ATTO CAMERA

MOZIONE 1/01136

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 561 del 03/02/2016
Firmatari
Primo firmatario: MAESTRI ANDREA
Gruppo: MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE
Data firma: 03/02/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
ARTINI MASSIMO MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 03/02/2016
BALDASSARRE MARCO MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 03/02/2016
BECHIS ELEONORA MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 03/02/2016
BRIGNONE BEATRICE MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 03/02/2016
CIVATI GIUSEPPE MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 03/02/2016
MATARRELLI TONI MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 03/02/2016
PASTORINO LUCA MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 03/02/2016
SEGONI SAMUELE MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 03/02/2016
TURCO TANCREDI MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 03/02/2016
MARZANO MICHELA PARTITO DEMOCRATICO 04/02/2016


Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 04/02/2016

Atto Camera

Mozione 1-01136
presentato da
MAESTRI Andrea
testo presentato
Mercoledì 3 febbraio 2016
modificato
Giovedì 4 febbraio 2016, seduta n. 562

   La Camera,
   premesso che:
    nel rapporto del 2015 « Global gender gap» del World economic forum relativo alla disparità di genere negli ambiti lavoro, istruzione, salute e rappresentanza politica, l'Italia guadagna quest'anno 28 postazioni, salendo ai più alti livelli mai raggiunti finora;
    infatti, nell'indice stilato dal Forum svizzero, il nostro Paese migliora consecutivamente da tre anni passando dal 69o al 41o posto (dati riportati da uno studio condotto in 145 Paesi) per quanto riguarda la discriminazione di genere tra uomo e donna, sia per l'applicazione delle cosiddette «quote rosa» in Parlamento, sia per la presenza femminile nelle istituzioni. Ma se andiamo a cercare approfonditamente nei dati del rapporto, possiamo scoprire che le donne vivono meno e peggio: in base ai dati del rapporto le donne italiane sono al 74o posto per «salute e sopravvivenza». L'Italia, poi, ha «ancora molto da lavorare in campo economico», trovandosi alla 111a posizione a livello mondiale, tra le più basse in Europa davanti a Malta e Turchia, piazzandosi 91a riguardo alla forza lavoro e 109a per equità nei salari;
    ad alzare la posizione nella classifica del rapporto, stilato in base ai dati del 2014, contribuisce l'Esecutivo, poiché risultiamo 24esimi anche grazie alla presenza femminile tra i componenti il Governo, allora composto in modo quasi paritetico, migliorando di molto la rappresentanza equivalente di genere rispetto ai Governi precedenti;
    con l'elezione di 8 Ministri donne, il Presidente del Consiglio dei ministri Renzi, volle dare un segnale simbolicamente molto forte, tanto da non ritenere necessaria l'istituzione di un Ministero per le pari opportunità, data la sua sensibilità e attenzione verso l'equilibrio di genere dimostrate con le nomine. In seguito furono nominate, solo 9 donne su 44 sottosegretari, di cui 9 viceministri e negli ultimi due anni il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale il dipartimento per gli affari regionali sono passati a due uomini;
    nel 2014, Annalisa Rosselli, professoressa ordinaria in storia dell'economia politica all'università di Roma di Tor Vergata, su richiesta della Commissione europea FEMM (Diritti della donna e uguaglianza di genere), ha redatto un'analisi approfondita dal titolo «La politica sull'uguaglianza di genere in Italia»;
    il documento offre una panoramica della legislazione e delle politiche in materia di parità di genere esistenti in Italia, concentrandosi sui loro recenti sviluppi e sui risultati raggiunti negli ultimi decenni. Si affrontano temi come l'uguaglianza di genere nel lavoro, l'esigenza di conciliare lavoro e famiglia, la presenza delle donne nelle posizioni decisionali, le recenti misure per combattere la violenza contro le donne, nonché la salute e i diritti riproduttivi. L'Italia è ancora lungi dal raggiungere risultati soddisfacenti, nonostante i progressi conseguiti sotto la pressione del movimento delle donne, della società civile e della legislazione europea;
    in base all'Indice europeo dell'uguaglianza di genere, l'Italia si classifica fra i Paesi dell'Unione europea con la minore uguaglianza di genere. La sua performance è superiore alla media dell'Unione europea in un solo settore, quello della salute, grazie alla longevità delle donne italiane. In tutti gli altri campi la situazione è lontana dall'essere soddisfacente. Le politiche per affrontare lo squilibrio di genere sono state caute e i progressi in ambito giuridico sono stati promossi principalmente da direttive provenienti dall'Unione europea o dalle pressioni esercitate dalla società civile;
    l'autrice del documento denuncia una situazione dove «l'attuale grave crisi finanziaria e le politiche di austerità minacciano alcune delle recenti conquiste delle donne in termini di reddito, di occupazione per le donne con un elevato grado d'istruzione e di infrastrutture sociali, ma nel contempo offrono la possibilità di ripensare il modello italiano di Stato sociale che poggia ampiamente sul lavoro non retribuito delle donne per fornire servizi di assistenza»;
    il documento si conclude nel modo seguente: «all'Italia manca un'adeguata infrastruttura di genere a livello centrale per promuovere, coordinare e monitorare le iniziative a favore dell'uguaglianza di genere»;
    è bene ricordare a questo punto che la storia degli organismi di parità in Italia, spesso, è stata contrastata dai Governi che nel corso degli anni si sono succeduti, considerandoli più o meno necessari, limitandone o rafforzandone le competenze in maniera schizofrenica. Nel lontano 1983, fu creato il Comitato nazionale di patria presso il Ministero del lavoro e della previdenza sociale. Nel 1996, sulla scia della Conferenza mondiale sulle donne di Pechino, nacque il Ministero per le pari opportunità, nell'ambito della Presidenza del Consiglio dei ministri, a cui ha fatto seguito nel 1997, il Dipartimento per le pari opportunità, modificato nell'ordine, con il decreto ministeriale del 30 novembre 2000, con il decreto ministeriale del 30 settembre 2004, con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 1o marzo 2011 e con il decreto ministeriale del 4 dicembre 2012. Poi, nel 2013, il Governo Letta coniò un nuovo e a giudizio dei presentatori del presente atto di sindacato ispettivo sconcertante Ministero per le pari opportunità, lo Sport e le Politiche giovanili alla guida di Josepha Idem e, in seguito alle sue dimissioni, il Presidente Letta relegò le pari opportunità a un dipartimento del Ministero del lavoro, dando la delega alla Sottosegretaria Cecilia Guerra;
    il 1o ottobre 2014, il Presidente Renzi ha nominato consigliera a giudizio dei presentatori del presente atto di sindacato ispettivo del Presidente del Consiglio dei ministri per le pari opportunità, la deputata Giovanna Martelli che, fin dall'esordio del suo incarico dichiarò di sentirsi particolarmente sensibile alle difficoltà delle donne a raggiungere posizioni apicali, ma soprattutto, ai temi legati ai flussi migratori e alle persone provenienti da Paesi in guerra. Le sue priorità: «garantire l'efficacia dei meccanismi di tutela in favore delle vittime di discriminazione, anche attraverso azioni di sostegno in ambito legale», considerando che «la cronaca ci mostra casi sempre più gravi di violenza verbale e fisica verso le categorie più esposte, ossia immigrati, donne, omossessuali, persone transessuali». Dimostrando così attenzione non solo ai temi relativi alle donne, ma a tante, delle prerogative della delega alle pari opportunità, di cui spesso ci si dimentica;
    la consigliera Giovanna Martelli ha lasciato il suo incarico il 25 novembre 2015, dimettendosi anche dal Gruppo del partito democratico. Da, allora il posto è vacante;
    il 28 gennaio 2016 il Consiglio dei ministri ha dato il suo via libera alle nomine di 7 nuovi sottosegretari e del Ministro agli affari regionali, Enrico Costa, cui dovrebbe essere assegnata la delega alla famiglia, e ha omesso le pari opportunità;
    da questo momento lo squilibrio di presenze di donne al Governo è nuovamente in linea con le consuetudini italiane: i Ministri sono di nuovo 16, ma solo 6 le donne, per non parlare delle viceministre e delle sottosegretarie, che, come nella prima composizione, non rispetta il 50 e 50;
    in questi ultimi due anni, esponenti della società civile, delle associazioni, politici, attivisti, giornalisti, semplici cittadine e cittadini si sono appellati al Presidente del Consiglio dei ministri di lasciare la delega alle pari opportunità e di nominare un'apposita Ministra. All'estero, nei partiti e nelle organizzazioni, in primis quelli anglosassoni, il rapporto con i cittadini viene curato con attenzione, in particolare, ora che attraverso internet e i social network le opinioni corrono veloci, e quindi i rappresentanti sono in contatto diretto e assiduo con i loro potenziali o effettivi elettori ed elettrici per conquistarne di nuovi e per preservare quelli passati. In Italia, invece, il silenzio assordante alle richieste e agli appelli, non viene interpretato come parere contrario alle richieste, ma dimostra disinteresse e sottovalutazione per le questioni che le cittadine e i cittadini pongono, creando un ulteriore allontanamento dalla politica;
    la Ministra per le pari opportunità in Italia manca dal 24 giugno 2013: è necessario prendere atto che la Ministra pari opportunità non dovrebbe essere considerata una figura accessoria, ed è inammissibile per i firmatari del presente atto di indirizzo che, ad ogni cambio di Governo, sia nominata «a discrezione», nonostante il ruolo primario che riveste per assicurare l'efficacia dell'azione del Governo nell'adempimento delle sue obbligazioni internazionali e competenze;
    a titolo informativo quindi è bene elencare le funzioni che per i firmatari del presente atto di indirizzo dovrebbero competerle:
     a) l'indirizzo, la proposta e il coordinamento delle iniziative normative e amministrative in tutte le materie attinenti alla progettazione e alla attuazione delle politiche di pari opportunità;
     b) l'acquisizione e l'organizzazione di informazioni, anche attraverso la costituzione di banche dati, nonché la promozione e il coordinamento delle attività conoscitive, di verifica, di controllo, di formazione e informazione nelle materie della parità e delle pari opportunità;
     c) l'adozione e il coordinamento delle iniziative di studio e di elaborazione progettuale inerenti le problematiche della parità e delle pari opportunità;
     d) la definizione di nuove politiche di intervento, di studio e promozione di progetti ed iniziative, nonché di coordinamento delle iniziative delle amministrazioni e degli altri enti pubblici nelle materie della parità e delle pari opportunità;
     e) l'indirizzo e il coordinamento delle amministrazioni centrali e locali competenti, al fine di assicurare la corretta attuazione delle normative e degli orientamenti governativi nelle materie della parità e delle pari opportunità;
     f) la promozione delle necessarie verifiche in materia da parte delle amministrazioni competenti, anche ai fini della richiesta, in casi di particolare rilevanza, di specifiche relazioni o del riesame di particolari provvedimenti ai sensi dell'articolo 5, comma 2, lettera c), della legge 23 agosto 1988, n. 400;
     g) l'adozione delle iniziative necessarie all'adeguamento dell'ordinamento nazionale ai principi ed alle disposizioni dell'Unione europea e per la realizzazione dei programmi comunitari nelle materie della parità e delle pari opportunità;
     h) la cura dei rapporti con le amministrazioni statali, regionali, locali, nonché con gli organismi operanti in materia di parità e di pari opportunità in Italia e all'estero, con particolare riguardo all'Unione europea, all'Organizzazione mondiale delle Nazioni Unite, al Consiglio d'Europa e all'Ocse;
     i) l'adozione delle iniziative necessarie alla rappresentanza del Governo italiano, in materia, nei rapporti internazionali e in organismi nazionali e internazionali, anche mediante la designazione di rappresentanti;
     j) l'organizzazione ed il funzionamento della segreteria della Commissione per le pari opportunità tra uomo e donna;
     l) l'acquisizione e l'organizzazione di informazioni, anche attraverso banche dati, nonché la promozione di iniziative conseguenti, in ordine alle materie della prevenzione, assistenza e tutela dei minori dallo sfruttamento e dall'abuso sessuale dei minori, oggetto della delega di funzioni al Ministro di cui all'articolo 2, comma 1, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 14 febbraio 2002;
     m) lo svolgimento delle funzioni di cui all'articolo 7 del decreto legislativo 9 luglio 2003 n. 215 e all'articolo del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 dicembre 2003, recanti disciplina dell'uffici per la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni di cui all'articolo 29 della legge comunitaria 1o marzo 2002, n. 39 (che attua il principio della parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica);
    le attività del Dipartimento per le pari opportunità sono ferme, come risulta dalla homepage del suo sito, al 25 novembre 2015, vale a dire alle attività e iniziative in occasione del 25 novembre 2015 Giornata internazionale contro la violenza sulle donne e alla stessa data delle dimissioni della consigliera Giovanna Martelli;
    il Presidente del Consiglio dei ministri ha dichiarato che «il 2016 sarà l'anno dei diritti civili» la nomina quindi di una Ministra per le pari opportunità non è più prorogabile per i presentatori del presente atto di indirizzo. Su di essa gravano le emergenze relative ai diritti civili di cui l'Italia è sofferente negli ultimi anni:
     violenza fisica e psicologica sulle donne, stupri, maltrattamenti connessi a convinzioni religiose o di altro tipo, molestie sessuali e atti, persecutori, nonché violenza domestica, anche a causa delle nuove tecnologie e di internet, mediante un linguaggio misogino, minacce e ingiurie online, e che, purtroppo, come dimostrano i fatti di cronaca, sfociano in femminici;
     il gap delle donne legato alla crisi economica che continua a colpire maggiormente i loro diritti economici, sociali e culturali. La sottorappresentazione delle donne nei processi decisionali, nelle imprese e nei consigli di amministrazione, nei contesti scientifici e politici;
     l'abuso e lo sfruttamento dei minori che continua a rappresentare una piaga della nostra società;
     le manifestazioni di estremismo nazionalista, razzismo, xenofobia e intolleranza che, anziché diminuire, dopo i recenti attacchi terroristici, sono in aumento;
     discriminazioni e violenze a danno di persone lesbiche, gay, transessuali, bisessuali e intersessuali (LGBTI), rese possibili anche dalla difficoltà di adottare leggi e politiche per contrastare l'omofobia e la transfobia e di delineare strategie per eliminare gli ostacoli di natura giuridica e amministrativa sulla base dell'orientamento di genere e dell'identità di genere, come ripetutamente chiesto dal Parlamento europeo,

impegna il Governo

in seguito a quanto esposto, alle richieste e agli appelli della società civile, delle associazioni, delle cittadine e dei cittadini e per allinearsi agli altri Stati membri dell'Unione europea che ne danno per scontata la presenza e per garantire la riattivazione delle indispensabili funzioni del relativo dipartimento, e proporre la nomina in tempi brevi di una Ministra senza portafoglio, cui assegnare la delega per le pari opportunità.
(1-01136) «Andrea Maestri, Artini, Baldassarre, Bechis, Brignone, Civati, Matarrelli, Pastorino, Segoni, Turco, Marzano».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

eguaglianza uomo-donna

partecipazione delle donne

diritti della donna