XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza

Resoconto stenografico



Seduta n. 11 di Giovedì 8 maggio 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Zampa Sandra , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA POVERTÀ E IL DISAGIO MINORILE

Audizione del Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, Vincenzo Spadafora.
Zampa Sandra , Presidente ... 3 
Spadafora Vincenzo , Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza ... 3 
Zampa Sandra , Presidente ... 5 
Scuvera Chiara (PD)  ... 5 
Cesaro Antimo (SCpI)  ... 6 
Zampa Sandra , Presidente ... 6 
Cesaro Antimo (SCpI)  ... 6 
Zampa Sandra , Presidente ... 6 
Iori Vanna (PD)  ... 6 
Sorial Girgis Giorgio (M5S)  ... 8 
Zampa Sandra , Presidente ... 8 
Spadafora Vincenzo , Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza ... 8 
Zampa Sandra , Presidente ... 11

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE SANDRA ZAMPA

  La seduta comincia alle 13.35.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che se non vi sono obiezioni la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, Vincenzo Spadafora.

  PRESIDENTE. L'ordine reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla povertà e il disagio minorile, il prosieguo dell'audizione del Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, Vincenzo Spadafora, che è accompagnato dalla sua principale collaboratrice, dottoressa Laura Baldassarre, dalla dottoressa Stefania Berbenni e dal dottor Salvatore Ferraro.
  Nella precedente audizione svolta presso la Commissione, il Garante aveva presentato una relazione su tematiche di cui ci stiamo occupando in questo momento, in particolare il disagio e la povertà minorile in Italia. In quella sede sono emerse una grande quantità di domande, per cui abbiamo ritenuto opportuno rinnovare l'invito al Garante con l'appuntamento di oggi. Avverto che stante la necessità di chiudere i nostri lavori entro le 14.10, se siete d'accordo, darei la parola al Garante per un richiamo ai punti essenziali della sua relazione; dopodiché, formuleremo eventuali ulteriori domande. Infine, il nostro ospite potrà dare una risposta alle domande poste, iniziando da quelle emerse in occasione del primo nostro incontro. Nel ringraziare ancora il Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, Vincenzo Spadafora, anche per la disponibilità ad anticipare questo incontro di oggi, gli do immediatamente la parola.

  VINCENZO SPADAFORA, Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza. Grazie, presidente. Non ripercorrerei l'analisi fatta la volta scorsa, che è agli atti. Mi limito solo a ricordare alcuni punti che per noi erano e sono tuttora fondamentali e prioritari, ma sui quali, purtroppo, ancora non abbiamo avuto risposta a livello governativo. Come dicevo la volta scorsa, per noi è molto importante ricreare una cabina di regia sulle politiche per l'infanzia e l'adolescenza. Infatti, le varie competenze e i vari temi riguardanti l'infanzia e adolescenza sono assegnati con deleghe diverse a vari sottosegretari. Apprendiamo con piacere il fatto che, rispetto alla scorsa volta, il ministro Poletti ha finalmente assegnato tali deleghe ai suoi sottosegretari. Tuttavia, tutte le tematiche che riguardano l'infanzia non si esauriscono solo all'interno al Ministero delle politiche sociali e del welfare, poiché sono coinvolti diversi Ministeri.
  Ribadiamo, quindi, la necessità – fondamentale soprattutto in un momento di crisi economica e quindi di limitazione dei fondi a disposizione – di favorire un coordinamento tra i dipartimenti sia della Presidenza del Consiglio (come sapete, alcune competenze sono rimaste al Presidente Pag. 4del Consiglio), sia presso i vari Ministeri, ai quali sono state delegate le competenze più specifiche sui temi dell'infanzia.
  Uno dei luoghi che può fungere da cabina di regia deve essere l'Osservatorio nazionale per l'infanzia. Come sapete, sono ormai oltre 500 i giorni che segnano la scadenza dell'Osservatorio nazionale, il quale non è stato rinnovato. Questo ritardo è veramente incomprensibile. Oltretutto, l'Osservatorio non è una struttura che ha un costo, bensì solo un luogo di coordinamento importante, in quanto composto da tutte le realtà dei vari Ministeri e dove vengono audite le associazioni e le organizzazioni. È, pertanto, un primo momento di cabina di regia fondamentale, strettamente collegato al tema del Piano nazionale per l'infanzia, che deve essere elaborato proprio dall'Osservatorio.
  Tra l'altro, risulta che tutti i soggetti che devono indicare un rappresentante – a titolo gratuito – all'interno dell'Osservatorio, hanno già provveduto a ciò, quindi, stupisce moltissimo il fatto che non venga formalizzata la sua costituzione, che sarebbe particolarmente importante perché – lo ripeto – ci consentirebbe di avviare i lavori sul Piano nazionale per l'infanzia. Rispetto a quanto detto la scorsa volta vorrei aggiungere soltanto due temi. Il primo riguarda Siracusa e Agusta. Ho avuto modo di accennare a ciò anche nell'ambito della relazione al Parlamento, il 10 aprile scorso, non perché abbia delle doti di preveggenza, ma perché era facile prevedere che cosa, di lì a poco, sarebbe avvenuto. Sono stato ad Agusta, dove ho incontrato tutta la comunità locale, i parroci ed altri soggetti. Sono stato anche al porto (peraltro, era proprio il 12 aprile, il giorno in cui una delle navi di «Mare nostrum» ha sbarcato il maggior numero di migranti da quando sono iniziati gli sbarchi, soprattutto minorenni).
  La situazione è veramente complicatissima, anche perché il timore è che nelle prossime settimane Augusta diventi, non solo dal punto di vista simbolico ma anche pratico, alla stregua del porto che, fino adesso, abbiamo considerato come il più complesso, cioè Lampedusa. Infatti, viste le dimensioni delle navi impiegate nell'operazione «Mare nostrum», Augusta è l'unico porto in grado di far attraccare le navi che portano i migranti. È una cittadina di 20.000 abitanti, totalmente impreparata a gestire un flusso di quelle dimensioni. Sono stato lì il 12 aprile e vi assicuro che la situazione è, per certi aspetti, anche più grave di quella di Lampedusa proprio perché non c’è nessun tipo di struttura organizzativa messa in piedi per far fronte a questo tipo di emergenza. Mi sento, dunque, di rivolgere a questa Commissione un particolare allarme su questo tema.
  Inoltre, come accennavo poco fa alla vicepresidente Zampa, siamo molto preoccupati per l'attività stessa dell’authority. Questo tema non è stato oggetto della mia relazione nella scorsa audizione, perché tale situazione non si era ancora verificata. Infatti, i recenti provvedimenti del Governo che hanno riguardato anche le autorità di garanzia del Paese sono stati adottati tenendo presenti – lo dico con grande rispetto – le dimensioni delle altre autorità di garanzia. In sostanza, le altre autorità di garanzia hanno tutte un proprio personale di ruolo, mentre noi siamo l'unica che non ha personale proprio, bensì comandato da altre amministrazioni. Vorrei ricordare che abbiamo solo 9 unità di personale, più un dirigente, ovvero 10 persone in tutto. Inoltre, siamo gli unici ad avere un budget di 800.000 euro, in confronto alle altre autorità che raggiungono decine di milioni di euro; non abbiamo un ufficio di staff, né nessuna delle caratteristiche che consentono alle altre authority di operare bene. Di questo, però, non ci siamo mai lamentati. Abbiamo tentato di fare al meglio il nostro lavoro, ritenendo che una struttura che si occupa tutti i giorni precipuamente di infanzia e adolescenza fosse comunque necessaria nel nostro Paese, Pag. 5oltre al fatto di permettere il rispetto dei trattati internazionali che la richiedono.
  Tuttavia, le norme che sono state previste per abbattere i costi e ridimensionare le authority sono state parametrate su quelle che hanno centinaia di dipendenti, budget molto alti, uffici di staff e quant'alto, per cui applicarle così come sono scritte nei confronti della nostra authority, vale più o meno a dire che la nostra attività si ferma qui, perché vi sarà quasi per intero la cancellazione di tutte le attribuzioni che abbiamo oggi. Vi rivolgo, pertanto, un appello in questo senso.
  Ovviamente, abbiamo scritto al Presidente del Consiglio. Spero, però, che anche la Commissione possa aiutarci perché rischiamo davvero di non essere in grado di operare. La quantità di cose di cui ci occupiamo è sotto gli occhi di tutti. Certo, si può fare una valutazione sul nostro operato, che spetta al Parlamento nella sua piena autonomia. Tuttavia, se si ritiene che l’authority debba esistere per servire a qualcosa, senza un ruolo solo simbolico, deve essere messa nelle condizioni di lavorare. Altrimenti, è meglio dire che è inutile averla, facendo scelte diverse.
  Personalmente, penso, invece, che sia utile e importante la nostra azione quale riferimento nei confronti di tante associazioni, organizzazioni e realtà che vedono in essa un punto di continuità nel passaggio di deleghe e di competenze. Pur tenendo distinti i ruoli – non siamo il Governo, né il Parlamento e abbiamo ben chiaro il nostro ruolo – crediamo di aver svolto una funzione importante di aiuto e di raccordo. Se si applicassero a noi le stesse norme che sono state previste per authority che hanno dimensioni notevolmente diverse dalle nostre, ciò significherebbe impedirci di lavorare.
  Questo è l'altro tema che ho voluto aggiungere, insieme all'allarme su Agusta. Sulle altre questioni, ho riferito alla Commissione nella precedente audizione. Pertanto, dopo aver ascoltato eventuali altre domande, risponderò a partire da quelle che mi sono state rivolte la volta scorsa. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, signor Garante. Nel frattempo, è arrivata la vicepresidente Blundo, quindi, ricapitolando, vi illustro come intendiamo organizzare la mezz'ora che ci resta. Il Garante risponderà alle domande raccolte nel nostro precedente incontro. Tuttavia, se avete ulteriori domande da porgli, anche rispetto ai temi che ha appena richiamato, è bene raccoglierle prima di eventuali ulteriori richieste. Do, quindi, la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  CHIARA SCUVERA. Grazie, presidente. Nell'accogliere l'appello del Garante di dotare la struttura delle risorse per potere funzionare efficacemente e continuare a svolgere il proprio compito e la propria missione, presenteremo delle interrogazioni.
  Vorrei farle, inoltre, una domanda molto specifica. Mi scuso se mi ripeto, ma si tratta di un tema di cui ci stiamo occupando, ovvero quello delle mense scolastiche. Ci sono stati dei casi di deprivazione molto gravi, con la ghettizzazione di minori in aule separate dai propri compagni, semplicemente per la morosità delle famiglie. Anche se la morosità dei genitori fosse colpevole, quindi i genitori si potessero permettere di pagare la retta per i bambini, non si possono far ricadere le colpe dei genitori sui figli. Per questo, abbiamo presentato una proposta di legge per inserire il diritto alla ristorazione scolastica nei livelli essenziali delle prestazioni, inducendo i comuni a utilizzare altri mezzi, quali la rateizzazione, la messa in mora e così via. Insomma, ci sono mezzi utilizzati da altri Comuni che hanno consentito di recuperare il credito per oltre il 90 per cento.
  Vorrei, quindi, chiedere se l'autorità è ancora vigile sul tema. Ho visto, in proposito, l'intervento del Garante all'inizio del 2013, ovvero all'inizio della legislatura, Pag. 6quindi mi chiedo se si sta ancora lavorando su questo tema e cosa pensate della nostra proposta.

  ANTIMO CESARO. Scusandomi per il ritardo, apprendo con sconcerto il grido d'allarme del Garante sull'eventuale taglio di fondi, che è una minaccia concreta, a un'autorità già troppo poco sostenuta in termini sia istituzionali, sia economici. La sinergia tra i due aspetti creerebbe una maggiore possibilità d'azione, oltre a quella che già, meritoriamente, il Garante porta avanti. Per poter corrispondere immediatamente al grido d'allarme lanciato dal Garante, visto che parliamo dei diritti dell'infanzia, cioè di un tema che sta a cuore a noi tutti – altrimenti non saremmo qui per scelta, potendoci sempre semplificare la vita anche nell'ambito dell'attività parlamentare – chiedo di discutere all'interno di questa Commissione bicamerale – se tutti, come immagino, ci strapperemo le vesti sulla tematica introdotta – su quali siano gli strumenti migliori per poter essere operativi, e quindi contrastare il paventato taglio di cui il Garante ci ha informato.
  La collega ha proposto un'interrogazione. Sulle interrogazioni, sappiamo per esperienza che il Ministro competente verrà in Aula con un foglio precompilato dalla sua segreteria e ci informerà del fatto che, purtroppo, tale misura rientra nei tagli generali, dovendo quindi tutti noi prendere atto di ciò che è accaduto. Dopodiché, avremo due minuti per replicare e il tutto si esaurirà in quattro minuti di diretta televisiva in cui continueremo a strapparci le vesti. Le interrogazioni parlamentari servono al quarto d'ora (anzi, ai quattro minuti) di notorietà di cui parlava Andy Warhol in tempi non sospetti. Purtroppo, lo verifichiamo nella prassi d'Aula ogni volta che svolgiamo tali interrogazioni. Pertanto, se alla fine di questo dibattito addiveniamo tutti a un impegno sinergico sul grido d'allarme lanciato, credo che una mozione unitaria, anticipata da una conferenza stampa che valorizzi l'unitarietà di intenti su un tema così delicato tra tutte le forze politiche – non c’è maggioranza e opposizione che valga la pena di invocare – e da un equilibrato sostegno istituzionale e dei sistemi di informazione, potrebbe sortire l'effetto che tutti noi ci auguriamo in tempi brevissimi.
  Concludo, quindi, proponendo, alla fine di questa interlocuzione con il Garante, di convenire su una proposta in tal senso – invito il vicepresidente Zampa a farsi interprete di tale istanza per tutti – in modo da essere operativi su questo tema già dalla prossima settimana, al fine di incidere sulla questione in tempi rapidi e in maniera sinergica.

  PRESIDENTE. Grazie. Prima di dare la parola alla collega Iori, che ne ha fatto richiesta, vorrei informarvi del fatto che, per ora, l'idea, se tutti sono d'accordo, sarebbe quella di scrivere una lettera, a firma dei presenti, al Presidente del Consiglio e per conoscenza al sottosegretario, con la quale si informa che il taglio lineare in oggetto produrrebbe un effetto tale da mettere in estrema difficoltà questa struttura. Infatti, una cosa è un taglio lineare in un’authority da 300 dipendenti, che può contare su un budget di milioni, altra cosa, invece, è intervenire con un taglio lineare su un’authority che, oggettivamente, dispone dell'essenziale, nel senso che la sua vita segue uno stile da Papa Francesco. Se concordate, quindi, direi di procedere in questa direzione.

  ANTIMO CESARO. Proporrei addirittura di rilanciare, cioè di chiedere ulteriori finanziamenti per l’authority, oltre a impedire il taglio in oggetto. Come si è fatto altrove, anche nei momenti di difficoltà, un Paese che intende scommettere sul proprio futuro, investe sull'infanzia. Sottolineerei, quindi, anche questo aspetto.

  PRESIDENTE. È una buona idea. Nella lettera possiamo inserire l'auspicio che la questione dell'infanzia venga riletta con uno sguardo diverso.

  VANNA IORI. Anch'io sono d'accordo sulla necessità non solo di non tagliare, ma di implementare. Infatti, se l'infanzia Pag. 7svolge davvero un ruolo di primo piano ed è un elemento centrale nelle politiche di questo Governo, come più volte sentiamo affermare, credo che a questo debba corrispondere una conseguente implementazione delle risorse economiche.
  Credo, inoltre, che l'Osservatorio finalizzato all'elaborazione del Piano nazionale per l'infanzia sia una delle questioni che leghi tutte le proposte politiche frammentate che vengono poste in contesti diversi. Quindi, sono contenta, come diceva il Garante, che abbiamo finalmente un referente per le deleghe sull'infanzia; tuttavia, è anche vero che l'infanzia è un tema trasversale a più ambiti, quindi a più Ministeri, per cui non penso sia sufficiente avere una persona responsabile, sebbene di valore (peraltro, io e la collega Scuvera la conosciamo perché faceva parte della nostra Commissione, quindi, siamo ottimiste sul suo impegno).
  In ogni caso, non si può circoscrivere l'infanzia ad alcuni micro temi. A questo proposito, vorrei fare un appello su un tema che mi sta particolarmente a cuore. Arrivo da un incontro con il Ministro Orlando – mi scuso, quindi, del ritardo – dove sono andata proprio per chiedere quali sono le politiche che il Governo intende mettere in atto sui temi dei minori e della giustizia. Era presente con me all'incontro anche la senatrice Mattesini – della quale, a questo riguardo, vi porto le scuse per la sua assenza – così come altre senatrici, oggi assenti perché, purtroppo, impegnate in Aula per via delle votazioni.
  Ad ogni modo, un tema che mi sta particolarmente a cuore è proprio questo del rapporto minori e giustizia, anche sul versante che citava lei, quindi delle situazioni come quelle di Augusta e di tutte le condizioni detentive dei minori. Credo, infatti, che sia una contraddizione che un minore debba essere detenuto, a cominciare dai bambini detenuti senza aver commesso alcuna colpa ma semplicemente perché figli di madri detenute.
  Peraltro, è un numero talmente esiguo – sono 51 bambini in tutta Italia – per cui, anche dal punto di vista economico, non credo sia un impegno di spesa rilevante predisporre delle strutture di accoglienza, per esempio le case famiglia, per non far crescere dei bambini dietro le sbarre. Del resto, anche quando si decide di tramutare la pena delle madri in piena domiciliare, ciò costringerebbe i bambini a rimanere in condizioni di detenzione, anche se in una struttura non carceraria. Occorre, quindi, prevedere comunque che essi possano frequentare le scuole dell'infanzia in modo da poter incontrare altri bambini. Penso, infatti, che questa sia un'esperienza educativa insopprimibile. Dico ciò per quanto riguarda i 51 bambini ancora detenuti in carcere. Accanto a questo, però, vi è l'altro problema, molto rilevante, che è stato oggetto di attenzione da parte della Onlus «Bambini senza sbarre». Mi riferisco ai bambini che hanno i padri detenuti e che non possono incontrarli, se non in condizioni vergognose per cui i padri spesso rinunciano a farli andare in carcere a trovarli.
  Ora, tutti gli studi ci dicono che la possibilità da parte di genitori detenuti di incontrare i loro figli riduce la recidiva una volta che questi sono scarcerati, ma anche le condotte devianti durante la detenzione; soprattutto, sul piano umano, ciò mantiene vivo un legame significativo per i padri, che sono comunque dei genitori e che, anzi, spesso, ritengono di avere da trasmettere ai loro figli un insegnamento che li porti a non ripercorre la loro strada, quindi a non fare i loro errori.
  È, perciò, molto importante istituire degli spazi idonei, magari con la presenza di un educatore che possa consentire ai bambini e ai genitori che si incontrano di preparare l'incontro e di comunicare il motivo della detenzione, che spesso è oggetto di vergogna, dunque taciuto. Vi è, infatti, anche la fatica di dire la verità. Molti padri, per esempio, raccontano ai loro figli che sono all'estero, che lavorano in montagna, che sono da un'altra parte ma non in carcere, perché non hanno gli strumenti per raccontare la verità. Non la voglio fare lunga, ma mi sembra che Pag. 8questo sia un tema molto rilevante di cui investire, in particolare, il Ministro della giustizia.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Sarò molto diretto e breve. Abbiamo acquisito la problematica economica dell'Autorità. Stanno, però, saltando fuori altri problemi che richiedono delle coperture economiche. Allora, in questa sede, vorrei rilanciare una questione, poiché il Fondo nazionale per l'infanzia e l'adolescenza ha subìto, proprio nella legge di stabilità votata a fine anno 2013, un forte taglio, che è arrivato dopo altri tagli che ci portiamo dietro da parecchi anni (in particolare quello del 70 per cento dedicato alle Regioni che, attraverso la legge quadro, è stato integrato nel Fondo per i servizi sociali, per poi essere cancellato); tutto ciò è avvenuto in aggiunta ad un ulteriore taglio, proprio a fine anno, su cui, purtroppo, in Commissione Bilancio, di cui sono membro, non c’è stato modo di intervenire né alla Camera, né al Senato.
  La riduzione, comunque, provoca dei problemi di copertura per il funzionamento del Fondo che, come sappiamo, lavora sulle 15 grandi città, a cui destina alcune risorse in modo che possano essere attivati dei servizi per gli adolescenti e per i bambini, ma anche a livello nazionale.
  La questione è evidente e diretta: sono numeri. Poi, si può raccontare che parte del Fondo è stata inserita all'interno di altri fondi e tantissime altre cose. I numeri, però, sono molto chiari, quindi, c’è stata una riduzione. Allora, se in questa sede abbiamo intenzione di prendere come impegno di ragionare sul problema dei costi dell'Autorità, prendiamo anche quello di riflettere anche per riportare il Fondo a un livello idoneo per i servizi che deve affrontare. Se in passato esso contava su alcuni milioni di euro, che venivano utilizzati per certi servizi, oggi sappiamo benissimo, anche grazie alle audizioni che facciamo, che il numero di bambini in difficoltà e che ha bisogno di quei servizi sta aumentando, quindi, a maggior ragione, non si possono ridurre tali spese; al massimo, si dovrebbero integrare. Pertanto, ragionare anche da questo punto di vista, magari pensando ad una proposta da elaborare come Commissione bicamerale nei confronti del Governo, sarebbe un'azione molto importante.

  PRESIDENTE. Vorrei rassicurarla sul fatto che siamo consapevoli tutti della gravità del venir meno progressivo, nel corso degli anni, delle risorse destinate all'infanzia e all'adolescenza e che, certamente, occorre richiamare su ciò l'attenzione del Governo. La questione è stata oggetto di un'audizione con l'allora viceministro Cecilia Guerra, che ci diede il quadro complessivo delle risorse destinate, anche indirettamente. Naturalmente, resta il problema che le risorse sono diventate risibili e che le politiche per l'infanzia si devono fare con qualcosa, ciò inteso anche economicamente e finanziariamente. Se questo non è sufficiente, è però certamente indispensabile. Do ora la parola al Garante per la sua replica.

  VINCENZO SPADAFORA, Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza. Grazie, presidente. Ringrazio tutti voi, anche per l'attenzione con cui avete accolto l'appello rispetto all’authority. Vorrei solo precisare che il mio appello non è riferito soltanto al fattore economico. Per noi il problema importante è soprattutto quello del personale, che non è necessariamente un problema di tipo economico, nel senso che non abbiamo personale di ruolo. Siamo – lo ripeto – l'unica authority a non avere personale di ruolo, bensì comandato, per cui già pagato dallo Stato, quindi, da questo punto di vista, non andiamo a incidere sui costi.
  In realtà, a confronto con tutte le altre strutture, Commissioni governative e quant'altro, capirete che – è una semplice operazione di benchmarking – rispetto alle attribuzioni che il Parlamento ci ha dato, non funziona il fatto che abbiamo solo 9 persone comandate da altre amministrazioni. Rispetto alle altre autorità – non voglio citare nessuno – il problema non è solo di soldi, ma di personale. Insomma, Pag. 9una buona soluzione sarebbe quella di dare all’authority più personale – anche non di ruolo, visto che in questo momento di crisi non ci sono risorse per pensare di aprire un ruolo proprio e assumere nuove persone, pur essendo ciò un bene – utilizzando quello della pubblica amministrazione, che può essere anche valorizzato lavorando in una struttura come questa. Questo fatto dovrebbe essere oggetto di una modifica della legge, anche solo su questo aspetto, perché poter avere più risorse umane, indipendentemente dai fondi, inciderebbe notevolmente sul nostro lavoro.
  Riprendo le questioni della volta scorsa. La presidente Zampa parlava dell'Osservatorio nazionale. Credo che tutti insieme dovremmo fare – come avete ribadito oggi – un'azione fortissima nei confronti del Ministro Poletti perché possa finalmente ricostituire l'Osservatorio nazionale, che è a costo zero e rappresenta quella cabina di regia che serve. Tra l'altro, anche su questo vi dico che avevamo avviato una trattativa con il Ministero del lavoro, laddove si nutrivano dei dubbi sul fatto che anche l'Autorità di garanzia potesse partecipare all'Osservatorio nazionale sull'infanzia. Nel rispetto dei ruoli, pur non avendo diritto di voto, perché essendo un'autorità indipendente dobbiamo restare al di fuori, nell'ottica di quel coordinamento di cui abbiamo parlato fino adesso, è paradossale che l'Autorità di garanzia per l'infanzia non possa partecipare, anche come osservatore, ai lavori dell'Osservatorio nazionale. Mi auguro, quindi, che questo nodo venga risolto il prima possibile e che l’authority possa essere presente all'interno dell'Osservatorio.
  Per quello che riguarda il Piano nazionale per l'infanzia, a cui l'altra volta l'onorevole Zampa ed altri parlamentari hanno fatto riferimento, insisto su un punto, su cui si è espresso poc'anzi anche l'onorevole Sorial: come authority, abbiamo un problema di monitoraggio dei fondi. Infatti, è vero che ce ne sono pochi – probabilmente avrete già sentito ciò come Commissione, visto che si citava un'audizione dell'ex viceministro Guerra – ma i singoli dipartimenti, sia della Presidenza del Consiglio, sia dei Ministeri che hanno competenze riguardo all'infanzia non hanno zero risorse.
  Il problema che abbiamo rilevato più volte è che i progetti dei vari dipartimenti non si parlano tra loro, cioè non hanno una cabina di regia alla base, per cui ogni dipartimento utilizza i propri fondi, in maniera sicuramente corretta, ma senza una visione generale delle priorità e senza un monitoraggio sull'impatto effettivo di certe misure. I dati reali, da quelli della povertà ad altri, ci dicono che la situazione in questi anni non è migliorata, anzi è peggiorata, a fronte di investimenti che, però, non sono di poca entità, visto che parliamo comunque di milioni di euro. Certamente, queste risorse non sono sufficienti, ma dobbiamo provare a spendere bene quei pochi soldi che ci sono. Questo è il tema fondamentale.
  Allora – lo ripeto – l'idea fondamentale, per rispondere anche a molte delle vostre domande, rimane quella della cabina di regia. Infatti, o si costituisce una cabina di regia a livello centrale che imponga – uso volutamente un termine così forte – un coordinamento e un dialogo tra i capi dipartimento e il livello politico (i sottosegretari e coloro che hanno deleghe che riguardano l'infanzia), oppure ognuno continuerà ad andare per la sua strada, con effetti non positivi nei confronti dei temi di cui parliamo.
  Venendo ad alcune considerazioni fatte in particolare dall'onorevole Iori, ma anche da altri parlamentari, vorrei dire che sulla giustizia minorile ci stiamo impegnando moltissimo. Purtroppo, il continuo cambio di interlocutore a livello governativo ha reso tutto un po’ più complicato. Ci sono diverse proposte presentate in Parlamento sulla riforma complessiva della giustizia minorile, sia dal punto di vista civile, sia penale e su vari fenomeni ad essa collegati. Come authority, anche conformemente a quanto la legge ci attribuisce, nell'impossibilità di garantire una continuità, anche di rapporto, con i livelli governativi, e in supporto Pag. 10alle varie proposte, stiamo elaborando, insieme alle associazioni e alle organizzazioni, un documento comune per avere una posizione unitaria sui principi. Rispettiamo la prerogativa del Parlamento, per cui possiamo solo dare dei consigli, dei suggerimenti e, anche in base alle esperienze delle tante realtà che si occupano di giustizia minorile in Italia, possiamo dire quali dovrebbero essere gli elementi che non devono mancare, indipendentemente dalla riforma che si deciderà di portare avanti. A breve, presenteremo questo documento unitario con tutto il mondo delle associazioni e delle organizzazioni, proprio perché abbiamo pensato che questo potesse essere un primo importante contributo.
  Su ciò che diceva l'Onorevole Iori in tema di violenza, specialmente assistita, proprio qualche giorno fa abbiamo insediato un gruppo di lavoro sulla cura e la prevenzione dei maltrattamenti, presieduta dal professor Luigi Cancrini. Ci siamo dati dei tempi estremamente rapidi sui lavori di questa commissione, che poi sottoporremo all'attenzione della Commissione infanzia e del Parlamento.
  Sul tema dei minorenni che hanno i genitori in carcere o sono figli di madri detenute, il 21 marzo abbiamo firmato un protocollo con il Ministro della Giustizia Orlando e con l'Associazione «Bambini senza sbarre», nel quale saranno coinvolte anche altre associazioni. Si tratta di un protocollo nel quale il Ministero della giustizia e i vari dipartimenti del Ministero si impegnano a fare quanto si chiedeva poco fa (spazi adeguati e così via). Tutto, però, ritorna sempre ad un problema di risorse. Possiamo firmare tutti i protocolli che vogliamo, ma il vero problema sarà se il Ministero della giustizia stanzierà o meno le risorse necessarie per realizzare le cose previste dal protocollo.
  Per quello che riguarda le mense scolastiche, vorrei rassicurarla poiché non abbiamo smesso, neanche per un giorno, di monitorare questo problema, anche perché ci sono alcuni casi che vengono portati agli onori della cronaca perché sono più eclatanti, mentre di molti altri, che ci giungono per via di segnalazioni all’authority, non si parla neppure. Anzi, colgo l'occasione per dire che, soltanto nel primo trimestre del 2014, abbiamo ricevuto un numero di segnalazioni su casi di violazione dei diritti superiore a quello di tutto l'anno 2013. Come prevede la legge, tutti possono fare segnalazioni all’authority. Ebbene – lo ripeto – nel primo trimestre di quest'anno abbiamo avuto un numero di segnalazioni superiore a quello di tutto il 2013. Questo è accaduto sicuramente anche perché, nel frattempo, l’authority è stata conosciuta; oggi, infatti, si sa della sua presenza. Purtroppo, però, è anche il riflesso di una situazione complessa nel Paese.
  Sulle mense scolastiche abbiamo ricevuto diverse segnalazioni che – lo ripeto – non sono solo quelle più note. Abbiamo, quindi, avviato un lavoro in comune con l'ANCI, con il presidente Fassino, al quale avevamo scritto. Attraverso l'ANCI cerchiamo di monitorare con i Comuni questo aspetto. Inoltre, non solo condividiamo la proposta a cui lei faceva riferimento, ma nel lavoro che stiamo facendo con le associazioni e le organizzazioni sui livelli essenziali, siamo pienamente convinti anche noi che vada inserito questo elemento.
  Credo di aver risposto a tutto. Vorrei, però, concludere con una riflessione. La complessità della materia che riguarda l'infanzia e adolescenza è molto ampia e ci porta da un tema all'altro. Tutti questi temi, però, sono collegati tra loro: di fatto, è così.
  Il tema dalla povertà è trasversale ai temi che abbiamo affrontato ed è un dato che, in questo momento, nel nostro Paese, ci preoccupa in modo assoluto, generando poi, a cascata, una serie di altri fenomeni. Per questo – lo ripeto – ritengo fondamentale una cabina di regia a livello nazionale. Questa è una cosa sulla quale ci spenderemo fino a quando esisteremo come authority. Siamo di fronte a un'emergenza, ma non la dobbiamo trattare come solitamente si fa con le emergenze, perché ormai è diventata una regola. È una realtà complessa che possiamo Pag. 11affrontare soltanto se c’è una volontà politica forte, a livello centrale, di affrontare questi temi, utilizzando al meglio le poche risorse che ci sono, ma che molto spesso, oggi, vengono impiegate in progetti il cui impatto è estremamente relativo rispetto alle condizioni di partenza.
  Noi faremo il possibile, come authority, per dare il nostro contributo. Vi ringrazio e spero che la collaborazione con la Commissione continui sempre, nella maniera più frequente possibile, perché la ritengo fondamentale, proprio nell'ottica del coordinamento e di promuovere migliori politiche per l'infanzia e l'adolescenza. Grazie.

  PRESIDENTE. La ringraziamo molto e ci scusiamo per i tempi ristretti, ma credo che le cose più importanti siano state chiarite e che il suo contributo ci abbia, come sempre, aiutato. Procederemo con la lettera, che faremo mandare a tutti via e-mail. Ovviamente, propongo di limitarci alle correzioni che giudicherete essenziali onde evitare ulteriori, nuovi rinvii. Nel ringraziare nuovamente il nostro audito, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.15.