ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00662

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 330 del 12/11/2014
Firmatari
Primo firmatario: CIPRINI TIZIANA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 12/11/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
GALLINELLA FILIPPO MOVIMENTO 5 STELLE 12/11/2014
DI MAIO LUIGI MOVIMENTO 5 STELLE 12/11/2014
RIZZETTO WALTER MOVIMENTO 5 STELLE 12/11/2014
BECHIS ELEONORA MOVIMENTO 5 STELLE 12/11/2014
BALDASSARRE MARCO MOVIMENTO 5 STELLE 12/11/2014
VALLASCAS ANDREA MOVIMENTO 5 STELLE 12/11/2014
DA VILLA MARCO MOVIMENTO 5 STELLE 12/11/2014
COMINARDI CLAUDIO MOVIMENTO 5 STELLE 12/11/2014
CHIMIENTI SILVIA MOVIMENTO 5 STELLE 12/11/2014


Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Mozione 1-00662
presentato da
CIPRINI Tiziana
testo di
Mercoledì 12 novembre 2014, seduta n. 330

   La Camera,
   premesso che:
    la crisi in Italia risulta più profonda rispetto ai principali paesi europei e incide in particolar modo sulla produzione, sui consumi, sull'attività delle piccole e medio imprese di cui è ricco il territorio italiano;
    in particolare in Umbria i fenomeni negativi legati alla crisi hanno avuto ricadute ancora più complesse;
    infatti, ancora è in fase di contrazione la dinamica della produzione industriale dopo l'ampio (ridimensionamento subito già nel precedente trimestre 2014. Il sistema manifatturiero regionale ha subito una caduta di produzione non da poco risultando investito dalla materializzazione degli effetti del peggioramento del profilo ciclico con forti criticità riguardo alla dinamica dei consumi, all'accumulazione di capitale e all'accesso al credito;
    la fase di ridimensionamento della produzione industriale nel territorio regionale ha avuto una forte accentuazione nel 2011/2012, accompagnata da un fatturato che si contrae ulteriormente;
    secondo il Rapporto «L'economia in Umbria» della Banca d'Italia del giugno 2014: «Nel 2013 l'attività economica in Umbria si è ulteriormente contratta; secondo le stime di Prometeia il prodotto regionale è diminuito in termini reali dell'1,9 per cento, dopo il calo del 10,6 registrato dall'Istat nel quinquennio precedente»;
    «è rimasta particolarmente critica la situazione delle costruzioni, che dall'inizio della crisi hanno perso circa un quinto del valore aggiunto e degli occupati. Nel comparto residenziale sono diminuite sia le compravendite sia le quotazioni reali degli immobili. Il volume di attività in opere pubbliche è rimasto contenuto. I servizi hanno continuato a risentire negativamente della flessione dei consumi, connessa a quella del reddito disponibile delle famiglie. Il calo delle vendite è stato più marcato per i piccoli esercizi commerciali. Nel turismo, caratterizzato dalla diffusione di esercizi extralberghieri di piccole dimensioni, il lieve incremento delle presenze straniere non ha compensato la significativa riduzione di quelle italiane»;
    in base alla «Rilevazione sulle forze di lavoro» dell'Istat, nel 2013 è proseguito il calo dell'occupazione (-1,1 per cento, corrispondente a quasi 4.000 unità) e delle ore lavorate (-1,8 per cento). La mancata riduzione degli occupati nelle costruzioni (-14,1 per cento) e nell'industria in senso stretto (-5,6) è stata solo in parte compensata dalla crescita nei servizi e nell'agricoltura;
    la quota di occupati è scesa soprattutto tra i giovani (15-34 anni), dal 49,5 al 46,9 per cento, oltre dodici punti in meno rispetto al 2008;
    inoltre nel 2013 si sono contratti i finanziamenti alla economia regionale. Per quelli al settore produttivo il calo si è esteso alle imprese di media e grande dimensione e a quella dei servizi;
    sulla dinamica del credito hanno influito sia una domanda di prestiti ancora debole sia un atteggiamento dal lato dell'offerta che è rimasto restrittivo, soprattutto in termini di condizioni applicate;
    in tale contesto non stupisce anche l'indagine condotta a livello nazionale da Fondazione Impresa e pubblicata su «Il Sole 24 Ore» del 30 giugno 2014 che – sorprendentemente – colloca l'Umbria, insieme alla Sicilia, tra le regioni a più alto disagio imprenditoriale a causa soprattutto dei tassi di interesse praticati alle imprese fino a 5 addetti e dal credit crunch alle piccole aziende;
    anche i più recenti dati non mostrano segni di ripresa;
    i dati emersi dall'ultima rilevazione del secondo trimestre 2014 dell'Osservatorio economico dell'Umbria di Unioncamere Umbria segnalano il rafforzarsi di una tendenza pesantemente negativa;
    secondo l'indagine congiunturale sulle imprese manifatturiere dell'Umbria del secondo trimestre 2014, «Dopo l'inattesa battuta d'arresto accusata nei primi tre mesi del 2014, il sistema manifatturiero umbro fa registrare nel secondo trimestre un ulteriore inasprimento della fase recessiva attestato da un'eloquente contrazione (-1,7 per cento) dei volumi produttivi rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Un risultato determinato da un andamento negativo che ha investito tutti i settori produttivi e tutte le classi dimensionali in cui sono articolate le 400 imprese facenti parte del campione dell'indagine svolta da Unioncamere Umbria. Il calo della produzione, che supera di poco quello rilevato per il Centro Italia (-1,3 per cento), assume una valenza ancor più significativa se si considera che a livello nazionale si è registrata nello stesso periodo una sostanziale stabilità (+0,2 per cento) da ascriversi unicamente alle imprese con oltre 50 dipendenti che hanno chiuso il 2o trimestre con incrementi dell'1,1 per cento della produzione e dell'1,4 per cento del fatturato;
    l'arretramento quantitativo della produzione nei confronti del secondo trimestre 2013 trova puntuale conferma anche nei giudizi qualitativi espressi dagli imprenditori intervistati che hanno visto prevalere nettamente le segnalazioni di diminuzione della produzione (30 per cento) rispetto a quelle di aumento (14 per cento);
    osservando le valutazioni fornite dalle imprese rispetto al 1o trimestre 2014 emerge una situazione di sostanziale stabilità a riprova che la crisi è tornata ad acutizzarsi in questa prima parte dell'anno dopo una lunga sequenza di trimestri i cui risultati sembravano presagire un'imminente uscita dalla fase recessiva;
    anche le previsioni per il trimestre successivo sembrano far prevalere un diffuso senso di pessimismo soprattutto da parte delle imprese di minori dimensioni. In questo caso le risultanze dell'indagine condotta a livello regionale sembrano decisamente più in linea con quelle registrate per l'intero territorio nazionale»;
    le considerazioni svolte in merito all'andamento della produzione sembrano sostanzialmente corrispondenti con gli indicatori elaborati per il fatturato. Il risultato del primo trimestre 2014 fa rilevare un arretramento del -2,2 per cento dei volumi del fatturato rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente;
    come per la produzione e il fatturato anche per gli ordinativi il segno negativo caratterizza tutti i settori produttivi e tutte le classi dimensionali;
    il comparto delle industrie alimentari, che si era segnalato come il settore con la migliore dinamica per la lunga serie di risultati positivi, accusa un brusco stop in termini produttivi con un calo del 2,1 per cento rispetto al corrispondente trimestre del 2013, mentre a livello nazionale il compatto fa registrare una situazione di stazionarietà;
    secondo l'indagine anche per il compatto delle industrie tessili, dell'abbigliamento e delle calzature rimane in campo negativo il risultato fatto registrare dal settore della moda sia in termini produttivi (-0,7 per cento) che di fatturato (-1,0 per cento) anche se permane il segno più per quanto concerne il mercato estero;
    per il settore del legno e del mobile viene confermato lo stato di difficoltà presente da ormai parecchi trimestri. Il calo produttivo è dell'1,4 per cento cui si accompagna una diminuzione del fatturato totale (-1,5 per cento) e degli ordinativi (-1,8 per cento);
    anche il comparto delle industrie chimiche, petrolifere e delle materie plastiche, nel secondo trimestre 2014 registra flessioni in termini produttivi (-2,4 per cento), di fatturato (-2,6 per cento) e di ordinativi (-4,8 per cento);
    «pressoché stagnante nei primi tre mesi del 2014» — viene definito – l'andamento delle industrie dei metalli caratterizzate da leggeri arretramenti sia della produzione (-0,5 per cento) che del fatturato (0,3 per cento) rispetto al secondo trimestre 2013;
    «decisamente pesante il bilancio dal settore delle industrie elettriche ed elettroniche nel secondo trimestre 2014 rispetto all'analogo periodo 2013»: anche per questo comparto si registra una contrazione delle attività produttive e una caduta del fatturato molto marcata (-11,3 per cento);
    infine il settore delle industrie meccaniche e dei mezzi di trasporto, dopo un periodo abbastanza positivo, vede ritornare in campo negativo il dato trimestrale relativo alla produzione (-1,8 per cento), al fatturato (-3,5 per cento) e agli ordinativi (-1,4 per cento) rispetto al corrispondente periodo dell'anno precedente;
    in ordine all'andamento delle imprese commerciali, l'indagine rileva che anche in Umbria le difficoltà delle famiglie si sono tradotte, inevitabilmente, in una ulteriore riduzione delle attività delle imprese commerciali tra aprile e giugno scorso: ammonta a -3,3 per cento la variazione negativa delle vendite rispetto allo stesso periodo dello scorso anno;
    questi in sintesi sono i rilevamenti della indagine di UNIONCAMERE Umbria;
    infine dal 2008 al 2013, certifica l'Istat, è aumentata del 15 per cento la percentuale di umbri con bassi stipendi, che sono diventati il 10 per cento del totale dei lavoratori in regione, mentre cinque anni prima erano «solo» l'8,7 per cento;
    anche il recentissimo aggiornamento congiunturale di Banca d'Italia del 6 novembre 2014 sull'Economia dell'Umbria rivela che la disoccupazione ha raggiunto un nuovo massimo (11,5 per cento) con una diminuzione degli occupati del 1,7 per cento;
    i dati e le ricerche statistiche rispecchiamo la realtà: c’è dunque il rischio concreto della scomparsa della produzione manifatturiera della regione: solo per citare le aziende maggiori — che erano considerate sicure per produzioni e occupazioni – che hanno subito la crisi oppure per le quali ci sono tavoli di crisi già aperti alla regione o al Governo, vi sono: 1) ex Merloni spa (in amministrazione straordinaria dal 2012): con l'esaurimento della cassa integrazione per circa 1400 dipendenti e un accordo di programma che non decolla per vicende giudiziarie, la crisi della ex Antonio Merloni è diventata fonte di altissimi costi sociali in termini di perdite occupazionali; 2) Sangemini spa e ora Sangemini Fruit i cui dipendenti vivo in una forte incertezza occupazionale; 3) polo chimico temano (Basell, Meraklon, Treofan): l'intero polo accusa difficoltà; 4) per la SGL Carbon di Nami (TR) un solo pretendente (la Morex Italia) si è fatto avanti per l'acquisto dell'azienda ma le produzioni sono ferme con preoccupanti prospettive di licenziamenti; 5) alla Trafomec spa di Tavernelle (PG) soltanto il 50 per cento degli addetti è stato riassorbito dalla nuova società e persistono ancora molte incertezze sul futuro occupazionale; 6) all'ex Pozzi di Spoleto (settore dell'automotive), ora in amministrazione controllata, sono 300 i lavoratori in cassa integrazione; 7) la Grifolatte di Perugia e Liomatic spa hanno comunicato l'apertura di procedure di mobilità; 8) la società Margaritelli spa, dopo un dura vertenza, e lo stabilimento di San Sisto di Perugia della Perugina Nestlé recentemente hanno fatto ricorso ai contratti di solidarietà; 9) procedure di mobilità anche all'azienda FBM Fornaci Briziarelli Marsciano spa; 10) la Firema Trasporti spa ha un distaccamento a Spello il cui personale si è ridotto a 30 dipendenti che a rotazione sono in cassa integrazione; 11) l'Electrosys nell'orvietano si trova in concordato e sono a forte rischio occupazionale 55 famiglie e non ultima la vicenda ancora aperta della Acciaieria 4 speciali Temi – AST – che ricopre un ruolo strategico nel panorama nazionale ed europeo nella produzione di acciai speciali e che da sola produce il 15 per cento del PIL umbro, occupando fra manodopera e indotto circa 5 mila lavoratori costituendo un imprescindibile pilastro economico per l'intera regione e per il centro Italia;
    in totale sono 165 le vertenze aperte in Umbria dalla Thyssen Krupp-Ast alla ex Merloni;
    la crisi economica evidenzia ogni giorno di più l'esigenza di una rinnovata e prioritaria attenzione ai problemi dell'occupazione, del lavoro, dei redditi e dell'impresa;
    ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, l'attuale politica governativa, per molti aspetti sembra non abbia ancora una strategia indirizzata al miglioramento e all'innovazione del contesto, con un evidente vuoto d'iniziativa che emerge come grave di fronte a una crisi che colpisce il territorio dispiegando effetti drammatici, anche se talvolta meno visibili a causa della frammentazione del tessuto imprenditoriale;
    a fronte di questa situazione il Governo non può limitarsi ad elargire contributi e/o sgravi «a pioggia» senza un disegno e una visione di politica industriale e di governo dello sviluppo;
    anche tutte le Pubbliche amministrazioni sono e devono essere direttamente coinvolte e sono chiamate a fare la loro parte in termini di tempi e risposta della giustizia, procedure per l'apertura di imprese, semplificazione della fiscalità (riduzione della burocrazia e pressione fiscale), e altro;
    recentemente — ad esempio – è stata denunciata la difficoltà degli uffici giudiziari umbri, in particolare del tribunale di Perugia la cui grave carenza di personale ha raggiunto livelli di assoluta emergenza;
    occorre, da una parte, rimuovere le zavorre che frenano la ripresa e lo sviluppo del territorio umbro: 1) credit crunch; 2) caro-energia; 3) isolamento delle imprese umbre; 4) tempi di risposta della giustizia; 5) carenza di idonee infrastrutture (collegamenti, logistica); 6) frammentazione del tessuto economico e dall'altra parte, promuovere e premiare le imprese che creano reti favorendone l'investimento nella ricerca, nel Made in Italy, qualità dei materiali, sviluppo di nuovi prodotti anche in campo ambientale, nei servizi o brevetti anche con la collaborazione dell'università e dei centri di ricerca e nel turismo ambientale;
    eppure l'Umbria può contare di distretti altamente produttivi e qualificanti e può vantare poli di importanza fondamentale nella ricerca e di sicura attrattività quali ad esempio — tra gli altri – il polo chimico e dell'acciaio di Terni, l'università degli studi di Perugia e l'università per stranieri;
    anche nel settore del turismo l'Umbria si pone come meta preferita grazie al suo patrimonio storico, culturale ed ambientale e il settore non sembra registrare «perdite», anzi le presenze di turisti nel 2014 secondo il rapporto congiunturale di Banca d'Italia sono tornate ad aumentare dell'1,1 per cento;
    secondo il Rapporto Greenitaly, realizzato da Unioncamere e Symbola, l'Umbria è la regione dove le 6.690 imprese green registrano l'incidenza più elevata sul totale delle imprese regionali pari al 27,6 per cento e i dati del sistema informativo excelsior mettono in evidenza che investire nell'eco-efficienza innesca esternalità positive anche sul fronte occupazionale;
    è necessario combattere anche l'idea che i settori manifatturieri tradizionali, come la meccanica, la siderurgia, la chimica ma anche l'artigianato targato Made in Italy siano ormai obsoleti;
    il Governo invece sembra volere vedere tutta la crisi come l'effetto di una gestione irresponsabile dei conti pubblici, e questo non solo esclude la possibilità di stimoli di bilancio efficaci, ma azzoppa l'investimento quantitativo;
    è fondamentale che lo Stato intervenga per stimolare la ricerca, l'innovazione, lo sviluppo e la creazione di reti e distretti di impresa con investimenti mirati ed intelligenti basati su una visione del futuro del territorio volto a ridurre – da una parte – il gap economico-finanziario ed infrastrutturale ma anche l'isolamento del territorio e delle imprese umbre e – dall'altra – premiare le imprese che condividono progetti innovativi, obiettivi produttivi o nuovi brevetti applicati alla produzione con la collaborazione delle Università e dei centri di ricerca e valorizzare il patrimonio ambientale e culturale del territorio in termini di turismo ambientale;
    è necessario mettere in atto un intervento organico e incisivo per rilanciare, riqualificare ed innovare il sistema manifatturiero e industriale e valorizzare il patrimonio ambientale e culturale che rappresenta la «spina dorsale» dell'Umbria, quale condizione fondamentale per riaprire una prospettiva espansiva all'apparato industriale dell'Umbria e contribuire al sostegno di quello dell'intero Paese,

impegna il Governo:

   ad assumere le necessarie iniziative finalizzate al rilancio delle attività economiche e alla re-industrializzazione del territorio umbro favorendo la crescita dell'occupazione e adottando tutti gli strumenti previsti al fine di valorizzare e promuovere il patrimonio di competenze produttive ed imprenditoriali presenti nel territorio nonché lo sviluppo dei fattori di integrazione dei siti produttivi ed in particolare del sito chimico e siderurgico temano tutelandone il valore di asset strategico nazionale che ricoprono per l'economia umbra e italiana;
   a costruire strumenti – anche in collaborazione con la regione Umbria e gli enti locali – che assicurino ai lavoratori la stabilità e la continuità lavorativa anche con gli eventuali necessari periodi di ammortizzatori sociali e il puntuale pagamento dei sussidi dovuti, nonché adeguati percorsi formativi di aggiornamento, qualificazione e riconversione professionale proiettati verso la ripresa produttiva e lavorativa;
   ad assumere le necessarie iniziative volte alla promozione di «incubatori di impresa» per la creazione e lo sviluppo di nuove imprese o «start up» innovative anche in campo ambientale ed ecosostenibile e della cosiddetta green economy nella quale l'Umbria ha maturato importanti esperienze e qualità professionali;
   a promuovere politiche di coordinamento per la creazione di «reti» tra imprese basate sulla logica della collaborazione e della condivisione degli obiettivi produttivi e di progetti innovativi anche con il coinvolgimento delle istituzioni regionali, locali, le università e i centri di ricerca;
   a promuovere una innovazione estesa premiando le imprese del territorio che creano reti e sinergie di gruppo finalizzate alla innovazione e allo sviluppo di prodotti e servizi anche espressivi del Made in Italy e favorendone l'investimento nella ricerca, qualità dei materiali, sviluppo di nuovi prodotti, servizi o nuovi brevetti applicati alla produzione anche con la collaborazione dell'università e dei centri di ricerca creando un contesto favorevole allo sviluppo economico ed alla crescita dell'occupazione;
   a farsi promotore di politiche in grado di favorire la creazione di distretti industriali e/o artigianali che abbiano come scopo l'abbattimento dei costi di produzione e dei costi energetici tramite la condivisione dei costi delle infrastrutture anche sollecitando lo sviluppo di progetti di condivisione a tal scopo finalizzati;
   a promuovere ed assumere iniziative volte alla valorizzazione e sostegno del turismo e del patrimonio ambientale e storico culturale dell'Umbria quale fonte di sviluppo e crescita occupazionale;
   a potenziare i collegamenti con opere infrastrutturali (strade) e i legami con le regioni confinanti per favorire un sistema a rete più competitivo ed efficace per le imprese umbre;
   a ridurre il gap produttivo e/o competitivo di cui soffrono le imprese umbre creando un contesto favorevole alla imprenditoria finalizzato ad eliminare e ridurre i disagi: a) potenziando le reti e la collaborazione tra le imprese anche con la promozione di cluster d'innovazione; b) potenziando l'organico degli uffici delle cancellerie dei tribunali umbri e in particolare del tribunale di Perugia favorendo processi di mobilità ciel personale dalla regione, provincia ed enti locali agli uffici giudiziari che soffrono carenze di organico; c) promuovendo politiche di accesso al credito e un sistema creditizio e finanziario che sia in grado di accompagnare e sostenere la crescita dimensionale, l'innovazione e l'internazionalizzazione delle imprese del territorio umbro che condividono tra loro un progetto o una ricerca innovativa volto alla realizzazione di nuovi prodotti o servizi;
   ad attivare ogni iniziativa utile e tutti gli strumenti di politica industriale e – anche in collaborazione con la regione Umbria – i nuovi fondi della programmazione comunitaria del nuovo settennio (2014-2020) previsti dal Fondo sociale europeo (FSE) e dal Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) legati alla innovazione di prodotti e di processo;
   farsi promotore, unitamente alla regione Umbria, di ogni strumento di agevolazione a favore delle imprese e reti d'impresa del territorio umbro che affidano attività di ricerca e sviluppo di prodotti innovativi a università, enti pubblici di ricerca o organismi di ricerca ovvero per le imprese che realizzano direttamente investimenti in ricerca e sviluppo;
   ad assumere politiche in grado di favorire la localizzazione delle attività produttive nelle aree del territorio dell'Umbria, rafforzando così il tessuto produttivo e favorendo i processi di agglomerazione produttiva.
(1-00662) «Ciprini, Gallinella, Luigi Di Maio, Rizzetto, Bechis, Baldassarre, Vallascas, Da Villa, Cominardi, Chimienti».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

soppressione di posti di lavoro

patrimonio culturale

beni e servizi