ATTO CAMERA

MOZIONE 1/01030

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 507 del 21/10/2015
Abbinamenti
Atto 1/00956 abbinato in data 27/10/2015
Atto 1/01018 abbinato in data 27/10/2015
Atto 1/01027 abbinato in data 27/10/2015
Atto 1/01028 abbinato in data 27/10/2015
Atto 1/01038 abbinato in data 27/10/2015
Atto 1/01040 abbinato in data 27/10/2015
Atto 1/01041 abbinato in data 27/10/2015
Firmatari
Primo firmatario: PALAZZOTTO ERASMO
Gruppo: SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 21/10/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
SCOTTO ARTURO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 21/10/2015
MARCON GIULIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 21/10/2015
MELILLA GIANNI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 21/10/2015
KRONBICHLER FLORIAN SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 21/10/2015
FRATOIANNI NICOLA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 21/10/2015
AIRAUDO GIORGIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 21/10/2015
BORDO FRANCO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 21/10/2015
COSTANTINO CELESTE SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 21/10/2015
DURANTI DONATELLA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 21/10/2015
FARINA DANIELE SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 21/10/2015
FERRARA FRANCESCO DETTO CICCIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 21/10/2015
GIORDANO GIANCARLO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 21/10/2015
PAGLIA GIOVANNI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 21/10/2015
PIRAS MICHELE SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 21/10/2015
PLACIDO ANTONIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 21/10/2015
PELLEGRINO SERENA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 21/10/2015
ZARATTI FILIBERTO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 21/10/2015
PANNARALE ANNALISA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 21/10/2015
NICCHI MARISA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 21/10/2015
QUARANTA STEFANO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 21/10/2015
RICCIATTI LARA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 21/10/2015
SANNICANDRO ARCANGELO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 21/10/2015
ZACCAGNINI ADRIANO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 21/10/2015


Stato iter:
27/10/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 27/10/2015
Resoconto DE FILIPPO VITO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SALUTE)
 
DICHIARAZIONE VOTO 27/10/2015
Resoconto LOCATELLI PIA ELDA MISTO-PARTITO SOCIALISTA ITALIANO (PSI) - LIBERALI PER L'ITALIA (PLI)
Resoconto CIRIELLI EDMONDO FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE
Resoconto SBERNA MARIO PER L'ITALIA - CENTRO DEMOCRATICO
Resoconto GUIDESI GUIDO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI
Resoconto CAPUA ILARIA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Resoconto PALAZZOTTO ERASMO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto CAUSIN ANDREA AREA POPOLARE (NCD-UDC)
Resoconto PALESE ROCCO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto SPADONI MARIA EDERA MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto QUARTAPELLE PROCOPIO LIA PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

ATTO MODIFICATO IL 27/10/2015

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 27/10/2015

IN PARTE ACCOLTO E IN PARTE NON ACCOLTO IL 27/10/2015

PARERE GOVERNO IL 27/10/2015

DISCUSSIONE IL 27/10/2015

IN PARTE APPROVATO E IN PARTE RESPINTO IL 27/10/2015

CONCLUSO IL 27/10/2015

Atto Camera

Mozione 1-01030
presentato da
PALAZZOTTO Erasmo
testo presentato
Mercoledì 21 ottobre 2015
modificato
Martedì 27 ottobre 2015, seduta n. 511

   La Camera,
   premesso che:
    l'Africa è il secondo continente più popoloso della Terra, dopo l'Asia con circa 1,1 miliardi di persone (dati del 2013). La popolazione africana sta crescendo più velocemente di quella asiatica e si pensa che entro il 2050, salvo catastrofi prevedibili o imprevedibili, l'Africa avrà circa 2,4 miliardi di abitanti;
    il continente africano è composto da 54 Stati e non tutti i suoi Paesi sono tutti poveri. Soprattutto è la questione della distribuzione della ricchezza che crea problemi ma anche i prodotti interni lordi nazionali e, quindi, la ricchezza complessiva, sono aumentati notevolmente, ma il numero degli africani che vivono in condizioni di estrema povertà è aumentato, a causa, appunto, del rapido aumento demografico;
   analizzando le stime di crescita della popolazione mondiale emerge che nello stesso periodo l'Europa passerà dai 740 milioni a 726 milioni di abitanti;
    secondo i dati dell'Istituto nazionale di statistica nel nostro Paese la popolazione residente è arrivata sostanzialmente alla crescita zero e questo avviene nonostante il saldo migratorio sia positivo dal 1991;
    l'effetto di questo deficit demografico avrà effetti pesanti sulla crescita economica italiana nei prossimi anni, tenuto in considerazione il progressivo invecchiamento della popolazione e il problema della concentrazione della ricchezza tra la stessa che può essere riassunta con una banale formula: i ricchi sono sempre di meno e più ricchi, i poveri sono sempre di più e più poveri;
   con gli attuali tassi di crescita, al netto dell'attuale saldo migratorio, secondo stime dell'Istat, la popolazione italiana avrebbe 12 milioni in meno di residenti nel 2050;
   l'evoluzione demografica ed i fabbisogni ad essa correlati (energetico, alimentare, materie prime, istruzione ed altro) stanno profondamente mutando lo scenario globale per come lo si conosceva. Da cinquanta anni a questa parte, i flussi migratori vivono una crescita senza precedenti: il numero di migranti nel mondo è passato da 75 milioni nel 1965, a più di 200 milioni a oggi;
    ciò significa che quello che i governi e l'Unione europea considerano come una «emergenza temporanea» (cosiddetta «crisi dei migranti») è in realtà la più imponente domanda di mobilità che il mondo si sia trovato ad affrontare, per l'appunto, dovuta alle profonde mutazioni di cui sopra;
    secondo gli ultimi dati prodotti dall'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, da gennaio a settembre 2015 sono arrivati via mare 132 mila persone e l'89 per cento di questa, sempre secondo la stessa fonte, sono partite dalle coste libiche (l'8 per cento dall'Egitto, il 2 per cento dalla Turchia e l'1 per cento dalla Grecia);di queste 132 mila persone: 35.984 provengono dall'Eritrea; 17.886 dalla Nigeria; 10.050 dalla Somalia; 8.370 dal Sudan; 7.072 dalla Siria; 6.315 dal Gambia; 5.037 dal Bangladesh; 4.749 dal Mali; 4.680 dal Senegal e 32.514 da altri Paesi;
    nei primi 9 mesi del 2015 quasi 3 mila persone hanno perso la vita o sono disperse nel Mar Mediterraneo nel tentativo di raggiungere l'Europa. Tra coloro che sono riusciti a raggiungere le coste italiane, 38.700 persone hanno presentato domanda di asilo. Applicando gli standard attuali europei, si può stimare che circa il 59 per cento delle 132 mila persone arrivate beneficierebbe del riconoscimento dello status di rifugiato, della protezione sussidiaria o della protezione umanitaria;
    questi dati sono similari ai dati di arrivo nel 2014 anche per via del massiccio arrivo di persone attraverso la rotta balcanica; tuttavia guardando ai dati sulle richieste di asilo non tutte le persone che arrivano via mare in Italia presentano richiesta di protezione e precisamente eritrei, somali, sudanesi e siriani preferiscono richiedere asilo in altri Paesi europei. I principali Paesi di origine dei richiedenti asilo in Italia nel 2015 sono: Nigeria (18 per cento), Gambia (12 per cento), Senegal (9 per cento), Pakistan (9 per cento), Mali (8 per cento) e Ucraina (7 per cento);
    la cosiddetta «crisi dei migranti» è stata fino ad ora affrontata esclusivamente in termini di chiusura adottando misure che hanno alimentato la «clandestinità» delle persone, o in termini securitari rinforzando le frontiere, aumentando i controlli e erigendo muri o focalizzando l'attenzione sul «traffico di migranti», organizzando una missione militare nel Mar Mediterraneo (Eunavfor Med), quindi dialogando e stringendo accordi con le dittature di Africa e Medio Oriente nella speranza di porre un argine al flusso migratorio;
    con il Processo di Khartoum, accordo siglato il 28 novembre 2014 a Roma, si è tenuta una conferenza ministeriale tra i rappresentanti degli Stati membri dell'Unione europea, dei Paesi del Corno d'Africa (Eritrea, Somalia, Etiopia e Gibuti) e di alcuni Paesi di transito (Sud Sudan, Sudan, Tunisia, Kenya ed Egitto) con l'obiettivo di promuovere: «lo sviluppo sostenibile nei Paesi d'origine e di transito, creare strategie comuni di lotta alle reti criminali, regolare i flussi migratori e là dove è possibile prevenirli»;
    nel Processo di Khartoum è previsto che l'Eritrea riceva 300 milioni di euro dalla Commissione europea, più «spiccioli» direttamente dal nostro Governo, per progetti di sviluppo per ora non meglio identificati. Già nel 2007 la Commissione aveva stanziato 122 milioni di euro di aiuti, con l'obiettivo di stabilizzare la regione, che un'Eritrea isolata (auto-isolatesi per la verità) contribuiva gradualmente a destabilizzare (allora si parlava di supporto agli Al Shabaab somali e di mestamenti nel processo di pace nel Darfur);
    la Commissione europea dovrebbe rendere pubblico il modo in cui quegli stanziamenti sono stati utilizzati. Certo non hanno contribuito a stabilizzare la regione, che è invece, diventata ancora più instabile, e nemmeno a mettere in atto processi di sviluppo, democratizzazione e di inclusione sociale, i soli che potrebbero fermare i flussi migratori;
    è opinione comune nell’establishment europeo che l'immigrazione non possa più essere trattata pensando solo alle frontiere europee ma che ci sia bisogno di una collaborazione con i Paesi di transito e di origine attraverso accordi che portino a scambi d'informazione, a sviluppo di capacity building, assistenza tecnica e buone pratiche;
    non è chiaro infatti cosa s'intenda per sviluppare le capacity building di questi Paesi. Le competenze che si intende trasferire possono riguardare sia politiche di repressione che di sviluppo. Si può ipotizzare che portino alla creazione di blocchi di filo spinato in determinati punti chiave del territorio, alla creazione di nuovi muri e centri di detenzione, come all'addestramento della polizia di frontiera al contrasto della migrazione. Altro discorso sarebbe invece se venissero incrementate e rafforzate le politiche sociali;
    dando fondi ai regimi si rischia di ripetere l'errore fatto con la Libia di Muammar Gheddafi dove grazie agli accordi del Governo Berlusconi con Gheddafi, il risultato fu quello di favorire la tratta, permettendone una migliore organizzazione grazie alle risorse estorte ai migranti stessi per uscire vivi dai diversi centri di detenzione, spacciati per campi di accoglienza dove venivano «scaricati» dal regime dello stesso Gheddafi;
    si parla qui di migranti che scappano da Somalia, Eritrea, Darfur/Sudan, Etiopia e dunque da situazioni di conflitto decennali, da violazioni di diritti umani documentati in innumerevoli rapporti di organizzazioni della società civile – Amnesty International e Human Rights Watch, per citare le due più conosciute – e delle organizzazioni internazionali, quali il Consiglio per i diritti umani dell'Onu, che ha sede a Ginevra;
    è forte la preoccupazione, come del resto avvenuto in passato, che i fondi della cooperazione derivanti dai trattati, anziché destinati alla creazione di posti di lavoro e per favorire prospettive di sviluppo e crescita, finiscano per favorire l'esternalizzazione delle frontiere nel deserto, sempre più a sud con la costruzione di campi di raccolta dei migranti, di fatto centri di detenzione dove sono violati i più elementari diritti dell'uomo: purtroppo questo è quanto si vuole fare, ad esempio, in Niger con l'apertura di un centro di raccolta e detenzione;
    altrettanto preoccupanti appaiono le relazioni economiche tra i regimi del Corno d'Africa (Eritrea su tutte) e l'Europa, Italia compresa;
    tra le altre misure intraprese e che riguardano principalmente i Paesi africani con cui si è avviato il dialogo, preoccupa il progetto europeo per un piano di rimpatri di persone che non riuscirebbero ad ottenere lo status di rifugiato, ossia i cosiddetti «rifugiati economici» e la proposta collaterale di istituire una lista vincolante di «Paesi terzi sicuri», cioè sicuri in origine e transito, in cui dunque i richiedenti asilo possono essere rinviati ignorando i gravi ostacoli all'accesso alla procedura d'asilo che troveranno in quel Paese;
    non è possibile accettare distinzione tra migranti economici e rifugiati. Ogni migrante andrebbe valutato per la sua storia, come prevede la Convenzione di Ginevra e la Costituzione;
    preoccupano a questo riguardo anche le affermazioni del Ministro dell'interno Alfano a margine della riunione dei Ministri degli interni in Lussemburgo dell'8 ottobre 2015: «Bisogna essere molto chiari su un punto con i Paesi africani: se non ci aiutate non vi diamo i soldi della cooperazione internazionale». Di quali Paesi si sta parlando: forse dell'Eritrea, del Sudan, della Somalia, del Niger. Gli stessi saranno considerati Paesi «sicuri», quindi ecco l'epilogo del Processo di Khartoum;
    quanto agli accordi commerciali o di cooperazione con Paesi terzi dal nord Africa ai confini con l'Asia e alla creazione di liste di profughi di «serie A» e «serie B», l'Europa dovrebbe stipulare accordi umanitari per la creazione di percorsi garantiti verso il continente stesso, e non barattare risorse economiche comunitarie in cambio di un servizio poliziesco di controllo delle frontiere e quindi mettere al centro l'uomo, la sua dignità e il suo rispetto,

impegna il Governo

a sostenere un grande piano di investimenti pubblici diretti dell'Unione europea per l'economia di pace, per il lavoro dignitoso e per la riconversione ecologica del continente africano.
(1-01030) (Nuova formulazione – Testo risultante dalla votazione per parti separate).  «Palazzotto, Scotto, Marcon, Melilla, Kronbichler, Fratoianni, Airaudo, Franco Bordo, Costantino, Duranti, Daniele Farina, Ferrara, Giancarlo Giordano, Paglia, Piras, Placido, Pellegrino, Zaratti, Pannarale, Nicchi, Quaranta, Ricciatti, Sannicandro, Zaccagnini».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

asilo politico

diritti umani

crescita economica