XVII Legislatura

Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 35 di Mercoledì 17 giugno 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Ravetto Laura , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUI FLUSSI MIGRATORI IN EUROPA ATTRAVERSO L'ITALIA, NELLA PROSPETTIVA DELLA RIFORMA DEL SISTEMA EUROPEO COMUNE D'ASILO E DELLA REVISIONE DEI MODELLI DI ACCOGLIENZA

Audizione del Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia.
Ravetto Laura , Presidente ... 3 
Zaia Luca , Presidente della Regione Veneto ... 4 
Ravetto Laura , Presidente ... 6 
Zaia Luca , Presidente della Regione Veneto ... 6 
Ravetto Laura , Presidente ... 7 
Zaia Luca , Presidente della Regione Veneto ... 7 
Ravetto Laura , Presidente ... 8 
Zaia Luca , Presidente della Regione Veneto ... 9 
Ravetto Laura , Presidente ... 11 
Campana Micaela (PD)  ... 11 
Ravetto Laura , Presidente ... 11 
Mazzoni Riccardo  ... 11 
Zaia Luca , Presidente della Regione Veneto ... 12 
Mazzoni Riccardo  ... 12 
Zaia Luca , Presidente della regione Veneto ... 12 
Ravetto Laura , Presidente ... 12 
Zaia Luca , Presidente della Regione Veneto ... 12 
Brandolin Giorgio (PD)  ... 13 
Zaia Luca , Presidente della regione Veneto ... 13 
Orellana Luis Alberto  ... 13 
Ravetto Laura , Presidente ... 13 
Orellana Luis Alberto  ... 13 
Zaia Luca , Presidente della Regione Veneto ... 13 
Ravetto Laura , Presidente ... 14 
Brandolin Giorgio (PD)  ... 14 
Zaia Luca , Presidente della Regione Veneto ... 15 
Brandolin Giorgio (PD)  ... 15 
Campana Micaela (PD)  ... 15 
Zaia Luca , Presidente della Regione Veneto ... 16 
Campana Micaela (PD)  ... 16 
Distaso Antonio (FI-PdL)  ... 17 
Zaia Luca , Presidente della Regione Veneto ... 19 
Campana Micaela (PD)  ... 20 
Zaia Luca , Presidente della Regione Veneto ... 20 
Ravetto Laura , Presidente ... 20 
Zaia Luca , Presidente della Regione Veneto ... 20 
Campana Micaela (PD)  ... 21 
Zaia Luca , Presidente della Regione Veneto ... 21 
Ravetto Laura , Presidente ... 22 

ALLEGATO: Documentazione prodotta nel corso dell'audizione del Presidente della Regione Veneto, On. Luca Zaia ... 23

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA RAVETTO

  La seduta comincia alle 8.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante la trasmissione diretta sulla web-TV della Camera dei deputati.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui flussi migratori in Europa attraverso l'Italia, nella prospettiva della riforma del sistema europeo comune d'asilo e della revisione dei modelli di accoglienza, l'audizione del Presidente della regione Veneto Luca Zaia, che ringraziamo molto di essere con noi.
  Presidente, questo è un Comitato bicamerale, che si occupa dell'attuazione degli accordi di Schengen, in particolare in relazione ai flussi migratori, e ha avviato due indagini conoscitive. Una è relativa appunto ai flussi migratori.
  Il Comitato ha presentato, lunedì scorso in Aula, una risoluzione volta, tra l'altro, a superare il principio portato dal Regolamento di Dublino dello Stato di primo approdo. Nell'ambito di questa indagine abbiamo chiesto ai presidenti di regione, iniziando naturalmente da quelli che più si sono dimostrati in prima linea nella discussione in ordine alla distribuzione e ai modelli di accoglienza, di venire in Comitato a spiegarci come funzionano le cose nelle rispettive regioni e quali sono i suggerimenti che hanno da fornire.
  Abbiamo già ascoltato il Presidente Maroni e il Presidente Rossi. Oggi abbiamo il piacere di avere lei. Nei prossimi giorni avremmo Toti, Emiliano e Serracchiani.
  Vorremmo iniziare chiedendole se può fornirci degli approfondimenti sul vertice urgente che lei ha avuto recentemente. Risulta al Comitato da notizia stampa – da un'agenzia di Venezia Today del 10 giugno 2015 – che, in relazione alla previsione da parte del Governo di nuove assegnazioni di persone richiedenti la protezione internazionale al Veneto, lei abbia inviato una lettera al prefetto di Venezia in cui ha chiesto formalmente, in relazione allo straordinario afflusso di cittadini stranieri, la convocazione di un vertice urgente per fare il punto della situazione a livello regionale sullo stato d'accoglienza degli immigrati e sui reali livelli di presenza in ambito territoriale.
  Nella missiva lei avrebbe scritto, tra l'altro: «Ribadendo la mia ferma e totale contrarietà ai modi e ai tempi di gestione di tale emergenza sia a livello nazionale che a livello locale, urge comunque avere esatta contezza di quanto sta accadendo sul territorio dell'intera regione, con riferimento agli immigrati già accolti dalle varie comunità locali, dagli operatori del privato sociale o dai singoli cittadini e con riferimento anche a quelli che in queste ore si sta programmando di allocare secondo modalità non del tutto convenzionali e sui quali occorre fare chiarezza a causa dei numeri assunti dal fenomeno migratorio che è in atto».
  Inoltre, lei avrebbe chiesto alla prefettura di fornire in tempo reale costanti informazioni sugli immigrati e sui profughi Pag. 4destinati al Veneto, precisandone la nazionalità, l'identità, la condizione giuridica e l'esatta dislocazione territoriale.
  Sempre da notizie stampa risulta che, in seguito alla sua richiesta, sia stato svolto un incontro in prefettura a Venezia, a cui ha partecipato anche il capo del Dipartimento per l'immigrazione del Ministero dell'interno, il prefetto Mario Morcone. Tra l'altro, ci diceva che è previsto – mi corregga se sbaglio – questa sera un tavolo con il Ministro Alfano. Le saremmo grati se ci potesse fornire qualche elemento rispetto al vertice già tenutosi e se avesse qualche notizia da darci su quello che terrete questa sera.
  Le saremmo grati anche se volesse illustrarci l'esperienza maturata dalla regione Veneto nella gestione dei migranti e le caratteristiche del sistema di accoglienza regionale. Secondo quanto ci risulta da un'agenzia ANSA del 9 giugno 2015, relativamente ai dati della presenza complessiva di migranti e immigrati in Veneto, lei ha dichiarato che «sono 517.000 e pesano per l'11 per cento sull'intera popolazione locale. Siamo in percentuale una delle prime tre regioni in Italia. Abbiamo ospitato finora il 5 per cento dei 60.000 nuovi profughi e la Toscana il 6 per cento, però in Toscana, che ha 800.000 abitanti meno del Veneto, non si ha l'11 per cento di immigrati sul territorio, come noi». Le chiediamo, naturalmente, se può continuare, in merito a questi commenti, le sue considerazioni.
  In particolare, presidente, noi abbiamo ascoltato da Maroni e da Rossi due esposizioni – i commissari correggeranno le domande, se mi esprimo non correttamente – di modello un po’ diverso, vorrei dire quasi antitetiche.
  Da una parte, il Presidente Maroni, a quanto ho capito io, auspicava un'organizzazione quasi in hub. Diceva che, a seguito del Piano sottoscritto con l'interno, c'era la necessità di creare questi hub regionali, che poi molti non hanno costituito.
  Dall'altra parte, il Presidente Rossi, invece, ieri ci diceva che loro non hanno costituito l’hub regionale perché, per fortuna, non ne hanno ancora avuto bisogno.
  Noi non riusciamo a capire – e le chiediamo se lei ce lo può spiegare – quali punti c'erano in questo accordo con il Governo. C’è la necessità di costituire o meno questi hub ? Lo stesso Ministro Alfano era venuto da noi in audizione e mi pareva di aver capito che lui fosse favorevole alla costituzione di questi hub, che avrebbero dovuto essere quasi prodromici ai CARA. Le chiediamo se ci può aiutare a capire, perché stiamo cercando di capire quale sia effettivamente il modello che alla fine tiene tutto.
  Grazie, presidente. Le do la parola. Lascerò poi la parola ai commissari, che le faranno delle domande.
  Do la parola al Presidente Zaia.

  LUCA ZAIA, Presidente della Regione Veneto. Grazie di cuore, Presidente Ravetto, anche per la disponibilità nella convocazione alle 8.30 del mattino, con cui facilitate l'azione di governo al presidente della regione Veneto. Grazie ai commissari presenti. Ho apprezzato veramente questa disponibilità.
  Io non ho discorsi scritti, ma ho cercato di segnare, mentre lei parlava, presidente, i punti e le sue richieste. Mi permetto di portare alcune riflessioni iniziali per sgombrare il campo da equivoci e magari anche da leggende metropolitane.
  Il tema è che noi ci troviamo di fronte a un esodo biblico e importante, a una vera e propria diaspora che sta interessando l'Africa intera. Il Veneto è una regione che ha già molto dato. Io spesso dichiaro – voi l'avrete sicuramente visto nelle mie dichiarazioni – che il Veneto ha già dato e che non darà più.
  Del resto, ci si ritrova con 517.000 migranti ospitati in Veneto. Ricordo che il modello di integrazione del Veneto è il modello di riferimento nazionale per l'integrazione, per l'inclusione, per i progetti di vita e per tutto quello che si è fatto. Stiamo parlando, però, di 517.000 migranti che, volenti o nolenti, sono arrivati con barconi di fortuna, con mezzi di fortuna, dei veri e propri disperati, che in Pag. 5Veneto hanno trovato, in molti casi, un'occupazione.
  È altrettanto vero, però, che in questo momento – lo riporto visto e considerato che questa Commissione si occupa dei flussi migratori, ma anche di quello che accade nei territori – in Veneto di questi 517.000 migranti 42.000 sono senza lavoro.
  Noi abbiamo una mega-città virtuale di disoccupati che sono immigrati, molti dei quali si sono integrati. Resta, però, comunque una caratteristica identitaria. Noi abbiamo evitato l’enclave. Quando abbiamo fatto le battaglie, io ero presidente della provincia di Treviso, che è stata alla ribalta nazionale per il tema dei migranti e dei lavoratori, e noi facevamo le battaglie e la storia ci ha dato ragione, contro, per esempio, gli alloggi-ghetto. Gli industriali allora chiedevano di poter avere autorizzazioni per realizzare alloggi, ossia dei condomini, dei fabbricati, delle downtown, da dedicare ai loro lavoratori. Noi dicevamo: «No. Noi siamo per l'ospitalità diffusa».
  Ebbene, io vivevo, fino a due o tre anni fa, in un condominio. A fianco avevo dei cinesi e sopra un ragazzo macedone che ha avuto due gemelli. Quella era l'integrazione che piaceva a noi, con persone che venivano a lavorare, che vengono a lavorare, che si comportano bene e che rispettano la legge.
  Oggi, avendo 42.000 immigrati disoccupati, capite che il tema della disoccupazione pesa socialmente e anche in maniera importante in un territorio nel quale ci sono 170.000 disoccupati.
  Detto questo, sgomberiamo anche subito il campo da una leggenda metropolitana che io sto inseguendo a ogni riunione, sia col Ministro Alfano, sia con il Prefetto Morcone. Vedo che comunque non c’è nessuno che mi controbatte. Mi riferisco al famoso accordo del 20 luglio 2014 e a quello che ne è derivato.
  Innanzitutto chiariamo una volte per tutte la posizione della regione Veneto. È disdicevole soprattutto vedere cittadini più o meno rappresentanti delle Istituzioni che girano con pezzi del verbale. Come io dico sempre, non si legge il Bignami per fare un esame all'università, ma si legge un libro intero e si studia, soprattutto.
  Cos’è accaduto quel 20 luglio ? Innanzitutto c’è stata tutta un'azione di riunioni prodromiche al 20 luglio e di avvicinamento a quella Conferenza unificata. Peraltro, si fa un sacco di confusione tra Conferenza unificata e Stato-regioni. Tutto questo processo di avvicinamento si concretizza il mattino del 20 luglio, quando la Conferenza dei presidenti delle regioni, a cui io ero presente – a verbale c’è scritto – definisce la posizione della regione rispetto all'accordo e al dare o non dare l'intesa il pomeriggio nella Conferenza unificata.
  Se andate a vedere il verbale, vedete che l'unica regione che disse di no – questo è a verbale in Conferenza dei presidenti della regione – è la regione Veneto, ossia il sottoscritto. Io ero lì e ho detto di no. C’è scritto nel verbale: «La regione Veneto non dà l'intesa».
  Capita – praticamente è quasi un gentlemen's agreement; definiamolo così – che, quando c’è una regione contraria e le altre, invece, condividono l'intesa, si eviti l'imbarazzo. Voglio ricordarvi che, se anche una sola regione dice di no, l'intesa non viene data.
  Vi ricordo anche che nella Conferenza unificata e nella Stato-regioni, che sono due cose diverse, non c’è il voto in delega, cioè non si chiedere a una regione di votare per altri.
  Alle 15 di pomeriggio si va alla Conferenza Stato-regioni perché c’è una miriade di punti all'ordine del giorno. Andate a controllare. Ce n'erano una diecina solo di sanità. Per questo motivo ci va il mio assessore Coletto.
  Finita la Stato-regioni, dove ci sono il Governo con le regioni – a fianco sono già seduti comunque i presidenti dell'ANCI e dell'UPI, pronti per la Conferenza unificata; è una sorta di messa cantata, diciamolo fino in fondo, non si sta a guardare e a spulciare ogni riga dei provvedimenti perché si è già fatto un lavoro preparatorio Pag. 6– si passa all'unificata. Il mio assessore resta dato per presente, ma è lì per trattare i punti della sanità.
  Ne viene fuori che il rappresentante, che non è lo speaker del provvedimento sui profughi, della Lombardia, Garavaglia, che, invece, è colui che presiede e rappresenta la Commissione finanze e bilancio, fa un intervento rispetto al tema finanziario. Uno dei temi molto dibattuti è quello sui finanziamenti di questo accordo, che noi consideriamo scaduto, peraltro, perché comunque il tema dei finanziamenti dimostra chiaramente e ampiamente che non è più valido l'accordo del 20 luglio.
  Garavaglia interviene. Nel verbale c’è anche il passaggio nel quale interviene. Se mi permette, presidente, lo leggo. Sono due righe. Garavaglia dice: «Esprimendo l'avviso favorevole all'intesa – parla per sé, perché parla per la regione Lombardia, non per il Veneto – sottolineo che quanto rappresentato – se leggete il verbale, vedete che lui fa, giustamente, tutta una disquisizione sui finanziamenti che non ci sono e sulle annualità, tant’è vero che poi interviene Fassino il quale propone di considerare che, finché ci sono i soldi, si va avanti, a prescindere se per un'annualità, una e mezza o due – sottolineo che quanto rappresentato – cioè tutta la premessa – è stato condiviso anche dalla regione Veneto». Noi, cioè, abbiamo condiviso tutta la premessa sui finanziamenti. Precisa inoltre, che «è stata ravvisata la necessità, nella prima riga del documento, di sostituire la parola “profughi” con la parola “migranti”, poiché non vi è alcuna possibilità di conoscere lo stato delle presenze sul territorio».
  Questa è la frase incriminata, che fa dire una vergognosa bugia a tutti. Il Veneto forse ha solo una colpa: doveva essere lì e votare contro. Questa, forse, è l'unica colpa, commessa semplicemente per essere stati dei gentiluomini e aver rispettato un accordo che c’è. Altrimenti si fermerebbe, io penso, l'80 per cento dei provvedimenti. Capita, infatti, che una volta sia contrario il Veneto, una volta la Lombardia, una volta la Sicilia. Così si evita che il singolo blocchi un provvedimento della maggioranza. Tutto qui.
  Tuttavia, io non voglio parlarne polemicamente. Dico semplicemente che questo è diventato il tormentone dell'estate, delle campagne elettorali, degli scopritori di verità, di quelli che hanno scoperto l'acqua calda. Si dice sempre che il Veneto ha votato a favore, quindi noi continuiamo a dire di no. Se si avrà il coraggio di riconvocare la Commissione, a questo punto andremo a votare contro.
  A questo punto, noi non saremo più gentiluomini, non nicchieremo più. Io direi che sarebbe fondamentale convocare questa Commissione – perdonatemi, commissari e presidente – anche per fare un punto sulla situazione. Sarebbe anche fondamentale per porre fine ai proclami di tutti coloro che dicono: «Venite, mandateci i profughi, mandateci gli immigrati». Vedremo se poi, davanti a un nuovo accordo, alla luce di tutto quello che è accaduto, avranno il coraggio ancora di confermare dal vivo e con atti ufficiali le loro posizioni, oppure se le cambieranno.
  Al di là di questa microprovocazione che ho voluto fare – mi dovete scusare perché ho dovuto rincorrere questa vicenda – vi posso mandare anche una relazione che documenta tutti i passaggi nei quali il Veneto ha sempre detto di no.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente. Magari l'alleghiamo al verbale.

  LUCA ZAIA, Presidente della Regione Veneto. La mia è un po’ scarabocchiata, ma la potete fotocopiare, oppure ve la mandiamo ufficialmente. Considerate che non c’è una presentazione. Avete proprio, in maniera molto didascalica, tutti i passaggi con le date.
  Noi siamo oggetto, però, anche di un'altra leggenda metropolitana. Il 20 luglio il Veneto avrebbe avuto 19 milioni di euro per gli immigrati. Noi non abbiamo mai visto un centesimo. Le risorse sono state date a disposizione della prefettura.
  Vorrei ricordare, anche qui, che la regione – basterebbe leggere l'accordo – Pag. 7non ha alcun ruolo di coordinamento, di smistamento e di attività varie. Immagino che anche gli altri colleghi presidenti vi abbiamo confermato questo.

  PRESIDENTE. Sì, anche Rossi, ieri.

  LUCA ZAIA, Presidente della Regione Veneto. È un fatto di verità. Quanto alle risorse, io nel mio bilancio regionale non ho alcuna entrata di 19 milioni di euro. È una cifra in disponibilità, immagino, del prefetto, il quale utilizza queste risorse finanziarie per chiudere convenzioni.
  Noi, quindi, siamo chiamati all'ospitalità in una regione che è una delle quattro d'Italia con più migranti. Noi abbiamo l'11 per cento della popolazione veneta – i famosi 517.000 – che è composto da immigrati e siamo tra le prime quattro regioni, assieme, ovviamente, a Lombardia, Emilia-Romagna e Lazio.
  Vorrei sottolineare che le altre regioni non hanno percentuali di incidenza sulla popolazione importanti come questa. La Lombardia ha il 23 per cento di migranti sulla popolazione, il Veneto, come vi dicevo, ha l'11 per cento e il Lazio ha il 13, ma poi, tutte le altre, tolte la Toscana e un'altra regione, che immagino sia la Campania, che hanno l'8,9 per cento, sono al 2 per cento, all'1 per cento, al 3,5 per cento. In sostanza, c’è un grande distacco fra le prime 4-5 e tutte le altre, che hanno un'incidenza sulla popolazione molto bassa.
  Quanti migranti abbiamo ospitato ? Questa mattina io ho avuto modo di confrontarmi col prefetto, prima di venire qui, anche nel rispetto della Commissione, per fornirvi dati ufficiali: noi abbiamo ospitato 3.966 migranti – noi non li chiamiamo profughi – fino a questo momento.
  L'ospitalità è totalmente coordinata dalla prefettura. La regione Veneto non ha sottoscritto l'intesa del 20 luglio. Per coerenza voglio ricordare, anche qui, che, quando ci fu l'ondata importante dei 62.000 – sto parlando del 2011, sotto il Governo Berlusconi, col Ministro Maroni – il Veneto fu l'unica regione che si oppose all'invio di migranti in Veneto, tant’è vero che allora fu delegata la prefettura.
  All'inizio il coordinamento si espletava con l'ordinanza di Protezione civile. Le regioni coordinavano, quindi, l'accoglienza nei propri territori. La regione Veneto fu l'unica – controllate: una semplice ricerca su Google vi fornisce anche gli articoli di stampa di allora – ad essere esautorata dall'incarico. Fu incaricato l'allora prefetto di Venezia, Lamorgese, che oggi è Capo di gabinetto, peraltro, del Ministro Alfano.
  Con estrema coerenza, quindi, rispetto a quei flussi migratori, sia sotto un Governo a noi, ovviamente, amico, sia oggi, sotto un Governo che non ci vede affini politicamente, noi abbiamo avuto sempre la stessa posizione. Non si dica, pertanto, che il Veneto ha una posizione precostituita, dettata da segreterie politiche o da altro. Io porto le mie ragioni e penso che i veneti anche domenica 31 maggio abbiano dimostrato di apprezzare la trasversalità di alcune posizioni, che a volte magari non sono neanche condivise dalla mia parte politica.
  Noi abbiamo oggi, quindi, 3.966 migranti. C’è una quota che passa ai 5.000. Peraltro, è stato anche rivisto l'accordo del 20 luglio e quelle famose quote non esistono più. Questa mattina il prefetto mi ha annunciato che circa 200-250 migranti stanno arrivando.
  Io vi dico che non abbiamo più posto. La soluzione in questo momento per i migranti in Veneto sono le tendopoli. A me non sembra un fatto di civiltà ospitare donne, bambini e uomini nelle tendopoli. Non è un bel biglietto da visita.
  Soprattutto – fra l'altro, è una notizia che, vista l'autorevolezza di questa Commissione, io vorrei che si potesse verificare – il prefetto mi dice che sono in arrivo 100 immigrati dal Friuli-Venezia Giulia. Vorrei capire perché arrivano da lì. Vi chiedo se magari ce lo spiegate.
  Vorrei anche ricordare che noi siamo assolutamente rispettosi dell'attività della prefettura, anche se non la condividiamo assolutamente, ma non perché sia frutto di disorganizzazione, bensì perché condividiamo il fatto che non si debbano accettare Pag. 8migranti in Veneto. È altrettanto vero, però, che vorremmo capire la questione di questi 100, se qualcuno ci può fornire delle informazioni.
  Io ho parlato di posizione e ho parlato dell'accordo. Secondo noi, è già scaduto, non è più valido, perché la copertura finanziaria se n’è andata.
  Vi ricordo che l'ospitalità in Veneto, a tutt'oggi, o fino a qualche giorno fa, era un'ospitalità diffusa. Si sono trovate delle soluzioni più o meno diffuse sul territorio. È altrettanto vero, però, che, essendo oggi la situazione esplosiva per mancanza di disponibilità, anche qui, qualcuno chiede che atteggiamento abbia il Veneto nei confronti dei suoi sindaci.
  Lunedì, per rispondere alla presidente, nell'incontro in prefettura che io ho chiesto, cui ha partecipato il Prefetto Morcone, è venuto fuori uno spaccato che io ho sempre confermato e che magari qualcuno pensava non fosse la verità. Dire alla regione di coordinare – non lo faremo mai – il tema dell'accoglienza vorrebbe dire coordinare 4-5 comuni.
  Noi abbiamo i nomi e i cognomi degli unici 4-5 sindaci che hanno dichiarato un minimo di disponibilità. Peraltro, alcuni di loro, nel momento in cui sono arrivati i primi immigrati, hanno anche detto che lì non si potevano mettere. È molto sub iudice questa disponibilità. Su 579 comuni – tali sono i comuni del Veneto – solo cinque ad oggi, sulla carta, hanno confermato una timida minima disponibilità, o quanto meno hanno detto: «Anche noi faremo la nostra parte, se gli altri la fanno».
  In Veneto il fronte è comune. Il fronte è trasversale, interessa sindaci di destra e di sinistra, e una spiegazione c’è e non è riconducibile a posizioni razziste, non altruiste, non solidali della comunità veneta. Da me una persona su cinque fa volontariato. La spiegazione è attribuibile, invece, al fatto che abbiamo 517.000 migranti e conosciamo fino in fondo le problematiche di questa ospitalità.
  Noi abbiamo conosciuto l'accoglienza degli albanesi. Molte comunità che oggi parlano di migranti non sanno cosa voglia dire accogliere dei disperati e garantire loro un progetto di vita dopo l'impegno delle Istituzioni. Le Istituzioni se ne andranno prima o poi da questa partita e resteranno i migranti, il territorio, la necessità dell'occupazione, dei progetti di vita che magari non si riescono a garantire, tensioni sociali, identità.
  Tony Blair diceva: «Io sono per una società multirazziale, ma non multietnica». Io penso che questa sia l'essenza: una società multirazziale, ma non multietnica. L'integrazione passa attraverso questo concetto e l'integrazione di 517.000 migranti non è una partita facile. Non ci vengano a fare lezioni le Istituzioni e le regioni che non hanno migranti nella loro popolazione. Noi non accettiamo che ci vengano a fare lezione.
  Io ho istituito per primo, nel 1995, i corsi di formazione per i migranti che venivano in Veneto – c'erano donne con il chador venivano ai corsi di formazione – in anni in cui in alcune regioni non si sapeva neanche che cosa fosse l'immigrazione.
  Noi abbiamo avuto il primo scossone, voi lo sapete, con l'ospitalità – purtroppo, traumatica, tragica, sbagliatissima; l'ho detto al Prefetto Morcone e l'ho detto a tutti – di quel primo centinaio di immigrati ad Eraclea. Eraclea è una località turistica. A Eraclea, da notizie che io ho dai giornali, si stanno ospitando degli immigrati che adesso si sta provvedendo a spostare in aperta campagna. La soluzione sembra sia quella delle tende, se la Croce Rossa fornirà le tende, perché mancano anche le tende.

  PRESIDENTE. Se posso chiederle una cosa, presidente – mi corregga se sbaglio – da una parte si dice: «Noi non riusciremo mai a coordinare e non vorremmo mai coordinare a livello regionale perché c’è una resistenza del comune». Dall'altra, però, si dice anche che le prefetture sono quelle che hanno le risorse e magari le mandano anche nei posti sbagliati.Pag. 9
  Ci fa capire come risolve questa situazione ? Su questo si sta incentrando, alla fine, il Comitato. Come si risolve ? Sembra un cortocircuito.

  LUCA ZAIA, Presidente della Regione Veneto. Innanzitutto, vi confermo la nostra totale indisponibilità a trattare il tema, ossia a occuparci del coordinamento. È altrettanto vero, però, che oggi le prefetture – lo dobbiamo riconoscere – non trovano un substrato in Veneto.
  Per esempio, l'ospitalità di Eraclea è esemplificativa di quello che sta accadendo. A Eraclea vengono inviati dei migranti in un residence nuovo, che non ha trovato – immagino – mercato e, quindi, che non ha trovato compratori, in cui si attivano, come mi è stato detto dal sindaco, 34 contatori, ossia 34 nuove utenze elettriche, per ospitare questi migranti.
  Il problema è che questo residence è nel centro di una località balneare. Il problema è che lì c’è una rivoluzione in corso da parte degli operatori e dei cittadini tutti. Si tratta di una località turistica tra le più piccole in Veneto, che conta 500.000 presenze turistiche. Considerate che il Veneto è la prima regione turistica d'Italia: solo nelle spiagge facciamo 32 milioni di presenze. Per noi questo vuol dire un fatturato di 17 miliardi di euro. È come se noi portassimo migranti a Forte dei Marmi, a Riccione, a Taormina o a Ventimiglia.
  Il problema nel problema, quindi, è anche quello che, pur non dando disponibilità, la scelta della località è impensabile. Io l'ho detto anche al Presidente Renzi. Sabato ne ho parlato al telefono. Mi ha chiamato lui. Peraltro, ha dato lui notizia di questa telefonata, ragion per cui mi sento autorizzato a dire che mi ha chiamato, perché l'ho letto sui giornali.
  Io ho detto anche a lui che il vero tema è che le località turistiche debbono essere necessariamente no-fly zone. Per noi non esiste che in località turistiche in contesti geografici e climatici in cui il turismo dura tre mesi, si porti in piena stagione – di fatto ormai ci stiamo avviando verso l'alta stagione – qualche centinaio di migranti, mettendo in ginocchio tali località.
  Adesso il vero tema è che la stampa internazionale – penso ai tedeschi e a tutti i nostri competitor a livello internazionale – sbatte in prima pagina (scusatemi il termine) la foto col migrante, con l'ombrellone a fianco. Tant’è vero che nella ricerca su Google viene fuori che noi abbiamo avuto un calo, dall'8 giugno, nei motori di ricerca sulle nostre località. Che sia un caso o no, questi sono casi certificati Google e io ho l'obbligo di riferirveli.
  Venendo alle nostre idee, noi innanzitutto individuiamo alcune criticità. Questo l'ho detto anche al Prefetto Morcone e al Presidente Renzi. Noi abbiamo un'emorragia, a monte, paurosa, un esodo biblico, e tutto quello che sta accadendo. Sono cifre inquietanti. Qualcuno parla di mezzo milione di africani pronti ad arrivare in Europa, o meglio, in Italia, a questo punto, da quello che si è capito. Si parla di un milione, di 2 milioni. Nessuno l'ha capito questo.
  Io prendo atto che viene richiesto un po’ a tutti i cittadini italiani di ospitare delle persone che, per la quasi totalità – i dati parlano di due su tre – non saranno mai rifugiati, non saranno mai profughi, non avranno il riconoscimento dello status. Questi sono dati ufficiali del Ministero dell'interno. Noi chiediamo ai cittadini di ospitare due persone su tre che sono migranti economici. Io direi, più indecorosamente, che sono dei cittadini del mondo, africani, che hanno trovato la via giusta per arrivare in Italia senza documenti e pagando poco.
  Quando io leggo nelle mie carte degli invii in Veneto che il 22 per cento dei 3.966 migranti ospitati è composto di nigeriani – ricordo che stiamo parlando di un Paese in cui c’è uno dei redditi pro capite più alti dell'Africa – mi inquieto. Quando vedo che la seconda comunità è rappresentata dai senegalesi, a me non risulta che scappino da guerre, fame e morte sicura.
  Il vero tema qual è ? Se i cittadini avessero dalle Istituzioni la certezza di Pag. 10ospitare chi veramente è in difficoltà, penso che la chiamata di popolo, la solidarietà, si vedrebbe. Il problema è che oggi noi non stiamo ospitando solo persone che hanno bisogno. Abbiamo un campione indifferenziato che ci mette non poco in difficoltà, sia sotto profilo umanitario, sia sotto il profilo dell'ordine pubblico e della sicurezza – di queste persone voi sapete che la quasi totalità si rifiuta anche di farsi identificare; lo sapete meglio di me – sia sotto il profilo sanitario.
  Vi posso far avere anche una relazione dei miei tecnici alla sanità che ci offre uno spaccato inquietante di come vengono fatti gli screening all'arrivo e soprattutto di quali sono poi le parassitosi e le patologie. Umanamente è anche comprensibile, perché, se uno vive in contesti nei quali c’è sporcizia e non c’è la cura dell'igiene personale, è ovvio che ci sia la scabbia. Noi, però, non vogliamo recrudescenze di malattie o di parassitosi come la scabbia o la tubercolosi. Abbiamo avuto anche casi di lebbra. Non vogliamo che queste malattie tornino nei nostri prontuari medici, perché è questo che sta accadendo nei miei ospedali. Io penso che questo sia il minimo da garantire ai cittadini.
  Qual è la soluzione ? Io non sono esperto di queste cose, ma si capisce chiaramente che, se non mettiamo in piedi un grande sbarramento a monte, laddove c’è l'emorragia, e tamponiamo quell'emorragia, facendo in modo che escano solo le gocce di sangue...
  È un brutto esempio quello delle gocce di sangue. Parliamo di una diga in piena. Noi dobbiamo tamponare la falla e fare in modo di incanalare l'acqua giusta, quella pulita, che ha bisogno di sfogo lì, in loco. Dobbiamo dar vita a dei campi di prima accoglienza degni di questo nome, gestiti dalla comunità internazionale, non facendoli gestire dagli africani, come in Tunisia, ai confini con a Libia.
  Dobbiamo fare in modo di verificare le posizioni personali di ogni persona che accede al campo profughi per capire fino in fondo se abbia o no i requisiti per avere lo status di rifugiato. Dopodiché, si ragiona. Se arriva una donna con un bambino o un uomo che sono scappati dal Congo...
  A proposito, fra i 3.966 migranti in Veneto ce ne sono solo cinque del Congo. Uno potrebbe dire: «Avrò un solo congolese. Almeno mi metto il cuore in pace». La verità è che quelli che veramente scappano da situazioni tragiche poi...
  Vi faccio alcune osservazioni. Andate a guardare la disamina delle nazionalità: io ho 15 nepalesi. Vorrei che qualcuno mi spiegasse che cosa ci fanno i nepalesi nel programma di ospitalità. Ho 10 marocchini. Con i marocchini non dovremmo neanche parlare assieme. I marocchini non scappano da fame o morte sicura. Sono migranti economici.
  La prima comunità che c’è in Veneto è quella marocchina. I marocchini lavorano in Veneto, si sono integrati. D'estate fanno un mese di vacanze a casa, quelli che possono andare, quelli che decidono di andare lì, oppure vanno alle Canarie o stanno a lavorare in Veneto, se non hanno i soldi, ma sono migranti economici.
  Io ho 10 marocchini, 15 nepalesi, dei pachistani, delle persone del Bangladesh. Ricordiamo poi tutti quelli che entrano via terra, dal Friuli-Venezia Giulia e dalla Slovenia. L'onorevole Brandolin conosce la dinamica. Sono qualche migliaio. Fra l'altro, arrivano afgani, siriani, pachistani. Questa è un'altra partita.
  Ricordiamo che abbiamo la Bulgaria – nessuno lo dice – che ha realizzato un muro di 35 chilometri di lunghezza. La Bulgaria ha realizzato un muro in Europa, nella civile Europa, di 35 chilometri.
  Bisogna bloccare lì, gestire lì. Noi siamo a disposizione a mandare la nostra task force sanitaria, siamo a disposizione. Noi interveniamo in terremoti, catastrofi, dappertutto. Siamo disponibili a mandare uomini della sanità del Veneto a fare gli screening in questi campi, perché non vogliamo che siano dei ghetti. Vogliamo che siano strutture realizzate bene. A quel punto, si può fare un ragionamento.
  Inoltre, voglio denunciare la scandalosa posizione europea. Penso che questo sia evidente: ci sono ormai più di dieci Paesi Pag. 11che hanno chiuso le frontiere. Voi qui parlate di Schengen. Lì non si preoccupano neanche più di Schengen. Decidono loro per chi vale Schengen e per chi no. Abbiamo visto le posizioni francesi.
  Ricordate magari ogni tanto che anche a Tarvisio vengono incolonnate le auto e i furgoni e che si controllano i portabagagli e il contenuto dei furgoni per evitare che ci siano migranti all'interno. Questo me lo dicono i miei operatori, i miei artigiani, coloro che si trovano a Tarvisio. Anche con l'Austria c’è questo rapporto.
  È una situazione difficoltosa. Io non so se farà vedere la debolezza dei negoziati del nostro Governo o una posizione ostile a prescindere da parte dell'Europa. Dico comunque che l'Europa oggi non c’è. L'Europa interpreta Lampedusa come il confine dell'Italia e non dell'Europa.
  Infine, passo a un ultimo tema e poi mi zittisco, perché penso di aver parlato a sufficienza. Questa è una modesta lettura che do io. Io penso che il Governo abbia sottovalutato questa partita, e vi spiego perché.
  Nel 2011 – cito dati a memoria, ma sbaglio di qualche unità, non di tanto – sotto il Governo Berlusconi, noi affrontammo per la prima volta un vero esodo: 62.000 persone. Nel 2012 vi ricordo che furono attuati gli accordi con la Tunisia, con i campi e i respingimenti. Nel 2012 ci sono 13.000 persone, nel 2013 43.000. Inizia a reincrementarsi il flusso. Nel 2014 sono 170.000 e nel 2015 siamo già a 57.000, a più 10 per cento rispetto all'anno scorso.
  Vi fornisco esattamente il dato ad oggi: siamo a 58.659, in questo momento, secondo il dato di ieri sera. È un più 10 per cento rispetto ai primi sei mesi dell'anno scorso. È ovvio che, con questo trend, noi chiuderemo l'anno con 200.000.
  Se noi ci fossimo occupati di questa partita nel 2012, quando ne avevamo 13.000, sarebbe stato meglio. Diciamocelo onestamente: 13.000 è quasi insignificante come dato in un Paese in cui ci sono 60 milioni di abitanti. Abbiamo trascurato il 2012, abbiamo trascurato il 2013, che ne aveva 43.000, e abbiamo iniziato a preoccuparci nel 2014, quando già ne avevamo 100.000 per le mani. Io penso che oggi noi paghiamo l'inadeguatezza e anche l'incapacità del Governo di affrontare questo tema.
  Spero che il Presidente del Consiglio prenda in mano questa partita. Io gliel'ho detto: io penso che questa sia una partita della Presidenza del Consiglio. La deve prendere in mano e, con accordi internazionali, con investimenti e anche con l'aiuto delle regioni, andiamo ad aiutare queste persone in loco. Questa è l'unica soluzione.
  Se noi pensiamo di stare a valle di questo fiume in piena e di tamponare la piena, è come se pensassimo di svuotare con un secchio il mare. Ormai siamo al collasso. Fidatevi, che resti a verbale. Ve lo dice la Regione Veneto. Magari non hanno il coraggio di dirvelo altre ragioni, ma siamo al collasso. Tra qualche mese cominceremo ad avere situazioni in cui l'ospitalità sarà veramente diffusa, ma nei giardinetti, nelle stazioni, all'aria aperta. Sarà quello che accadrà.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, presidente. Io non ho ascoltato la conferenza stampa di ieri del Ministro dell'interno con il ministro francese. Chiederò anche ai colleghi. Hanno parlato, però, mi pare, di questi punti sulle nostre coste, degli hot spot. Chiedo agli uffici di prendere nota, perché oggi noi abbiamo un question time. Secondo me vanno proprio di nuovo, ancorché con la corresponsabilità europea...

  MICAELA CAMPANA. Sono nell'Agenda europea.

  PRESIDENTE. Infatti, chiedo a voi. Saranno anche nell'Agenda europea, ma parliamo sempre di centri sulle nostre coste. Su questa questione credo che il Comitato dovrà incentrarsi.
  Grazie, presidente. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  RICCARDO MAZZONI. Grazie. Io mi scuso preventivamente, ma alle 9.30 noi Pag. 12abbiamo Aula con il Codice degli appalti. Faccio la domanda e poi leggerò la risposta sul resoconto.
  Governatore, lei è un uomo molto pragmatico. Quando si dice «aiutiamoli in loco», si sa benissimo che si sta dicendo una pietosa bugia, perché la Libia di oggi, il vero buco nero per cui arriva questo flusso ininterrotto di immigrati, ha due Governi, due Parlamenti, 140 tribù, 230 milizie armate ed è un Paese non più governato, nel caos.
  Io credo, quindi, che sia giusto sottolineare le manchevolezze di questo Governo, ma credo anche che nessun Governo da solo possa gestire quello che lei ha, giustamente, definito un esodo biblico.
  Io le faccio, però, delle domande più specifiche. Il Prefetto Morcone ha detto che il Veneto si doterà presto di un hub regionale per la prima accoglienza e per decidere chi abbia diritto alla protezione internazionale e chi no. Le chiedo se conferma quest'affermazione del Prefetto Morcone o se la smentisce. Peraltro, un hub per regione fu deciso in quella famosa Conferenza che lei ha citato, in cui ci ha detto oggi che il Veneto ha detto di no. Se anche il Veneto fa l’hub, quindi, questa diventa una notizia.
  In secondo luogo, lei ha citato quello che ha fatto il Governo Berlusconi con Maroni ministro dell'interno. Si tratta, però, di uno dei tre Governi che hanno firmato il Regolamento di Dublino, che è alla base di ogni guaio. Se non ci fosse stato il Regolamento di Dublino, sicuramente sarebbe stato molto più facile mandare i profughi ... Lei l'avrebbe firmato ?
  In terzo luogo, il Governatore Maroni ci ha confermato qui di avere intenzione di punire con disincentivi ai trasferimenti i sindaci che accoglieranno i profughi. Le chiedo se anche lei, in questo caso, è d'accordo.

  LUCA ZAIA, Presidente della Regione Veneto. Non ho capito.

  RICCARDO MAZZONI. Il Presidente Maroni ha confermato che applicherà dei disincentivi ai trasferimenti ai sindaci. Le chiedo se anche su questo punto lei è d'accordo.

  LUCA ZAIA, Presidente della regione Veneto. La Libia è in un contesto direi quasi di guerra civile, di mancanza totale di democrazia. È altrettanto vero, però, che, se dovessimo mutuare esperienze già del passato, dovremmo ricordare che noi abbiamo realizzato campi profughi degni di questo nome in Afghanistan e li abbiamo fatti in Libia. Per esempio, a me non sembra che l'Afghanistan fosse la culla della democrazia, per le condizioni in cui ci siamo andati.
  Poi c’è anche il tema che affrontò il Governo di centrodestra del 2011, quando si fecero gli accordi per i campi di prima accoglienza in Tunisia. Ci sono, quindi, dei Paesi contermini, come la Tunisia e l'Egitto, con i quali abbiamo sempre avuto buoni rapporti. Io penso che sia solo una questione di continuare a tessere questi rapporti e magari anche di metterci un quid sul tavolo, perché immagino che lì siano molto sensibili a questi temi.
  Sull’hub regionale noi non dichiariamo disponibilità. Diciamo no all’hub regionale, partendo dal presupposto che noi non abbiamo mai sottoscritto l'accordo. Se si vuole far chiarezza, si convochi il tavolo e andiamo a votare «no» anche al tavolo nazionale.
  Per quanto riguarda Dublino, è una storia lunga. Quanti anni fa nasce ?

  PRESIDENTE. È stata pensata trent'anni fa, anche se è stata sottoscritta recentemente.

  LUCA ZAIA, Presidente della Regione Veneto. Le rispondo in base alle letture che ho fatto. Io non sono un esperto. Lei mi ha chiesto se l'avrei firmato. Facendo parte di quel Governo, le dico di sì.
  Il vero tema, però, come si capisce dalle letture, è che negli anni in cui nacque Dublino, nacque il tema dell'immigrato che arriva e di fatto elegge il domicilio – diciamo così banalmente e irritualmente – in quel Paese. Questo nasceva dal fatto che il contesto geopolitico di allora era quello Pag. 13di tutto l'Est, ossia dei Paesi PECO, dell'Unione Sovietica che stava crollando. Noi non pensavamo neanche all'Africa.

  GIORGIO BRANDOLIN. Appunto, pensavamo: «che si arrangino gli altri».

  LUCA ZAIA, Presidente della regione Veneto. Io penso che il tema Africa e il tema mare nascano nell’«era moderna». È pur vero che, se noi non avessimo il mare e avessimo una piana di terra, il problema dell'Africa l'avremmo già risolto con altri mezzi, perché avremmo chiuso le frontiere e avremmo fatto i respingimenti via terra. Il punto di debolezza per noi qui sono l'acqua e il mare, giustamente.
  Quanto all'atteggiamento verso i comuni, è un problema che io non mi pongo neppure. Nessuno li vuole, sono convinto, neanche quei cinque.

  LUIS ALBERTO ORELLANA. Le chiedo se mi risponde subito, perché anch'io devo andare. A una domanda lei ha già risposto. Era quella che avrei posto anch'io sull'atteggiamento nei confronti dei quattro o cinque comuni che hanno dato una disponibilità.
  In generale, con riferimento al suo intervento, se mi consente, le ricordo che l'articolo 117 della Costituzione dà la competenza per le immigrazioni allo Stato. Detto questo, è giusto, invece, pensare più a una collaborazione istituzionale tra lo Stato e le regioni. Questo era l'obiettivo, credo, di questa Conferenza unificata, pur nelle proprie differenti visioni.
  In un certo senso, con riferimento a quanto lei ha detto, io separo le sue dichiarazioni che riguardano i migranti in Veneto – considerazioni che considero istituzionali – da quelle più politiche, ossia i suggerimenti al Governo di come trattare all'esterno. Su questo io non commento, perché credo – mi permetto di dirlo – che siano un po’ fuori tema. Anch'io potrei dire come la penso a risolvere la situazione in Libia, mettendo i campi in Mali o in Ciad. Ci andiamo a disperdere rispetto a quello che forse è il suo compito.

  PRESIDENTE. Tutti i nostri auditi l'hanno fatto, ma l'hanno fatto solo per fornire elementi di opinione.

  LUIS ALBERTO ORELLANA. Esatto. Io mi concentro, però, su questo.
  Per venire al tema, lei detto che l'accordo del 20 luglio 2014 è scaduto. Volevo capire se scadeva proprio, se aveva un termine. Lo chiedo per mia ignoranza.
  Dato che lei ha parlato di questa telefonata con Renzi, l'altra domanda è se le ha parlato di questo famoso piano B. Le faccio la domanda che ho fatto ieri anche al presidente della regione Toscana.
  Infine, le chiedo che cosa vede e spera in prospettiva nei prossimi mesi. A parte che ci sarà da immaginarsi un continuo flusso di migranti, lei come spera che si evolverà questa situazione in Italia ?
  Grazie.

  LUCA ZAIA, Presidente della Regione Veneto. Sono d'accordo con lei rispetto all'articolo della Costituzione e al fatto che, in teoria, noi governatori non dovremmo neanche occuparci della politica internazionale. Tuttavia, le conseguenze di una non politica internazionale appropriata le pagano i territori. Se tutta questa partita fosse gestita da Roma e i migranti non arrivassero in Veneto, io non sarei neanche qui, questa mattina. Non voglio essere irrispettoso, ma non ci sarebbe neanche il problema.
  Il problema è che, nel momento in cui a valle mi arriva il problema, io mi debbo assolutamente porre un quesito: che cosa accade a monte ? A monte non si sta risolvendo il problema.
  Rispondo anche al suo ultimo quesito sul futuro. Il futuro sarà di un collasso totale e di una bomba sociale. Questo è garantito. Potrei chiederlo al Prefetto Morcone, ma anche se lo chiedessi al Ministro Alfano o al Presidente del Consiglio, tutti mi risponderebbero che, a situazioni inalterate, in Africa è passata l'idea che sia sufficiente arrivare sul territorio italiano per risolvere i problemi.
  Non abbiamo detto una cosa, oggi. Approfitto della sua domanda per farlo. È Pag. 14pur vero – lo diceva prima l'onorevole che è intervenuto – che si parla degli hub regionali. Negli hub regionali cosa si fa ? Si fa l'identificazione – per chi vuol farsi identificare, ricordo – si fa la verifica dei requisiti dello status di rifugiato. In generale dal riconoscimento dell'umanitaria e della solidarietà ne viene fuori uno su tre. Gli altri due, ormai il Governo ce l'ha confermato, nessuno riesce a rispedirli a casa.
  Il vero tema è che noi dobbiamo dire che, vuoto per pieno – scusatemi il termine – i numeri restano quelli. I miei 3.966 di oggi, che si faccia tutto quello che si vuole, che si definisca che 1.000 sono rifugiati, io ne ho sempre 3.966 che restano in Veneto. Questo è scandaloso, perché i Paesi d'origine non li vogliono più. Abbiamo degli accordi forse solo con la Nigeria, che li accetta.
  Peraltro, quanto ci costerà riportare a casa ogni nigeriano e saremo in grado di intercettare tutti i nigeriani che dobbiamo far rimpatriare ? Non sono venuti in Italia per fare il giro del palo e tornare a casa. Questa è una tragedia.
  Quando si parla in generale di immigrati, io suggerisco di partire sempre da un presupposto: che nessuno tornerà a casa, perché in questo Paese accade questo.

  PRESIDENTE. L'onorevole Brandolin ci vuole spiegare del Friuli-Venezia Giulia.

  GIORGIO BRANDOLIN. No, no. Ci conosciamo da vecchia data. Abbiamo avuto esperienze provinciali tutti e due, negli anni 90. Lui è stato il primo, tra l'altro, a fare il Piano delle rotonde in provincia di Treviso, che io ho copiato brutalmente a Gorizia, perché non si usava. In Francia le avevano tutti. Da noi, in Italia, nessuno. Si ricorda ? Io sono un tecnico, peraltro. Avrei tante cose da dire.
  Se mi permette, presidente, non diciamo che i 500.000 migranti sono l'11 per cento della popolazione. Sono 500.000 stranieri, lavoratori regolari in Veneto, che fanno parte di quei 5,1 milioni lavoratori regolari presenti in Italia e che in Veneto ci sono perché, fortunatamente, voi avevate, e avete ancora, un tessuto industriale di piccole e medie imprese, come lei ben sa, che ha avuto bisogno anche di questi 500.000. Questo ce lo dobbiamo dire. È quello che è avvenuto da noi in Friuli sull'edilizia e su altri settori dell'industria.
  Questi 500.000 sono il 10 per cento dei 5 milioni di lavoratori stranieri presenti in Italia, regolari, di cui, giustamente, lei ha ricordato adesso che 42.000 sono disoccupati, sui 170.000 disoccupati su tutti i suoi lavoratori, anche italiani. Un quarto, quindi, sono stranieri, ma questi sono integrati, presumo. Sono quasi tutti integrati. I loro figli vanno a scuola coi nostri. Conosce anche lei la situazione.
  Io, quindi, distinguerei questa considerazione dal problema dei migranti di cui stiamo trattando noi, almeno come Comitato Schengen, se mi permette. Questa era la prima osservazione.
  Passo alla seconda. Lei ha perfettamente ragione quando dice che soltanto uno su tre avrà il riconoscimento dello status di profugo di vario tipo. Abbiamo avuto dei numeri, proprio qui, spiegati anche dal presidente della Commissione nazionale che coordina le Commissioni territoriali, che ci ha proprio fornito i numeri. Sono esattamente questi: uno su tre. Lui ci ha anche spiegato, però, che gli altri non si fermano in Italia. Gran parte, il 55 per cento, a un certo punto sparisce. Non so usare un altro termine.
  È questo il motivo dei controlli della Francia, della Germania e dell'Austria, ovviamente, perché poi ce li rimandano, in base ai criteri e alle regole di Dublino. Anche questo è un discorso molto complesso, che, come giustamente lei ha ricordato, deve essere risolto a livello europeo.
  In terzo luogo, io condivido assolutamente con lei – l'ha detto ieri sera il Presidente del Consiglio; ho fatto zapping e l'ho beccato a Porta a Porta – che è assolutamente impensabile ospitare, come è stato fatto a Eraclea, migranti in località turistiche. L'ha detto ieri sera Renzi da Vespa. Lo condividiamo tutti, per ovvie ragioni che lei ha spiegato e che è inutile che io le ripeta.Pag. 15
  Anch'io sono d'accordo sul discorso dell'ospitalità diffusa. I 100 profughi che Morcone intende regalarle dal Friuli-Venezia Giulia, se così posso dire, sono dovuti al fatto che noi stiamo vivendo una situazione molto particolare. Fino a tre mesi fa a noi arrivavano le quote dei migranti via mare, mentre non venivano considerati i migranti via terra.
  Noi abbiamo in questo momento a Gorizia 110 (questo ieri sera; stamattina saranno 120 o forse 90), non ospitati nei CARA, ma che dormono nei giardini della cittadina. Ne abbiamo 150 a Udine. Noi abbiamo una città di 35.000 abitanti e una di 90.000. Poi abbiamo, come ben sa, il CARA di Gradisca, che ne ha circa 400.
  La necessità di sommare la tipologia dei migranti via mare con quella dei migranti via terra, per avere la quota del Friuli-Venezia Giulia, è stata finalmente due mesi fa individuata anche dal ministero. Altrimenti noi avremmo avuto quelli via terra, non riconosciuti, più la quota nostra via mare. Non so se mi sono spiegato. Ecco perché probabilmente Morcone si è impegnato anche con il presidente e col nostro territorio a regalarle 100 di questi migranti.
  Le faccio due domande. Noi ieri abbiamo sentito il Presidente Rossi rivendicare, nel momento di confronto che avrete oggi, non so se anche col Presidente del Consiglio o soltanto con il Ministro dell'interno – io speravo anche col Presidente del Consiglio, oggi...

  LUCA ZAIA, Presidente della Regione Veneto. Solo con il ministro dell'interno.

  GIORGIO BRANDOLIN. Lui ha parlato di rivendicare un ruolo delle regioni, al contrario di quello che mi ha detto lei e di quello che ha detto anche Maroni. Io credo che, al di là della responsabilità nazionale su questo problema, proprio per non arrivare a valle a scaricare tutto senza che il territorio sia informato di cosa sta succedendo, sia necessario che voi rivendichiate questo tema.
  Io la invito invece a prendersi la responsabilità di questo coordinamento. In questo modo si evitano Eraclea, il problema che ha Gorizia o altri problemi in giro per l'Italia. Il Presidente Rossi ha rivendicato questo. Le chiedo una riflessione su questo discorso.
  Quanto agli hub regionali, io avevo capito che l’hub dovesse essere un momento di arrivo, regione per regione, e di «smistamento». Il discorso dell'ospitalità diffusa è stato ormai condiviso da tutti per non aver numeri importanti, come abbiamo noi, per esempio, a Gradisca, con 400 persone.
  Pertanto, la domanda che faccio è di avere una riflessione su questo tema. La regione ha grandissime responsabilità e anche molte potenzialità. Ha la capacità di conoscere molto bene il territorio rispetto a Roma, a Morcone e ai prefetti che in emergenza fanno quello che possono. Quello che è successo a Eraclea è successo anche da noi, in altre località, proprio perché la conoscenza è quella che è. Chi ha la conoscenza del territorio ? I sindaci e il presidente della regione. Se non li coordina lei, non li coordina nessun altro.

  MICAELA CAMPANA. Grazie, presidente, anche per l'esposizione. Dico in premessa che proverò a tenere un profilo istituzionale, per quanto possibile, nonostante lei però abbia fatto anche delle giuste valutazioni politiche. Parto dalla considerazione prima internazionale e poi passo a quella nazionale.
  Lei ha detto che il Governo Berlusconi nel 2011 è stato un modello di gestione di quello che all'epoca era il tema del Nord Africa. Io ricordo che quella fu una gestione data in emergenza, non in gestione ordinaria, come quella attuale. Mi chiedo se lei stia suggerendo al Governo attuale di utilizzare la modalità di emergenza che fu utilizzata dal Governo Berlusconi.
  Proprio quelle stagioni, quella del 2011 sotto il Governo Berlusconi e quella del 2012 sotto il Governo Monti, furono anche le stagioni delle sanatorie. Ricordiamo che la più grande sanatoria che questo Paese abbia avuto delle colf e delle badanti fu fatta nel 2011. Mi chiedo se anche questo sia un modello che lei sta suggerendo Pag. 16all'attuale Governo, quello di una sanatoria che non tenga conto dei richiedenti, di quelli che hanno diritto, oppure no.
  Nel 2013 è vero che crescono i flussi, ma io mi chiedo anche se la sua valutazione sia stata fatta anche rispetto alle condizioni geopolitiche del continente africano, che nel frattempo si sono di molto modificate. Penso a ISIS e Boko Haram, solo per citare alcune questioni, ma soprattutto all'intervento in Libia, cui il Governo Berlusconi diede il sostegno, dentro una cornice internazionale.
  Vorrei sapere se lei pensa che quel percorso e anche l'intervento in Libia con quelle modalità, senza una visione futura di quello che potesse succedere, siano stati un'operazione che ha aiutato oppure no e se comunque abbia modificato le condizioni geopolitiche rispetto al passato.
  Quanto alla richiesta del Governo italiano – vengo ai giorni nostri – nelle prossime settimane ci sarà un Consiglio europeo molto importante. Lei è governatore di una delle regioni più importanti di questo Paese ed è anche un esponente di punta di un partito politico. Le chiedo se, secondo lei, sia stato giusto che il suo partito, in sede europea, abbia votato contro sia l'Agenda europea, sia l'indicazione della redistribuzione delle quote europee.
  Lo dico perché, se è vero che la chiusura di Schengen porta di fatto come fotografia quella di Ventimiglia, se tutti i Paesi chiudessero le frontiere, il problema sarebbe soltanto italiano. Questo significa condannare l'Italia totalmente all'isolamento.
  Io non vado così indietro nel tempo dicendo che il Ministro Maroni all'epoca aveva suggellato Dublino. Quelle erano altre condizioni geopolitiche, anche internazionali. Non voglio ritornare così indietro nel tempo. Tuttavia, oggi, a qualche settimana dal Consiglio europeo, importante anche per l'Italia, ricordo che di solito, quando le condizioni di emergenza sono tali, in teoria un Paese dovrebbe stringersi intorno e avere una valutazione politica unitaria. Io penso che la posizione della Lega in Europa abbia danneggiato la possibilità di sollevare l'Italia e, quindi, di tirarla fuori dall'isolamento in cui era piombata in questi anni.
  Aggiungo una battuta sul tema di Blair. È vera la frase che lei ha citato. Io, però, direi che il numero dei foreign fighter presenti in quel Paese deve portarci a una riflessione su una rivisitazione del modello britannico in tema di immigrazione. Il tema di quello che sta succedendo in Inghilterra sulla presenza dei foreign fighter forse ci dovrebbe portare a prendere l'Inghilterra non proprio come esempio.
  Sul tema italiano, invece, ho una curiosità. La Conferenza Stato-regioni era il 10 luglio o il 20 ? Lo chiedo anche per mia conoscenza. Mi sembra che fosse il 10.

  LUCA ZAIA, Presidente della Regione Veneto. Era il 10. Avrò sbagliato io la data.

  MICAELA CAMPANA. Lo chiedo perché, quando si va in TV, vorrei essere precisa. Quindi, era il 10 luglio.
  Mi fa piacere che lei abbia avuto l'onestà, a differenza di altri suoi colleghi, di dividere i migranti economici dai richiedenti asilo politico. È evidente, e lei l'ha detto, che i migranti economici sono quelli residenti nella sua regione, quelli che pagano le tasse, quelli che hanno un'integrazione del tutto diversa da quello che, invece, è il tema attuale di questo Paese, ossia quello dei richiedenti asilo politico. Mi fa piacere questa onestà.
  Lei dice che il Veneto non era d'accordo per galanteria e che, quindi, la questione non si è posta. Tuttavia, mi sembra di ricordare che il Veneto e la Lombardia sono state le due regioni che rispetto alla redistribuzione nazionale hanno fatto riferimento al Fondo nazionale per le politiche sociali e non al numero della popolazione, un elemento che andava a sfavorire regioni importanti ed economicamente floride come il Veneto e la Lombardia.
  Mi chiedo, quindi, se rispetto alla ridistribuzione e, quindi, a quei 19 milioni che lei citava, che non sono quelli dell'immigrazione, ma quelli del Fondo nazionale per le politiche sociali, che sono stati Pag. 17sollecitati dal Veneto e dalla Lombardia, lei chieda nella prossima Conferenza Stato-regioni di rimodulare tali risorse secondo la popolazione e non più secondo il Fondo nazionale delle politiche sociali, che era invece la richiesta fatta dalla Lombardia e dal Veneto.
  Passo alle ultime due domande. Lei pensa che il coordinamento regionale lo debba convocare, come ha detto il Presidente Maroni, il prefetto del comune capoluogo, o invece pensa che sia utile, proprio per evitare i problemi di cui diceva lei, come anche il mio collega Brandolin, una leale collaborazione tra livelli istituzionali e, quindi, tra le regioni e i sindaci ?
  È vero che è tutto su base volontaria. I prefetti chiamano volontariamente i comuni. Le chiedo, però, se in merito lei pensa a un sistema che non sia più volontario, visto che citava i pochi comuni che hanno fatto volontariamente richiesta di accesso ai bandi della prefettura. Le domando, quindi, se magari lei sta suggerendo un sistema un po’ più fuori dalla volontarietà.
  Io mi chiedo, però, se una collaborazione, esercitando fino in fondo il ruolo di Governatore, non possa aiutare anche i pochi comuni che volontariamente decidano di partecipare all'accoglienza ad agevolare che i numeri siano diffusi e non siano concentrati, creando più problemi anche ai suoi sindaci, ma anche ai suoi cittadini.
  L'ultima questione, che anche lei ha citato, è quella sanitaria. Lei ha citato uno screening sanitario a terra, che, secondo lei, non è fatto bene. Sia Medici senza frontiere sia altri, come Emergency, sostengono il contrario, ossia l'importanza dello screening sanitario a terra. Ricordiamo che nel passaggio da Mare Nostrum alla flotta europea, oggi presente nel Mediterraneo, molto dello screening sanitario viene fatto già a bordo, proprio per evitare i problemi che lei diceva.
  È anche vero, però, che una parte della responsabilità sanitaria nei confronti dei suoi cittadini ce l'ha la regione. Penso, per esempio, al Governatore Rossi, che ha attivato la possibilità, anche per sicurezza nei confronti dei suoi cittadini, di fare screening regionali e, quindi, di attivare la sanità regionale.
  Peraltro, anche su questo aspetto bisogna dirsi la verità: sul tema dei richiedenti asilo politico, il peso economico degli screening sanitari, anche regionali, grava poi sullo Stato, perché voi mandate allo Stato le fatture. Non pesa, quindi, sulla regione Veneto. Io le chiedo se anche su questo fronte lei intende esercitare fino in fondo il suo ruolo di Governatore.

  ANTONIO DISTASO. Preliminarmente chiedo scusa al presidente, ai colleghi e al Presidente Zaia per il ritardo. Non ho avuto modo di ascoltare gli interventi che mi hanno preceduto, compreso quello che ha detto il presidente. Naturalmente, mi atterrò agli interventi che mi hanno preceduto e alle notizie note di stampa, che in questi ultimi giorni hanno occupato abbondantemente le nostre cronache.
  Dico subito qual è la mia posizione politica. Non ripeterò cose su cui sono d'accordo e su cui credo che tutti conveniamo, almeno con riferimento alle basi delle competenze istituzionali di fondo che attengono allo Stato e di quelle che attengono alle regioni, alla doverosa differenza tra il ruolo istituzionale dei presidenti di regione, ma anche alla loro legittima rivendicazione di una posizione politica rispetto a un tema tanto attuale e delicato.
  Tuttavia, parafrasando Flaiano, il quale diceva che spesso le questioni drammatiche non sono, nello stesso tempo, serie, io credo che noi ci troviamo di fronte a una questione veramente drammatica e, nello stesso tempo, molto seria.
  Io vengo da una regione del Sud, la Puglia. Non mi sogno di attaccare il governatore di centrosinistra del PD, mio avversario, per la questione immigrazione, eppure noi siamo un'altra polveriera, obiettivamente. Attacco il sindaco di Bari del PD per come viene gestito il problema della sicurezza all'interno della città, ma Pag. 18non sulla questione immigrazione, perché, in questo momento, il mio interlocutore è lo Stato.
  Chi meglio dei componenti di questa Commissione, presidente, mi potrà confermare un fatto. Sa quanto di tutto ciò che è accaduto negli ultimi mesi noi, i ministri competenti, il Presidente del Consiglio e il Governo, fossimo abbondantemente e preventivamente a conoscenza ?
  La mia domanda non è rivolta, naturalmente, al Presidente Zaia, ma è una considerazione di partenza di carattere generale. Tutte le politiche di prevenzione che andavano compiute perché non sono state messe in atto ? Oggi ci ricordiamo di interloquire con l'Europa. Perché oggi ?
  Renzi è stato presidente di turno del semestre europeo. Noi abbiamo avuto competenze, tra l'altro con un abbrivio maggiore, dovuto al consenso di avere un Presidente del Consiglio, un anno fa. Lui avrebbe potuto – sì – andare a battere i pugni in Europa su varie questioni: sulla questione della ripartizione del peso degli immigrati, sul fatto che gli oneri economici non dovessero ricadere solo sull'Italia, sul fatto che le regioni delle coste meridionali sono il confine dell'Europa e non dell'Italia.
  Sono tutte cose che noi conosciamo molto bene e che conosciamo non per cultura generale, ma perché abbiamo avuto qui i dati. Ricordo le audizioni del Ministro Alfano, del ministro degli affari esteri, del ministro della difesa, dei dirigenti e dei funzionari di quei ministeri, che già da circa un anno, analiticamente, anche indicando i Paesi di provenienza, avevano detto che cosa sarebbe successo.
  Il mio punto di partenza, quindi, non è certamente quello di attaccare i governatori delle regioni. In questo la politica c'entra relativamente, perché obiettivamente loro sono i depositari di una situazione di risulta che deriva da un'inefficienza di politiche governative.
  Capisco anche, avendo fatto l'amministratore locale, sia pure non a livello del Presidente Zaia, la pressione a cui sono sottoposti i presidenti di regione e i sindaci di ogni comune dai cittadini di riferimento. Lo Stato sta qui, ma chi ogni mattina si interfaccia con i propri cittadini sono innanzitutto i sindaci e poi i presidenti di regione ed è comprensibile anche che loro assumano una posizione politica in tal senso.
  Ciò detto, pur condividendo in pieno l'analisi e la diagnosi, io non mi trovo poi sulle ultime posizioni che, sempre da quello che leggo dalla stampa, sono state assunte da alcuni presidenti di regione, anche di questo ipotetico fronte del Nord.
  No, è sbagliato anche mandarli, questi messaggi, presidente. Lei è persona, che io ho conosciuto come ministro, fin troppo accorta e competente per non accorgersi della differenza. Innanzitutto, perché sarebbe per me facile invocare la priorità della situazione geografica della Puglia, della Calabria e della Sicilia rispetto a questo tipo di fenomeno, ma non avrebbe senso, oggi. Guai a dividersi su un confronto tra regioni del Nord e regioni del Sud, dal momento che stiamo parlando di un problema che riguarda l'Italia e l'Europa, che viene affrontato drammaticamente con ritardo. Questo è il vero problema.
  È vero tutto quello che ho sentito e che il Presidente Zaia ha ricordato sulla collaborazione con i Paesi transfrontalieri, che cercava di bloccare il fenomeno dove nasceva. Oggi spesso non abbiamo neanche chi lo controlla nei Paesi di riferimento. Ci sono tante cose che si potevano, e che si possono, per fortuna, almeno in parte, ancora fare. È chiaro, però, che la noncuranza e la superficialità per un anno nell'affrontare questo tipo di problemi oggi produce quel rischio di polveriera sociale di cui parlava il Presidente Zaia, quel rischio di rigurgiti xenofobi e razzisti nel nostro Paese che non avremmo voluto certamente vedere.
  È questa competizione tra regioni che dovrebbe assolutamente essere evitata, perché questo è un problema, purtroppo, drammaticamente italiano, che non può essere che risolto in sede europea.
  Io invito, perciò, soltanto i presidenti a perseguire in maniera unitaria, nella sede propria e in quella della Conferenza Stato-Pag. 19regioni – che lo Stato avrebbe dovuto attivare non nel momento dell'emergenza, ma in maniera ordinaria anche su questo tipo di problema – una posizione politica concordata tra i presidenti di regione, che metta in difficoltà lo Stato centrale. Credo che voi avreste più forza che non facendolo solamente con alcune regioni.

  LUCA ZAIA, Presidente della Regione Veneto. Partirei dalle domande dell'onorevole Distaso. Condivido gran parte della riflessione. Alla fin fine, noi governatori, i sindaci e tutti gli amministratori degli enti locali ci troviamo a gestire una situazione che è un punto di arrivo, il punto di caduta sui territori, con l'impossibilità poi veramente di occuparci del vero problema, anche se non ci compete, come dicevamo prima, di risolvere il problema a monte. Sostanzialmente, oggi è come se ci chiedessero di guidare contromano bendati e anche di non fare incidenti. Sarebbe difficile.
  Io sono convinto, come lei, che la partita non si debba risolvere in una guerra tra poveri e la ringrazio per l'intervento. Quando io cito i dati della mia regione rispetto alle altre, non lo faccio per dire: «Mandateli nelle altre». Dico che noi siamo arrivati alla saturazione, ma ci arriveranno anche le altre regioni.
  Soprattutto, rispondendo un po’ a tutti, per tentare di far sintesi, vediamo oggi in prospettiva – me lo chiedeva il commissario che è intervenuto prima – un problema che non si sta risolvendo. Parlandone col Presidente del Consiglio o con autorevoli esponenti del Governo, viene fuori che noi lì dobbiamo bloccare i flussi. Se passa questo adagio per cui ci si può tranquillamente recare sulle coste della Libia e cercare in qualche maniera di raggiungere con un barcone l'Italia per risolvere la gran parte dei propri problemi, perché comunque lì non ti rimandano a casa ed è una Bengodi giudiziaria, rischiamo di andare sott'acqua noi.
  Mare Nostrum è stato una tragedia. Ha fatto registrare quasi 4.000 morti, ma sono arrivati 170.000 migranti. Se noi ci mettiamo nell'ottica della statistica di quello che accade, comunque 170.000 persone sono arrivate.
  È ovvio che la vera tragedia è quella del mare. Mare Nostrum nasce con l'idea di porre fine alle morti in mare, ma noi sappiamo che abbiamo una contabilità di 4.000 morti, più quelli che non conosciamo. Dobbiamo dirlo fino in fondo. Dobbiamo risolvere, quindi, il problema a monte.
  Vengo all'onorevole Campana. Mi sono segnato un po’ di appunti. Mi scuserà se sarò piuttosto disorganizzato nel rispondere.
  Prima di tutto, lei ha ricordato la sanatoria per colf e badanti, ma oggi stiamo parlando di africani e di un'Africa che ha scelto come sede elettiva per il futuro l'Italia, che è quello che sta accadendo. Se affrontiamo il problema dicendo, come qualcuno dice, che poi se ne vanno al Nord, ma poi gli altri Paesi non li vogliono, ragion per cui restano in Italia, questo è tutto da dimostrare.
  Per esempio, i nostri dati ci dicono che nigeriani e senegalesi non hanno alcuna intenzione di andare al Nord. I siriani, invece, se ne vanno tutti in Germania. Gli eritrei addirittura puntano ai Paesi del Nord Europa per il tema dei servizi.
  È altrettanto vero, però, che, se io guardo ai miei dati in Veneto, noto che dei 3.966 migranti, siriani ed eritrei sono una sparuta minoranza. Peraltro, non ho detto una cosa del Veneto: ci sono 3.966 migranti ospitati e 7.000 che sono transitati. Noi abbiamo questo flusso di fantasmi, di persone che transitano per il Veneto e che poi spariscono.
  Crescono i flussi dal 2013. Lei prima diceva che crescono i flussi. Io mi permetto di dire, senza note di polemica, che ho l'impressione che abbiamo un po’ coccolato l'idea, quando abbiamo visto quel 2012 con 13.000, che il problema fosse sostanzialmente risolto.
  Molto probabilmente qualcuno pensava che la guerra in Nord Africa e tutta la situazione non permettesse più i flussi. Se vi ricordate, qualcuno lo scrisse anche: «I barconi non partono più perché lì sono in guerra ed è impossibile raggiungere le Pag. 20coste». Quando, però, si vedono i numeri passare da 13.000 a 43.000 nel 2013, qualche dubbio deve venire.
  È altrettanto vero che la guerra è stata una disdetta, sotto il profilo della gestione di questi temi immigratori. Io sono stato sempre contrario ai raid aerei sulla Libia, sia chiaro, per quello che può contare la mia opinione di allora. Penso che Angela Merkel abbia fatto bene a chiamarsi fuori. Ricordiamoci che la Germania si chiamò fuori da quei raid aerei. Io penso che questo conto dovremmo portarlo a Sarkozy e farglielo pagare tutto, come anche agli inglesi, che sono i più fondamentalisti, oggi, nel tenere le frontiere chiuse.
  È altrettanto vero, però – non dobbiamo fare come gli illuministi, che valutavano la storia sempre con la revisione – che, se pensiamo al senso comune di allora, i cittadini dicevano tutti che Gheddafi doveva sparire. Oggi ci rendiamo conto che, se ci fosse ancora Gheddafi, molto probabilmente...

  MICAELA CAMPANA. Io non ho detto questo. Ho detto che bisognava prevedere il dopo.

  LUCA ZAIA, Presidente della Regione Veneto. Io non mi intendo di geopolitica. Il problema è che oggi noi siamo lasciati soli dall'Europa e dalla comunità internazionale, che non considera una bomba sociale e geopolitica – utilizzate tutti i termini che volete – il fatto che questo esodo, che abbiamo definito biblico, è un esodo importante. Ci sono 200.000 persone all'anno. Non c’è storia negli esodi fra Stato e Stato. Ci siamo solo noi con 200.000 persone all'anno.
  Diciamo anche una cosa, se possiamo, visto che resta a verbale. Si dice che l'Africa non ha chance, che gli africani se ne stanno andando, e i cinesi se le stanno comprando, un altro fenomeno sul quale dovremmo discutere.
  C’è una scrittrice zambiana, Dambisa Moyo, che mi pare abbia frequentato Harvard – è una giovane economista di 35 o 36 anni – che spiega in un suo libro tutti i danni che hanno fatto la cooperazione internazionale e gli interventi sbagliati. È un libro di quattro o cinque anni fa, che già faceva presagire che ci sarebbero stati questi grossi problemi.
  Lei dice che questi problemi li abbiamo perché l'Africa l'abbiamo sempre considerata un parcheggio. Non abbiamo mai investito sul vero fronte, quello di obbligarne gli abitanti a fare impresa, di obbligarli a un progetto di vita. Per esempio, lei diceva che l'assistenzialismo ha devastato l'Africa.
  Quanto al Consiglio europeo, lei dice che noi davanti al Consiglio europeo abbiamo dei voti e delle posizioni non favorevoli da parte della Lega. Io qui oggi sono a rappresentare la regione Veneto e non la Lega, per carità. Se la Lega vuole essere rappresentata, verrà qui col suo segretario. Voi fate anche le audizioni dei partiti ?

  PRESIDENTE. È un suggerimento, ma credo che non si possa forzare il Regolamento.

  LUCA ZAIA, Presidente della Regione Veneto. Io ho l'impressione che gli esponenti dei partiti la vedano diversamente. Magari anche quelli di Governo hanno una visione un po’ alternativa.
  Al di là di questa battuta che mi son permesso di fare, la questione del Consiglio europeo è vera. Io ho letto anche delle dichiarazioni del Presidente del Consiglio che si chiede: «Io come posso andare in Europa il 24 (o il 25) ?». Peraltro, mi ha annunciato anche che comunque vorrà fare una convocazione prima di andarci. Io spero che la si faccia col Presidente del Consiglio. «Che forza avrò io», dice lui, «di fronte a un'Europa che sa che le regioni più importanti, dal punto di vista del peso economico, Veneto e Lombardia, dicono di no ?».
  Io mi permetto di osservare che l'Europa avrà un dossier molto più nutrito. Sul dossier regioni la posizione sarà così, ma il dossier casini che sono stati fatti, Mafia Capitale e gestione pessima, in alcuni casi, del tema immigrazione sarà molto più pesante sul fronte dei dossier in Europa. Pag. 21Non si può dire che, se noi siamo meno credibili, lo dobbiamo a due regioni. Onestamente no.

  MICAELA CAMPANA. Io mi chiedevo sulla posizione politica del voto contrario sull'Agenda europea.

  LUCA ZAIA, Presidente della Regione Veneto. Non è che non voglia rispondere, ma non sono neanche del tutto preparato per fornire una risposta.
  Sul tema di Tony Blair e foreign fighter, ossia combattenti stranieri, lì ci sono una seconda generazione e forse anche una terza. È quello che è accaduto in Francia, per esempio. Forse dovremmo anche stare attenti a capire che la seconda e la terza generazione ce l'abbiamo anche noi.
  Inoltre, è giusto il riferimento alla Gran Bretagna, ma è altrettanto vero che noi oggi garanzie sotto il profilo della conoscenza della storia di vita di queste persone che arrivano non ne abbiamo.
  Chi scappa dalla morte sicura corre e cerca di non farsi prendere. Con riferimento a quelli che vengono da altri Paesi per altri motivi io mi permetterei di dire che non scappano sempre i migliori per primi. Abbiamo già conosciuto questi fenomeni. Li abbiamo visti con l'Albania e con la Tunisia. Ricordo che nel 2011 arrivavano i tunisini coi Ray-ban e le scarpine da ginnastica e pretendevano anche di farsi riconoscere come profughi. Ci ricordiamo, tra i 62.000, quanti tunisini arrivarono, con le primavere arabe e tutto quello che accadde ?
  Va fatta, quindi, è vero, una riflessione rispetto ai combattenti stranieri e a quello che sarà, va fatta rispetto all'Inghilterra e alla loro gestione, ma va fatta anche rispetto all'Italia e a quello che sarà del suo futuro. Badate che una pressione demografica del 10, 11 o 20 per cento, come in Lombardia, non è una pressione da poco, perché implica servizi e altre partite.
  Non vorrei essermi espresso male. Io non ho detto che non fanno un buon lavoro. Se mi sono espresso male, mi correggo. Io dico che la qualità degli screening, come è ovvio, è relativa. Quando arrivano 200.000 persone, non si fa il colloquio chiedendo se i genitori avessero la carie. Ci si limita al protocollo e si effettuano in modo veloce.
  Il campione che arriva sui nostri territori, a mio avviso, è un campione problematico. Si parte dall'igiene personale per alcune etnie, per alcune nazioni, per arrivare alle parassitosi e ad altre partite.
  Noi garantiamo in Veneto la cura a tutti i cittadini. Le disposizioni del governatore sono che non si chiudano le porte in faccia a nessuno, a prescindere dai flussi immigratori. Se un immigrato viene nei miei ospedali, viene curato e viene curato bene. Noi abbiamo fatto un trapianto di fegato a un «irregolare», passato per altre regioni italiane, a cui non erano state date cure. L'abbiamo fatto non più tardi di venti giorni fa. Noi, quindi, curiamo i cittadini.
  Rispetto ai migranti – voglio che questo resti a verbale – noi siamo lì, con i nostri medici, continuiamo gli screening, ho relazioni rispetto a quello che troviamo, ma questo è un peso non indifferente. I miei medici mi dicono che, a parte le patologie e a parte il fatto che c’è questa recrudescenza di malattie che noi ormai non abbiamo più, c’è anche un altro tema: l'ospitalità diffusa porta ad avere una task force che gira come una trottola, in maniera impazzita, nel territorio, perché deve visitarne cinque qui, cento di là e cinquanta dall'altra parte ancora.
  Anche quello è un problema, oltre alle denunce e all'insalubrità degli ambienti. Io ho visto dei migranti ospitati – ho fatto fare un'ordinanza – in una caserma che era una discarica a cielo aperto. Noi dobbiamo pretendere che, se c’è l'ospitalità, siano rispettati i canoni della civile convivenza e delle regole alle quali sono sottoposti gli italiani, i veneti. Noi, quindi, lì ci siamo.
  Rispondendo, infine, a Brandolin – poi ho chiuso e mi zittisco – è vero che noi abbiamo i 517.000 ed è vero che sono immigrati, ma è anche vero che avremmo Pag. 22più o meno 50.000 irregolari che girano per il Veneto, secondo dati che ci vengono riferiti.
  È altrettanto vero che – non ci possiamo nascondere dietro a un dito – non siamo davanti a 50 generazioni, come gli italiani d'America. Mio nonno è andato in America nel 1929. Immagino che da allora ci siano state un bel po’ di generazioni, che non parlano neanche più in italiano e non pensano neanche più in italiano.
  Gli immigrati che abbiamo noi hanno una o due generazioni, sono ancora immigrati. Hanno un progetto di integrazione, ma hanno una religione diversa dalla nostra e usi e costumi diversi, che noi rispettiamo. Nel momento in cui perdono il lavoro e nel momento in cui chiedono l'inclusione sociale, ci sono dei problemi. Si tratta di una comunità. Quando protesta, lo fa come comunità. Quando aiuta, lo fa come comunità, ma è una comunità all'interno della comunità veneta.

  PRESIDENTE. Grazie molte, presidente. Voglio salutare chi l'ha accompagnato, ossia il dottor Carlo Parmeggiani, il suo portavoce, il dottor Marco Paolo Mantili, direttore della sede di Roma della regione Veneto, e la dottoressa Angelica Ferrara, ufficio stampa del presidente.
  Dispongo che la documentazione prodotta sia allegata al resoconto stenografico della seduta odierna.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 10.

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