ATTO CAMERA

MOZIONE 1/01040

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 511 del 27/10/2015
Abbinamenti
Atto 1/00956 abbinato in data 27/10/2015
Atto 1/01018 abbinato in data 27/10/2015
Atto 1/01027 abbinato in data 27/10/2015
Atto 1/01028 abbinato in data 27/10/2015
Atto 1/01030 abbinato in data 27/10/2015
Atto 1/01038 abbinato in data 27/10/2015
Atto 1/01041 abbinato in data 27/10/2015
Firmatari
Primo firmatario: PALESE ROCCO
Gruppo: FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Data firma: 27/10/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BERGAMINI DEBORAH FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 27/10/2015
VALENTINI VALENTINO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 27/10/2015
OCCHIUTO ROBERTO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 27/10/2015


Stato iter:
27/10/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 27/10/2015
Resoconto DE FILIPPO VITO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SALUTE)
 
DICHIARAZIONE VOTO 27/10/2015
Resoconto LOCATELLI PIA ELDA MISTO-PARTITO SOCIALISTA ITALIANO (PSI) - LIBERALI PER L'ITALIA (PLI)
Resoconto CIRIELLI EDMONDO FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE
Resoconto SBERNA MARIO PER L'ITALIA - CENTRO DEMOCRATICO
Resoconto GUIDESI GUIDO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI
Resoconto CAPUA ILARIA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Resoconto PALAZZOTTO ERASMO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto CAUSIN ANDREA AREA POPOLARE (NCD-UDC)
Resoconto PALESE ROCCO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto SPADONI MARIA EDERA MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto QUARTAPELLE PROCOPIO LIA PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 27/10/2015

ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 27/10/2015

ACCOLTO IL 27/10/2015

PARERE GOVERNO IL 27/10/2015

DISCUSSIONE IL 27/10/2015

APPROVATO IL 27/10/2015

CONCLUSO IL 27/10/2015

Atto Camera

Mozione 1-01040
presentato da
PALESE Rocco
testo di
Martedì 27 ottobre 2015, seduta n. 511

   La Camera,
   premesso che:
    l'aggravarsi dei conflitti nell'area mediterranea e mediorientale, il gonfiarsi delle ondate di migranti in cerca di protezione e asilo, e il crescente numero di morti per migrazione, stanno spingendo finalmente l'Unione europea, insieme agli Stati membri, ad adottare una serie di misure volte a rispondere alle sfide sollevate dai flussi migratori, cercando di affrontare la questione con maggiore realismo e determinazione;
    è ora più che mai necessario intensificare gli sforzi per garantire una risposta sufficiente e adeguarla all'attuale crisi in materia di migrazione e rifugiati, e definire una politica migratoria europea credibile. Siamo infatti di fronte ad una svolta epocale, in cui assistiamo a vere e proprie migrazioni di popoli;
    la risposta alle pressioni migratorie che caratterizzano in particolare il Mediterraneo, passa innanzitutto attraverso la protezione di coloro che ne hanno bisogno, anche per evitare ulteriori perdite di vite umane in mare. Ma è fondamentale, allo stesso tempo, affrontare con sistematicità le cause profonde della migrazione, chiave di volta per offrire soluzioni ad una questione che oramai da troppo tempo non si muove più sulla linea dell'emergenza, ma che ha carattere strutturale;
    da questo punto di vista, le azioni definite dall'Unione europea, non sono state affatto sufficienti: l'attenzione si è concentrata piuttosto sul rafforzamento della presenza in mare, la lotta ai trafficanti e sul potenziamento della solidarietà e della responsabilità interne dei singoli Stati, mentre praticamente nulla è stato fatto per la creazione di canali di migrazione legale;
    nonostante nel recente dibattito sulla questione si parli sempre più spesso della necessità di una politica finalizzata al miglioramento delle condizioni di vita nei Paesi «di provenienza», ovvero quelli da cui hanno origine i flussi, cambiando totalmente l'approccio al tema migratorio, anche su questo fronte gli sforzi risultano inadeguati;
    Papa Francesco, nel suo messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, che la Chiesa celebrerà il 17 gennaio 2016, ha parlato di «diritto a non emigrare per contribuire allo sviluppo del Paese d'origine», evidenziando l'opportunità di un processo che «dovrebbe includere, nel suo primo livello, la necessità di aiutare i Paesi da cui partono migranti e profughi», confermando che «la solidarietà, la cooperazione, l'interdipendenza internazionale e l'equa distribuzione dei beni della terra sono elementi fondamentali per operare in profondità e con incisività soprattutto nelle aree di partenza dei flussi migratori, affinché cessino quegli scompensi che inducono le persone, in forma individuale o collettiva, ad abbandonare il proprio ambiente naturale e culturale»;
    lo sviluppo, sostenne Amartya Sen, premio Nobel 1998 per l'economia, deve essere inteso come un processo di espansione delle libertà reali di cui godono di esseri umani, nella sfera privata come in quella sociale e politica;
    la libertà, quindi, implica sviluppo: la libertà è condizione determinante per la prosperità, mentre la guerra impoverisce e crea miseria. Di conseguenza, la sfida dello sviluppo consiste nell'eliminare i vari tipi di «illibertà», fra cui la fame e la miseria, la tirannia, l'intolleranza e la repressione, l'analfabetismo, la mancanza di assistenza sanitaria e di tutela ambientale, la libertà di espressione;
    in questa chiave, lo sviluppo economico diventa l'attore di superamento del fondamentalismo religioso; l'economia diventa fattore di pace. La lotta alla guerra e alla tirannia deve quindi puntare su educazione (a partire da quella scolastica) e sviluppo, esaltando sempre di più la capacità di cambiamento espressa dai giovani;
    gli investimenti in progetti di educazione, soprattutto per l'infanzia, sono fondamentali per fornire un'impronta consapevole dei diritti umani;
    l'educazione implica sviluppo se incanalata verso i valori di libertà: il mondo occidentale, a partire dall'Europa, è quindi chiamato ad investire di più, e in modo più sistematico, nei Paesi da cui provengono gli stessi migranti, anche perché, se non sarà l'Occidente a creare lavoro e occupazione, sarà lo Stato islamico a farlo, con dinamiche e conseguenze ben diverse. Basta solo ricordare che, ad esempio, il nome «Boko Haram», organizzazione terroristica jihadista vicina ad Al Queda particolarmente attiva nel Nord-Est della Nigeria, ma presente anche in Camerun, Ciad e Niger, significa letteralmente «l'educazione occidentale è peccato», veicolando, quindi, un messaggio ben chiaro;
    la cooperazione allo sviluppo dei Paesi in via di sviluppo dovrebbe quindi rappresentare lo strumento più efficace per contrastare l'esodo di milioni di persone che vogliono sottrarsi alla fame, alle guerre, allo sfruttamento e alle malattie;
    se da una parte, però, lo sviluppo dei paesi di provenienza sembrerebbe essere la «soluzione», dall'altra i dati dimostrano che gli aiuti internazionali ai Paesi in via di sviluppo – salvo poche eccezioni – sono da anni fermi sotto allo «zero virgola» del Pil; così i trasferimenti delle collettività all'estero verso i luoghi d'origine continuano a rappresentare il «sostegno» più cospicuo alle economie dei Paesi che maggiormente alimentano i flussi migratori;
    inoltre, gli aiuti tradizionali, in particolare ai Paesi africani, sono spesso inefficaci non solo perché sovente distratti dal loro scopo specifico a causa anche di strutture di governance e dei Paesi riceventi che non garantiscono trasparenza e democrazia, ma anche perché non inseriti in un quadro strategico complessivo;
    metà della popolazione mondiale che oggi si trova in povertà estrema (nel 2030 saranno i due terzi), vive in Stati privi della capacità e della legittimazione necessaria a proteggere i propri cittadini, che ricevono soltanto il 38 per cento degli aiuti umanitari. Bisogna invertire questa tendenza, e intervenire con processi efficaci di institution building, con un ampio coinvolgimento multilaterale, partendo dalla sfida che riguarda il continente africano, il cui potenziale di crescita è enorme, e in cui l'Italia può e deve essere protagonista;
    l'inversione di tendenza rispetto alla strategia di cooperazione allo sviluppo italiana – con il suo sistema integrato di partenariato pubblico/privato – e, in particolare, europea, per essere efficace, ha bisogno di essere supportata da una collaborazione fattiva proprio da parte di quei Paesi che cerchiamo di traghettare verso una rinnovata capacità statuale e nuove dinamiche di sviluppo, al fine (quantomeno) di arginare quegli «scompensi» che inducono le persone, in forma individuale o collettiva, ad abbandonare il proprio ambiente,

impegna il Governo:

   a cooperare con gli altri Paesi dell'Unione europea per un rafforzamento delle relazioni con i Paesi africani, diretto al contenimento dei flussi migratori, nonché al potenziamento di ogni forma di collaborazione legata a procedure di identificazione e rimpatrio dei clandestini;
   a sollecitare con forza un fattivo impegno degli Stati dell'Unione europea volto a rafforzare il sostegno allo sviluppo dei Paesi africani nella prospettiva di una necessaria partnership che favorisca sicurezza, cooperazione e sviluppo, anche collegando gli aiuti economici ad un'efficace lotta alla migrazione clandestina, alle organizzazioni criminali che la sostengono e al terrorismo internazionale;
   a rafforzare i partenariati istituzionali e commerciali strategici con i Paesi africani per interrompere i flussi di immigrazione clandestina e creare canali di migrazione legale;
   ad incrementare gli interventi di cooperazione allo sviluppo per i Paesi africani, soprattutto nei settori agricolo e sanitario, coinvolgendo il più possibile le associazioni della società civile;
   a favorire, anche con sostegni economici e giuridico-tecnici, l’institution building dei Paesi africani, favorendo le condizioni di stabilità politico istituzionale indispensabili anche per garantire le necessarie condizioni di sicurezza per i cittadini, per gli operatori internazionali e per gli investitori esteri;
   ad adoperarsi per la realizzazione di progetti di educazione scolastica e infantile nei Paesi africani, per trasmettere il carattere distintivo e consapevole dei diritti umani, con ogni forma di garanzia e tutela dei minori;
   ad adottare, nelle sedi internazionali, opportune iniziative volte alla promozione della democrazia e del pieno rispetto dei diritti umani, e dei diritti fondamentali di libertà e di uguaglianza;
   ad agire, con particolare riferimento all'area mediterranea, per promuovere condizioni di sviluppo equilibrate, anche mediante la diffusione dell'informazione e delle conoscenze tecnologiche, nel rispetto dell'ambiente e dei diritti universali dell'uomo.
(1-01040)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Palese, Bergamini, Valentini, Occhiuto».
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

diritti umani

aiuto allo sviluppo

creazione di posti di lavoro