ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00206

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 95 del 11/10/2013
Firmatari
Primo firmatario: PIAZZONI ILEANA CATHIA
Gruppo: SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 11/10/2013
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
SCOTTO ARTURO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 11/10/2013
MIGLIORE GENNARO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 11/10/2013
FAVA CLAUDIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 11/10/2013
MARCON GIULIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 11/10/2013
MELILLA GIANNI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 11/10/2013


Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Mozione 1-00206
presentato da
PIAZZONI Ileana Cathia
testo di
Venerdì 11 ottobre 2013, seduta n. 95

   La Camera,
   premesso che:
    oggi, nel mondo, vivono oltre 300 milioni di indigeni, distribuiti in più di sessanta Paesi diversi. Tra questi, 150 milioni di persone appartengono in senso stretto ai popoli tribali e comprendono almeno settanta gruppi che non hanno mai avuto contatti con l'esterno;
    solitamente, i popoli indigeni rappresentano gli abitanti originari dei luoghi in cui vivono. Nella maggior parte dei casi, infatti, essi abitano le loro terre da secoli se non addirittura da migliaia di anni. Le loro società si distinguono notevolmente dalle altre: sono complesse, vitali e in costante mutamento. Culture, lingue e stili di vita dei popoli tribali, infatti, sono molto diversi, ed essi stessi si percepiscono come nettamente distinti dai popoli confinanti, anche se accomunati da un fortissimo attaccamento spirituale alle loro terre ancestrali;
    pur vivendo in ambienti incredibilmente diversi ed in regime di autosufficienza, i popoli tribali sono costantemente ed incessantemente minacciati dalla sostanziale mancanza di rispetto dei loro diritti territoriali da parte di Governi, società ed altri enti. Le loro terre, infatti, vengono invase senza soluzione di continuità. A farlo sono coloni, allevatori, società e multinazionali, soprattutto quelle petrolifere, minerarie o di disboscamento. Frequentemente, però, risultano essere invasivi e devastanti anche i progetti di sviluppo privati o governativi che vengono varati, ad esempio, per la costruzione di strade e dighe, o per la creazione di parchi e riserve naturali, determinando sempre, in un modo o nell'altro, invasioni che si traducono poi nella distruzione delle risorse necessarie alla loro sussistenza: il cibo e la casa;
    le invasioni sopra descritte, inoltre, spesso causano la morte, introducendo malattie verso cui, i popoli tribali, specialmente quelli più isolati, non hanno difese immunitarie. La mancanza di terra può turbare e sconvolgere la struttura sociale delle comunità portando sconforto e depressione fino ad arrivare alla scomparsa irreversibile di un popolo. Nel nome del progresso, intere tribù sono ancora oggi sfrattate dalle terre dei loro avi, ricorrendo in molti casi alla violenza, attaccando, imprigionando e uccidendo gli indigeni;
    per citare alcuni dei recenti casi, in cui sono state denunciate delle gravissime violazioni nei confronti delle popolazioni tribali, basti pensare a quanto stia tutt'ora accadendo ai Penan, popolazione indigena dello Stato malese del Sarawak, minacciati dalla programmata ed avviata costruzione di una serie di dighe, che li obbligherà ad abbandonare la loro terra, oppure alle tribù indigene del Brasile come gli Awà, popolo di cacciatori-raccoglitori la cui sopravvivenza è a rischio per i continui disboscamenti, o i Guaranì, soggetti alle continue violenze da parte degli allevatori locali. Proprio in Brasile diverse proposte di legge stanno minando la base dei diritti costituzionali faticosamente conquistati dagli indios, indebolendo le loro posizioni sulla questione territoriale, aprendo, tra l'altro, alla edificazione nelle loro terre di basi militari, attività minerarie, dighe ed altri progetti industriali. Così come, pratiche turistiche di veri e propri «safari umani» stanno seriamente compromettendo la preservazione dell'habitat e delle risorse degli Jarawa, popolo natio delle isole indiane Andamane, oppure come nello Stato africano del Botswana, la popolazione indigena dei Boscimani continui ad essere perseguitata, arrestata e maltratta, impedendo l'ingresso e la caccia nella loro terra di appartenenza, nonostante una pronuncia della Corte Suprema di quello Stato abbia confermato il loro diritto a vivere e cacciare nella riserva;
    tuttavia laddove i diritti dei popoli indigeni sono rispettati e viene data loro la possibilità di vivere in pace sulle proprie terre, molte società tribali prosperano e crescono numericamente, invertendo la tendenza al forte ribasso demografico che li caratterizzava fino a qualche tempo fa;
    la comunità internazionale, riconoscendo come le violazioni, perpetrate negli ultimi cinque secoli nei confronti dei popoli indigeni, abbiano condotto ad un vero e proprio «genocidio», e come esse abbiano causato la perdita della vita di milioni di persone e l'estinzione di centinaia di culture, lingue, tradizioni, stili di vita e conoscenze, ha sancito, in diversi atti internazionali, la necessità di tutelare la diversità culturale dei popoli indigeni, nel rispetto degli universali principi di giustizia, democrazia, eguaglianza, non discriminazione, e dei diritti umani;
    in forza di ciò, a partire dal 1982, l'Organizzazione delle Nazioni Unite ha istituito il Working Group on Indigenous Populations, mentre il 27 giugno del 1989 l'Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) ha adottato la Convenzione n. 169, concernente il riconoscimento e la tutela dei diritti dei popoli indigeni e tribali in Stati indipendenti. In seguito, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato l'anno 1993 come «Anno internazionale dei popoli indigeni» ed il periodo 1995-2004 come «Decennio Internazionale dei Popoli Indigeni» e ancora, successivamente, il periodo 2005-2014 come «Secondo Decennio Internazionale dei Popoli Indigeni», mentre il 13 settembre 2007 la stessa Assemblea Generale ha adottato la «Dichiarazione dei diritti dei popoli indigeni», in cui l'Italia ha assunto un importante ruolo di sponsor nel difficile processo di negoziazione;
    la citata Convezione dell'Organizzazione internazionale del lavoro sui popoli indigeni e tribali del 1989 (Convenzione n. 169), costituisce la più importante legge internazionale sui popoli tribali: ratificandola i Governi si assumono formalmente l'obbligo di rispettarla;
    la Convenzione ILO n. 169 riconosce i diritti di proprietà della terra dei popoli tribali e stabilisce che essi debbano essere consultati ogni qualvolta vengano varate leggi, o progetti di sviluppo, che possano avere un impatto sulle loro vite. Riconosce altresì le pratiche culturali e sociali dei popoli tribali, garantendo il rispetto delle loro tradizioni ed esigendo che le loro risorse naturali vengano protette;
    la Convenzione ILO n. 169 è lo strumento più efficace per proteggere i popoli tribali, custodi di tradizioni millenarie e per garantire agli stessi il controllo delle istituzioni, dei modi di vita e di sviluppo economico loro propri, nonché la conservazione e lo sviluppo della propria identità, della propria lingua e della propria religione, nell'ambito degli Stati in cui vivono;
    l'Italia, pur non avendo popolazioni indigene all'interno dei suoi confini, partecipa a numerosi progetti di sviluppo che hanno un impatto sulle comunità tribali. Per questo, oltre che per una significativa espressione di solidarietà verso tutti coloro che, individui o popoli, vedano negati i loro diritti, il Paese ha una responsabilità diretta nell'assicurare la tutela e il rispetto dei diritti sanciti dalla Convenzione;
    le azioni dei Governi di Paesi come l'Italia, inoltre, possono avere un impatto diretto sui popoli tribali, non solo in quanto membri di istituzioni internazionali che interagiscono con essi, come la Banca mondiale, ma anche attraverso progetti di cooperazione allo sviluppo o la partecipazione ai finanziamenti e alle iniziative sostenute dall'Unione europea. Ratificando la Convenzione n. 169, in particolare, il nostro Paese può offrire un modello di comportamento alle società nazionali, in modo particolare a quelle statali o cofinanziate dallo Stato, operanti in Paesi in cui vi sono popoli tribali, le quali, con frequenza, ricevono contributi della Banca mondiale o dall'Unione europea per stipulare accordi e contratti in tali nazioni;
    nel 2014 si terrà la prima conferenza mondiale dei popoli indigeni delle Nazioni Unite, proprio allo scopo di valutare la situazione dei popoli indigeni nel mondo e identificare le misure necessarie per assicurare il rispetto dei loro diritti, riconosciuti sia dalla Dichiarazione ONU sui diritti dei popoli indigeni (UNDRIP), che dalla Convenzione n. 169;
    ratificando la Convenzione n. 169 il nostro Paese, non solo compirebbe un grande, quanto doveroso, atto di giustizia e civiltà, ma dimostrerebbe anche di aver recepito le raccomandazioni dell'ONU nel modo più significativo. Ratificando la Convenzione n. 169, inoltre, l'Italia potrebbe aiutare in modo concreto e immediato i popoli tribali a vivere sulle loro terre secondo lo stile di vita che loro stessi hanno scelto, e a determinare i tempi e la direzione del loro sviluppo;
    la diversità culturale dei popoli indigeni ancora oggi costituisce la stragrande maggioranza della diversità culturale dell'umanità e tale diversità culturale è una ricchezza che è necessario trasmettere alle generazioni future;
    la possibilità di costruire un futuro di pace, fondato su un vero rapporto di rispetto e incontro reciproco fra i popoli indigeni ed il mondo non indigeno, può essere possibile solo partendo dal riconoscimento di ciò che è accaduto in passato, e continua ad accadere anche oggi, ai popoli indigeni in ogni parte del mondo, dall'Africa all'Asia, dalle Americhe all'Oceania;
    la data dell'11 ottobre 1942 è considerata, simbolicamente, l'ultimo giorno di libertà dei popoli indigeni,

impegna il Governo:

   a presentare al più presto alle camere il disegno di legge di autorizzazione alla ratifica della Convenzione n. 169 dell'Organizzazione internazionale del lavoro, recependo le raccomandazioni formulate dal Parlamento europeo, attraverso le sue Commissioni per gli affari esteri e i diritti dell'uomo nel mondo ed in considerazione del fatto che la Convenzione ILO n. 169, non solo costituisce di gran lunga il modo più efficace per proteggere i popoli indigeni, ma rappresenta l'unica legge in grado di dare concreti strumenti giuridici alla tutela dei loro diritti;
   ad istituire la «Giornata della memoria del genocidio dei popoli indigeni», in corrispondenza dell'11 ottobre di ogni anno a venire.
(1-00206) «Piazzoni, Scotto, Migliore, Fava, Marcon, Melilla».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

popolazione autoctona

condizioni e organizzazione del lavoro

ratifica di accordo

diritti umani

diritto del lavoro

conferenza internazionale

OIL

parita' di trattamento