XVII Legislatura

Commissione parlamentare di vigilanza sull'anagrafe tributaria

Resoconto stenografico



Seduta n. 13 di Mercoledì 11 febbraio 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'ANAGRAFE TRIBUTARIA NELLA PROSPETTIVA DI UNA RAZIONALIZZAZIONE DELLE BANCHE DATI PUBBLICHE IN MATERIA ECONOMICA E FINANZIARIA. POTENZIALITÀ E CRITICITÀ DEL SISTEMA NEL CONTRASTO ALL'EVASIONE FISCALE

Audizione del direttore generale dell'ABI.
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 3 
Torriero Gianfranco , vicedirettore generale dell'ABI ... 3 
Bignami Laura  ... 7 
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 7 
Torriero Gianfranco , vicedirettore dell'ABI ... 7 
Ruocco Carla (M5S)  ... 8 
Torriero Gianfranco , vicedirettore dell'ABI ... 9 
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 10

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIACOMO ANTONIO PORTAS

  La seduta comincia alle 8.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del direttore generale dell'ABI.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del direttore generale dell'ABI, Giovanni Sabatini, che purtroppo oggi non può essere presente. L'ABI sarà quindi rappresentata dal vicedirettore generale Gianfranco Torriero che, anche a nome dei colleghi, ringrazio per aver accolto l'invito della Commissione. Sono presenti, inoltre, la dottoressa Laura Zaccaria, responsabile della direzione norme e tributi e la dottoressa Maria Carla Gallotti, dell'ufficio relazioni istituzionali.
  L'audizione si inquadra nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'Anagrafe tributaria nella prospettiva di una razionalizzazione delle banche dati pubbliche in materia economica e finanziaria. Potenzialità e criticità del sistema nel contrasto all'evasione fiscale.
  Do la parola al dottor Torriero, con riserva per me e per i colleghi di rivolgergli, al termine del suo intervento, domande e richieste di chiarimenti.

  GIANFRANCO TORRIERO, vicedirettore generale dell'ABI. Il direttore generale Sabatini è stato purtroppo colpito da influenza e si scusa di non poter partecipare.
  Siamo particolarmente onorati dell'invito: avevamo già partecipato a una precedente audizione sullo stesso argomento che ritengo importante e con una valenza strategica per i suoi peculiari riflessi. La costituzione di un'Anagrafe tributaria determina un impatto rilevante sulla pubblica amministrazione, perché permette, da un lato, di avere una mappatura molto significativa dei fenomeni economici che interessano il nostro Paese e, dall'altro, di disporre di informazioni di base circa l'attività di controllo e di contrasto delle irregolarità fiscali. A carico degli operatori finanziari sono posti numerosi oneri, proprio al fine di rifornire di informazioni l'Anagrafe tributaria.
  Abbiamo predisposto un testo di dettaglio piuttosto corposo: mi esonererei di darne lettura, concentrandomi su alcune puntualizzazioni sulle domande postemi in relazione alle finalità della Commissione.
  Proprio questa mattina un articolo di giornale diceva che esistono 128 basi-dati dell'amministrazione finanziaria italiana che dovrebbero interagire tra loro per fornire un quadro complessivo delle informazioni di tipo finanziario. Queste 128 basi di dati sono davvero comunicanti tra loro ? Come creare le condizioni perché lo siano e per cui tutti i soggetti che contribuiscono al popolamento di queste basi informative non debbano ripresentare ogni volta gli stessi dati ?Pag. 4
  Si tratta di un problema che riguarda tutti i Paesi. Da un lato abbiamo lo sviluppo impetuoso della tecnologia, dall'altro un approccio alle basi informative rimasto piuttosto tradizionale, un approccio cioè a «silos»: per ogni nuova esigenza viene creata una nuova base informativa. Non solo le informazioni in alcuni casi sono già presenti in altri archivi, ma soprattutto le procedure informatiche sottostanti alle procedure organizzative sono spesso diverse. Da una parte si pone così un problema di compliance, cioè di essere perfettamente coerenti agli input che devono essere forniti, dall'altra, la possibilità che ci siano errori e oneri eccessivi, che sarebbero invece facilmente razionalizzabili.
  Anche negli altri Paesi, come Belgio, Olanda e Francia ci si interroga su come fare dialogare le basi informative e sono state create modalità tecnologiche che consentono di farle dialogare in modo automatico. Si parla soprattutto di dati elaborabili e noi, come ABI, insieme a Confindustria, a Banca d'Italia e ad altre istituzioni, abbiamo creato un'associazione, che si chiama XBRL e che mi permetto di suggerire di contattare per un eventuale approfondimento. Questa associazione italiana, collegata a una organizzazione a livello internazionale, intende promuovere lo sviluppo di tassonomie, metodologie e formati di analisi elaborabili e consentendo un importante salto di qualità. Se adottato questo approccio dalla pubblica amministrazione, si riuscirebbero a razionalizzare i flussi informativi e gli operatori finanziari o gli altri soggetti che popolano queste informazioni, potrebbero operare con modalità il più possibile standardizzate. Esistono ormai molti linguaggi informatici molto ampi che permettono di raggiungere questo obiettivo.
  Su questo tema vorrei focalizzare l'attenzione: oggi abbiamo la possibilità, grazie alla tecnologia, di conseguire una standardizzazione dell'informazione.
  Nel nostro documento, proponiamo di costituire all'interno della pubblica amministrazione un punto di raccordo (ad esempio una commissione) che nel momento in cui sorgono nuove esigenze informative, si possa analizzare ex ante e capire se nelle 128 banche dati presenti ci sono già quelle informazioni e qual è il tracciato che viene utilizzato, per poter avere un riuso delle informazioni. Il tema del riuso delle informazioni si è posto anche a livello europeo: l'Unione europea sta portando avanti una importante iniziativa di razionalizzazione, perché dalle analisi di impatto è emerso che ciò determinerebbe minori costi di produzione soprattutto per il mondo imprenditoriale in generale con impatti positivi sul PIL. Quando ci sono oneri informativi, questi incidono in misura rilevante soprattutto sulle piccole e medie imprese, quindi sui piccoli operatori economici, perché esiste un livello minimale di informazione e di creazione di una sovrastruttura.
  Questo è sicuramente un passaggio molto importante. Da parte del settore delle banche operanti in Italia, pertanto, c’è una totale condivisione nel proporre schemi che portino a una maggiore razionalizzazione delle informazioni e delle modalità con cui vengono messe a disposizione. Nel documento riportiamo alcuni esempi positivi che riguardano il nostro settore quale un dialogo significativo tra gli operatori finanziari e l'Agenzia delle entrate, proprio per quanto riguarda il tema dell'archivio dei rapporti finanziari. Con l'Agenzia delle entrate stiamo sviluppando modalità di semplificazione dei flussi che forniamo strutturalmente all'Agenzia stessa, con cadenza mensile o con cadenza più ampia. Mi riferisco in particolare ai dati identificativi dei conti e ai dati relativi ai saldi, che oggi viaggiano addirittura con due procedure diverse, mentre è intuitivo che ci sia un vantaggio nel mettere insieme questi due flussi informativi. Allo stesso modo, occorrerebbe identificare un flusso informativo unico riguardante le segnalazioni a livello internazionale, sia quelle che rientrano all'interno del cosiddetto FACTA, sia le altre informazioni indicate dall'OCSE proprio per il monitoraggio dei flussi internazionali.Pag. 5
  Un ulteriore elemento è avere una sorta di flusso informativo domestico. Ricordo che le banche sono soggetti che segnalano molte informazioni alla pubblica amministrazione. Ad esempio, nel caso delle ristrutturazioni edilizie per usufruire dei vantaggi fiscali, si deve effettuare una tipologia specifica di bonifici. Ci sono informazioni specifiche da riportare all'interno del bonifico (codice fiscale, partita IVA), in modo che ci sia una totale tracciabilità. Si tratta di un flusso informativo fornito periodicamente all'Agenzia delle entrate.
  Altro importante flusso informativo riguarda il settore dei mutui. I tassi di interesse sui mutui sono fiscalmente deducibili, entro certi limiti: anche questo è un flusso informativo che viene messo a disposizione della pubblica amministrazione.
  Nel nostro documento c’è un elenco molto rilevante di flussi informativi che vengono forniti. L'idea sottostante è che, di intesa con l'Agenzia delle entrate, dobbiamo andare verso una strutturazione unica di questi flussi informativi, in modo che i campi che devono essere popolati abbiano un grado di standardizzazione elevato, proprio perché con la standardizzazione si riesce a interagire in modo diretto e con più facilità di elaborazione da parte della pubblica amministrazione.
  Arriviamo a un altro aspetto non irrilevante. Noi forniamo informazioni all'anagrafe tributaria, ma abbiamo anche gli altri archivi, in particolare l'archivio informatico unico, dove vengono segnalate le operazioni sospette. Anche in questo caso, c’è la necessità di avere una strutturazione che non duplichi le informazioni e le razionalizzi, perché il rischio è che si abbiano in continuazione flussi inviati a diverse strutture della pubblica amministrazione che non hanno una forte interazione tra loro. Lo sforzo è volto soprattutto ad avere dal lato della pubblica amministrazione un'omogeneizzazione dei flussi informativi anche con riferimento a questo aspetto specifico.
  Ritorno al tema. Se i flussi informativi arrivano in un formato elaborabile riconosciuto in modo univoco a livello internazionale, questo crea le condizioni per ribaltare l'approccio tradizionale, dove l'operatore finanziario, il singolo cittadino o chiunque altro che deve fornire informazioni le fornisce a soggetti diversi e ognuno farà le proprie estrazioni. L'idea sottostante, che determinerebbe un risparmio di costi notevole, in primis per la pubblica amministrazione, è avere una centralizzazione delle informazioni, in modo che le singole pubbliche amministrazioni possano estrarre le informazioni rilevanti. Anche in quest'ambito abbiamo un caso di successo, che riguarda il deposito del bilancio. Sapete che da qualche anno il deposito del bilancio che viene fatto presso le Camere di commercio, per quanto riguarda lo stato patrimoniale e il conto economico, è effettuato proprio attraverso un formato elaborabile. Da quest'anno, in via sperimentale, c’è anche la nota integrativa che viene depositata in questo formato elaborabile. Il vantaggio per tutti i soggetti è che a quel punto l'Agenzia delle entrate non deve più domandare informazioni relative alla segnalazione dei redditi presentata dalle imprese, perché le va a trarre direttamente in quel database.
  Questo è un esempio notevole dove tecnologia, razionalizzazione dei flussi informativi e razionalizzazione delle procedure informatiche riescono a creare un benessere collettivo e non solo un interesse dei singoli.
  C’è da fare veramente uno sforzo molto importante di razionalizzazione a monte, come dicevo in precedenza, anche creando un punto d'incontro che preliminarmente faccia una valutazione di questi aspetti.
  Questo è un tema estremamente rilevante soprattutto per gli operatori finanziari, che sono quei soggetti che contribuiscono periodicamente a tutti questi flussi. Non neghiamo che c’è un onere di compliance molto elevato, che sicuramente può essere razionalizzato e minimizzato, addirittura migliorando la qualità dell'informazione, non peggiorandola. Su questo c’è un'ampia disponibilità per gli approfondimenti. Le aperture che abbiamo ricevuto Pag. 6su questo tema specifico dall'Agenzia delle entrate sono un buon segnale che va in questo senso.
  Un ulteriore punto di riflessione che ci veniva sollevato è come questo tema della tracciabilità si pone nei confronti di un elemento importante: l'utilizzo del contante nel nostro Paese. Ci è stato richiesto un approfondimento specifico su questo tema.
  Cito solamente un dato: nel 2009 in Italia, su cento transazioni, ben 90 venivano effettuate in modalità contante. Nel 2012 siamo scesi all'87 per cento. Questo sembrerebbe un segnale positivo. Peccato che a livello europeo eravamo a 70 e siamo scesi a 60, dunque il gap si è addirittura ampliato, anche per quanto riguarda le operazioni pro capite effettuate in modalità non di contante. La domanda che ci dobbiamo porre è quale possa essere una strategia vincente per creare condizioni di contrasto dell'utilizzo dei contanti. Sappiamo come spesso un eccesso di contante sia correlato alla presenza di una cosiddetta «economia sommersa», sicuramente non desiderabile per il nostro Paese. Oggi venivano riportati alcuni dati per quanto riguarda i mancati introiti fiscali o comunque ciò che sfugge direttamente all'economia legale. Le normative, nazionali e internazionali, sono state in questi ultimi anni particolarmente effervescenti, sebbene non tutte pienamente operative. Probabilmente non è necessario emanare nuove normative, ma piuttosto fare il punto della situazione, cercare di capire se effettivamente queste normative stiano esplicando i loro effetti. Soprattutto, nell'ambito della lotta al contante, occorre fare attenzione, valutando con le analisi d'impatto eventuali nuove normative: si tratta di un elemento di particolare criticità. Spesso nel nostro Paese le normative sono state emanate attraverso la decretazione d'urgenza, che non permette di effettuare analisi compiute dei riflessi operativi diretti e comportamentali. Spesso, proprio in tema di utilizzo del contante, ci sono componenti comportamentali e culturali che incidono in misura significativa. Per modificare questi comportamenti, c’è la necessità di avere un approccio di medio termine e non solamente immediato, proprio perché in alcuni casi qualche provvedimento potrebbe avere addirittura un effetto contrario rispetto all'obiettivo finale di sviluppare la moneta elettronica nello scambio e soprattutto la tracciabilità delle informazioni.
  Questo, secondo noi, è un elemento cruciale. Anche su questo tema troverete nel nostro documento alcune informazioni di base e proposte direttamente operative.
  Come è possibile che i rapporti di pagamento con la pubblica amministrazione non siano nell'ottica di una piena tracciabilità o di un pieno sviluppo della strumentazione elettronica ? Spesso leggiamo provvedimenti in cui si afferma che c’è solamente la possibilità di utilizzare un certo strumento tracciabile, precisione che riduce e non incentiva l'operatività: invece bisogna lasciare la possibilità di utilizzare più strumenti tracciabili.
  L'altro elemento fondamentale è creare un contrasto di interessi. Ci sono dei casi di successo sia nella Corea del Sud sia in Argentina, in cui sono stati creati incentivi fiscali a beneficio sia di chi deve effettuare i pagamenti sia di chi li deve accettare: dunque un interesse collettivo che ha determinato un'emersione molto rilevante. L'incentivo fiscale, concesso sia al portatore della carta sia all'esercente, è risultato addirittura inferiore all'incremento di gettito generato dall'emersione di fatturazioni che prima invece non emergevano.
  Un tema molto importante è dunque dato dalla costruzione delle norme, che vanno attentamente valutate nelle loro implicazioni: questo significa sia svolgere un'analisi di impatto ex ante non solo di tipo contabile, ma anche di tipo comportamentale, sia una valutazione ex post, per verificare se effettivamente quella norma abbia dato i risultati sperati. Abbiamo norme che non sempre danno i risultati sperati, però mancano anche le informazioni.
  Ritornando all'argomento precedente della tracciabilità e dell'Anagrafe tributaria, ricordo il ruolo importante del resoconto Pag. 7annuale che deve fornire l'Agenzia delle entrate da cui è possibile comprendere gli effetti determinati dalla possibilità di tracciare e di popolare le basi informative: questo permette a tutti i portatori d'interessi e a tutti gli operatori che forniscono queste informazioni di proporre e sviluppare ulteriori riflessioni.
  L'ultimo aspetto sul tema del contante è che c’è sicuramente bisogno di una importante campagna formativa e informativa. Bisogna intervenire sulla parte culturale, non solamente introducendo vincoli, che riteniamo in alcuni casi abbiano prodotto effetti non coerenti con l'obiettivo finale. Su questo siamo molto chiari. Riteniamo che ulteriori vincoli normativi possano avere un effetto controproducente.
  Per ora mi fermo qui e poi possiamo approfondire con le vostre domande.

  LAURA BIGNAMI. La ringrazio molto della relazione. Circa le strategie non tanto per eliminare quanto per ridurre l'utilizzo del contante, tra le cose elencate non ho sentito la diminuzione delle commissioni, già proposta da più di un anno dall'Unione europea.
  I passi in avanti devono essere fatti dalle persone, che devono essere educate a utilizzare o meno il contante. Coloro che lo utilizzano sono guardate come evasori, ma in realtà la questione è di puro interesse personale, perché se si devono pagare tutte queste commissioni, magari può convenire usare il contante. In America ci sono posti dove si beve anche un caffè pagando con la carta. Quanto mi costa un caffè se utilizzo il bancomat tutti i giorni ? Che passi state facendo in questa direzione ?

  PRESIDENTE. Mi associo alla domanda della collega. Qual è la media europea dei costi delle transazioni bancarie ? Quanto costa pagare con la carta di credito in Italia, in Francia e in Germania ? Lei ha citato il posizionamento dell'Italia nell'uso della carta di credito, però bisogna anche vedere quanto ci fanno pagare le banche per queste transazioni.

  GIANFRANCO TORRIERO, vicedirettore dell'ABI. Occorre fare una puntualizzazione. Il cliente che utilizza la carta di credito, normalmente non paga nulla per la singola transazione. Spesso vengono accomunati tutti i soggetti economici dell'operazione: mi capita infatti di sentire che qualcuno non paga con la carta perché gli costa. Sicuramente è anche colpa della nostra comunicazione, perché non chiariamo che per il portatore della carta c’è solamente il costo annuo dell'abbonamento, che è di 20, 30 o 40 euro (dipende dalla tipologia di carta e dagli altri servizi associati). C’è dunque un costo annuo, quindi tante più operazioni si fanno, tanto più il costo annuo per operazione tende a diminuire. Questo è un primo elemento fondamentale.
  C’è invece un altro tema importante, che riguarda gli esercenti. A questo proposito devo citare due elementi in particolare. Proprio nell'ambito delle varie normative, a metà dello scorso anno è stato emanato il cosiddetto decreto ministeriale carte, diventato pienamente operativo, che ha determinato un'ampia differenziazione in termini di comunicazione e di trasparenza delle condizioni che devono essere applicate agli esercenti. Esiste, quindi, una specifica normativa che ha ampliato la trasparenza dei costi che gli esercenti sostengono in funzione dell'utilizzo e dell'accettazione delle carte. Inoltre, il decreto ha differenziato i costi sostenuti dall'esercente nel momento in cui vengono effettuate operazioni superiori o inferiori ai 30 euro.
  Tutti i prestatori di servizi di pagamento, che non sono solamente le banche, ma tutti i soggetti che fanno emissione e accettazione delle carte, devono dare ampia informativa su questi aspetti. C'erano sei mesi di tempo per poter fare entrare in vigore questa norma progressivamente, perché si dovevano cambiare anche le condizioni contrattuali.
  Un elemento importante è che il decreto prevede espressamente l'obbligo per coloro che emettono le carte e che le accettano, che in alcuni casi sono soggetti diversi, di avere una tariffazione più favorevole Pag. 8quando associata a un maggiore utilizzo. Più si utilizzano le carte e più il costo del servizio diminuisce.
  Posso citare un dato non di fonte bancaria (perché potremmo avere un potenziale conflitto di interessi). C’è un tavolo stabile presso il Ministero dello sviluppo economico. Alla fine di luglio il Ministero ha svolto una serie di audizioni con le banche, i circuiti, gli esercenti e tutti i vari soggetti interessati, da cui emergevano opinioni diverse per quanto riguardava il costo dell'accettazione da parte degli esercenti. A quel punto, il MISE ha demandato a un soggetto terzo, che in Italia è anche l'autorità che vigila sui sistemi di pagamento, ovvero la Banca d'Italia, e ha fatto fare una rilevazione per capire quali siano i costi.
  Ricorderete un articolo del quotidiano Il Corriere della Sera che affermava che i costi della tenuta del POS sono sui 600 euro annui. Sul sito del Ministero dello sviluppo economico è stata pubblicata la rilevazione, dove emerge che il costo della tenuta del POS varia tra 2 e 6 euro mensili. Le dimensioni annue sono quindi totalmente diverse. Abbiamo una forte differenziazione nell'ordine di un moltiplicatore per dieci, tra quanto segnalato e quanto effettivamente rilevato in via ufficiale. Questo è un tema importante, perché spesso leggiamo una serie di casistiche che sono diverse.
  Il caso degli Stati Uniti, da lei riportato, è veramente emblematico sotto due profili. Tanto più le carte vengono accettate, tanto più i costi unitari per transazione tendono a scendere. C’è una continua revisione al ribasso di questi costi, anche perché esistono normative comunitarie approvate che regolano i costi tra operatori finanziari e che incidono sulla tariffazione finale. Quando vediamo in un film americano si parla dell'affitto di un'automobile, c’è un'associazione tra il soggetto e la modalità di pagamento, con carta o in cash. Chi paga in contanti è sempre qualcuno che sta scappando o non vuole farsi identificare, come un rapinatore. Torno al tema culturale: addirittura anche i messaggi subliminali delle proiezioni cinematografiche mostrano che c’è una valutazione negativa del soggetto, non connessa solamente con un tema di costi.
  L'ABI in primis, le banche e gli altri prestatori di servizi di pagamento hanno un interesse specifico a uno sviluppo delle transazioni, proprio perché ciò rende molto più compatibili gli equilibri economici degli stessi prestatori di servizi di pagamento. Nella concorrenza nazionale e internazionale, la creazione di un sistema unico dei pagamenti a livello europeo rende le transazioni sempre più competitive: c’è un mercato che spinge direttamente a una compressione dei prezzi. Spesso poi c’è una informativa non chiara e puntuale per quanto riguarda i costi effettivi. Mi sono purtroppo dimenticato di portare il comunicato stampa.
  Sicuramente ritengo condivisibile che ci siano spazi di miglioramento. Tuttavia, il tema è di iniziare a verificare gli effetti di un decreto ministeriale applicativo di un decreto-legge: tra il momento in cui è stato emanato il decreto-legge e il momento in cui è stato emanato il decreto ministeriale sono intercorsi due anni e mezzo. Processi e miglioramenti da parte di tutti gli operatori sono sicuramente possibili, però è importante che, piuttosto che intervenire nuovamente, si capisca se effettivamente quegli strumenti hanno funzionato. Da nostre rilevazioni, che ovviamente facciamo sulla base dei fogli informativi, tutti i prestatori di servizi di pagamento si sono adeguati per introdurre meccanismi che tendono ad avere una tariffazione regressiva: più aumenta il numero delle transazioni effettuate, minore è il costo unitario dell'operazione. Questo è uno degli obiettivi della norma.

  CARLA RUOCCO. La domanda sull'utilizzo del contante e sugli oneri associati sicuramente interessa tutti.
  Tra le varie proposte, c’è anche una nostra proposta di legge che collega l'utilizzo delle carte di credito alla detraibilità fiscale di determinate operazioni, che sarebbe un buon mezzo per incentivare l'utilizzo della moneta elettronica. Dalla presentazione si evince che c’è una certa Pag. 9collaborazione tra il settore finanziario e la pubblica amministrazione. A maggior ragione, si potrebbe in qualche modo implementare questa ulteriore partecipazione.
  Lei ha fatto un'annotazione sul contrasto di interessi, che si collega al discorso della detraibilità fiscale. Per ciò che riguarda le politiche fiscali, a livello normativo stiamo andando in tutt'altra direzione, cosa che, per quanto mi riguarda, è molto sbagliata. Nei sistemi fiscali evoluti c’è sicuramente una detraibilità fiscale maggiore, ma questo è un altro paio di maniche.
  Un altro punto che lei ha citato è l'utilizzo della decretazione d'urgenza, per quanto riguarda in questo caso il settore bancario. Ci apprestiamo a subire una scelta collegata alla decretazione d'urgenza anche per la riforma delle banche popolari. Vorrei un approfondimento su questo tema, su come lei vede – un po’ vi ha accennato – questo utilizzo nel suo settore e quanto penalizzi l'analisi di alcuni aspetti sui quali poi ci troviamo a scontrarci.

  GIANFRANCO TORRIERO, vicedirettore dell'ABI. Le rispondo innanzitutto sul tema del contrasto di interessi. Se si deve immaginare qualche provvedimento relativo al portatore della carta, contestualmente deve essere concepito anche qualche intervento su chi deve accettare la carta, proprio per creare questo doppio interesse. Vista solamente sotto un profilo, ho l'impressione che la costruzione della strumentazione non sia così efficace, per aumentare l'impatto moltiplicativo dell'intervento. Su questo ci sono casistiche che hanno riscontrato un buon successo.
  Faccio un'esemplificazione in termini generali, ritornando al discorso delle anagrafi e delle segnalazioni: le banche sono soggetti complessi, perché innanzitutto basano la loro operatività sul rapporto fiduciario con il cliente.
  Uno dei ruoli fondamentali della banca in questo momento è la funzione di compliance. Con un decreto-legge, che entra in vigore il giorno dopo o il giorno stesso in cui viene pubblicato in Gazzetta Ufficiale, spesso diventa difficile essere immediatamente adempienti se le norme impattano su un sistema informativo. Il sistema informativo, per essere certo e sicuro, ovviamente necessita di interventi e pianificazione. L'obiettivo delle norme può essere condivisibile, però poi la realizzazione pratica si scontra con elementi di criticità che sono necessariamente dovuti. Sono impedimenti non di volontà, ma di tipo tecnologico. Infatti, spesso le modalità di adeguamento sono svolte da soggetti terzi, perché la banca non ha una specializzazione informatica interna: immaginiamoci tutte le 700 banche italiane che devono operare adeguamenti nella notte in cui viene emanato il decreto-legge. Sto esagerando, ma voglio dire che, soprattutto quando si va a impattare su aspetti di tipo tecnologico, una riflessione sotto questo profilo è sicuramente necessaria: pertanto, prevedere sempre un periodo transitorio di adeguamento permetterebbe a tutti di essere compliant. Una volta presa una scelta politica, questa viene totalmente rispettata e condivisa, perché è una legge dello Stato. Il tema importante è però creare le condizioni affinché tutti siano adempienti, perché altrimenti si crea un meccanismo per cui ci sarà qualcuno inadempiente, ma non per sua volontà.
  In termini più generali, apprezziamo la normativa a livello internazionale che prevede la predisposizione di un libro verde e una proposta normativa che abbia ampia discussione quando ci sono cambiamenti strutturali importanti. Condividiamo, invece, come prevede la nostra Costituzione, la decretazione d'urgenza dove è importante intervenire con tempestività: la mia non voleva essere un'osservazione negativa per definizione. Noi, come cittadini italiani, condividiamo pienamente la necessità della decretazione d'urgenza, come prevista in Costituzione: tuttavia, la norma va declinata operativamente, tenendo conto della tempistica, quando ci sono determinati vincoli. Si può anche intervenire con una decretazione d'urgenza, ma poi occorre prevedere un arco temporale congruo per permettere di mettere in piedi gli aggiustamenti necessari.Pag. 10
  Ritengo il mio un suggerimento per creare le condizioni per cui tutti siano più facilmente compliant con le norme. Si tratta sicuramente di un aspetto che andrebbe ricordato sistematicamente. Nel corso degli ultimi cinque anni abbiamo visto che c’è stato un utilizzo molto più significativo di questo strumento legislativo. In taluni casi, alcuni decreti-legge avevano obiettivamente una forte motivazione e, almeno in certe componenti, erano pienamente operativi, per dare una risposta importante anche in termini di credibilità del sistema Italia.

  PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Torriero e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.25.