XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza

Resoconto stenografico



Seduta n. 8 di Martedì 23 giugno 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Blundo Rosetta Enza , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUL DIRITTO DEI MINORI A FRUIRE DEL PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE NAZIONALE

Audizione del Direttore generale di ZETEMA, Roberta Biglino e del Responsabile del settore attività didattiche di CIVITA Cultura, Gaia Morelli.
Blundo Rosetta Enza , Presidente ... 3 
Morelli Gaia , responsabile del settore attività didattiche di CIVITA Cultura ... 3 
Blundo Rosetta Enza , Presidente ... 6 
Biglino Roberta , direttore generale di ZETEMA ... 6 
Blundo Rosetta Enza , Presidente ... 10 

ALLEGATO 1: Documentazione presentata dall'Associazione Civita, «I giovani e i musei. L'esperienza di Civita» ... 11 

ALLEGATO 2: Documentazione presentata da Zètema ... 46

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ROSETTA ENZA BLUNDO

  La seduta comincia alle 14.10.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del Direttore generale di ZETEMA, Roberta Biglino e del Responsabile del settore attività didattiche di CIVITA Cultura, Gaia Morelli.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul diritto dei minori a fruire del patrimonio artistico e culturale nazionale, l'audizione della responsabile del settore attività didattiche di CIVITA Cultura, Gaia Morelli, e del direttore generale di ZETEMA, Roberta Biglino, che è accompagnata dalla dottoressa Carla Piraino, responsabile della didattica, che ringrazio della presenza. Do la parola alla dottoressa Morelli per lo svolgimento della sua relazione introduttiva.

  GAIA MORELLI, responsabile del settore attività didattiche di CIVITA Cultura. Grazie e buongiorno a tutti. Sono Gaia Morelli, responsabile del settore attività didattiche di CIVITA Cultura (sono, peraltro, la responsabile della sede di Milano). Vi ringrazio tantissimo per questo invito. Vi illustrerò in questa sede un'esemplificazione per casi selezionati delle iniziative che CIVITA, sia nella sua veste di associazione, sia nella sua veste imprenditoriale, rivolge con grandissima attenzione al pubblico dei giovani. Come sapete, CIVITA ha due anime: una è l'anima no profit, quindi è un'associazione di imprese che oggi conta circa 160 associati, operando nella divulgazione e nella valorizzazione dei beni culturali da più di 25 anni, con studi, con ricerche e con importantissimi momenti di riflessione. Alla fine degli anni Novanta, però, si è sentita l'esigenza di far nascere all'interno dell'associazione un'impresa. Con la regolamentazione dell'accesso e della collaborazione del privato nel settore dei beni culturali, si è manifestata in maniera molto importante la necessità di dare origine a un'impresa: CIVITA Cultura, che oggi, peraltro, è interessata da un processo di sviluppo molto significativo (è infatti parte di una holding, IEN-Italian Entertainment network, che unisce anche altri marchi, come Filmmaster e come Cinecittà).
  CIVITA opera innanzitutto come concessionario, quindi è una realtà privata che, in virtù di concessioni di enti pubblici e privati, svolge servizi integrati. L'attività didattica è uno dei principali tra questi servizi ed è integrata, appunto, con altri servizi strategici, come il servizio di prenotazione, il servizio di biglietteria, la promozione dell'attività didattica. C’è una visione a tutto tondo di quest'area di attività.
  CIVITA è anche impegnata nella produzione e nell'organizzazione di molti eventi espositivi, che di per sé hanno una valenza didattica intrinseca. Nell'ambito Pag. 4del coinvolgimento di diversi target di pubblico – quindi, anche nelle mostre – c’è una particolare attenzione verso il pubblico dei giovani, a partire, naturalmente, dalla politica tariffaria, come anche per tutte le iniziative che vengono rivolte in maniera specialistica ai giovani.
  Oggi vorrei citare, tra le numerosissime iniziative, alcuni casi che ci stanno dando molta soddisfazione. A Milano siamo i concessionari per un museo privato di Intesa Sanpaolo che si chiama Gallerie d'Italia-Piazza Scala e che raccoglie in piazza Scala una selezione di circa quattrocento opere della fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo, che sono state restituite a partire dal 2011 alla fruizione del pubblico.
  Per questo museo svolgiamo tutti i servizi al pubblico: la guardiania, il bookshop, le prenotazioni, le audioguide, insomma, tutti i servizi. In questo senso la didattica, grazie a una visione che ha la direzione museale, assolve un ruolo di vera e propria valorizzazione. Questa sintonia che abbiamo con la direzione museale ci ha consentito, a partire dalla fine del 2011, lo sviluppo di moltissime attività che sono rivolte a target molto differenziati. Accogliamo in museo bambini del nido – sono venuti qualche settimana fa – ma anche ragazzi degli ultimi anni della scuola superiore, con dei progetti speciali che li portano a sperimentare il mondo del lavoro. Si tratta di progetti specifici che, naturalmente, si rinnovano continuamente, perché vivono di un rapporto continuativo, in questo caso con il mondo della scuola, quindi, di scambio; coinvolgiamo, inoltre, le diverse fasce di età, nell'ambito di un rapporto con i docenti, un rapporto costante, quotidiano, di continuo scambio, ma anche un rapporto con altre istituzioni.
  Molti di questi progetti nascono proprio dalla collaborazione con una rete di istituzioni non solo museali; molti progetti coinvolgono anche la Pinacoteca di Brera. L'offerta didattica accoglie le scuole alle Gallerie d'Italia, ma anche al Poldi Pezzoli, alla Pinacoteca di Brera, quindi c’è una rete museale che soddisfa le esigenze di formazione. Ci sono anche altre realtà, magari non specializzate nella cultura. Vi faccio un esempio: abbiamo sviluppato in questi anni un progetto per gli ipovedenti avvalendoci della collaborazione del Museo Omero di Ancona, naturalmente, con il patrocinio dell'Istituto dei ciechi e della Fondazione Cariplo. Questa collaborazione tocca naturalmente competenze specialistiche, non solo di formazione e di divulgazione, ma anche tecniche, per offrire dei supporti efficaci e funzionali anche per la libera fruizione da parte degli ipovedenti, quindi senza dover essere necessariamente accompagnati da un mediatore. Inoltre – qui non parliamo direttamente di giovani ma di famiglie, che è un altro target determinante in questa accoglienza – abbiamo elaborato con la Fondazione Manuli, su iniziativa di Intesa Sanpaolo, un progetto rivolto ai malati di Alzheimer. Non parliamo proprio di giovani, però, come sappiamo, questa malattia, che è incurabile e si può solamente affiancare e sostenere, coinvolge tutta la famiglia. Quindi, l'accoglienza e l'offerta di un'attività didattica all'interno di un museo con contenuti recepibili e utilizzabili in maniera unitaria dal nucleo familiare, che naturalmente coinvolge anche le generazioni più giovani, è sicuramente una delle iniziative più importanti. Non parliamo, naturalmente, di quantità di pubblico – è evidente che le scuole rispondono in maniera molto consistente a livello numerico – ma parliamo di un'attenzione specifica all'accoglienza e ad un'offerta per alcuni specifici target.
  Sulle Gallerie d'Italia, lo ripeto, abbiamo la facilità della visione della direzione museale, ma anche il fatto che tutte queste iniziative sono offerte gratuitamente, proprio perché intese come un'attività di valorizzazione. Ciò, naturalmente, abbatte a monte una serie di barriere di capacità di fruizione. Abbiamo anche un altro aspetto che vorrei evidenziare, cioè il modello di gestione. Parliamo di una didattica che coinvolge i giovani – non mi dilungo su tutta l'offerta, molto variegata – non solamente come fruitori, ma anche come attori. Ad esempio – per noi è una Pag. 5sperimentazione che sta riuscendo bene – gli addetti alla sorveglianza sono gli stessi giovani neolaureati, i quali conoscono le lingue e hanno formazioni anche post universitarie e progettano, quindi, la didattica. Abbiamo superato una differenziazione di ruoli che è piuttosto diffusa a livello di strutture museali. Queste nuove figure professionali sono particolarmente efficaci, innanzitutto perché giovani, poi perché vivono il museo quotidianamente e, quindi, hanno la possibilità di metabolizzare e di riproporre una serie di stimoli che arrivano direttamente dal pubblico stesso. Si tratta – lo ripeto – di una modalità di gestione che ha molti benefici.
  Vorrei sottolineare che questa attività ha un potenziale di capacità occupazionale rispetto ai giovani – visto che li percepiamo certamente come fruitori strategici per le realtà museali – ma, nell'attività della valorizzazione e della didattica, sicuramente ci sono delle potenzialità occupazionali per i giovani stessi. Fin qui ho accennato a esperienze in cui i giovani sono condotti, dall'insegnante o dalla famiglia, con iniziative dove spesso cerchiamo di mettere a contatto la scuola con la famiglia, perché a volte, invece, si tratta di iniziative che non dialogano tra di loro. Per esempio, in un altro museo, il Museo del Novecento di Milano, abbiamo sperimentato un'iniziativa rivolta alle scuole materne, «Artopolis». Parlo di un'iniziativa reiterata nel tempo, con diversi momenti didattici, sia di visita al museo, sia di rielaborazione in classe, ma anche di ritorno al museo con le famiglie, a cavallo degli ultimi due anni della scuola materna, dove il rapporto con la famiglia e con la scuola deve essere particolarmente fluido (come anche negli anni successivi). Infine, si è concluso con una mostra, in occasione di BookCity, un evento molto forte che a Milano catalizza moltissima attenzione, un'iniziativa che ha toccato, in questo percorso didattico, anche altre discipline, come la lettura delle fiabe e la creazione artistica.
  Il museo è in tutto e per tutto – almeno, cerchiamo di farlo diventare tale – un luogo di relazione, un luogo di relazione fisica di chi partecipa alle iniziative, di relazione fra le istituzioni che, come ho già detto prima, pur venendo da diversi ambiti scientifici e di specializzazione, si trovano a collaborare per sviluppare questa offerta didattica. I giovani partecipano spesso condotti dalla famiglia o dalla scuola. La sfida è renderli partecipi spontanei, a cavallo dell'adolescenza o anche più avanti, in modo che trovino spontaneamente, senza essere stimolati da terzi, un modo di espressione e di fare propria la cultura che il museo può trasmettere, vivendola in prima persona. Questa è la vera sfida, su cui stiamo sperimentando una serie di iniziative naturalmente di carattere trasversale.
  Non riteniamo che la tecnologia nuda e pura sia uno strumento che risolve la questione; sicuramente, è uno strumento utile perché è molto diffusa e può essere un canale di comunicazione molto efficace. Abbiamo sperimentato ciò, per esempio, proprio per il Museo del Novecento, inserendo sul sito ufficiale un link per costruirsi una mappa in autonomia prima di andare al museo (l'iniziativa si chiama «Percorsi liberi»). Le centinaia di opere del Museo del Novecento, che potrebbero incutere un po’ di timore o addirittura essere respingenti per l'impegno che richiedono nella fruizione, vengono invece presentate in maniera dinamica e divertente, con una serie di associazioni tra un'opera e l'altra molto semplificate, con la possibilità di navigare per costruirsi la propria mappa, quindi, recandosi al museo già consapevoli, in parte, di che cosa si può trovare, per vivere quest'ultimo in una maniera molto più personale. Un'altra iniziativa è chiamata «Assaggi d'arte», laddove puntiamo sulla gola e anche sulla volontà di socialità che c’è tra i giovani. Si parte da un aperitivo molto nutrito, che gioca sul colore bianco del Canova, oppure sul fast food che rievoca la Pop Art, con una serie di analogie, a volte anche un po’ azzardate e criticabili, che però stuzzicano l'attenzione. L'aperitivo – a Milano l’happy hour è ormai molto diffuso – è comunque un'occasione importante di socializzazione; dopo l'aperitivo si ha anche l'occasione Pag. 6di visitare una, due o tre opere al massimo di un grande museo e di gustarsele in una maniera più informale e più sociale.
  Le iniziative di Gallerie d'Italia, anche quelle del Museo del Novecento, sono molto gratificanti a livello numerico, cioè a livello di ritorno del pubblico. Ci sono situazioni anche più complesse e sfide più alte che stiamo intraprendendo. Adesso gestiamo la Villa Reale di Monza, un monumento che è stato restituito a settembre del 2014, pur senza arredi, al suo splendore: dalle decorazioni, ai pavimenti, agli stucchi. Il corpo centrale della villa è stato ristrutturato da un'impresa che ha vinto un project financing di Infrastrutture lombarde e che ne ha la gestione per vent'anni. Noi abbiamo costituito una società con questa impresa proprio per la gestione della pianificazione culturale e della valorizzazione della villa. La prima mostra che vi abbiamo portato, che ha aperto a ottobre, è stata dedicata a Steve McCurry, un fotografo che, come abbiamo già sperimentato in edizioni precedenti della medesima mostra, ha un seguito di giovani strepitoso. La mostra è una delle poche in cui prevalgono i giovani, dai liceali agli universitari, in maniera preponderante rispetto a un pubblico più consapevole e più abituato a girare per le mostre, che magari ritroviamo nell'arte antica o in altri tipi di iniziative.
  La Villa Reale ha accolto un pubblico numerosissimo che, come si legge su TripAdvisor, è andato per visitare la mostra di McCurry e ha scoperto un bellissimo monumento. Quindi, la mostra ha aiutato a diffondere la conoscenza di questa bellissima opera.
  Per le scuole stiamo avviando un progetto didattico seguendo i medesimi principi. La Villa si colloca in un parco e non si può prescindere dal contesto culturale e territoriale, quindi è indispensabile la collaborazione con il CREDA (Centro Ricerca Educazione Documentazione Ambientale), un'altra realtà che opera nella ricerca e nella documentazione dell'ambiente, per costruire un'offerta didattica integrata. In tale occasione abbiamo toccato con mano la grandissima curiosità e il grandissimo interesse da parte dei docenti, ma anche una difficoltà ad aderire per via dei costi un po’ alti del biglietto. Per il prossimo anno scolastico abbiamo deciso di investire in tal senso, proponendo gratuitamente tutte le attività didattiche (laboratori didattici rivolti alle scuole e itinerari tematici), considerandole come un nostro investimento, perché il pubblico dei giovani, tramite le scuole e le famiglie, determina, poi, anche la valorizzazione di tutto il complesso monumentale. Si tratta di un'altra sfida che stiamo iniziando in questi mesi e che ci coinvolge moltissimo.
  Concludo la mia rapida panoramica – poi vi lascerò un po’ di documentazione sulle molte iniziative – ribadendo che, per assolvere a tutte queste funzioni e quindi nell'ottica della piena vitalità e della piena valorizzazione del museo, cioè nell'ottica di ridargli una vita non solo come luogo di conservazione, è necessario che il museo sia dotato strutturalmente di spazi adeguati. Ad esempio, alle Gallerie d'Italia avevamo un solo laboratorio didattico, mentre oggi viaggiano in sincronia tre laboratori. Certo, ci sono altri aspetti che determinano la volontà di partecipazione, quindi gli obiettivi che ci prefiggiamo sono influenzati anche da altre componenti, che però ormai pensiamo di conoscere e che dobbiamo necessariamente affrontare, pur come concessionari, con le direzioni museali con cui collaboriamo. Vi ringrazio.

  PRESIDENTE. Noi ringraziamo lei. Do ora la parola alla dottoressa Biglino.

  ROBERTA BIGLINO, direttore generale di ZETEMA. Grazie. Buongiorno a tutti e grazie per questo invito, che ci onora e ci emoziona. Pensando a cosa raccontarvi rispetto alla fruizione dei giovani del patrimonio artistico, mi sono ricordata che, nel 2002 e nel 2006, come ZETEMA – l'ente strumentale del comune di Roma che gestisce musei, attività culturali e servizi turistici – abbiamo fatto un'indagine sui non visitatori dei musei. Ci siamo chiesti per quale motivo molti nostri concittadini e connazionali non visitassero i Pag. 7musei. Ho portato l'ultima indagine, che ho consegnato agli atti, ma da cui ho estrapolato le risposte selezionate per età, visto che parliamo dei minori (in particolare, abbiamo una fascia d'età inferiore a 14 anni e una di 15-19 anni). I risultati dell'indagine sono interessanti perché, in generale, il 30 per cento dei non visitatori dice che il museo è interessante ed è bello, cioè si ha un po’ di pudore nel dire che non interessa. Intervistati su quale sia l'attività culturale che preferiscono, tutti dicono il cinema: lo dice l'ISTAT, lo dicono i visitatori, insomma lo sappiamo. Gli unici che preferiscono un'altra attività – nel rispetto di questa nostra piccolissima indagine – sono gli anziani, ossia gli over 65, che come prima attività vanno al parco. Alla domanda «perché non visiti il museo», gli under 14 rispondono «perché è noioso», mentre i ragazzi rispondono «per mancanza di tempo». Ricordo anche che, sempre in quegli anni, abbiamo fatto un focus group specifico sugli adolescenti i quali, alla stessa domanda, hanno risposto «perché costa troppo». Come vedremo in seguito, i ragazzi sotto i 18 anni non pagano, quindi era una risposta non tanto appropriata.
  Vorrei fare una brevissima presentazione di ZETEMA, che opera dal 2005 come ente strumentale di Roma Capitale in diversi settori, che ho già elencato rapidamente. Gestiamo i musei civici del comune di Roma, compresi i servizi di didattica che, nel nostro caso, diversamente da quello che raccontava la dottoressa Morelli, sono programmati dalla Soprintendenza (quindi noi li eseguiamo ma, di fatto, la pianificazione e la programmazione vengono fatte direttamente dalla Soprintendenza). Abbiamo i sistemi di informazione turistica, gestiamo le mostre, gli eventi, le manifestazioni, spazi culturali come le Case del Comune di Roma o il Globe Theatre, le biblioteche (in alcuni servizi), servizi per la Soprintendenza e il servizio Informagiovani.
  Oggi vi vorrei parlare dei servizi di didattica, ma anche delle varie attività culturali che in questi anni abbiamo organizzato, pensato e gestito per conto del Comune di Roma. Si tratta di dati riferiti al 2014, ma che servono per farvi capire il nostro bacino di riferimento. Noi lavoriamo solo per il Comune di Roma, quindi, di fatto, anche il patrimonio artistico nel quale ci viene richiesto di intervenire è quello del Comune di Roma, e non di tutta la città.
  Nell'ambito dei servizi che gestiamo abbiamo la possibilità di offrire, gratuitamente, 2.000 visite e 160 laboratori all'anno per le scuole di Roma; quindi, ogni anno, ospitiamo circa 64.000 studenti che possono fruire gratuitamente della nostra didattica. Si è parlato del prezzo, che è un fattore importante nella definizione dell'offerta. Vi ho elencato piuttosto analiticamente tali fattori ma, di fatto, parlando sempre di giovani, i musei sono tutti gratuiti per gli under 18, ancora oggi, nonostante le tariffe siano state molto differenziate (la gestione delle tariffe dei musei comunali è dell'Assemblea capitolina).
  In merito alla didattica museale, di cui parlava già la collega Morelli, ci rivolgiamo a due pubblici, quello scolastico e quello non scolastico, suddiviso per varie fasce, per le scuole di ogni ordine e grado. Ci rivolgiamo anche ai docenti e, come vedrete successivamente, il Comune di Roma – non noi, ma l'iniziativa è ospitata nei nostri spazi – si rivolge ai docenti delle scuole primarie e secondarie per informarli del catalogo di didattica dell'anno successivo e incoraggiarli a pianificare le loro uscite extrascolastiche verso i nostri musei e le nostre aree archeologiche.
  Naturalmente, sono importanti la formazione, la preparazione e la specializzazione degli operatori che curano la didattica. Nel nostro caso selezioniamo dei soggetti, associazioni o società, che su diversi lotti dei musei del comune di Roma, selezionati per tipologia, possono offrire, in maniera quantitativamente e qualitativamente differenziata, a seconda della richiesta, la didattica necessaria.
  Sinteticamente, noi ci rivolgiamo a tre target diversi con la nostra didattica: alle scuole, alle famiglie e ai bambini. Leggendo l'intervento del professor Solima, Pag. 8che ci ha precedute in questa sala, sostanzialmente ho ritrovato questi concetti di interazione, condivisione e sperimentazione, quindi molte delle cose che ci diciamo oggi sono di pubblico dominio e sono largamente condivise, il che è in un certo senso confortante. Sia nel prodotto che offriamo, sia nella promozione ci rivolgiamo, in maniera differenziata, alle scuole e alle famiglie perché, come diceva Gaia Morelli, non possiamo delegare tutto alla scuola. La scuola può iniziare ma, naturalmente, la famiglia deve sostenere e partecipare a questo percorso di fruizione. Insomma, i bambini sono anche dei «decisori d'acquisto», come li chiamano gli uomini di marketing. Addirittura sono i bambini che tornano a casa e dicono ai genitori di essere stati alla mostra di Matisse, consigliando anche a loro di visitarla ! È quindi importante coinvolgerli, farli uscire dal museo o dal monumento mediante curiosità e con una voglia di proseguire: una delle risposte alla domanda «vogliamo andare al Museo Borghese ?», è «no, ci sono già stato».
  Ogni anno la Soprintendenza costruisce un catalogo, confezionato per essere accattivante, secondo la linea tematica del conoscere, che viene presentato agli insegnanti. Ho messo in cartellina anche tre diversi cataloghi. Ci sono i musei, i laboratori e gli itinerari tematici, perché l'offerta è ampia e variegata, quindi si può anche uscire dal museo.
  Questo è il progetto di cui ho parlato prima: «Educare alle mostre, educare alla città». Si tratta di un progetto di formazione, che dà anche un punteggio curricolare agli insegnanti – quindi riscuote un certo successo – ed è un momento importante per consentire la loro pianificazione rispetto all'offerta didattica museale. Per quanto riguarda le famiglie, ci rivolgiamo loro e le teniamo informate prevalentemente con la newsletter «Musei in famiglia», un prodotto di quest'anno, che viene lanciata dal nostro sito web, in maniera semplice, efficace e poco costosa. Una delle cose che non abbiamo detto è che le attività che facciamo sono sofisticate e costose. Di fatto, noi abbiamo operatori che hanno studiato trentacinque anni per prepararsi a un momento la cui visita dura un'ora, un'ora e mezza, e che si rivolge a venti, venticinque bambini. Quindi, il ricorso alla tecnologia e la ricerca continuativa di strumenti che aumentino la capacità di diffusione è fondamentale. Ora, il web, i social network e le tecnologie ci aiutano molto in tal senso. Vi mostro la newsletter – non so quanto riusciate a leggerla – che indica l'offerta, argomento per argomento: in basso a destra si legge «Laboratori», «Visite guidate». La newsletter consente di scegliere tra le varie offerte. Come vedete, siamo nei giorni di sabato e domenica, nel fine settimana, in cui la famiglia può decidere di uscire insieme ai ragazzi.
  Tra gli altri prodotti, cito l'audioguida per i bambini ai Musei Capitolini, uno strumento che individualmente il bambino può utilizzare per seguire il proprio percorso nei punti più famosi e più suggestivi dell'enorme collezione dei Musei Capitolini, che disorientano anche un adulto. Di fatto, questo consente ai genitori di fare il loro percorso, mentre il bambino ascolta e ha anche un suo momento di autonomia. Come dicevo prima, l'offerta non riguarda solo i musei. Di fatto, parlando di fruizione culturale, nel patrimonio artistico siamo dentro i musei, sul territorio, nei monumenti e nei parchi. A Roma ci sono le ville storiche e, come ha già detto la collega Morelli, bisogna radicarsi sul territorio per generare un senso di appartenenza, una curiosità o una continuità di rapporto che spesso viene a mancare a un certo punto. Tra le varie attività che negli anni la nostra società ha potuto curare, c’è quella dell'editoria, ma questo è tra i temi che svilupperò con delle slide successive, quindi vado un po’ più veloce. C’è, per esempio, il laboratorio all'Ospedale pediatrico Bambino Gesù, fuori dal museo; ci sono manifestazioni specifiche come «Roma, una città a misura di bambino», il progetto «Bruno Munari», il progetto di arte pubblica «SanBa» a San Basilio.
  Infine – non l'ho detto prima, parlando degli spazi culturali – gestiamo due ludoteche, a Villa Torlonia e Villa Borghese: si Pag. 9tratta di Technotown, dedicata ai ragazzi, e della Casina di Raffaello, dedicata ai bambini più piccoli. In libreria – questo è uno dei ruoli delle società che supportano gli enti locali e le Soprintendenze – offriamo un'ampia gamma di prodotti rivolti ai bambini, che possono aiutarli a completare e rendere più gradevole la propria visita, oppure ad approfondire il tema tornati a casa. Per i bambini abbiamo fatto queste poche cose, però sono piuttosto curate e alcune le ho portate.
  Da moltissimi anni, forse dal 2006 o dal 2007, insomma da quasi dieci anni, abbiamo una presenza all'Ospedale pediatrico Bambino Gesù, dove facciamo un laboratorio di oreficeria che piace molto alle ragazzine degenti. I bambini sono supportati in un laboratorio da un archeologo e un operatore culturale che è anche un orafo, con cui costruiscono dei pezzi basati su dei modelli che in qualche modo si rifanno alla nostra storia.
  Il laboratorio che potete osservare nella slide che segue si chiama «Pronto soccorso dello zucchero filato» ed è stato realizzato durante la manifestazione «Città dei bambini e delle bambine». Vi sono poi – slide successiva – i laboratori che sono stati fatti durante le giornata «Città dei bambini e delle bambine». Questa è una mappa che è stata data in quell'occasione e che indica ai bambini, per esempio, Castel Sant'Angelo, i Musei Capitolini, il Vaticano o Villa Borghese. I bambini potevano costruirsi un percorso con delle mete che erano già indicate.
  Nel 2008 – cito un'esperienza importante, partita da Milano – c’è stata una mostra antologica su Bruno Munari, uno dei grandi maestri della didattica, rivolta soprattutto ai più piccoli, durante la quale abbiamo offerto moltissimi laboratori ai bambini che sono stati accompagnati dalle famiglie e dalle scuole. Alla mostra ha fatto seguito la partecipazione al programma europeo «Comenius», che ha consentito degli scambi internazionali con la Spagna e dal quale, poi, è derivato un programma di formazione che il dipartimento servizi educativi e scolastici offre ai propri docenti sulla didattica munariana. C’è, quindi, un riversamento delle competenze tra il patrimonio culturale e la scuola che è sicuramente importante ed efficace.
  Un altro esempio importante è un'esperienza dell'anno scorso. A San Basilio sono stati coinvolti due artisti internazionali che hanno dipinto dei murales – uno dei quali vedete nella slide – su due facciate cieche delle case del quartiere. In quella occasione, agli stessi bambini è stato chiesto di costruire dei murales e delle targhe, che poi hanno appeso sui muri; siamo quindi potuti in qualche modo intervenire proprio sulla loro quotidianità. Credo che sia un'esperienza che non dimenticheranno e che consenta loro di fare la guardia al murales.
  Infine, abbiamo due ludoteche che offrono un programma non necessariamente correlato al patrimonio artistico della città, ma che comunque sono inserite in una villa storica cinquecentesca. Nel corso delle mostre che vengono organizzate, i bambini sono in grado di giocare già inserendosi in un contesto bello. A Villa Torlonia, Technotown ci consente di fare un ragionamento interessante sulle tecnologie, perché la scelta didattica è stata quella di costruire dei laboratori sulla musica, sulla robotica e sul 3D che fossero divertenti, ma che consentissero anche di capire come funziona questa tecnologia. Di fatto, siamo proprio in una didattica avanzata, non fine a sé stessa: non un passatempo. Siccome ci rivolgiamo ai ragazzi dagli 11 ai 17 anni, naturalmente, il fatto che loro intendano ritornare per noi è importante, perché è la misura del nostro successo.
  L'ultimo elemento su cui vorrei svolgere un breve ragionamento è la promozione, cioè come promuoviamo queste nostre attività. Ho fatto una distinzione fra la promozione della didattica scolastica e la promozione tout court. Chiaramente, come dicevo prima, queste attività sono costose. Spesso, quando una mostra non funziona o quando un museo non è visitato, si dice che dipende dal fatto che non si fa comunicazione. La radio, la televisione, i manifesti sono molto costosi e, se non si Pag. 10ha qualcosa di particolare da comunicare, sono tendenzialmente inefficaci. Chiaramente, tutti noi usiamo le mostre come un cavallo di Troia: ad esempio, «attenzione, ai Musei Capitolini c’è Leonardo», come se fosse l'unico motivo per venire a visitarli. Questo, però, rinfresca la memoria sulle cose che si potrebbero fare.
  È chiaro che ormai i portali, i social network, le mailing, insomma una promozione che non è fisica ma è comunque molto efficace, tempestiva e aggiornata, può aiutare molto. Per le scuole, abbiamo una promozione che passa, anche in questo caso, attraverso i portali, le mailing, ma c’è anche un'attività informativa. Insomma, mandiamo ancora qualche fax alle scuole, ma ormai quasi tutti hanno le mail. Infine, vorrei fare qualche modesta considerazione su quello che ho detto finora. La promozione è importante perché, a volte, in una città come Roma, l'offerta è anche corposa e, in generale, parliamo l'uno sopra l'altro. Il web e i social media ci consentono una promozione più mirata e più interattiva: questa è sicuramente una delle chiavi. Le tecnologie sicuramente sono più vicine ai bambini e ai ragazzi, sono più immediate e anche più divertenti: sono la loro chiave di lettura, quindi tutti possiamo fare di più su questo. Come risulta dalle diverse indagini e anche da quello che diceva prima Gaia Morelli – tutti gli operatori del settore lo sanno – una proposta di una fruizione diversa del museo, dell'area archeologica, della piazza, della villa, piace sempre. Quindi, piace di più andare a vedere un concerto dentro il museo piuttosto che all'Auditorium: è inspiegabile, ma è così. Se poi, comunque, visito il museo perché c’è il concerto, l'obiettivo è raggiunto. Allo stesso modo, quando lo chiediamo in queste indagini, oppure ogni anno nelle nostre campagne di customer satisfaction, su tutte le attività che facciamo, ci viene risposto che farebbe piacere vedere dei film sulla terrazza o dentro il museo, ma anche fare visite notturne. Abbiamo un grandissimo successo nelle manifestazioni «Notte nei musei». Avendo anche il Comune di Roma introdotto la gratuità nella prima domenica del mese, abbiamo tantissimi romani che vengono nei musei che sono altrettanto gratuiti negli altri giorni, quindi, di fatto, l'idea di una fruizione diversa piace.
  Naturalmente, come dicevamo, la famiglia va supportata, aiutata, ingaggiata. La multiculturalità è uno dei grandi temi e su questo noi abbiamo anche investito un po’ nel passato sul nostro modo di pensare la didattica, tenendo anche presente che le classi sono fortemente multiculturali, quindi ha senso progettare la didattica per far sì che i bambini riconoscano reciprocamente un patrimonio culturale e delle radici.
  Circa l'arte pubblica, l'esempio che ho fatto prima è, secondo noi, illuminante. Si tratta di progetti che non sono mastodontici, ma che possono lasciare un segno, quindi possono incoraggiare il senso di appartenenza. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie davvero per questa illustrazione di un lavoro grandioso di valorizzazione che state facendo. È bellissimo l'avvicinamento dei giovani mediante idee ed iniziative che permettano di non limitarsi solo agli aspetti più attrattivi per costoro, altrimenti rischiamo di seguire solo le loro inclinazioni. Il nostro compito, invece, è proprio di affascinarli e renderli partecipi di qualcosa che forse spontaneamente non ricercherebbero. Non essendovi richieste di intervento, ringrazio ancora gli auditi e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.

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