XVII Legislatura

Commissione parlamentare di vigilanza sull'anagrafe tributaria

Resoconto stenografico



Seduta n. 22 di Mercoledì 6 maggio 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'ANAGRAFE TRIBUTARIA NELLA PROSPETTIVA DI UNA RAZIONALIZZAZIONE DELLE BANCHE DATI PUBBLICHE IN MATERIA ECONOMICA E FINANZIARIA. POTENZIALITÀ E CRITICITÀ DEL SISTEMA NEL CONTRASTO ALL'EVASIONE FISCALE

Audizione del presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello.
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 3 
Dardanello Ferruccio , presidente di Unioncamere ... 3 
Bellot Raffaela  ... 5 
Dardanello Ferruccio , presidente di Unioncamere ... 5 
Bellot Raffaela  ... 6 
Dardanello Ferruccio , presidente di Unioncamere ... 6 
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 6 
Dardanello Ferruccio , presidente di Unioncamere ... 6 
Petrini Paolo (PD)  ... 7 
Sammarco Andrea , vicesegretario generale di Unioncamere ... 8 
Dardanello Ferruccio , presidente di Unioncamere ... 8 
Sammarco Andrea , vicesegretario generale di Unioncamere ... 8 
Pelillo Michele (PD)  ... 9 
Sammarco Andrea , vicesegretario generale di Unioncamere ... 9 
Pelillo Michele (PD)  ... 9 
Sammarco Andrea , vicesegretario generale di Unioncamere ... 10 
Pelillo Michele (PD)  ... 10 
Sammarco Andrea , vice segretario generale di Unioncamere ... 10 
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 10

Testo del resoconto stenografico
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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIACOMO ANTONIO PORTAS

  La seduta comincia alle 8.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, che, anche a nome dei colleghi, ringrazio per aver accolto l'invito della Commissione. Sono presenti, inoltre, i vice segretari generali di Unioncamere, Tiziana Pompei e Andrea Sammarco e il funzionario di Unioncamere, Pierluigi Sodini.
  L'audizione si inquadra nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'anagrafe tributaria nella prospettiva di una razionalizzazione delle banche dati pubbliche in materia economica e finanziaria. Potenzialità e criticità del sistema nel contrasto all'evasione fiscale.
  Do la parola al dottor Dardanello, con riserva per me e per i colleghi di rivolgergli, al termine del suo intervento, domande e richieste di chiarimenti.

  FERRUCCIO DARDANELLO, presidente di Unioncamere. Ringrazio il presidente e i componenti della Commissione per averci dato la possibilità di portare l'esperienza del nostro sistema camerale sul tema della fatturazione elettronica e delle sue implicazioni sulle imprese italiane, nell'ambito della più ampia indagine conoscitiva sulla razionalizzazione delle banche dati pubbliche in materia economica e finanziaria e sulle potenzialità e criticità del sistema del contrasto all'evasione fiscale. Come sapete, le camere di commercio da tempo sostengono l'amministrazione digitale e più in generale tutti gli strumenti diretti a semplificare la vita degli imprenditori italiani. In Italia attualmente 6.047.000 imprese sono iscritte al registro delle imprese, ovvero circa un'impresa ogni dieci abitanti. Buona parte sono piccoli imprenditori: è a loro che dobbiamo porre tutte le attenzioni del caso e semplificare sempre di più la vita, per continuare a permettere loro di essere competitivi. Come probabilmente è già stato dichiarato dalle amministrazioni audite da questa Commissione, il recente avvio del sistema di fatturazione elettronica verso la pubblica amministrazione segna un importante passo avanti verso il miglioramento dell'efficienza e verso l'aggiornamento in chiave digitale dei rapporti tra imprese e pubblica amministrazione. Tuttavia, la nuova modalità di presentazione delle fatture può costituire per le imprese anche un fattore di criticità da gestire con attenzione, affinché una così importante innovazione non sia vissuta come un'ulteriore complicazione (come qualcuno potrebbe leggerla) alla quale doversi adeguare sopportandone l'onere non soltanto economico. Per questo, occorre contestualmente informare e talvolta anche formare l'impresa, specie, come dicevo poc'anzi, se è piccola o piccolissima, affinché Pag. 4la fatturazione elettronica sia l'occasione per arrivare alla piena digitalizzazione dei sistemi contabili e amministrativi dell'impresa stessa. Dall'inizio dello scorso mese di giugno, le camere di commercio, insieme all'Agenzia per l'Italia digitale, si sono preoccupate innanzitutto dell'impatto sulle imprese, mosse da un principio che potremmo definire «di inclusione digitale», che ha portato alla progettazione di un percorso graduale di accompagnamento alla fatturazione elettronica e alla messa in campo di una serie di azioni per attuarlo.
  Anzitutto azioni di informazione, di formazione e di assistenza, attuate con un sito specifico che abbiamo approntato e con la realizzazione sul territorio, presso tutte le camere di commercio, di specifici incontri con le piccole e medie imprese. Fino a oggi oltre 2.000 imprese si sono recate presso i nostri uffici per meglio approfondire questo percorso. Inoltre, in prossimità dell'avvio della fatturazione elettronica, al fianco della rete dei digital champion, il 9 marzo scorso abbiamo organizzato il Digital day, un evento dedicato che si è tenuto in contemporanea in tutte le 105 camere di commercio ancora oggi attive sul territorio, coinvolgendo oltre 5.000 imprese. Allo stesso tempo, proprio per dare quell'informazione che serve utilizzando anche i media, abbiamo fatto una campagna radiofonica sul servizio della fatturazione elettronica, per informare le imprese di ciò che sta succedendo e invitarle a venire da noi.
  L'azione più importante che abbiamo messo in campo per sostenere e assistere le piccole e medie imprese è stata l'attivazione dall'ottobre scorso del servizio pubblico gratuito, in grado di gestire l'intero ciclo di vita delle fatture elettroniche, ovvero: compilazione, spedizione, gestione e conservazione digitale per dieci anni. Si tratta di un servizio interamente realizzato e gestito all'interno delle camere di commercio, grazie alle competenze tecnologiche di InfoCamere, la società di informatica in house delle Camere di commercio. Il servizio è facilmente accessibile dalle piccole e medie imprese, attraverso i siti della propria camera di commercio e impresainungiorno.gov.it, il punto unico di contatto in Italia previsto dalla direttiva europea sui servizi e piattaforma di riferimento degli sportelli unici dell'attività produttiva (SUAP) degli oltre 3.300 comuni italiani che già oggi collaborano con le camere di commercio. A completamento del servizio, vi è anche una funzione di assistenza diretta, in grado di supportare l'operatività quotidiana delle imprese, attraverso un call center dedicato proprio agli utilizzatori degli strumenti di e-government del sistema camerale.
  Informazione, formazione e assistenza sono i tre momenti che riteniamo fondamentali in questa fase.
  Tra i capisaldi della fatturazione elettronica c’è innanzitutto quello di fornire un servizio semplice, a misura di imprenditore e facilmente accessibile anche senza nessuna intermediazione. Ogni tanto quando semplifichiamo le cose, in realtà le complichiamo, perché c’è bisogno di avere un'intermediazione per realizzarle. Un altro elemento di grande rilievo è il costo del servizio per le imprese. In accordo con Agid è stato infatti fissato un tetto di 24 fatture elettroniche gratuite per ogni piccola e media impresa nell'arco dell'anno. Anche la conservazione a norma dei documenti contabili gestiti è un aspetto determinante, proprio ai fini della completezza del servizio, integrato all'interno della piattaforma. Il servizio assicura infatti alle imprese aderenti che tutti i documenti contabili emessi vengano automaticamente conservati e consente in qualsiasi momento di accedere all'archivio e di esibire le fatture. L'impresa dispone, dunque, di uno strumento completo, peraltro l'unico che prevede anche il bilinguismo, che permette alle autorità competenti di accedere alla documentazione e di acquisirla per via elettronica.
  Quanto alle statistiche di utilizzo del servizio in questi primi periodi, aggiornate al 30 aprile, su cui per maggiore informazione rinvio al documento che ho depositato, voglio segnalare solo alcune tra le più significative. In primo luogo, il numero di imprese registrate al servizio a partire Pag. 5dall'ottobre 2014 ha già superato quota 20.000. Si tratta per la maggior parte di piccole imprese con meno di quindici dipendenti oppure di ditte individuali. Anche il numero di fatture elettroniche da loro generate nello stesso arco temporale è un dato degno di nota. Parliamo nel complesso di 42.647 fatture elettroniche, vale a dire una media di poco più di due fatture per impresa registrata. Ciò significa che le piccole e medie imprese nei prossimi mesi dell'anno avranno ancora un ampio margine per beneficiare del servizio pubblico gratuito, fino al raggiungimento del limite delle 24 fatture annuali.
  Collegato al tema della fatturazione elettronica, vi è quello più generale del pagamento elettronico, altro elemento indispensabile per la digitalizzazione delle piccole e medie imprese. Nel corso degli anni, i sistemi di pagamento elettronico inizialmente previsti per il registro delle imprese si sono evoluti. Da un paio di anni, il sistema camerale e InfoCamere ricoprono anche il ruolo di snodo per l'erogazione di servizi da e verso la pubblica amministrazione e per la gestione di flussi di pagamento relativi ai servizi erogati.
  In conclusione, il servizio di fatturazione elettronica messo a disposizione dalle camere di commercio costituisce un ulteriore elemento di assistenza preziosa alle imprese, in grado di ridurre drasticamente gli oneri di adeguamento da parte delle stesse. Voglio sottolineare, infine, che il sistema camerale ha adottato un approccio dinamico, che in futuro potrà essere rimesso a punto in funzione delle esigenze delle imprese o di un mutato scenario normativo, a partire dall'estensione della fattura elettronica ai rapporti business to business. Le camere sono dunque pronte ad ampliare ulteriormente la propria offerta, perché si attivino misure volte a rendere sostenibile il maggior costo che ne deriverebbe, anche in considerazione della forte riduzione che purtroppo ha subìto il diritto annuale destinato alle camere di commercio, operato con il decreto-legge n. 90, che, come è noto, ha previsto a regime il taglio del 50 per cento del diritto annuale nell'arco di un triennio. Penso che fare di più con meno sia una missione impossibile, però noi, come sempre, ci proviamo. Mi auguro che, anche alla luce delle tante novità che potremmo portare a servizio del Paese e delle imprese, si possa riparlare anche di questo tema.

  RAFFAELA BELLOT. Grazie per l'intervento esaustivo e coinciso, che ci offre una panoramica della vostra collaborazione in materia di fatturazione elettronica.
  La mia domanda riguarda l'ultimo suo passaggio. Mi riferisco al taglio che il Governo sta ponendo sulle camere di commercio e al quale noi dell'opposizione ci siamo opposti, specialmente per la funzione che viene svolta in aree più disagiate o con maggiori difficoltà.
  Le riporto un esempio. Vengo da una zona del Veneto dove addirittura c’è l'accorpamento delle camere di commercio tra Treviso e Belluno, con un taglio di risorse in un'area che sappiamo avere difficoltà di natura abbastanza evidente. Peraltro, si tratta di un'area interamente montana, con tutto quello che ne consegue, e di una provincia commissariata da anni. La camera di commercio ha fatto un grosso lavoro. Una funzione che doveva essere della provincia è stata svolta dalla camera di commercio a livello economico e produttivo.
  Quanto potrà incidere, specialmente in queste aree, il taglio che il Governo vuole apporre ? Quanto potrà tradursi in una riduzione di servizi specialmente in queste zone ? L'accorpamento tra due province è già una risposta. Questo capita nella mia zona, ma credo che stia accadendo anche in zone più piccole. Vorrei capire quanto potete sostenere questi servizi, in che modo e fino a quando. A questo punto le risorse chiaramente vengono ridotte.
  Peraltro, questa idea di dare maggiori competenze con risorse ridotte, personale ridotto e, quindi, capacità ridotte...

  FERRUCCIO DARDANELLO, presidente di Unioncamere. È una missione impossibile.

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  RAFFAELA BELLOT. In parte mi ha già risposto, ma volevo farle questa richiesta specifica.

  FERRUCCIO DARDANELLO, presidente di Unioncamere. Innanzitutto, voglio ricordare a tutti che il sistema delle camere di commercio si autoalimenta. Non sono previsti trasferimenti dello Stato, ma viene finanziato attraverso il pagamento di una quota che le imprese affidano a questa istituzione economica. Per alcuni è incomprensibile che un'istituzione di questo tipo, che crea le condizioni per lo sviluppo, per la formazione, per l'informazione, per l'internazionalizzazione e per il credito, nel giro di tre anni, quando sarà a regime il taglio del 50 per cento, si trovi ad avere oltre 500 milioni di euro in meno da poter trasferire per lo sviluppo e la crescita delle imprese e dei servizi. Il problema che pongo anche alla vostra Commissione è che assistere di più e meglio senza avere le risorse è un'operazione impossibile. In modo particolare, i primi a vedere direttamente un effetto negativo sono le aree più piccole, quelle più marginali e quelle più fragili, che sono tante all'interno del nostro Paese. Lei ha citato la provincia di Belluno. Conosco bene la vostra situazione, ma pensi a quante aree fragili come quella bellunese ci sono nel nostro Paese. Riduciamo pure da 105 a 60 le camere di commercio, come è nella prospettiva del Governo, ma non è detto che mettendo insieme due malati improvvisamente ne nasca uno sano: ci vorranno tempi molto lunghi. D'altra parte, vi ricordo che tutti i dipendenti di queste istituzioni sono dipendenti pubblici. Per questo la razionalizzazione è difficile. C’è soltanto una razionalizzazione delle entrate, ma non c’è la razionalizzazione delle spese, perché le spese non possono essere ulteriormente compresse. Dovremmo, mai come in questo momento, stare al servizio della crescita, dello sviluppo e delle imprese italiane.
  Il sistema imprenditoriale è lo strutturato sul quale è cresciuto e si è radicato il nostro Paese e a mio avviso è stato anche utilizzato come strumento per la nostra crescita e per il nostro sviluppo. Se non abbiamo l'istituzione che affianca questo sistema, come cerchiamo in tutti i modi di fare noi, anche nelle difficoltà, non so come riusciremo a raggiungere tutti quegli obiettivi che noi e le imprese ci poniamo. Peraltro, non c’è un impresa che si sia rallegrata a fronte del taglio del diritto annuale. Pensate che il taglio medio per le piccole e medie imprese, che comporterà purtroppo la rinuncia a immense risorse che non potranno essere trasferite, è di 22 euro all'anno. Lo dico con un po’ di ironia: si tratta di un cappuccino e mezzo cornetto al mese. Riteniamo che non sia con queste risorse che si può immaginare una grande politica di rilancio economico del nostro Paese, anzi, purtroppo, ci sarà un depauperamento di quei servizi che finora questa preziosa istituzione del nostro Paese, con l'autonomia funzionale che la stessa Costituzione prevede, ha dato e vorrà dare al sistema delle imprese. Credo che bisognerà rivedere i tagli, in funzione di cosa si vuol far fare a questa istituzione, dotandola delle risorse che servono, perché senza benzina il motore non va avanti, anzi magari si ingolfa e, anziché portare dei vantaggi, porterà negatività.

  PRESIDENTE. Dal vostro punto di vista, qual è il termometro della ripresa italiana, aldilà dei dati economici che leggiamo da qualche parte ? Voi siete in prima linea a capire come va il mondo delle imprese italiane. Qual è il vostro giudizio sulle notizie ottimistiche sulle imprese e sul rilancio dell'economia ?

  FERRUCCIO DARDANELLO, presidente di Unioncamere. I numeri sono sempre da prefisso telefonico, ossia con lo zero davanti. Fortunatamente, nell'ultimo trimestre del 2014 e un po’ meno in questo primo trimestre 2015 qualche segnale di cambiamento in meglio c’è, ma è sempre limitato a uno zero virgola. Non è con questi dati che si può pensare che qualcosa stia cambiando nel Paese, che i consumi riprendano a camminare e che le imprese siano pronte ad assumere e a Pag. 7investire. Sono processi che probabilmente richiedono una maggiore stabilità e un maggior peso, che la politica economica complessiva può in qualche modo ribaltare. Certamente siamo in una fase da +0 e non più da -0, quindi possiamo metterci un po’ di buona volontà nel leggere meglio le cose. Mi auguro che con questo +0 si possa creare un po’ più di fiducia nelle imprese, ma anche nei cittadini e nei consumatori. Abbiamo un mercato interno al collasso. Grazie alla capacità delle nostre imprese, abbiamo un export che sta continuamente crescendo.
  Vi cito un dato piemontese. Nel 2014 il Piemonte è cresciuto del 7,6 per cento. Se si fanno cose fatte bene in territori ad altissima qualità, anche dal punto di vista della green economy, ci sono elementi oggettivi per potere in qualche modo recuperare. C’è tuttavia un mercato interno ancora asfittico. La «signora Maria» non fa la spesa e teme, oggi più che mai, per ciò che può succedere domani o dopodomani. I consumi sono al palo. Se i consumi sono al palo, non c’è produzione e non ci sono investimenti che possano attingere anche fuori del mercato interno. Chi guarda al nostro Paese lo fa con preoccupazione. I dati del nostro deficit di burocrazia a livello internazionale sono così alti che tanti Paesi del Centro Africa ci superano in meglio. C’è bisogno veramente di mettere mano e riorganizzare al meglio il Paese, partendo dalle cose di cui c’è estrema necessità. Le imprese, ancora una volta, stanno dando dimostrazione di avere un senso di grande responsabilità, come lo hanno sempre avuto in questi nostri 150 anni, anche se da Movimprese, l'analisi che gestiamo sulla cancellazione e l'iscrizione delle imprese, emerge che sono più le imprese che chiudono che quelle che aprono. Rispetto ai terribili semestri passati c’è però un forte rallentamento della negatività. Ci auguriamo che con la novità eccezionale di questo 2015, che vede l'Italia al centro dell'interesse del mondo con l'Expo, che porterà tanta gente in Italia, magari qualcuno possa rendersi conto che questo Paese ha ancora tante opportunità da offrire dal punto di vista degli investimenti, non solo in marchi e in prodotti che già oggi hanno raggiunto ogni angolo del mondo.
  Abbiamo fatto un'indagine a livello internazionale tramite la rete delle nostre camere di commercio. Abbiamo 83 ambasciate economiche nel mondo, che sono le camere di commercio italiane all'estero. Da questa indagine, svolta insieme a Google, è emerso che il marchio made in Italy è il secondo brand conosciuto a livello mondiale dopo Coca Cola. I cittadini del mondo sognano di guidare italiano, di vestire italiano, di bere italiano, di mangiare italiano, di utilizzare le tecnologie italiane. Non c’è progetto meccanico del mondo che non abbia qualche componentistica italiana. Ci sono il genio e la sregolatezza del nostro mondo a 360 gradi in ogni ambito delle nostre produzioni economiche. Abbiamo dunque gli elementi oggettivi per poter essere ottimisti e di buon umore in questa direzione.
  Raccontavo proprio l'altro ieri a un convegno a Torino che noi rappresentiamo a livello geografico lo 0,18 per cento del pianeta. Oggi, volendo leggere ottimisticamente i nostri dati, siamo una delle prime dieci potenze economiche del mondo e siamo il secondo brand a livello mondiale per le cose che facciamo. Dobbiamo avere la consapevolezza che abitiamo in un paradiso terrestre. Non abbiamo nessun merito, perché qualcuno ce lo ha regalato, ma abbiamo la fortuna di abitarci. Se abbiniamo qualità a territorio, se facciamo buone politiche e se semplifichiamo un po’ la vita ai nostri imprenditori, credo che ci siano spazi per poter guardare con ottimismo al futuro. Ci sono tuttavia questi «se» davanti, che tocca a voi realizzare. A noi tocca fare qualche proposta e a voi attuarla e utilizzarla per andare nella giusta direzione.

  PAOLO PETRINI. Torno alla fatturazione elettronica. Come saprete, di recente il Governo ha approvato tre decreti legislativi in attuazione della delega fiscale, di cui uno riguarda la fatturazione elettronica, oltre che l'invio telematico dei corrispettivi. Riguardo alla fatturazione elettronica, Pag. 8questo decreto prevede un regime opzionale, benché incentivato. Dal punto di vista del contrasto all'evasione fiscale, questa non sembra essere una modalità così efficace allo scopo. Infatti, tanti cominciano a pensare che, sebbene sia poco credibile un'estensione generalizzata e obbligatoria della fatturazione elettronica, ci sarebbe bisogno di prevedere l'obbligatorietà dei dati fiscali sensibili delle stesse fatture, in maniera tale da poter mettere in campo un reale contrasto all'evasione fiscale, che, come sapete, in Italia è generata soprattutto dall'evasione dell'IVA. Di fatto, si tratta di realizzare un regime di reverse charge, senza l'approvazione della Commissione europea. Che ne pensate ?

  ANDREA SAMMARCO, vicesegretario generale di Unioncamere. Abbiamo seguito con interesse le proposizioni contenute nel documento recentemente approvato dal Consiglio dei ministri. Riteniamo un fatto sicuramente interessante la prospettiva di estendere alle imprese, sia pure facoltativamente, la fatturazione elettronica, anche se, come è nella nostra natura, continuiamo a vedere il fatto dal punto di vista dell'impresa e in particolare della piccola e piccolissima impresa.
  Innanzitutto sottolineiamo che l'impresa deve capire il reale vantaggio, sia dal punto di vista di una più efficace e semplice relazione con il fisco sia dal punto di vista del proprio business. Sul primo versante, il provvedimento dà la consapevolezza di cercare un profilo di incentivo alle imprese che devono optare per una fatturazione facoltativa, impegnandosi per un quinquennio. Invece, sul versante del vantaggio nei confronti del mercato, riteniamo che, come abbiamo visto nel rapporto verso la pubblica amministrazione, le piccole imprese fatichino a costruirsi un'idea concreta del vantaggio, nel senso che l'innesco del sistema di fatturazione elettronica per le piccole imprese è complesso. Infatti significa dotarsi di una smart card, che contiene all'interno un dispositivo di firma digitale, aprire file, collegarsi con altri sistemi, spedire, conservare. Sono tutti aspetti che hanno una fortissima capacità di abilitare l'impresa alla conoscenza digitale. Per questo motivo abbiamo ritenuto di offrire, aldilà del servizio, una funzione di accompagnamento. Il presidente lo richiamava come il senso principale della nostra mission.
  Per rispondere alla sua domanda, crediamo che sia utile, proprio per quella capacità di alfabetizzazione digitale, spingere le imprese, anche quelle piccole, a sperimentare la fatturazione elettronica. Ciò apre le porte alla conoscenza di un mondo digitale utilissimo, non soltanto per gli aspetti amministrativi e contabili, ma per un atteggiamento di relazione con il mercato. Questo crea cultura e competenza all'interno della piccola impresa. Dall'altro lato, però, devono essere messe in campo azioni di accompagnamento assolutamente consistenti. Il presidente ha accennato con delicatezza al tema dell'intermediazione. Il rischio è che l'innovazione, pensata come un beneficio per le imprese, finisca in realtà in mano a una fortissima intermediazione e che l'impresa non incameri...

  FERRUCCIO DARDANELLO, presidente di Unioncamere. E che non goda di alcuna utilità.

  ANDREA SAMMARCO, vicesegretario generale di Unioncamere. Pertanto, crediamo che l'accompagnamento e la vicinanza alle imprese su questo passaggio siano davvero importanti.
  Dal punto di vista della strumentazione, le 46.000 imprese che ad oggi hanno utilizzato il sistema hanno avuto l'accompagnamento di un call center. Abbiamo ricevuto numerosi contatti, soprattutto legati all'uso della tecnologia – si trattava proprio della funzione di accompagnamento alla competenza digitale – e all'esperienza di muoversi all'interno di un sistema che nel nostro caso consente l'integrazione con il registro delle imprese. Si tratta di un'altra importante banca dati per l'impresa, che, integrando l'anagrafica con la fatturazione elettronica, con la firma digitale, con i codici per l'individuazione dell'amministrazione destinataria e Pag. 9con lo strumento di conservazione, facilita l'impresa che opera in un ambiente integrato. Dal nostro punto di vista, riteniamo che l'ambiente integrato unico sia un altro passaggio fondamentale per agevolare e accompagnare le piccole e medie imprese.

  MICHELE PELILLO. Ventimila imprese si sono rivolte a voi. Abbiamo una stima, anche se approssimativa, di quante impresse fatturano alla pubblica amministrazione in Italia ?

  ANDREA SAMMARCO, vicesegretario generale di Unioncamere. Nelle attività che hanno preceduto l'avvio della fatturazione elettronica è stato tentato una misurazione che non è stato possibile realizzare.
  Negli osservatori digitali del Politecnico di Milano, di cui Unioncamere fa parte, si è tuttavia riconosciuto come attendibile un dato che parla di circa 2 milioni di imprese impegnate nella fatturazione verso la pubblica amministrazione. C’è una particolarità: 1,8 milioni di queste imprese rientrano nel perimetro, che osserviamo con attenzione, di una fatturazione sporadica. L'individuazione delle 24 fatture come perimetro pubblico – permettetemi questa espressione – di inclusione digitale e di pre-mercato è stata da noi effettuata proprio sulla base delle informazioni che vedevano queste 1,8 milioni di imprese emettere un numero di fatture di gran lunga inferiore alle 24 annue. Molte imprese hanno una fatturazione molto sporadica. Un numero più contenuto di imprese, stimato in 200.000, fanno i grandi numeri e i grandi flussi. Ci riferiamo principalmente alle grandi utility di servizio energetico e telefonico. Se non vogliamo spingere fuori dal mercato della pubblica amministrazione questo massiccio corpo di 1,8 milioni di imprese che fatturano in modo rarefatto, c’è bisogno di un accompagnamento. Altrimenti, la risposta sarà quella di non riuscire a superare l'ostacolo del servizio e della fatturazione verso la pubblica amministrazione, rinunciando a questo mercato.

  MICHELE PELILLO. Tuttavia, il dato numerico è interessante. Premetto che il vostro intervento, a mio modo di vedere, è molto meritorio. Parliamo di 20.000 imprese su 2 milioni, quindi di una su cento. Che significa questo dato, secondo voi ? Significa che le imprese italiane, anche le più piccole, sono già pronte e non hanno bisogno di accompagnamento ? Significa che le 20.000 che si sono rivolte a voi sono proprio quelle meno evolute dal punto di vista informatico ? Me lo chiedo perché, come avete già notato voi, siamo in una fase molto importante. Adesso sta arrivando il decreto delegato sulla fatturazione elettronica anche nel privato. Non è obbligatoria, perché abbiamo paura di correre troppo.
  Vorrei capire qual è l'impatto con la pubblica amministrazione, che è quello sul quale ci dobbiamo regolare per la velocità da imprimere. Per noi è fondamentale saperlo. Se l'impatto è già largamente assorbito, allora possiamo imprimere una velocità maggiore e magari accompagnare il decreto delegato con qualche incentivo in più.
  Più incentivi si mettono, più si spinge, però per spingere si deve essere abbastanza sicuri che il sistema regga. Altrimenti, il sistema va in tilt e non si riesce neanche a fatturare. Non solo c’è il problema di procurarsi i clienti, ma poi non si riesce neanche a fatturare quando si trovano. Questo è un passaggio molto importante: 20.000 imprese sono tante, però 20.000 su 2 milioni sono poche.
  Aggiungo una cosa. Secondo me, la fatturazione elettronica oggi è al centro di una vicenda più interessante dal punto di vista tributario e del rapporto fra l'Agenzia delle entrate, l'amministrazione dello Stato e i contribuenti. Nel momento in cui riusciamo davvero a entrare nella fase operativa della fatturazione elettronica nel privato, apriamo possibilità di trasmissione dei dati direttamente all'Agenzia delle entrate fino a ieri inimmaginabili. L'idea di poter trasmettere a fine giornata i dati del registratore di cassa all'Agenzia delle entrate, premendo un bottone, era una cosa che sembrava fantasiosa. L'impostazione del decreto delegato va in questa direzione. Questo significa modificare profondamente il rapporto tra il contribuente Pag. 10e l'amministrazione, rendendolo più vicino e più trasparente, ovviamente con i pro e con i contro, come in tutte le cose. Da parte dell'amministrazione, significa liberarsi di tanti adempimenti e di tante verifiche formali e, quindi, avere molto più tempo per colpire le sacche di evasione importanti.
  Questa è la fase che stiamo provando a determinare. È una fase davvero importante, dove ci sono tanti ingranaggi, ma la digitalizzazione delle fatture è quello fondamentale. Se si ferma quell'ingranaggio, si ferma tutto. La nostra indagine sta assumendo molte centralità e si collega con tutte le dinamiche che sono state innescate dalla legge-delega.

  ANDREA SAMMARCO, vicesegretario generale di Unioncamere. Ha certamente ragione nel cogliere il rapporto tra l'esperienza quantitativa che si è venuta a formare fino a oggi e il numero complessivo. Seguiamo questo passaggio con particolare attenzione e ci siamo convinti di un paio di questioni. In primo luogo, la piccola impresa accede al servizio non in maniera preventiva, a tavolino, da pianificazione, bensì quando ne ha il bisogno. Stiamo parlando, come le accennavo, di 1,8 milioni di imprese che fatturano in modo molto ridotto. Abbiamo visto che quando l'impresa si registra invia subito una fattura. Il target che stiamo accompagnando è l'impresa piccola che corre il rischio di dover fare un investimento sul mercato sproporzionato rispetto al ridotto numero di fatture che invia. Quando l'impresa arriva di fronte alla fattura da inviare, si collega e cerca la risposta informatica. Lo abbiamo visto in maniera nitida. Il servizio è cominciato il 22 ottobre. Il salto che abbiamo avuto dal primo aprile è stato molto evidente. Scattata la seconda data per l'adempimento verso le amministrazioni locali, c’è stato un gradino molto evidente. Non siamo in grado di valutare la correlazione come tendenza, perché è una variabile che dipende da quando all'impresa si presenta l'esigenza di fatturazione. Tuttavia, ci rendiamo conto che la partita si gioca nel momento in cui l'impresa si sente tranquilla e soddisfatta di avere uno strumento semplice e a portata di mano per poter risolvere il suo problema. Riguardo al secondo tema, l'impresa certamente oggi percepisce l'obbligo come un vantaggio per lo Stato e una complicazione. Lo dico in maniera un po’ brutale, ma questo è quello che le camere di commercio raccolgono dal territorio, parlando con gli imprenditori che numerosi hanno partecipato agli appuntamenti formativi. Le imprese non percepiscono il vantaggio della fatturazione elettronica. La possibilità di calcolare i flussi giornalmente non è una motivazione sufficiente per l'impresa. Le motivazioni sufficienti sarebbero la promessa di un rapido riconoscimento del credito e di una riduzione sensibile dei tempi di pagamento: questi sarebbero gli incentivi che, a fronte dell'adempimento, convincerebbero l'impresa. Ciò vale anche per il riscontro bancario della fattura riconosciuta dalla pubblica amministrazione. Sono tutti fatti che il sistema di pagamento oggi sta garantendo.

  MICHELE PELILLO. Si sono ridotti i tempi di pagamento ?

  ANDREA SAMMARCO, vice segretario generale di Unioncamere. Sì, ne abbiamo un riscontro. Le imprese, anche con sorpresa, hanno riferito di aver ricevuto pagamenti più rapidi. Non sono in grado di dire quanto questo sia sistematico e distribuito sul territorio, però l'argomento è segnalato, quindi questo vantaggio è percepito: questo è ovviamente il punto di forza.

  PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.15.