XVII Legislatura

Commissione parlamentare di vigilanza sull'anagrafe tributaria

Resoconto stenografico



Seduta n. 42 di Mercoledì 20 gennaio 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'ANAGRAFE TRIBUTARIA NELLA PROSPETTIVA DI UNA RAZIONALIZZAZIONE DELLE BANCHE DATI PUBBLICHE IN MATERIA ECONOMICA E FINANZIARIA. POTENZIALITÀ E CRITICITÀ DEL SISTEMA NEL CONTRASTO ALL'EVASIONE FISCALE

Audizione del direttore dell'Agenzia delle entrate, Rossella Orlandi.
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 3 
Orlandi Rossella , direttore dell'Agenzia delle entrate ... 3 
Bellot Raffaela  ... 7 
Orlandi Rossella , direttore dell'Agenzia delle entrate ... 8 
Pelillo Michele (PD)  ... 9 
Orlandi Rossella , direttore dell'Agenzia delle entrate ... 10 
Pagano Alessandro (AP)  ... 12 
Petrini Paolo (PD)  ... 13 
Orlandi Rossella , direttore dell'Agenzia delle entrate ... 13 
Pagano Alessandro (AP)  ... 14 
Orlandi Rossella , direttore dell'Agenzia delle entrate ... 14 
Buono Giuseppe , direttore centrale tecnologie e innovazione dell'Agenzia delle entrate ... 15 
Orlandi Rossella , direttore dell'Agenzia delle entrate ... 15 
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 15 
Orlandi Rossella , direttore dell'Agenzia delle entrate ... 15 
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 16

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIACOMO ANTONIO PORTAS

  La seduta comincia alle 8.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla della Camera dei deputati e, successivamente, sul canale satellitare della Camera dei deputati.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del direttore dell'Agenzia delle entrate, Rossella Orlandi.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del direttore dell'Agenzia delle entrate, Rossella Orlandi, che, anche a nome dei colleghi, ringrazio per aver accolto l'invito della Commissione.
  Sono presenti, inoltre, il direttore centrale tecnologie e innovazione, Giuseppe Buono, e il capo ufficio stampa, Sergio Mazzei, che ringrazio per la loro presenza.
  L'audizione si inquadra nell'ambito dell'indagine conoscitiva su «L'anagrafe tributaria nella prospettiva di una razionalizzazione delle banche dati pubbliche in materia economica e finanziaria. Potenzialità e criticità del sistema nel contrasto all'evasione fiscale».
  Do la parola alla dottoressa Orlandi, con riserva per me e per i colleghi di rivolgerle, al termine del suo intervento, domande e richieste di chiarimenti.

  ROSSELLA ORLANDI, direttore dell'Agenzia delle entrate. Ringrazio la Commissione per questa occasione di incontro che consente di fornire un contributo sulla tematica della razionalizzazione delle banche dati pubbliche in materia economica e finanziaria, con particolare riguardo all'utilizzo delle banche dati dell'Anagrafe tributaria nel contrasto all'evasione Iva.
  In particolare, questa onorevole Commissione mira a conoscere se siano sufficienti le informazioni contenute nelle banche dati dell'Anagrafe tributaria o se occorra un potenziamento degli strumenti informatici esistenti, attraverso la creazione di nuove basi dati, ovvero di nuovi collegamenti informatici tra quelle già esistenti.
  Le banche dati dell'Anagrafe tributaria fondano la loro infrastruttura generale su princìpi che trovano regolamentazione nel decreto del Presidente della Repubblica 605 del 1973, quali l'obbligo di trasmissione esclusivamente telematica di tutte le informazioni a scadenze predeterminate, l'obbligo di utilizzo da parte di chi invia i dati di un tracciato record strutturato, una chiave unica di catalogazione delle informazioni qual è il codice fiscale. Queste tre regole definite alla fine degli anni ’90 nell'ambito della riforma del fisco telematico hanno consentito negli ultimi quindici anni una rilevante crescita dell'efficienza e dell'efficacia dei processi di lavoro dell'Agenzia, con riferimento all'attività sia di assistenza sia di analisi del rischio, selezione e controllo. L'attuale patrimonio informativo che compone le banche dati dell'Anagrafe è certamente il più ampio e strutturato nell'ambito della pubblica amministrazione italiana, e le regole di acquisizione e di catalogazione dei dati sopra citate consentono oggi la condivisione di Pag. 4gran parte delle informazioni dell'Anagrafe con numerose pubbliche amministrazione ed enti esterni all'amministrazione finanziaria.
  Le altre agenzie fiscali, la Guardia di finanza, ma anche i comuni, le regioni, l'INPS, l'INAIL, i Ministeri e gli Ordini professionali, sulla base di specifiche convenzioni di cooperazione informatica predisposte in linea con le direttive dell'Autorità garante della protezione dei dati personali, possono infatti consultare e acquisire un numero rilevante di informazioni, che popolano l'Anagrafe tributaria e la utilizzano oggi per efficientare i loro servizi e le loro attività di controllo.
  Ritengo pertanto che il numero e la tipologia di informazioni che oggi giungono da diverse fonti all'Anagrafe tributaria siano in linea di massima sufficienti per consentire all'Agenzia di portare avanti la sua mission istituzionale di perseguimento del massimo livello di adempimento degli obblighi fiscali da parte dei contribuenti: tuttavia, coerentemente con le linee di indirizzo elaborate dall'OCSE e similarmente alle azioni intraprese negli ultimi anni dalle amministrazioni finanziarie dei più avanzati Paesi occidentali, anche l'Agenzia delle entrate sta orientando il proprio ruolo a quello di facilitatore attivo di tax compliance. In quest'ottica, l'ulteriore valorizzazione del patrimonio informativo in possesso dell'Agenzia rappresenta un fattore fondamentale per diversi ambiti: lo sviluppo di servizi, strumenti e processi in grado di ridurre significativamente l'onerosità degli adempimenti fiscali e, ove possibile, superarli; l'identificazione e l'esecuzione di nuove forme di confronto e collaborazione con le diverse categorie di contribuenti, differenti tipologie di soggetti passivi, Iva e non, ivi incluse le azioni di comunicazione preventiva tese a stimolare un comportamento virtuoso da parte dei contribuenti rispetto agli adempimenti fiscali, evitando errori, richieste di chiarimento, omissioni; l'identificazione di fenomeni di comportamenti fraudolenti o a elevato rischio di evasione; l'automatizzazione dei processi di verifica e accertamento in un'ottica di ottimizzazione dell'attività da parte dell'Agenzia e di massima riduzione dell'invasività dei controlli dal punto di vista del contribuente.
  Per raggiungere questi obiettivi l'Agenzia delle entrate insieme al partner tecnologico Sogei ritiene necessario l'avvio di un complessivo e articolato processo di consolidamento e reingegnerizzazione delle basi dati informatiche, attraverso le quali è organizzato e gestito il vasto patrimonio informativo dell'Anagrafe, secondo diverse direttrici di lavoro: riorganizzazione logica e infrastrutturale delle basi dati informatiche, finalizzata alla massima fruizione incrociata delle diverse classi di dati sia dichiarativi sia provenienti da enti esterni; studio e successiva adozione di strumenti e soluzioni informatiche di nuova generazione, allineate con lo stato dell'arte del mercato nel campo della gestione e analisi dei dati; definizione di regole stringenti di gestione dei dati da parte di servizi informatici, in modo da garantire la consistenza nel tempo e il corretto utilizzo; monitoraggio e continuo miglioramento della qualità dei dati, che assume sempre di più un ruolo fondamentale in relazione alla tax compliance. Parallelamente, in considerazione del ruolo centrale dell'Anagrafe tributaria nell'ambito del sistema pubblico di connettività e più in generale dei processi innovativi previsti dall'Agenda digitale italiana ed europea, l'Agenzia delle entrate e Sogei sono chiamate a sempre maggiori azioni di rinnovamento e patrimonializzazione delle informazioni dell'Anagrafe tributaria, nel rispetto delle disposizioni del codice dell'amministrazione digitale.
  Ritengo importante sottolineare che l'integrazione o l'interoperabilità delle banche dati dell'Anagrafe tributaria con le banche dati di altre pubbliche amministrazioni è strettamente correlata alle modalità con cui questi enti a loro volta acquisiscono, catalogano e condividono le informazioni che richiedono ai cittadini. Oggi, infatti, ogni comune, ogni regione, ogni ASL, ogni pubblica amministrazione centrale ha regole proprie in fase di acquisizione Pag. 5delle informazioni dei propri utenti e ha un autonomo sistema informatico, più o meno evoluto.
  La definizione di regole comuni di acquisizione solo telematica in forma strutturata dei dati e la previsione dell'inserimento nei modelli di comunicazione dei codici fiscali dei cittadini che sono chiamati a compilarli rappresenterebbero le fondamenta per agevolare e accelerare il processo di integrazione delle banche dati pubbliche con l'Anagrafe tributaria. La nuova strategia d'azione intrapresa dall'Agenzia delle entrate, nonché i processi di digitalizzazione che l'Agenzia per l'Italia digitale e il Dipartimento della funzione pubblica stanno portando avanti, fanno emergere con forza la necessità di un'organica revisione e razionalizzazione dei flussi informativi che vanno a popolare le basi dati dell'Anagrafe tributaria, puntando soprattutto sulla revisione della tempestività di acquisizione dei dati e sullo sfruttamento delle tecnologie in essere, per semplificare e ridurre gli adempimenti comunicativi dei contribuenti e delle terze parti che sono chiamate a trasmettere le informazioni. Peraltro, per garantire la qualità e puntualità delle basi dati dell'Anagrafe tributaria non è pensabile agire solo dopo la fase di acquisizione delle informazioni, bensì è essenziale agire a monte di tale fase, predisponendo la modulistica e le soluzioni applicative semplici, nonché un supporto tecnico-operativo user friendly, in modo da guidare l'utente, il cittadino, l'impresa nei suoi adempimenti comunicativi, evitando sul nascere errori e omissioni. In tal senso il legislatore è già intervenuto a ridefinire tempi e modalità di alcuni processi di acquisizione delle informazioni, che l'Agenzia delle entrate sta utilizzando per la precompilazione dei modelli 730 e per trasmettere comunicazioni ai contribuenti titolari di partita Iva, volte a segnalare incongruità tra i dati presenti in Anagrafe tributaria e quelli dichiarati.
  Con specifico riferimento alla strategia d'azione rivolta nei confronti delle imprese e dei professionisti (complessivamente circa 6 milioni di soggetti passivi Iva), il decreto legislativo n. 127 del 2015, attuativo delle disposizioni dell'articolo 9 della legge delega fiscale, prevede una razionalizzazione dei processi di acquisizione dei dati e delle operazioni rilevanti ai fini Iva. Il decreto delegato istituisce un regime opzionale per i soggetti passivi Iva, prevedendo la facoltà di scegliere tra il mantenimento di alcuni attuali adempimenti comunicativi nei confronti dell'Agenzia delle entrate (spesometro, blacklist, modelli relativi agli acquisti di beni e servizi) e la trasmissione telematica – sempre all'Agenzia – dei dati delle fatture (emesse e ricevute) e dei dati dei corrispettivi (ove il soggetto realizzi operazioni Iva anche con soggetti privati) riguardanti le operazioni rilevanti ai fini Iva. Il medesimo decreto introduce peraltro disposizioni atte a incentivare l'adozione della fatturazione elettronica, quale leva per semplificare ulteriormente la comunicazione dei dati Iva all'Agenzia e al contempo stimolare la digitalizzazione delle imprese.
  Come rappresentato in precedenti audizioni, l'Agenzia ha già avviato i lavori di analisi e confronto con Sogei e con le associazioni di categoria anche nell'ambito dei lavori del Forum italiano sulla fatturazione elettronica, per predisporre ed emanare i provvedimenti direttoriali previsti dagli articoli 1 e 2 del decreto legislativo n. 127 del 2015, al fine di consentire l'attuazione tecnica delle disposizioni in termini di legge (1o luglio 2016 e 1o gennaio 2017). Al riguardo evidenzio che da un punto di vista strettamente tecnico il regime di opzionalità, previsto dal decreto, laddove introduce di fatto un'ulteriore modalità tecnica di comunicazione delle informazioni rilevanti ai fini Iva, che già i contribuenti sono chiamati a trasmettere in modo parcellizzato sulla base degli adempimenti ancora esistenti, comporta: per l'Agenzia delle entrate e Sogei, la necessità di tenere aperti più canali comunicativi sia per chi sceglie il nuovo adempimento unitario, sia per chi rimane ancorato agli adempimenti attuali, mettendo in atto più processi di acquisizione dei dati basati su flussi informativi non allineati temporalmente e non uniformi Pag. 6dal punto di vista dei tracciati, con connesse difficoltà nella fase di predisposizione degli archivi e di elaborazione delle informazioni per finalità di controllo e supporto pre-dichiarativo; per i contribuenti, la necessità di scegliere quale fra gli adempimenti effettuare. Poter prevedere un superamento degli attuali e diversi adempimenti comunicativi delle operazioni rilevanti ai fini Iva con la sostituzione a regime dell'unica e unitaria comunicazione prevista dal decreto legislativo n. 127 del 2015 potrebbe rappresentare una soluzione vantaggiosa tanto per i contribuenti quanto per l'amministrazione finanziaria. Questo è lo stato dell'arte fra l'attuazione del decreto e le banche dati esistenti.
  Anche con riferimento all'analisi del rischio delle partite Iva cerco di fare una sintesi dello stato dell'arte. Nel corso degli ultimi anni l'Agenzia delle entrate ha investito nello sviluppo di specifiche strategie, mirate alla prevenzione, all'individuazione e al contrasto di fenomeni evasivi fraudolenti complessi, aventi spesso carattere transnazionale. L'attività di pianificazione strategica dell'Agenzia si fonda essenzialmente su una tempestiva e mirata analisi del rischio dei comportamenti dei contribuenti, al fine di individuare ogni elemento che possa indicare una propensione alla «non compliance». L'attività di analisi del rischio è realizzata anche con l'ausilio di applicativi informatici creati ad hoc ed è diversificata sulla base delle caratteristiche dei contribuenti e dei diversi momenti in cui essi interagiscono con l'amministrazione finanziaria. In questo contesto, un'attenzione particolare è dedicata al mondo delle partite Iva, che vengono monitorate lungo tutto il periodo di relativa durata. Al fine di perseguire tale intento, l'Agenzia, mediante uno specifico applicativo, raccoglie e analizza i dati e le informazioni dichiarate dal contribuente al momento della richiesta di apertura della partita Iva. Le informazioni dichiarate dal contribuente in sede di apertura della partita Iva vengono incrociate con le ulteriori informazioni contenute nell'Anagrafe tributaria, relativamente al soggetto persona fisica ad esso collegata (titolare di ditta individuale, rappresentante legale o socio), così da esaminare il comportamento del soggetto anche nel periodo precedente in un'ottica ex ante dell'inizio di una nuova attività. Sulla base di alcuni criteri preimpostati, l'applicativo informatico attribuisce al contribuente un punteggio di rischio – risk score – che permette di generare elenchi di partite Iva ordinate per «rischiosità» decrescente. Nei confronti delle partite Iva a cui risultano associati soggetti con profili di rischio elevato vengono pianificati accessi brevi, finalizzati a riscontrare l'esistenza della società o della ditta individuale e l'effettivo esercizio dell'attività. Riscontrata la mancanza dei requisiti soggettivi e oggettivi richiesti dal decreto del Presidente della Repubblica 633 del 1972, l'ufficio procede alla chiusura della partita Iva. L'Agenzia procede inoltre a monitorare l'attività della partita Iva nel periodo successivo (ottica ex post) alla sua apertura per un periodo massimo di tre anni.
  Oggetto di una specifica analisi del rischio sono le partite Iva autorizzate all'esercizio di operazioni intracomunitarie e scritte nel VIES (VAT information exchange system), il sistema che raccoglie tutte le informazioni connesse agli scambi intracomunitari, elenchi riepilogativi, e che consente a ogni Stato membro di verificare la validità della partita Iva dei soggetti, a garanzia della «regolarità» degli scambi. In tale contesto, l'Agenzia, recependo le recenti modifiche apportate al comma 7-bis dell'articolo 35 del decreto del Presidente della Repubblica 633 del 1972, è impegnata, oltre che in controlli di natura sostanziale, anche in una serie di controlli formali, al fine di escludere dalla banca dati VIES le partite Iva che risultano non aver presentato almeno un elenco riepilogativo nell'arco di quattro trimestri consecutivi, ravvisando in tale comportamento la volontà del soggetto passivo di non volere più effettuare scambi intracomunitari.
  Al fine di contrastare efficacemente i fenomeni evasivi e fraudolenti, l'Agenzia è costantemente attenta a individuare nuovi Pag. 7criteri di rischio e ad aggiornare quelli esistenti alla luce dei mutamenti registrati nel sistema economico. In tale contesto, sono utilizzate tutte le banche dati disponibili, che a loro volta vengono periodicamente arricchite nei loro contenuti, così da supportare un'assidua attività di sviluppo e di implementazione di nuove ed efficaci metodologie di indagine. Si segnalano le iniziative intraprese nel corso del 2015 nell'ambito del nuovo approccio, denominato Cambia verso, in funzione della promozione della tax compliance. Tramite l'utilizzo massivo della base dati derivanti dallo «spesometro», è stato possibile intercettare anomalie fra l'ammontare delle transazioni dichiarate dai fornitori e quelle comunicate dai relativi clienti e inviare così ai contribuenti specifiche comunicazioni di anomalia, volte a sollecitarne il ravvedimento del comportamento. Tale tipo di attività potrà essere svolto in modo ancora più tempestivo e puntuale quando la trasmissione telematica dei dati delle fatture emesse o ricevute e dei corrispettivi riguardanti le operazioni rilevanti ai fini dell'Iva avrà raggiunto un apprezzabile grado di diffusione nel mondo delle partite Iva. Le stesse segnalazioni, ove non trovino risposta da parte dei contribuenti, rappresentano un presidio di rischio adottabile al fine di procedere ai controlli successivi.
  La strategia recente è stata di fatto orientata a ridurre i tempi di elaborazione e di incrocio dei dati presenti nel patrimonio informativo dell'Agenzia delle entrate, per avviare una fase di confronto tempestivo con i contribuenti, in modo da consentire da un lato la tempestiva correzione di errori e dall'altro l'individuazione di reali comportamenti evasivi e fraudolenti. Questo modello è rinvenibile ad esempio nella recente azione di trasmissione, prevalentemente in via telematica (PEC), di circa 65.000 comunicazioni, aventi ad oggetto le informazioni derivanti dal confronto dei dati concernenti la presentazione della comunicazione annuale relativa all'anno d'imposta 2014 con quelli relativi alla presentazione della dichiarazione ai fini Iva riferita al medesimo anno d'imposta, da cui risulterebbe la mancata presentazione della dichiarazione Iva o la presentazione della stessa con la sola compilazione del quadro VA. Tale azione ha già consentito a circa 48.000 contribuenti di sanare tempestivamente la propria situazione dichiarativa, con un rientro di gettito di oltre 59 milioni di euro, e all'Agenzia di avviare approfondimenti puntuali sulle posizioni per le quali l'anomalia non risulta corretta. Come prossimo passo della strategia in quest'ambito, l'Agenzia intende verificare l'efficacia dell'adozione di nuove tecnologie informatiche, al fine di aumentare ulteriormente l'efficacia degli applicativi informatici relativi all'analisi del rischio. Da questo punto di vista le tecnologie più recenti di data analytics, che consentono esplorazioni e analisi eseguite in modo automatico o semiautomatico su grandi quantità di dati allo scopo di individuare partner significativi e nuove relazioni causali, si addicono particolarmente all'analisi del rischio della partita Iva per anticipare e quindi prevenire fenomeni fraudolenti, indirizzando al meglio le attività di controllo da parte dell'Agenzia.
  Come già menzionato in precedenza, lo studio e la successiva adozione di strumenti e soluzioni informatiche di nuova generazione, allineate con lo stato dell'arte del mercato nel campo della gestione e analisi dei dati, è una delle direttrici sulle quali l'Agenzia sta lavorando, in linea con la strategia di razionalizzazione e massimizzazione del patrimonio informativo in suo possesso.

  RAFFAELA BELLOT. Vorrei porre una domanda molto semplice anche alla luce dell'evoluzione del processo di miglioramento di interazione, citata alla fine della sua relazione molto esaustiva.
  Lei ha detto che con Sogei c’è uno scambio continuo per ottimizzare gli obiettivi che vi siete posti con diverse soluzioni che ha elencato. C’è una stima dei tempi e una tabella di marcia per ottimizzare le soluzioni e gli obbiettivi posti ?Pag. 8
  Per quanto riguarda l'annosa difficoltà di porsi in rete con gli altri enti, vorrei capire quanti sono e perché siano ancora in ritardo nel mettere in linea una rete di informazioni, in modo da costruire banche dati interoperabili: si tratta di un problema che abbiamo evidenziato fin dall'inizio, ma che a quanto pare costituisce ancora un evidente limite per completare il vostro intervento.

  ROSSELLA ORLANDI, direttore dell'Agenzia delle entrate. Qui con me vi è il nuovo direttore centrale tecnologie e innovazione. Stiamo cercando di razionalizzare al massimo la nostra attività, in collegamento con il partner tecnologico: l'Agenzia ha solo una struttura che segue e disegna i progetti e per legge non ha neanche l'opportunità di andare sul mercato nell'ipotesi che decidesse di acquisire direttamente. Ci sono una serie di regole, opportune ai fini del contenimento della spesa pubblica, del controllo e della trasparenza, che però un minimo rallentano l'attività. Molte cose sono realizzabili nell'arco di quest'anno, ci siamo dati questo obiettivo, confrontandoci con Sogei e con gli altri enti su gran parte di questioni che derivano da noi e da istanze di semplificazione, razionalizzazione e acquisizione di nuovi mezzi che riteniamo di poter portare a termine.
  Il metodo per avere dati puliti, immediati, eliminando adempimenti onerosi e ritardi, consiste nel passare, in un tempo che dovremo studiare insieme al legislatore e alle categorie, alla fatturazione elettronica: si tratta di una svolta culturale che richiede una partecipazione e una profonda convinzione da parte dei contribuenti.
  Sono scelte cui è informato il decreto legislativo, ma con un arco temporale di almeno due o tre anni. Ci stiamo già lavorando: domani ci saranno riunioni su decreti attuativi e sugli ulteriori provvedimenti, in modo che dal primo luglio parta la fase sperimentale. L'Europa ci porterà tutti al traguardo entro il 2018, quindi immagino che l'Italia si allineerà ma sarà necessaria una fase di convincimento per l'eliminazione delle paure, perché ho notato si tratta più un problema di resistenza culturale e di non conoscenza degli strumenti che di effettiva convinzione. Ciò accompagnato naturalmente da un'opera di incentivazione e di sopportazione dei costi da parte dello Stato almeno per i soggetti più piccoli, che nel nostro Paese sono tanti. Questo avrebbe un immediato ritorno sia in termini di contrasto all'evasione, nel senso che il dato immediatamente incrociato e la possibilità di averlo subito sulle banche dati supporterebbe moltissimo la nostra azione preventiva – quella che già stiamo facendo ma maggiori difficoltà temporali – sia la compliance diretta, come dimostra l'esperienza in altri paesi, in termini di recupero significativo, sia un risparmio di costi per le aziende, in termini di minori adempimenti e di minori oneri per la conservazione cartacea. È il punto di arrivo di un percorso, che dipende sia dalle scelte del legislatore, sia dai tempi di confronto e convincimento di un buon numero di soggetti.
  Con le altre pubbliche amministrazioni (l'abbiamo scritto in modo molto chiaro) occorre una standardizzazione: ci sono tavoli su cui molte cose stanno andando avanti. AgID sta lavorando per avere un unico codice di identificazione, però non è facile perché c’è una fortissima frammentazione. L'Anagrafe tributaria agisce in cooperazione amministrativa con numerosi enti: molte informazioni arrivano a noi, ma molte vengono utilizzate da tanti altri enti diversi per le loro attività, attingendo direttamente dalla stessa base dati. Certo non tutti hanno una analoga base dati: in primo luogo occorre che la chiave di lettura sia la stessa per l'identificazione, perché altrimenti è difficilissimo far combaciare il dato. Credo che ci arriveremo: gli Stati che sono partiti dopo sono riusciti a farlo prima, perché hanno potuto beneficiare di sistemi più avanzati. Siamo uno dei Paesi che è partito prima sulla telematizzazione, quindi esistono più banche dati con diversi sistemi di lettura su cui peraltro stiamo lavorando. Occorre un coordinamento: infatti siamo su tutti i tavoli. La parte meno conosciuta dell'attività Pag. 9dell'Agenzia, non quella di controllo, ma quella di servizio e gestione agisce su tutti i tavoli, e di solito è partner attiva e fondamentale in cooperazione con quasi tutti i sistemi. Quest'anno dovremmo essere anche in SPID (il sistema pubblico per la gestione dell'Identità digitale): stiamo già facendo le sperimentazioni dei provider. Ci siamo assunti questo onere perché riteniamo che chi vuole debba poter utilizzare la propria identità digitale per esempio per accedere al 730. Si tratta di un processo non ancora concluso, il 730 intanto sta andando avanti, ma stiamo già sperimentando e testando quel sistema con i nostri colleghi. Questo dimostra la convinzione con cui stiamo lavorando su tutti i tavoli nell'informatica, pur nella consapevolezza che si tratta di un processo abbastanza difficile perché tanti sono gli attori. Speriamo che AgID risolva molti dei problemi sul tappeto con un coordinamento molto stretto che aiuti tutti ad accelerare i tempi.

  MICHELE PELILLO. A me convince molto l'impostazione della relazione e del vostro lavoro, dottoressa, sono convinto che si stia procedendo nella direzione giusta, ho apprezzato anche come ha comunicato sui media questo grande sforzo da parte dell'Agenzia e le grandi novità che vengono dalla legge delega, dai decreti attuativi, da questo grande sforzo legislativo che stiamo provando a fare che – convengo – incide più sull'aspetto culturale e quasi psicologico che non su quello operativo. Da questo punto di vista non ho nulla da aggiungere, se non apprezzare quanto si sta facendo.
  Vorrei porle due questioni. Il Presidente della Repubblica nel discorso di fine anno punta molto sulla lotta all'evasione e sappiamo che tutti gli sforzi sono indirizzati innanzitutto a ridurre il fenomeno. Lo studio di Confindustria è stato valorizzato nella comunicazione nelle ultime settimane, quindi vorrei sapere cosa ne pensi l'Agenzia, perché qui abbiamo sempre tanti dati, ma che idea vi siete fatti anche dal punto di vista quantitativo ?
  Un'altra questione in materia di compliance: nella legge di stabilità in fase emendativa ci siamo preoccupati di una vicenda che riguarda il 730 e la comunicazione delle spese sanitarie da parte delle categorie mediche, cosa importantissima perché senza collaborazione questo importantissimo progetto naufraga; d'altra parte, dobbiamo ricordarci sempre che è la prima volta che chiediamo ai privati di collaborare. Il 730 nasce con la collaborazione del pubblico e ora richiede la collaborazione delle categorie professionali. Abbiamo ritenuto che quantomeno nel primo anno di applicazione ci fosse un'attenzione maggiore in tema di riduzione di adempimenti e di attenuazione di sanzioni. C’è una questione: si prevede il termine della fine del mese per la comunicazione del 2015 e nella norma approvata in legge di stabilità è scritto che il «lieve ritardo» non è sanzionato. Da un punto di vista concreto e operativo come riusciamo a dare significato al lieve ritardo ? Personalmente non ho apprezzato molto questa espressione, un nostro emendamento è stato riformulato e ha introdotto il «lieve ritardo» che in giurisprudenza diventa una cosa complicata. Riusciamo a trovare rapidamente un modo per determinare il «lieve ritardo» e comunicarlo ? Se ci chiedessero qualche giorno di tempo in più e da qualche atto ufficiale facessimo risultare che per l'Agenzia il «lieve ritardo» è fino a dieci giorni, di fatto avremmo una proroga e chiariremmo senza ombra di dubbio l'entità del «lieve ritardo», senza demandarlo a un'interpretazione successiva. Se riuscissimo a trovare in questi giorni una soluzione, che sia una risoluzione parlamentare o un atto spontaneo dell'Agenzia (non mi interessa la forma), sarebbe utile in questo momento riuscire a determinare il «lieve ritardo», che di fatto costituirebbe una proroga e ci eviterebbe anche gli emendamenti nel «Milleproroghe», che adesso stanno provando a prorogare determinati termini, creando scompensi nel vostro cronoprogramma.

Pag. 10

  ROSSELLA ORLANDI, direttore dell'Agenzia delle entrate. Soprattutto scompensi ai contribuenti perché sono gli ultimi che subiscono il danno, e il danno concerne i rimborsi. A noi interessa molto mantenere il cronoprogramma, perché 20 milioni di cittadini potrebbero subìre un danno.
  Cerco di partire dalla prima questione. Ho ritenuto straordinario che il Presidente della Repubblica, ai primi punti del suo discorso sui valori e sui progetti per gli italiani nel 2016, fra le preoccupazioni che ha espresso e gli incoraggiamenti che ha dato al Paese, abbia posto il tema dell'evasione fiscale. Lo trovo straordinario perché di solito non si fa e quindi ha spazzato via un criterio di ambiguità, che in Italia è molto forte e che ritrovo spesso in ogni giustificazione che la cultura, la politica, le istituzioni danno a un tema molto complesso e che va in diretto contrasto con i princìpi costituzionali, di cui il nostro Presidente è attento custode, espressi dagli articoli 53, 2 e 3 della Costituzione. Ho addirittura scritto al Presidente della Repubblica non solo per ringraziarlo, ma anche per assicurare in maniera forte la convinta presenza delle donne e degli uomini dell'Agenzia, che devono essere presenti, convinti e motivati in questo lavoro.
  I parlamentari hanno ricevuto un rapporto molto simile a quello di Confindustria, l'abbiamo presentato in Parlamento con dati ufficiali e analisi anche di trend molto importanti, che dimostrano l'andamento del tax gap Iva.
  Per quanto i 90 miliardi di imposte complessive (gran parte ne amministra l'Agenzia, altra no, quindi non abbiamo tutto quel carico, però il nostro è un carico importante), stiamo lavorando e crediamo fermamente che occorra non solo fare repressione e deterrenza, ma impedire di fatto l'evasione, facendo in modo che non si consumi. Questo è lo sforzo massimo per cui le banche dati aggiornate e un convinto lavoro possono essere assolutamente utili: ogni anno recuperiamo cifre monstre dall'evasione (l'anno scorso 14,2 miliardi, questo è il trend), uno sforzo immane dunque, forse il più grande di un'amministrazione fiscale europea anche come dati di recupero. Siamo forse al primo posto, ma non è sufficiente. Recuperare non è un nostro «pallino» ma è scritto nel bilancio dello Stato, approvato in Parlamento ed è essenziale, però non è sufficiente. Per questo stiamo cercando convintamente (e credo che questo sia l'indirizzo che viene dalla riforma e dallo stesso ministro nell'atto di indirizzo) di trovare un modo per rallentare il flusso dell'evasione. Nessun Paese è senza evasione, ma noi siamo a un livello più alto degli altri per motivazioni economiche e storico-politiche note. Questa è un'occasione di cambiare passo e di guardare all'adempimento immediato. Ciò pone l'Agenzia nella necessità di fare uno sforzo di carattere eccezionale, cioè di fare due cose insieme, perché non possiamo abbandonare né l'una né l'altra: recuperare l'evasione pregressa – con un lavoro di contrasto significativo e con lo sforzo per il recupero di ciò che è stato – e lavorare in contemporanea sul presente. Questo significa lavorare sulle banche dati in tempo reale perché, se vogliamo evitare che il tax gap si moltiplichi, dobbiamo avere quell'informazione in contemporanea, cosa che alcuni Paesi molto più evoluti di noi hanno, perché consente di fare quel tipo di operazioni e di intervenire in maniera immediata. L'Italia deve fare quindi due cose insieme e questo non è sicuramente semplice, deve convintamente e socialmente continuare su una linea di fermezza (e di questo ringrazio proprio il Presidente della Repubblica), in modo che tutti siano consapevoli. Questa consapevolezza è cresciuta negli ultimi anni, come è cresciuta la consapevolezza da parte di molte imprese che non adempiere ai propri doveri può comportare un danno reputazionale.
  Bisogna lavorare su vari temi, e su tutti operiamo con uno sforzo straordinario. Ringrazio il mio personale perché non farei niente da sola; le mie quindici ore di lavoro quotidiano non basterebbero mai, se non ci fosse una convinta volontà di adempiere ai compiti con i mezzi che Pag. 11legislatore e Governo ci danno, e anche con gli investimenti che possiamo impiegare su questi temi.
  Per quanto riguarda la questione del 730 precompilato, voglio essere molto chiara: non è che i privati non ci abbiano fornito i dati l'anno scorso, ce li hanno dati categorie più «abituate» (consulenti, commercialisti). I dati sono assolutamente indispensabili, le riunioni sono cominciate a novembre 2014 – ne abbiamo fatto anche qui, quindi sono certificate – da parte nostra, della Ragioneria dello Stato, partner fondamentale, per cui la parte tessera sanitaria, seppur con tutte le difficoltà, sta andando decisamente avanti. I miei provvedimenti diretti agli Ordini professionali sono di luglio 2015, provvedimenti con scritto esattamente cosa dovesse essere trasmesso, in che forma e in che modo: abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare da un punto di vista informativo.
  Stiamo facendo dei controlli sostanziali con Sogei proprio in queste ore: infatti i dati al 31 gennaio sono dati sensibili e il Garante della privacy ha dato un mese di tempo a ciascun contribuente che voglia inibire il trattamento del dato all'acquisizione, e non solo alla non visualizzazione: dunque sul nostro sito dal 1o al 28 febbraio il contribuente può chiedere di eliminare questa categoria di spesa. Presumiamo che siano pochissimi, perché questo è quanto abbiamo riscontrato da parte di coloro che hanno inviato la richiesta per iscritto. Si tratta di un provvedimento pubblicato dal Garante, comunicato da parte nostra a tutte le categorie: non credo che possiamo fare una campagna stampa per ricordare di togliere le proprie spese, perché ciascuno vede le proprie spese e di norma vengono trasmesse al professionista o al CAF, qualcuno le inserisce e le vede e comunque le trattiamo ai fini delle detrazioni, quindi è una facoltà del contribuente.
  C’è un mese di tempo, il che vuol dire che cominceremo a trattare i dati a marzo. Se trattiamo i dati con un ritardo di dieci-quindici giorni, contraiamo i tempi a Sogei, che sta facendo le prove tecniche, ma rischia di saltare, il che vuol dire che il 15 aprile non sarà disponibile se abbiamo quindici giorni di ritardo e quindi i 20 milioni di contribuenti avranno un ritardo nell'erogazione dei rimborsi. Immaginate cosa significa. Stiamo facendo tutti i confronti tecnici e le possibilità di contrazione, abbiamo avuto una riunione ieri e ne abbiamo una anche oggi, perché stiamo facendo le prove tecniche. La proroga così invocata è il classico sistema italiano, perché quando arriviamo all'ultimo giorno tutti vogliono la proroga anche se si è partiti nove mesi prima. Cercheremo di fare il possibile.
  Il concetto di «lieve ritardo» è usato anche nel decreto sulla riscossione, dove sono fissati dati cui potremmo facilmente agganciarci, trattandosi dello stesso concetto di lieve ritardo nell'adempimento della riscossione. Se in questo Paese (permettetemi di dirlo con chiarezza) diciamo che l'adempimento si può fare con tre o cinque giorni di ritardo, significa che, tranne pochi virtuosi in numero estremamente limitato, tutti lo faranno con ritardo. Abbiamo dato parere favorevole a quell'emendamento, perché riteniamo che nel primo anno di applicazione le sanzioni in caso di lieve ritardo o di errori lievi non debbano essere erogate, e non le erogheremo, perché non ha senso in una fase collaborativa e di sviluppo, però certo non si può dire che non si fa niente in caso di mancata trasmissione. Stiamo cercando di capire se poter concedere a tutti questa proroga di qualche giorno – lo sapremo nel giro di due o tre giorni perché stiamo facendo delle prove tecniche – altrimenti rischiamo di esporre a un grave repentaglio tutta l'operazione con un danno per 20 milioni di contribuenti. Non farei una circolare, perché sarebbe un impegno eccessivo, mentre è bene vedere nella pratica l'applicazione delle sanzioni: molta prevenzione rischia di far diventare più rigidi di quanto i fatti richiedano. Se dobbiamo chiarire con una risoluzione o con qualche esempio il concetto di lieve ritardo, lo faremo, ma dobbiamo parlare più che altro del rapporto di collaborazione con gli Ordini, che hanno meno abitudine a Pag. 12governare il processo perché non è loro abitudine, e oltre un anno di interlocuzione evidentemente non è stato sufficiente. Cercheremo di fare il possibile.

  ALESSANDRO PAGANO. Intanto vorrei fare i complimenti all'Agenzia e a tutti i suoi uomini perché il livello di assoluta efficienza è un fatto conclamato, siete tra le migliori Agenzie delle entrate del mondo e questo lo sanno tutti. D'altronde i risultati parlano per voi in termini di oggettiva capacità di dare risposte al Paese e di contrasto all'evasione.
  Lei poco fa ha citato il dato dei 14 miliardi solo nell'ultimo anno e questo depone a favore di quanto ho appena detto, tuttavia devo inquadrare alcune cose. Non vorrei sembrare un bastian contrario perché chi mi conosce sa che mi esprimo sempre con spirito costruttivo, ma il dato così offerto, per quanto proveniente da un podio autorevolissimo, se non è adeguatamente spiegato rischia di distorcere la verità, perché è vero che ci sono 90 miliardi di euro di evasione ormai conclamata nel nostro Paese (poco più o poco meno non importa, perché il dato è certamente importante), però se questi 90 miliardi da efficientare vengono rapportati ai 900 miliardi che spende la pubblica amministrazione che in termini di efficienza è assolutamente disastrosa, si comprenderà che forse l'attenzione nei prossimi anni deve essere puntata su ben altro.
  Dico questo paradossalmente per la premessa che ho fatto, perché abbiamo un'Agenzia delle entrate che sta lavorando bene da anni, quindi c’è una continuità, e che nei dati statistici ci ha fatto capire in maniera puntuale dove sono le criticità di questi 90 miliardi. Provo a elencarle.
  Risale ai giorni scorsi un ennesimo successo della vostra Agenzia, per cui avete recuperato un aspetto che da anni è un mio pallino (ci sono i verbali pieni da anni in questa e nella Commissione finanze), laddove gran parte di questi 90 miliardi arrivano dalle multinazionali, delle quali quasi nessuna è italiana. I successi che avete avuto con Microsoft, con Google, con tutti questi che spostano fatture nei paradisi fiscali o dove ci sono operazioni facili (Irlanda docet) ne sono la conferma puntuale – Apple ha accettato di patteggiare per 350 milioni ed è questa la strada. È facile che loro spostino fatture di marketing dal Lussemburgo all'Italia e viceversa, senza contare le operazione di ruling, quindi lì è il grosso.
  Un'altra parte di questi 90 miliardi viene da multinazionali organizzate in forma non societaria, ma individuale. Mi riferisco ad alcune etnie che attraverso operazioni Money transfer trasferiscono quotidianamente valuta e dissanguano il nostro Paese non solo evadendo, ma anche portando all'estero valuta pregiata. Su questi ragionamenti vi dovete concentrare, perché se si continua ad andare dietro (lo dico non a lei, che ovviamente è un tecnico, ma a noi stessi, guardandoci allo specchio come legislatori) a coloro che evadono per sopravvivenza, ci ritroveremo a dover mantenere con i servizi sociali l'ambulante che svolgeva un lavoro più o meno «adeguato». Dobbiamo fare delle scelte, perché togliendo le operazioni fraudolente – operazioni criminali che producono anche evasione d'imposta – togliendo le operazioni delle multinazionali e quelle di alcune etnie, alla fine il margine su cui dobbiamo lavorare sull'evasione in Italia è bassissimo rispetto a questi 90 miliardi, quindi chapeau al lavoro che ha fatto l'Agenzia in questi anni, ora concentriamoci sulla vera evasione e sulla pubblica amministrazione, che è un buco pazzesco, perché su 900 miliardi c’è un 30-40 per cento da efficientare, e non vado oltre perché andrei fuori tema.
  A proposito dei successi mi convince la sua relazione e mi convincono anche alcuni ragionamenti che mi sento di fare: come (mi consentirete il paragone) al centro del servizio sanitario nazionale c’è il paziente e non i medici, così al centro del sistema fiscale italiano c’è il contribuente, che è tartassato. Sono di questi giorni le statistiche che parlano del 70 per cento di pressione fiscale, per cui siamo ormai leader al mondo (bel primato !). Dovremmo essere competitivi, aumentare l'occupazione, creare sviluppo, ma se già Pag. 13in partenza il 70 per cento di quello che legittimamente una persona guadagna le viene sottratto per imposte diverse, non si potrà essere competitivi. L'Italia è un Paese di scienziati, siamo un popolo straordinario, nettamente il migliore del mondo, perché quando ti tolgono il 70 per cento e riesci a essere competitivo, a essere la sesta, settima o nona potenza con questa zavorra incredibile, è la prova concreta che siamo un popolo fantastico ! L'efficienza va fatta sempre mirando alle sacche di evasione, ma alcune cose vanno migliorate. Mi fa piacere ad esempio che i dipendenti non percepiscano più il famoso salario variabile di funzione, perché è giusto che l'efficientamento venga raggiunto con modalità diverse. Ogni ufficio non può avere regole proprie, perché le regole devono essere uguali dappertutto, ad Aosta come a Caltanissetta, il contribuente deve essere sempre al centro di tutto e l'obiettivo deve essere sempre la semplificazione e la capacità di venire incontro a chi si trova realmente in difficoltà, visto che abbiamo un sistema fiscale farraginoso. Ritengo che lavorare con il coordinamento dei vari uffici preposti (INPS e altri), coordinati secondo quello che ormai mi pare che sia l'andamento programmato, perché ci siano regole di comportamento uniformi sempre nella logica di venire incontro al cittadino, lavorare per acquisire in tempo reale tutti i dati (in questo la fatturazione elettronica ci sta aiutando) mi pare vada nella direzione sperata e quindi la sua relazione ci convince.
  Avremo bisogno soltanto di qualche passaggio sullo storage, lo stoccaggio dei documenti e delle fatture, che causa disagio anche in termini di costi aggiuntivi per il contribuente. Vorrei chiedervi qualche dato in più su questo, non so se sono andato leggermente fuori tema, però penso di aver dato un contributo al dibattito futuro.

  PAOLO PETRINI. Cercherò di essere sintetico. Ho svolto il ruolo di relatore quando il Governo presentò lo schema di decreto sulla fatturazione elettronica, e insistetti molto, e con me la maggioranza e anche parte dell'opposizione in Commissione, per far sì che l'invio dei dati sensibili ai fini Iva fosse obbligatorio, a fronte naturalmente delle semplificazioni che già il Governo elencava nel caso il contribuente avesse aderito subito alla fatturazione elettronica. Fu un confronto molto acceso, il Governo mostrò un'eccessiva timidezza, spinto anche dai timori espressi da tutti i rappresentanti di categoria, artigiani e industriali, mentre sotto il profilo fattuale sembrava davvero una semplificazione per il contribuente. Ricordo che ascoltai diversi commercialisti e tutti convenivano che tale situazione sarebbe stata uguale o migliore rispetto a quella attuale in termini di adempimento. Il Governo scelse questa strada di piccoli passi, che però adesso bisogna misurare, perché abbiamo la possibilità di tornare sui decreti in 18 mesi e quindi di correggere o rafforzare il tiro laddove questo sembri efficace. Se quindi potessimo avere dei dati quantitativi su questo movimento dei contribuenti in relazione alla scelta volontaria di aderire al regime proposto, potremmo tornare su quel decreto e magari accelerare non di poco il raggiungimento dell'obiettivo a cui tutti tendiamo.

  ROSSELLA ORLANDI, direttore dell'Agenzia delle entrate. Dal punto di vista istituzionale posso garantire un impegno molto forte su tutti i temi, lo abbiamo detto ovunque: ci sono dati e numeri a testimoniarlo. Il contrasto alla grande evasione internazionale è molto notevole e a fronte di un numero limitato di soggetti – perché oggettivamente i soggetti sono pochi – i controlli sono particolarmente rilevanti in termini di risultati e di contrasto. Lei ha citato il caso di Apple su cui non ho fatto commenti, se non ripetere ancora una volta qui in Parlamento che Apple ha aderito al verbale, quindi nessuna trattativa in senso classico, il che è stato un faticoso lavoro di squadra da parte di tanti soggetti. Abbiamo schierato i nostri migliori verificatori, confrontandoci con i verificatori delle dogane, abbiamo lavorato con la Procura di Milano. Pag. 14Si tratta di un lavoro che i colleghi stanno svolgendo su diversi sistemi, ma anche su quelli classici come l'evasione da Transfer pricing o i sistemi cosiddetti Beps. Credo che anche qui la prevenzione sia migliore della repressione: stiamo mettendo in atto con uno sforzo gigantesco il decreto internazionalizzazione e il decreto certezza, per realizzare una serie di strumenti nuovi che possano mettere direttamente sotto controllo quei soggetti, impiegando in quel campo le professionalità di altissimo livello, quelle che ancora abbiamo. Considerate che il numero di richieste di ruling internazionale, quindi di controllo, di stabile organizzazione, attribuzione dei dividendi, interessi, royalties (vi posso citare il mondo delle possibili evasioni internazionali) è raddoppiato e immagino raddoppi ancora, perché più siamo professionalizzati e più siamo presenti...

  ALESSANDRO PAGANO. La pressione è alta !

  ROSSELLA ORLANDI, direttore dell'Agenzia delle entrate. La pressione è alta, però forse hanno bisogno di avere certezza degli investimenti, quindi arrivare a un controllo preventivo ci permette di evitare, in questo come negli altri casi, che l'evasione si compia. A parte il livello di pressione e le scelte politiche posso solo assicurare che stiamo facendo un lavoro su tutti i mondi, con una certa difficoltà perché avere un raddoppio delle richieste di ruling, che era poi quello che il decreto si augurava, significa un impegno di risorse molto forte – considerate che abbiamo avuto circa 4.500 richieste di interpello di ruling sul Patent box, quindi sull'innovazione. Si tratta di una disposizione della finanziaria dell'anno scorso, la cui attuazione si è avuta solo a ottobre: tutti i soggetti che investono in innovazione, marchi e brevetti hanno la detassazione di una quota del reddito segregato, per evitare facili evasioni ed elusioni, essendo molto difficile individuare tale quota. Tali soggetti possono richiedere un ruling all'Agenzia: ne abbiamo avuti 4.500, un numero che nessuno si aspettava. Questo è estremamente importante perché vuol dire che c’è una parte del Paese che è stata stimolata a investire nell'innovazione, nei brevetti e nei marchi. Per noi è una grossa preoccupazione, perché in 120 giorni dobbiamo rispondere a tutti intanto con un'analisi di ammissibilità e poi entro settembre con i dati da inserire in dichiarazione. Questo per dare un'idea dei mondi in cui lavoriamo.
  Per quanto riguarda i costi, il decreto legislativo sulla fatturazione elettronica, di cui stiamo predisponendo anche i decreti attuativi, prevede che per le piccole imprese il costo sia a completo carico dello Stato: i costi di conservazione per chi decide di utilizzare il sistema posto a disposizione dei cittadini attraverso lo SDI, quindi direttamente dalla pubblica amministrazione attraverso le nostre reti, per tutta una serie di soggetti che stiamo identificando in base al livello di volume d'affari e al numero di fatture, è a totale carico dello Stato. Per gli altri no, perché si tratta di favorire i piccoli, che nel nostro Paese sono molti per i motivi che lei citava. Vi sono soggetti che lavorano già mediante fatturazione elettronica per scelta loro, prima ancora che esistesse la legge: i grandi soggetti lavorano tutti in fatturazione elettronica. Il risparmio è enorme, perché occorrono minore manodopera, minori adempimenti e minore conservazione fisica. Gli archivi delle grandi imprese si trovano nella «nuvola» invece che in ingombranti depositi.
  Ci sarà dunque un passaggio in cui di incentivazione da parte dello Stato nel supportare i costi di conservazione e nello sviluppo della tecnologia. Dopo luglio sapremo con certezza, ma credo che una riflessione in sede di eventuale decreto attuativo in questo senso di sviluppo della trasmissione, di incentivazione per un percorso più veloce verso la totale fatturazione elettronica, potrebbe essere utile anche in chiave europea. L'Italia ha partecipato a un progetto europeo per la standardizzazione europea, perché poi avremo il problema della comunicazione delle nostre imprese sui mercati internazionali. Pag. 15Il dottor Buono può illustrare di cosa si tratta, perché è molto interessante.

  GIUSEPPE BUONO, direttore centrale tecnologie e innovazione dell'Agenzia delle entrate. Stiamo partecipando assieme all'Agid a un bando europeo per l'adeguamento del sistema di interscambio utilizzato per la fatturazione elettronica agli standard europei, che in realtà non sono ancora standard ma lo diventeranno. C’è già una direttiva che prevede l'adeguamento entro il 2018: con questa iniziativa anticipiamo il lavoro, siamo uno dei pochi paesi in Europa in grado di offrire un servizio informatico per facilitare l'adempimento da parte dei contribuenti.

  ROSSELLA ORLANDI, direttore dell'Agenzia delle entrate. Questo progetto è interessante perché dimostra che tutta l'Europa si sta muovendo nello stesso senso.

  PRESIDENTE. Prima di Natale ci siamo incontrati ai tavoli di lavoro sul 730 precompilato, quindi spieghiamolo bene: quest'anno siamo sicuri che anche per i soggetti che erano in ritardo riusciremo a dare questo servizio, cioè la deduzione delle spese mediche.
  Un mio pallino e mi scuso con i componenti della Commissione: in Italia le agenzie controllate dallo Stato continuano a chiamare «conservazione» i documenti che invece vengono archiviati per entrare in un sistema diverso, non riusciamo a capire la differenza tra conservazione e archiviazione, perché se poi parliamo di spending review, solo con l'archiviazione possiamo fare qualche analisi per rendere «vivo» il documento. Andiamo verso il B2B: questo è un grande successo, se riusciamo anche a fare la fatturazione elettronica dobbiamo essere allineati con tutte le metodologie e i sistemi di archiviazione totale. Quando la fatturazione elettronica sarà a regime, il controllo sull'evasione fiscale sarà vivo, perché in ogni momento possiamo andare sui flussi e capire cosa succede, però iniziamo a parlare con la stessa lingua dei sistemi informatizzati presenti in Europa. Posso garantire che in Francia si parla non di conservazione, ma di archiviazione, perché dietro l'archiviazione c’è tutto un sistema.

  ROSSELLA ORLANDI, direttore dell'Agenzia delle entrate. In realtà si tratta di archiviazione. Il documento è consultabile e utilizzabile dall'azienda e da noi perché esiste ed è archiviato in un sistema telematico.
  Il 730 precompilato, come stavo accennando prima, è in ampio sviluppo, in questo momento siamo nella fase clou, abbiamo questi lievi ritardi che speriamo di superare come il solito con lo sforzo soprattutto di Sogei, perché il problema riguarda chi deve lavorare il dato, noi diamo le specifiche, ci mettiamo impegno e testa, ma poi i sistemisti sono loro: stiamo ancora discutendo su quanto questo lieve ritardo possa essere tollerato, per non creare una catena di ritardi che potrebbe arrecare grave danno.
  Ci saranno le spese mediche e quindi soprattutto il sistema della tessera sanitaria di cui si è parlato altre volte, che è molto interessante da vari punti di vista, su cui ovviamente partecipiamo da sempre perché la gestiamo con il MEF. I dati dai medici stanno pervenendo, ma il problema sono le farmacie: alcune associazioni di farmacisti, nonostante una legge, nonostante i provvedimenti, come dicevo, pubblicati mesi prima, hanno equivocato sul termine e non hanno conservato una parte degli scontrini. Si tratta di un problema di una intera categoria su cui c’è una difficoltà oggettiva per quest'anno, perché queste memorie sembrerebbero ad oggi non recuperabili: sono state cancellate.
  Evitiamo di discutere sulla sanzione perché è una norma esistente, un provvedimento datato mesi, tavoli tecnici partiti a novembre 2014 – ci sono i verbali: c’è stato un problema di comprensione di quello che dovevano fare i farmacisti e quindi parrebbe che larga parte dei dati degli scontrini non sia recuperabile, secondo le analisi degli ultimi giorni, mentre le spese mediche e tutto il resto ci saranno. Nella legge di stabilità sono state Pag. 16inserite alcune semplificazioni perché – lasciatemelo dire – questo è un Paese complicato e ogni anno si complica di più. La scorsa settimana sono stata ospite a un convegno organizzato da TEH Ambrosetti e tutti si lamentavano del 730 con 150 pagine di istruzioni: signori, abbiamo un numero elevato di detrazioni, deduzioni e di condizioni soggettive, crediti di imposta infiniti. La condizione soggettiva deve essere attestata dal contribuente perché non si sa se in quel momento gli consente di avere la detrazione o meno; il sistema è complesso. Cerchiamo di gestirlo al meglio, ma il famoso «librone» che doveva essere il decreto detrazioni e deduzioni l'anno scorso era alto così e non è diminuito, e ad ogni legge di stabilità aumenta. Diverse forme, pur legittime, di incoraggiamento e di sostegno di soggetti particolari incrementano il numero dei dati da trattare e molti di questi riguardano soggetti terzi, quindi la complessità del sistema è più forte di quella di altri Paesi e lo sforzo sul 730 deve essere proporzionato. La fatica per la pubblica amministrazione, ma anche di investimento e di costi è andare a prendere tutte le spese che riguardano una frequenza più numerosa, che interessano la maggior parte dei cittadini e che non hanno un'onerosità per chi le deve trasmettere. Se il campo delle detrazioni e deduzioni è infinito e la frequenza è illimitata, ci deve essere un principio di proporzionalità dello sforzo di tutti, quindi alcuni dati sono non interessanti, ma quelli principali ormai ci sono quasi tutti, perché abbiamo messo le spese mediche, i mutui (c'erano anche l'anno scorso) ma anche le spese funebri, le tasse scolastiche (anche lì con uno sforzo di standardizzazione enorme, perché ogni università ha un sistema diverso). Tutti i dati principali adesso ci sono, l'anno prossimo cercheremo di recuperare qualche défaillance di categoria e qualche dato in più, ma le spese per il figlio che va al campetto dell'oratorio non le metteremo mai, perché dovremmo accollare ad associazioni piccolissime l'onere di mandarci i dati. Per ora stiamo valutando di non andare oltre.
  Credo che l'anno prossimo avremo acquisito tutto ciò che è acquisibile, senza imporre oneri eccessivi rispetto al vantaggio che ne risulterà. Il che rappresenta un grande successo perché se si guarda ad altri Paesi europei, ho appreso che si trasmettono una serie di dati al contribuente, sotto la sua responsabilità, mentre noi abbiamo un sistema in cui tutto quello di cui siamo sicuri è responsabilità dell'amministrazione, senza sanzioni, senza responsabilità. Dal punto di vista dell'innovazione è assolutamente rivoluzionario rispetto a sistemi già in uso in alcuni Paesi, quindi, nonostante la fatica, stiamo facendo una cosa estremamente innovativa.

  PRESIDENTE. Ringrazio il direttore dell'Agenzia delle entrate e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.45.