XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza

Resoconto stenografico



Seduta n. 10 di Martedì 10 marzo 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA PROSTITUZIONE MINORILE

Audizione della responsabile del progetto «Prostituzione e tratta delle persone» del gruppo ABELE, dott.ssa Mirta Da Pra Pocchiesa.
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 3 
Da Pra Pocchiesa Mirta , responsabile del progetto «Prostituzione e tratta delle persone» del gruppo Abele ... 3 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 3 
Da Pra Pocchiesa Mirta , responsabile del progetto «Prostituzione e tratta delle persone» del gruppo Abele ... 3 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 8 
Blundo Rosetta Enza  ... 8 
Da Pra Pocchiesa Mirta , responsabile del progetto «Prostituzione e tratta delle persone» del Gruppo Abele ... 9 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 9 
Da Pra Pocchiesa Mirta , responsabile del progetto «Prostituzione e tratta delle persone» del Gruppo Abele ... 10 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 10

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE MICHELA VITTORIA BRAMBILLA

  La seduta comincia alle 14,35.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.

  (Così rimane stabilito).

Audizione della responsabile del progetto «Prostituzione e tratta delle persone» del gruppo ABELE, dott.ssa Mirta Da Pra Pocchiesa.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla prostituzione minorile, l'audizione di rappresentanti del Gruppo Abele, fondato, come sapete, da don Ciotti. È presente, alla nostra audizione di oggi, la dottoressa Mirta Da Pra Pocchiesa, responsabile del progetto «Prostituzione e tratta delle persone», pienamente centrato rispetto al tema della nostra indagine conoscitiva. Nel ringraziare la dottoressa per la sua presenza e la sua disponibilità, le do subito la parola per la sua relazione.

  MIRTA DA PRA POCCHIESA, responsabile del progetto «Prostituzione e tratta delle persone» del gruppo Abele. Grazie a voi. Porto il mio contributo come Gruppo Abele, dove lavoro su questi temi da tantissimi anni. Inoltre, con riferimento alla Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, l'anno scorso abbiamo curato il capitolo sulla prostituzione minorile (ne abbiamo lasciato alcune copie alla presidenza).

  PRESIDENTE. Sono in distribuzione.

  MIRTA DA PRA POCCHIESA, responsabile del progetto «Prostituzione e tratta delle persone» del gruppo Abele. Perfetto. Come dicevo, il capitolo alla prostituzione minorile l'abbiamo curato noi. L'altra rappresentanza – i contributi che vi porto arrivano anche da questo osservatorio – è quella del coordinamento Caritas contro la tratta, che ha recentemente fatto una ricerca, nella quale io ho curato i relativi focus e in cui si è parlato molto di prostituzione minorile.
  Cercherò di darvi un quadro generale mediante alcuni flash; poi, se vorrete, potremo entrare nel merito della questione approfondendo alcuni spaccati della realtà italiana, laddove i minori, anche migranti, si prostituiscono, in quali luoghi, in che modi e con quali problemi, per arrivare alla parte – credo consistente, visto anche il vostro ruolo – che riguarda i problemi e le proposte che potreste aiutarci a portare avanti.
  La prostituzione minorile si inserisce in un quadro di tratta, soprattutto a fini sessuali. Anche se la parte che riguarda le italiane ha un percorso a se stante, c’è un contesto entro cui si inserisce e che deve tenere conto innanzitutto di un fenomeno della prostituzione, anche minorile, che Pag. 4avviene all'aperto, anche se in misura minore perché, comunque, più esposta. Questa tipologia, infatti, si svolge molto di più al chiuso per cui, ovviamente, è meno raggiungibile da noi. Quanto all'elemento di cambiamento del fenomeno della prostituzione, tra aperto e chiuso, le forze di polizia parlano di un'oscillazione tra il 30 e il 70 per cento di spostamento. Tra gli elementi nuovi vi è la mobilità. Le persone, italiane e soprattutto migranti, vengono fatte spostare dalle organizzazioni perché non abbiano reti sul territorio, divenendo, così, ancora più vulnerabili e fragili. C’è anche un discorso molto importante rispetto ai nuovi mezzi, al web, perché questo è un modo per intercettare le persone, per cominciare a consumare sesso a pagamento; poi, rispetto alle migranti, c’è una grande connessione con le richiedenti asilo, con una sovrapposizione tale per cui vorrei farvi delle proposte chiare.
  C’è, ancora, un ultimo elemento, sempre di contesto, di cui tenere conto, cioè quello del ruolo crescente del consumo di sostanze, portate a volte dai clienti o a volte consumate dalle persone, le quali, in quanto fragili, hanno bisogno di qualcosa per sostenersi (quello che una volta nella prostituzione era l'alcol, oggi è dato da altri tipi di sostanze) e dove vediamo, in tutte le varie forme, le situazioni più estreme sempre presenti.
  Rispetto alle italiane, questi estremi sono rappresentanti, per esempio, dai fatti che avete letto recentemente con riguardo a Torino – mi riferisco all'uso e abuso di quella ragazzina – dove comunque ci sono alle spalle dei quartieri abbastanza abbandonati, anche un po’ degradati, dove si vigila poco e dove ci sono delle famiglie in cui non si sa chi è più povero in termini di strumenti e valori.
  Dall'altra parte, vi è un altro estremo, di tipo classico, come quello dei Parioli – tanto per rimanere in zona – dove si pone un problema e sicuramente lo sguardo non deve essere volto solo alle minori e ai minori (c’è infatti anche una piccola parte di prostituzione maschile che cominciamo ad incrociare). Quanto agli italiani, per questa parte di persone delle famiglie bene, una volta si diceva che facevano ciò per comprarsi il montone, mentre oggi è per il telefonino o le scarpe. Comunque, sono sempre ragazzine disorientate, con un po’ di confusione in testa, che fanno le gradasse. A volte accettano di andare in tv o di farsi usare un'altra volta in questo senso.
  Recentemente, in un grosso convegno sui clienti, abbiamo fatto emergere un aspetto, soprattutto rispetto alle riflessioni di una sessuologa, su come agire. Ebbene, bisognerebbe porre l'attenzione sulle famiglie, sulle madri e sui padri che a volte sostengono e incentivano certe condotte, senza forse rendersi conto – a volte sì e a volte no – del limite che, una volta oltrepassato, per una minore diventa un elemento molto, molto difficile da superare, se non è ben supportata.
  Sul discorso del web, soprattutto per le italiane, è emerso – incrociando i dati con dei lavori della Polizia postale – quanto i minori comprino e vendano prestazioni sessuali senza rendersi conto del fatto che questo, all'inizio, comincia come un gioco, ma poi diventa un ricatto; infine, tramite il web, diventa un consumo vero e proprio, il che ha delle ricadute nel loro sviluppo psicofisico molto importante.
  C’è poi la fascia, da non dimenticare, delle e dei tossicodipendenti, che sono presenti con una percentuale non altissima – ma su cui, comunque, secondo me i servizi per le tossicodipendenze pongono poca attenzione – e nella quale accade che soprattutto le ragazzine si prostituiscano per procurarsi il denaro per le dosi per il fidanzato (così si sentono usate due volte). Quindi, è un circolo chiuso e dunque, anche lì, bisognerebbe avere un'attenzione particolare.
  Rispetto alle migranti, il quadro è ampio. Nell'ultima ricerca, quella fatta dalla Caritas italiana con il gruppo Abele, nei focus territoriali e nelle unità di strada emerge un aumento considerevole, anche se, come ho detto prima, non tutte le minori sono in strada, perché sarebbero più esposti anche gli sfruttatori. In alcuni territori, si parla del 6 fino al 15 per Pag. 5cento. Per le ragazze nigeriane c’è un abbassamento dell'età molto notevole. Nel loro caso, parliamo di debiti che arrivano a 70.000 euro, eppure quando partono dalla Nigeria, se ci pensate, non sanno neanche che cosa sono. Da questo punto di vista c’è una questione grave, su cui tornerò nelle proposte, perché è uno degli aspetti che oggi mi stanno più a cuore e che consiste nell'intercettare subito questi casi. Come abbiamo visto, queste ragazze sono frastornate, ma è possibile far vedere loro che esiste un altro tipo di percorso. Si può addirittura verificare, a volte, che esse tornino a casa perché sono state imbrogliate: sono molto ingenue. Sono ragazze che vanno con il primo che le abborda alla fermata del tram, soprattutto alcune ragazze dell'est (rumene, albanesi), ma anche le nigeriane. Insomma, sono molto circuibili. Peraltro, in Nigeria sapete che c’è il rito voodoo che le rende più controllabili. Comunque, se si interviene subito, si riesce a fare tantissime cose, come abbiamo provato con alcuni uffici di minori; se invece si aspetta, anche poco, diventano le reginette della strada. Esse entrano in un circuito che le fa sentire importanti, che le porta a credere di valere: vengono trattate meglio, pagate molto e allora è più difficile intervenire. Pertanto, per essere recettive a un'offerta di aiuto, deve prima passare un po’ di tempo e devono partire una serie di altre cose.
  Venendo alle nazionalità, queste sono diverse. In particolare, le ragazze nigeriane sono proprio piccole e a volte ci vengono segnalate addirittura da quelle più grandi. «Guarda che quella è piccola» è già un modo per dire «Tiratela via». Vi sono poi le albanesi, che sono ritornate. È una percentuale ondivaga, ma comunque l'Albania tiene. Abbiamo poi rom e rumene. In merito, c’è da tenere conto di una recente ricerca fatta dalla regione Veneto, molto importante, sull'accattonaggio, dove la prostituzione gioca un ruolo: noi l'avevamo già notato tempo fa. C’è il rischio, infatti, che l'accattonaggio a volte scivoli nella prostituzione, soprattutto d'inverno. Ai ragazzini, maschi e femmine, la prima volta comprano la scatoletta delle spugnette; la volta dopo li portano a cena e poi finiscono in casa di qualcuno con la scusa di stare al caldo, perché comunque sono sempre bambini e bambine abbastanza abbandonati. Spesso rientrano tra i minori stranieri che vivono nei cunicoli: sembra impossibile. Non siamo in Romania, però anche qui, intervengono pseudo zii o pseudo fidanzati che li sfruttano.
  L'aspetto del legame tra accattonaggio e prostituzione, oggi include anche le attività illegali. Come sapete, nella direttiva europea sono state inserite anche le attività illegali in tutte le varie forme, dove i minori vengono usati perché hanno la minore età, dunque sono meno punibili, ma anche perché sono più svelti a fare i borseggi. A seconda dell'esigenza del momento, possono fare borseggi o piccole rapine, insomma un po’ tutto. Naturalmente, sono minori che, dopo poco, diventano abili da quel punto di vista e devastati da tanti altri. Anche in quel caso, l'intervento veloce e preventivo, naturalmente, sarebbe un investimento molto importante non solo per loro ma per tutti.
  Nelle biografie di quasi tutte queste persone, nonostante l'apparenza (a volte sembrano simpatici e molto aperti), emergono persone con scarsa stima di sé, che hanno subito violenze in famiglia o durante i viaggi. Le ragazze dell'Est sono quasi tutte in fuga da situazioni di violenza e promiscuità, dove l'alcol è molto presente – sembra di sentire le nostre storie di prostituzione di una volta – e quindi, in questi casi, sono in fuga proprio dalle famiglie. Pertanto, il fenomeno della violenza di genere c’è. Un altro aspetto che riguarda soprattutto le ragazzine rumene è quello degli istituti, davanti ai quali si presentano le organizzazioni criminali, perché sanno che sono più vulnerabili e molto disorientate, per cui quello è un posto privilegiato.
  Oggi – questo riguarda tutto il fenomeno della prostituzione, anche delle minori – vengono ricercate sempre di più Pag. 6persone con pochi strumenti, perché possono denunciare meno. Una ragazza da poco maggiorenne, che abbiamo accolto recentemente in una comunità di fuga, in seguito a delle denunce per accattonaggio, a un certo punto ha detto che quei signori, che poi erano i suoi sfruttatori, erano bravi perché avevano comprato un triciclo per il bambino. Questo dimostra fino a che livello riescono a circuire le persone e il forte ascendente che hanno su di loro.
  Dicevamo prima delle famiglie, quelle bene ma anche quelle dei quartieri più degradati, che hanno un ruolo importante, sia per gli italiani che per i migranti. A volte, si lasciano fare dei regali, a volte, sono quelli che vendono e sacrificano una persona per tutti. In quel caso, allora, la scelta cade sulla persona più vivace o meno strumentata.
  Quando seguiamo le persone, anche nelle comunità di fuga, vediamo che la famiglia fa pressione e chiede loro di telefonare e mandare soldi. L'importanza di dare un piccolo lavoro, in modo che le persone possano continuare a mandare qualcosa a casa, è fondamentale per non farle sentire sotto questa pressione importante.
  Veniamo ai problemi. Questi sono sicuramente legati alla famiglia e alla prostituzione al chiuso, perché, naturalmente, lì non possiamo raggiungere le persone, a meno di non fingersi clienti (ciò, peraltro, è molto più problematico come associazioni). Un altro problema è quello della connivenza con l'asilo. Molti luoghi che riguardano le persone richiedenti asilo non sono sicuri, perché una persona che fa la domanda di asilo potrebbe avere al suo fianco la madame o lo sfruttatore, che sono comunque richiedenti asilo, per cui questi sono luoghi su cui bisogna assolutamente vigilare per individuare le potenziali vittime di tratta e mandarle nei sistemi della tratta.
  Stiamo curando un progetto europeo con Cittalia, lo SPRAR (Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati) e l'ANCI, proprio per dare una formazione a chi è in questi ambiti. Tuttavia, rimane fuori tutto l'ambito dei cosiddetti prefettizi, cioè le persone che non sono ancora nel circuito SPRAR e che sono tantissime. Come sapete, i luoghi a volte sono alberghi e altre volte agriturismi, ma qui interviene un altro elemento di cambiamento. Fino ad oggi, infatti, eravamo abituati a una tratta alla partenza, per cui la persona veniva ingaggiata attraverso dei connazionali, mentre adesso c’è una tratta anche all'arrivo, per cui una persona che arriva, non trovando niente da fare nel posto in cui si trova, risulta più vulnerabile e più contattabile dalle organizzazioni. Se posso dirlo, impiegare le persone migranti, a cui giustamente diamo una mano, serve affinché si sentano inserite, ma è anche una dignità di scambio, come noi diciamo, posto che l'inoccupazione è uno spazio per la malavita e per qualsiasi discorso di questo genere.
  Per i minori bisogna avere comunque un occhio di riguardo. Avrete sicuramente visto i dati: dei minori accolti l'anno scorso, 1.700 sono irreperibili e non si sa più dove siano finiti. Credo che questo sia un dato abbastanza inquietante. La vulnerabilità è sicuramente un elemento di grande rilevanza. C'era un pericolo – ma per fortuna abbastanza contenuto, perché dove si era manifestato, le municipalità si sono date da fare – legato alle bande, che era diventato più che altro un discorso mediatico, ma comunque bisogna sempre vigilare, perché sono ragazzini e ragazzine di una certa età, con una grossa rabbia dentro. Quali sono i problemi e le proposte rispetto a questo ? Ebbene, sicuramente bisogna agire anche nel circuito della clientela, perché tale offerta è sostenuta da una domanda che pare crescente. Del resto, i minori sono percepiti come persone più fragili e la prostituzione minorile non può mai essere considerata una scelta: è sempre un abuso o una violenza, ai danni dei minori. Anche pensare o dire che non si sapeva, non funziona: se non si è sicuri, non ci si accompagna. Rimaniamo sulla legge Merlin, che non prevede punibilità tra due persone adulte che si scambiano una prestazione sessuale, ma quella è un'altra sfera. Con i minori non funziona Pag. 7così: la legge lo dice in tutte le salse, per cui credo che la legge andrebbe applicata. Sull'ambito della domanda, bisogna intraprendere percorsi educativi e di prevenzione rispetto alle scuole, per far crescere i maschi di domani, così come le femmine, rispetto a questo discorso. L'altro aspetto – che credo sia importante – è dato dalla necessità di considerare alcuni ambiti che, se opportunamente formati e coinvolti, sono delle grandi risorse: penso agli ospedali e a quanti ci hanno segnalato delle possibili vittime di tratta, delle possibili violenze, anche con delicatezza. Vi sono stati dei medici e delle dottoresse preparati che hanno telefonato alle forze di polizia, le quali, anziché intervenire subito, hanno detto: «Andate voi. Se poi raccogliete la denuncia, ce la portate o comunque ci dite quando dobbiamo intervenire. La valutazione – così ci ha detto un agente di polizia – è che se io mi presento, spavento».
  Pertanto, vogliamo arrivare a un intervento di polizia, però avendo presente che si ha a che fare con un soggetto molto debole; questa soluzione ha funzionato benissimo, perché crediamo che il nostro lavoro, soprattutto – ma non solo – con le persone migranti, è quello di avvicinarle alle forze dell'ordine tutelanti, che nel loro Paese spesso non sono tali. Per quanto riguarda invece il discorso delle italiane, abbiamo notato, circa le violenze in genere, che moltissime persone si rivolgono ad associazioni come il gruppo Abele e non al servizio pubblico perché si sentono più tutelate rispetto all'anonimato. C’è una grande paura di essere etichettati. Noi, pur essendo molto convinti che debbano intervenire i servizi pubblici – facciamo delle battaglie perché arrivi il pubblico sulle questioni esistenti – interveniamo dove il pubblico non c’è; bisogna quindi considerare anche questo aspetto, ossia il fatto di aiutare e poi di avvicinare nei modi dovuti. L'altro grande ambito è quello delle scuole e poi quello delle unità di strada, cioè la raggiungibilità delle persone.
  Rispetto a questo scarso intervento, abbiamo rilevato in tantissimi territori degli operatori arrabbiatissimi perché segnalavano ai comuni e alle forze di polizia delle possibili minori in strada, ma che poi continuavano a vedere lì. Abbiamo chiesto quale motivazione dessero a questo e le risposte erano di due tipi. In primo luogo, c'erano forze di polizia che andavano a chiedere quanti anni avesse alla minore, ma naturalmente la stessa era instradata a dire diciannove – lo sfruttatore la avverte che non deve mai dire che è una minore, ovviamente – per poi fermarsi lì. Questa sarebbe una stupidaggine, perché vorrebbe dire essere degli operatori di polizia non preparati e che non hanno concertato l'intervento. L'altra risposta, anche questa molto inquietante, è che tanti fanno finta di non vedere perché poi le rette costano. I minori, a un comune, anche piccolo, costano tanto. Infatti, stiamo portando avanti un lavoro con il Tribunale di Torino per valutare se non sia possibile, in qualche modo, accogliere le sospette minori tra i sedici e i diciotto anni nelle comunità di fuga per vittime di tratta, che a quel punto è un sistema che già esiste e che non costerebbe. Forse, per l'età compresa tra i sedici e i diciotto anni si potrebbe fare, perché scatta una sorta di protezione, invece di trovarsi in una comunità per minori che costa di più ma che le farebbe anche finire con minori inclini a una carriera delinquenziale. Diversamente, trovarsi con delle donne più grandi, che dicono loro di uscire dal giro e che raccontano loro tutto ciò che hanno patito, è un rafforzativo della scelta fatta.
  Rispetto ai clienti, da anni chiedo in tutte le audizioni e negli ambiti in cui intervengo che ci siano dei cartelli lungo le strade: uno che pubblicizzi il numero verde contro la tratta, l'800-290290, che è fondamentale (c’è una rete che sposta una ragazza nel giro di 24 ore se serve); l'altro che reciti «Accompagnarsi con i minori è un reato». È una cosa molto semplice, però ho incontrato delle persone – questi nascenti comitati di clienti – che erano inconsapevoli delle ricadute pesanti sulla persona. Certo, si tratta di un discorso Pag. 8morale, ma anche legale. Le leggi esistono in tutto e per tutto, per cui sicuramente questo è un aspetto importante.
  Quanto all'intervenire subito, nel rapporto CRC abbiamo inserito la necessità di emanare una circolare, anche come ANCI, a tutti i comuni che hanno un dovere rispetto ai minori. Anche questo sarebbe molto importante. Un altro aspetto, da affrontare invece nelle scuole e negli ambiti educativi di diverso genere, è il discorso dell'utilizzo del web e dei suoi pericoli, cioè quello che dicevo prima sul ricatto e sul cominciare per gioco, per poi finire diversamente. Questo può riguardare tutti, sia chi ha figli che fratelli e via dicendo.
  Un ulteriore elemento è quello del contrasto. Nell'ultima direttiva europea è stato affermato che il fenomeno è in aumento e il contrasto in diminuzione. Credo che per essere il Paese che ha le migliori leggi in materia, sia una vergogna avere questo tipo di rimprovero da parte del gruppo di esperti sulla lotta alla tratta di esseri umani (GRETA).
  Bisogna lavorare molto tra i due sistemi di tratta e asilo perché ci sia una competenza e un rimando al sistema tratta, che è al collasso. Non so più come dobbiamo dirlo, perché manca una regia nazionale; il piano di azione nazionale contro la tratta doveva essere fatto entro giugno ma è ancora lì e non si sa bene dove finisca; da due anni andiamo avanti a rinnovi di sei mesi in sei mesi. Eppure, nel 2003 eravamo un Paese leader, che non era più appetibile per i trafficanti, per cui credo che avremmo tutti gli elementi per intervenire di più e meglio.

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ROSETTA ENZA BLUNDO. Intanto, la ringrazio per il suo intervento e la relazione molto approfondita e puntuale.
  Vedo che sono stati richiamati molti aspetti citati anche da altri auditi sul tema, quindi il problema è veramente cogente e credo che presenti degli aspetti che sono davvero da attenzionare. Mi riferisco innanzitutto al fatto che la prostituzione minorile, come lei diceva e come condivido che sia, non può essere assolutamente considerata una scelta. L'avevo detto anche alla presidente del tribunale e in questo sono stata un po’ provocatoria, nel senso che gli altri mi hanno contestato che la legge prevede che, quando c’è un reato, esso è tale per determinati motivi. Secondo me, tuttavia, questo è un problema serio, perché i minori vivono una situazione, come lei ci ha ben detto, di degrado e abbandono. Non stanno crescendo con le dovute tutele, quindi se «cadono» non possono essere considerati consenzienti a tutto campo. Effettivamente, dunque, su questo va prestata un'attenzione particolare. Poi c’è il discorso della tratta e dell'asilo che è molto interessante e preoccupante. Prima ci occupavamo solo della tratta, per la quale credo debba essere fatto il piano di azione nazionale tempestivamente, perché comunque rimane una realtà ancora in atto. Tuttavia, l'aspetto dell'asilo è veramente preoccupante, perché i minori stranieri non accompagnati aumentano, non riusciamo ad avere una piena consapevolezza del loro numero e di dove vanno, perché scappano anche quando li vogliono accogliere. C’è una situazione di connivenza con i più grandi che cercano di farli fuggire e poi c’è anche il discorso di Dublino, cioè della questione per cui non riusciamo a permettere a queste persone, che magari sono i loro fratelli, i loro cugini, di raggiungere i Paesi in cui li attendono i parenti e dove realmente vogliono andare, perché non è l'Italia il luogo in cui vogliono restare.
  Dunque, sia crea un gap dove si inserisce la malavita e le persone che hanno tutti altri interessi e che, come lei ci ha detto, li adescano sotto varie forme. Hanno campo libero con queste persone che non vengono identificate a dovere, né tutelate al loro ingresso, dandogli poi la possibilità di decidere, con una libertà di migrazione, oltre che di accoglienza.

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  MIRTA DA PRA POCCHIESA, responsabile del progetto «Prostituzione e tratta delle persone» del Gruppo Abele. Rispondo a quello che diceva adesso l'onorevole Blundo. È vero che i minori stranieri non accompagnati a volte scappano. Credo che il sistema tratta, con tutti i suoi limiti – siamo assolutamente tra quelli che mettono sempre in evidenza le criticità – abbia imparato, negli anni, a mutare i progetti a seconda del cambiamento del fenomeno. Invece, rispetto all'ambito dei minori e dei minori stranieri non accompagnati – o male accompagnati, come diciamo noi, perché ci sono appunto questi pseudo fidanzati o pseudo zii, che poi non sono tali e via dicendo – il sistema tratta avrebbe tante cose da insegnare in termini di duttilità e di cambiamento, anche perché le diverse culture esigono un cambiamento di prospettiva. Fare un lavoro con un marocchino, piuttosto che con una nigeriana, non è proprio la stessa cosa. Occorre inventare codici e modi, coinvolgere i mediatori – ma non solo quelli – e non sempre subito: insomma, bisogna essere preparati. Abbiamo il supporto della etnopsichiatria e magari anche di famiglie di migranti, però in quella mediazione devono intervenire dei codici, la dignità dello scambio e anche le regole del Paese ospitante.
  Se devo rifarmi al discorso che avevamo espresso con l'articolo 18 del Testo unico sull'immigrazione, che ci è invidiato da tutta Europa, il metodo di mettere insieme le associazioni, gli enti che lavorano sul campo e le varie amministrazioni dello Stato – allora c'erano gli affari sociali, gli interni e le pari opportunità – deve portarci a tirare fuori le cose migliori. Ovviamente, pur incrociando sguardi che all'inizio paiono avere interessi diversi, risulta poi chiaro che invece è interesse di tutti aiutare e contrastare. Non so come dirlo: la vittima va aiutata e alle volte è parte integrante del contrasto.
  Credo che sulla vicenda di Dublino abbiamo perso una grossa occasione con il semestre europeo, perché se avessimo fatto un discorso di squadra, anche con discussioni accese, avremmo avuto le competenze, però bisogna partire da questo coinvolgimento che a volte spaventa. Siamo contestatori su una serie di cose, perché vediamo tutte le ricadute, però incrociando i vari aspetti, alle volte potrebbero venir fuori delle proposte, in particolare in questo caso legislative, perché vengono scaricate sull'Italia questioni che dovrebbero essere di rango europee. Quasi tutti i nostri progetti hanno uno sportello legale, perché lavorare con l'immigrazione lo richiede. Credo che questo dovrebbe diventare un metodo di lavoro che alla fine porterebbe benefici a tutti. È vero che l'ultima circolare ha detto che i minori vanno nello SPRAR, però lo stesso dovrebbe essere molto più duttile di quello che è. Almeno per i minori dovremmo cominciare a cambiare, a inventare e fare. Tuttavia, si potrà riuscire a far ciò se si coinvolgeranno tanti soggetti diversi, perché le nazionalità diverse esigono questo.

  PRESIDENTE. Molto bene, dottoressa. Tengo ad informare tutti i colleghi che il gruppo CRC ha mandato il testo di cui la dottoressa parlava «I diritti dell'infanzia e dell'adolescenza in Italia», che faremo avere a tutti i commissari. Vi è anche un capitolo scritto da lei sul tema della prostituzione minorile. Preciso che tutti gli atti vengono diffusi anche agli altri commissari che oggi non sono presenti e mi riservo, se lei ne avrà la disponibilità, di chiedere la sua presenza nel momento in cui presenteremo quest'indagine conoscitiva.
  Le indagini conoscitive hanno lo scopo – o almeno noi abbiamo questo interesse – di rendere noti i risultati e le evidenze che qui appaiono e fare in modo che alcuni temi, quali questo, di cui si parla ancora troppo poco e comunque male, possano averne un beneficio. Pertanto, cercheremo di realizzare sicuramente un evento adeguato che possa raggiungere questo risultato e ci farebbe certamente piacere la sua presenza.

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  MIRTA DA PRA POCCHIESA, responsabile del progetto «Prostituzione e tratta delle persone» del Gruppo Abele. Lascio a disposizione della Commissione due pubblicazioni sul tema che abbiamo discusso e sono a vostra disposizione per l'eventuale invio di altro materiale. Se poi ne avrete l'occasione e vorrete venire a Torino per conoscere di più i progetti sulla tratta, a noi farà piacere farvi vedere cosa significano una comunità di fuga, un'unità di strada e tutto il resto.

  PRESIDENTE. Grazie, con piacere. Nel ringraziare gli intervenuti per la disponibilità manifestata, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.