ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00906

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 442 del 15/06/2015
Abbinamenti
Atto 1/00771 abbinato in data 15/06/2015
Atto 1/00910 abbinato in data 17/06/2015
Atto 1/00911 abbinato in data 17/06/2015
Firmatari
Primo firmatario: ARTINI MASSIMO
Gruppo: MISTO-ALTERNATIVA LIBERA
Data firma: 15/06/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BALDASSARRE MARCO MISTO-ALTERNATIVA LIBERA 15/06/2015
BARBANTI SEBASTIANO MISTO-ALTERNATIVA LIBERA 15/06/2015
BECHIS ELEONORA MISTO-ALTERNATIVA LIBERA 15/06/2015
MATARRELLI TONI MISTO-ALTERNATIVA LIBERA 15/06/2015
MUCCI MARA MISTO-ALTERNATIVA LIBERA 15/06/2015
PRODANI ARIS MISTO-ALTERNATIVA LIBERA 15/06/2015
RIZZETTO WALTER MISTO-ALTERNATIVA LIBERA 15/06/2015
SEGONI SAMUELE MISTO-ALTERNATIVA LIBERA 15/06/2015
TURCO TANCREDI MISTO-ALTERNATIVA LIBERA 15/06/2015


Stato iter:
17/06/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
INTERVENTO PARLAMENTARE 15/06/2015
Resoconto FERRARI ALAN PARTITO DEMOCRATICO
 
PARERE GOVERNO 17/06/2015
Resoconto TOCCAFONDI GABRIELE SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ISTRUZIONE, UNIVERSITA' E RICERCA)
 
DICHIARAZIONE VOTO 17/06/2015
Resoconto GIGLI GIAN LUIGI PER L'ITALIA - CENTRO DEMOCRATICO
Resoconto ARTINI MASSIMO MISTO-ALTERNATIVA LIBERA
Resoconto PINI GIANLUCA LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI
Resoconto DAMBRUOSO STEFANO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Resoconto PALAZZOTTO ERASMO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto CAUSIN ANDREA AREA POPOLARE (NCD-UDC)
Resoconto SANTELLI JOLE FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto MANCIULLI ANDREA PARTITO DEMOCRATICO
 
DICHIARAZIONE GOVERNO 17/06/2015
Resoconto TOCCAFONDI GABRIELE SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ISTRUZIONE, UNIVERSITA' E RICERCA)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 15/06/2015

DISCUSSIONE IL 15/06/2015

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 15/06/2015

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 17/06/2015

ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 17/06/2015

ACCOLTO IL 17/06/2015

PARERE GOVERNO IL 17/06/2015

DISCUSSIONE IL 17/06/2015

APPROVATO IL 17/06/2015

CONCLUSO IL 17/06/2015

Atto Camera

Mozione 1-00906
presentato da
ARTINI Massimo
testo presentato
Lunedì 15 giugno 2015
modificato
Mercoledì 17 giugno 2015, seduta n. 444

   La Camera,
   premesso che:
    secondo quanto dichiarato il 3 giugno 2015 dal Vice Segretario di Stato statunitense Antony Blinken, la campagna aerea avviata dalla coalizione internazionale ad agosto 2014 ha portato, nei primi 9 mesi, alla morte di circa 10.000 miliziani dell'Isis in Iraq e Siria;
    tuttavia, secondo fonti della Cia citate dalla Cnn, si stima che il «califfato» disponga oggi di un numero di combattenti compreso tra le 20.000 e le 32.000 unità;
    la stessa Cia stimava la forza dell'Isis a settembre 2014 tra 20.000 e 31.500 miliziani, dei quali circa 15.000 foreign fighters, inclusi 2.000 occidentali, dimostrando di riuscire ad ampliare esponenzialmente le proprie forze che a giugno 2014 erano stimate tra 10.000 e 15.000 uomini;
    il raffronto tra queste cifre dimostra come l'Isis sia stata in grado di reclutare un numero di miliziani superiore a quello delle perdite subite a causa degli attacchi aerei della coalizione e durante i combattimenti terrestri con le forze locali in Iraq e Siria;
    ciò evidenzia come la soluzione al fenomeno dell'estremismo jihadista non possa essere esclusivamente di tipo militare;
    appare, dunque, necessario l'avvio di un'azione di contro-propaganda volta a ridurre, nell'immediato, l'impatto dell'efficacissima campagna propagandistica condotta dai gruppi jihadisti, Isis in primis, al fine di creare consenso per la loro causa anche e soprattutto nei Paesi occidentali, incrementando così il flusso di arruolamenti volontari;
    l'azione per contrastare tale propaganda non può essere efficacemente condotta esclusivamente con la censura dei siti web estremisti, come dimostrato dal fatto che le varie iniziative poste in essere in tal senso dai diversi Paesi occidentali non hanno sortito gli effetti sperati in termini di riduzione delle adesioni ai gruppi jihadisti;
    la campagna propagandistica dei gruppi jihadisti in Occidente è rivolta soprattutto a immigrati, o figli di immigrati, di fede sunnita con permesso di soggiorno o cittadinanza dei Paesi in cui risiedono;
    il successo di questa campagna riguarda, soprattutto, i giovani marginalizzati che sentono di non avere prospettive nei Paesi occidentali in cui vivono e tendono, dunque, a seguire dinamiche di radicalizzazione in opposizione a una società che percepiscono come ostile;
    per comprendere tale fenomeno bisogna tener presente: l'apparente mancanza di contatti tra jihadisti autoctoni e affiliazioni qaediste tradizionali; l'utilizzo massiccio che gli homegrown jihadisti fanno del web, sfruttando le innumerevoli potenzialità offerte da internet in termini d'indottrinamento, addestramento, comunicazione e altro; la duplice via che i lone terrorists possono intraprendere, ovvero quella di pianificare attacchi in Italia o spostarsi all'estero per unirsi a un jihad e la presunta scarsa interazione esistente tra mancanza d'integrazione socio-economica e radicalizzazione di jihadisti autoctoni italiani;
    per quanto riguarda le due principali conseguenze che la presenza del jihadismo autoctono in Italia ha comportato, si devono tener presente le difficoltà insite nel tentativo di monitorare e contrastare soggetti, spesso cittadini italiani, non vincolati ad alcuna struttura terroristica e le conseguenze negative che un eventuale attentato, posto in essere da un musulmano cresciuto in Italia, avrebbe su dibattiti nazionali delicati, quali quelli sull'immigrazione e sull'integrazione;
    si può ritenere che i soggetti attivamente coinvolti in questa nuova scena jihadista autoctona siano una quarantina, forse una cinquantina. Allo stesso modo, si può stimare che il numero di coloro che in vario modo e con differenti livelli d'intensità simpatizzino con l'ideologia jihadista sia di qualche centinaio. Si tratta, in sostanza, di un piccolo insieme di persone dalle caratteristiche sociologiche (età, sesso, origine etnica, istruzione, condizione sociale) estremamente eterogenee, ma che condivide la fede jihadista;
    la maggior parte dei soggetti «simpatizzanti» interagisce su internet con altri dello stesso credo in Italia (poca moschea, tanto internet) e molti dei network jihadisti autoctoni osservati in Europa negli ultimi dodici anni possedevano caratteristiche simili; molti di loro dimostravano scarsi legami con le grosse moschee e non avevano, perlomeno all'inizio delle loro attività, alcuna connessione con gruppi jihadisti strutturati;
    è evidente che la nascente scena jihadista autoctona italiana abbia pochi contatti con le moschee e, osservando le attività su internet di quelli che paiono essere residenti italiani che frequentano «circoli virtuali» salafiti e che, in molti casi, adottano idee jihadiste, utilizzando un software specializzato, è stato possibile identificare centinaia di soggetti che dall'Italia regolarmente accedevano a forum, quali Shumukh, Ansar al-Mujahideen Arabic, al-Qimmah e Ansar al-Mujahideen English;
    questa scena virtuale pro-jihad italiana è molto fluida e informale e opera come molte altre comunità on line, ma la maggior parte di «cyber-guerrieri» jihadisti è esattamente come gli altri cyber-guerrieri: estremisti virtuali, le cui esternazioni non passeranno mai dalla tastiera alla strada;
    molti dei soggetti che fanno parte della comunità italiana di simpatizzanti del jihad a un certo punto ne usciranno del tutto, considerandola solo una fase della propria gioventù. Snobbati dalla ridotta e sospettosa scena jihadista tradizionale, i nuovi militanti devono ricorrere al web per trovare materiale che li guidi nel loro cammino e per interagire con altri soggetti dalle idee simili: due bisogni normali per quei soggetti che adottano qualsiasi ideologia radicale;
    capire quali fattori portino un soggetto a radicalizzarsi è stata una fonte pressoché inesauribile di dibattito nella comunità dell'antiterrorismo mondiale, nel corso degli ultimi quindici anni, ma teorizzare che l'unica causa sia la mancanza di integrazione socio-economica non porta ad una comprensione del problema. Più rilevante è l'integrazione intesa nel senso di appartenenza a una determinata società, indipendentemente dalle proprie condizioni socio-economiche, dal momento che molti musulmani europei che si radicalizzano sono soggetti confusi dalla loro identità e che rintracciano un mondo di appartenenza in un'interpretazione fondamentalista dell'islam, invece che nella loro identità di cittadini europei;
    l'Italia è un Paese favorevole all'integrazione. I recenti casi in Europa, per esempio in Svizzera, che aspirano a un giro di vite nei confronti dei fenomeni migratori, dimostrano le differenze che animano la società di tutto il continente. In molti Paesi stanno sbocciando casi d'integralismo autoctono, nati dalla paura e dall'avversione per le «diversità», che vanno interpretati come causa e, al tempo stesso, come reazione al jihadismo autoctono;
    le barriere vengono spesso alzate a cautela dei singoli mercati nazionali del lavoro. Si sta diffondendo il timore che, imboccando la strada della Gran Bretagna, della Francia e dell'Olanda, le nazioni di prossima integrazione multietnica vengano costrette prima o poi a confrontarsi con i vizi e le debolezze delle società che sono già multirazziali. Vizi e debolezze che includono anche un più o meno elevato rischio di jihadismo autoctono;
    risulta, pertanto, necessario l'avvio di un progetto di lungo periodo, a livello nazionale ed europeo, volto a favorire una maggiore comprensione della cultura occidentale da parte degli immigrati di prima, seconda e terza generazione attraverso il dialogo interculturale;
    appare, altresì, fondamentale prevenire i fenomeni di discriminazione da parte di cittadini italiani e degli altri Paesi europei a danno di immigrati e cittadini di fede musulmana derivanti da un sentimento di reazione causato dalle attività dei gruppi jihadisti e dalla loro propaganda;
    tali fenomeni di discriminazione, infatti, non farebbero altro che favorire la radicalizzazione degli immigrati, con il conseguente ampliamento del fenomeno dei foreign fighters;
    l'articolo 270-bis del codice penale copre forme di terrorismo in cui la forma associativa costituisce un elemento fondamentale. Tuttavia, come nella maggior parte dei Paesi europei, quando il legislatore italiano scrisse la norma aveva in mente una forma di terrorismo tradizionale, che implica una struttura più o meno gerarchica o, perlomeno, un'associazione di persone dotata di una certa stabilità, ma, come si è visto, le dinamiche relative al terrorismo sono cambiate notevolmente in tutta Europa negli ultimi anni e molti sistemi giuridici europei hanno fatto fatica a tenere il passo;
    un aggiornamento delle norme in materia è stato fatto dal Governo italiano, che ha approvato il decreto-legge comprendente nuove norme di modifica del codice penale, introducendo una pena da tre a sei anni di reclusione per chi va a combattere il jihad nei teatri di guerra o supporta i combattenti finanziando e facendo propaganda anche via web e prevedendo fino a 10 anni per i lone actors che si auto-addestrano all'uso delle armi;
    il jihadismo non è solo una guerra ma è materia della legislazione e delle rappresentanze religiose non solo musulmane, nonché dei soggetti responsabili dell'educazione, dell'istruzione e dell'informazione nei singoli Paesi e nelle organizzazioni governative internazionali: Onu, Nato, Unione europea sono chiamate in causa alla stregua dei Governi nazionali nel definire una politica preventiva del fenomeno e l'Italia, essendo membro e alleato dell'Occidente, è tenuta a uscire dal limbo in cui si trova attualmente,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di elaborare e attuare un piano nazionale di contro-propaganda impiegando i canali già disponibili, come la scuola e i mass media, per contrastare in tempi brevi gli effetti dell'attività propagandistica condotta dall'Isis e da altri gruppi jihadisti, a valutare l'avvio di programmi di dialogo e avvicinamento interculturale rivolti ai giovani immigrati e italiani, anche tramite specifici programmi da condurre nelle scuole e nelle università, e a valutare iniziative di facilitazione all'inserimento sociale, sfruttando anche risorse già disponibili come il sistema del servizio civile nazionale.
(1-00906)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Artini, Baldassarre, Barbanti, Bechis, Matarrelli, Mucci, Prodani, Rizzetto, Segoni, Turco».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

discriminazione basata sulla nazionalita'

cittadino straniero

gruppo religioso