ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00093

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 32 del 12/06/2013
Firmatari
Primo firmatario: LODOLINI EMANUELE
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 12/06/2013
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
SPERANZA ROBERTO PARTITO DEMOCRATICO 12/06/2013
BORGHI ENRICO PARTITO DEMOCRATICO 12/06/2013
MOSCA ALESSIA MARIA PARTITO DEMOCRATICO 12/06/2013
REALACCI ERMETE PARTITO DEMOCRATICO 12/06/2013
GOZI SANDRO PARTITO DEMOCRATICO 12/06/2013


Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Mozione 1-00093
presentato da
LODOLINI Emanuele
testo di
Mercoledì 12 giugno 2013, seduta n. 32

   La Camera,
   premesso che:
    il cambiamento climatico rappresenta una delle maggiori sfide che l'umanità dovrà affrontare nei prossimi anni. L'aumento delle temperature, lo scioglimento dei ghiacciai, la maggiore frequenza degli episodi di siccità e delle alluvioni sono tutti sintomi di un mutamento climatico ormai in atto. I rischi per il pianeta e per le generazioni future sono enormi, e obbligano ad intervenire con urgenza;
    l'Unione europea è impegnata in questo campo da molti anni, sia sul piano interno che a livello internazionale, e ha fatto della lotta al cambiamento climatico una delle priorità del suo programma di interventi, di cui è espressione la sua politica climatica;
    l'Unione ha definito nella lotta al cambiamento climatico due tipologie di azioni: azioni di mitigazione e azioni di adattamento. L'adattamento (ossia la riduzione ed il contenimento del rischio) e la mitigazione (ossia la riduzione delle emissioni di gas serra) sono azioni complementari e rappresentano gli interventi indispensabili per affrontare la questione del cambiamento climatico. Attraverso l'adattamento e la mitigazione si potranno affrontare gli obiettivi politici generali, quali Europa 2020 – una strategia per la crescita, e la transizione verso un'economia sostenibile, efficiente e rispettosa nell'uso delle risorse e del territorio e a basse emissioni di carbonio;
    dalla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) del 1992, i Governi si sono concentrati prevalentemente su azioni finalizzate alla riduzione delle emissioni di gas serra (mitigazione). Negli ultimi anni però, a fronte di un aumento dei disastri ambientali, della frequenza e dell'intensità dei fenomeni climatici estremi, a fronte di un incremento dei danni subiti dai territori e dalle comunità, è aumentata anche la consapevolezza di come sia necessario rafforzare le iniziative per l'adattamento a livello globale, e di conseguenza nazionale, regionale e locale;
    in particolare, l'adattamento ai cambiamenti climatici prevede l'adozione di misure volte a contrastare gli effetti e le vulnerabilità, di oggi e di domani, del mutamento climatico, nel contesto di una società in continua trasformazione. Il concetto di adattamento non vuole quindi solo significare protezione contro gli impatti negativi, ma anche adeguamento flessibile al cambiamento e capacità di trarre vantaggio dai suoi possibili benefici. Più rapidamente si pianificheranno misure di adattamento, migliore sarà la nostra preparazione per affrontare le sfide ambientali future;
    tutti i Paesi dell'Unione europea, sono esposti ai cambiamenti climatici. Una nota della Unione europea afferma tuttavia che alcune regioni sono più esposte al rischio di altre. Il bacino del Mediterraneo, le zone montane, le pianure con grande densità di popolazione, le zone costiere e le regioni isolate sono particolarmente vulnerabili. Inoltre, i tre quarti dei cittadini europei vivono in zone urbane, che spesso non hanno mezzi adeguati per adattarsi ai fenomeni meteorologici estremi e sono esposte ad ondate di calore, ad alluvioni o all'innalzamento del livello del mare. Molti settori economici dipendono direttamente dalle condizioni climatiche e devono già fare fronte all'impatto dei cambiamenti climatici: l'agricoltura, la selvicoltura, il turismo balneare e invernale, la sanità e la pesca. Sono colpiti anche i principali servizi di pubblica utilità, come i fornitori di energia e acqua. Gli ecosistemi e le risorse da loro fornite subiscono gli impatti negativi dei cambiamenti climatici, cui consegue un declino accelerato della biodiversità e una capacità ridotta degli stessi ecosistemi di assorbire gli eventi naturali estremi;
    nella relazione SEE (spazio economico europeo) n. 12 del 2012 si stima che il costo minimo del mancato adattamento ai cambiamenti climatici per tutta l'Unione europea parta da 100 miliardi di euro nel 2020 per raggiungere 250 miliardi di euro nel 2050. Tra il 1980 e il 2011 le perdite economiche dirette nell'Unione europea in seguito ad alluvioni hanno superato i 90 miliardi di EUR. Secondo le previsioni il dato è in crescita: il costo annuo dei danni da alluvione fluviale dovrebbe raggiungere 20 miliardi di euro nel decennio 2020-2030 e 46 miliardi di euro entro il decennio 2050-2060. A fronte di ciò, si stima che ogni euro speso in prevenzione da rischio inondazioni consentirebbe di risparmiare sei euro di danni;
    lo scorso 16 aprile, la Commissione europea ha presentato la strategia europea di adattamento ai cambiamenti climatici, COM (2013) 216 final, introducendo così un quadro normativo mirato a rendere l'Unione europea sempre più pronta ad affrontare gli impatti dei cambiamenti climatici, attraverso un sostegno agli Stati Membri, alle organizzazioni transnazionali e agli operatori locali, con adeguate azioni a livello centralizzato, lanciando una strategia di adattamento applicabile a tutta l'Unione europea nel rispetto dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità;
    la strategia di adattamento europea si basa sul Libro Bianco «L'adattamento ai cambiamenti climatici: verso un quadro d'azione europeo» (2009), che prevedeva l'adozione di una strategia europea entro il 2013, ed è il risultato del coinvolgimento degli stakeholder tramite consultazioni pubbliche;
    la Strategia si basa su tre principali obiettivi:
   a) promuovere e supportare l'azione da parte degli Stati Membri. Oggi sono quindici i Paesi europei che hanno adottato una strategia di adattamento. La Commissione incoraggerà tutti gli Stati Membri a muoversi su questo fronte e metterà a disposizione fondi per aiutarli a migliorare le loro capacità di adattamento. Sosterrà inoltre gli sforzi delle città in tal senso, invitandole a sottoscrivere un impegno su modello del patto dei sindaci;
   b) promuovere l'adattamento nei settori particolarmente vulnerabili, facendo sì che l'Europa possa contare su infrastrutture più resilienti e promuovendo l'uso delle assicurazioni per la tutela contro le catastrofi;
   c) assicurare processi decisionali informati, colmando le lacune nelle conoscenze in fatto di adattamento e dando maggiore impulso alla piattaforma europea sull'adattamento ai cambiamenti climatici (Climate-ADAPT);
    la Strategia è costituita da una serie di documenti: il documento principale è appunto la Comunicazione della Commissione Europea «An EU Strategy on adaptation to climate change», che specifica le azioni da intraprendere nelle tre aree prioritarie sintetizzate in precedenza. La Comunicazione è accompagnata da documenti che affrontano il tema dell'adattamento in specifici settori e aree politiche (migrazioni, aree marine e costiere, salute, infrastrutture, agricoltura, politiche di coesione e assicurazioni) e da linee guida per la preparazione delle strategie nazionali di adattamento;
    la strategia incoraggia gli Stati membri ad adottare la propria strategia nazionale. Ad oggi, come già detto, 15 Stati membri hanno già adottato la Strategia: tutti sono sostanzialmente nelle prime fasi (early stage) e si rivolgono principalmente ai settori relativi a risorse idriche, agricoltura e silvicoltura, biodiversità e salute umana. Ma, se al 2017 la diffusione e la qualità delle strategie nazionali verrà considerata insufficiente, si ricorrerà a strumenti di «legally binding», cioè di impegno vincolante. Tra i 12 Paesi mancanti c’è anche l'Italia, che dovrà quanto prima attrezzarsi con un piano di adattamento nazionale e con sistema di incentivazione per lo sviluppo di politiche locali volte a costruire sistemi urbani, territori e città più resilienti, anche al fine di agganciare i prossimi fondi comunitari messi a disposizione dalla Commissione europea nella programmazione dei fondi 2014-2020;
    l'Unione europea sosterrà finanziariamente l'adattamento tramite i seguenti strumenti finanziari:
   a) Bando LIFE+2014-2020 (800 milioni di euro) (Rif. EU Adaptation Strategies Action 2: Provide LIFE funding to support capacity building and step up adaptation action in Europe. (2013-2020));
   b) Fondi strutturali per la coesione Territoriale, la politica agricola comunitaria e per la Pesca (Rif. EU Adaptation Strategie Action 6: Facilitate the climate-proofing of the Common Agricultural Policy (CAP), the Cohesion Policy and the Common Fisheries Policy (CFP));
   c) Nuovi strumenti finanziari ed assicurativi per investimenti infrastrutturali resilienti (Rif. EU Adaptation Strategies Action 8: Promote insurance and other financial products for resilient investment and business decisions);
   d) Horizon 2020 per la Ricerca e lo sviluppo;
   e) EU-ETS: è permesso l'utilizzo dei ricavati dalle aste delle emissioni per finanziare interventi di adattamento;
    si richiederà quindi un ruolo attivo delle città e dei sindaci, e la capacità dei territori di saper collaborare attraverso forme sempre più spinte di partnership pubblico/private: sulla scia del successo del proprio progetto pilota «Adaptation strategies for European cities», la Commissione continuerà a promuovere le strategie di adattamento urbane sul modello dell'iniziativa del Patto dei sindaci, lanciata dalla Commissione europea dopo l'adozione del pacchetto europeo su clima ed energia nel 2008, per sostenere gli sforzi compiuti dagli enti locali nell'attuazione delle politiche nel campo dell'energia sostenibile. I governi locali, infatti, svolgono un ruolo decisivo nella mitigazione degli effetti conseguenti al cambiamento climatico, soprattutto se si considera che l'80 per cento dei consumi energetici e delle emissioni di CO2 è associato alle attività urbane;
    le azioni di adattamento, seguendo questo modello, apriranno nuove opportunità sui mercati e creeranno nuovi posti di lavoro in settori quali quelli delle tecnologie agricole, della gestione degli ecosistemi, dell'edilizia di qualità, della gestione delle acque e delle assicurazioni, in linea con la strategia Europa 2020; le imprese italiane, incluse le Pmi, hanno l'occasione di fare da apripista nello sviluppo di prodotti e servizi funzionali ad aumentare la resilienza al cambiamento climatico dei territori, delle città e delle comunità, consentendo al contempo di cogliere opportunità commerciali in tutto il mondo;
    le misure di adattamento che sono già state intraprese nel nostro Paese a diversi livelli istituzionali (prevenzione dei disastri naturali, gestione sostenibile delle risorse, tutela della salute, e altro) devono essere integrate in un unico approccio strategico che ne garantisca l'adozione tempestiva, l'efficacia e la coerenza, considerando che esse possono implicare importanti ristrutturazioni in alcuni settori socio-economici particolarmente esposti alle evoluzioni del clima;
    a questo scopo, e sulla scia di altri Paesi europei, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (MATTM) ha avviato un processo per l'elaborazione della Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici. Tale processo, che non può prescindere da un dialogo strutturato con le parti interessate, con le istituzioni e con la società civile, è stato preceduto da una consultazione pubblica sull'argomento e dall'elaborazione di un questionario sviluppato dal Mattm con la collaborazione del Centro euro-Mediterraneo per i cambiamenti climatici (CMCC);
    sul finire del 2012 sono state presentate in bozza al CIPE le «Linee strategiche per l'adattamento ai cambiamenti climatici, la gestione sostenibile e la messa in sicurezza del territorio», che costituiscono l'inizio di un percorso di confronto e approfondimento tra le amministrazioni interessate, volto a definire una strategia di adattamento condivisa. La delibera CIPE individua le linee di indirizzo per la redazione della Strategia nazionale per l'adattamento ai cambiamenti climatici, incluse le azioni da intraprendere in via prioritaria per la sicurezza del territorio, unitamente al Rapporto preliminare sullo stato delle conoscenze scientifiche su impatti, vulnerabilità e adattamento ai cambiamenti climatici;
    le linee di indirizzo per la Strategia prevedono: – l'aggiornamento e la revisione delle norme urbanistiche in materia di usi del territorio; – il divieto di procedure di condono edilizio; – l'obbligo per gli enti pubblici e per i privati della manutenzione dei boschi e dei corsi d'acqua; – la concessione in uso ad imprese o cooperative di giovani di terreni abbandonati nelle zone vulnerabili; – un Fondo rotativo per il credito a basso tasso di interesse;
    si prevede inoltre di attuare la Strategia mediante Piani annuali d'intervento predisposti dal Ministero dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare, d'intesa con i Ministeri delle politiche agricole alimentari e forestali, delle infrastrutture e dei trasporti e dell'economia e delle finanze, sentita la Conferenza unificata, sulla base dei piani di assetto idrogeologico (PAI);
    la bozza di delibera Cipe in commento, datata novembre 2012, prevedeva che entro il 10 marzo 2013 il Ministero dell'ambiente, d'intesa con i soggetti coinvolti, presentasse al Cipe la Strategia nazionale per l'adattamento ai cambiamenti climatici; tuttavia ad oggi la delibera non è mai stata posta in discussione al Cipe,

impegna il Governo:

   ad approvare in tempi brevi le «Linee Strategiche per l'adattamento ai cambiamenti climatici, la gestione sostenibile e la messa in sicurezza del territorio» presentate lo scorso dicembre 2012 al Cipe al fine di adottare, quanto prima, una Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici che, sulla scia di quanto già avvenuto in quindici paesi dell'Unione europea e in linea con la strategia delineata dalla Unione europea, costituisca la cornice giuridica per lo sviluppo di piani di adattamento locali;
    ad integrare la delibera Cipe sulle linee strategiche con gli obiettivi e i contenuti della comunicazione della Commissione UE COM(2013)216 «Strategia dell'Unione europea di adattamento ai cambiamenti climatici», in modo da rendere i settori chiave dell'economia e delle varie politiche, così come esposto in premessa, più resilienti agli effetti dei cambiamenti climatici;
   ad individuare gli ambiti di intervento prioritari e le procedure più idonee per intercettare le molteplici e rilevanti fonti di finanziamento europee messe a disposizione, per avviare il percorso di conversione ecologica dell'economia attraverso l'approccio innovativo rappresentato dalla Strategia europea;
   a sostenere le regioni nella piena attuazione delle indirizzi definiti dalla Commissione europea per l'allocazione dei fondi strutturali 2014-2020, affinché siano pienamente recepite nei Programmi operativi regionali le aree tematiche numero 4 «Sostenere la transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio» e numero 5 «Promuovere l'adattamento al cambiamento climatico, prevenzione e la gestione dei rischi»;
   a promuovere l'identificazione di meccanismi premianti per le città che abbiano approvato il Piano d'azione per le energie sostenibili ed approvato un piano d'adattamento ai cambiamenti climatici, intervenendo sul patto di stabilità e consentendo quindi di liberare risorse utili all'attuazione delle azioni identificate nei piani.
(1-00093) «Lodolini, Speranza, Borghi, Mosca, Realacci, Gozi».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

cambiamento climatico

disastro naturale

politica ambientale

politica comunitaria dell'ambiente

riduzione delle emissioni gassose

salvaguardia delle risorse