ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00879

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 436 del 05/06/2015
Firmatari
Primo firmatario: RIZZETTO WALTER
Gruppo: MISTO-ALTERNATIVA LIBERA
Data firma: 05/06/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BARBANTI SEBASTIANO MISTO-ALTERNATIVA LIBERA 05/06/2015
IANNUZZI CRISTIAN MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO 05/06/2015
MUCCI MARA MISTO-ALTERNATIVA LIBERA 05/06/2015
BALDASSARRE MARCO MISTO-ALTERNATIVA LIBERA 05/06/2015
ARTINI MASSIMO MISTO-ALTERNATIVA LIBERA 05/06/2015
PRODANI ARIS MISTO-ALTERNATIVA LIBERA 05/06/2015
SEGONI SAMUELE MISTO-ALTERNATIVA LIBERA 05/06/2015
TURCO TANCREDI MISTO-ALTERNATIVA LIBERA 05/06/2015
BECHIS ELEONORA MISTO-ALTERNATIVA LIBERA 05/06/2015


Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Mozione 1-00879
presentato da
RIZZETTO Walter
testo di
Venerdì 5 giugno 2015, seduta n. 436

   La Camera,
   premesso che:
    la ramificazione della criminalità organizzata legata al settore delle società sportive calcistiche è sempre più consolidata e attiva, come dimostra il recente scandalo sul calcio-scommesse, annunciato dalla stampa il 19 maggio 2015, che ha determinato una maxi-retata con cinquanta arresti per partite truccate in serie D, Lega Pro (ex serie C) nonché in serie B;
    l'operazione condotta dalla, Procura di Catanzaro è partita da un'indagine su un noto esponente della «’ndrangheta» fino a portare alla luce un giro di affari, nazionale ed internazionale, che vede coinvolta un'organizzazione dedita al calcio-scommesse attraverso la quale venivano falsati i risultati delle partite calcistiche consentendo ai soggetti coinvolti – tra calciatori, presidenti, allenatori e scommettitori — di guadagnare milioni di euro mettendo in atto un sistema corruttivo, l'inchiesta ha condotto all'arresto di 15 calciatori, 6 presidenti di società sportive, 8 dirigenti sportivi, allenatori, direttori generali e 10 «finanziatori», tra scommettitori italiani, maltesi, del Kazakistan, della Russia, cinesi e serbi; tutti con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata alla frode calcistica e con l'aggravante di avere favorito organizzazioni mafiose;
    questo scandalo sul calcio-scommesse è l'ennesimo di una lunga serie che, nel tempo, ha tristemente caratterizzato lo scenario del mondo sportivo calcistico. È di tutta evidenza la «fragilità» di tale settore rispetto ad un efficace sistema di prevenzione dei reati, di conseguenza le mafie hanno trovato terreno fertile per poter trasformare, anche questo ambito, in una fiorente sede di affari, potendo riciclare il proprio denaro e sfruttare la notevole popolarità del settore sportivo calcistico per aumentare la forza del controllo sul territorio;
    l'interesse delle organizzazioni criminali per il sistema calcio e la diffusione degli illeciti sportivi dipendono, tra l'altro, da un regolamento poco trasparente sul sistema delle scommesse e sanzioni blande che non contrastano ed inibiscono efficacemente questi fenomeni;
    secondo un recente rapporto dell'Eurispes, le mafie producono annualmente, un fatturato in «nero» di circa 140 miliardi di euro che vale l'11 per cento del PIL attuale, cioè 1/9 del più classico indicatore economico utilizzato per valutare la ricchezza di un Paese. Tale denaro deve essere intercettato e sottratto alla criminalità italiana; ciò consentirebbe, tra l'altro, di impiegare queste risorse finanziarie per migliorare i conti dello Stato;
    la situazione si è ulteriormente aggravata con l'estensione della pratica del gioco delle scommesse al settore dilettantistico. Difatti, per le sue peculiarità il comparto non professionistico della serie «D» e di quelle minori è ancora più esposto ad essere oggetto di infiltrazioni da parte di organizzazioni di tipo criminale nella gestione del calcio-scommesse e delle partite «truccate». Ciò anche attraverso l'utilizzo dei tradizionali metodi intimidatori della criminalità organizzata, compresi sequestri di persona e pestaggi ed approfittando a fini corruttivi della «influenzabilità» di calciatori, da ingaggi instabili e considerevolmente modesti rispetto a quelli delle serie superiori;
    la presenza, ramificata e capillare, di organizzazioni mafiose nel sistema calcistico fa ritenere auspicabile imputare il reato di «associazione mafiosa» a chi, con la sua condotta, si prodiga per «dirigere» i risultati delle partite. Sono necessarie pene severe, chiare ed inoppugnabili, poiché colui che falsa il risultato delle partite deve avere la consapevolezza, chiara e netta, di essere partecipe di un reato che consente alle organizzazioni criminali di approvvigionarsi di grandi quantità di risorse finanziarie per svolgere attività illegali. Appare, dunque, auspicabile prospettare l'utilizzo dell'articolo 41-bis per chi froda e l'istituzione di una black-list per dirigenti, calciatori e addetti ai lavori che si sono resi protagonisti di attività illecite;
    quindi, si ritiene necessario adottare provvedimenti più incisivi che scoraggino coloro che sono collegati alle società sportive (dirigenti, calciatori, allenatori, e altro) a commettere gli illeciti in questione, prevedendo la radiazione di tali soggetti. Attualmente le punizioni per il reato di «frode sportiva» risultano essere blande e ciò lo dimostra il fatto che, anche in passato, professionisti o dilettanti abbiano reiterato, più volte, il reato, a fronte di una sanzione tutt'altro che severa ed efficace. Alla luce di tutto ciò, sarebbe opportuno ricordare ad atleti, tesserati e dirigenti come i principi di lealtà sportiva costituiscano il vero fulcro del calcio: chi si macchia di reati eticamente scorretti, deve avere la radiazione come unica prospettiva. La certezza, l'efficacia e la trasparenza delle sanzioni concorrerebbero a restituire la legalità all'intero sistema sportivo italiano;
    come già rilevato con interrogazione 4-03184 presentata ai Ministri dell'interno e della giustizia, che ad oggi non ha ricevuto ancora riscontro, oltre al calcio-scommesse, sono molteplici le «aree sensibili» rispetto alle quali possono configurarsi dei reati che coinvolgono le società sportive calcistiche: dalla gestione contabile e redazione del bilancio, come per la compravendita dei calciatori (si pensi alle cosiddette plusvalenze incrociate); la sponsorizzazione e la pubblicità; gli omaggi e le spese di rappresentanza come possibile strumento corruttivo; l'approvvigionamento di beni e servizi; l'assunzione del personale e il conferimento di incarichi e consulenze; i rapporti con soggetti pubblici quali pubblica amministrazione nonché rapporti con Coni, Figc;
    a riguardo, si pone una problematica di rilevante importanza rispetto alla commissione di illeciti che possono implicare le società calcistiche, che è quella relativa alla mancata adozione del modello organizzativo, ai sensi del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, da parte delle società sportive militanti nella lega calcio di serie A e in quelle di categorie inferiori, inclusa la dilettantistica, quale requisito fondamentale per l'iscrizione al campionato di calcio;
    l'articolo 7 dello Statuto della Figc cita «Il Consiglio Federale emana le norme necessarie e vigila affinché le società che partecipano a campionati nazionali adottino modelli di organizzazione, gestione e controllo idonei a prevenire il compimento di atti contrari ai principi di lealtà, correttezza e probità in ogni rapporto» e, nel tratteggiare le caratteristiche di questi modelli, di fatto riprende i principi propri del decreto legislativo n. 231 del 2001;
    l'articolo 13 del Codice di giustizia sportiva (esimente ed attenuanti per comportamenti dei propri sostenitori) pone tra le circostanze esimenti/attenuanti, la seguente: «la società ha adottato ed efficacemente attuato, prima del fatto, modelli di organizzazione e gestione della società idonei a prevenire comportamenti della specie di quelli verificatisi»;
    sulla materia è intervenuta anche la guardia di finanza con la circolare n. 83607/2012 dal titolo «Attività della Guardia di finanza a tutela del mercato dei capitali», che descrive le modalità di indagine seguite per l'accertamento della responsabilità degli enti ai sensi del decreto legislativo n. 231 del 2001 e stabilisce che non è sufficiente aver adottato il modello organizzativo poiché per evitare le negative conseguenze in termini di sanzioni pecuniarie e interdittive, la società dovrà provare l'attuazione del modello, in modo concreto ed efficace;
    è evidente, quindi, che nella commissione di reati che coinvolgono i soggetti legati alle società calcistiche, compreso il tesserato, potrebbero individuarsi delle responsabilità delle stesse società. Difatti, la mancata adozione da parte dei vertici aziendali del modello organizzativo per la prevenzione dei reati, potrebbe configurare non solo fattispecie penalmente rilevanti ma anche illeciti civili suscettibili di risarcimento danni, per omissione delle previste doverose cautele organizzative e gestionali;
    ebbene, è urgente intervenire rispetto alla mancanza di norme chiare, stringenti e trasparenti nel sistema delle scommesse, affinché sia possibile tracciare il movimento di denaro prima e dopo la scommessa. Inoltre, si deve procedere alla modifica delle disposizioni che hanno stabilito l'estensione del gioco delle scommesse alle società sportive cosiddette «minori», quali Lega Pro e Serie D: la cassazione di queste due categorie dal sistema delle scommesse consentirebbe un controllo maggiore e più efficace sul gioco scommesse, anche perché ci si concentrerebbe su un numero limitato di società sportive;
    ed ancora, una riforma della gestione del sistema delle scommesse sugli eventi sportivi, deve prevedere una particolare attenzione al sistema «on-line», che risulta fuori controllo, e al settore sportivo calcistico che per il giro d'interessi e di flussi di denaro che lo interessano è, più di ogni altro, a rischio rispetto alla commissione di attività illecite nella gestione delle scommesse;
    inoltre, considerando la molteplicità di casi che hanno visto nella commissione di reati il coinvolgimento delle società sportive militanti nella lega calcio, attraverso dirigenti, calciatori, allenatori e altri soggetti ad esse collegate, si ritiene necessario un controllo rispetto alla concreta adozione del modello organizzativo previsto dal decreto legislativo n. 231 del 2001 da parte delle società sportive,

impegna il Governo:

   ad adottare idonee iniziative normative per vietare il gioco delle scommesse al settore dilettantistico del calcio italiano, che comprende la serie «D» e quelle minori;
   ad adottare una riforma del sistema del gioco scommesse sugli eventi sportivi – con particolare attenzione al sistema «on line» e al settore sportivo calcistico – che consenta di tracciare il movimento dei flussi finanziari coinvolti;
   a porre in essere iniziative volte a contrastare la commissione di frodi da parte dei soggetti collegati alle società sportive, ferma restando l'autonomia dell'ordinamento sportivo, anche promuovendo l'istituzione di una black-list per dirigenti, calciatori e addetti ai lavori che si sono resi protagonisti di attività illecite;
   ad adottare urgenti iniziative per contrastare le infiltrazioni di organizzazioni di tipo criminale nel sistema del calcio scommesse, anche finalizzate ad intercettare e sottrarre i proventi ottenuti, in «nero» che si aggirano, secondo un rapporto Eurispes, attorno ai 140 miliardi di euro all'anno;
   ad acquisire elementi in merito all'adozione, in modo concreto ed efficace, del modello organizzativo basato sul decreto legislativo n. 231 del 2001 da parte delle società sportive militanti nella lega calcio, promuovendo anche eventuali meccanismi sostitutivi con valenza sanzionatoria.
(1-00879) «Rizzetto, Barbanti, Cristian Iannuzzi, Mucci, Baldassarre, Artini, Prodani, Segoni, Turco, Bechis».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

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