XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza

Resoconto stenografico



Seduta n. 2 di Giovedì 10 luglio 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Zampa Sandra , Presidente ... 3 

Comunicazioni del presidente:
Zampa Sandra , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA PROSTITUZIONE MINORILE

Audizione del direttore della Polizia postale e delle comunicazioni, dott. Antonio Apruzzese.
Zampa Sandra , Presidente ... 3 
Apruzzese Antonio , Direttore della Polizia postale e delle comunicazioni ... 3 
Zampa Sandra , Presidente ... 7 
Iori Vanna (PD)  ... 7 
Lupo Loredana (M5S)  ... 8 
Mattesini Donella  ... 8 
Blundo Rosetta Enza  ... 8 
Giordano Silvia (M5S)  ... 9 
Panizza Franco  ... 10 
Zampa Sandra , Presidente ... 10 
Apruzzese Antonio , Direttore della Polizia postale e delle comunicazioni ... 10 
Zampa Sandra , Presidente ... 12

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE SANDRA ZAMPA

  La seduta comincia alle 8.40.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che se non vi sono obiezioni la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Comunicazioni del presidente.

  PRESIDENTE. Buongiorno colleghe. Benvenuto al dottor Apruzzese. Prima di cominciare l'audizione do lettura della seguente comunicazione. Comunico che nella seduta del 2 luglio scorso la Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza la deputata Michela Marzano, in sostituzione del deputato Luigi Bobba entrato a far parte del Governo.

Audizione del direttore della Polizia postale e delle comunicazioni, dott. Antonio Apruzzese.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno di questa seduta reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla prostituzione minorile, l'audizione del direttore della Polizia postale e delle comunicazioni, il dottor Antonio Abruzzese, che è accompagnato dalla dottoressa Elvira D'Amato, vice questore aggiunto della Polizia di Stato e responsabile del Centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia on-line.
  Non credo sia necessario presentarvi il lavoro del dottor Apruzzese, che conosciamo e apprezziamo da tempo. La Polizia postale svolge un lavoro preziosissimo e di grande qualità a tutela dei minori. Abbiamo riprova di ciò continuamente e l'abbiamo anche ascoltato in questa Commissione, quando, nella passata legislatura, il direttore è stato da questa stessa Commissione audito. Sono certa, quindi, che ascoltarlo oggi, sarà per noi di grande interesse. Con riferimento ai nostri lavori, alla luce dei numerosi impegni di tutti noi, sia alla Camera, sia al Senato, direi di concludere entro le 9.15, Do quindi la parola al dottor Apruzzese.

  ANTONIO APRUZZESE, Direttore della Polizia postale e delle comunicazioni. Ringrazio il presidente e tutti voi per l'attenzione. Sul fenomeno della prostituzione minorile riteniamo doverose e opportune alcune precisazioni preliminari. Una attiene, fondamentalmente, alla nostra attività istituzionale; l'altra a una più precisa lettura e inquadramento del fenomeno. Questa precisazione è doverosa perché i modi in cui certi fatti di cronaca sono stati portati all'attenzione pubblica potrebbero aver ingenerato qualche confusione nell'inquadrare bene il fenomeno.
  Come specialità della Polizia, ci occupiamo del contrasto a tutto ciò che costituisce illecito attraverso il web e nel web, quindi, in connessione con l'utilizzo delle nuove tecnologie. Uno dei nostri terreni di intervento privilegiato è sostanzialmente quello della tutela dei minori e dell'infanzia. Contrastiamo, infatti, la pedopornografia Pag. 4on line e, quindi, tutta quella serie di fenomeni che riguardano i minori, ma che hanno origine, svolgimento e sviluppo, sulla rete e nella rete. Questa precisazione si rende opportuna.
  Vorremmo cercare di portare qui la nostra testimonianza ed esperienza operativa per tutto ciò che attiene a quest'ambito particolare, nonché a questo tipo di fenomeni tristissimi per quanto attiene al settore, nel contesto del mondo del web, della rete, di Internet ed altro.
  Passiamo a una serie di episodi che, proprio negli ultimi mesi, a cominciare dai primi mesi di quest'anno, hanno molto colpito l'opinione pubblica e sono stati molto enfatizzati dagli organi di stampa, ingenerando – riteniamo – qualche confusione.
  Ci sono stati vari episodi, tra cui il più noto a Roma, nella zona dei Parioli, ma anche un tristissimo episodio a Genova, e poi altri a Milano, in Lombardia. Mi pare che a Milano l'episodio sia stato pubblicizzato come il caso delle «ragazze doccia». Sono tutti fenomeni ed episodi che, sicuramente, si sono trasformati in fatti di prostituzione in quanto tale, giuridicamente come reato penale, ma che – lo ripeto – richiedono un chiarimento. Il rapporto tra questi episodi e il web, infatti, è molto particolare.
  Questi episodi, per comprenderci, non possono essere ricondotti tout court al mondo della prostituzione via web. Sono fatti, ahimè, di prostituzione reale, ordinaria, che si sviluppa e che vede sì un utilizzo degli strumenti di alta tecnologia, dei nuovi apparati, ma come strumento per realizzare meglio queste condotte da parte degli autori e, in sostanza, per facilitare i contatti tra gli interessati, vittime ed autori. Gli sms, oramai il sistema di comunicazione più comune, più utilizzato da tutti, indubbiamente si prestano moltissimo a facilitare i contatti in un giro di prostituzione che veda coinvolte delle minorenni. Che le minorenni o i minorenni abbiano oggi una dimestichezza generazionale con questi nuovi strumenti che impressiona, soprattutto noi che apparteniamo ad altra generazione, rende ancora più appetibile quel mezzo per comunicare, e quindi per portar avanti un certo tipo di condotta. Di fatto, però, questi episodi, che molto hanno colpito e che hanno fatto pensare a episodi di prostituzione minorile via web, per la precisione non sono configurabili come tali.
  Come Polizia delle comunicazioni, ci siamo occupati in particolare del tristissimo episodio di Genova. Non so se lo ricordate, ma tale contesto riguardava soggetti di sesso maschile ed è stato scoperto perché un genitore aveva trovato, casualmente, sul computer del figlio messaggi con chiari contenuti sessuali. Ciò che colpisce di più sono gli evidenti riferimenti, in questi messaggi, a profferte di regalie, di compensi, di corrispettivi. A questo punto, è scattata la segnalazione, siamo intervenuti e il caso si è concluso anche con degli arresti. Siamo stati chiamati in ballo perché – lo ripeto – originariamente l’input nasceva dal fatto che il genitore aveva visto quei messaggi sul web.
  In realtà, riteniamo che forse il vero problema, l'incubatore più pericoloso di fenomeni di prostituzione come episodio finale, conclusivo di un certo processo in evoluzione estremamente negativo, debba trovarsi nell'altro gravissimo episodio criminale dell'adescamento on line, uno dei campi sui quali siamo maggiormente chiamati ad operare e operiamo.
  Credo che questa sia la sede più idonea per riconoscere che, grazie all'attività del nostro Parlamento, che ha riconosciuto e fatto entrare in vigore in Italia alcune norme della vecchia Convenzione di Lanzarote, finalmente l'adescamento è previsto e punito in Italia come fatto penale, mentre prima non lo era. La nostra esperienza quotidiana ci sta portando a verificare che l'adescamento è in sempre più ampia diffusione. Questo fenomeno appartiene veramente al web, alla rete, poiché gira sulla e con la rete, ed i nostri ragazzi, ahimè, vi sono pericolosamente invischiati.
  In questa situazione, sicuramente, i nuovi social network hanno un ruolo assolutamente determinante. Il loro meccanismo ha prodotto una rivoluzione nella Pag. 5rivoluzione rispetto a Internet. In dieci anni, siamo passati dalla nostra realtà, sul piano dei sistemi di comunicazione, data dalla prima rivoluzione di Internet, ai social media, divenuti la rivoluzione nella rivoluzione. Questi hanno creato, infatti, un nuovo cosmo di comunicazione, di rapporti nei quali i nostri giovani sono pienamente coinvolti. Su questo presupposto, l'adescamento è diventato un fenomeno estremamente pericoloso.
  L'adescamento in sé è di chi adesca, lusinga o minaccia. I casi più frequenti che trattiamo ogni giorno sono quelli di maggiorenni che si fingono minorenni, e quindi cominciano una serie di contatti «strani» con i minori. I numeri stanno salendo: abbiamo trattato 129 casi in tutto il 2013, mentre nei primi sei mesi di quest'anno, abbiamo già superato i 100. Gli arresti e le denunce aumentano: 49 l'anno scorso e già 36 solo nei primi sei mesi di quest'anno.
  È chiaro che il numero oscuro dei fenomeni è molto più ampio. Quella a cui si riesce ad arrivare da parte nostra è una parte limitata. In genere, si opera perché arriva qualche segnalazione dalla famiglia, in maniera piuttosto sporadica e casuale, a far emergere questi fatti. Né sono pensabili, data l'ampiezza del mondo del social media, che definirei l'oceano sul quale oramai galleggiamo, operazioni di monitoraggio anche sistematico. Ciò non è più possibile perché è talmente enorme la massa di comunicazioni e di flussi, che bisogna trovare altri indicatori, altri segnali che possano portarci a evidenziare i fenomeni.
  Qual è la nostra esperienza ? Per almeno un terzo dei casi di adescamento che abbiamo finora trattato, c’è stata la terribile evoluzione verso fenomeni di prostituzione. In sostanza, si è verificato che il semplice spacciarsi per minorenne da parte di un maggiore, a mano a mano è maturato e ha portato, in una prima fase, all'esplicitazione di chiari riferimenti di natura sessuale in rapporti con minori; in una seconda fase, poi, si è avuta la promessa anche di compensi.
  La nuova normativa introdotta con il recepimento dei princìpi della convenzione di Lanzarote ci rende sicuramente possibile agire. Oggi, la punibilità è estesa, anzi è anticipata, per usare un termine più tecnico, al momento in cui, per l'intesa sui fatti con riferimenti sessuali, vi è la semplice promessa del corrispettivo. Non bisogna aspettare il corrispettivo, basta la promessa per l'atto sessuale e scatta la punibilità.
  Del resto, non per una legge ma per l'interpretazione costante e comune da parte del massimo organo giudicante, la Cassazione, si è arrivati a sostenere che, per tutto ciò che riguarda la rete nei rapporti in fatti di natura sessuale, sono punibili i soggetti, anche a prescindere dal classico rapporto fisico tra gli interessati. È un'affermazione molto avanzata dovuta, come la Cassazione spiega, al riconoscimento della pervasiva pericolosità dei contatti on line. Tale pericolosità è talmente alta da arrivare a ritenere che sia opportuno e giusto punire come fatto sessuale realizzato anche un'anticipazione, quindi le semplici intese, a condizione che avvengano sulla rete, che di per sé, da questo punto di vista, è pericolosa.
  Esprimo una piccolissima considerazione. Così come riteniamo che si debba inquadrare in maniera seria e consapevole la gravità di questo fenomeno, non bisogna però demonizzarlo e lasciarsi andare a considerazioni di disperazione totale. Nella maggior parte dei casi notiamo, per esempio, che il fenomeno consistente dato dallo scattarsi fotografie in atteggiamenti intimi tra ragazzi, in particolare tra le ragazze, è sempre più frequente e massiccio, a prescindere dalla rivoluzione dei social media. Tutto ciò avveniva già qualche anno fa. Quello di oggi, invece, è un davvero un problema di costume. Si è instaurato un rapporto tra i ragazzi e questi apparecchi, che ora tutti hanno in mano, con computer e simili, che è estremamente nuovo e che dobbiamo cominciare a comprendere.
  Il fatto di autoritrarsi in atteggiamenti intimi, per capirci, è una realtà. È chiaro che quando ai ragazzi si offre lo strumento Pag. 6del social network per far girare, veicolare e muovere dati molto più velocemente, raggiungendo un numero enorme di destinatari, il fenomeno esplode. La precisazione serve a evitare troppo semplici demonizzazioni del fenomeno dei social network, che sicuramente rivestono un ruolo serio per questi fenomeni, ma si tratta più che altro di uno sviluppo. Questo è quello che, in sostanza, si vuol dire.
  Un altro aspetto importante è che, nella quasi totalità dei casi, i minori finiscono doppiamente danneggiati da questi episodi di prostituzione via web. Oltre all'episodio, al rapporto singolo che si instaura con l'autore, con il responsabile del fatto di induzione o sfruttamento di fatti di prostituzione, tutte queste situazioni portano a generare una grossa serie di immagini, di materiali a sfondo sessuale che riguardano i ragazzi.
  Quelle immagini entrano in un mercato, in un giro enorme, del quale i ragazzi stessi non si rendono conto e che generano una serie di altre fattispecie penali per le quali si interviene: la detenzione di materiale pedopornografico, la divulgazione, la produzione. Si è quindi doppiamente penalizzati.
  Un altro aspetto quasi di costume, da non tener nascosto, è che in numerosissimi casi gli autori di questi episodi si stanno rivelando altri minori, magari con età un po’ sfalsate: questo è un discorso che li interessa molto. Purtroppo, è inutile sottacere che in questo caso i minori diventano due volte vittime: sicuramente è tale la vittima del fatto di reato, ma bisogna anche chiedersi la posizione dell'autore minorenne, che però poi incappa in una serie di situazioni penali pesanti e che comunque entra a far parte di un gioco che – come è facile ritenere – si rivela molto più grande di lui. Questo è un altro aspetto.
  Per quello che riguarda la fascia d'età, il 60 per cento circa dei casi che abbiamo trattato finora vede interessati minori tra i 14 e i 18 anni. Oltre il 30 per cento, invece, riguarda bambini dai 10 ai 13 anni, con una esigua minoranza riguardante minori sotto i 10 anni. Siamo molto attenti a verificare quale potrebbe essere l'evoluzione del fenomeno, che nascendo adesso, stiamo monitorando con molta attenzione. Proprio da questo punto di vista, siamo molto cauti per analizzare anche lo spostamento di fasce d'età interessate.
  Il nostro timore è che ci si sposti sempre più verso fasce d'infanzia più anticipata. Purtroppo, però, questo è anche connesso al fatto che – invito tutti ad un momento di riflessione – tre anni fa davamo il cellulare ai ragazzi a 12 anni, adesso a 9 ! Questa è più o meno la considerazione da fare, con tutte le conseguenze del caso.
  L'altro dato oggettivo è che, nel 90 per cento dei casi, l'adescamento sfociato verso fatti di prostituzione minorile, quindi via web, è partito e si è sviluppato attraverso l'utilizzo dei social network. Richiamo, comunque, la mia precisazione iniziale, ossia l'invito a considerare questa situazione in maniera molto oggettiva, evitando facilissime demonizzazioni, che potrebbero solo confondere le idee e farci gridare «al ladro al ladro».
  Pensando e parlando delle possibili strategie di contrasto – cerchiamo di pensarci ogni giorno – è chiaro che mere strategie di carattere repressivo lasciano il tempo che trovano. Non è aumentando il numero delle persone denunciate, degli arrestati, che si può portare a casa qualcosa di utile. Sicuramente, quest'attività deve essere portata avanti in maniera inflessibile. Per arrivare, però, ad un'attività concreta, che possa essere di aiuto, soprattutto per le giovani generazioni, bisogna pensare a fenomeni di prevenzione. Ciò significa, innanzitutto, attenzione ai momenti di formazione per i ragazzi. Riteniamo che questo sia il vero problema. L'uso e l'utilizzo consapevole del web non solo deve entrare a far parte delle materie scolastiche – stiamo coinvolgendo su ciò anche il Ministero dell'istruzione – ma i ragazzi devono sapere cosa e come ci si può far male sul web.
  Abbiamo avuto ottimi risultati rispetto a una serie di campagne che abbiamo avviato e che stiamo portando avanti. A momenti – lo dico con chiarezza – trascorriamo Pag. 7la maggior parte del tempo nelle scuole e con gli studenti, tra l'altro facendo delle esperienze incredibili anche sul piano personale. Scopriamo, ad esempio, avvicinandoci ai ragazzi, che non abbiamo capito niente da genitori.
  Ci rechiamo nelle scuole con nostri ragazzi molto più giovani, proprio per creare quel feeling che fa nascere il contatto e solo allora si parte. Quando parliamo del monitoraggio per scoprire gli episodi, il dato singolare di oggettiva validità è che riceviamo, sintomaticamente, un elevatissimo numero di segnalazioni di casi, che diventano adescamento, sempre in concomitanza con i contatti che abbiamo con le comunità di studenti. Dopo due o tre giorni, infatti, arrivano le segnalazioni proprio perché si è creato quel canale. Questo è molto importante e riteniamo che potrebbe essere una via, un percorso da seguire, insieme con l'altro percorso sul piano istituzionale, che porta verso altre tematiche altrettanto complesse, come quella del cyberbullismo, un fenomeno che per certi versi cammina quasi in parallelo a queste vicende. C’è bisogno, a questo punto, di promuovere iniziative di alto profilo, a livello di cooperazione internazionale.
  Il mondo del web è gestito su base internazionale. Se lo consideriamo solo su base italiana, purtroppo, le nostre capacità d'intervento sono ridottissime. Tutti i social network sono in altri contesti, in altri territori, in altri Stati, quindi dobbiamo rivolgerci a quegli Stati. Ritengo che su questi fenomeni sia il caso di avviare percorsi di questo genere. Mi fermerei qui, rimanendo a disposizione per ogni chiarimento.

  PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Apruzzese del suo intervento che, come prevedevamo, è stato di grande interesse. Siamo anche noi molto preoccupati delle cose che questa mattina ci ha illustrato. Ci sono più iniziative presenti sul versante del cyberbullismo, anche da parte di parlamentari, ma anche questo della prostituzione minorile è un fenomeno che ci inquieta molto, perché sembra in aumento e anche inconsapevole almeno nel come si produce.
  Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni, ricordando che abbiamo circa un quarto d'ora.

  VANNA IORI. Sarò velocissima. Vorrei segnalare che ho presentato una proposta di legge sul cyberbullismo, tema a mio avviso molto grave e urgente. Tra l'altro, sono anche autrice di una mozione approvata all'unanimità sulla pedofilia. Condivido, quindi, la sua opinione, per cui i due temi sono assolutamente limitrofi. Il vero problema è cosa fare. Credo che tutti condividiamo l'analisi svolta dal direttore.
  Sono molto d'accordo sul fatto che non si debba demonizzare Internet, che è in realtà, oggi, uno strumento di conoscenza. Non è lo strumento in sé, quindi, il punto da cui partire, bensì l'uso che se ne fa o che se ne può fare. È importante insegnare l'uso corretto della rete e credo che in questo la scuola possa svolgere un ruolo importantissimo, come diceva lei.
  Ritengo che questi incontri nelle scuole dovrebbero essere messi a sistema. Ormai, la capacità di navigare con avvedutezza e consapevolezza dei pericoli che si corrono, è parte indispensabile della formazione dei nostri studenti, cominciando fin dalle scuole medie e non solo dalle scuole superiori, proprio per ciò che diceva lei in relazione all'età che si abbassa progressivamente.
  Aggiungo solo una rapidissima considerazione. Molti genitori sono sprovvisti di competenze. Secondo una recente ricerca dell'associazione pediatri, il 50 per cento dei genitori non sa e non vuol sapere cosa i figli facciano con questi strumenti; l'altra metà non ne ha mai parlato, neppure informalmente con i figli. Non c’è stata, quindi, neppure l'occasione di scambiare con i figli opinioni su quello che può accadere loro nella rete.
  Secondo me, c’è sicuramente la scuola, ma c’è anche il grosso tema dei genitori che, da un lato, non sanno, dall'altro, non vogliono sapere, dall'altro ancora, come mi preme di più sottolineare, non assumono Pag. 8responsabilità educativa in questo senso. I più «strumentati» tra i genitori, al massimo possono attivare dei filtri, che sappiamo essere, invece, facilmente aggirabili. D'altra parte, il filtro non sostituisce l'impegno educativo genitoriale. Non è delegando a un filtro la prevenzione che si riesce a far questo. Proporrei di tenere uniti tutti e due i versanti: la scuola fin dove arriva, ma anche un'attenzione particolare alla genitorialità.
  In questo senso, come raggiungere i genitori ? Il vero problema è lì ! La scuola non sempre riesce a raggiungerli. Per me, fondamentale sarebbe proprio anche una campagna che usasse i media per informare. Molti genitori non sanno. Servirebbe, quindi, una campagna informativa rivolta ai genitori sui pericoli che i loro figli corrono quando viene dato loro, a 8, 9, 10 anni, il cellulare.
  I bambini delle elementari vanno in gita scolastica, come è noto, con il cellulare. Alcuni genitori particolarmente ansiosi li chiamano in continuazione, credendo in questo modo di avere il controllo sui figli e non sanno, invece, che purtroppo il controllo non è quello, che quello non è uno strumento di controllo, al contrario, è uno strumento, semmai, di fuga dei figli.

  LOREDANA LUPO. La ringrazio delle informazioni fornite. Vorrei sapere se è possibile avere una statistica dei dati forniti come informazione base per capire ancora meglio e in maniera più approfondita questo tipo di fenomeno. Immagino, infatti, che in questi anni, avendo svolto questa attività, abbiate raccolto molti dati al riguardo.
  Vorrei conoscere, oltre alle campagne informative all'interno delle scuole, come suggeriva la collega, che si possono realizzare anche mediaticamente per quanto concerne le famiglie, come sarebbe a mio avviso fondamentale, eventuali altri suggerimenti che ci permettano di aiutavi in tal senso.

  DONELLA MATTESINI. Dottor Apruzzese, la ringrazio per quest'esposizione e, soprattutto, per il lavoro che la Polizia postale sta svolgendo. Nel mio territorio, ad esempio, riscontro quanto lei ci diceva nell'importante rapporto con le scuole e non solo.
  Nelle statistiche, nei casi che avete rilevato, questo è un fenomeno che coinvolge di pari passo sia i maschi, sia le femmine ? Vorrei capire, infatti, se esista un approccio diverso nell'uso degli strumenti in relazione al genere.
  L'altra questione riguarda il fatto che noi adulti conosciamo molto poco dell'uso del web e i ragazzini. Lei parlava di materiale anche fotografico: spesso capita che mettiamo in rete una foto, poi la cancelliamo e ci illudiamo che sia sparita dal web, ma non è così. Attraverso meccanismi, neanche tanto difficili, infatti, si può recuperare tutto questo materiale: avete da suggerirci iniziative che, pur nel rispetto della libertà, dell'uso e così via, possa farci pensare a norme che costringano anche i social network ad avere misure che ci permettano un uso corretto in tal senso ? In alternativa, è solo un tema di sapere personale, di astuzia personale, ma questo non può bastare.
  Un'altra riflessione veloce e rivolta a noi stessi. È necessaria una campagna di informazione, ma riguarda anche questa Commissione il tema di come affrontiamo la questione dell'approccio alla creatività e alla sessualità. Parliamo di ragazzini di 8-10 anni e mi domando se sia normale questa bramosia verso gli adulti, anche questo pensarsi in un rapporto con il proprio corpo di questo tipo. È come se facessimo una campagna che permettesse di dire che rubare è lecito, dopodiché insegniamo come chiudere meglio la porta. Mi sembra che ci sia qualche contraddizione proprio sul piano educativo.

  ROSETTA ENZA BLUNDO. Anch'io la ringrazio moltissimo. Ho ascoltato il vostro intervento presso le scuole e ritengo che questo sia un aspetto fondamentale. Il coinvolgimento diretto dei ragazzi può sicuramente portare ad avere delle notizie, ma soprattutto a capire da cosa possa nascere in loro questo tipo di curiosità o Pag. 9di interesse verso il web. L'importante, tuttavia, è capire anche come si avvicinino ai pericoli del web in modo inconsapevole. Credo, quindi, che sia importantissima tutta quest'esperienza, il lavoro che state svolgendo, anche per offrire degli indirizzi ai docenti – sono anche un'insegnante – su come nelle scuole si possa intervenire. Sicuramente, sarà importante una prevenzione mirata nelle scuole di ogni ordine e grado, perché i bambini si stanno avvicinando al web sempre di più, anche se dovrebbe essere vietato, a una certa età.
  Vengo alla domanda. So che ci sono state iniziative per limitare l'accesso dei minori: è previsto l'obbligo dell'inserimento di un documento valido al momento dell'iscrizione nei social network ? È facile per un bambino, per curiosità, perché sa che lo fanno i compagni, mentire sui suoi dati.
  C’è anche l'aspetto della segretezza di queste cose. Immagino che la maggior parte di noi abbia figli con questi strumenti, come tablet, telefonini e così via, che vivono nella loro intimità. Non siamo sempre lì accanto a loro. Mentre guardano la televisione, è più facile per un genitore essere presente e vigilare, soprattutto se ha la responsabilità di farlo (è importante anche quello). Neanche la TV, infatti, va lasciata ai bambini in maniera indiscriminata. Purtroppo, però, con questi strumenti tecnologici, sicuramente essi hanno una libertà che non riusciamo a controllare del tutto. Mi interrogo, quindi, su questi aspetti. Oltretutto, i ragazzi vivono questo rapporto nel segreto, o a volte in gruppo, trascinati anche dalla dinamica del gruppo.
  L'altra domanda riguarda il fatto che viviamo in una società con una situazione di famiglia in continua evoluzione. È cambiato completamente il concetto di famiglia e credo che di questo risentano moltissimo i numeri. Questo ci interessa particolarmente. Mi viene, quindi, da chiederle se abbiate riscontrato, nei casi di situazioni di difficoltà e problematiche familiari, che questo fenomeno diventa più accentuato, meno controllabile, quasi una ricerca di un'alternativa.

  SILVIA GIORDANO. La ringrazio per quest'audizione e per la chiarezza dei contenuti. Vorrei tornare al discorso già posto dalla collega Iori. I problemi sono due, siamo sempre lì: il rapporto genitori/figli, la mancanza che si sta facendo sempre più sentire di questa educazione, e la scuola.
  Purtroppo, possiamo muoverci un po’ più sul secondo campo, ma non possiamo entrare nelle famiglie a cercare di educare i figli al posto loro, tanto meno penso che ne saremmo così capaci. Per quanto riguarda le scuole, però, ho ricordato un'esperienza che mia madre, all'epoca insegnante di scuole medie, mi ha raccontato quando fu trasferita in una scuola in provincia di Napoli.
  Una ragazza di prima media, che quindi avrà avuto appena 11 anni, vendeva parti del suo corpo anche per pochi spiccioli, per poche lire. Questo racconto mi è sempre rimasto impresso. All'epoca, ero poco più che coetanea di questa bambina. Non avevo mai visto realtà simili, posto che da noi tali fenomeni non erano mai esistiti: pensavo che fosse un altro mondo, tutt'altra esperienza.
  A 14 anni, alle superiori, per i primi due anni ci sgridavano se avevamo la maglia da cui si intravedeva l'ombelico. Dopo i due anni delle superiori, vedevo già le nuove leve entrare vestite in un altro modo, le vedevo che andavano in bagno e indossavano abiti che noi non ci saremmo mai immaginati, con gonne quasi inguinali, che lasciavano le gambe molto scoperte.
  In tal senso, c’è stata anche una differenza di approccio da parte dei professori, posto che piano piano è sparito anche il divieto di determinati atteggiamenti, di portare determinati vestiti e così via.
  Ho notato, nella mia esperienza, che esiste, purtroppo, una diversità totale di esperienze e non si possono generalizzare le situazioni, che sono molto diverse anche a seconda dei territori e delle scuole (Nord, Sud, provincia, città). Soprattutto, c’è un cambio generazionale tale da essere visto non più in dieci anni, ma in due Pag. 10anni: una persona più giovane di me di due anni si considera, infatti, già di un'altra generazione.
  Quanto alle iniziative all'interno delle scuole, come sono scelte le scuole ? Che esperienze avete avuto ? Era più o meno tutto uniforme nell'esperienza ? Che input ne avete ricevuto ? Personalmente, da semplici racconti, riscontro diversità incredibili.

  FRANCO PANIZZA. Ringrazio e formulo una domanda forse banale. Abbiamo sentito che è quasi impossibile controllare tutti i rapporti personali: esiste un vostro servizio che controlla i contenuti dei siti standardizzato e organizzato ?

  PRESIDENTE. Dottor Apruzzese, prima di lasciarle la parola per la replica, le pongo una questione un po’ con l'accetta. Mi domando se non sia immaginabile che il Governo o le istituzioni promuovano campagne di pubblicità, quindi a pagamento, sui social media, cioè, intervengano con messaggi anche brevissimi, rivolti ai ragazzi.
  Come anche lei ha osservato, credo che ormai sia un oceano su cui galleggiamo e che non si ferma più, quindi dobbiamo dare gli strumenti per imparare a nuotare – o a galleggiare – e a non affogare in questo mare. Mi sono fatta l'idea che non ci sia un'altra strada. Mi domando se sia immaginabile che si raggiunga una situazione media, anche proprio con dei flash.

  ANTONIO APRUZZESE, Direttore della Polizia postale e delle comunicazioni. Proverò a dare una risposta più sintetica possibile. Penso che il carattere ricorrente in quasi tutte le questioni poste sia stato quello di come indirizzare le campagne di formazione e informazione, in particolare nei rapporti con la scuola, il cui ruolo è assolutamente fondamentale. Recentemente, abbiamo notato una fortissima consapevolezza concreta del fenomeno da parte degli organismi del Ministero competente, quindi, finalmente, si sta cominciando un lavoro pianificato.
  Nella scelta delle scuole, ci siamo anzitutto rivolti agli organismi istituzionali che governano il mondo della scuola, chiedendo dove, in che termini e in che misura intervenire, ma i rapporti col mondo della scuola devono andare molto oltre, non devono solo dirci di andare in una scuola o in un'altra.
  Come non demonizzare ? Come far capire a tutti che ormai è questo il mare in cui ci troviamo, quindi bisogna imparare a nuotarci, senza pretendere di non bagnarsi ? Siamo tutti dentro, i ragazzi ci sono dentro. Parlando della scuola, dei fenomeni recentissimi ci hanno visto molto presi nei giorni scorsi, ossia le prove dell'esame di maturità: con le nuove generazioni, si sono distorti il rapporto e l'utilizzo dei nuovi strumenti tecnologici.
  Da sempre, c’è stata grande attenzione al momento clou degli esami per evitare imbrogli sulle tracce ed assicurare un minimo di decenza agli esami. Parlo ai numerosi insegnanti, diretti o indiretti, che sono in aula. Uno dei pasticci emersi quest'anno è che alcuni siti hanno offerto l'immediata soluzione delle prove attraverso delle App a tutti i candidati. Ci si chiede come ciò sia possibile ? Si fotografa la prova di greco coi telefonini, si inviata con un’App e, in un quarto d'ora al massimo, si riceve la soluzione.
  Ora, non è su questo che mi volevo soffermare, ma il problema di fondo è il seguente: uno dei più grossi ostacoli che abbiamo tutti – noi in seconda battuta – quando siamo chiamati in ballo in queste vicende – ma è così anche per il mondo della scuola – è che in Italia non è possibile dire – parlo anche da genitore – che è vietato portare il cellulare a scuola !
  Da quanto ci dicono gli insegnanti, gli ostacoli più forti vengono dal mondo dei genitori, C’è, in tal senso, una protesta incredibile ! Pare che i genitori perdano il cordone ombelicale con i figli nel momento in cui entrano in classe se i figli non hanno con sé il cellulare. Forse, introdurre qualche regola anche nell'utilizzo di questi strumenti potrebbe abituare i ragazzi a pensare, appunto, che esistono delle regole. Tutti sono convinti che si Pag. 11possa portare impunemente il cellulare in classe. La maggior parte dei contenuti pedopornografici sono girati all'interno delle scuole con i cellulari. Questo è un fenomeno su cui riflettere.
  Quanto al rapporto con il modo dei social network, penso di rispondere alla domanda su ciò che potremmo chiedere a chi fa le leggi: bisogna avviare un discorso proprio costruito di nuovi rapporti in ambito di cooperazione internazionale. Abbiamo avviato rapporti forti e diretti con i vari social network. È bene, però, che tutti sappiano una cosa: pensavamo che Facebook esaurisse il mondo dei social network, mentre adesso sappiamo che ne sono nati tanti altri. Si è creata una situazione del tutto particolare. Ormai, molti ragazzi non navigano più su Facebook, perché pensano che sia permeabile alle istituzioni, sveli i loro segreti, solo perché, essendosi ingigantito il fenomeno, anche tale social ha dovuto creare delle norme di buon funzionamento, quindi ha cominciato ad avere rapporti con noi.
  C’è, per esempio, Twitter, un mondo chiuso per principio, che manda come messaggio a tutti i ragazzi quello per cui non si collabora con nessuno: savana libera. Questo messaggio esercita un fascino micidiale sui ragazzi. Esistono, poi, altri social network. Bisogna creare dei meccanismi internazionali – è un problema comune che interessa tutti – e cominciare a valutare e a trattare bene questo fenomeno.
  Per quel che riguarda il rapporto tra i giovani e i social network, vi è un'altra esperienza. Essi fanno male e si fanno male, sia con la prostituzione, sia con il cyber bullismo. Uno degli sport preferiti dai ragazzi è quello di rubare le credenziali per utilizzarne i profili. Quando scoprono il profilo del compagno, la più bella e la più divertente delle cose è fare dire a quel compagno le cose più incredibili. Parte così un meccanismo micidiale. La vittima è denigrata, offesa e minacciata. Con la denuncia, si scopre che c’è stato un furto di identità digitale, perché sono state rubate le credenziali di accesso. Questo è il mondo poliziesco-giudiziario su cui ci si muove.
  Questo, però, ci ha portato a scoprire anche altro. Ormai, abbiamo scoperto che le famose piazze virtuali sono vere. Qualche mese fa, il fatto è venuto all'attenzione di tutti perché a Bologna stava per scatenarsi una scazzottata generale ai Giardini Margherita. I ragazzi coinvolti si erano aizzati, gli uni con gli altri, via web e poi hanno deciso di andare a regolare i conti, in centinaia. Non ci sono differenze di località.
  Partendo da un caso di diffamazione connessa all'utilizzo di un falso profilo sul social network, una storia nata in un liceo palermitano, mentre cercavamo di scoprire chi potesse essere stato e di ricomporre la vicenda, anche chiamando in ballo i genitori, abbiamo scoperto che tutto il mondo giovanile e scolastico di Palermo sapeva del fatto, lo commentava e lo dibatteva. Era un forum giornaliero, a favore di Giovanna o di Francesco !
  Queste piazze virtuali, quindi, sono vere. È un altro mondo di cui ancora non ci rendiamo conto o che, meglio, stiamo toccando direttamente con mano, ma tutti noi dobbiamo sapere che i nostri ragazzi hanno un giro di rapporti e di conoscenze enorme: non ce ne rendiamo conto, ma bisogna esserne consapevoli.
  Relativamente a maschi e femmine, il problema della prostituzione, ahimè, interessa le une e gli altri. In ogni caso, i fenomeni di abusi sessuali vedono ancora un fortissimo numero di casi verso i giovani di sesso femminile, cioè verso le ragazze.
  Un altro elemento che può aiutare a dare un'idea del mondo in cui vivono questi ragazzi è che, nella quasi totalità dei casi, i compensi, per esempio, nei tristissimi episodi di prostituzione minorile via web come evoluzione dei fatti di adescamento, sono regalie come ricariche telefoniche, pagamento di spese di connessione al web. Questo la dice lunga e può aiutare a comprendere come muoversi in questo mondo. Questi ragazzi sono attratti da questo tipo di beni in questo momento. Pag. 12È così forte il legame con quest'oggetto, per cui ciò che li interessa di più è avere la possibilità di utilizzarlo gratis: la connessione, la ricarica telefonica. Questo è un altro discorso che può aiutare a comprendere.
  Anche per quello che riguarda i rapporti con i social network e la rimozione dei contenuti, il vero grande problema, e per tutto il mondo del web, senza un'adeguata impostazione a livello internazionale, non arriveremo mai a nulla, perché i contenuti deve eliminarli Facebook, Twitter o siti che si trovano all'estero.
  Quanto all'attività di controllo dei siti in generale, effettuiamo un forte controllo. L'Italia è addirittura all'avanguardia, perché siamo riusciti ad avere da voi una normativa, appunto, all'avanguardia: siamo tra i pochi ad avere il famoso sistema della black list.
  Quando troviamo siti con contenuti pedopornografici che sono all'estero e che non possiamo chiudere chiedendolo al magistrato italiano, abbiamo il potere, da voi riconosciuto, che cerchiamo di utilizzare col massimo della cautela, di ordinare ai provider italiani che quel sito non sia raggiunto dall'Italia. È chiaro che il discorso è entrato in crisi con i social network. Un conto, infatti, è chiedere al provider di chiudere il sito, altro è chiedere di chiudere una certa pagina di Facebook. Tecnicamente, non è possibile: bisognerebbe chiudere Facebook e non ne parliamo neanche !

  PRESIDENTE. Ringrazio molto il dottor Apruzzese. Terremo conto certamente di quanto ci ha illustrato. Sono costretta a salutarla rapidamente, ma la ringrazio davvero della sua presenza qui. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.35.