XVII Legislatura

Commissione parlamentare per la semplificazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 11 di Martedì 13 giugno 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Tabacci Bruno , Presidente ... 3 

Sulle semplificazioni possibili nel settore fiscale:
Tabacci Bruno , Presidente ... 3 ,
Caputo Nicola , Direttore area fiscale della Confederazione Generale dell'Agricoltura Italiana (CONFAGRICOLTURA) ... 3 ,
Bagnoli Massimo , amministratore unico del Caf della Confederazione Italiana Agricoltori (CIA) ... 5 ,
Bove Francesco , responsabile dell'area fiscale della Confederazione Produttori Agricoli, (COPAGRI) ... 6 ,
Buono Domenico , capo del servizio tributario e fiscale della Confederazione nazionale Coldiretti ... 7 ,
Tabacci Bruno , Presidente ... 8

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
BRUNO TABACCI

  La seduta comincia alle 13.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche mediante impianti audiovisivi a circuito chiuso.

  (Così rimane stabilito).

Audizione di delegazioni del Coordinamento associativo Agrinsieme e della Confederazione nazionale Coldiretti.

  PRESIDENTE. Nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle semplificazioni possibili nel settore fiscale, la seduta di oggi è dedicata all'audizione delle organizzazioni rappresentative del mondo agricolo aderenti al coordinamento Agrinsieme – Confagricoltura, Confederazione italiana agricoltori (CIA), Copagri – e della Confederazione nazionale Coldiretti.
  Le organizzazioni agricole hanno già fornito importanti contributi alle precedenti indagini svolte dalla Commissione, con riguardo alla semplificazione legislativa e amministrativa e alla semplificazione possibile nel superamento delle emergenze. Sono sicuro che il loro ascolto sarà utile anche oggi, viste le peculiarità che contraddistinguono la fiscalità in agricoltura.
  Sono presenti i dottori: Nicola Caputo, direttore dell'area fiscale di Confagricoltura; Massimo Bagnoli, amministratore unico del Caf della Confederazione italiana agricoltori; Irene Mariotti, dell'ufficio fiscale della Confederazione italiana agricoltori; Francesco Bove, responsabile dell'area fiscale di Copagri; Domenico Buono, capo del servizio tributario e fiscale della Confederazione nazionale Coldiretti; Silvia Trevisi, del medesimo servizio di Coldiretti.
  Se siete d'accordo, andrei nell'ordine con cui vi ho presentato, dando la parola al dottor Nicola Caputo, Direttore area fiscale di Confagricoltura.

  NICOLA CAPUTO, Direttore area fiscale della Confederazione Generale dell'Agricoltura Italiana (CONFAGRICOLTURA). Buongiorno.
  Noi di Confagricoltura abbiamo preparato un documento, che depositeremo e con il quale abbiamo fatto un elenco degli argomenti che riteniamo più sensibili per quanto attiene la questione della semplificazione nel settore fiscale.
  Accanto a una proliferazione di adempimenti che, nel tempo, si sono succeduti, dobbiamo dire che ultimamente ne registriamo alcuni molto più invasivi sull'ordinaria gestione dell'impresa, posto che si arriva a molti giorni dell'anno che le imprese devono dedicare all'assolvimento degli obblighi tributari.
  Riteniamo molto oneroso quello che è stato introdotto ultimamente con il decreto-legge n. 193 del 2016, che ha sostituito un precedente adempimento relativamente al settore dell'IVA, l'ex elenco clienti e fornitori, con un adempimento simile, quello dell'invio all'amministrazione finanziaria, l'Agenzia delle entrate, dell'elenco delle fatture attive e passive, con periodicità trimestrale, sia pure mitigata nel primo anno con una periodicità semestrale. Il tutto, tra l'altro, è agganciato a un ulteriore onere, quello dell'invio trimestrale delle liquidazioni periodiche ai fini IVA.
  Ecco, c'è un accavallamento che riteniamo veramente molto oneroso e che potrebbe Pag. 4 essere risolto fissando limiti temporali un po’ diversi.
  Pensiamo appunto all'elenco delle fatture attive e passive, che ha sostituito l'ex spesometro e che potrebbe essere cadenzato su base annuale o semestrale perché quella trimestrale forse serve di più per le liquidazioni periodiche.
  In realtà, con l'obbligo della liquidazione periodica si dice all'imprenditore di dichiarare il suo debito tributario del mese o del trimestre di riferimento, a seconda che i soggetti siano appunto tenuti alle liquidazioni mensili e trimestrali ai fini dell'imposta, però lo si fa con un obbligo che, in realtà, serve per verificare il versamento alla scadenza prevista.
  Ora, questo va un po’ in contraddizione con la possibilità riconosciuta ai contribuenti nei momenti di difficoltà, come quelli attuali. C'è infatti ancora una crisi da cui non si esce e ormai siamo arrivati quasi al decennio, da quando è iniziato, nel 2007, il periodo di crisi finanziaria ed economica a livello generale. Dire al contribuente: «puoi pagare con ravvedimento, però mi devi dichiarare il tuo debito tributario perché poi ti richiedo, alla scadenza, il dovuto» ci sembra, come minimo, contraddittorio.
  Forse questo non è un recupero di evasione, ma è un eccesso di zelo nei confronti dell'impresa in difficoltà, che, in alcuni casi, nei confronti della Pubblica amministrazione non riesce a incassare nel momento giusto e ha difficoltà di tipo finanziario.
  Insomma, si tratta di oneri che pesano dal punto di vista finanziario, anche nell'apertura del rapporto con le banche. Ovviamente il peso finanziario si fa sempre sentire, ancorché, ultimamente, i tassi di riferimento degli interessi si siano ridotti in misura rilevante.
  Tra l'altro, abbiamo una specificità che deriva dal fatto che, nel campo agricolo, ci sono molti operatori che si collocano al di sotto della soglia di 7.000 euro di fatturato ai fini IVA, i quali sono comunque tenuti all'adempimento dell'invio delle fatture attive, mentre, da un punto di vista del sistema, non hanno l'obbligo né di registrazione né di invio delle dichiarazioni, né di versamenti di rilevazioni periodiche.
  Questo ci sembra un aggravio, peraltro non utile ai fini dell'obiettivo finale che l'amministrazione finanziaria si era posta con l'obbligo dell'invio sia delle fatture che delle liquidazioni periodiche. In questo caso, a maggior ragione, si può capire l'eccessivo carico che si impone a questi soggetti: nel momento in cui non si paga, non si capisce perché si dovrebbe comunque inviare l'elenco delle fatture, che peraltro non vengono emesse da questi soggetti, ma dagli acquirenti. Senza entrare troppo nel tecnico, questa ci sembra una misura che, vista l'entità di questi soggetti e visto che parliamo di microimprese, forse potrebbe essere abrogata.
  Più in generale, si rincorrono sempre, anche per quanto riguarda determinati adempimenti, le questioni che richiedono l'applicazione delle misure dello Statuto del contribuente: si stabiliscono regole fiscali senza dare il tempo al contribuente, una volta che queste regole sono cambiate, di potersi adattare nei tempi giusti.
  C'è una norma nello Statuto del contribuente che dice che non si possono imporre adempimenti prima dei sessanta giorni, decorrenti da quando sono state modificate le norme o da quando entrano in vigore i provvedimenti attuativi, però abbiamo notato che, in parecchi casi, queste regole vengono derogate.
  Ciò dipende molto dal fatto che lo Statuto del contribuente, come sappiamo, non ha rilevanza costituzionale, è una semplice legge ordinaria, che quindi può essere di volta in volta derogata da altre leggi.
  Si prevedono adempimenti importanti senza dare il tempo di adeguamento materiale per costruirli e per adattarsi a ciò che viene richiesto. Come abbiamo visto ultimamente, anche per la questione dell'invio degli elenchi ai fini IVA, si richiede l'applicazione di software e sistemi informatici, che, prima di un certo periodo di tempo, oggettivamente non riescono a essere implementati, quindi ci ritroviamo sempre con imprese che ci chiedono il perché, non riuscendo a capire il motivo di questi atteggiamenti, che possono sembrare – passatemi Pag. 5 il termine – schizofrenici in alcuni casi, perché si sa, già dall'inizio, che certi adempimenti non possono essere posti in essere, se non necessariamente nei tempi giusti.
  Peraltro, stiamo parlando di materia fiscale e tributaria, che impone, come minimo, un adattamento e, comunque, un tempo necessario per assimilare ciò che viene richiesto.
  Mi fermerei perché credo che altre questioni verranno toccate anche dai colleghi delle altre organizzazioni.

  MASSIMO BAGNOLI, amministratore unico del Caf della Confederazione Italiana Agricoltori (CIA). Grazie, presidente. Ringrazio anche gli altri componenti della Commissione.
  Anche noi abbiamo prodotto e consegnato un documento, quindi mi limiterò a sottolineare alcuni aspetti.
  Mi permetto di chiedere al presidente e alla Commissione di valutare l'opportunità di convocare anche la consulta dei Caf, di cui sono il coordinatore nazionale insieme al collega Soldini. Devo dire che abbiamo letto con grande attenzione il programma approvato dalla Commissione, in cui riservate uno spazio opportuno al tema della riforma dell'assistenza fiscale e della dichiarazione dei redditi precompilata, mettendo in evidenza anche alcune criticità, in modo molto corretto e pertinente. Tuttavia, queste criticità – e la chiudo qui – stanno generando particolari difficoltà per il mondo dei Caf e per il mondo dei soggetti che si occupano di assistenza fiscale, a fronte, come potete immaginare, della riforma della dichiarazione dei redditi precompilata, che non sta decollando.
  Abbiamo i dati di stima di quest'anno, per cui credo che i Caf faranno gli stessi 730 dello scorso anno: si confermeranno 17,5 milioni di 730, o forse qualche centinaia di migliaia in meno, ma la precompilata, dalle proiezioni che abbiamo fatto di recente, si attesterà appena oltre 2 milioni di dichiarazioni, quindi questo processo di semplificazione del rapporto fra Pubblica amministrazione e contribuente soffre degli aspetti che voi avete giustamente evidenziato.
  Forse non si tratta di un problema di procedure, ma di un problema di struttura del sistema fiscale. Probabilmente, i contribuenti hanno difficoltà a relazionarsi direttamente con l'amministrazione finanziaria perché non hanno conoscenza di un sistema fiscale che è ancora molto articolato e molto farraginoso, in particolare quello relativo alle deduzioni, che, come tutti noi abbiamo letto, è un campo abbastanza articolato e abbastanza pieno di elementi di specificità, quindi l'invito è a valutare questa possibilità.
  Venendo al mondo agricolo, nel documento poniamo in evidenza alcuni aspetti sui quali già il dottor Caputo ha posto l'attenzione, ma anche altri, soffermandoci in particolare sulla fiscalità locale. Abbiamo colto l'opportunità che ci avete fornito per rappresentarvi alcuni elementi specifici del settore agricolo e altri che riguardano la generalità dei contribuenti.
  Sulla fiscalità locale, procedendo per punti, riteniamo che sia giunto il momento di fare un ragionamento serio sull'unificazione di IMU e TASI. Il legislatore ci ha provato inizialmente con la IUC e non c'è riuscito, per cui riteniamo sia giunto il momento di provare a uniformare la struttura, quindi anche la disciplina e l'articolazione.
  Il secondo tema è stato più volte rappresentato all'amministrazione finanziaria e anche alla politica. Mi riferisco al tema del rapporto fra contribuenti e comuni. Tutti noi sappiamo qual è l’iter che un comune deve seguire per l'approvazione e la pubblicazione delle delibere comunali che modifichino eventualmente la struttura dei tributi locali, quindi dell'IMU e della TASI, nelle aliquote, ma anche nella detrazione e quant'altro. Il tema di fondo è che, in particolare, i cittadini, per conoscere tutto ciò, devono accedere a Internet e a tutte le forme che conosciamo.
  Riteniamo che sia giunto il momento di prevedere regole ferree anche a carico dei comuni, per cui non è più sufficiente, a nostro parere, che il comune pubblichi la delibera, ma è necessario creare delle forme di semplificazione grazie alle quali il cittadino, anziché dover leggere tutta la delibera, Pag. 6 abbia uno spazio per vedere, puntualmente e con semplicità, le aliquote e le detrazioni che deve applicare. Riteniamo che tutto ciò si possa realizzare prevedendo, con norma, una sorta di griglia dove i comuni obbligatoriamente devono, assumendosi la responsabilità, inserire tutte queste informazioni.
  Passo velocemente al terzo tema. Sappiamo tutti che ci sono delle regole disomogenee a proposito delle dichiarazioni IMU e TASI, che consentono ai comuni di stabilire, motu proprio, termini e modalità di presentazione delle dichiarazioni. Nella logica della semplificazione, che sposiamo appieno, è necessario uniformare le modalità di presentazione delle dichiarazioni. Non è possibile che il mio comune, che è quello di Assisi, decida una cosa e il comune della mia collega, Firenze, ne decida un'altra, perché credo che queste debbano essere modalità univoche.
  Inoltre, nella logica del corretto rapporto fra contribuente e pubblica amministrazione e, in questo caso, fra contribuente e comuni, vi proponiamo – vi prego di non considerarla in modo provocatorio, ma come riflessione – l'applicazione di sanzioni nei confronti dei comuni, quando questi disattendano indicazioni di prassi da parte dei soggetti preposti a darle. Mi riferisco, in particolare, a un aspetto che riguarda il mondo agricolo. Per esempio, il Dipartimento delle finanze, più volte, è intervenuto a proposito del pagamento dell'IMU da parte di figure professionali del mondo agricolo, come i coltivatori diretti e gli imprenditori agricoli professionali iscritti ai fini previdenziali. Dopodiché, molti comuni di alcune regioni – presidente, mi riferisco anche a regioni che lei conosce – lo hanno interpretato in modo difforme, quindi si sono comportati diversamente dall'indicazione del Ministero dell'economia e delle finanze, tenendo conto soltanto dell'indicazione dell'ANCI, di un soggetto che è espressione dell'associazione dei comuni. Riteniamo che anche su quest'aspetto ci voglia un po’ di serietà, in considerazione della gerarchia delle fonti e dell'interpretazione da parte del Dipartimento delle finanze, che ha una valenza rilevante e deve essere rispettata da tutti.
  Nel documento abbiamo trattato anche i temi del ravvedimento, però li tralasciamo nell'esposizione e li lasciamo alla vostra attenzione.
  Vorrei fare le ultime due considerazioni. Una richiesta che proviene da noi, ma, credo, anche da altri mondi, per l'allineamento della sospensione feriale dei termini. Scherzosamente potremmo dire che tutti quanti vorremmo passare il mese di agosto in vacanza, quindi, in merito al famoso termine del 20 o 22 agosto, proponiamo, come credo abbiano fatto anche altri, di spostarlo alla fine di agosto.
  L'ultimo tema che citiamo, anche se incidentalmente, riguarda il codice tributario agricolo. Tutti noi sappiamo che c'è una delega che si occupa di codice agricolo e riteniamo che, in questo ragionamento che state portando avanti e in questa vostra iniziativa meritoria, immaginare di mettere insieme tutte le norme che riguardano il settore agricolo e che sono tantissime sarebbe cosa utile per tutti.

  FRANCESCO BOVE, responsabile dell'area fiscale della Confederazione Produttori Agricoli, (COPAGRI). Innanzitutto, mi presento perché sono nuovo come responsabile fiscale della Copagri.
  Mi associo alle parole del dottor Caputo in relazione al vecchio spesometro, che è diventato comunicazione dati IVA, creando problemi non strettamente pratici, ma di interpretazione, soprattutto nel mondo agricolo, in quanto, come diceva il dottor Caputo, gli agricoltori che sono esonerati dal tenere documenti, come fatture e altro, si trovano assoggettati a un obbligo che impone loro di dichiarare tutte le fatture attive dell'elenco clienti-fornitori.
  L'obbligo di eseguire vari adempimenti al fine di migliorare la situazione ed evitare l'evasione può rischiare di creare dei blocchi negli ingranaggi, che, anche se non alla perfezione, comunque andavano; quindi, volendo semplificare, si rischia di creare dei blocchi in procedure che ormai erano collaudate.
  Non ho altro da dire e mi associo a ciò che è stato detto finora.

Pag. 7

  DOMENICO BUONO, capo del servizio tributario e fiscale della Confederazione nazionale Coldiretti. Grazie, presidente. Vi ringrazio per quest'opportunità.
  Parlare di semplificazione fiscale in Italia è sempre abbastanza complesso perché, secondo me, ci sono due profili essenziali. Il primo è quello del proliferare delle norme: una semplificazione reale in un regime fiscale di qualunque Paese civile è tale se, una volta fissate le regole, quelle permangono per almeno un lasso temporale di tre o cinque anni, il che consentirebbe a tutte le imprese di programmare anche il carico fiscale in maniera adeguata e costante.
  Accade invece che, molto spesso, norme, anche contrastanti tra di loro, si susseguano in un ordine quasi schizofrenico, per cui un obbligo viene eliminato da una parte e viene reintrodotto dall'altra. Per esempio, si parlava degli elenchi Intrastat, che sono stati abrogati e successivamente reintrodotti, perché, forse, il legislatore si era reso conto che era andato un po’ oltre gli obblighi nei confronti dell'appartenenza all'Unione europea.
  Questo è un primo profilo e sarebbe opportuno avere una politica fiscale che, una volta tracciata la linea, poi su quella proseguisse. Sappiamo, invece, che ciò è difficile, anche per ragioni di aggiustamenti di bilancio.
  L'altro profilo riguarda il tema classico degli adempimenti. In merito, basterebbe prendere i quotidiani specializzati, ma anche quelli che non sono della stampa specializzata, per ritrovare, più o meno tutti i giorni, una scadenza fiscale. Come indicato ieri su Il Sole 24 Ore, solo per il mese di giugno sono previste 143 scadenze fiscali.
  Una vera semplificazione sarebbe possibile, se si provasse a unificare non solo le scadenze, ma anche gli adempimenti stessi.
  Mi spiego, specificando una delle nostre proposte. Sono stati introdotti gli obblighi di comunicazione delle fatture emesse e ricevute nonché delle liquidazioni. Senza dubbio, lo spirito è di migliorare la tax compliance. D'altra parte, l'amministrazione finanziaria, in particolare l'Agenzia delle entrate, è in una fase in cui sta cercando il più possibile il dialogo con il contribuente, quindi si alimenta l'adempimento spontaneo.
  Ora, l'adempimento spontaneo è attuato attraverso sistemi di incrocio dei dati delle fatture. La norma, soprattutto quella del cosiddetto «spesometro», quindi dell'elenco clienti e fornitori, ovvero dell'invio delle fatture emesse e ricevute, ha appunto l'intenzione di incrociare i dati per evidenziare in particolare i soggetti cosiddetti «cartiere», quindi chi produce carta senza effettivamente adempiere all'obbligo, evadendo e sottraendo IVA all'erario.
  In questi elenchi c'è tutta una serie di informazioni ai fini fiscali, che evidentemente contiene anche, in massima parte o quasi del tutto, le informazioni che, per esempio, devono essere inviate per gli elenchi Intrastat, prima eliminati e poi reintrodotti, perché non era possibile del tutto eliminarli. Forse, unificando le scadenze e integrando le informazioni, si potrebbe ridurre almeno l'invio.
  Sicuramente, come diceva prima il collega Caputo, un invio meno frequente, soprattutto delle fatture ricevute ed emesse, consentirebbe una maggiore tranquillità rispetto alla gestione della scadenza stessa: l'invio annuale o semestrale non sposta tanto rispetto all'obiettivo di colpire in tempi utili gli evasori dell'IVA, quelli che appunto la dichiarano correttamente, ma la evadono. Sulla necessità di un contatto più frequente, come ci ha indicato anche l'OCSE, forse possiamo fare meno, però, sull'elenco clienti e fornitori, cioè sull'invio delle fatture, qualcosa sicuramente da questo punto di vista si può fare.
  Farei poi una considerazione sull'inserimento di ulteriori procedure che aggravano le imprese, con costi ulteriori. Per esempio, l'abbassamento della soglia oltre la quale è necessaria la certificazione, quindi il visto di conformità della dichiarazione, cerca, da una parte, di frenare i malintenzionati, però, dall'altra parte, la soglia è molto bassa. Inoltre, se a ciò aggiungiamo l'obbligo dell'utilizzo del canale telematico, che forse, già di per sé, sarebbe sufficiente per avere un maggiore monitoraggio dei flussi di pagamento delle imposte e di utilizzo dei crediti, nonché della stessa comunicazione Pag. 8 trimestrale, probabilmente si tratta di un adempimento che va oltre la necessità reale di tenere nel debito controllo l'utilizzo dei crediti da parte delle imprese.
  Faccio un'ultima considerazione sull'elenco clienti e fornitori, ovvero sull'invio delle fatture, in particolare da parte dei soggetti esonerati. Si tratta di una considerazione di carattere generale: in Italia, abbiamo quasi un milione e mezzo di partite IVA attive in agricoltura e solamente 450.000 soggetti che inviano la dichiarazione, quindi c'è un mondo di soggetti che sono esonerati, sono sotto soglia e sono microimprese. Evidentemente, qualche anno fa, quando il legislatore ha previsto di introdurre l'adempimento del cosiddetto «spesometro» anche per gli esonerati, si voleva principalmente dare una valenza di tracciabilità di questi prodotti, che poi sono fondamentalmente alimentari.
  Oggi, la necessità di tutelare questi soggetti penso sia raggiunta attraverso l'esonero per i soggetti che sono collocati in montagna. Le norme sulla PAC obbligano comunque i soggetti che ricevono gli aiuti comunitari alla presentazione di una dichiarazione IVA, quindi inevitabilmente questi soggetti escono dall'anonimato totale e, non dovendo presentare la dichiarazione IVA, perché collocati in montagna, secondo me, bene ha fatto la norma a esonerarli anche dall'invio di quest'unico elenco.
  Riteniamo che gli altri siano di per sé stessi fuori dagli esonerati e che, probabilmente, una parte di quei soggetti verranno fuori grazie alle norme sugli aiuti comunitari. Tuttavia, se è vero che l'incrocio dei dati delle fatture è necessario per l'amministrazione finanziaria al fine di verificare quanto si evade anche attraverso l'utilizzo di fatture non corrispondenti a effettive transazioni commerciali e che 800.000 soggetti, per quanto con un limite basso di fatturato, possano essere merce di scambio per alimentare evasione fiscale, forse, tutto sommato, seppur magari con una cadenza annuale, quel singolo adempimento non sposta più di tanto rispetto a tutti gli altri aggravi che i contribuenti, ivi comprese le imprese agricole, hanno.
  Detto ciò, ringrazio ancora per l'opportunità e mi taccio.

  PRESIDENTE. Anche a nome del vicepresidente Taricco, vi ringraziamo per gli interventi che avete svolto e per la documentazione che ci avete trasmesso o che ci trasmetterete ulteriormente nei prossimi giorni, in modo da metterci nella condizione a settembre, al termine dall'indagine conoscitiva, di poter elaborare una relazione conclusiva che tenga conto anche delle osservazioni da voi svolte nella giornata odierna.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.05.