ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00943

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 458 del 09/07/2015
Firmatari
Primo firmatario: BORDO FRANCO
Gruppo: SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 09/07/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
ZACCAGNINI ADRIANO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 09/07/2015
SCOTTO ARTURO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 09/07/2015
PELLEGRINO SERENA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 09/07/2015
ZARATTI FILIBERTO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 09/07/2015
KRONBICHLER FLORIAN SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 09/07/2015
FRATOIANNI NICOLA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 09/07/2015
PALAZZOTTO ERASMO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 09/07/2015
PLACIDO ANTONIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 09/07/2015
DURANTI DONATELLA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 09/07/2015
SANNICANDRO ARCANGELO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 09/07/2015
RICCIATTI LARA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 09/07/2015
PIRAS MICHELE SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 09/07/2015
PAGLIA GIOVANNI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 09/07/2015


Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Mozione 1-00943
presentato da
BORDO Franco
testo di
Venerdì 10 luglio 2015, seduta n. 459

   La Camera,
premesso che:
la Commissione europea ha inviato una diffida all'Italia per chiedere la fine del divieto di detenzione e utilizzo di latte in polvere, latte concentrato e latte ricostituito per la fabbricazione di prodotti lattiero-caseari, nella sostanza si vuole imporre al nostro Paese, per mere logiche dettate dalle lobby delle multinazionali e non dal diritto alla salute e alla conoscenza del prodotto, di produrre formaggi senza latte;
la diffida (del 29 maggio 2015 procedura d'infrazione n. 2014/4170) è stata inviata perché il nostro ordinamento prevede il divieto di utilizzare polvere di latte per produrre formaggi, yogurt e latte alimentare ai caseifici situati sul territorio nazionale (legge n. 138 del 1974, Nuove norme concernenti il divieto di ricostituzione del latte in polvere per l'alimentazione umana);
la motivazione giuridica posta a base della diffida dalla Commissione europea, sarebbe la violazione dell'articolo 258 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea;
il caso EU-Pilot (EU Pilot 5697/l3/AGRI) nei confronti dell'Italia, per la non conformità al diritto europeo delle norme nazionali sulla fabbricazione di prodotti lattiero-caseari, era stato avviato il 18 novembre 2013, con la raccolta di informazioni da parte della Commissione europea riguardanti il recepimento in Italia della direttiva 2001/114/CE (relativa a taluni tipi di latte conservato parzialmente o totalmente disidratato destinato all'alimentazione umana) del Consiglio del 20 dicembre 2001, impegnandosi a comunicarne successivamente le risultanze;
la normativa italiana sulla produzione dei prodotti lattiero-caseari ha origine dal regio decreto del 15 ottobre 1925, n. 2033;
il 2 luglio 2015 il Viceministro delle politiche agricole alimentari e forestali nel rispondere ai question time parlamentari presentati in Commissione agricoltura, ha evidenziato di aver già comunicato alla Commissione europea che, in assenza di un'armonizzazione a livello europeo, tutti i Paesi dell'Unione europea hanno la possibilità di introdurre specifiche disposizioni sulla fabbricazione dei formaggi, con speciale riferimento alle previsioni di produzione e alle materie prime utilizzabili e che, l'eventuale abrogazione della legge n. 138 del 1974 avrebbe provocato un vuoto normativo in un settore tradizionale e fondamentale dal punto di vista socio-economico per il nostro Paese;
la Commissione ha evidenziato al riguardo come, a livello europeo, vi siano già specifiche protezioni per la politica della qualità (DOP e IGP). Come possibile alternativa al divieto, la Commissione europea ha suggerito di utilizzare un sistema di etichettatura per informare i consumatori dell'eventuale presenza di latte in polvere;
la Commissione europea ritiene che la legge italiana in materia della tutela della qualità delle produzioni rappresenti una restrizione alla «libera circolazione delle merci», essendo che la polvere di latte e il latte concentrato sono di utilizzo comune in Europa per la produzione di formaggi di dubbia se non di pessima qualità (i maggiori produttori europei di latte in polvere sono la Germania e la Francia). Altri elementi critici sono la non conoscenza della filiera di produzione, gli standard igienico-sanitari, la quantità ormonale contenuta, la tracciabilità del prodotto di tali surrogati e le conseguenze a medio-lungo periodo sulla salute umana;
l'adeguamento normativo che l'Europa ci chiede è, di fatto, una vera e propria deregolamentazione dei sistemi dei controlli di cui il nostro Paese è leader nel mondo e, la diretta conseguenza, sarà un non contrasto delle sofisticazioni e delle adulterazioni, all'aumento di tali reati che non verranno più perseguiti qualora il nostro ordinamento recepisse tale indicazione, oltre alla perdita culturale che la produzione lattiero-casearia narra dei territori con la notevole qualità, diversità, sicurezza e quantità delle produzioni casearie;
è evidente che alla base di questa scelta della Commissione europea non vi è l'applicazione né del principio di precauzione e né tanto meno la tutela delle produzioni e delle certificazioni di qualità, anzi vi è la messa a repentaglio del made in Italy, per poi addivenire ad adeguamenti ordinamentali che di fatto disperderanno l'evocazione di garanzia che il made in Italy ha nel mondo;
è indubbio che ci sono i grandi proventi delle multinazionali del settore le quali hanno tutti gli interessi per creare le precondizioni per il Transatlantic trade and investment partnership che si rivelerà la tomba delle produzioni alimentari di qualità e certificate;
il 31 marzo 2015 è terminato il regime delle quote latte e l'Italia dovrà pagare una multa, circa 41 milioni di euro, per aver splafonato nelle quantità delle quote assegnate al nostro Paese nell'ultima campagna lattiero-casearia. Quindi, se passasse questo pericolosissimo adeguamento normativo sul nostro territorio arriverà latte in polvere, latte concentrato e latte ricostituito a costi bassissimi, di pessima qualità con conseguenze socio-economiche pesantissime per la tenuta degli allevamenti italiani;
è opportuno ricordare tutti i processi di deregolamentazione nel settore della trasformazione del primario operati finora dalla Commissione europea come, ad esempio, dal vino senza uva (wine kit che promettono di ottenere in pochi giorni le etichette più prestigiose con la semplice aggiunta di acqua), al cioccolato senza cacao, di aumentare la gradazione del vino (vino zuccherato) attraverso l'aggiunta di zucchero nei Paesi del Nord Europa (lo zuccheraggio è sempre stato vietato nei Paesi del Mediterraneo), la possibilità per alcuni tipi di carne di non indicare l'aggiunta di acqua fino al 5 per cento, ma per alcuni prodotti (wurstel, mortadella) tale indicazione può essere elusa, la circolazione libera di imitazioni del Parmigiano Reggiano e del Grana Padano (cosiddetti similgrana) in tutta Europa o come le mozzarelle dove, una su quattro, non sono prodotte in Italia ma ottenute con semilavorati industriali (cagliate) che provengono dall'estero senza alcuna indicazione in etichetta per effetto della normativa europea. A quanto summenzionato bisogna aggiungere la mancanza di informazioni chiare e definite per l'olio extravergine di oliva ottenuto da olive straniere dove, nella stragrande maggioranza dei casi, è quasi impossibile leggere in etichetta nei supermercati scritte come «miscele di oli di oliva comunitari», «miscele di oli di oliva non comunitari» o «miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari», tutto questo a scapito dei consumatori e della sicurezza alimentare;
è fuor di dubbio che la normativa comunitaria sull'etichettatura va radicalmente rivista e adeguata ai migliori standard qualitativi esistenti nei Paesi virtuosi, come l'Italia, perché è ambigua e contradditoria come nel caso dell'obbligo di indicare la provenienza in etichetta della carne bovina, ma non per i prosciutti, per l'ortofrutta fresca, ma non per quella trasformata, per le uova, ma non per i formaggi, per il miele, ma non per il latte. Tutte queste antinomie giuridiche non fanno altro che impedire al consumatore di conoscere quello che realmente sta consumando visto che, a mo’ d'esempio, due prosciutti su tre venduti come italiani, in realtà non lo sono perché provenienti da maiali allevati all'estero, come del resto anche per il latte a lunga conservazione dove tre cartoni su quattro sono stranieri perché privo dell'indicazione di provenienza;
le esportazioni di formaggi e latticini italiani nel primo trimestre del 2015 sono aumentate del 9 per cento per effetto della reputazione conquistata a livello internazionale che rischierebbe di essere messa a rischio dalla liberalizzazione dell'uso di latte in polvere;
il settore lattiero-caseario rappresenta la voce più importante dell'agroalimentare italiano con un valore di 28 miliardi di euro e con quasi 180 mila occupati nell'intera filiera. Ad oggi, sono sopravvissute appena 35 mila stalle che hanno prodotto nel 2014 circa 110 milioni di quintali di latte, mentre sono circa 86 milioni di quintali le importazioni di latte equivalente;
il via libera alla polvere di latte comporterà l'aumento della dipendenza dall'estero con la chiusura delle stalle, la perdita di posti di lavoro e l'abbandono delle montagne, delle aree collinari e rurali. Per ogni centomila quintali di latte in polvere importato in più, scompaiono 17 mila mucche e 1.200 occupati solo in agricoltura, cui si aggiunge l'elevato costo ambientale perché il processo di trasformazione del latte in polvere in quello fresco, comporta, per il processo di re-idratazione, un elevato consumo di acqua;
per fare un esempio in Italia sono stati censiti dalle regioni 487 formaggi tradizionali, da un chilo di latte in polvere, che costa sul mercato internazionale 2 euro, è possibile ottenere 10 litri di latte, 15 mozzarelle o 64 vasetti di yogurt il tutto con l'identico sapore perché viene meno l'elemento distintivo dei diversi territori: si produrrà l'omologazione e l'appiattimento dei sapori e dei saperi agroalimentari;
nel primo trimestre del 2015 le importazioni di latte e crema in polvere (privi di proprietà organolettiche) sono aumentate del 16 per cento rispetto allo scorso anno e, circostanza alquanto singolare, che i due terzi delle importazioni provengono dalla Francia e dalla Germania;
desta preoccupazione commista a indignazione e sconcerto il fatto che le sollecitazioni affinché l'Europa ci mettesse sotto procedura di infrazione siano partite dall'associazione italiana delle industrie lattiero-casearie (Assolatte),

impegna il Governo:

a porre in essere le azioni necessarie e opportune al fine di evitare che il nostro ordinamento venga deregolamentato, adeguandolo a quello comunitario, a scapito delle produzioni di qualità del lattiero-caseario che utilizzano latte e non latte in polvere, concentrato e ricostituito per la produzione di formaggi;
ad appellarsi, nelle sedi comunitarie, al principio di sovranità alimentare e sicurezza alimentare e al principio di precauzione al fine di scongiurare che questa alchimia giuridico-lobbistica si traduca in realtà ordinamentale;
a confutare, in punto di diritto e nelle sedi opportune, la base giuridica posta a fondamento da parte della Commissione europea, che ha prodotto quale conseguenza la diffida nei confronti del nostro Paese, visto che l'articolo 258 del Trattato di Funzionamento dell'Unione europea afferma che: «...la Commissione quando reputi che uno Stato membro abbia mancato a uno degli obblighi a lui incombenti in virtù dei Trattati emette un parere motivato al riguardo dopo aver posto lo Stato in condizioni di presentare le sue osservazioni...», posto che è evidente la forte componente normativa su base «discrezionale» (...quando reputi...);
ad adottare le opportune e necessarie azioni politico-istituzionali per difendere il made in Italy nel settore agroalimentare dalla crescente pressione internazionale e comunitaria, che mira alla deregolamentazione e all'abbassamento degli alti standard qualitativi che sono alla base e a garanzia delle produzioni di qualità del nostro sistema Paese.
(1-00943) «Franco Bordo, Zaccagnini, Scotto, Pellegrino, Zaratti, Kronbichler, Fratoianni, Palazzotto, Placido, Duranti, Sannicandro, Ricciatti, Piras, Paglia».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

latte in polvere

prodotto lattiero-caseario

industria casearia