ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00076

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 31 del 11/06/2013
Abbinamenti
Atto 1/00035 abbinato in data 11/06/2013
Atto 1/00077 abbinato in data 11/06/2013
Atto 1/00083 abbinato in data 11/06/2013
Atto 1/00085 abbinato in data 11/06/2013
Atto 1/00084 abbinato in data 11/06/2013
Atto 1/00086 abbinato in data 11/06/2013
Atto 1/00090 abbinato in data 11/06/2013
Atto 6/00013 abbinato in data 11/06/2013
Atto 1/00091 abbinato in data 11/06/2013
Firmatari
Primo firmatario: GIORDANO GIANCARLO
Gruppo: SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 10/06/2013
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
COSTANTINO CELESTE SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 10/06/2013
FRATOIANNI NICOLA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 10/06/2013
MIGLIORE GENNARO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 10/06/2013
DI SALVO TITTI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 10/06/2013
AIELLO FERDINANDO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 10/06/2013
AIRAUDO GIORGIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 10/06/2013
BOCCADUTRI SERGIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 10/06/2013
BORDO FRANCO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 10/06/2013
DURANTI DONATELLA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 10/06/2013
FARINA DANIELE SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 10/06/2013
FAVA CLAUDIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 10/06/2013
FERRARA FRANCESCO DETTO CICCIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 10/06/2013
KRONBICHLER FLORIAN SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 10/06/2013
LACQUANITI LUIGI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 10/06/2013
LAVAGNO FABIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 10/06/2013
MARCON GIULIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 10/06/2013
MATARRELLI TONI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 10/06/2013
MELILLA GIANNI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 10/06/2013
NARDI MARTINA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 10/06/2013
NICCHI MARISA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 10/06/2013
PAGLIA GIOVANNI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 10/06/2013
PALAZZOTTO ERASMO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 10/06/2013
PANNARALE ANNALISA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 10/06/2013
PELLEGRINO SERENA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 10/06/2013
PIAZZONI ILEANA CATHIA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 10/06/2013
PILOZZI NAZZARENO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 10/06/2013
PIRAS MICHELE SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 10/06/2013
PLACIDO ANTONIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 10/06/2013
QUARANTA STEFANO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 10/06/2013
RAGOSTA MICHELE SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 10/06/2013
RICCIATTI LARA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 10/06/2013
SANNICANDRO ARCANGELO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 10/06/2013
SCOTTO ARTURO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 10/06/2013
ZAN ALESSANDRO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 10/06/2013
ZARATTI FILIBERTO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 10/06/2013


Stato iter:
11/06/2013
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 11/06/2013
Resoconto ROSSI DORIA MARCO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ISTRUZIONE, UNIVERSITA' E RICERCA)
 
ILLUSTRAZIONE 11/06/2013
Resoconto GIORDANO GIANCARLO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 11/06/2013
Resoconto CAROCCI MARA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto COSTANTINO CELESTE SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto MALPEZZI SIMONA FLAVIA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto ROCCHI MARIA GRAZIA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto MOLEA BRUNO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Resoconto ORFINI MATTEO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto MARZANA MARIA MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto RACITI FAUSTO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto BLAŽINA TAMARA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto D'UVA FRANCESCO MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto MALISANI GIANNA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto BATTELLI SERGIO MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto D'OTTAVIO UMBERTO PARTITO DEMOCRATICO
 
INTERVENTO GOVERNO 11/06/2013
Resoconto ROSSI DORIA MARCO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ISTRUZIONE, UNIVERSITA' E RICERCA)
 
DICHIARAZIONE VOTO 11/06/2013
Resoconto PASTORELLI ORESTE MISTO-PARTITO SOCIALISTA ITALIANO (PSI) - LIBERALI PER L'ITALIA (PLI)
Resoconto CAPELLI ROBERTO MISTO-CENTRO DEMOCRATICO
Resoconto CORSARO MASSIMO ENRICO FRATELLI D'ITALIA
Resoconto BUONANNO GIANLUCA LEGA NORD E AUTONOMIE
Resoconto DI SALVO TITTI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto SANTERINI MILENA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Resoconto CENTEMERO ELENA IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto BRESCIA GIUSEPPE MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto COSCIA MARIA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto ARGENTIN ILEANA PARTITO DEMOCRATICO
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 11/06/2013
Resoconto FEDRIGA MASSIMILIANO LEGA NORD E AUTONOMIE
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 11/06/2013

NON ACCOLTO IL 11/06/2013

PARERE GOVERNO IL 11/06/2013

DISCUSSIONE IL 11/06/2013

RESPINTO IL 11/06/2013

CONCLUSO IL 11/06/2013

Atto Camera

Mozione 1-00076
presentato da
GIORDANO Giancarlo
testo di
Martedì 11 giugno 2013, seduta n. 31

   La Camera,
   premesso che:
    la scuola pubblica è «organo costituzionale», come scriveva Piero Calamandrei; luogo dove principi fondativi e formazione civile si incontrano. La scuola è un diritto fondamentale che non può essere subordinato alla logica economica, unica norma di riferimento del tempo che viviamo, perché laddove accada i vincoli economici sarebbero illegittimi, come recentemente affermato dalla Corte dei conti della Campania;
   a settembre 2012, l'Ocse ha presentato il suo rapporto annuale «Education at a glance» con dati, grafici e statistiche sulla qualità dell'istruzione nei paesi Ocse; le indagini Ocse dimostrano che le società mediamente più colte sono più ricche e più sicure, perché dalla qualità dell'istruzione pubblica dipendono, oltre alla capacità di innovazione e di competizione internazionale del sistema produttivo, la qualità stessa della partecipazione civile e sociale, quindi della democrazia;
   il rapporto Ocse disegna un quadro disastroso per l'Italia, che si colloca tra gli ultimi sette paesi per livello di istruzione superiore ed universitaria. Solo il 35 per cento di italiani infatti possiede un adeguato livello di formazione culturale, contro il 50-70 per cento dei paesi più avanzati: la percentuale degli studenti inseriti in un percorso formativo in Italia non si è modificata dal 2005 al 2010; i diplomati sono il 44 per cento contro la media dell'Unione europea del 66 per cento, i laureati 11 per cento contro la media dell'Unione europea del 23 per cento; il 48 per cento della popolazione tra i 25 e 64 anni ha conseguito al massimo la licenza media, contro una media dell'Unione europea del 29 per cento; il 35 per cento di popolazione vive in situazione di sostanziale illetteratismo, rispetto a una media del 10-15 per cento dei paesi più avanzati, e un altro 30 per cento di adulti ha competenze esposte al rischio di rapida obsolescenza;
   strettamente legato a tali dati è l'aumento del numero di neet (giovani che non sono inseriti in percorsi di istruzione o formazione, non hanno un impiego e non stanno cercando un'occupazione), che raggiunge il 25 per cento, rispetto ad una media europea del 15,8 per cento, e che fa piazzare l'Italia quinta su 32 paesi Ocse;
   il numero di studenti e studentesse che proseguono il loro percorso accademico all'estero è fermo al 2,5 per cento;
   i dati dimostrano chiaramente le conseguenze di politiche scolastiche che hanno avuto come unico riferimento la logica della riduzione dei costi e del pareggio di bilancio, attuata con tagli indiscriminati ai finanziamenti e alle risorse umane, e come unico risultato lo smantellamento della scuola pubblica e il rafforzamento della tendenza alla «privatizzazione dei saperi». Il nostro Paese si colloca, infatti, 34esimo su un totale di 35 paesi per qualità generale della formazione, costo medio per lo Stato di ogni studente e investimenti in istruzione (dati Eurostat 2013, 8,5 per cento del prodotto interno lordo a fronte del 10,9 per cento dell'Unione europea): i contributi privati ormai arrivano a coprire il 10 per cento della spesa totale, solo il 20 per cento della spesa totale dedicata all'università è dedicata alle risorse per i sussidi (media Ocse circa il 25 per cento);
   a seguito dei tagli, dal 2008 al 2013 è stata prodotta una riduzione di organico pari a 81.614 docenti e 43.878 unità di personale ata, nonostante l'incremento delle iscrizioni, ed è stata mortificata, conseguentemente, l'offerta formativa: al compimento del primo ciclo della «riforma Gelmini» la scuola primaria passerà da un'offerta formativa settimanale di 30 ore a 27 ore, senza la possibilità di istituire nuove sezioni a tempo pieno; la secondaria di primo grado ha patito un'analoga riduzione dei quadri orari e la secondaria di secondo grado ha subito una forte riduzione dell'orario curriculare a discapito delle attività di laboratorio degli istituti tecnici e professionali, decurtate per il 30 per cento;
   dal 2010/2011 ad oggi il processo di dimensionamento indiscriminato ha ridotto il numero delle istituzioni scolastiche autonome da 9.131 dell'anno in corso a 8.646 dell'anno scolastico 2013/2014, cui si aggiunge la «istituzionalizzazione» delle scuole in reggenza perché sottodimensionate;
   quest'anno il fondo per il miglioramento dell'offerta formativa è stato decurtato per pagare gli scatti di anzianità del 2011 a detrimento del patto contratto con l'utenza, sancito dal piano dell'offerta formativa, strumento giuridico vincolante come da decreto del Presidente della Repubblica n. 275 del 1999;
   le gravi differenze territoriali tra Nord e Sud del Paese nella qualità del sistema educativo restano sostanzialmente invariate; la dispersione scolastica, intesa come uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione, è particolarmente alta, oltre il 22 per cento in Sicilia, Sardegna e Campania, ma è soprattutto la quota di neet che presenta differenze territoriali particolarmente preoccupanti: mentre nel Nord si attesta a circa il 15 per cento, in Campania e Sicilia oltre un terzo dei giovani di 15-29 anni non studia, non è inserito in alcun programma di formazione e non lavora;
   le donne conseguono un titolo universitario più elevato rispetto agli uomini, tendono meno ad abbandonare gli studi, hanno un livello di competenza alfabetica migliore e fanno più formazione continua, ma resta più alta tra loro la quota di giovani che non studiano e non lavorano e più bassa la partecipazione culturale;
   oltre al ritardo rispetto alla media europea e al fortissimo divario territoriale, si riscontra, in tutti gli indicatori che rispecchiano istruzione, formazione continua e livelli di competenze, che il livello di istruzione e competenze raggiunto dipende in larga parte dall'estrazione sociale, dal contesto socio-economico e dal territorio; la scuola, quindi, non riesce a produrre il cosiddetto «valore aggiunto» perché le diseguaglianze sociali restano tali;
   il percorso formativo, finalizzato a raggiungere e mantenere conoscenze e competenze adeguate per aumentare l'occupabilità delle persone e realizzare stili di vita adeguati alla società, è un percorso continuo che inizia con la scuola dell'infanzia e si estende oltre la scuola secondaria o l'università con la formazione continua e, più in generale, con le attività di partecipazione culturale; tuttavia, nell'attuale ordinamento l'obbligo di istruzione riguarda solo la fascia di età tra i 6 e i 16 anni;
   e tuttavia tra gli orientamenti recenti che si desumono dalla ricerca Ocse e dalle sollecitazioni europee è forte l'attenzione dei legislatori per l'espansione dell'accesso alla scuola della prima infanzia, nella convinzione, fondata su dati, che l'istruzione nella prima infanzia è correlata con i migliori risultati scolastici negli anni successivi. Dunque, è necessario pianificare l'istituzionalizzazione dell'obbligo di frequenza del terzo anno della scuola dell'infanzia per poi estenderla al segmento 3-18, perché una scuola di qualità accompagni la crescita dei bambini fino al compimento della maggiore età. In tal senso si dovrebbe avviare un processo di incremento del 10 per cento del numero di sezioni di scuola statale attualmente funzionanti, integrando i contributi alle scuole comunali per produrre un analogo incremento, ciò allo scopo di rispettare le vocazioni e le realtà territoriali;
   gli attuali parametri di calcolo per l'attribuzione delle somme del cosiddetto capitolone (decreto ministeriale n. 21 del 2007) non rispondono a quanto stabilito dalla legge sull'autonomia, che prevede una dotazione ordinaria e una dotazione perequativa, che non ha trovato attuazione, mentre è necessario che tutti i fondi statali destinati alle scuole abbiano un unico canale di finanziamento;
   la sfasatura dei tempi della contabilità generale dello Stato con quella delle istituzioni scolastiche ostacola il regolare funzionamento della scuola pubblica; la situazione finanziaria degli istituti scolastici è aggravata dal fatto che le scuole vantano, nei confronti del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, crediti per oltre 1 miliardo di euro;
   l'Unione delle province d'Italia ha avvertito che l'anno scolastico 2013/2014 è a rischio a causa dei tagli della spending review e del Patto di stabilità, che rischiano di azzerare la capacità di programmare spese e investimenti per gli edifici scolastici gestiti dalle province (le superiori); secondo l'Unione delle province d'Italia almeno quattro-cinquecento istituti non dovrebbero riaprire a settembre 2013, perché avrebbero bisogno di interventi straordinari di manutenzione;
   l'introduzione affrettata delle tecnologie per il trattamento informatico dei provvedimenti amministrativi si è finora tradotto in un doppio lavoro per le segreterie e per gli utenti interni ed esterni della scuola (docenti, ata, genitori), dal momento che l'inserimento dei dati ha comportato la duplicazione (on line e cartacea) delle pratiche amministrative;
   occorre invertire le politiche relative alla riduzione del personale della scuola e ripristinare il numero di docenti necessario all'organico funzionale, affinché il numero di alunni per classe risponda alle normative sulla sicurezza e sia stabilito in base all'autonomia organizzativa delle scuole, al tipo di attività programmata e alle modalità di organizzazione della didattica, e adeguare il salario dei docenti ai parametri europei;
   nel rispetto del dettato costituzionale, deve essere garantito ai comuni che gestiscono direttamente le scuole dell'infanzia di poter continuare a farlo, impedendo il progressivo abbandono dell'erogazione pubblica diretta di questi servizi. A tal fine, ai comuni devono essere consentiti l'allentamento dei vincoli di spesa imposti dal Patto di stabilità e la possibilità di stabilizzare le educatrici e gli educatori anche al di fuori del blocco del turn over;
   dalle ricerche condotte sugli stage previsti dall'alternanza scuola-lavoro emerge che i diritti degli studenti sono tenuti in poco conto e che questi rischiano di essere sfruttati dall'azienda, anziché realmente formati; i tutor interni (docenti dell'istituto) ed esterni (supervisori dell'azienda) spesso sono assenti poiché costretti a seguire un numero eccessivo di studenti e con i tagli apportati dal decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, le ore di flessibilità legate alla formazione professionale sono aumentate a discapito di quelle trascorse a scuola; gli studenti non sono considerati assunti secondo un regolare contratto, quindi non vengono garantiti loro né il rimborso spese, né la remunerazione e la copertura assicurativa è parziale e vale solo nei casi di danni permanenti o di morte; prioritaria appare, dunque, la difesa dei loro diritti, con l'adozione dello statuto dei diritti degli studenti in stage;
   è necessario superare il metodo di valutazione dei test Invalsi, direttamente derivato dalla valutazione degli alunni e contestato nelle scuole e dagli esperti, perché si sovrappone alla funzione di valutazione degli alunni di cui sono competenti i docenti e non aggiunge altri criteri e rilevazioni legate ai contesti, all'organizzazione, alla disponibilità di risorse;
   secondo dati del Consiglio universitario nazionale, dal 2003-2004 c’è stato un calo delle immatricolazioni del 17 per cento, corrispondenti a 58 mila studenti in meno, fenomeno che cresce con il peggiorare della crisi; le fonti di finanziamento del diritto allo studio universitario sono tre: il fondo statale integrativo, la tassa per il diritto allo studio universitario e le risorse regionali, ma l'ammontare del fondo non è certo, ma è stabilito di volta in volta dalle leggi di stabilità, frutto di contrattazioni tra il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ed il Ministero dell'economia e delle finanze; l'insufficienza delle risorse finanziarie e l'inadeguatezza del sistema di finanziamento comportano, da un lato, una limitata platea di aventi diritto al sistema delle borse di studio (10 per cento nel 2010/2011 sul totale degli studenti iscritti, rispetto a paesi, come la Francia e Germania, in cui risulta rispettivamente del 26 e 30 per cento), dall'altro, l'esistenza della figura dell’«idoneo non beneficiario», ovvero dello studente che corrisponde ai criteri previsti dal bando, ma non riceve la borsa di studio a causa della scarsità dei finanziamenti nazionali, con impressionante differenza tra le diverse regioni; nel 2011-2012 gli studenti «idonei non beneficiari» di borsa di studio sono stati 57.000 e la cifra è in costante aumento;
   occorre individuare le risorse necessarie, divise tra Stato e regioni, per coprire il fabbisogno di tutti gli idonei, senza gravare sugli studenti e sulle famiglie con ulteriori innalzamenti della tassa regionale; infatti, l'importo della tassa regionale per il diritto allo studio universitario – che fino al 2012 era fissata autonomamente entro un range nazionale (tra i 62 e i 133 euro) – a seguito del decreto legislativo n. 68 del 2012 è aumentata a 140 euro per tutti oppure è prevista una suddivisione in tre fasce 120, 140, 160 (elevabile fino a 200 euro) in base all'Isee;
   le risorse regionali sono pari ad almeno il 40 per cento dell'assegnazione relativa al fondo statale, ma non esistono criteri certi per calcolare le risorse regionali. Le regioni, ad esempio, ritengono che si debba comprendere nel computo delle risorse anche la spesa per gli alloggi e la ristorazione; elevato è lo squilibrio interregionale rispetto alle prestazioni: la soglia Isee per ricevere la borsa di studio varia da regione a regione (tra i 14.697 euro ed i 19.596 euro nel 2011/2012), nonché gli importi di borsa sono diversi, anche in base alle diverse detrazioni per alloggio e vitto, quando applicate, e ci sono tanti bandi quante sono gli enti, agenzie o uffici al diritto allo studio universitario (se ne contano più di 50), in assenza di livelli essenziali delle prestazioni vincolanti a livello macro-regionale;
   rispetto ai dati 2010/2011 i posti letto gestiti dagli enti regionali sono circa 43.000 a fronte di 85.000 aventi diritto fuori sede: in media, l'alloggio viene garantito ad uno studente su due degli aventi diritto. Sul totale degli studenti, la percentuale che beneficia di posto letto è del 3 per cento (in base ai dati Eurostudent, su 23 paesi europei l'Italia è penultima);
   la mobilità internazionale è fortemente influenzata dalla condizione sociale della famiglia di origine: il 9 per cento circa dei figli di laureati ha effettuato un'esperienza di studio all'estero, contro il 3 per cento circa di figli di genitori con istruzione medio-bassa (dati Eurostudent);
   la legge n. 390 del 1991 riconosce alle regioni la possibilità di disciplinare i prestiti d'onore incentivando la realizzazione di prestiti da parte delle regioni e delle università agli studenti, in molti casi come forme sostitutive delle borse di studio; negli ultimi anni sono stati stanziati complessivamente circa 50 milioni di euro su quattro differenti linee di azione non coordinate tra di loro: il fondo per la concessione una tantum di prestiti fiduciari (istituito con la Legge finanziaria per il 2004), il finanziamento agli atenei per progetti sperimentali e innovativi per la concessione agli studenti di prestiti d'onore (decreto ministeriale del 23 ottobre 2003), il progetto «DiamogliCredito» (2007) del Ministero delle politiche giovanili, poi trasformato nel progetto «DiamogliFuturo» (2010). Tali strumenti costituiscono forme di indebitamento per gli studenti che dovranno poi restituire il prestito entro alcuni anni dalla laurea con degli interessi non bassi;
   i servizi mensa vengono sempre più spesso esternalizzati da parte degli enti del diritto allo studio universitario, con aumenti dei costi a scapito della qualità e della possibilità di proporre un sistema di tariffe agevolate per accedere al servizio ristorazione che esenti dal pagamento gli studenti idonei alla borsa di studio;
   la «riforma Gelmini» ha determinato molti gravi danni nell'offerta didattica: si è voluto unire la didattica alla ricerca, affidando molte responsabilità ai dipartimenti, i quali non hanno gli strumenti per occuparsene; in molti casi sono sorte le scuole, con compiti di coordinamento che nessuno, finora, è riuscito a chiarire con precisione; il progressivo invecchiamento del corpo docente e le enormi difficoltà di reclutare nuovi insegnanti, a fronte di fondi in costante diminuzione, stanno decretando la morte dell'università pubblica;
   il Governo Monti ha tolto 300 milioni di euro al fondo di finanziamento ordinario, principale fonte di entrata degli atenei italiani, con il risultato che molte università sono sull'orlo del default, che sicuramente ci sarà in assenza di provvedimenti rapidi che assegnino nuove risorse alle università;
   il conseguimento di un adeguato rapporto tra spesa per ricerca e sviluppo e prodotto interno lordo è uno dei cinque obiettivi cardine stabiliti nell'ambito della strategia «Europa 2020» per accrescere i livelli di produttività, di occupazione e di benessere sociale; in tale prospettiva, particolare risalto viene dato alla necessità di incentivare l'investimento privato in ricerca e sviluppo. Nel 2010 – secondo dati diffusi dall'Istat a dicembre 2012 – il rapporto tra ricerca e sviluppo e prodotto interno lordo dell'Italia è all'1,26 per cento, inalterato rispetto al 2009; resta così per lo più stabile il gap con i paesi europei più avanzati. La debolezza italiana si conferma anche nel settore privato con un rapporto tra spesa in ricerca e sviluppo delle imprese e prodotto interno lordo pari a 0,68 per cento, in leggero aumento rispetto al 2009, ma ancora stabilmente al di sotto della media europea (1,24 per cento nel 2010). Il personale impegnato in attività di ricerca (espresso in termini di unità equivalenti a tempo pieno) risulta pari a 225.632 unità, in calo dello 0,4 per cento rispetto all'anno precedente;
   a fronte di tutto questo, anche i provvedimenti più recenti, quali la proposta di test d'ingresso per le scuole superiori, l'approvazione del regolamento sul sistema nazionale di valutazione in materia di istruzione e formazione da parte del Consiglio dei ministri in prorogatio dopo le elezioni e senza il coinvolgimento del mondo della scuola, l'annuncio di un piano nazionale contro la disoccupazione giovanile indicano il persistere di politiche emergenziali; occorre, invece, invertire la rotta con un graduale e costante incremento dell'investimento pubblico per l'istruzione, per portare l'Italia ai livelli della media dei paesi dell'Unione europea (oltre il 6 per cento) ed in linea con le strategie Lisbona e Horizon 2020, attraverso l'elaborazione di un progetto unico e coerente finalizzato a garantire un'istruzione pubblica di qualità, inclusiva, laica, aperta, accessibile a tutte e tutti in un sistema di apprendimento permanente lungo tutto l'arco della vita, in grado di ristabilire una stretta connessione tra conoscenza, sviluppo sostenibile, occupazione e partecipazione democratica;
   dalla crisi economica si esce anche con più investimenti nella cultura e nell'arte, in grado di stimolare consumi diversi, oltre che di produrre ricchezza, ma in maniera pervicace si continuano a tagliare le risorse del fondo unico per lo spettacolo;
   come riconosciuto dalla strategia «Europa 2020», i settori culturale e creativo costituiscono un'importante fonte potenziale di occupazione. Negli ultimi dieci anni l'occupazione complessiva in tali settori è cresciuta in misura tre volte superiore rispetto alla crescita occupazionale registrata dall'economia dell'Unione europea nel suo insieme. I settori culturale e creativo sono anche una fonte di creatività e di innovazione non tecnologica per l'intera economia, grazie alla produzione di servizi e beni competitivi e di alta qualità. Infine, attraverso i pertinenti legami con il settore dell'istruzione, la cultura può contribuire efficacemente alla formazione di una forza lavoro qualificata e adattabile, integrando così le prestazioni economiche,

impegna il Governo

   ad aumentare la qualità complessiva dell'istruzione pubblica, recuperando i tagli effettuati negli ultimi anni (pari a circa il 6 per cento del suo bilancio);
   a rendere obbligatoria, prima dell'accesso alla scuola elementare, la frequentazione di un anno della scuola dell'infanzia, incrementando del 10 per cento il numero delle sezioni di scuola dell'infanzia, rispettandone le identità territoriali (comunale o statale);
   a innalzare l'obbligo scolastico a 18 anni, da svolgere esclusivamente nel sistema di istruzione, escludendo esplicitamente che l'ultimo anno dell'obbligo scolastico possa essere svolto attraverso i contratti di apprendistato nelle aziende;
   a rivedere il percorso scolastico complessivo dai 5 ai 18 anni; a garantire che in ogni parte del Paese sia soddisfatta la richiesta di percorsi di istruzione secondaria superiore espressa dagli studenti e dalle famiglie, offrendo tutti gli indirizzi previsti dal sistema;
   a combattere la dispersione scolastica con appositi strumenti e risorse, tenendo anche conto delle specificità territoriali e, in particolare, della gravità di tale fenomeno nelle regioni del Mezzogiorno;
   a consentire ai comuni di poter continuare la gestione diretta delle scuole dell'infanzia, escludendo dai vincoli di spesa imposti dal Patto di stabilità quelle sostenute per la gestione pubblica di tali servizi, e a permettere la stabilizzazione delle educatrici e degli educatori anche superando il blocco del turn over;
   ad assumere iniziative per ridurre e, progressivamente, eliminare il finanziamento delle scuole private anche se paritarie, destinando le risorse disponibili prima prioritariamente e poi esclusivamente alla scuola pubblica;
   a stabilire e attuare un piano nazionale per mettere in sicurezza gli edifici, individuando le risorse necessarie sulla base delle necessità rilevate dagli enti locali;
   a stabilizzare il personale precario della scuola, ripartendo da quanto previsto nel 2008 dal Governo Prodi, che aveva trasformato le graduatorie permanenti in graduatorie ad esaurimento ed aveva programmato un piano di assunzioni di 150.000 docenti precari in tre anni;
   a rivedere i modi e le finalità della prima formazione, del reclutamento, della formazione in servizio del personale della scuola;
   ad eliminare la somministrazione dei test Invalsi, individuando metodi che siano in grado di sviluppare lo spirito critico degli studenti e la valutazione da parte di tutte le componenti della scuola;
   a prevedere una valutazione del sistema scolastico affidata ad un ente autonomo, non di diretta nomina ministeriale, dotato di risorse adeguate e specifiche, facendo sì che tale valutazione non abbia finalità premiali, ma compensative e di supporto alle scuole e ai docenti, sia svolta con modalità statistiche e non in maniera censoria ed in collegamento con la valutazione europea dei sistemi scolastici;
   a riconoscere e a smobilizzare il miliardo di euro di crediti vantati dalle scuole nei confronti dello Stato;
   a stanziare risorse per investimenti e formazione mirati a garantire l'efficienza dell'amministrazione scolastica e il corretto uso delle tecnologie per il trattamento informatico dei procedimenti;
   a introdurre l'adozione e l'approvazione obbligatoria dello statuto delle studentesse e degli studenti in stage, per garantire i diritti basilari a tutti gli studenti che frequentano stage e momenti formativi all'interno delle aziende, in particolare il rimborso delle spese e una copertura assicurativa totale a favore degli studenti;
   ad intervenire in materia di diritto allo studio, nella prospettiva di un'autonomia responsabile, in modo da rendere più omogenea la materia sul territorio nazionale; a individuare principi generali e a disciplinare in maniera estensiva le garanzie di accesso, specie per gli studenti più deboli e i migranti, alle borse di studio, agli alloggi, alle mense e ai trasporti;
   a coinvolgere continuativamente i componenti del Forum delle associazioni studentesche, che dovranno svolgere un ruolo di proposta e di supporto nei confronti del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca quando sarà elaborata la proposta di legge quadro in materia di diritto allo studio;
   ad elevare a 350 milioni di euro le risorse del fondo statale integrativo per il diritto allo studio universitario e a portare tale stanziamento a regime, con una pianificazione almeno triennale del finanziamento del fondo nazionale integrativo;
   a stabilire criteri standard per il calcolo delle risorse regionali da destinare al diritto allo studio universitario;
   a introdurre un bando unico per il diritto allo studio, che sarà costruito tenendo conto dei livelli essenziali delle prestazioni su base macro-regionale e che vincolerà le regioni a garantire un livello di prestazioni minime che potrà soltanto essere migliorato rispetto alle linee guida nazionali;
   a stabilire una soglia dell'Isee di 21.000 euro in tutte le regioni per l'accesso alla borsa di studio e un importo minimo della borsa su base nazionale, con importi massimi valutati sulla base dei costi della vita locale; a introdurre criteri automatici di revisione della soglia massima Isee, in corrispondenza delle modifiche di detti parametri;
   a prevedere l'esenzione dalla tassa regionale per il diritto allo studio per tutti gli studenti idonei a ricevere la borsa di studio e per quelli che, pur non potendo accedere alle borsa di studio, hanno redditi bassi e vanno sostenuti nella scelta di intraprendere e proseguire gli studi universitari; a stabilire, nell'applicazione della tassa, criteri di effettiva progressività in base al reddito per tutti gli altri;
   a rispettare la normativa prevista dalla legge n. 338 del 2000 che cofinanzia la realizzazione di nuovi studentati, incrementando le risorse statali disponibili e prevedendo una relazione annuale del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca al Parlamento che informi sulla disponibilità di nuovi alloggi e posti letto, sullo stato di avanzamento di quelli in corso di realizzazione e sul loro ammontare complessivo;
   a favorire il riutilizzo e la riconversione di edifici di proprietà degli enti pubblici che possano essere destinati ad abitazioni per studenti a canone calmierato, in modo da favorire la concorrenza al canone di libero mercato;
   a introdurre specifiche disposizioni a favore degli studenti che denunciano gli affitti in nero, anche cofinanziando l'istituzione di un fondo regionale per l'assistenza legale a tali studenti;
   a introdurre sgravi fiscali a favore dei proprietari di immobili sfitti che li mettano a disposizione a canone calmierato agli studenti, attraverso appositi contratti;
   a favorire esperienze di co-housing e social housing, anche attraverso sgravi fiscali sui contratti e sulle utenze, che sono risultate positive in molti paesi europei e che potrebbero svolgere un ruolo anche nel recupero di aree della città in stato di degrado;
   a rivedere i criteri di merito per l'assegnazione delle borse di studio, recependo le richieste delle organizzazioni studentesche, al fine di attuare realmente ed efficacemente il dettato costituzionale della garanzia della possibilità per «i capaci e i meritevoli anche se privi di mezzi» di accedere ai più alti gradi dell'istruzione; a coordinare l'intervento con gli atenei in modo da rispettare la loro autonomia didattica;
   ad aumentare i contributi per progetti, come Erasmus e Leonardo, che favoriscono la mobilità internazionale;
   a eliminare il prestito d'onore, nella sua regolamentazione attuale, facendo confluire gli stanziamenti previsti per «DiamogliCredito» e per il fondo per il merito all'interno del fondo integrativo nazionale per le borse di studio;
   a stabilire, d'intesa con le regioni, una tariffa massima nazionale per il servizio mensa, stanziando a tal fine idonee risorse pubbliche che rendano sostenibili i prezzi dei pasti da parte degli studenti e a introdurre sistemi di verifica della qualità dei servizi mensa rilevata dall'utenza;
   ad assegnare al fondo di finanziamento ordinario dell'università risorse sufficienti a sostenere i fabbisogni dell'università pubblica e comunque non inferiori a 300 milioni di euro;
   a incrementare, nell'ambito del piano nazionale della ricerca, la percentuale di prodotto interno lordo destinata alla ricerca e allo sviluppo, in modo da favorire il raggiungimento degli obiettivi europei entro il 2020;
   a incrementare lo stanziamento complessivo del fondo unico per lo spettacolo di almeno 150 milioni di euro per portarlo ai livelli del 2001;
   a destinare, già con le prossime iniziative di natura politica e finanziaria, adeguate risorse per il perseguimento degli obiettivi del presente atto di indirizzo, tenendo conto che tali disponibilità potrebbero essere eventualmente reperite attraverso:
    a) l'aumento delle aliquote prelievo erariale unico sugli apparecchi da intrattenimento;
    b) l'aumento dei canoni di concessione radio-tv;
    c) l'incremento del 15 per cento dell'aliquota dei capitali scudati;
    d) l'aumento della ritenuta sui redditi delle rendite finanziarie fino al 23 per cento;
    e) l'incremento dell'aliquota irpef per le persone fisiche con reddito complessivo oltre 100.000 euro;
    f) il definanziamento dei costi del programma F35;
    g) il definanziamento dell'acquisto dei sommergibili in base a quanto previsto dal documento programmatico pluriennale per la difesa per il triennio 2013-2015;
    h) l'adozione di nuove disposizioni per l'emersione di materia imponibile e contributiva con riferimento agli immigrati privi di permesso di soggiorno;
    i) la revisione ed eventuale soppressione di alcune agevolazioni fiscali (tax expenditures), considerato che l'ammontare complessivo degli effetti dei 263 regimi agevolativi indicato nell'allegato del bilancio di previsione per il 2013 è pari a 156.231 milioni per il 2013, a 156.168 milioni per il 2014 e a 155.423 milioni per il 2015;
    l) la tassazione progressiva sui grandi patrimoni immobiliari oltre gli 800.000 euro.
(1-00076) «Giancarlo Giordano, Costantino, Fratoianni, Migliore, Di Salvo, Aiello, Airaudo, Boccadutri, Franco Bordo, Duranti, Daniele Farina, Fava, Ferrara, Kronbichler, Lacquaniti, Lavagno, Marcon, Matarrelli, Melilla, Nardi, Nicchi, Paglia, Palazzotto, Pannarale, Pellegrino, Piazzoni, Pilozzi, Piras, Placido, Quaranta, Ragosta, Ricciatti, Sannicandro, Scotto, Zan, Zaratti».
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno e vertente su materia analoga).

Classificazione EUROVOC:
SIGLA O DENOMINAZIONE:

DPR 1999 0275

EUROVOC :

politica occupazionale

diritto all'istruzione

disuguaglianza sociale

finanziamento pubblico

qualita' dell'insegnamento

istruzione pubblica