XVII Legislatura

Commissione parlamentare di vigilanza sull'anagrafe tributaria

Resoconto stenografico



Seduta n. 55 di Mercoledì 25 maggio 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Pagano Alessandro , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'ANAGRAFE TRIBUTARIA NELLA PROSPETTIVA DI UNA RAZIONALIZZAZIONE DELLE BANCHE DATI PUBBLICHE IN MATERIA ECONOMICA E FINANZIARIA. POTENZIALITÀ E CRITICITÀ DEL SISTEMA NEL CONTRASTO ALL'EVASIONE FISCALE

Audizione di rappresentanti
di Unioncamere.

Pagano Alessandro , Presidente ... 3 ,
Tripoli Giuseppe , segretario generale Unioncamere ... 3 ,
Ghezzi Paolo , direttore generale Infocamere ... 4 ,
Pagano Alessandro , Presidente ... 4 ,
Ghezzi Paolo , direttore generale Infocamere ... 5 ,
Pagano Alessandro , Presidente ... 5 ,
Ghezzi Paolo , direttore generale Infocamere ... 5 ,
Pagano Alessandro , Presidente ... 5 ,
Pompei Tiziana , vice segretario generale Unioncamere ... 5 ,
Tripoli Giuseppe , segretario generale Unioncamere ... 5 ,
Pagano Alessandro , Presidente ... 6 ,
Pompei Tiziana , vice segretario generale Unioncamere ... 6 ,
Pagano Alessandro , Presidente ... 6 ,
Pompei Tiziana , vice segretario generale Unioncamere ... 6 ,
Pagano Alessandro , Presidente ... 6 ,
Ghezzi Paolo , direttore generale Infocamere ... 6 ,
Pagano Alessandro , Presidente ... 6 ,
Ghezzi Paolo , direttore generale Infocamere ... 6 ,
Pagano Alessandro , Presidente ... 6 ,
Ghezzi Paolo , direttore generale Infocamere ... 6 ,
Pagano Alessandro , Presidente ... 6 ,
Tripoli Giuseppe , segretario generale Unioncamere ... 7 ,
Pagano Alessandro , Presidente ... 7 ,
Tripoli Giuseppe , segretario generale Unioncamere ... 7 ,
Pagano Alessandro , Presidente ... 7 ,
Tripoli Giuseppe , segretario generale Unioncamere ... 7 ,
Pagano Alessandro , Presidente ... 7 ,
Ghezzi Paolo , direttore generale Infocamere ... 7 ,
Pagano Alessandro , Presidente ... 7 ,
Ghezzi Paolo , direttore generale Infocamere ... 7 ,
Pagano Alessandro , Presidente ... 7 ,
Tripoli Giuseppe , segretario generale Unioncamere ... 7 ,
Ghezzi Paolo , direttore generale Infocamere ... 9 ,
Pagano Alessandro , Presidente ... 9 ,
Ghezzi Paolo , direttore generale Infocamere ... 9 ,
Pagano Alessandro , Presidente ... 10 ,
Ghezzi Paolo , direttore generale Infocamere ... 10 ,
Pagano Alessandro , Presidente ... 10 ,
Ghezzi Paolo , direttore generale Infocamere ... 10 ,
Pagano Alessandro , Presidente ... 10 ,
Ghezzi Paolo , direttore generale Infocamere ... 10 ,
Pagano Alessandro , Presidente ... 10 ,
Ghezzi Paolo , direttore generale Infocamere ... 11 ,
Pagano Alessandro , Presidente ... 11 ,
Tripoli Giuseppe , segretario generale Unioncamere ... 11 ,
Pagano Alessandro , Presidente ... 11

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ALESSANDRO PAGANO

  La seduta comincia alle 8.45.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso.

Audizione di rappresentanti
di Unioncamere.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti di Unioncamere che, anche a nome dei colleghi, ringrazio per aver accolto l'invito della Commissione.
  Sono presenti il dottor Paolo Ghezzi, direttore generale Infocamere, il dottor Giuseppe Tripoli, segretario generale Unioncamere, la dottoressa Tiziana Pompei, vice segretario generale Unioncamere e il dottor Andrea Sammarco, vice segretario generale Unioncamere.
  L'audizione si inquadra nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'anagrafe tributaria nella prospettiva di una razionalizzazione delle banche dati pubbliche in materia economica e finanziaria. Potenzialità e criticità del sistema nel contrasto all'evasione fiscale.
  Questa Commissione si occupa di Anagrafe tributaria, ma dal 1976, anno della sua istituzione, la mission è venuta evolvendo, con la vigilanza su 130 tra banche dati pubbliche e private, ma a forte valenza pubblica, come ad esempio quella di Enel che, come sapete, per disposizioni di legge interviene pesantemente anche sulla gestione dei dati.
  Sostituisco oggi il Presidente Portas, trattenuto da impegni. Questa audizione è fondamentale per i due temi per cui siete stati convocati. Mi riferisco alla fatturazione elettronica che, sia pure indirettamente, senz'altro vi coinvolge e al grande problema delle imprese sequestrate e confiscate.
  Nelle prossime settimane audiremo la dottoressa Orlandi, direttore dell'Agenzia delle entrate. Intendiamo dunque disporre di una chiave di lettura completa, in riferimento al bisogno da parte delle istituzioni di conoscere questo grande problema delle società sequestrate e confiscate che lascia insoddisfatti tutti gli addetti ai lavori. Finalmente abbiamo deciso di metterci mano e siamo sicuri che, con la giornata di oggi e con l'audizione della dottoressa Orlandi, chiuderemo il cerchio e offriremo, non solo alla magistratura, ma in generale a tutte le istituzioni coinvolte, chiavi di lettura e capacità di intervento concreto e, soprattutto, trasparente.
  Do la parola al dottor Tripoli, e successivamente al dottor Ghezzi, con riserva per me e per i colleghi di rivolgere, al termine dei loro interventi, domande e richieste di chiarimento.

  GIUSEPPE TRIPOLI, segretario generale Unioncamere. Per contenere in pochi minuti gli elementi essenziali, mi concentrerei, se siete d'accordo, soprattutto nell'illustrare i dati dei due fenomeni all'ordine del giorno, cominciando da quelli relativi all'analisi delle imprese confiscate e gestite dall'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati.
  Noi, come sistema camerale nella sua complessità e, nel caso di Infocamere, come Pag. 4società del sistema camerale che gestisce il registro delle imprese, siamo stati coinvolti nella verifica delle situazioni delle imprese gestite dall'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati (ANBSC), per trovare un riscontro sul registro delle imprese. Il registro delle imprese ha una gestione telematica ed è accessibile con strumenti che ne consentono una facilissima consultazione, per cui, per esempio, si può ricostruire la situazione di tutte le società in cui un soggetto è amministratore, conoscere quanti dipendenti ha un certa società, i movimenti e le acquisizioni operate, si possono ricostruire i bilanci. Si riesce dunque a ricostruire un'istantanea continua della situazione delle imprese.
  Siamo stati richiesti dall'ANBSC di svolgere una verifica sulle imprese da loro gestite, che sono 1.226. Vi anticipo un solo dato prima di dare la parola al dottor Ghezzi. Di queste 1.226 solo 874 hanno trovato un riscontro sul registro delle imprese, per 352 invece non c'è riscontro sul registro delle imprese, cioè non c'è la possibilità di collegarle alla denominazione, o perché errata o perché descritta male, volutamente o per errori materiali, nel momento in cui è stata trasferita come informazione al registro delle imprese.
  Ci sono altri dati molto interessanti che chiedo al dottor Ghezzi di illustrare rapidamente.

  PAOLO GHEZZI, direttore generale Infocamere. Vi chiedo di concentrarvi sulla terza slide che riassume il lavoro che abbiamo svolto insieme all'Agenzia. I dati che riceve l'Agenzia sono tutti di provenienza del tribunale, ovvero il tribunale, nel momento in cui opera un sequestro concernente l'impresa o i suoi soci, comunica l'informazione al registro dell'imprese e all'Agenzia. I documenti del tribunale pervengono al registro con varie modalità: alcuni tribunali mandano fax, altri la posta elettronica, cosa sulla quale mi soffermerò successivamente. Partendo dai dati ricevuti, la situazione al primo marzo era di 1.226 imprese confiscate, di cui solo 874 hanno trovato riscontro nel registro. Ciò significa che il giudice, quando ha fatto partire l'atto di confisca o di sequestro, non ha identificato correttamente l'impresa e non sapeva o ha sbagliato il codice fiscale ovvero la partita IVA dell'impresa ovvero la stessa denominazione il che non ha permesso di ritrovare, nel registro, l'impresa con quel nome. Questa è una situazione di grave imbarazzo perché di 1.226 abbiamo trovate 874, e ne mancano quindi all'appello 352. Di quelle che troviamo, come diceva prima il dottor Tripoli, sappiamo tutto: il tipo di attività, se l'impresa è ancora attiva, il numero dei dipendenti, i dati di bilancio. Nella slide successiva si vede come sono distribuite nelle varie regioni: la Campania ha il 25 per cento di queste imprese sequestrate. Come vedete, c'è una riga per quelle oltre 300 che non troviamo: sinceramente non sappiamo nemmeno cosa potrà essere fatto per quelle imprese che, di fatto, non lo sono. Oggi facciamo queste verifiche ogni tre o quattro mesi insieme all'Agenzia; esse potrebbero avvenire on line ed essere gestite in tempo reale perché questo oggi può fare il nostro registro delle imprese, essendo, come diceva prima il dottor Tripoli, completamente telematico e on line. All'interno dell'anagrafe economica on line, dove in ogni momento un'impresa nasce, una muore e una si trasforma, potremmo dunque avere un sottoinsieme monitorato, quello delle imprese confiscate, che in gergo chiamiamo «sezione speciale del registro», insieme ad altre che già esistono, come quelle della start-up che il Governo sta incentivando. Se venisse richiesta un'analoga sezione, potremmo informarvi in ogni momento se un'impresa soggetta a sequestro per esempio operi perché ancora attiva e se vende quote e beni. Come sapete, basta andare da un notaio o da un commercialista: chi invece la sta monitorando magari non lo sa.

  PRESIDENTE. Non è nostra abitudine interrompere l'audizione perché le domande si fanno sempre alla fine, però una precisazione è veramente importante. Lei ha detto che questa può diventare subito on line, ma chi deve dare le direttive?

Pag. 5

  PAOLO GHEZZI, direttore generale Infocamere. In questo momento, per diventare on line, riallacciandomi al discorso che facevo prima, bisogna che il giudice, quindi il tribunale che fa la comunicazione, la faccia con strumenti che noi dobbiamo mettere a disposizione e che, oggi, abbiamo messo a disposizione del notaio e del commercialista. Con tali strumenti, nel caso in cui non fosse scritto bene il codice dell'impresa, la pratica alla cancelleria neppure potrebbe partire, perché sarebbe come fare una comunicazione su un'automobile sbagliandone la targa. I nostri sistemi «vedrebbero» che quella non è un'impresa e si comunicherebbe al giudice che tale impresa non risulta oggi nel registro, e che prima occorrerebbe capire quale sia l'impresa e quali siano i dati corretti. Poi, appena si digitano i dati corretti, quell'informazione andrebbe on line e in quel momento verrebbe trasmessa dalla cancelleria del tribunale al registro delle imprese e automaticamente nella sezione del registro che le dicevo prima.

  PRESIDENTE. Rendiamo dinamica quest'audizione. Oggi, avete questa situazione potenzialmente realizzabile, che non si è ancora compiuta. Cosa deve succedere perché questo loop si chiuda? Mi faccia un esempio concreto. Tutto quello che oggi viene detto sarà verbalizzato e inviato all'Agenzia delle entrate che ne farà uso e studi che, conoscendoli, saranno anche molto approfonditi, però la nostra idea è che venga mandata anche a tutti gli altri soggetti interessati. La mia domanda, nella mia qualità, è ben precisa, cioè dobbiamo oggi spiegare bene come si deve costruire il processo, per cui, quando la procedura si è completata, offriremo il modello a chi ci ascolta. Il modello quale dovrebbe essere oggi, dottor Ghezzi?

  PAOLO GHEZZI, direttore generale Infocamere. Le rispondo e poi lascio la parola ai colleghi.
  Il nostro modello è analogo a quello che oggi le cancellerie usano per comunicare al registro delle imprese le procedure concorsuali e i fallimenti. Questo sarebbe un atto nuovo chiamato «sequestro». Una procedura concorsuale o un fallimento è esecutivo nel momento in cui viene iscritto nel registro, per cui il giudice ha una modulistica digitale con cui, fatto l'atto, un secondo dopo lo iscrive nel registro: potremmo fare una cosa analoga per l'iscrizione del sequestro. Oggi invece l'atto di sequestro, come dicevo prima, viene trasmesso con fax o con altre modalità e inoltre non è neppure strutturato per campi. Tant'è che, dove si dovrebbero scrivere codice fiscale e partita IVA dell'impresa, come vi abbiamo fatto vedere, non vengono scritti correttamente o non ci sono; al contrario, se questo venisse tutto incardinato nella procedura informatica di trasmissione con gli strumenti che forniamo, il sequestro verrebbe automaticamente iscritto nel registro. Credo che probabilmente sia necessario un intervento normativo, come lo è stato per la legge fallimentare, dove è stato disciplinato come doveva essere il modulo con cui le cancellerie inviano gli atti, in questo caso al registro delle imprese. Con apposito intervento normativo si farebbe la stessa cosa per l'atto di sequestro.

  PRESIDENTE. Addirittura essere normato, dottoressa Pompei?

  TIZIANA POMPEI, vice segretario generale Unioncamere. In realtà, c'è già una normativa in itinere. Vi è un disegno di legge di modifica del codice antimafia che prevede tutta una serie di comunicazioni aggiuntive, rispetto a quelle che oggi il registro delle imprese riceve, relative esclusivamente ai sequestri. Probabilmente la normativa potrebbe essere integrata anche con le indicazioni relative alla confisca. Con l'approvazione di quel disegno di legge, un presupposto normativo potrebbe esserci già. In questo momento la normativa non prevede la comunicazione di alcune di queste informazioni. Con il disegno di legge, si amplierebbero le indicazioni che devono essere comunicate al registro.

  GIUSEPPE TRIPOLI, segretario generale Unioncamere. Aggiungo, per rispondere Pag. 6alla sua domanda, che, in ogni caso, ogni intervento sul registro delle imprese, essendo un registro pubblico, non può che avvenire per norma, cioè non si possono volontariamente aggiungere campi che non siano previsti dalla norma, quando hanno un impatto di pubblicità, come in questo caso, per cui la norma dovrebbe prevedere quello che si è detto, cioè che, al momento del sequestro e poi della confisca, l'azienda venga segnalata in apposita sezione del registro delle imprese, il che poi vuol dire semplicemente mettere un flag accanto al nome dell'impresa, dove si dice «sequestrata» o «confiscata». L'elenco delle aziende sequestrate o confiscate sarà poi facilmente ricavabile dal registro delle imprese.
  Aggiungo un elemento perché molto spesso l'informazione, quando arriva al registro delle imprese, giunge già, come si diceva, «sporca» perché compromessa. Questo accade perché, nel trasferire le carte, si perdono anche piccoli caratteri. Per esempio, per il codice fiscale basta un numero e non si riesce a recuperare l'azienda, o il nome o l'indirizzo. Questo è un fatto normale che accade spesso anche per altre parti del registro imprese, cioè che arrivino segnalazioni di imprese con l'indirizzo sbagliato perché magari la sede legale è una e quella operativa è un'altra. Accade anche che nella fase precedente, quando arriva al tribunale che comunica i dati, si siano prodotti errori, quindi che arrivino carte, anche quelle prelevate dalle forze di polizia, che sono magari sporche già all'origine, con dati, anche volutamente, non corretti.

  PRESIDENTE. Il veicolo legislativo che in questo momento consigliate esiste, cioè mi sembra di capire che c'è un disegno di legge al Senato, in Commissione giustizia immagino.

  TIZIANA POMPEI, vice segretario generale Unioncamere. In Commissione giustizia del Senato e c'è già stato un passaggio alla Camera.

  PRESIDENTE. Quindi è già in seconda lettura?

  TIZIANA POMPEI, vice segretario generale Unioncamere. Sì.

  PRESIDENTE. Lo comunichiamo anche al presidente D'Ascola perché ritengo che sia fondamentale.

  PAOLO GHEZZI, direttore generale Infocamere. Questa modalità non cambia gli attuali flussi perché è sempre la cancelleria del tribunale, quindi il giudice, che fa l'atto, e lo verrebbe a disciplinare solo nella modalità esecutiva e negli effetti. Tutte le cancellerie hanno un desk su cui apparirebbe semplicemente un nuovo adempimento. Questo faciliterebbe l'informatizzazione da parte dei tribunali e l'omogeneità di una situazione che oggi soffre talora di ritardi cronici.

  PRESIDENTE. Devo fare i complimenti a Unioncamere e a Infocamere che collabora pienamente come società in house. Il vostro è veramente un esempio per l'Europa e da questo complimento, faccio una domanda. Il rapporto tra voi e i tribunali qual è?

  PAOLO GHEZZI, direttore generale Infocamere. Di ottima collaborazione.

  PRESIDENTE. Statisticamente, tutta l'Italia è coperta?

  PAOLO GHEZZI, direttore generale Infocamere. Su alcuni adempimenti, dove appunto è intervenuta la norma. L'ultima che vi ho descritto che concerne l'iscrizione delle procedure concorsuali dei fallimenti è stata recepita immediatamente da tutti perché loro stessi erano i soggetti più a rischio. Nel caso dei fallimenti in certi casi, prima che venisse iscritta, l'impresa aveva addirittura fatto in tempo a vendere quote e beni. Credo che la questione sia molto simile.

  PRESIDENTE. Tecnicamente è facilissimo. Mi rendo conto che c'è un'esperienza, segretario, già maturata nel caso dei fallimenti che deve essere replicata con una Pag. 7sezione speciale, come l'avete chiamata voi, però ci vuole la norma.

  GIUSEPPE TRIPOLI, segretario generale Unioncamere. La sezione speciale va istituita per norma. La sezione speciale non è lavoro in più, ma è semplicemente, come ripeto, l'indicazione che quell'azienda si trovi una particolare situazione: o è una start-up o è in stato di fallimento. Ci sono diverse sezioni speciali.

  PRESIDENTE. Il rapporto con l'Agenzia delle entrate? Lo chiedo perché loro segnalano con un'apposita sezione della dichiarazione che prevede esattamente il tema che stiamo trattando oggi.

  GIUSEPPE TRIPOLI, segretario generale Unioncamere. Sull'Agenzia delle entrate, non so dirle. Sul tema delle aziende sequestrate o confiscate non so come funzioni il meccanismo.

  PRESIDENTE. Ce lo faremo spiegare da loro, quando verranno in audizione. Poi, naturalmente vi faremo avere i verbali della dottoressa Orlandi.

  GIUSEPPE TRIPOLI, segretario generale Unioncamere. Sulla sua domanda, Presidente, vorrei insistere un attimo. La sua domanda cercava di capire se la realizzazione di un simile sistema, che deve essere previsto dalla norma, possa avere difficoltà tecnico-operative, per cui magari si fa la norma e poi non funziona per altri motivi. Noi rispondiamo di «no», cioè, se si fa la norma, il sistema funzionerà sicuramente, perché si è sperimentato in tanti campi, e non ci sono sorprese, come invece a volte capita quando un certo meccanismo normativamente previsto non funzioni per la mancata individuazione di certi passaggi. Qui, operativamente siamo in condizioni di farlo partire il giorno dopo l'approvazione della norma, ovviamente con le debite predisposizioni e dando ai cancellieri tutte le indicazioni per accedere alla piattaforma on line e che loro già utilizzano.

  PRESIDENTE. Questo è interessante. Comunque, devo dire che, essendoci già il precedente, basta applicare la norma sul fallimento. Poi, noi sensibilizzeremo tutti i soggetti interessati. Sono ottimista. Forse non siamo in grado di individuare la tempistica, ma sono certo che si farà in tempi rapidi.

  PAOLO GHEZZI, direttore generale Infocamere. L'attore fondamentale dal lato giustizia è DGSIA.

  PRESIDENTE. Si tratta del braccio operativo del Ministero?

  PAOLO GHEZZI, direttore generale Infocamere. Del Ministero della giustizia. Si tratta della direzione generale sistemi informativi automatizzati, che ha realizzato il software per i fallimenti e che inserirebbe sul desktop della cancelleria questo nuovo modulo.

  PRESIDENTE. Bene, se non vi sono altri elementi che volete esprimere su questo primo punto all'ordine del giorno, possiamo passare al secondo.

  GIUSEPPE TRIPOLI, segretario generale Unioncamere. Riguardo all'esperienza della fatturazione elettronica da parte delle piccole imprese nei confronti della pubblica amministrazione, abbiamo ottenuto risultati importanti. Sono 60.000 le imprese che lavorano con la pubblica amministrazione e 400.000 le fatture gestite elettronicamente attraverso Infocamere. Si tratta di un dato significativo perché il numero delle imprese complessivo è tra i 500.000 e i 600.000 soggetti. Il numero delle fatture è più rilevante perché, lavorando con dimensioni piccole, le fatture nei confronti della pubblica amministrazione sono molto poche. Ci eravamo dati un limite di 24 fatture di un'impresa nei confronti della pubblica amministrazione, perché si tratta aziende veramente piccole.
  Prima di passare, anche qui, la parola al dottor Ghezzi per un aspetto ancora più di dettaglio, vorrei segnalare questa disponibilità nei confronti del passaggio importante, Pag. 8 che è previsto, della possibilità di utilizzare più estensivamente la fatturazione elettronica nei rapporti tra imprese e oltre che tra la pubblica amministrazione e imprese. Su questo punto, la norma ha previsto che ci fosse un impegno dell'Agenzia delle entrate, dell'Agenzia per l'Italia digitale e delle Camere di commercio per mettere a disposizione gratuitamente dei sistemi di fatturazione elettronica a favore delle imprese. Sappiamo che l'Agenzia delle entrate sta lavorando e noi siamo pronti a fare la nostra parte.
  Il fenomeno della fatturazione elettronica si sta affermando, a livello mondiale, con dati anche particolarissimi perché ci sono Paesi, come Brasile e Messico, che sono leader nella gestione della fatturazione elettronica. L'America latina è più avanti nella fatturazione elettronica, nei rapporti con la pubblica amministrazione, di quanto non lo siano, per esempio, gli Stati Uniti. Brasile, Messico e Cile hanno un numero di fatture elettroniche, gestite con la pubblica amministrazione, che penetra di più il mercato e che è più alto di quello che non sia, per esempio, negli Stati Uniti, così come per l’ Europa, accade nei Paesi scandinavi o l'Estonia.
  Possiamo dire che il fenomeno si sta allargando e sta diventando importante e il punto che vorrei sollevare concerne, per sintetizzare, due possibilità di utilizzo della fattura elettronica.
  Il primo è ovviamente ai fini della compliance fiscale, cioè la gestione elettronica del ciclo dell'ordine dei pagamenti; in particolare la fatturazione consente al fisco di avere dati sempre aggiornati e verificabili e alle aziende di essere trasparenti nei confronti del fisco con una serie di possibilità di politiche fiscali innovative che potrebbero essere svolte, in termini di vantaggio per chi esprime una totale trasparenza rispetto a chi non lo fa.
  In Paesi come gli Stati Uniti gli strumenti di gestione digitale e telematica dei rapporti, per esempio di un'impresa committente con le imprese fornitrici, consentono di realizzare modalità, che in USA sono totalmente di mercato, di gestione dei rapporti di grappoli di imprese. Per esempio, mi riferisco alle imprese fornitrici di una grande azienda nei confronti delle banche. Se una impresa di medie dimensioni ha una serie di imprese fornitrici, questa può trattare una modalità creditizia con la banca che, usando la migliore situazione di rating dell'azienda media, può estendere questo beneficio alle imprese fornitrici. Allora, la fatturazione elettronica, come la ricostruzione digitale di tutto il ciclo dell'ordine, dall'impresa committente alle imprese fornitrici, consente di utilizzare questi strumenti anche per altre finalità che non sono quelle fiscali e che sono più propriamente di sviluppo (rapporto con le banche, la finanza, il credito), anche per la ricostruzione dei rapporti. Per esempio, se i rapporti tra le reti d'impresa fossero tutti gestiti elettronicamente e digitalmente, sarebbe più facile anche individuare politiche per le imprese, per i distretti. C'è una potenzialità nella digitalizzazione dei rapporti tra impresa, di cui appunto tipicamente la fatturazione è un pezzettino, però è un pezzettino importante, che potrebbe avere altri risvolti che non sono solo quelli fiscali.
  Aggiungo un ultimo elemento. L'abbattimento dei costi è stato stimato per il nostro Paese, ove tutto fosse digitalizzato con fatturazione totalmente elettronica e senza recupero cartaceo, in cifre molto importanti. Qualcuno parla perfino di 10 miliardi: magari non sarà questa la cifra, però c'è sicuramente un risparmio consistente. C'è anche un vantaggio di efficienza e di riduzione di costi per le imprese, oltre alla finalità fiscale e di politiche creditizie e industriali in senso proprio. Mi riferisco altresì alle politiche per le reti e per i distretti che sarebbero facilitati dalla gestione del processo in via digitale e anche al tema di efficienza generale del sistema economico. Da questo punto vista, siamo pronti e vorremmo fare la nostra parte, con Infocamere. Tra un istante, lo dirà anche il dottor Ghezzi.
  Ci farebbe piacere che le risorse, che per noi sarebbero estremamente limitate e che oggi sono previste in 20 milioni di euro, per il processo di messa a disposizione gratuita degli strumenti per la fatturazione Pag. 9digitale, fossero utilizzabili, come prevede peraltro la norma non in via generale, anche dal sistema camerale. Abbiamo stimato che, mettendo a disposizione delle piccole imprese strumenti di fatturazione elettronica nei rapporti impresa-impresa, ci sarebbe un costo annuo tra i 2 e i 3 milioni per la gestione della piattaforma e dei servizi, se dovessimo rendere il servizio gratuitamente. All'interno della previsione di spesa che è di 20 milioni, questa è una piccola cifra. Certo, sarebbero AgID e l'Agenzia delle entrate a gestirla, però questa cifra ci consentirebbe di offrire alle imprese, analogamente a quello fatto nei confronti della pubblica amministrazione, il servizio nei confronti dell'impresa.

  PAOLO GHEZZI, direttore generale Infocamere. Volevo ripercorrere un attimo quello che è avvenuto fino ad adesso. A marzo 2015, la fatturazione è diventata obbligatoria per le imprese verso la pubblica amministrazione. Ora, quando si è fatto normativamente quel passo e si è detto che da marzo 2015 sarebbe stata obbligatoria per tutte le imprese verso la pubblica amministrazione, si è avuta una levata di scudi. Tutte le imprese si sono trovate in grosse difficoltà perché dovevano munirsi, da un giorno all'altro, di uno strumento per fatturare. Pensate all'imbianchino che imbianca la scuola o all'idraulico che interviene quando si rompe un tubo e che, magari facendo una fattura all'anno, si sarebbe dovuto comprare un software che il mercato oggi mette a disposizione con prezzi tali per cui anche quelli che costano meno hanno un prezzo di 100 o 200 euro, anche se quell'idraulico magari ci andava una volta sola nella scuola ad accomodare il tubo.
  Per le piccolissime imprese che fanno poche fatture all'anno – a differenza di quelle che lavorano abitualmente con la pubblica amministrazione e che sono in grado di andare sul mercato ad acquistare il software – la nostra, ovviamente in collaborazione con l'Agenzia delle entrate, che ancora non aveva fatto una piattaforma, e l'AgID, è diventata l'unica piattaforma presente in cui la fatturazione elettronica è gratuita. I numeri che diceva prima il dottor Tripoli testimoniano che 60.000 di queste piccole imprese usano la nostra piattaforma, quindi in maniera completamente gratuita, su un target totale di 600.000. Oggi, sono 600.000 le imprese tenute a questo obbligo e il nostro servizio ne ha «intercettate» 60.000, quindi siamo al 10 per cento. Come vedete sono tutte piccole, per cui il 41 per cento sono imprese individuali che hanno fatturato meno di un milione e hanno pochi dipendenti. Questo ha permesso che l'innovazione andasse avanti, altrimenti, come ben sapete, appena fatta una norma si dice «non si può perché è un onere in più per l'impresa». Si è ottenuto questo importante passo di innovazione.
  Ora, ci troviamo con l'obbligo di estendere la fatturazione anche a B2B, cioè impresa-impresa. Tale fatturazione non è più obbligatoria, ma facoltativa, promettendo sgravi alle imprese che la utilizzeranno, ed è comunque un passo importante perché la platea da 600.000 imprese diventa probabilmente di 6 milioni. Il grosso rischio è di trovarci in una situazione in cui in presenza di chi fa una piattaforma gratuita per tutti, il mercato possa probabilmente sollevare molte obiezioni, quindi, visto che ci sarà un'audizione con l'Agenzia delle entrate, occorrerà capire se concentrarsi su alcuni target come le piccole imprese e non sull'intera platea e in quel caso, come sistema camerale, siamo oggi in grado di dire che il software e la nostra piattaforma potranno essere dati gratuitamente alle piccolissime imprese, senza doverlo rendere gratuito per tutti. Questa è la questione: siamo pronti a giocare la nostra partita, però, nel momento in cui estendiamo questa piattaforma a tutti, come diceva prima il dottor Tripoli, abbiamo fatto una stima che il costo necessario per sostenere una mole di accessi che, a quel punto, da 60.000 immaginiamo passerebbe a 500.000 o 600.000 imprese...

  PRESIDENTE. Quelle che lavorereste voi, con la piattaforma gratuita, nel B2B?

  PAOLO GHEZZI, direttore generale Infocamere. Esattamente. Il costo che ci troveremo Pag. 10 a dover sostenere è di circa 2 o 3 milioni di euro.

  PRESIDENTE. Però, questo costo, spalmato su una platea così ampia, diventerebbe un costo sopportabile.

  PAOLO GHEZZI, direttore generale Infocamere. Assolutamente, però, siccome oggi la norma dice che comunque questa deve essere gratuita, vuol dire che questo investimento va coperto dal Governo. Sappiamo che c'è uno stanziamento di circa 20 milioni, se non sbaglio, e riteniamo che appunto il Ministero delle finanze debba averne la maggior parte perché ci concentreremo sulle piccole, cioè sul target per cui le camere hanno dimostrato sul territorio di poter fare formazione e eventi e di poter accompagnare l'impresa a utilizzare la piattaforma perché sono imprese che hanno bisogno di assistenza. Siamo in grado e abbiamo già la piattaforma. Ci risulta, tra l'altro, che il Ministero delle finanze stia facendola più o meno simile alla nostra, per cui, a quel punto...

  PRESIDENTE. C'è doppione in questo momento...

  PAOLO GHEZZI, direttore generale Infocamere. È normale che ci sia un doppione, è il mercato che lo fa analogo. Io non parlerei di doppioni perché chiaramente l'Agenzia deve dare questi strumenti non solo alle imprese perché ci sono anche le partite IVA e i professionisti, per cui, secondo me, se ci dividessimo i target in maniera opportuna...

  PRESIDENTE. Se mi è consentito – lo dico in assoluta umiltà – vorrei aggiungere che questo non è nei compiti istituzionali di questa Commissione che deve controllare e non certamente programmare o indirizzare. Tuttavia, si tratta di un ragionamento che è stato sviluppato e che è molto interessante.
  Noi sentiremo l'Agenzia sull'altro punto all'ordine del giorno. Secondo il mio modesto parere, siccome questo accadrà in base alla nostra programmazione, a fine giugno, abbiamo un mese pieno, circa cinque settimane. Secondo me, forse sarebbe cosa buona, se sui due punti di questo ordine del giorno, facciate un confronto vis-à-vis con l'Agenzia perché ci sono rischi di sprechi di denaro non indifferenti, mentre l'Agenzia potrebbe delegare voi, non so come e non tocca a me dirlo, o viceversa trovare sistemi per potere entrare in merito. Questo vale per tutti e due i temi, cioè anche per l'altro, perché l'Agenzia, nell'apposita dichiarazione dei redditi sui beni sequestrati, deve dire qualche cosa. Lo dico, in maniera tale che, quando arriverà qui tra cinque settimane, l'Agenzia non avrà soltanto il vostro verbale odierno, ma verrà anche da una riunione operativa. Il direttore della parte informatica, il dottor Buono, è molto disponibile. Lo sappiamo perché l'abbiamo interpellato più volte. Verbali alla mano, potreste già pianificare un incontro che tornerà sicuramente utile.
  Penso che abbiamo esaurito tutto, se non avete altri. Vi chiedo se avete anche altri spunti di riflessione oppure volete suggerirci ulteriori temi di riflessione per i prossimi incontri.

  PAOLO GHEZZI, direttore generale Infocamere. A me ha molto colpito quando ha detto che vigilate su oltre 130 banche dati.
  Abbiamo visto che la forza, oggi, è data dalla trasparenza delle transazioni, economiche soprattutto, quindi riteniamo che il registro delle imprese possa diventare un hub informativo dove trovare, con estrema facilità, tutte le informazioni utili e necessarie. Se si fa una visura di una società, si possono vedere gli addetti dati da INPS, le certificazioni di Accredia e AVCP, tutti dati ufficiali con l'indicazione delle fonti: rendiamo disponibili a tutti gli imprenditori, in un colpo solo, dati che, altrimenti, sarebbe quasi impossibile andare a prendere dalle singole fonti. Vorremmo valorizzare sempre di più questo registro, inserendo, ovviamente in accordo con le amministrazioni che detengono informazioni importanti, meccanismi automatici di alimentazione del registro.

  PRESIDENTE. Vi chiedo se, entro una settimana da oggi, ci poteste fare avere una Pag. 11scheda tecnica: il suggerimento che vi chiede la Commissione è se questi elementi, che lei ha appena spiegato, possano essere tradotti in un fatto concreto, in maniera tale che possiamo utilizzarli e diffonderli nel modo più opportuno.

  PAOLO GHEZZI, direttore generale Infocamere. Se ci date un elenco di quali sono le banche dati ci potrebbe aiutare...

  PRESIDENTE. Si tratta di tutte le banche dati, di tutto quello che esiste di pubblico in Italia, nessuna esclusa, dalle dogane e la Guardia di finanza, l'Agenzia, quindi tutte. Se il dottor Tripoli non ha nulla da aggiungere...

  GIUSEPPE TRIPOLI, segretario generale Unioncamere. Non ho nulla da aggiungere. Questa sottolineatura mi sembra sia stata fatta molto bene dal dottor Ghezzi.
  In questo modo, il registro imprese sarebbe l'architrave su cui poggiare tutto il resto delle informazioni. Le informazioni delle Dogane sono coperte da privacy per esempio. Nel registro ci possono essere anche aspetti che possono essere coperti da privacy, quindi non disponibili pubblicamente, però il dato fondamentale, secondo me, è la riconciliazione delle diverse posizioni perché è quello che accade in grande sul tema delle aziende sequestrate e confiscate. Mi riferisco al fatto che ci sono elenchi di aziende che non coincidono con gli elenchi delle aziende effettivamente registrate al registro delle imprese. Questo accade con le banche dati pubbliche o private perché, come vi dicevo, basta un piccolo errore per rendere una posizione non riconoscibile da un'altra banca dati. Ora, questo lavoro, fatto con un input della Commissione, che dovrà poi trasformarsi probabilmente anche, per alcuni casi, in norme perché, come dicevo, quelle sulla privacy sicuramente le richiederebbero, consentirebbe all'Italia, anche se già siamo tra i Paesi più avanzati, di fare un ulteriore passaggio di avanzamento nella ricostruzione dell'archivio delle imprese.

  PRESIDENTE. Ringrazio i rappresentanti di Unioncamere e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.25.