI E RIFORMISTI
Resoconto RAMPELLI FABIO FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE
Resoconto DAMBRUOSO STEFANO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Resoconto PICCHI GUGLIELMO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI
Resoconto CICCHITTO FABRIZIO AREA POPOLARE (NCD-UDC)
Resoconto PIRAS MICHELE SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto CARFAGNA MARIA ROSARIA FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto DI BATTISTA ALESSANDRO MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto DI STEFANO MANLIO MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto NICOLETTI MICHELE PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 03/08/2016

NON ACCOLTO IL 03/08/2016

PARERE GOVERNO IL 03/08/2016

DISCUSSIONE IL 03/08/2016

RESPINTO IL 03/08/2016

CONCLUSO IL 03/08/2016

Atto Camera

Mozione 1-01335
presentato da
RAMPELLI Fabio
testo presentato
Martedì 2 agosto 2016
modificato
Mercoledì 3 agosto 2016, seduta n. 667

   La Camera,
   premesso che:
    l'intensificarsi degli attacchi terroristici da parte di gruppi di matrice islamica o da parte di singoli soggetti variamente ispirati dall'ideale jihadista costringe l'Italia e l'Europa a confrontarsi con le complessità di uno scenario internazionale che vede numerosi punti caldi e testimonia al contempo l'incapacità della comunità internazionale di risolvere i conflitti in atto attraverso processi di pacificazione politica;
    a sud dell'Europa sono nate forze regionali di grandissima influenza, oltre che di grandissima capacità finanziaria, che stanno indebolendo il ruolo europeo nello scenario internazionale;
    un ulteriore fattore di debolezza del «vecchio continente» è certamente da rinvenire nel fatto che la politica estera comune dell'Unione fatica a trovare visioni e posizioni condivise rispetto non solo alle modalità degli interventi ma anche rispetto alle priorità politiche;
    un esempio emblematico di questo è rappresentato dall'enorme flusso di denaro stanziato dall'Unione europea in favore della Turchia per congelare la rotta balcanica, frutto della prioritarizzazione solo di alcune Nazioni dell'Unione e che suscita enormi perplessità ora che il Presidente turco sta avviandosi di fatto a una gestione autoritaria del proprio potere;
    il fallito «golpe», infatti, è stato solo un utile pretesto per una ulteriore stretta rispetto ai diritti umani e una vastissima campagna poliziesca che ha portato in carcere quasi diecimila persone, sta dando luogo alla chiusura di università e giornali e all'intimidazione di tutti i rappresentanti dei maggiori poteri istituzionali quali la magistratura e le forze di difesa, i quali a migliaia stanno subendo arresti e limitazioni di ogni genere all'esercizio dei loro diritti e della loro libertà di pensiero e personale;
    la reintroduzione della pena di morte è solo l'esempio più clamoroso dell'attuale distanza tra la Turchia del Presidente Erdogan e i princìpi e diritti fondamentali sui quali poggia l'Unione europea, alla quale deve necessariamente fare seguito un atteggiamento di intransigenza da parte dell'Europa, anche e soprattutto con riferimento al processo di adesione all'Unione europea che la Turchia afferma di voler continuare a perseguire;
    la Turchia, inoltre, intrattiene una politica estera assai ambigua rispetto al fondamentalismo islamico e ai Paesi che lo sostengono e finanziano, nel cui quadro si colloca la sua collaborazione con l'Arabia saudita nel sostegno alla variegata opposizione siriana, e che appare, anch'essa, del tutto incompatibile con la lotta che l'Europa deve condurre contro simili organizzazioni;
    all'interno dell'Unione europea, con la decisione della Gran Bretagna di non farne più parte, stanno emergendo con sempre maggiore chiarezza segni di scontento e disaffezione che potrebbero dare l'avvio a un processo di sgretolamento dell'intero progetto europeo se non si interviene con tempestività e chiarezza al fine di rilanciare l'Unione e le sue istituzioni e avviare un percorso che conduca a una loro maggiore democratizzazione;
    occorre riscrivere i Trattati istitutivi e tutti quelli di maggiore rilevanza, garantendo attraverso di essi il pieno rispetto dei fondamenti della democrazia, il primato dei popoli sulle esigenze finanziarie, il rispetto e la tutela delle capacità economiche e produttive delle singole Nazioni e la gestione unitaria di servizi strategici come l'energia o la difesa;
    l'attuale assetto e l'attuale gestione dell'Unione europea, che, a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo, l'hanno resa schiava della tecnocrazia, vittima dello strapotere delle banche e delle lobby dei poteri forti, e l'hanno sottomessa al primato della finanza sulla politica e al gigantismo della Germania, segnano una distanza eclatante rispetto agli ideali dei padri fondatori, che sognavano un'unificazione politica e sociale del continente europeo che potesse scongiurare future guerre e cementare una comunione di ideali tra i suoi abitanti;
    gli errori commessi dalla comunità internazionale nell'approccio ai movimenti di rivolta popolare che hanno interessato il Medio Oriente e il Nord Africa a partire dalla fine del 2010, diventati noti come la «Primavera araba», hanno prodotto conseguenze devastanti sull'assetto di quell'area e hanno dato l'avvio a una situazione di instabilità, dalla quale alcuni di quegli Stati non sono ancora riusciti a uscire;
    mentre, infatti, in Tunisia c’è una seppur difficile transizione verso la democrazia, e in Egitto i militari si sono ripresi il potere dopo una breve parentesi di governo dei Fratelli Musulmani, in Libia, Yemen e Siria infuria la guerra;
    in Libia, nonostante l'accordo firmato nel dicembre 2015 in Marocco dai rappresentanti del Congresso di Tripoli e della Camera di Tobruk al fine della formazione di un governo di accordo nazionale sotto l'egida delle Nazioni Unite, e i progressi in atto nella lotta contro l'Isis, la situazione rimane critica;
    la Libia è una nazione di importanza strategica per il Mediterraneo e l'Italia deve svolgere un ruolo prioritario nella sua pacificazione, unica via per controllare i flussi migratori che dalle coste libiche si riversano sul territorio nazionale;
    l'inadeguatezza dimostrata sinora dai Governi italiani in ordine alla problematica dell'immigrazione irregolare impone un tempestivo cambio di rotta e una più concreta e decisa presa di posizione nell'ambito dell'Unione, per ora solo interessata a controllare i flussi in entrata nelle altre Nazioni europee;
    in Siria, dove a partire dal 2011 la guerra ha causato circa 280 mila morti e milioni di profughi e di sfollati, continua a essere sistematicamente violato da tutte le parti in conflitto l'accordo per il cessate il fuoco faticosamente raggiunto nell'ambito dei colloqui di Ginevra dello scorso mese di marzo;
    alla già drammatica situazione delle popolazioni si aggiunge il peso delle sanzioni introdotte nel 2011 e che rendono impossibile qualunque trasferimento di denaro, anche a favore delle associazioni che si trovano sul territorio per programmi di aiuto e assistenza, e che hanno costretto alla chiusura aziende e reparti ospedalieri, e bloccato l'attività di centrali elettriche e acquedotti, a causa dell'impossibilità di procurarsi un qualche pezzo di ricambio o la benzina;
    al contrario, le sanzioni non hanno affatto frenato il traffico clandestino di armi e hanno determinato la creazione di un diffuso commercio di contrabbando;
    la coalizione internazionale promossa contro Daesh nel settembre 2015 e che ha dato l'avvio a raid aerei contro l'Isis non sta dando i risultati attesi e, nonostante alcune sconfitte, il califfato continua a controllare quasi il quaranta per cento del territorio siriano, la maggior parte della frontiera con l'Iraq nell'est, Raqqa e una parte di Aleppo nel nord, e Palmira nel centro;
    nel quadro della lotta allo Stato islamico occorre ripensare la strategia globale di alleanze, includendo Nazioni come la Russia e l'Iran, il cui ruolo potrebbe rivelarsi determinante nella regione ma che sono finora state volutamente marginalizzate dall'Europa;
    occorre ripensare le sanzioni imposte alla Russia che, oltre a danneggiare enormemente l'economia nazionale, rischiano di spingere quella Nazione verso pericolose alleanze in materia di politica internazionale;
    attualmente Daesh è l'organizzazione terroristica più pericolosa al mondo che può contare – secondo alcune stime di intelligence – su circa duecentomila miliziani sparsi in tutto il mondo e ottomila foreign fighters dislocati tra la Siria e l'Iraq, oltre ad avere cellule strutturate e preparate in numerosi altri Paesi, anche molto vicini all'Italia o nei quali abbiamo importanti interessi economici;
    in Libia, infatti, il gruppo Ansar Al Sharia, ex costola di Al Qaeda ora confluita nell'Isis, controlla parte del territorio ed è diventata una seria minaccia anche per chi controlla i giacimenti petroliferi della nazione;
    in Egitto è presente il gruppo Wilayat Sinai, responsabile dell'abbattimento dell'aereo civile russo nell'ottobre 2015, nelle Filippine si trova Abu Sayyaf, una delle organizzazioni più violente e banditesche del radicalismo islamico principalmente impegnata nei sequestri di persona, in Nigeria è tristemente noto il gruppo di Boko Haram colpevole di numerosi massacri e del rapimento avvenuto nel 2014 di circa duecento studentesse, e altre fazioni ben organizzate sono presenti in Libano, Yemen, Turchia e Tunisia;
    a queste si aggiungono le «cellule» prettamente europee, come quelle presenti in Belgio e in Francia, la cui altissima pericolosità è stata messa sotto gli occhi di tutto il mondo durante gli attentati di Bruxelles e Parigi;
    infine, è notizia delle ultime ore che in Kosovo esisterebbero ben cinque campi di addestramento dell'Isis, il più grande dei quali si troverebbe nelle immediate vicinanze di una base della Nato nella quale sono impiegati anche reparti italiani, fatto che rivela la crescente radicalizzazione che sta avendo luogo nel paese balcanico;
    la elevata diffusione di organizzazioni vicine all'Isis dimostra in maniera evidente da un lato come sia ormai inadeguato credere di poter fermare l'avanzata del Califfato solo attraverso un intervento nella zona siro-irachena e, dall'altro, la necessità di stroncare gli appoggi finanziari dei quali godono i jihadisti, primi tra tutti quelli che provengono dall'Arabia saudita e dal Qatar;
    in questo quadro vanno riviste anche le politiche commerciali, che dovranno essere improntate alla chiusura delle relazioni con le Nazioni che, a qualunque titolo, sostengono il Califfato e la scia di violenza e di terrore che lascia dietro di sé, e gli accordi che regolano la vendita di armi e munizioni;
    la minaccia terroristica che deriva all'Europa dal fondamentalismo islamico continua ad acuirsi e impone il potenziamento dello strumento militare che, invece, negli ultimi anni ha subito continue riduzioni di bilancio che non riconoscono il fatto che la difesa è una risorsa strategica;
    in occasione del vertice di Varsavia la Nato ha diffuso una nota di documentazione con i numeri su quanto spendono per la Difesa i governi dell'Alleanza dalla quale emerge come nel prossimo anno la funzione Difesa scenderà del 4 per cento e nel 2018 di un ulteriore 0,7 per cento, dopo aver stanziato per l'anno in corso 19,9 miliardi di euro, a fronte di 39,8 miliardi destinati al settore difesa dalla Francia e 37,1 miliardi dalla Germania,

impegna il Governo:

   ad impegnarsi, in ogni sede internazionale, affinché si provveda alla pacificazione dei conflitti in atto, con particolare attenzione alla situazione in Libia, rispetto alla quale l'Italia deve riappropriarsi di un ruolo di primo piano, anche intervenendo a sostegno delle azioni militari contro le basi dello Stato islamico site in quel territorio;
   ad esprimere una ferma posizione di condanna rispetto alla repressione in atto in Turchia, adoperandosi per il congelamento del processo di adesione di quello Stato all'Unione europea, almeno fino al momento in cui non torni a rispettare le regole fondamentali della democrazia;
   a promuovere l'avvio di un processo di riforma delle istituzioni che governano l'Unione europea, al fine di garantire maggiore democraticità al suo interno;
   ad assumere iniziative volte a potenziare il settore della difesa, riconoscendone il ruolo strategico e destinando ad esso maggiori stanziamenti;
   ad adottare iniziative per mettere in atto una maggiore e più incisiva attività di collaborazione tra le forze di intelligence in ambito europeo ed extraeuropeo, coinvolgendo tutte le Nazioni che contrastano l'Isis e le sue diverse articolazioni, e realizzando un servizio nazionale militare di volontari per le emergenze, formato da reparti periodicamente addestrati, aggregati a reparti già esistenti su base regionale e composti da cittadini italiani che intendano mettere la propria disponibilità al servizio della Nazione, con il compito prioritario della difesa della Patria, sancito dall'articolo 52 della Costituzione;
   a promuovere l'avvio di un processo in ambito europeo che sia volto all'inclusione di tutte le Nazioni che siano già impegnate o disponibili a impegnarsi nel contrasto all'espansione dello Stato islamico, tra le quali anche la Russia e l'Iran;
   in tale quadro, a sostenere in ambito europeo la necessità della cessazione delle sanzioni nei confronti della Russia;
   a chiudere ogni relazione commerciale con gli Stati che sostengono a qualunque titolo l'Isis e gli altri gruppi del fondamentalismo islamico, e ad interrompere le forniture di armi e munizioni attualmente in essere verso gli stessi Stati;
   ad assumere iniziative normative volte a realizzare una più efficace azione di prevenzione della diffusione del radicalismo islamico sul territorio nazionale, se del caso prevedendo l'introduzione di un reato specifico, e ad impedire l'afflusso di finanziamenti per centri culturali e moschee da parte di Stati che sostengono lo Stato islamico e il terrorismo jihadista;
   ad elaborare e mettere in atto interventi mirati a risolvere la problematica del costante flusso migratorio che interessa le coste italiane, a tal fine sollecitando nelle sedi opportune l'avvio della terza fase della missione EunavforMed.
(1-01335) «Rampelli, Cirielli, La Russa, Maietta, Giorgia Meloni, Nastri, Petrenga, Rizzetto, Taglialatela, Totaro».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

Stato islamico

relazioni internazionali

commercio di armi