ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00464

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 228 del 14/05/2014
Firmatari
Primo firmatario: CIPRINI TIZIANA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 14/05/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BALDASSARRE MARCO MOVIMENTO 5 STELLE 14/05/2014
BECHIS ELEONORA MOVIMENTO 5 STELLE 14/05/2014
CHIMIENTI SILVIA MOVIMENTO 5 STELLE 14/05/2014
COMINARDI CLAUDIO MOVIMENTO 5 STELLE 14/05/2014
RIZZETTO WALTER MOVIMENTO 5 STELLE 14/05/2014
TRIPIEDI DAVIDE MOVIMENTO 5 STELLE 14/05/2014
GALLINELLA FILIPPO MOVIMENTO 5 STELLE 14/05/2014
PINNA PAOLA MOVIMENTO 5 STELLE 14/05/2014
COLONNESE VEGA MOVIMENTO 5 STELLE 14/05/2014
CARINELLI PAOLA MOVIMENTO 5 STELLE 14/05/2014


Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Mozione 1-00464
presentato da
CIPRINI Tiziana
testo di
Mercoledì 14 maggio 2014, seduta n. 228

   La Camera,
   premesso che:
    in ambito europeo la fiscalità è uno dei settori rimasti di competenza degli Stati membri, eccezion fatta per le imposte indirette, oggetto di tendenziale armonizzazione. Infatti, spetta ai governi, sulla base del principio di «preservazione dei sistemi nazionali», riscuotere le imposte e fissare le aliquote fiscali;
    nello specifico, la politica fiscale nell'Unione europea è costituita da due componenti: la fiscalità diretta, che rimane di competenza esclusiva degli Stati membri in funzione delle esigenze e degli obiettivi della loro politica interna, e la fiscalità indiretta, che interessa la libera circolazione delle merci e la libera prestazione dei servizi. Per quanto concerne la fiscalità indiretta l'articolo 113 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (Trattato sul funzionamento dell'Unione europea) prevede l'armonizzazione dell'imposta sul valore aggiunto e delle altre imposte indirette in funzione dello sviluppo del mercato interno, evitando di falsare la concorrenza tra gli Stati membri;
    in merito alla fiscalità diretta, di cui all'articolo 115 del (Trattato sul funzionamento dell'Unione europea) si dispone il ravvicinamento (non l’«armonizzazione») delle legislazioni nazionali che direttamente incidono sull'instaurazione o sul funzionamento del mercato interno;
    le politiche fiscali non rientrano, dunque, tra i settori di competenza esclusiva dell'Unione la quale limita le disposizioni fiscali agli articoli 110: «Nessuno Stato membro applica direttamente o indirettamente ai prodotti degli Stati membri imposizioni interne, di qualsivoglia natura, superiori a quelle applicate direttamente o indirettamente ai prodotti nazionali similari. Nessuno Stato membro applica ai prodotti degli altri Stati membri imposizioni interne intese a proteggere indirettamente altre produzioni» e 111: «I prodotti esportati nel territorio di uno degli Stati membri non possono beneficiare di alcun ristorno di imposizioni interne Cfre sia superiore alle imposizioni ad essi applicate direttamente o indirettamente» del (Trattato sul funzionamento dell'Unione europea);
    il ruolo dell'Unione è circoscritto al garantire che le norme fiscali nazionali e le decisioni prese dai Governi in materia di aliquote fiscali siano coerenti con gli obiettivi europei in materia di occupazione; non ostino il principio della libera circolazione di beni, servizi e capitali all'interno dell'Unione; non conferiscano alle imprese di un Paese un indebito vantaggio sui concorrenti di altri Paesi; non costituiscano una discriminazione nei confronti dei consumatori, dei lavoratori e delle imprese di altri Paesi europei;
    tuttavia, la diversità dei sistemi fiscali negli Stati membri dell'Unione è fonte di dumping fiscale, un fenomeno, solo apparentemente nuovo, in forte ascesa che sta generando distorsioni e casi di concorrenza non solo tra le imprese presenti nel territorio dell'Unione europea ma anche tra gli stessi Stati;
    nello specifico, il termine dumping fiscale indica una pratica distorsiva adottata da uno Stato e consistente nel ribasso di aliquote e pressione tributaria al fine di attrarre contribuenti da altre parti del mondo per trarne guadagni supplementari sul fronte delle imposte dirette e sui loro consumi in loco. In tal modo negli ultimi anni alcuni Stati membri dell'Unione hanno attratto imprese e persone fisiche nel proprio territorio a detrimento di altri Paesi dell'Unione che, avendo un regime fiscale meno favorevole, vedono diminuire contribuenti e imprese che delocalizzano l'attività in Paesi che presentano aliquote e pressione tributaria minori. Il fisco diviene un potente strumento per manipolare la competizione economica;
    come premesso il fenomeno non è nuovo. Si era espresso al riguardo il Parlamento europeo che, con una risoluzione approvata il 29 maggio 1997, aveva manifestato preoccupazione e rilevato le dimensioni sempre più vaste e pericolose del dumping fiscale;
    tuttavia, il monito del Parlamento europeo è rimasto inascoltato nonostante inizino a emergere una serie di squilibri in Europa tra i Paesi che presentano un sistema fiscale soft e altri che incominciano a perdere in termini di competitività e vedono la crescente delocalizzazione delle proprie imprese;
    proprio grazie all'assenza di regole fiscali omogenee, le imprese vengono messe nelle condizioni di poter scegliere il sistema fiscale più favorevole, creando o spostando filiali operative nei Paesi dell'eurozona in cui la fiscalità è più conveniente;
    si tratta di Paesi come l'Olanda, l'Austria, il Lussemburgo, l'Irlanda e, fuori dalla Unione europea la Svizzera che, offrendo un regime fiscale e aliquote più convenienti per favorire la permanenza delle imprese ma anche per attirare imprese estere, praticano apertamente una politica di dumping fiscale tanto da aver attirato nei propri confini migliaia e migliaia di sedi legali di imprese con attività reale ovvero profitti raccolti in altri Paesi dell'Unione;
    la Serbia da tempo offre aliquote basse ed incentivi a chi investe su nuove attività o vi trasferisce unità produttive. L'Irlanda presenta tasse particolarmente basse sull'attività delle società (sui redditi da attività commerciale l'aliquota irlandese del 12,5 per cento è di due volte inferiore alla media dell'eurozona), i Paesi Bassi sono specializzati nel fornire particolari facilitazioni alle holding e il Lussemburgo (la cui IVA è inferiore del 7 per cento rispetto a quella italiana), l'Irlanda e la Gran Bretagna (il prelievo sulle società è del 24 per cento) sono meta preferita delle multinazionali specie quelle che operano in internet come Google (quest'ultima società nel 2011 ha pagato in Gran Bretagna 10 milioni di dollari di tasse a fronte di oltre 4 miliardi di dollari di fatturato), Amazon e Starbucks;
    i Paesi del sud-est asiatico così come anche i Paesi dell'Europa dell'est, nuovi membri dell'Unione europea forte è il timore che dietro questa concorrenza sleale ci siano anche le attività di lobbing di molti imprenditori che, se non considerano vantaggiosa la fiscalità in patria, spingono gli Stati ad applicare pratiche di dumping fiscale minacciando la delocalizzazione, con conseguente drastica diminuzione di posti di lavoro;
    la delocalizzazione non riguarda solo le industrie tradizionali ad alta intensità di manodopera (come l'industria tessile o quella calzaturiera), ma anche quelle a prevalenza di capitale (come quella dell'acciaio, dei macchinari, l'industria navale e aeronautica e delle attrezzature elettroniche), nonché importanti aree del settore servizi (come lo sviluppo di software o i servizi di informazione e logistici). Sono evidenti le conseguenze sociali del fenomeno: la delocalizzazione concorre fortemente a creare un deserto industriale che impoverisce il territorio già colpito da crisi occupazionale e in molti Paesi europei è riscontrabile una diffusa tendenza al trasferimento di stabilimenti, che, nell'intento di ottenere guadagni speculativi a breve termine, genera disoccupazione e mette in pericolo la stabilità sociale dell'area interessata;
    anche in Italia si assiste al fenomeno di un numero sempre più elevato di delocalizzazioni di imprese verso l'estero. In data 29 gennaio 2014 il consiglio di amministrazione di Fiat spa deliberava il definitivo abbandono dell'Italia da parte del gruppo attraverso la fusione con Chrysler Group nella società Fiat Chrysler Automobiles N.V. (FCA), stabilendone, contestualmente, sede legale in Olanda e residenza fiscale in Gran Bretagna. La precedente Newco nascente dalla fusione con la CNH sarebbe stata costituita nei Paesi Bassi;
    la diversità dei sistemi fiscali all'interno dell'area euro e la mancanza di regole crea una tax competition piena e senza limiti, dannosa non solo economicamente ma anche socialmente e politicamente perché produce l'effetto negativo di indebolire il collegamento tra prelievo fiscale e spesa sociale;
    si corre il rischio che la competizione fiscale sia utilizzata strumentalmente al ribasso dagli Stati più ricchi per raggiungere non solo l'obiettivo economico di attirare investimenti nei loro territori, ma anche quello politico di appiattire la spesa sociale dei Paesi meno prosperi che sono costretti ad aumentare il carico fiscale per i lavoratori dipendenti e per le imprese residenti o a tagliare la spesa pubblica, determinando un peggioramento delle prestazioni sociali, per fare fronte alla diminuzione di entrate tributarie derivanti dall'espandersi dell'esodo di attività produttive presenti sul territorio verso altri Paesi a fiscalità privilegiata;
    anche le materie delle politiche sociali e di impiego, per lo più rimesse alle politiche dei singoli Stati, sono diversificate tali da creare anche fenomeni di cosiddetto dumping sociale che ha per effetto la delocalizzazione di imprese al di fuori dell'Italia o addirittura al di fuori dei confini europei verso economie come quelle dei Paesi dell'est Europa o asiatiche dove il costo del lavoro, gli standard normativi e di tutela del lavoro è mantenuto più basso a discapito sia delle condizioni di vita e salariali dei lavoratori sia delle imprese che mantengono i centri di produzione nel territorio italiano o europeo;
    i diversi livelli di tutela e di standard sociali nei diversi Paesi membri anziché condurre ad un innalzamento delle tutele genererebbe una concorrenza al ribasso e una riduzione dei diritti dei lavoratori;
    l'articolo 9 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea recita «Nella definizione e nella attuazione delle sue politiche ed azioni, l'Unione tiene conto delle esigenze connesse con la promozione di un elevato di fuori dei confini europei verso economie come Europa o livello di occupazione, la garanzia di un'adeguata protezione sociale, la lotta contro l'esclusione sociale e un elevato livello di istruzione, formazione e tutela della salute umana». Tale disposizione ha introdotto la cosiddetta «clausola sociale orizzontale» che impone alle istituzioni europee, così come agli Stati membri, di attuare le proprie politiche e azioni tenendo conto delle esigenze occupazionali e sociali;
    allo stesso modo, il Trattato afferma di rafforzare «il pilastro economico dell'Unione europea al fine di realizzare gli obiettivi in materia di crescita duratura, occupazione, competitività e coesione sociale»;
    dunque, un'Unione e una Comunità autenticamente europee non possono prescindere dalla garanzia dei diritti sociali e dall'attuazione di una strategia concreta contro l'aumento delle disuguaglianze, della precarietà e della disoccupazione;
    occorre, pertanto, prevedere norme di contrasto alle pratiche di dumping fiscale che presentano conseguenze sociali e occupazionali negative in molti Paesi europei e in particolare in Italia,

impegna il Governo:

   a promuovere a livello europeo, alla luce del semestre italiano di Presidenza del Consiglio dei ministri dell'Unione europea, il dibattito sul tema del rafforzamento della cooperazione amministrativa in materia fiscale e sociale tra gli Stati membri;
   ad avviare e sostenere in ogni possibile sede europea e internazionale, anche a livello bilaterale, interventi finalizzati all'introduzione di misure volte a prevenire, superare e contrastare le pratiche di dumping fiscale e sociale fra gli Stati membri dell'Unione per contrastare la concorrenza al ribasso e i conseguenti fenomeni di delocalizzazione di attività produttive presenti sul territorio italiano verso altri Paesi europei che presentano regimi fiscali privilegiati o più favorevoli.
(1-00464) «Ciprini, Baldassarre, Bechis, Chimienti, Cominardi, Rizzetto, Tripiedi, Gallinella, Pinna, Colonnese, Carinelli».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

politica fiscale

libera circolazione delle merci

libera prestazione di servizi

delocalizzazione

concorrenza

impresa estera

trasferimento d'impresa

dumping