XVII Legislatura

Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 33 di Giovedì 11 giugno 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Ravetto Laura , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUI FLUSSI MIGRATORI IN EUROPA ATTRAVERSO L'ITALIA, NELLA PROSPETTIVA DELLA RIFORMA DEL SISTEMA EUROPEO COMUNE D'ASILO E DELLA REVISIONE DEI MODELLI DI ACCOGLIENZA

Audizione del Presidente della Regione Lombardia, on. Roberto Maroni.
Ravetto Laura , Presidente ... 3 
Maroni Roberto , Presidente della Regione Lombardia ... 4 
Ravetto Laura , Presidente ... 6 
Maroni Roberto , Presidente della Regione Lombardia ... 6 
Ravetto Laura , Presidente ... 7 
Fasiolo Laura  ... 8 
Ravetto Laura , Presidente ... 8 
Conti Riccardo  ... 8 
Orellana Luis Alberto  ... 9 
Ravetto Laura , Presidente ... 9 
Maroni Roberto  ... 9 
Orellana Luis Alberto  ... 9 
Ravetto Laura , Presidente ... 9 
Orellana Luis Alberto  ... 9 
Ermini David (PD)  ... 9 
Ravetto Laura , Presidente ... 9 
Ermini David (PD)  ... 9 
Scibona Marco  ... 10 
Artini Massimo (Misto-AL)  ... 10 
Arrigoni Paolo  ... 11 
Ravetto Laura , Presidente ... 11 
Arrigoni Paolo  ... 11 
Campana Micaela (PD)  ... 11 
Ravetto Laura , Presidente ... 11 
Arrigoni Paolo  ... 11 
Ravetto Laura , Presidente ... 11 
Arrigoni Paolo  ... 11 
Ravetto Laura , Presidente ... 11 
Arrigoni Paolo  ... 11 
Campana Micaela (PD)  ... 12 
Ravetto Laura , Presidente ... 13 
Brandolin Giorgio (PD)  ... 13 
Ravetto Laura , Presidente ... 14 
Maroni Roberto , Presidente della Regione Lombardia ... 14 
Brandolin Giorgio (PD)  ... 15 
Maroni Roberto , Presidente della Regione Lombardia ... 15 
Campana Micaela (PD)  ... 15 
Maroni Roberto , Presidente della Regione Lombardia ... 15 
Campana Micaela (PD)  ... 16 
Maroni Roberto , Presidente della Regione Lombardia ... 16 
Campana Micaela (PD)  ... 16 
Maroni Roberto , Presidente della Regione Lombardia ... 16 
Ravetto Laura , Presidente ... 16 
Maroni Roberto , Presidente della Regione Lombardia ... 16 
Brandolin Giorgio (PD)  ... 17 
Maroni Roberto , Presidente della Regione Lombardia ... 17 
Ravetto Laura , Presidente ... 17 

ALLEGATO: Documenti prodotti nel corso dell'audizione del Presidente della Regione Lombardia, on. Roberto Maroni ... 19

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
LAURA RAVETTO

  La seduta comincia alle 8.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del Presidente della Regione Lombardia, on. Roberto Maroni.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del governatore della regione Lombardia, Roberto Maroni, che ringraziamo di essere qui. È già stato audito in passato da questo Comitato in qualità di ministro, quindi lo conosce benissimo, per cui il nostro è un bentornato, e dunque non descriverò l'attività del Comitato.
  Presidente, risulta al Comitato da notizie stampa dell'agenzia Lombardia Notizie del 9 giugno 2015, riportata anche nel sito istituzionale della regione Lombardia e altre analoghe agenzie, come Ansa, Adnkronos, Italpress e così via, che, in relazione alla previsione da parte del Governo di nuove assegnazioni di persone richiedenti la protezione internazionale alla Lombardia, lei abbia inviato una lettera ai prefetti della regione Lombardia in cui chiede di sospendere le assegnazioni nei comuni lombardi in attesa che il Governo individui soluzioni di accoglienza temporanea più eque, condivise e idonee, che garantiscano condizioni reali di legalità e sicurezza.
  Nella lettera lei avrebbe anche affermato che, secondo i dati resi noti dal Viminale nei giorni scorsi, la Lombardia è la terza regione italiana dopo Sicilia e Lazio come percentuale di presenza di migranti nelle strutture di accoglienza. Avrebbe ricordato, inoltre, che in Lombardia vive già oltre un quinto degli immigrati irregolari presenti in Italia, molti dei quali in cerca di lavoro. Sarebbe, quindi, «impensabile inviare in Lombardia altri immigrati prima di aver riequilibrato la distribuzione». Inoltre, dalle stesse fonti di stampa abbiamo appreso che lei ha manifestato l'intenzione di «prendere misure concrete per bloccare i flussi in Lombardia, inducendo i sindaci, incentivandoli e stimolandoli a fare quello che devono, ovvero dire di no all'arrivo di nuovi immigrati perché non ci sono più le condizioni e non c’è più la disponibilità».
  Ricordo che, in relazione alla distribuzione dei migranti in Lombardia, il sindaco di Milano Pisapia, audito il 15 luglio 2014 da questo Comitato, aveva affermato che ciò che è mancato è proprio una distribuzione sul territorio di questi soggetti, che non può che avere come punto di riferimento l'attività governativa o l'attività regionale. Il sindaco del comune di Como Lucini, che risulta impegnato da tempo nell'accoglienza dei cittadini stranieri, audito dal Comitato lo scorso 15 aprile ha affermato che a livello regionale devono esserci solidarietà e una distribuzione ragionevole dello sforzo.
  Le chiediamo, pertanto, di riferire al Comitato, se vorrà, maggiori e più dettagliati elementi di conoscenza sui contenuti della lettera da lei inviata ai prefetti della Pag. 4Lombardia sulla situazione attuale e sulle problematiche dell'accoglienza, sulle considerazioni che la spingono a chiedere la sospensione dell'assegnazione di persone richiedenti la protezione internazionale sul territorio della Lombardia e sulle misure che intende adottare in maniera concreta per sospendere queste assegnazioni.
  Il secondo elemento di valutazione che vorremmo da lei è relativo alla programmazione delle scelte di gestione dell'accoglienza e predisposizione di piani non emergenziali da parte dei prefetti. Secondo le stesse fonti di stampa, lei ha dichiarato di non avere mai chiuso al confronto con il Governo, ma ha osservato che Palazzo Chigi non ha mai coinvolto direttamente le regioni e che l'eccezionale afflusso dei cittadini stranieri sul nostro territorio a seguito degli sbarchi sulle coste italiane impone una gestione molto attenta del fenomeno migratorio.
  A tale proposito, il Comitato ritiene necessario che le amministrazioni centrali competenti lavorino insieme alle regioni e agli enti locali in maniera non emergenziale e, come lei ha detto, in base a dei piani, quindi con una gestione che di fatto non consenta neanche l'opportunismo che deriva dalle emergenze. Anche in questo senso, governatore, se vorrà, potrebbe fornirci dei commenti.
  L'ultimo elemento su cui vorremmo avere le sue valutazioni è relativo alle sue dichiarazioni sul blocco delle partenze dalle coste africane. Le fonti di stampa, sempre di agenzia, hanno riportato anche delle sue dichiarazioni in merito. Lei avrebbe dichiarato che la soluzione al problema dell'immigrazione clandestina, componente preponderante anche dell'ondata di arrivi di quest'anno, resta il blocco delle partenze dalle coste africane attraverso il coinvolgimento dell'Unione europea, dell'ONU e di tutta la comunità internazionale. Anche in questo senso, naturalmente nei limiti delle sue competenze e della sua volontà, le chiediamo dei suggerimenti. Dopo il suo intervento, presidente, lascerò la parola ai colleghi per delle domande.
  La ringrazio e le cedo la parola.

  ROBERTO MARONI, Presidente della Regione Lombardia. Presidente, signori deputati e senatori, su questo tema che suscita grande sensibilità e grande attenzione da parte dell'opinione pubblica ci sono tante opinioni diverse, tutte rispettabili da parte mia, ma anche dei fatti e dei dati concreti, che citerò e sulla base dei quali ho preso le determinazioni enunciate dalla stampa.
  La prima è, come lei ha citato, questa lettera che ho scritto ai prefetti della Lombardia l'8 giugno, che lascio agli atti, in cui, dopo avere fatto una valutazione sull'afflusso di cittadini stranieri e sul tema dell'accoglienza, preciso che, secondo i dati resi noti dal Viminale – non inventati da me – la Lombardia è la terza regione italiana dopo Sicilia e Lazio come percentuale di presenza di immigrati nelle strutture di accoglienza. In Lombardia, come ha ricordato, vive già oltre un quinto degli immigrati irregolari presenti in Italia, molti dei quali in cerca di lavoro, e quindi è impensabile – dico ai prefetti – inviare in Lombardia altri migranti prima di aver riequilibrato la distribuzione su tutto il territorio.
  Concludo dicendo «Vi chiedo, pertanto»: è stata vista come un'intimazione, un ricatto, ma è una richiesta. Conosco bene da ex Ministro dell'interno il rapporto che c’è tra i governatori e i prefetti, i prefetti e il Governo, prefetti che peraltro non rispondono al Ministero dell'interno, ma al Governo. «Vi chiedo, pertanto, di rappresentare con la massima urgenza alle competenti strutture del Ministero dell'interno le suesposte considerazioni e di sospendere le assegnazioni nei comuni lombardi in attesa che il Governo individui soluzioni di accoglienza temporanea più eque, condivise e idonee, che garantiscano condizioni reali di legalità e di sicurezza».
  Questa mia valutazione si fonda su due considerazioni, la prima delle quali è quella dei dati, la seconda è il rapporto tra la Conferenza delle regioni e il Governo. Noi abbiamo dei dati certi, perché abbiamo costituito nel 2000, quindici anni fa, l'Osservatorio regionale per l'integrazione e la multietnicità (ORIM), un organismo di Pag. 5studio e di ricerca istituito dalla regione Lombardia e gestito da Éupolis Lombardia, l'istituto di ricerca della regione. Le attività di quest'osservatorio regionale sono realizzate con la collaborazione della Fondazione iniziative e studi sulla multietnicità (ISMU).
  Dal 2000, quest'osservatorio studia l'immigrazione e i processi integrativi sul territorio regionale, raccogliendo informazioni puntuali, sistematiche e affidabili sull'evoluzione del fenomeno migratorio e sugli aspetti sociali a esso connessi, mettendole a disposizione di istituzioni, enti locali, operatori dei servizi, associazioni, ricercatori universitari, insegnanti e di tutti coloro che sono chiamati a intervenire nel campo dell'immigrazione. Quest'osservatorio ha rilevato che nel 2013 c’è stata una lieve ripresa del 4,4 per cento dell'immigrazione dopo il calo precedente.
  Il 1o luglio dello scorso anno, la presenza straniera stimata in Lombardia era di 1.279.000 persone, il 13 per cento della popolazione in regione Lombardia, il dato più alto. Secondo i dati ISTAT relativi al bilancio demografico nazionale, alla data del 1o gennaio 2014 risultavano regolarmente residenti in Italia 4.922.085 cittadini stranieri, pari all'8,1 della popolazione residente. La media nazionale, quindi, è l'8,1, mentre in regione Lombardia è il 13 per cento.
  Questo dato è reso ancora più evidente e preoccupante se si considerano, come ho detto, i 4.922.000 del 2014, che però nel 2015 sono arrivati a superare i 5 milioni, per la precisione 5.073.000. Consideriamo che nel 2002 la popolazione censita di immigrati in Italia era di 1.341.000: nel 2015 sono quasi cinque volte e la maggior parte di questi, come ho detto, vengono nelle regioni del Nord. Nella mia regione il rapporto è questo: 13 per cento della popolazione contro l'8,1 per cento nazionale.
  Quanto ai dati resi noti dal Viminale, la Lombardia è la terza regione, col 9 per cento, e ci sono regioni italiane che hanno l'1 per cento degli immigrati arrivati e distribuiti dal Ministero dell'interno. Per questo, considerando il sovraffollamento o il fatto che la Lombardia ha la percentuale più alta, il 13 per cento; che ha il 9 per cento ed è la terza regione, che le strutture sono al collasso; che c’è un gruppo di immigrati abbandonati in stazione centrale, dove siamo intervenuti come regione Lombardia e abbiamo rilevato dei casi di scabbia, per cui lasciarli in stazione centrale mi pare francamente impensabile in un Paese civile; per tutte queste valutazioni, sulla base dei numeri e non delle opinioni, ho fatto presente questa richiesta al Governo.
  Ancora, il Governo è inadempiente nell'attuare le iniziative che abbiamo concordato con le regioni sotto due profili. Anzitutto, la copertura economica è stata garantita solo per il 2014 e non per il 2015 e il 2016. Nell'accordo stipulato tra le regioni e il Governo si stabilisce che i costi di questa redistribuzione sono tutti a carico del Governo, ma per il 2015 e il 2016 non c’è certezza. Soprattutto, è inadempiente sotto altri punti di vista. Quest'inadempienza è stata rilevata il 26 marzo 2015 con una lettera inviata ai presidenti delle regioni dalla Conferenza delle Regioni, con cui si sottolineano le problematiche connesse al sistema di accoglienza dei migranti.
  Dall'incontro in Conferenza Unificata con il Governo del 18 marzo 2015 tra Ministero dell'interno e regioni sono emerse alcune criticità, la prima delle quali è la mancata attivazione degli HUB, centri realizzati nelle regioni che dovrebbero, invece della stazione centrale di Milano, accogliere gli immigrati inviati prima che siano distribuiti sul territorio. Mancano questi HUB e non c’è stata alcuna attivazione da parte del Governo. La seconda criticità è il tema dell'accoglienza in strutture temporanee. La terza è quella del tema dell'attivazione di HUB per i minori stranieri non accompagnati. La quarta è riferita allo SPRAR. Sono criticità evidenziate dalle regioni al Ministero dell'interno che attendono ancora risposta.
  Ovviamente, in assenza di quest'attivazione da parte del Governo, siamo in difficoltà, perché non siamo neanche in Pag. 6grado di sapere quanti ne arrivano. Vengono inviati nelle prefetture e, come si è visto l'altro giorno nel Veneto, abbandonati in piazza. A Montebelluna il sindaco si è accorto che c'erano una ventina di immigrati perché l'ha visto su Facebook, poiché non era stato avvisato. Francamente, anche questo modo di gestire l'immigrazione mi sembra del tutto incivile. Lascio anche questa lettera agli atti. Proprio per questi motivi e per evitare l'invio, annunciato dalla stampa per quanto riguarda la regione Lombardia, senza che le regioni siano coinvolte, sono stato indotto a prendere un'altra iniziativa che vi comunico in anteprima.
  Proprio per quest'incapacità di gestione e per quest'improvvisazione, secondo la mia valutazione, nell'invio di persone che non sono passate per alcuna verifica preventiva sullo stato di salute e sono messe in posti a noi sconosciuti, dico in anteprima che sono stato indotto a scrivere un'altra lettera che manderò questa mattina ai prefetti della Lombardia del seguente letterale tenore: «Eccellenze, ho appreso da notizie di stampa dell'imminente trasferimento in Lombardia di ulteriori 500 immigrati su disposizione del Ministero dell'interno. Vi invito a segnalarmi con cortese sollecitudine: 1) se queste notizie sono confermate; 2) le date di arrivo; 3) il piano di assegnazione provincia per provincia; 4) le strutture individuate sul territorio regionale per la sistemazione degli immigrati.
  Tutto ciò al fine di consentire alle ASL competenti di verificare tempestivamente la presenza delle condizioni minime igienico-sanitarie, in particolare se si farà ricorso a immobili dismessi.
  Confido nella vostra collaborazione per far sì che questa regione possa svolgere i controlli di competenza anche per prevenire possibili rischi sul fronte della salute pubblica».

  PRESIDENTE. Grazie, presidente.

  ROBERTO MARONI, Presidente della Regione Lombardia. Questa è la posizione della regione Lombardia. Io ho deciso di prendere un'iniziativa simmetrica a quella annunciata dal Presidente Renzi, che ha annunciato appunto che interverrà per ridurre o annullare il patto di stabilità, che immagino conosciamo tutti bene, nei confronti dei comuni e dei sindaci che accoglieranno gli immigrati.
  Il patto di stabilità penalizza fortemente i 1.540 comuni della regione Lombardia. Hanno un residuo annuo nelle loro casse pari a oltre 2 miliardi di euro, che non possono spendere a causa del patto di stabilità. Quest'impossibilità di spendere comporta molte conseguenze, la più grave delle quali è il fallimento di tante aziende lombarde, che non possono ricevere i pagamenti della pubblica amministrazione, non perché i sindaci non abbiano i soldi, ma perché non possono spenderli per il patto di stabilità. Ora il Presidente Renzi ha annunciato che consentirà la deroga al patto di stabilità non per pagare, appunto, i debiti nei confronti delle imprese, ma per accogliere e sistemare gli immigrati.
  Anch'io ho il patto di stabilità. Come sapete e come per le altre regioni, la regione Lombardia ha il cosiddetto patto di stabilità verticale, sono oltre 200 milioni di euro l'anno per spazi di spesa dati ai comuni sulla base di certi requisiti e criteri. Considerato che dalle parole del Presidente del Consiglio il patto di stabilità si può modulare in questa direzione, farò anch'io la stessa cosa in senso simmetrico.
  Da ultimo, che cosa fare ? Sospendere, per esempio, Schengen ? La proposta è stata avanzata da Beppe Grillo. Io ho puntualizzato che arriva in ritardo, perché io avevo avanzato questa proposta a gennaio, ma non legata al tema dell'immigrazione, bensì alla sicurezza su Expo, due cose diverse. È un'opinione. Basta vedere le immagini e si vede che cosa succede a Mentone: la Polizia francese di fatto sta sospendendo Schengen, perché sta effettuando dei controlli alla frontiera, che per l'accordo di Schengen non potrebbe fare. Credo che anche questo andrebbe rilevato.
  Al di là di questo, che cosa fare ? La mia proposta, condivisa peraltro da altri esponenti politici, mi pare, è quella di Pag. 7bloccare le partenze, non bombardando i barconi, ma impedendo loro di partire. Questo può essere fatto in vari modi: con il blocco navale, ma meglio ancora sarebbe con un'iniziativa della comunità internazionale e delle Nazioni Unite, che devono andare in Libia e organizzare dei campi profughi, come venne fatto in Tunisia nel 2011 dopo la cosiddetta Primavera araba, per accogliere queste persone che tentano di scappare da situazioni molto diverse e che affrontano il rischio della morte in mare per venire non in Italia, ma in Europa.
  Se questa non è un'emergenza umanitaria, non capisco che cosa sia un'emergenza umanitaria. Si parla di cifre straordinariamente elevate, 500.000 persone pronte a partire, un numero incredibilmente alto. Non c’è Governo in Libia che possa oggi affrontare la situazione ? Bene, l'intervento della comunità internazionale e delle Nazioni Unite è fatto proprio perché c’è un'emergenza umanitaria e lì non c’è una situazione in grado di governarla. Credo che ci siano tutti i presupposti e le condizioni. Secondo me, il Governo italiano dovrebbe spingere in questa direzione presso le Nazioni Unite e presso l'Unione europea per fare in modo che lì vengano realizzati questi campi profughi.
  Lì si potrebbe allora fare la verifica che oggi fanno le commissioni territoriali, impiegando peraltro in media 8-9 mesi, per verificare se ci siano i requisiti per la protezione internazionale, quella internazionale e quella europea, che è un po’ diversa. Da lì poi bisognerebbe ripartirli nei Paesi in cui queste persone vogliono andare, secondo il principio del burden sharing, proposto già nel 2010-2011 in Europa, ma a cui già allora l'Europa rispose a picche. Questa è la soluzione. Questa è la soluzione.
  Sono sicuro che si possa fare tecnicamente e giuridicamente. Occorre una spinta politica forte, perché mi rendo conto che nessun Paese europeo è felice di accogliere immigrati. Visto, però, soprattutto l'esito negativo dell'iniziativa del Governo in Europa – è dell'altro ieri la notizia che la decisione non verrà rinviata a luglio, come qualcuno ha scritto, ma alla Presidenza di turno che inizia a luglio, del Lussemburgo se non ricordo male, e quindi a settembre, dopo l'estate, quando si sa che i flussi aumentano – il rischio è che si arrivi a gestire una situazione davvero ingestibile. Questa, secondo me, è l'iniziativa che il Governo deve prendere.
  Parallelamente, ho suggerito all'amico Ministro dell'interno, Angelino Alfano, che ha detto che avrebbe fatto quello che io ho fatto da Ministro dell'interno, di fare esattamente quello che io ho fatto. Anche nel 2011, quando ci fu la crisi tunisina, ci fu un'emergenza straordinaria. I dati dicono che da gennaio a giugno 2011, in cinque mesi, arrivarono circa 47.000 immigrati. Qui lascio la tabella con i numeri. Perché si fermarono da luglio del 2011 in poi ? Perché il Governo italiano nella mia persona e nella persona del Ministro degli affari esteri fece il giro dei Paesi di partenza e organizzò le cose in modo da bloccare le partenze. Questo bisogna fare. Contemporaneamente, però, la soluzione è quella che ho detto, cioè un intervento forte delle Nazioni Unite per impedire le partenze. Così si risolverebbero tutti i problemi.

  PRESIDENTE. La ringraziamo, presidente. Acquisiamo agli atti la preziosa documentazione di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna. La ringraziamo anche perché ha dato al Comitato una notizia in anteprima, che è la sua lettera di stamane. La ringraziamo per avere precisato la questione della sospensione di Schengen. Avevamo intuito che lei la riferisse a Expo. È meno comprensibile quella di Grillo, considerato che i flussi migratori verso l'Italia non sono certamente da area Schengen e considerato anche che l'Italia non potrebbe costruire muri di cemento sulle coste. Probabilmente, la chiusura di Schengen potrebbe sì avvantaggiare, come dice lei, altri Stati europei, ma poi lascerebbe da sola l'Italia nella gestione dei flussi migratori.Pag. 8
  Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni.

  LAURA FASIOLO. Ho ascoltato con molta attenzione la relazione del qui presente Maroni, che ringrazio di averci portati a conoscenza di una serie di altre iniziative, tra cui l'ultima lettera. Speriamo che sia veramente l'ultima.
  Sono rimasta un po’ sorpresa, presidente, per alcune sue affermazioni, soprattutto quella che colloca la regione Lombardia al terzo posto a livello nazionale. Devo dirle, francamente, che questi dati sono a mio avviso delle mezze verità, assolutamente mezze, se non meno. Il dato deve essere rapportato alla densità della popolazione. Io vengo dal Friuli-Venezia Giulia e, in particolare, come peraltro il collega Brandolin, da Gorizia. La regione è in forte sofferenza per la presenza in aumento veramente esponenziale di migranti via terra, che giungono dall'est, ma anche dall'Europa attraverso l'Austria e la Slovenia.
  È, quindi, testimone diretta di quanto e quanto bene stiano operando le commissioni territoriali, che lavorano a pieno ritmo e in tempi che non possono essere inferiori a quelli minimi che utilizzano. Lavorano veramente al massimo e ogni caso, per regolamento europeo, non può impegnare meno di un'ora e mezza. Le assicuro, quindi, che le commissioni territoriali fanno – eccome ! – il loro dovere.
  Peraltro, la nostra regione ha avviato con l'assessore Torrenti e la presidente Debora Serracchiani un piano che risponde alle situazioni emergenziali nei limiti del possibile, ma in maniera veramente equa. La distribuzione su tutto il territorio cerca di sfruttare SPRAR, CARA, le strutture dei CIE, ma ci sono situazioni che ogni giorno vanno a ingolfare e a creare emergenza su emergenza. Questo è un dato epocale mai visto prima.
  Mi sembra, però, che il suo discorso sull'attesa che si attuino sicurezza, legalità ed equilibrio nella distribuzione dei migranti, più che rispondere ai bisogni di un'Italia comunità, risponda a bisogni e a interessi troppo piccoli. Non vorrei che quest'attesa fosse a discapito delle altre regioni italiane, che generosamente accolgono, come la Sicilia, il Friuli-Venezia Giulia, la Puglia, lo stesso Lazio, la stragrande maggioranza percentualmente dei migranti rapportata alla propria popolazione. Mi pare che Maroni, Zaia e Toti raccolgano meno della Sicilia.
  Come ritiene di aver portato un contributo al nostro Paese con una scelta di questo tipo ? Secondo me, sarebbe stato opportuno rivolgersi diversamente, lanciare un messaggio di unità al nostro Paese e, soprattutto, intervenire in maniera forte nei confronti dell'Europa e solidale con le altre regioni italiane.

  PRESIDENTE. Naturalmente, cerchiamo di fare delle domande, se possibile, senza una valutazione politica.

  RICCARDO CONTI. Io sono lombardo e bresciano, e secondo me in Lombardia e a Brescia ci sono troppi migranti presenti sul territorio da troppo tempo, senza lavoro, che quindi saranno clandestini. Forse abbiamo anche dei problemi con qualche terrorista o fiancheggiatore di terroristi.
  Penso che Maroni, che è stato un buon ministro ed è un buon presidente di regione, abbia commesso in quest'occasione, se si può dire, un errore: avrebbe dovuto prendere la posizione che ha preso da solo senza gli altri presidenti, perché è stata letta come propaganda elettorale o una posizione di parte. Credo che la lettera che il presidente Maroni ci ha letto all'inizio sia molto ragionevole. Io sono di formazione cattolica, ma non faccio mia una parte dell'ipocrisia che c’è in giro. Sono per l'accoglienza di eventuali richiedenti asilo, ma certamente mi spavento quando sento dire che vengono esaminati da interpreti che lo Stato attinge da società commerciali e non propri. In ogni caso, al di là di questo, non sono io a dover fare discorsi.
  Ritengo che non possiamo aspettare l'Unione europea o l'ONU, ma che dobbiamo convincere la NATO a schierare sul Pag. 9fronte sud, non solo verso l'est, che forse potrebbe essere meno problematico per l'Italia, le proprie forze. Forse in quel modo riusciremo a ottenere anche quello che ha detto il presidente Maroni, al quale voglio rivolgere una domanda semplicissima.
  Vorrei sapere se le cose di cui stiamo parlando questa mattina, che sono all'ordine del giorno del Paese in questi mesi, siano esaminate nella Conferenza Stato-Regioni e tra le regioni. Mi piacerebbe capire se ci sia un dibattito costruttivo vero, senza posizioni precostituite di parte, tra le regioni e tra la Conferenza delle regioni e lo Stato.

  LUIS ALBERTO ORELLANA. Voglio porre un po’ di domande iniziando dall'articolo 117 della Costituzione, che dà la competenza allo Stato sui temi dell'immigrazione. Credo che in questo senso forse siano risultate inopportune certe sue dichiarazioni e la lettera in sé. Ricordo, peraltro, che del 2011, nel periodo in cui era Ministro dell'interno, ci sono dichiarazioni di stampa, che si possono facilmente recuperare – non è tanto tempo fa – in cui lei aveva promesso di agire d'imperio da Ministro dell'interno nel caso in cui comuni e regioni non prendessero in carico i migranti dell'epoca.
  Adesso vedo che, dall'altra parte della barricata, promuove un'azione diversa, di cui mi domando tra l'altro quanto coordinata con gli altri due presidenti di regione. Ha citato Montebelluna, che è a Treviso, il che mi fa pensare che ci sia effettivamente un coordinamento. Ha citato, quindi, solo i dati lombardi, ma ha citato un esempio riferito a un'altra regione. Mi sembra che ci sia una forma di condivisione e di consenso nel preparare queste lettere. Credo si tratti molto più di un fatto politico che tecnico. In ogni caso, su questo sorvolo.
  Mi domando come si aspetta che possa reagire chi adesso si trova nel 2015 dove era lei nel 2011. Le dichiarazioni dell'epoca e quelle di adesso sono completamente contrastanti. L'unico punto comune è il tono minaccioso in entrambe i casi.

  PRESIDENTE. Dobbiamo procedere solo a valutazioni politiche, senza usare toni non corretti.

  ROBERTO MARONI. Non usiamo il termine «minaccia», perché è un reato; okay ?

  LUIS ALBERTO ORELLANA. Lei ha fatto un calcolo del 13 per cento degli stranieri residenti in Lombardia, se ho sentito bene: in questa percentuale include solo gli stranieri regolarmente residenti ? Ecco. Stiamo un po’ mischiando mele con pere, perché i migranti sono stranieri, e magari non hanno titolo a stare in Italia, però quelli che sono in Lombardia forse hanno titolo, sono integrati, pagano le tasse. Non so perché confrontare questi due dati. Mi sfugge la razionalità.

  PRESIDENTE. Senatore, veramente, conosciamo la sua correttezza: evitiamo le valutazioni che possono creare... Il governatore è venuto qui per confrontarsi: facciamo delle domande. Possiamo fare in altre sedi le valutazioni personali su razionalità e irrazionalità.

  LUIS ALBERTO ORELLANA. Infine, se dovesse procedere intervenendo con sanzioni nei confronti dei comuni che continuassero nell'idea di voler accogliere, pensa di definire dei criteri oggettivi e trasparenti su come agirà in quel senso ? Toglierà x euro ogni y abitanti accolti ? O in proporzione ai residenti ? C’è un'idea ? Si rischierebbe di alimentare una polemica, che invece tutti speriamo rientri velocemente.

  DAVID ERMINI. Sarò molto veloce. Apprezzo il tono istituzionale di stamane, visto che peraltro siamo in un Comitato...

  PRESIDENTE. Come si è sempre fatto.

  DAVID ERMINI. Come si è sempre fatto. Le parole del presidente Maroni oggi hanno una veste molto più istituzionale rispetto a quella più elettorale che abbiamo sentito in questi giorni. Voglio vedere il bicchiere mezzo pieno. Vedo che Pag. 10comunque c’è una disponibilità da parte della Lombardia ad accogliere i migranti attraverso le richieste che lei ha fatto con l'invito della prima lettera. Condivido la seconda lettera che oggi ci ha letto in anteprima, perché è giusto che un presidente di regione lo faccia. Ribadisco che voglio vedere il bicchiere mezzo pieno.
  Con le garanzie che avete concordato con il Governo, non è un rifiuto ideologico, quindi, l'accoglimento dei migranti. C’è una disponibilità della Lombardia ad accogliere. Ora, al di là degli inviti che ha fatto, non le sembra eccessivo l'invito rivolto ai comuni – non uso il termine usato dal senatore – nel caso in cui non rispettino la sua idea e fino a che non avrà ottenuto quello che vuole, di agire di conseguenza, privandoli di alcune cose che spetterebbero loro ? Ripeto che, da un lato, giudico importante questa disponibilità della Lombardia, ma le chiedo anche se nei confronti dei comuni non le sembra di essere andato un po’ al di là di quelle che potrebbero essere le sue competenze e le sue funzioni.

  MARCO SCIBONA. Vorrei solo avere da lei alcune risposte riguardo a quale norma intendesse applicare quando ventilava l'ipotesi di tagli ai comuni che avessero accolto migranti. Ho provato a cercare, ma non ho trovato nulla.
  Inoltre, vorrei una sua dichiarazione riguardo all'inchiesta «Mafia capitale» e ai finanziamenti ai campi rom dal 2008 in avanti, per intenderci mentre era a capo del Viminale.

  MASSIMO ARTINI. Le chiedo alcune cose che sono opportune per capire se applicare provvedimenti a livello parlamentare e per stimolare due punti che lei ha segnalato e che, a prescindere dalla situazione attuale, hanno comunque bloccato il lavoro coordinato delle varie prefetture.
  In particolare, mi preoccupa come rendere più snelle le procedure, o comunque come organizzare le procedure per l'allocazione nei comuni da parte dei prefetti o da parte di tutte le situazioni che prendono in carico i migranti che arrivano sulle coste nelle varie zone d'Italia. Il problema è che spesso ci troviamo di fronte ad assenze di normative per regolamentare proprio la parte dei contratti, e quindi ci troviamo in ogni caso nell'emergenza. Quello mi fa sempre più preoccupare è che non ci sia un coordinamento anche da un punto di vista strutturale e informatico, che permetta di sapere in anteprima chi arriva, come arriva, quando arriva, dove arriva. Lo ha segnalato molto bene stamattina.
  Ragionando con alcuni sindaci, la domanda è: è possibile in queste situazioni d'emergenza, definendole tali anche in maniera codificata, rendere più snelle delle procedure che non vadano a gravare ad esempio sui tipi di assegnazione come strutture ? Una notizia che ci ha fornito il responsabile della gestione del diritto d'asilo la settimana scorsa è stata che la maggior parte dei siriani che arrivano nella zona di Milano, ad esempio, sparisce dopo un giorno: avere il numero di flussi e questo tipo di statistiche potrebbe essere anche opportuno da un punto di vista normativo, definendo alcune non dico deroghe, ma casistiche speciali che ci permettano di sopperire all'emergenza.
  Apprezzo il fatto che, quando era ministro, abbia fatto di tutto per sanare la situazione dei 47.000, ma la situazione dell'anno scorso era del doppio rispetto alla situazione che si è trovato a gestire lei e quest'anno è circa il triplo. Sì, ha detto 47.000 fino a luglio: se non ci fosse stata quell'azione, sarebbero stati circa 80.000. È questo il ragionamento che ho fatto.
  Ancora, lei ritiene che l'unico modo sia istituire campi profughi in Libia. Io la vedo una soluzione abbastanza irrealizzabile. La situazione libica è talmente instabile che non ci permette di farlo. Quale potrebbe essere il suggerimento da portare nelle Nazioni vicine, come Algeria o Tunisia ? Siccome questo per me è comunque un palliativo, questa risoluzione è stata comunque approvata dal Parlamento, si potrebbe avviare seriamente, anche da un punto di vista parlamentare, come impegno, come volontà, come atto di indirizzo, Pag. 11anche negli altri Paesi d'Europa l'istituzione di uffici di valutazione dei visti o dell'immigrazione. In particolare, pensavo al Libano, al Sudan, al Mali, dove c’è una presenza francese abbastanza forte, o a Gibuti, dove peraltro abbiamo una base nazionale e potremmo controllare quest'iter. Anche su questo, ma è solamente un parere, vorrei una sua valutazione, anche forte dell'esperienza precedente.
  Infine, non voglio fare una valutazione politica, se siamo stati bravi o meno in Europa a determinare una linea politica da applicare verso i Governi. Ritengo che solo i Governi non possono fare senza un forte intendimento parlamentare, che non nasce solamente dall'Italia, che da sola non può procedere. Bisogna creare un percorso. A settembre ci sarà un'ulteriore riunione di politica di sicurezza e di difesa, dove un tema proposto dall'Italia è proprio quello dell'immigrazione. Ritengo che anche con il contributo, non della discussione spiccia, di tutti si possa riuscire a far capire anche agli altri Paesi l'opportuna necessità che in Italia abbiamo e che deve essere ripartita in tutta Europa.

  PAOLO ARRIGONI. Lei ha ricordato prima come la decisione sulla ricollocazione dei 24.000 sedicenti profughi verrà rinviata a dopo settembre. Ebbene, voglio ricordare qui come sia passata una stagione invernale, in cui si poteva pianificare una migliore accoglienza. Solo il 5 marzo in Europa è iniziato un primo dibattito sull'orientamento e si è poi posticipata alla metà di maggio la prima seduta ufficiale dell'agenda europea, che non si è concretizzata. Al contrario, lì si è ipotizzata una sorta di riparto in percentuale tra i vari Paesi d'Europa di quelli che arrivavano qui.
  Si è parlato dell'11 per cento in Italia, poi dalla percentuale si è passati al tetto dei 24.000, dei quali due settimane fa abbiamo scoperto che potranno essere collocate solo le nazionalità meritevoli di protezione internazionale: guarda caso, questi sono gli eritrei, i siriani e i somali, di cui pochi formulano richiesta di asilo, quindi se va bene e quando avverrà, potremo ricollocare solo poche decine, al massimo qualche centinaio di sedicenti profughi.
  Detto questo, considerato che...

  PRESIDENTE. Non sedicenti.

  PAOLO ARRIGONI. Sedicenti profughi.

  MICAELA CAMPANA. Scusi presidente, lei ha sottolineato il termine «minaccia»...

  PRESIDENTE. Onorevole Campana, sono intervenuta apposta precisando «non sedicenti». Visto che la precisazione è rivolta alla presidente, sono intervenuta apposta per correggere il senatore Arrigoni. Eviterei adesso il dibattito su questo tema.
  Senatore, andiamo avanti con le domande.

  PAOLO ARRIGONI. Non ripeto l'aggettivo, ma ancora la scorsa settimana si è qui accertato che c’è un aumento delle percentuali dei dinieghi a coloro che fanno domanda di protezione internazionale: siamo passati dal 13 per cento dei riconoscimenti...

  PRESIDENTE. Sono due anni che analizziamo questo tema. Conosciamo le percentuali. Sembrava dispregiativo nei confronti di chi invece è meritevole dello status. Benissimo, abbiamo chiarito. Andiamo avanti.

  PAOLO ARRIGONI. D'accordo. Visto, però, che dal 1o gennaio a tutto aprile solo il 6,4 per cento di coloro che hanno chiesto l'asilo l'ha ottenuto, c’è...

  PRESIDENTE. Sì, poi naturalmente c’è anche la protezione umanitaria, sussidiaria e così via. Eviterei. Siamo tutti tecnici qui, che ormai sono a conoscenza.

  PAOLO ARRIGONI. Detto questo, posto che ovviamente serve un coinvolgimento degli organismi internazionali, come auspicato Pag. 12dal presidente Maroni, per bloccare le partenze e realizzare campi profughi, ma vista la «sola» che ci sta tirando l'Europa, non è meglio attuare il detto «chi fa da sé fa per tre» in termini di rimpatri, di accelerazione dei procedimenti per valutare le richieste di asilo ? A differenza di quanto ha detto la collega senatrice Fasiolo, i tempi stanno aumentando. Siamo a 251 giorni medi, quindi più di otto mesi, per valutare le richieste di asilo. Sia in termini di piani sia di autorevolezza e di rapporti con gli enti locali.
  Vengo alla seconda considerazione. È importante avere un'analisi, una fotografia perfetta di quanto sta succedendo nel nostro Paese. Penso che sia meritevole l'azione della regione Lombardia, attraverso l'istituto ORIM, di fotografare lo stato dell'immigrazione, sia quella regolare sia quella accompagnata agli sbarchi.
  Non c’è solo il fenomeno di Montebelluna delle venti persone abbandonate nella piazza, ma anche la collocazione in una caserma del Veneto, mi pare a Treviso, di una quarantina di persone nonostante in questa caserma fosse stata accertata in precedenza l'esistenza di certe condizioni igienico-sanitarie. C’è un braccio di ferro con il governatore Zaia. Ben vengano, dunque, le lettere, come quella che ha annunciato, di invito alle prefetture per avere una fotografia chiara dell'attività. Cito due esempi. Nella mia provincia di Lecco sono stati collocati da mesi 40 richiedenti asilo in un paesino di 700 abitanti e 120 a Cremeno, un paesino che ne conta 1.500, collocati però in una frazione di 500.
  Infine, presidente, ha ricordato come nel 2011, in occasione della Primavera araba, abbia sottoscritto accordi bilaterali, che invita anche questo Governo a sottoscrivere. I migranti, infatti, non provengono solo dalla Libia, dove sappiamo che ci sono problemi di dualismo tra Governi: il comandante generale della Guardia di finanza ha parlato di organizzazioni criminali e di flussi che provengono dalla Turchia e dall'Egitto, due Paesi con i quali abbiamo dei rapporti.
  Posto che lei aveva opposto anche dei respingimenti, per i quali è stato richiamato, che aveva fatto dei rimpatri e proposto il cosiddetto «pacchetto sicurezza» dei poteri ai sindaci, a suo tempo nella primavera araba non era stata fatta da parte del Governo una dichiarazione di stato di emergenza che aveva implicato anche il coinvolgimento della Protezione civile ? In quella che oggi non è più emergenza, ma è diventata cronicità del fenomeno, mi pare un elemento da prendere in considerazione.

  MICAELA CAMPANA. Mi scuso per il ritardo e spero che alle domande non sia già stata data risposta, nel qual caso leggerò il resoconto stenografico.
  Anch'io proverò ad avere un ruolo istituzionale, giustamente, essendo in un'aula parlamentare. Ho letto i resoconti di quando il presidente era ministro, ma evidentemente ognuno di noi ha un ruolo politico che cambia e ha anche posizioni di merito diverse, quindi non le ricorderò né l'audizione in Aula del 2011, né la Convenzione di Dublino del 2008. Ho, però, due domande, una sul piano internazionale e una sul piano più strettamente locale. Ovviamente, quella sul piano internazionale è una valutazione semplicemente politica.
  Rispetto agli anni di Governo del centrodestra, è cambiata la situazione geopolitica, sia nel Nord Africa sia in tutto il continente africano. Questo è evidente. Cambiano i flussi, cambiano le aree di provenienza, cambiano anche le età delle persone e le modalità. Emergency e Medici senza frontiere ci dicono che arrivano sulle nostre coste sempre più famiglie, quindi bambini e anziani, il che significa che le condizioni di partenza peggiorano, anche rispetto al numero dei flussi che arrivano.
  Rispetto però a quel tempo, oltre al numero di migranti richiedenti asilo politico che arrivano sulle nostre coste, pensa che l'indicazione dell'Europa, visto che lei fa parte di un partito presente in Europa, l'idea di una redistribuzione delle quote internazionali tra i Paesi, e quindi Pag. 13l'Agenda europea, votata e che nei prossimi giorni sarà discussa anche dal Consiglio europeo, rispetto a una indicazione generale agli Stati di una redistribuzione che riguarda sia il resettlement e quindi significa i campi profughi già esistenti sul territorio del Nord Africa, sia i migranti che arrivano sulle coste italiane, e quindi un sostegno soprattutto ai Paesi di frontiera, in particolare l'Italia e la Grecia, possa essere una via, e se questo è si, visto che oggi quella della redistribuzione in Europa è l'unica possibilità, mentre forse una parte del suo partito in Europa ha votato contro quest'indicazione, pensa che l'idea del corridoio umanitario legato alla redistribuzione della quote europee può essere un elemento che sconfigge sul campo i trafficanti di esseri umani ? A quel punto, è evidente che il combinato disposto della distribuzione delle quote insieme ai corridoi umanitari è una delle strade, forse l'unica oggi possibile, da parte dell'Europa.
  Quanto all'intervento in mare o a terra, qual è la sua valutazione ? Evidentemente, Triton è stato triplicato nei fondi in questo periodo, è stata data la possibilità anche ad operazioni diverse da quella di Triton, come quella presente nella parte sud della Libia. Si potrebbero prevedere, da qui ai prossimi mesi, anche degli HUB nei Paesi di transito per la valutazione delle proposte di richiesta politica: dentro questi punti, votati dall'agenda europea, qual è la sua valutazione politica ?
  Rispetto alla situazione italiana, anch'io penso che si debba fare una distinzione non soltanto nella regione Lombardia, ma in tutte le regioni, tra migranti economici, che risiedono regolarmente nel nostro Paese, quindi hanno la possibilità di usufruire dei nostri servizi, ma anche di pagare le tasse, e richiedenti asilo politico, che sono un elemento anche numerico diverso. A fronte di 3 milioni di migranti economici, abbiamo infatti in Lombardia – dati del ministero – lo 0,05 per cento dei richiedenti asilo politico rispetto alla popolazione lombarda.
  Il collega di Forza Italia richiamava la Conferenza Stato-Regioni. Il 10 luglio le regioni hanno votato. Anche in quel caso, ho riletto tutta la dichiarazione. So che il suo assessore presente aveva sottolineato delle difficoltà, ma alla fine quel piano è stato votato all'unanimità, anche nella redistribuzione della quota del fondo nazionale. Oggi, quindi, dell'intero fondo nazionale per le politiche sociali, dove è inserita anche la parte sull'immigrazione, la Lombardia ha il 14,15 per cento. Mi chiedo, allora: quella strada che la Lombardia aveva di fatto sostenuto oggi viene rimessa in discussione nella Conferenza Stato-Regioni ?
  Quanto alla valutazione interna alla sua regione, chiedendo una chiusura nei confronti di chi richiede asilo politico nella sua regione, non pensa che l'individuazione da parte dei prefetti dei comuni, anche lombardi, per l'accoglienza sia un modo per scaricare sui comuni stessi della sua regione tutto il peso di quest'accoglienza ? Che anche altre regioni, non solo la Lombardia, neghino la possibilità dei coordinamenti regionali – non so se la sua regione si sia dotata del coordinamento regionale di valutazione che quella stessa delibera del 10 luglio stava istituendo – non scarica sui comuni della sua regione tutto il peso dell'accoglienza ? Non si verifica così quanto osservava prima il senatore ?
  Ci sono dei comuni di pochi abitanti che subiscono un peso eccessivo in termini di presenza di richiedenti asilo politico, mentre per comuni più grandi, per i quali potrebbe essere un dato anche insignificante, non è così. Lei si è dotato del coordinamento regionale ? Intende farlo ?

  PRESIDENTE. I senatori ci stanno salutando perché devono garantire il numero legale in Aula. Leggeranno lo stenografico.

  GIORGIO BRANDOLIN. Impiegherò, come sempre, trenta secondi. Anch'io apprezzo in particolare la seconda lettera che, oggi abbiamo appreso, invierà ai prefetti.
  La questione che pongo è relativa all'ultima parte dell'intervento della collega Pag. 14Campana. Lasciando un po’ da parte, come stamattina stiamo facendo, le polemiche partitiche – non sono politiche, ma partitiche – voglio anch'io vedere il bicchiere mezzo pieno e comprendere come pensa di intervenire, nel momento in cui dà la disponibilità in quella lettera, come presidente della regione all'interno della Conferenza, della sua regione, proprio per organizzare con la sua struttura quel piano parziale regionale che dovrebbe far parte del piano nazionale di accoglienza.
  Lei dice che il Governo non ci ha segnalato quale debba essere in Lombardia l'HUB, né quali potrebbero essere le strutture di accoglienza: fatelo assieme. È una battuta, ma la richiesta è questa. Visto che l'emergenza non finirà domani mattina, non avverrà domani mattina il blocco delle coste e i tempi sono quelli che sono, credo che all'interno della Conferenza e di questo rapporto col Governo anche i presidenti delle regioni dovrebbero in quota parte, anziché scaricare sul Governo, sui prefetti o sul ministero, trovare insieme e costruire un coordinamento. Credo che la regione debba farlo, così come tutte le altre regioni.

  PRESIDENTE. Do la parola al presidente Maroni per la replica.

  ROBERTO MARONI, Presidente della Regione Lombardia. Premetto che da presidente della regione parlo, appunto, da presidente della regione, cioè mi spoglio delle appartenenze politiche. L'ho sempre fatto anche da ministro e sono stato spesso criticato dagli amici della Lega per questo, ma sono il presidente della regione. Vi prego di valutare la lettera che ho scritto leggendola per quello che ho scritto: è una lettera scritta dal presidente di una regione che è preoccupato dalle reazioni che ci sono e dal fatto che giudica i criteri usati finora per la distribuzione semplicemente iniqui rispetto a una serie di valutazioni e parametri oggettivi, quelli che ho citato all'inizio – il senatore Conti non c'era – sui numeri.
  Come ho detto, abbiamo un osservatorio regionale dal 2000 che fa una valutazione accurata, anche con studi scientifici, sulla presenza di immigrati in regione Lombardia. Brescia è la provincia che ne ha di più in Italia. Sono tutti integrati. Il problema è, come diceva Conti, che adesso perdono il lavoro: che cosa fanno ? La mia è una preoccupazione che deriva dal fatto che come presidente della regione sento, a loro volta, queste preoccupazioni venire dal territorio, sento queste reazioni molto negative. Non voglio alimentarle politicamente, essere accusato di fare campagna elettorale. Come ha detto Chiamparino, la campagna elettorale è finita.
  Sento questa preoccupazione e voglio trovare delle risposte. Da qui nasce la mia disponibilità, ovviamente a certe condizioni. Non sono, però, condizioni che ho inventato io, ma previste dall'accordo di luglio, che non viene attuato perché il Governo non lo attua. Il tavolo di coordinamento regionale è previsto dall'accordo di luglio. Il tavolo di coordinamento nazionale, che naturalmente non posso fare io, provvederà all'elaborazione di un'ipotesi di ripartizione, che non c’è mai stata.
  Chiamo ogni tanto il prefetto di Milano e gliene chiedo conto: lui mi risponde che lo hanno avvisato la sera prima che quel giorno ne arriva un certo numero. Questa è ipotesi di ripartizione ? Questo è invio a prescindere da qualunque programmazione, mentre si dovrebbe garantire altresì la gestione di un sistema di registrazione e monitoraggio in tempo reale della presenza delle persone sul territorio.
  Ho citato Montebelluna non perché ci sia qualche accordo strano tra me e Zaia, che potrebbe anche esserci perché siamo governatori, ma per dire che questo sistema di registrazione e monitoraggio in tempo reale della presenza delle persone sul territorio non esiste. Se il sindaco di Montebelluna si accorge di avere venti immigrati in piazza da Facebook, neanche dalla telefonata del prefetto, di che cosa stiamo parlando ?
  In secondo luogo, nell'ambito di ciascuna regione la successiva assegnazione dopo l'elaborazione delle ipotesi di ripartizione e così via verrà concordata nell'ambito Pag. 15dei tavoli di coordinamento presieduti dal prefetto del comune capoluogo. Non c’è un ruolo della regione nel tavolo di coordinamento, se non la presenza nello specifico con gli enti locali ove dovessero essere individuate le strutture destinate all'accoglienza temporanea. Il tavolo di coordinamento regionale è presieduto dal prefetto e dagli enti locali. La regione non è classificabile come ente locale perché è un organo costituzionale.
  Il tavolo di coordinamento regionale, quindi, in teoria c’è ed è coordinato dal prefetto, per cui la regione non ha alcun ruolo. Questo è l'accordo tra Governo e regioni. Vogliamo modificarlo ? Dico di attuarlo prima di modificarlo. Facciamo il tavolo di coordinamento nazionale, i tavoli regionali, ma soprattutto l'equa ripartizione, che è la condizione che ho posto per accoglierne altri.
  Sono assolutamente d'accordo con il presidente della regione Friuli-Venezia Giulia, che il 21 aprile dichiarò che erano saturi, che c'era emergenza e che il Friuli non poteva più accogliere profughi: non clandestini, profughi. Sono le stesse cose che ho detto io: siamo saturi, la Lombardia non può più accogliere profughi. A questa dichiarazione della presidente Serracchiani, il Viceministro Bubbico la rassicurò che avrebbero corretto le distorsioni nelle assegnazioni. Per la stessa affermazione fatta da me, sono un pericoloso xenofobo razzista.

  GIORGIO BRANDOLIN. Mi scusi, presidente, se la interrompo. Là c’è un problema non di immigrati via mare, ma di immigrati e profughi via terra, la rotta dei Balcani. Il fatto di essere riusciti alla fine per il Friuli a sommare i profughi che vengono via mare e via terra e a metterli nella ripartizione è stato un successo. Prima arrivavano via terra senza che a Roma si sapesse che eravamo già saturi per quelli che arrivavano via terra. Mi sono spiegato ?

  ROBERTO MARONI, Presidente della Regione Lombardia. Non entro nel merito. È una questione di metodo. Chi stabilisce quanti sono ? Il Viminale, non il presidente della regione. Mi è stato detto che non posso dire che sono troppi in regione Lombardia perché lo dice il Viminale. Va bene: se questo vale per me, vale anche per la presidente Serracchiani, che ha calcolato che erano troppi e il Ministero dell'interno ha detto che andava bene. Troviamo un sistema oggettivo di valutazione.
  Capisco che il Friuli sia il Friuli, ci mancherebbe, anzi Friuli-Venezia Giulia, che sono due cose diverse. Capisco, ci mancherebbe. Confina con un Paese dell'Unione europea, che dovrebbe controllare i nostri confini, la Slovenia, nell'Accordo di Schengen. Capisco tutto, ma il metodo deve essere uguale per tutti. Non è che se io dico la stessa cosa che dice la Serracchiani, il Ministero dell'interno dice a lei che va bene e che provvederanno a una diversa distribuzione e, quando io faccio presente che da noi c’è una percentuale superiore alle altre, il giorno dopo ce ne mandano altri 500.
  Ragioniamo sui numeri. Sono disponibile, ma alle condizioni che ho posto, ovvero di attuare l'accordo del 10 luglio, che ancora non è attuato. La collega non c'era, ma è del 25 marzo una lettera della Conferenza delle Regioni che sottolinea le inadempienze del Governo relativamente all'accordo del 10 di luglio per quanto riguarda, per esempio, la definizione e l'individuazione in ogni regione degli HUB, che non ci sono. Neanche di questo posso occuparmi io. È il Governo che si è impegnato a farlo, signori. Ce n’è uno solo in Emilia. Non ce ne sono altri. Così mi risulta.

  MICAELA CAMPANA. Visto che lei ha parlato di ridistribuzione numerica e io sono d'accordo con lei: rispetto all'individuazione dell'ipotesi di una redistribuzione in base al fondo nazionale sociale non è d'accordo, visto che parlava di numeri e di distribuzione delle quote regionali ? Quella è una distribuzione oggettiva. Riguarda la popolazione.

  ROBERTO MARONI, Presidente della Regione Lombardia. Scusi, ma abbiamo Pag. 16fatto un accordo con il Governo il 10 luglio che prevede l'attuazione delle fasi di soccorso e accoglienza: soccorso e prima assistenza; prima accoglienza e qualificazione; seconda accoglienza e integrazione.

  MICAELA CAMPANA. La domanda era più secca. Siccome lei mi parla di quote regionali, giustamente, sulla distribuzione rispetto al Fondo nazionale sociale, che è l'unico elemento oggettivo rispetto alle regioni perché riguarda la popolazione...

  ROBERTO MARONI, Presidente della Regione Lombardia. Non è così, non è vero.

  MICAELA CAMPANA. È d'accordo o no ?

  ROBERTO MARONI, Presidente della Regione Lombardia. Sono d'accordo con la distribuzione sulla base degli accordi presi con il Governo e che non vengono attuati. Questa è la mia contestazione. Ho fatto presente ai prefetti, fino a che non saranno attuati, di segnalare al Governo che, secondo le nostre valutazioni, il numero di immigrati arrivati in Lombardia è superiore a quello inviato alle altre regioni, e che quindi deve esserci una preventiva equa redistribuzione. Io non parlo di soldi. Io parlo di persone.

  PRESIDENTE. Scusate. La disponibilità del governatore è importante, ma non abbiamo mai con nessun audito fatto questa interlocuzione continua.

  ROBERTO MARONI, Presidente della Regione Lombardia. Mi interessano di più le persone. Le risorse sono secondarie. Mi interessano di più le persone. Voglio che le persone trovino accoglienza e la trovino decorosa e dignitosa, garantendo quei parametri di sicurezza che oggi non sono garantiti. Questa è la mia preoccupazione.
  È una preoccupazione eccessiva ? Io penso di no e penso che sia un errore sottovalutare l'allarme che ho lanciato accusandomi di speculazioni politiche. Ripeto che parlo da governatore, faccio presente un problema che sento: se il Governo se ne fa carico, bene; se non se ne fa carico, mi spiace, però non posso fare altro che prenderne atto e fare tutto quello che è nei miei poteri per ridurre il rischio di reazioni sociali. Tra i miei poteri, c’è anche quello di redistribuire le risorse, che sono quelle di competenza della regione, non del Governo. Mi si dice che faccio un'affermazione incostituzionale e si richiama l'articolo 117: sono stato ministro due volte, quasi tre, e so bene di cosa parlo.
  Ci sono delle risorse che sono nel bilancio dello Stato e delle risorse che sono nel bilancio della regione. La regione fa tante cose, la regione Lombardia molto più di altre regioni perché siamo virtuosi, spendiamo bene i nostri soldi. Secondo la ricerca della CGIA di Mestre, se tutte le regioni italiane adottassero i criteri di spesa della regione Lombardia, si risparmierebbero 60 miliardi di euro l'anno, non 6 – si risolverebbe anche il problema dell'aumento dell'IVA – 60 miliardi per fare quello che noi facciamo. Vuol dire costi standard. Questa è la strada, questa è la soluzione, costi standard, che vuol dire anche, per quanto riguarda il sistema dell'immigrazione, uno standard uguale per tutti, come invece non è. C’è una disparità di trattamento della regione Lombardia segnalata da me e poi ripresa anche da altri governatori, ma che credo sia una cosa vera e seria, di cui il Governo deve prendere atto.
  La reazione è stata di oppormi delle obiezioni su quello che ho fatto e detto nel 2011. Avevo sottoscritto un accordo con le regioni sulla distribuzione di 40.000: qui parliamo di cifre che sono cinque volte tanto. Anche questo conta. Parallelamente, però, avevamo messo in atto come Governo una serie di azioni che hanno portato a luglio del 2011 al blocco dei flussi. La situazione, quindi, si è risolta, mentre qui purtroppo non si risolve. La prospettiva di un aumento degli immigrati rende ancora più drammatica la situazione. Vi assicuro che la reazione da parte dei sindaci della Lombardia non si divide sul fronte politico. È una reazione comune a Pag. 17tutti, anche ai cittadini. Io ho posto il problema: vogliamo risolverlo ? Sono a disposizione. Ho detto anche ieri a Renzi che, se vogliamo risolverlo, ci convochi caro Presidente del Consiglio e troviamo una soluzione, che però deve essere equa distribuzione e blocco delle partenze.
  Il dibattito nella Conferenza Stato-Regioni c’è stato. C’è stato quest'accordo del luglio. C’è stata una serie di successivi incontri. L'ultimo elemento che ho è questa lettera che ho messo agli atti del 25 di marzo, con cui la Conferenza delle Regioni sottolinea le inadempienze del Governo, che rendono impossibile la gestione dei flussi. Mi correggo, 26 marzo.
  Infine, quanto al ruolo dell'Unione europea, il corridoio umanitario e l'intervento in mare e terra, il primo è necessario, ma mi sembra che l'Europa non ci senta. Lo dico anche da ex Ministro dell'interno. Chiesi nel 2010 e nel 2011 – allora si usava il principio del burden sharing, dell'equa distribuzione – e anche allora la commissaria Malmström mi disse che non c'erano le condizioni per farlo.
  Ho plaudito a questa prospettiva. Quando il Governo ha detto che aveva raggiunto l'accordo per l'equa distribuzione, ho fatto i miei complimenti al Governo che era riuscito a fare una cosa che il Governo di cui facevo parte non era riuscito a fare. Purtroppo, la doccia gelata dell'altro ieri è che non si fa. Io non mi illudo.
  Durante la presidenza del Lussemburgo, possiamo immaginare che il Lussemburgo riesca a fare una cosa che durante la presidenza italiana l'Italia non è riuscita a fare ? Assolutamente no. Non mi illudo. Il ruolo dell'Europa è zero. I Parlamenti europeo e italiano possono prendere tutte le determinazioni, ma il tema dell'immigrazione non è un tema di competenza della Commissione, bensì degli Stati membri. Francamente, avere visto il Ministro della difesa inglese che viene su una nave militare inglese nel Mediterraneo, che li prende e li porta in Sicilia dicendo che non li prenderanno, io lo considero veramente offensivo.
  Quanto al corridoio umanitario, sono d'accordo se si realizzano i campi profughi lì. Non si possono fare in Libia ? Credo che i Caschi blu possano farlo. Non c’è l'accordo con il Governo: quando l'Europa è andata a bombardare la Libia, non mi pare abbia chiesto l'accordo del Governo. I Caschi blu servono a questo. Si va lì, si occupa il territorio, si difende il territorio, si convincono i Governi libici che è una cosa buona e giusta. Secondo me, si può fare. Rimando all'esempio che ho citato: nel 2011, la Tunisia realizzò dei campi profughi al confine con la Libia.

  GIORGIO BRANDOLIN. C'era un Governo in Libia...

  ROBERTO MARONI, Presidente della Regione Lombardia. No, dopo i bombardamenti non c'era nessun Governo in Libia. I profughi che arrivavano sulle coste libiche passavano il confine e stavano nei campi profughi in Tunisia.
  Servirebbero, quindi, dei campi profughi in Tunisia e Libia, ovunque sia, e da lì fare un corridoio umanitario per quelli per cui viene accertata la presenza dei requisiti per il diritto d'asilo, la protezione internazionale e la protezione umanitaria. Questa è la strada.
  Quanti agli interventi in mare e su terra, dico anche per esperienza che il primo è sempre complicato. Allora venne fatto fermando i barconi appena partivano su segnalazione della Polizia libica e della Polizia tunisina. Le nostre navi li fermavano e venivano a riprenderseli. È complicato. Credo che la cosa migliore sia andare lì, realizzare i campi profughi, bloccare i barconi alle partenze, cioè non farli neanche uscire dai porti. Andrebbe realizzato lì l'HUB per le valutazioni. Per quelli che non hanno diritto alla protezione internazionale si troverà un altro sistema, un altro modo, ma intanto si impedisce che arrivino in Europa.

  PRESIDENTE. Ringraziamo il governatore. Pag. 18
  Se può rassicurarla, questo Comitato sulla parte della collaborazione con la Tunisia e l'Egitto ha anche audito gli ambasciatori. In effetti, abbiamo fatto anche presente che sono Stati che sottoscrivono la carta ONU dei diritti dei migranti. Spesso si dimentica anche questo. Non c’è soltanto Dublino, ma anche altre carte sottoscritte da Paesi, che quindi chiaramente comportano delle responsabilità.
  Voglio salutare chi la accompagna, il dottor Giacomo Ciriello e la dottoressa Maria Chiara Grandis. Ringrazio i colleghi.
  Dispongo che la documentazione prodotta sia allegata al resoconto stenografico della seduta odierna e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.50.

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