ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00269

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 129 del 02/12/2013
Abbinamenti
Atto 1/00156 abbinato in data 02/12/2013
Atto 1/00190 abbinato in data 02/12/2013
Atto 1/00266 abbinato in data 02/12/2013
Atto 1/00267 abbinato in data 02/12/2013
Atto 1/00270 abbinato in data 02/12/2013
Atto 1/00271 abbinato in data 02/12/2013
Atto 6/00040 abbinato in data 09/12/2013
Firmatari
Primo firmatario: TONINELLI DANILO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 02/12/2013
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DADONE FABIANA MOVIMENTO 5 STELLE 02/12/2013
D'AMBROSIO GIUSEPPE MOVIMENTO 5 STELLE 02/12/2013
COLONNESE VEGA MOVIMENTO 5 STELLE 02/12/2013
MARZANA MARIA MOVIMENTO 5 STELLE 02/12/2013
LOREFICE MARIALUCIA MOVIMENTO 5 STELLE 02/12/2013
VALENTE SIMONE MOVIMENTO 5 STELLE 02/12/2013
GALLO LUIGI MOVIMENTO 5 STELLE 02/12/2013
FRUSONE LUCA MOVIMENTO 5 STELLE 02/12/2013
BRESCIA GIUSEPPE MOVIMENTO 5 STELLE 02/12/2013
COLLETTI ANDREA MOVIMENTO 5 STELLE 02/12/2013
COZZOLINO EMANUELE MOVIMENTO 5 STELLE 02/12/2013
FRACCARO RICCARDO MOVIMENTO 5 STELLE 02/12/2013
LOMBARDI ROBERTA MOVIMENTO 5 STELLE 02/12/2013
NUTI RICCARDO MOVIMENTO 5 STELLE 02/12/2013
DIENI FEDERICA MOVIMENTO 5 STELLE 02/12/2013
NESCI DALILA MOVIMENTO 5 STELLE 02/12/2013


Stato iter:
09/12/2013
Partecipanti allo svolgimento/discussione
INTERVENTO PARLAMENTARE 02/12/2013
Resoconto PELLEGRINO SERENA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
 
PARERE GOVERNO 09/12/2013
Resoconto MANZIONE DOMENICO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (INTERNO)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 02/12/2013

DISCUSSIONE IL 02/12/2013

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 02/12/2013

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 09/12/2013

NON ACCOLTO IL 09/12/2013

PARERE GOVERNO IL 09/12/2013

RESPINTO IL 09/12/2013

CONCLUSO IL 09/12/2013

Atto Camera

Mozione 1-00269
presentato da
TONINELLI Danilo
testo di
Lunedì 2 dicembre 2013, seduta n. 129

   La Camera,
   premesso che:
    i centri di identificazione ed espulsione, istituiti dalla legge 6 marzo 1998, n. 40, e previsti dal testo unico sull'immigrazione (decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286), sono strutture di trattenimento degli stranieri in condizione di irregolarità e destinati all'espulsione;
    i centri di accoglienza per richiedenti asilo, in base al decreto del Presidente della Repubblica n. 303 del 2004, di cui al decreto legislativo 28 gennaio 2008, n. 25, sono strutture nelle quali viene inviato e ospitato, per un periodo variabile di 20 o 35 giorni, lo straniero richiedente asilo privo di documenti di riconoscimento o che si è sottratto al controllo di frontiera, per consentire l'identificazione o la definizione della procedura di riconoscimento dello status di rifugiato;
    l'articolo 14 del testo unico sull'immigrazione al primo comma dispone che: «Quando non è possibile eseguire con immediatezza l'espulsione mediante accompagnamento alla frontiera o il respingimento, a causa di situazioni transitorie che ostacolano la preparazione del rimpatrio o l'effettuazione dell'allontanamento, il questore dispone che lo straniero sia trattenuto per il tempo strettamente necessario presso il centro di identificazione ed espulsione più vicino, tra quelli individuati o costituiti con decreto del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze. Tra le situazioni che legittimano il trattenimento rientrano (...) anche quelle riconducibili alla necessità di prestare soccorso allo straniero o di effettuare accertamenti supplementari in ordine alla sua identità o nazionalità ovvero di acquisire i documenti per il viaggio o la disponibilità di un mezzo di trasporto idoneo»;
    secondo quanto riportato nel rapporto di Medici senza frontiere, in questi centri convivono «negli stessi ambienti vittime di tratta, di sfruttamento, di tortura, di persecuzioni, così come individui in fuga da conflitti e condizioni degradanti, altri affetti da tossicodipendenze, da patologie croniche, infettive o della sfera mentale, oppure stranieri che vantano anni di soggiorno in Italia, con un lavoro (non regolare), una casa e la famiglia o sono appena arrivati. Sono luoghi dove coesistono e s'intrecciano in condizioni di detenzione storie di fragilità estremamente eterogenee tra loro da un punto di vista sanitario, giuridico, sociale e umano, a cui corrispondono esigenze molto diversificate» (Al di là del muro, abstract, Medici senza frontiere – Missione Italia, 2010);
    secondo l'indagine realizzata tra febbraio 2012 e febbraio 2013 da Medici per i diritti umani (Medu), la struttura dei centri di identificazione ed espulsione è simile a quella dei centri di internamento. «I dispositivi di contenimento dei settori in cui si trovano effettivamente ristretti i migranti risultano poi essere dei recinti – assimilabili a grandi gabbie – che racchiudono spazi di dimensioni inadeguate ed eccessivamente oppressivi. (...) L'inattività forzosa per prolungati periodi di tempo, in spazi angusti ed inadeguati, insieme all'incertezza sulla durata e l'esito del trattenimento, rendono il disagio psichico dei migranti uno degli aspetti più preoccupanti e di più difficile gestione all'interno dei centri» (Arcipelago CIE – Sintesi – MEDU, maggio 2013);
    da un punto di vista prettamente sanitario, le indagini dei Medici per i diritti umani evidenziano che le criticità più diffuse sono: «difficoltà di accesso alle cure e alle prestazioni diagnostiche presso le strutture ospedaliere e i servizi sanitari presenti sul territorio; l'impossibilità di accesso ai centri del personale delle ASL; carente comunicazione tra i singoli CIE e tra i CIE e le carceri nei casi di trasferimento di trattenuti malati; carenza di personale medico specialistico (ad esempio psichiatrico e ginecologico) che sarebbe particolarmente necessario dato il contesto dei centri, reciproca sfiducia tra i trattenuti ed il personale sanitario con conseguente compromissione del rapporto medico-paziente; notevole discrezionalità tra i vari centri nella valutazione dell'idoneità sanitaria al trattenimento. (...) In generale all'interno dei CIE non è previsto personale medico specialistico anche laddove sarebbe certamente necessario»;
    a questo contesto a dir poco allarmante, va aggiunto che già nel 2008, in occasione della proroga del termine massimo di permanenza nei centri di identificazione ed espulsione da 60 a 180 giorni complessivi, si erano scatenate forti critiche in ambito giuridico. Come riportato nel rapporto di Medici per i diritti umani sopracitato: «non solo la proroga viene concessa o negata senza contraddittorio fra le parti, ma al giudice non è neppure concesso di modulare la durata del trattenimento prorogato (...). Ed allora appare evidente il contrasto con due parametri costituzionali: il diritto di difesa e la riserva di giurisdizione in materia di libertà personale, che già erano prospettabili quando il trattenimento era consentito nel limite di trenta giorni, prorogabili in altri trenta, ma che ora emergono con forza in ragione della triplicazione della durata della permanenza nei CIE e della genericità dei presupposti legittimanti le proroghe» (in G. Savio. La disciplina dell'espulsione e del trattenimento nei CIE: La condizione giuridica dello straniero dopo le recenti riforme della normativa in materia di immigrazione, Seminario ASGI-MD, settembre 2009);
    ciononostante, con decreto-legge 23 giugno 2011, n. 89, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 129, la durata massima del trattenimento nei centri di identificazione ed espulsione è stata ulteriormente prorogata fino ad un massimo di 18 mesi. Tale provvedimento, nel recepire la Direttiva europea 2008/115/CE (cosiddetta direttiva rimpatri), ne avrebbe stravolto il senso, visto che la normativa europea conferisce al trattenimento dello straniero ai fini del rimpatrio un carattere meramente residuale, mentre nell'ordinamento italiano tale misura è praticamente applicata come strumento ordinario di esecuzione delle espulsioni;
    inoltre, l'allungamento dei tempi del trattenimento nei centri di identificazione ed espulsione non ha fatto altro che peggiorare le condizioni dei migranti ed il loro malessere. Ciò risulterebbe da un sensibile incremento degli episodi di fuga nell'anno 2012 rispetto all'anno precedente;
    come riportato nel documento dell'Unione delle Camere Penali Italiane del 15 gennaio 2013 (Osservatorio Carcere - La sentenza di Crotone e la inumana realtà dei CIE): «il Giudice di Crotone il 12 dicembre 2012 ha assolto tre cittadini extracomunitari che avevano indetto una protesta all'interno del Cie Sant'Anna di Isola Capo Rizzuto dal 9 al 13 ottobre, scardinando grate, finestre, ringhiere e rubinetterie, lampade e staccando intonaci, salendo sui tetti e lanciando i materiali indicati. Nella lunga ed articolata motivazione, peraltro contestuale, il Giudice monocratico finisce per ritenere giustificata la condotta dei trattenuti, stabilendo che essi abbiano agito per difendere i loro diritti fondamentali (alla libertà personale e alla dignità umana) da una iniqua ed ingiusta aggressione posta in essere. La violazione della libertà personale e della dignità umana sarebbe avvenuta per ed a causa della piena inosservanza delle norme nazionali e comunitarie che disciplinano il trattenimento dei cittadini stranieri. Inosservanza e violazione di norme riconducibile alla Pubblica amministrazione, intesa come Prefettura e Giudice di Pace, cui è rimessa l'ampia giurisdizione della materia e della libertà personale delle persone. Il Giudice monocratico ha ascoltato i racconti dei trattenuti, ha analizzato i provvedimenti amministrativi e dei Giudici di pace, ha esaurientemente richiamato la normativa comunitaria esistente ed ha disposto una ispezione del Cie. (...) Indipendentemente dalla soluzione giuridica, che però è consequenziale alle premesse, allo sviluppo argomentativo e all'amara realtà fotografata, quello che importa è soprattutto la coraggiosa ed impietosa critica rivolta alle nostre procedure amministrative, inadeguate e non conformi ai presupposti imposti dalla direttiva 115/2008, alla non effettività del controllo giurisdizionale, alla irrealizzabilità di una efficace la difesa tecnica e, non ultimo, alle condizioni inumane del trattenimento dei tre imputati e degli altri ospiti. Talmente ingiusti sono stati valutati - giuridicamente - i provvedimenti di trattenimento presso il Cie, tanto inefficace il controllo del Giudice di Pace, tanto inesistente lo spazio riconosciuto alla difesa e tanto deplorevoli le condizioni di trattenimento che il Giudice ha ritenuto la condotta di rivolta degli imputati scriminata dalla necessità di dover difendere i loro diritti fondamentali da un'ingiusta aggressione alle regole previste dall'ordinamento nazionale e sovrannazionale. (...) Appaiono in concreto non recepiti, e l'analisi dei singoli provvedimenti amministrativi dei tre imputati è impietosa, il principio di proporzionalità del trattenimento, quale misura da applicarsi nel caso in cui qualsiasi altra risulti inadeguata, ed il principio dell'obbligo motivazionale di tale scelta che dovrebbe rappresentare la extrema ratio. Il controllo giurisdizionale di quei provvedimenti, affidato al Giudice di pace, viene definito dal Giudice di Crotone «non effettivo»: avvisi senza nozioni tecniche, mancanza di traduzione degli atti, assenza di un interprete in una udienza altamente tecnica quale quella di convalida e difensori catapultati il giorno stesso in udienza senza la possibilità di conoscere adeguatamente il caso specifico e gli atti. (...) Le condizioni di permanenza sono state ritenute all'esito della ispezione posta in essere dal Giudice togato contrarie alla disposizione dell'articolo 14 decreto legislativo 286/1998 ed in palese violazione dei divieti sanciti dall'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo (...)»;
    nel giugno 2012, il Ministro dell'interno ha istituito una commissione interna al dicastero per l'analisi della situazione dei centri di identificazione ed espulsione italiani. Le risultanze contenute nel documento programmatico appaiono molto diverse da quelle frutto dell'indagine svolta dalla commissione De Mistura istituita nel 2006. Quest'ultima, infatti, si espresse nel senso del superamento attraverso lo svuotamento degli allora centri di permanenza temporanea ed assistenza, mentre, come riportato dall'Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione (Asgi) il documento programmatico è «volto ad incrementare i centri di detenzione amministrativa in nome dell'efficienza e del risparmio di spesa, individuando le criticità nella sola (o prevalente) condotta delle persone trattenute.» (Asgi, Il Documento programmatico sui CIE del Ministero dell'Interno: un pessimo programma di legislatura, 23 aprile 2013);
    l'Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione critica apertamente il documento ministeriale, al punto da chiedere al Ministro dell'interno e alle istituzioni di non tenerne conto;
    secondo il monitoraggio di Lunaria, associazione di promozione sociale, per i centri di identificazione ed espulsione lo Stato affronta una spesa di 55 milioni di euro l'anno, e ciò a fronte di risultati evidentemente scarsi, visto che «su 169.126 persone transitate nei centri tra il 1998 e il 2012, sono state soltanto 78.081 (il 46,2 per cento del totale) quelle effettivamente rimpatriate»,

impegna il Governo:

   ad intervenire in modo strutturale e non emergenziale al fine di rendere omogeneo sul territorio italiano l'intervento di assistenza nei centri di identificazione ed espulsione e nei centri di accoglienza per richiedenti asilo, anche in relazione ai servizi di assistenza sanitaria ed alimentare, nel rispetto delle culture delle persone ospitate;
   ad assumere iniziative per riformare l'intera disciplina dell'ingresso, del soggiorno con eventuale inserimento lavorativo e della gestione dei flussi;
   a proporre, presso gli organi competenti in sede di Unione europea, che la problematica in questione contempli un'equa condivisione di oneri e destinazioni finali che siano distribuiti proporzionalmente sull'intero ambito territoriale comunitario, in riferimento anche ad un'efficace prevenzione dell'attività criminale, spesso connessa ai flussi migratori, in relazione alla tratta degli esseri umani;
   a razionalizzare le risorse impiegate nel settore al fine di evitare sprechi ed interventi inefficaci anche attraverso l'incremento del numero delle commissioni territoriali, soprattutto nelle zone di sbarco, per garantire il rispetto delle tempistiche del rilascio dello status di rifugiato;
   a verificare il rispetto dei termini stabiliti nei contratti pubblici d'appalto, all'uopo stipulati secondo i principi di trasparenza e massima diffusione dei relativi bandi di gara;
   a riferire l'esito dei sopralluoghi effettuati nelle strutture, pubblicando i relativi rapporti sul sito istituzionale del Ministero dell'interno.
(1-00269) «Toninelli, Dadone, D'Ambrosio, Colonnese, Marzana, Lorefice, Simone Valente, Luigi Gallo, Frusone, Brescia, Colletti, Cozzolino, Fraccaro, Lombardi, Nuti, Dieni, Nesci».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

espulsione

diritti umani

asilo politico

politica migratoria

cittadino straniero

immigrazione